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Natale di Florio Floris
Itaca
Da mille lontananze
ritorno,
quando lenta e triste
cadeva sui tuoi capelli la sera,
io non c’ero.
E non c’ero neppure
quando si giocava la finale di coppa…
Florio Floris scripsit:
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Nello stretto di Formosa
Il clima dell’isola di Taiwan (Formosa) dipende dalla circolazione dei monsoni. Infatti, come accade in tutta tutta
l'Asia meridionale ed orientale, in estate, la bassa pressione, che si forma nelle steppe dell'interno del continente,
richiama i venti umidi dall'Oceano Indiano e dal Pacifico, mentre, nel periodo invernale, l'alta pressione siberiana è
all'origine del monsone di NE che spira su vaste porzioni dell'Asia continentale e sulla serie di isole vulcaniche del
Pacifico, che va dal Giappone a Formosa, fino addirittura alle Filippine. Verso la fine di novembre e la metà dicembre,
nello stretto di Taiwan, inizia a spirare il monsone di NE, e porta pioggia e neve sui rilievi.
In quel periodo, una nave posatubi della società Pipem si trovava nello stretto di Taiwan, nel mar Cinese
Meridionale, impegnata nella realizzazione del progetto CPC LNG offshore pipeline system.
Vedi Fig. 1 e Appendice Nota 1
Erano già trascorsi diversi giorni da quando la nave, aveva abbandonato la tubazione sul fondo del mare, e tutti
erano in attesa del bel tempo o quanto meno di una finestra con mare calmo per recuperare il tubo e riprenderela
posa del pipeline. Florio Floris, il nostro protagonista si trovava su quella nave e tutto questo, che vi apprestate a
leggere, accadeva non troppi anni fa. Eravamo infatti, nel 2006, in un giorno di dicembre. Quel giorno tra l’altro
non era un giorno qualsiasi, perché era il 25. Proprio così era il giorno di Natale, e lui, Florio, anche per quel Natale,
non era a casa, come già era accaduto tante altre volte negli ultimi anni, si trovava invece lontano, molto lontano da
casa…
Era ad oltre 10000 km di distanza, o meglio, come diceva lui, a tre giorni di distanza, da casa. Ragionare in questo
modo, sembrava a Florio, che la distanza fosse inferiore…
Comunque il 28 sarebbe sbarcato ed il 2’9 dicembre, nel primo pomeriggio, e se tutto fosse andato bene, sarebbe
arrivato in Valfagnana. A casa, finalmente!
Florio lavorava, ormai da oltre trent’anni, sulle navi posatubi della Pipem, e in quel giorno di Natale si trovava a
bordo della posatubi semisommergibile Semac 1 (SSB Semac 1), vedi Nota 2.
Fig.1.‐ Taiwan Strait (China Sea) ‐ CPC LNG offshore pipeline
system.
Nota: I pipeline indicati con linee tratteggiate in rosso sono
state posati dal Semac 1 negli anni 2006 – 2007
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L’attivita’ in mare di una posatubi
A vantaggio di coloro che non sapessero cos’è’ una posatubi (in inglese lay barge), e ne fossero comunque
incuriositi, posso dire il due parole, che una posatubi e’ un mezzo navale progettato e realizzato allo scopo di
costruire delle tubazioni in mare (pipelaying). Queste tubazioni, che trasporteranno gas o petrolio, ma a volte anche
acqua potabile, vengono costruite, generalmente, nel caso trasportino petrolio o gas, in mare aperto tra una
piattaforma petrolifera e un altra oppure tra un campo petrolifero e la terra ferma o per attraversare uno stretto di
mare , oppure attraversare un tratto di mare da costa a costa.
I tubi sono in in acciaio con un diametro che va dai 10 ai 48 pollici ma si sono posati anche tubi più piccoli (4”) o
molto più grandi (48”), vedi Nota 3. I tubi vengono saldati singolarmente tra loro, a bordo della posatubi, uno dopo
l’altro a formare una stringa , una tubazione appunto (pipeline o sealine)
Tutte le saldature, eseguite a bordo, vengono ispezionate con ultrasuoni (un tempo con raggi X), e rivestite a bordo
del lay‐barge, prima che avvenga lo spostamento della nave e quindi la posa. Per posare la stringa di tubi, la nave
infatti si sposta in avanti per mezzo di una serie di verricelli (di posizionamento), nelle navi convenzionali di prima
generazione; oppure, nelle navi di ultima generazione, per mezzo di un sistema elettronico che comanda e
distribuisce opportunamente velocità e direzione ad una serie di eliche di propulsione (Propellers) e di manovra
(Thrusters).
Questo sistema viene detto Posizionamento Dinamico (DP, Dynamic Position) ed è un sistema controllato
elettronicamente e che mantiene automaticamente la posizione e l’angolo di rotta dell’unità navale, a mezzo delle
proprie eliche di propulsione e di manovra.
In questo modo il tubo, appoggiato su una serie di rulliere lungo la linea di varo (firing line), viene “stirato” e
abbandonato sul fondo del mare. La parte di tubazione che fuoriesce dalla poppa della nave assume una curvatura
caratteristica a forma di “S”, da qui il nome “S‐lay method”, per indicare questo modo di procedere con il rilascio
della tubazione, con il varo della
tubazione.
Vedi la Fig. 2, per lo schema di una
posatubi.
La configurazione di questa curva viene
controllata nella parte superiore
(overbend region) dallo “stinger”, che è
una struttura curvilinea dotata anch’essa,
di rulliere di sostegno del pipeline e nella
parte inferiore (sagbend region) dai
tensionatori (tensioners) Vedi Fig. 2.
Fig. 2.‐ Schema di una posatubi e della terminologia inerente alla posa in modalità S.
