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Dal ramo della Geologia, ormai fiorita nel ‘900, si sviluppano altre discipline “di frontiera”, nate al
confine con altre scienze, come la GEOFISICA, la GEOCHIMICA o la PALEONTOLOGIA, che
insieme alla geologia stessa costituiscono la Geonomìa, che mostra competenze puramente
conoscitive, ma anche di interesse applicativo.
Le Scienza della Terra vengono definite in questo modo per almeno tre motivi:
1. come ogni scienza affianca l’aspetto descrittivo all’aspetto sperimentale per l’analisi dei
processi chimici, fisici e biologici. La conoscenza scientifica inizia dall’osservazione di
fenomeni reali e dei loro intrecci, quando l’uomo si pone delle domande circa la natura
circostante; seguono poi ipotesi, leggi e infine teorie scientifiche universalmente valide
(metodo scientifico).
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2. tiene in considerazione l’aspetto geologico del rapporto uomo-Terra, cercando di analizzare
la concezione umana e la realtà fisica (fonti di energia e materie prime) per una gestione
razionale delle risorse.
3. analisi dei problemi ambientali più o meno imprevisti e calamitosi, dei rischi irreversibili
geologici e delle conseguenze dell’attività umana sull’ambiente naturale.
Esse appartengono, comunque, all’insieme delle Scienze naturali, definite così perché hanno
come oggetto di studio il mondo materiale, organico e inorganico, diversamente dalle Scienze
umane che hanno come oggetto specifico l’attività dell’uomo.
Questi involucri sono andati via via formandosi nel corso della lunga storia della Terra e sono legati
indissolubilmente da una serie di complesse interazioni in equilibrio dinamico, un equilibrio che
viene rinnovato continuamente.
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I metodi e gli strumenti di studio.
Le numerose discipline in cui si articolano le Scienze della Terra richiedono strumenti sempre più
precisi e in grado di approfondire l’oggetto di analisi. Ecco alcuni esempi:
rilevamento geologico: raccolta di dati, misure, osservazioni “sul terreno”.
Analisi in laboratorio (microscopio ottico ed elettronico).
Aerofotografie e immagini via satellite (telerilevamento) per rilevare le caratteristiche più o
meno superficiali della litosfera, dell’idrosfera e dell’atmosfera.
Ultrasuoni per penetrare nelle profondità dell’idrosfera.
Navi oceanografiche per prelevare addirittura campioni di rocce dai fondali oceanici e per
studiarne l’evoluzione.
Indagini geofisiche (in particolar modo sismiche) per studiare l’interno del nostro pianeta
la cui struttura e dinamica influenza i fenomeni geologici superficiali.
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Le fonti di energia rinnovabili.
Il problema sempre più sentito delle fonti di energia in via di esaurimento ha indotto alla ricerca di
fonti di energia rinnovabili, cioè non esauribili.
L’energia geotermica: associata al flusso di calore che continuamente risale dall’interno della
Terra. Tale energia non è propriamente rinnovabile, ma è certo che il calore interno del pianeta
continuerà ad esistere molto a lungo.
L’energia solare: tiene in continua vita e attività l’atmosfera, l’idrosfera e la biosfera.
L’applicazione è tuttora abbastanza costosa a livello privato e industriale ma in fase di
espansione.
L’energia idraulica: si ottiene facendo compiere un salto forzato all’acqua raccolta sul