Nota – la lettera S indica la forma che la tubazione assume durante la posa in mare
Quando la nave avanza di prora, la stringa di tubi scivola in mare e si deposita scivola e si deposita sul fondo. I
componenti essenziali, della nave o pontone (barge) posatubi sono: lo stinger, una struttura reticolata, incernierata
alla poppa della nave e che sostiene il tubo, e, ne determina la configurazione nella regione denominata “overbend”,
il tensionatore, una macchina a controllo automatico, che trattiene il tubo, ed evita che scivoli in mare; il
tensionatore controlla la curvatura inferiore del pipeline, chiamata “sagbend” e la tubazione stessa con la
caratteristica forma ad “S”, nella parte immersa, o meglio nella parte di tubazione che va dalla poppa del barge al
punto di contatto sul fondo marino (touchdown point), da qui il nome “S‐lay barge” come già detto.
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L’ufficio di Florio
Florio quel 25 dicembre si trovava nel suo ufficio, era nel suo piccolo mondo a bordo, ed era intento a
preparare un ordine di parti di ricambio, una Material Request (MR) come si chiamava a bordo, per il gruppo degli
elettricisti. Infatti il nostro protagonista gestiva ed era responsabile del gruppo degli elettricisti, delle macchine e
degli impianti elettrici di bordo
Florio stava richiedendo alcuni fusibili, dei capicorda a compressione per cavi elettrici di diverse sezioni, alcuni
contattori tripolari a 440V 60 Hz di tipo AC3, cioè adatti per avviamento motori elettrici, ed alcune lampade tubolari
a ioduri metallici da 500 W e attacco E40. Aveva numerato e salvato la MR sul computer, poi ne aveva stampata e
firmata una copia, per la successiva firma di visto e autorizzazione da parte del direttore di macchina, il suo diretto
superiore, dopo di che avrebbe portata, o trasmessa la MR in magazzino.
Terminato questo lavoro cominciò a pensare, o meglio a rimuginare che quel giorno era il giorno di Natale e
provo’ un immediato, sottile e acuto dispiacere… e pensò che a casa erano ancora tutti a letto, dato che in Italia,
quando nello stretto di Formosa erano le 10:30 del mattino, erano appena le 3:30 della notte e che lui era lì lontano
tre giorni da casa e di nuovo si disse che oggi 25 dicembre 2006, era abbastanza triste trovarsi sul Semac 1, e d’un
tratto, gli tornarono alla mente quelle parole, che conosceva a memoria, e che la sua mamma gli aveva letto tante
volte, quand’era bambino:
<Tutte le campane di Poppi e della valle suonavano a festa in quella notte, chiamando I fedeli alla messa di
Natale, e pareva che a quell’invito rispondessero le campane di Soci, di Bibbiena, di Maggiona e di tutti I paesi e
castelli eretti sui monti brulli, che si innalzavano fino all’eremo di Camaldoli e al picco della Verna, tanto era lo
scampanio che si udiva di ogni lato>
Queste parole semplici ed oggi così tristi, oggi che non era più il bambino di quasi cinquant’anni prima, per lui
erano diventate negli anni un simbolo, il simbolo di Natale e conservava gelosamente “Le novelle della nonna”, il
libro da cui erano tratte, e che la sua mamma gli aveva regalato quando aveva compiuto sette anni.
Abbiamo già detto che Florio era abituato a considerare la distanza non in chilometri ma in giorni mancanti alla
partenza, quindi non pensava <sono distante più di 10000 km da casa> ma <sono lontano ad esempio 22 giorni da
casa, 5 giorni da casa> e non aveva timore della distanza chilometrica, ma soffriva solo della distanza temporale, era
come un carcerato , e probabilmente i carcerati ragionavano in modo simile. Mancavano quel giorno tre soli giorni
alla partenza, tre giorni sono pochi, sono un nulla, ma possono diventare terribilmente lunghi se non si controllano i
pensieri e le emozioni. Occorre prepararsi una scorza, una corazza di indifferenza. Florio riusciva a farlo, sempre o
meglio quasi sempre….Infatti proprio in quel momento ebbe in un attimo la sensazione dolorosa, della tristezza di
trovarsi lì, proprio quel giorno di grande festa, su una posatubi, e come già era accaduto tante altre volte, lontano
dai propri cari, dalla vita ordinaria della propria casa e dalla festività del Natale, con il presepe, la Messa della vigilia, i
giochi festosi del suo bambino, il dolce viso della sue bellissima moglie, i tortellini in brodo e il panettone del pranzo
di Natale, e sebbene tre giorni fossero ormai pochi, paragonati a 35 giorni, che normalmente passava in mare,
sapeva benissimo che il tempo da assoluto diventa facilmente relativo e si sarebbe allungato e dilatato, se non
avesse saputo gestire la frenesia di lasciare tutto e pensare solo a partire…
Anche sulla nave avrebbero avuto un grande pranzo, il cuochi del servizio catering erano bravi, dei veri
professionisti, e avrebbero pre papà rato un buonissimo antipasto di mare, lasagne, gamberoni, sformati vari,
filetto, poi prosciutto e panettone e una miriade di dolciumi, cioccolatini, torrone, fichi secchi e datteri…ma a casa
c’erano la sua bellissima moglie con il suo piccolo meraviglioso bambino, e l’atmosfera natalizia, con il presepe, e
l’albero di Natale pieno e rutilante di addobbi sferici e luci lampeggianti, poi i canti di Natale e invece oggi niente di
tutto questo, oggi era lì sul Semac1, lontano da tutto il solo mondo che adorava, dove tutto sarebbe stato più bello,
più genuino, e più buono…
Penso’ ad un tratto che Giovanni, il suo piccolo bambino, a volte, appena lo rivedeva dopo tanti giorni di
assenza, prima arrossiva e poi scappava. Ad un tratto si riprese e come si fosse risvegliato da queste immagini da
sogno ad occhi aperti, riflette’ che mancavano ancora tre ore al pranzo di Natale, penso’ a qualche altro lavoro da
fare a tempo perso: come si usava dire, per impiegare al meglio quelle ore, infatti non era abituato a bighellonare,
sia per indole, che per serietà professionale, e poi sapeva che lavorando e tenendo la mente impegnata, si acchetava
il tarlo, che rovistava nella sua testa, che sempre toccava i punti dolenti come distanza dalla moglie e sul figlio e
chissà se e di quanto avessero bisogno di lui in questo momento o tra poco…era anche quello un modo per costruire
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la corazza di difesa dalla solitudine, e la sua parola d’ordine era <sempre attivo, sempre occupato a lavorare, a
leggere, a ragionare su qualcosa>
Quindi per scacciare dalla mente tutte queste sensazioni dolorose, aveva iniziato allora a verificare lo stato dei
lavori di manutenzione elettrica con il programma AMOS.
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Una chiamato per Florio
Era tutto preso da questa attività ,quando ricevette un telefonata: <Pronto Florio, vai per favore ai tensionatori, tra
un po’ iniziamo il recupero >
<Bene> rispose Florio <vado subito, vi chiamo di la, con la radio, una volta che sono in posizione. Il mare si è’ calmato
alla fine?> <Affermativo, non ci sono problemi meteo, possiamo recuperare in tranquillità> <Ok!>
<Perfetto>, penso’ Florio, ma lo disse solo a se stesso, <perfetta scelta di tempo> pensò, <l’unica cosa positiva di
oggi, il pranzo di Natale, per me salterà> , e disse tra se <tutti ii turnisti “giornalieri” saranno in mensa, addobbata a
festa per oggi che è Natale, ed io forse solo stasera a mezzanotte, se il recupero e l’inizio lavoro andrà per il meglio,
potrò avere il mio pranzo di Natale, ma a questo punto, naturalmente, l’importante che tutto vada bene, e questo
alla fine, è quello che conta, ed io farò il possibile affinché il recupero e l’inizio del lavoro vadano per il meglio>.
Allora Florio prese la sua radio portatile dal carica batterie e salendo per la scala a chiocciola di prora sinistra
nave, si trovò in coperta.
Prima di uscire rete un occhiata al quadro con la presa di alimentazione di terra, e pensò che non aveva ancora avuto
occasione di servirsene. Si trovò in coperta sotto la gru Clyde di prora sinistra, vedi Nota 4, alzo’ lo sguardo verso la
cabina dell’operatore, e il gruista malese lo vide e lo saluto’ con una mano, Florio rispose, alzando il pollice in segno
di OK.
Proprio alcune settimane prima, era intervenuto sulla gru, per verificare la possibilità di trasferire, con la stessa,
i tubi da 22 tonnellate, e con uno sbraccio di circa 20 metri, da una parte all’altra della nave, passando sopra la linea
di varo.
Il carico operativo in sicurezza della gru (SWL Safety Working Load) indicava un Swl di21 mT (metric Tonne) con
sbraccio 21 m. Eravamo quindi fuori limite del 4=5%, e quindi ero stato contattato per una riunione in cui sarebbe
stato redatto e reso operativo una Job Safety Analysis (Analisi di mansione).
Una Job Safety Analysis (JSA) è un particolare tipo di procedura che consente di integrare e implementare i principi e
le pratiche di sicurezza e salvaguardia dell’incolumità fisica in una particolare operazione, un compito o un lavoro.
In una JSA, la base del lavoro è quella di descrivere le varie fasi operative (Sequential of Job Steps), identificare i
potenziali rischi di danneggiamento alle macchine e infortunio al personale addetto e coinvolto (Potential Hazard(s))
e di consigliare il modo più sicuro per fare il lavoro (Recommended Action / Procedure(s)).
Al termine della riunione furono informati gli addetti al l’esecuzione del lavoro. Florio si era quindi arrampicato
per la scala di accesso alla gru, ed aveva raggiunto la cabina dell’operatore.
Il gruista Khairul Anuar Mohamad era un malese, lavorava come gruista da oltre dieci anni. Tranquillo, sereno,
sapeva il fatto suo, inoltre conosceva tutto della gru e quindi come operatore di gru dava la massima affidabilità.
Prendemmo il tubo e lo sollevammo con la gru senza alcun problema, infatti lo sbraccio era di ca. 14 m è la gru
aveva, in quella condizione, una portata di 33 mT, e pertanto il Crane Moment System analogico, indicava la corretta
percentuale di portata attuale di ca. 67% ( la gru avrebbe potuto arrivare ad un valore massimo percentuale del
105%). Poi il gruista ruotò lentamente la gru e giunto nella direzione corretta, iniziò a scendere il braccio con la
massima cautela. A mano a mano, che aumentava lo sbraccio, aumentava proporzionalmente l’indicazione di carico
percentuale che passo’ dal 67% al 70% e così via fino a raggiungere il 95%. A questo punto una spia gialla si accese
sul CMS (Crane Moment System), ed il gruista si arrestò, dal 95% in poi scendeva con il gancio principale e con il
braccio a step, fermandosi di volta in volta per fare stabilizzare il movimento e verificare il CMS. Quando il tubo
giunse a destinazione la percentuale era salita quasi al 104% e tutto era andato per il meglio. L’operazione era sta
eseguita in sicurezza ed entro I parametri di operabilità della gru. Florio, si congratulò con il gruista e gli tese la
mano, il gruista rispose con una vigorosa stretta e ringraziò.
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Le macchine di tensionamento della tubazione
Ma dopo questa divagazione, torniamo volentieri a raccontare del nostro Florio, che attraversò l’area destinata
allo stoccaggio delle lamiere, ed il ferro per uso carpenteria, entrò nel locale dell’officina elettrica, dove due
elettricisti filippini, stavano smontando il cuscinetto di un motore ad induzione. Dal momento che il caposquadra
elettricista spagnolo, non era presente, lo chiamò, con la radiolina, per informarlo che, in caso di bisogno lui stava
andando alla Master Console dei tensionatori, quindi, aprendo una grande porta scorrevole, rientro’ subito nel
tunnel di varo e da lì, attraversando le diverse stazioni di saldatura , dove guardò più volte il cavo d’acciaio da 4
pollici di diametro del grande verricello di abbandono e recupero (A&R Winch), che connesso sul fondo del mare alla
testa di tiro della tubazione, ne avrebbe consentito il recupero a bordo della posatubi. Passò a fianco dei tre
tensionatori ed entro’ nel locale che conteneva il grande trasformatore trifase di alimentazione (4260 V / 600 V, 4
MVA, 60 Hz) e il quadro elettrico di distribuzione dei tensionatori, con tre interruttori trifase automatici da 750 A.
Prima di salire la scala che lo avrebbe portato nel locale della Master Console dei tensionatori, Florio andò a
controllare gli interruttori di alimentazione dei tensionatori, verificando con un occhiata che fossero chiusi e che le
impostazioni delle protezione magnetotermiche fossero rimaste quelle di sempre. Non era mai accaduto che
qualcuno avesse toccato, o peggio manomesso qualcosa, ma dare un occhiata non costava niente.
Il trasformatore ronzava lievemente, lì vicino dietro una gabbia metallica, e sembrava un animale sopito; il suo
rumore sommesso era come il sospiro di una belva in attesa di mostrare la sua potenza e proveniva da una macchina
da 4 MVA, la quale alla richiesta di potenza sarebbe stata capace di fornire tutta l’energia necessaria a recuperare la
tubazione da 36 pollici da 70 metri di profondità, con una velocità di oltre 10 m/min e pure una potenza superiore
all’occorrenza.
La magnetostrizione comprimeva e rilasciava il lamierini del pacco magnetico, questi allora vibravano ed
emettevano un ronzio di un suono acuto e indicavano che il trasformatore era, acceso e pronto a fare il suo lavoro
Poi attraverso una scala di ferro, era tutto comunque di ferro sulla nave, di una dozzina di gradini, Florio arrivò
di fronte fronte Alla porta da cui si accedeva al locale della Master Console dei tensionatori. La console era un
grosso pulpito grigio di controllo che portava tutta la strumentazione necessaria, e quindi aveva indicatori di tiro, di
velocità tensionatori singoli, tiro totale applicato al pipeline, correnti assorbite dai singoli tensionatori, e tutta la
pulsanteria con selettori, pulsanti e lampade spia per controllare e verificare lo stato dell’impianto e delle macchine.
Su un lato del locale si trovava il quadro elettronico di regolazione e controllo, con un vecchio, ma sempre efficiente
PLC Siemens Step 5, per controllare l’impianto ed un rack, che conteneva l’elettronica analogica di regolazione
comune, controllo e amplificazione dell’impianto dei tre tensionatori. Alle spalle di questi due quadri c’erano i tre
quadri di alimentazione dei sei motori elettrici dei tensionatori, costituiti da convertitori ad SCR, e la relativa
elettronica di amplificazione, controllo e ottimizzazione, vedi Fig. 3.
I convertitori statici ad SCR alimentavano con tensione variabile da 0 a 500 V, i motori a corrente continua dei
tensionatori, due motori per ogni tensionatore, uno per l’azionamento del cingolo inferiore ed uno per il cingolo
superiore.
Sui tensionatori si potrebbero dire e scrivere tante cose, ma qui dirò brevemente che i tensionatori sono delle
macchine, installate lungo la linea di varo, che si serrano, attorno alla tubazione, attraverso due cingoli sovrapposti. I
cingoli portano dei pattini in gomma sagomati I quali vanno a serrarsi intorno al tubo (pressata), l’azionamento dei
tensionatori, applica ai cingoli un certo tiro che contrasta l’azione di scivolamento della tubazione in mare a causa
della profondità, in questo modo I tensionatori con una forza longitudinale alla tubazione, opportunamente calcolata
in fase di progetto, controllano la curvatura del
tubo in prossimità del fondo (touch down point),
vedi la Fig. 2.
Così i tensionatori mantengono una
configurazione ottimale della catenaria, della
curvatura della tubazione, e controllano la
configurazione di quella parte della caratteristica
forma ad S della Fig. 1, denominata “sagbend”
entro i limiti consentiti dal materiale, così da
evitare deformazioni plastiche sul pipeline, come
pieghe, schiacciamenti, rotture, vedi le Fig. 4, 5
e la Nota 5.
Fig. 4.‐ A linear Pipe Tensioner di costruzione Western Ge
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Florio comunicò con l’assistente del capocantiere e lo informò che era in e pronto al recupero, gli risposero che
avrebbero iniziato tra una mezz’ora. Florio quindi, approfittando di questo tempo morto (tempo perso si diceva a
bordo), mandò un tecnico elettronico filippino a verificare i valori di impostazione delle schede PID, sul quadro
elettronico di regolazione del verricello di abbandono e recupero, vedi Nota 6.
Fig. 5.‐ linear Pipe Tensioner da 100 KIPS @ 90 FPM ca. 90 mT a 27
m/min a bordo della posatubi Semac 1.
Questo verricello è denominato verricello di abbandono e
recupero, “Abandonment and Recovery Winch (A&R Winch) in inglese.
Il nostro azionamento aveva un funzionamento ottimale, durante la
fase di recupero con un effetto P di 6, 7/10 e un effetto I di 3.5, 4/10.
Durante, la fase di abbandono, dopo aver effettuato il trasferimento di
carico dai tensionatori all’A&R Winch, la regolazione poteva essere
aumentata anche a 10/10 per l’effetto proporzionale e 6, 7/10 per
l’integrale in questo modo il verricello reagiva al minimo errore e
rilasciava il tubo mantenendo un carico costante con discreta velocità
(> 10 m/min). Vedi Nota 7, per alcune informazioni sul controllore PID.
Florio dette uno sguardo alla console, verificare che tutti gli strumenti
analogici indicassero lo zero e che il selettore di ottimizzazione deL
controllo di tiro, a cinque posizioni fosse sul numero 3, questa scelta,
rallentava, addormentava un po’ la velocità di risposta del sistema.
Vedi la Nota 5 per una foto di un Verricello di abbandono e Recupero.
Era quasi mezzogiorno e Florio, dopo esserci accertato che aveva tempo a disposizione, andò in cucina e chiese
un panino al prosciutto e una mela, e prese anche una bottiglietta di acqua minerale naturale (in estremo oriente
non si usa l’acqua frizzante).
Sarebbe stato
quello il suo
pranzo di Natale.
Almeno per
stamani…vedi Fig.
10.
Era tutto pronto
per iniziare il
lavoro, ma
trascorse ancora
un po’ di tempo.
Florio per
ingannare l’attesa
apri la
monografia della
dSiemens, che si
intravede nella
Fot. 11, e dette
uno sguardo ai
circuiti di
controllo,
soffermandosi
sulle pagine della Fig. 6.‐ SEMAC 1 COMMON CONTROL – TENSION CONTROLLER
regolazione di tiro e della velocità dei tensionatori, caratterizzate dagli amplificatori operazionali con i potenziometri
di regolazione proporzionale e integrale, vedi sopra la Fig. 6.
Di nuovo guardò dalla vetrata della console della linea di varo e vide il cavo del verricello tensionatore, vedi Fig. 10.‐
partendo dal tamburo del verricello, attraversava tutta la posatubi ed arrivava fino al fondo del mare, e terminava
con uno Spelter Socket fissato al golfare della testa di tiro del pipeline. Vedi Fig. 7 e Nota 8.
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Fig. 7. – Spelter Socket usato all’estremità del cavo dell’A&R
Winch.
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Inizia il recupero del pipeline
Ad un certo punto la radio Motorola gracchiò <<Florio, allora siamo pronti per recuperare il cavo del verricello>>
<<Bene avvertitemi quando devo recuperare>>, <<Puoi partire, con il recupero, piano>> <<Ricevuto, parto a
recuperare piano>>.
Florio portò i comandi di controllo velocità su ON, e inclinò leggermente la leva di comando manuale verso di se.
La lancetta dell’amperometro ebbe un piccolo sussulto ad indicare un assorbimento di corrente da parte del motore
a corrente continua ed il verricello inizio’ a recuperare il cavo. <<Recupero iniziato, piano>>
Florio regolò l’inclinazione del manipolatore, mantenendo una velocità attorno ai 2 m/min, dopo qualche minuto il
tiro iniziò a salire dolcemente :da 2, a 5, a 8 mT.
A quel punto Florio impostò una tensione di 10 ton, e selezionò il controllo di tiro, il verricello continuò ad avvolgere
e recuperare il cavo e il tiro Sali’ di colpo fino alle 10 tonnellate, quindi il verricello si fermò. Florio prese la radio e
chiamò la plancia <<Plancia, il verricello è’ in automatico, in regolazione di tiro, potete iniziare la corsa di recupero,
andate pure indietro piano>> <<Bene, ricevuto>>. La posatubi iniziò ad arretrare lentamente e appena il tiro iniziò a
scendere attorno alle 6 T, il verricello iniziò a recuperare cavo ed il tubo lentamente si staccò dal fondo ed iniziò a
salire lungo la curva ad “S”.
<<Va bene questa velocità’ di recupero?>>
<<Affermativo, alla via così così e sempre piano>>.
Florio aumentava a piccoli steso l’impostazione di tiro avvicinandosi al valore di progetto di 160 mT, e lo faceva
in concomitanza di una, se pur lieve, accelerazione della posatubi, in questo modo il recupero non si fermava ed
invece procedeva in maniera più fluida. Tutto procedeva correttamente, la nave andava indietro ed il tubo saliva, con
la sua curva ad “S” e si avvicinava al piede dello stinger.
Florio controllava la strumentazione e la telecamera subacquea che mostrava l’estremità dello stinger, per verificare
il momento in cui la testa di tiro fosse vicina ad imboccare lo stinger. Quando questo avvenne chiamo’ la plancia:
<<Molto piano ora, la testa è vicina allo stinger>> <<Bene, abbiamo visto anche noi dalla telecamera subacquea>>
La testa di tiro e il pipeline risalirono lo stinger e sbucarono, come d’improvviso dall’acqua… vedi la Fig. 8
.
Il pipeline risali’ la prima parte poppiera della rampa di varo e si avvicinò al Tensionatore no. 3, quindi Florio
inizio’ a ruotare, in manuale i cingoli del tensionatore per
accompagnare il movimento del pipeline, ed evitare che
l’attrice del tubo sui tacchetti di gomma sui cingoli, rovinasse
questi ultimi.
Tutto procedeva bene, il verricello rispondeva con
regolarità e senza accelerazioni con velocità di recupero
uniforme attorno ai 3‐4 m/min e il tubo si arrampicava sulla
nave senza problemi. Arrivò, in questo modo ad impostare il
tiro richiesto dal recupero, di 180 T
La telecamera subacquea posta sullo stinger inquadrò lo
Spelter Socket e la testa di tiro del pipeline, quindi I
verricellisti diminuirono ulteriormente la velocità, era infatti
questo un momento critico, in cui occorreva procedere con
Fig. 8.‐ Recupero del pipeline 24 inch nell’offshore di Taiwan, in primo piano il cavo di recupero con lo Spelter socket
.
molta cautela.Il pipeline entrò nello stinger e continuò a risalire fino ad arrivare in superficie, vedi Fig.6, il tubo
prosegui la sua corsa e continuò a salire lungo la rampa di varo senza nessun problema. La velocità di recupero era
ora di 4‐6 m/min.
Chi come noi si trovava sulla nave, vedeva il tubo uscire dall’acqua e salire sulla nave, lungo la rampa di varo, ma
questa era una falsa visione di quanto accadeva realmente, infatti non era il tubo che saliva sulla nave, ma la nave
che arretrando si caricava il tubo sulla rampa di varo. La stessa illusione si verificava durante il varo, quando la
posatubi si muove di prora ed il tubo scivola in mare, ma chi vede l’operazione sulla nave non vede la nave che si
muove ma il tubo che corre verso il mare, come in un varo… Vedi Nota 9, per questo si dice “varare il tubo”…
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Il tubo prosegui avvicinandosi al tensionatore no. 3. Florio si preparò a ruotare i cingoli del tensionatore, per
evitare la frizione tra la parte inferiore del tubo e I tacchetti di gomma del cingolo inferiore. Il tubo proseguiva lento
e continuo a salire lunga la linea di varo, era gocciolante e maestoso, nel suo lento movimento. Attraversò
infine anche I tensionatori no. 2 e no.1, quindi quando la testa di tiro arrivò in prossimità della terza
stazione di saldatura, si fermò la nave. Il tubo immobile fu serrato e pressato, come in una morsa, nei tre
tensionatori, dalla squadra dei meccanici. L’amico Carlo Dimare, dirigeva le operazioni di pressata. Quindi,
terminata l’operazione Carlo chiamo’ <<Florio la pressata del tubo è terminata>> <<Pressata terminata,
ricevuto>>.
Iniziava ora la fase più delicata e critica dell’operazione di recupero: “il trasferimento di tiro, il passaggio di
tiro”.
<<All it’s good Florio, if you are ready, you can transfer the load…>>
<<Ok! Richard, I’m starting the transfer>>
<<Florio have a smooth takeoff…>>
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Il passaggio di tiro prima del pranzo di Natale
L’operazione del passaggio di tiro era molto delicata, e poteva essere veramente critica. Dal suo esito
dipendeva la perfetta riuscita del recupero del pipeline. Un qualche se pur piccolo inconveniente avrebbe
potuto volgersi in breve e per vide inaspettate in un disastro, portare ad una piega del tubo e questo
avrebbe comportato un ritardo nel lavoro ed una notevole spesa di tempo e naturalmente di denaro e di
credibilità per l’azienda. Alcuni capocantiere, con una certa cognizione di tensionatori, volte mettevano
mano sula console dei tensionatori per variare, a loro giudizio, qualche parametro della regolazione, ma
durante un recupero o un abbandono, mai avrebbero osato, neppure soltanto sfiorare un pulsante…tutti
sapevano quanto l’operazione fosse delicata e nascondesse potenziali rischi di danneggiare
irreparabilmente la tubazione.
Florio selezionò, uno dopo l’altro, i tre tensionatori in regolazione di tiro, ed iniziò ad aumentare il tiro
impostato dei tensionatori di cinque sei tonnellate, quindi in contemporanea diminuì l’impostazione del
verricello della stessa quantità di tiro, e procedette in questo modo per successivi passi, aumentando e
diminuendo il tiro impostato rispettivamente sui tensionatori e sull’A&R Winch.in questo modo il verricello
cedeva il carico ai tensionatori in modo lineare ed uniforme, senza movimenti del pipeline, come si vede
nel grafico di Fig.9, e di fatto trasferiva il carico precedentemente applicato al verricello di recupero, ai
tensionatori, per riprendere con essi la posa della linea.
L’operazione del trasferimento del carico dai tensionatori al verricello, comunemente detta “passaggio di
tiro”; fu portata a termine in poco meno di un minuto.
Fig. 9.‐Transfer Load graph. Transfer load mode: Tensioners set to COMMON, TENSION CONTROL an ARW
set to INDIVIDUAL, TNS CNT
Quindi Florio passò l’A&R Winch, che non aveva più tiro, da regolazione di tiro a regolazione di velocità, e
allasco’ (Nota 10) il cavo, in modo che i rigger (Nota 11) potessero scollegarlo dalla testa di tiro.
Una volta terminata l’operazione, recuperò il cavo sul verricello, in regolazione di velocità.
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Quindi i verricellisti iniziarono nuovamente ad arretrare con il barge ed il pipeline, recuperato ora dai tre
tensionatori, arrivò in prima cabina di saldatura, dove si preparò il cianfrino (Nota 11) del tubo. Iniziava
quindi dopo oltre due settimane di
maltempo il lavoro di varo tubi come da
routine.
Florio, approfittò di queste operazioni per
mangiare il suo panino e la mela, il suo
pranzo di Natale, con il suo coltello
multiuso svizzero, che era un ricordo della
sua visita a Lubecca, durante la costruzione
del battipalo Menck, vedi a lato, la Fig. 10 e
sotto la Fig. 11.
Florio festeggiò con un caffè che gli
aveva portato Fernandez il caposquadra
elettricista spagnolo. Quindi si recò in
plancia per salutare i verricellisti, fare gli
auguri di rito, e mangiare qualcosa che
fosse arrivato dalla mensa.
Fig. 10.‐ Il pranzo di Natale di Florio Floris.
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Inizia il varo dei tubi e la regolazione dei tensionatori ( il PID)
Iniziò quindi il primo varo, ma vedendo che i tensionatori erano un po’ “duri” a partire e non mantenevano
un Delta T (differenza tra il tiro impostato ed il tiro reale) abbastanza basso durante l’avanzamento della
nave, così decise di scendere di nuovo e ritoccare i parametri Proporzionale ed Integrale, portando il KP da
3.3 a 3.9 ed il tempo Integrale Tn da 3.0 a 1.5. Vedi la Nota 7, per alcune informazioni tecniche sui
guadagni Proporzionale ed Integrale.
Il varo successivo andò meglio, ma
doveva ancora migliorare la regolazione.
Infatti, viste anche le buone condizioni
del mare, avrebbe potuto aumentare i
guadagni, senza incorrere nel fenomeno
del pendolamento, che era da evitare nel
modo più assoluto. Rimase a lungo nella
della console dei tensionatori, per seguire
i prossimi vari e verificare la risposta dei
tensionatori. Per ingannare il tempo, tra
un varo e l’altro, lesse un po’ del libro che
teneva in un cassetto del tavolo della
main control console: era “Il cappotto di
Astrakan” di Chiara vedi Fot. 11.
Dopo alcuni vari, decise che c’era ancora
un margine di miglioramento
intendeva sfruttare e portò, step by step Fig. 11.‐ Il tavolo della main control console dei tensionatori
il KP da 3.9 a 5.5 ed Tn da 1.5 a 1.2.
Quindi disse all’ufficiale di guardia <<Relaci, dato che la reazione dei tensionatori è abbastanza veloce
e notevole, avvertimi se le condizioni meteo dovessero peggiorare, per evitare movimenti bruschi dei
tensionatori e probabili pendolamenti di tiro e conseguenti spostamenti del tubo>>.
Dopo diversi vari della tubazione ed alcuni ritocchi del PID, inizio’ ad ottenere dei vari soddisfacenti,
come si vede nel grafico di Fig. 12. Il grafico mostra il “Common Tension Tensioner” (Il tiro totale dei
tensionatori) e la “Speed Tensioners” (Velocità dei Tensionatori) la velocità dopo i diversi aggiustamenti
della sintonia del
controllore, aveva una
buona risposta, un buon
andamento a formare
figure che ricordavano dei
triangoli isoscele, o trapezi
nel caso di figure con tempi
ridotti, una sorta di
campane rovesciate ed era
indice di una buona
regolazione e di un varo
eseguito al meglio da parte
dei verricellisti. In questo
modo, la figura che indicava
la velocità dei tensionatori,
avrebbe avuto un
andamento ottimale, il più
possibile uniforme, e quindi
Fig.12.‐ Grafico registrato durante la posa del pipeline.
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avrebbe garantito un costante mantenimento del tiro applicato alla tubazione, e quindi una configurazione
di “sagbend” il più possibile costante e ampiamente all’interno dei limiti di elasticità della tubazione.
Erano ormai passate diverse ore dalla chiamata ricevuta in mattinata, e ora poteva considerare
terminata questa parte del lavoro, quindi rientro’ in plancia, controllo’ ancora qualche varo, e visto che
che procedeva regolarmente, informò che la regolazione era a posto e che lo avvertissero nel caso ci fosse
qualcosa di strano o che le condizioni meteo fossero peggiorate.
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La giornata volge al termine
Quindi decise che era il momento di telefonare a casa, e allora scese di nuovo nel suo ufficio e
compose al telefono i numeri della scheda Call iT, con il prefisso che connetteva la scheda al paese di
uscita della telefonata, il numero Call iT, il PIN della scheda ed infine il prefisso per l’Italia ed il numero
telefonico (erano circa una quarantina di numeri) ma conosceva ma li conosceva ormai tutti a memoria. I
suoi avevano già’ pranzato, ma si trovano ancora tutti assieme a casa a casa dei genitori di Graziella e
stavano trascorrendo un discreto Natale, considerando la sua assenza…
Uscì dal suo ufficio e si diresse questa volta a dritta, sali’ la scala a chiocciola che lo portava in
coperta, ed appena fu in coperta vicino alla catasta di tubi e sotta alla gru Housman di prora, guardando
verso il mare vide il sole che stava per tramontare, in un bagliore rosso fuoco, arancio e giallo oro, un
insieme bellissimo di colori accesi, la dov’è tramontava il sole in quella direzione c’era la sua casa, il suo
mondo… dal centro della nave, giungevano I rumori delle work stations, con il rumore graffiante, quasi un
ronzio delle smerigliatrici che ripulivano le saldature e il veloce rotolare dei convogliatori che
trasportavano i tubi, ma la sua attenzione fu catturata in un attimo di fronte allo spettacolo del sole che
spariva all’orizzonte e si fermò. Lo spettacolo del tramonto, gli sembrò affascinante. Era pur sempre simile,
anche se ogni giorno diverso e pensò che ancora due tramonti sulla posatubi e sarebbe quindi partito per
l’Italia…
E quando il sole scomparve sul tratto di mare dello stretto, in un momento di estrema nostalgia,
pensò che quel lavoro gli rubasse molto del suo tempo, o meglio che lui barattava una buona parte del suo
tempo per garantire un benessere per se e soprattutto i suoi…. Ma non sapeva con certezza che il
benessere che garantiva fosse superiore o almeno equivalesse quello che si toglieva e toglieva ai suoi
familiari, e gli venne in mente che questo somigliava ad una sorta di triste baratto e pensò, che con quel
lavoro vendeva il suo tempo, anche pur con un nobile scopo, e anche se questo era per lui ineluttabile, alla
fine barattava tristemente il suo tempo:
Noi sulle posatubi,
vendevamo il nostro tempo
con quel lavoro,
in un continuo, lungo, triste baratto.
Vendevamo tempo per soldi, tempo per sopravvivere.
Ci rubava il tempo quel lavoro,
ci chiedeva tanto tempo quel lavoro,
Il miglior tempo da vivere,
per vivere poi il tempo rimanente con Voi.
A lungo restai lontano da Voi,
mille e mille ore di solitudine
e certamente più di un miliardo di secondi.
E quanto persi nel baratto, e quanto feci perdere a tutti Voi…
Ci rubava il tempo quel lavoro,
tempo per soldi,
Il miglior tempo da vivere,
tempo per sopravvivere,
e per vivere poi il tempo a venire solo con Voi…
Rivolse infine la sua mente ai suoi cari ed ebbe un attimo di gioia e di tristezza: come erano lunghi due
giorni…ma alla fine ringraziò il cielo per la sua famiglia, per il lavoro che era andato per il meglio, e ripensò
anche ai suoi genitori morti, recitò una preghiera per loro e di nuovo rivide il sorriso del suo piccolo
bambino Giovanni e gli occhi bellissimi, come carboni accesi di Graziella la sua adorata moglie. È vero
sono proprio lunghi due giorni, ma sono fortunato ad avere loro e alla fine passeranno anche queste
ultime ore e allora si ripete’ in un lungo brivido:
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Da mille lontananze
ritorno.
Quando lenta e triste
cadeva sui tuoi capelli la sera,
io non c’ero.
E non c’ero neppure
quando si giocava la finale di coppa…
Ma so bene, da mille lontananze,
di un isola che mi attende,
per lunghi giorni interi.
Io ne ho viste di cose
In giro per il mondo…
Ma conosco una sola isola,
bella come un mito
e preziosa come un sogno,
la mia Itaca.
Da mille lontananze ritorno…
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Appendice
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Nota 1.‐ In quel periodo la posatubi Semac 1, stava effettuando la posa di tre linee da 36” facenti parte dell’offshore
pipeline project Taichung / Tungshiao / Tatan nello stretto di Taiwan.
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Nota 2.‐ The legendary semi submersible pipelay barge SEMAC 1 was beached at Alang on 8th January 2016 for
disposal. She was built to do one job, lay the 36" SHELL EXPRO FLAGS (Far north Liquids and Associated Gas System)
gasline from the Brent Field to St Fergus gas terminal which paid for her construction. She ended up working until last
year, 40+ years. She was built for Shell Expro and J Ray MacDermott from which her name was derived.
SSLB SEMAC 1 during the PNG LNG Project for Exxon in gulf of Papua (Papua New New Guinea)
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Nota 3.‐ Il pollice è un’unità di misura di lunghezza, che non fa parte del sistema metrico decimale ed è usata nei
paesi di cultura anglosassone come Stati Uniti e Regno Unito ed in alcuni settori tecnologici (ad es. in pollici si misura
la diagonale degli schermi di monitor e televisori, il diametro di cerchioni di auto e moto e dei tubi idraulici (dove
comunque viene usato, per più precisione il pollice GAS, leggermente diverso).
Un pollice equivale a 2,54 cm, quindi 1 in = 2,54 cm
4 in = 10,16 cm
48 in = 121,92 cm
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Nota 4.‐ Clyde Diesel Hydraulic Pedestal Crane, 35 Metric Tons onboard @ 26 ‘ (7,62 m)
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Nota 5.‐ Linear Pipe Tensioners made in Turin by Remacut
Il pipeline viene tenuto in posizione dai tensionatori, installati lungo la linea di varo. I tensionatori sono dotati di
grandi cingoli di rotolamento, che portano dei tacchetti di gomma, e pressano la tubazioni, in questo modo I
tensionatori, trattengono la tubazione, quando inizia uno spostamento graduale della nave in avanti, in questa prima
fase I tensionatori trattengono la tubazione e quindi la tubazione inizia a te sarai. Quando il tiro applicato dal
movimento della nave, arriva e supera un valore impostato sulla regolazione dei tensionatori si determina una
rotazione dei cingoli e quindi la nave inizia a scivolare (in avanti) sul pipeline, quindi una nuova porzione di pipeline si
deposita sul fondo marino.
La prima parte della tubazione di poppa è sostenuta dallo stinger. Lo che è una rampa inclinata a telaio dotata di
rulli che sostengono e determinano la configurazione del pipeline nella zona superiore della S, detta over end. Lo
stinger è spesso costituito da varie sezioni incernierate per renderlo articolato. La lunghezza totale dello stinger,
dipende dal tipo di pipelay vessel e dalla profondità di posa, in genere comunque la lunghezza si aggira sui 100 m.
Lo scopo dei tensionatori è quello di controllare la curvatura della sagbend e il momento applicato alla parte finale
dello stinger, attraverso il sostentamento del peso della parte sommersa e sospesa della tubazione. Il tiro che I
tensionatore sono tenuti ad applicare, dipende dalle caratteristiche del tubo e dalla configurazione (lunghezza stinger
e profofondita’ del mare) Questi tensionatori rappresentati nella foto sono dell’azienda Remacut, di Rivoli (TO),
azienda pionieristica e leader nella costruzione di tensionatori, A&R Winches e rulliere ed altri dispositivi usati sulle
navi posatubi.
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Nota 6.‐ Abandonment and Recovery Winch
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Nota 7.‐ Alcune informazioni utili sul controllore PID
Il controllo PID (Proporzionale, Integrale, Derivativo) è un sistema di regolazione ampiamente impiegato
nell’industria.
Riceve un ingresso relativo ad un valore attuale, quindi reagisce in funzione di un errore, pari alla differenza tra un
valore di riferimento (valore impostato) e il valore reale, e tende a minimizzare l’errore portandole verso lo zero.
La reazione del controllore viene regolata, attraverso la regolazione PID.
Voglio soffermarmi un po’ su questo argomento, perché il PID è veramente interessante e nel nostro caso è il cuore
della regolazione.
Schema a blocchi di un
controllo PID. In due parole
possiamo anche dire che che il
PID rappresenta il presente, il
passato ed il futuro
dell’errore.
Fattore di proporzionalità Kp
L’effetto P (Proporzionale) determina un’uscita direttamente proporzionale all’errore, è assimilabile al presente
dell’errore.
Fattore di proporzionalità Ki
L’effetto I (Integrale) è caratterizzato da una velocità di uscita proporzionale all’errore, continua a determinare un
uscita fintanto esiste un errore, è quindi paragonabile al passato dell’errore.
Fattore di proporzionalità Kd
L’effetto D (Derivativo) forma un uscita la cui velocità e’ proporzionale all’errore, ed anticipa in un certo qual modo
l’errore, per questo motivo può paragonarsi al futuro dell’errore
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Nota 8.‐ Open Spelter Socket
Open Spelter Socket, questa terminazione ha il vantaggio di mantenere le caratteristiche del cavo di acciaio, ha
infatti un efficienza del 100%, rispetto ad altre terminazioni con efficienza dell’80‐90%
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Nota 9.‐ Questa illusione è definita movimento indotto, e si verifica quando un oggetto immobile sembra invece
muoversi, quando invece a muoversi è un oggetto vicino. Il movimento indotto viene percepito come il movimento di
un oggetto fisicamente immobile collocato all’interno di una cornice, di uno scenario più grande, in movimento.
Dal momento che il resto dello scenario non è visibile, possiamo capire soltanto che I due oggetti cambiano posizione
uno rispetto all’altro, ma no siamo in grado di capire quale dei due sia realmente in movimento. Allora il nostro
sistema visivo, ricorre automatica ad applicare una regola prefissata: dei due oggetti quello più grande, o quello che
circonda l’altro, nel nostro caso la nave posatubi, risulta stazionario.
Quindi nel caso di una nave di posa S‐lay la tubazione pare muoversi, durante lo spostamento della nave (varo o
recupero), mentre il realtà a muoversi è soltanto la nave.
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Nota 10.‐ Allascare o lascare
Lasciare o allentare (contrario di cazzare). Allascare la vela significa diminuire l'angolo d'incidenza, diminuendo la
tensione sulla mano della vela. Il termine deriva dal latino laxus, "largo", "allentato".
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Nota 11.‐ Rigger
Il rigger è un operaio arrampicatore che si occupa di manutenzione od allestimento di strutture quali alberi, tralicci,
teatri, concerti, barche a vela.
Il termine è più usato nella vela, dove il rigger si occupa dell'albero, o nello spettacolo, dove in questo caso il tecnico
si occupa di appendere (in una struttura costruita per l'occasione oppure in un teatro o palazzetto) i motori elettrici
che eleveranno le americane. Il compito richiede lavoro in quota tramite corde di sicurezza e la conoscenza di prove
di carico delle varie strutture su cui verrà appeso materiale audio e illuminotecnico.
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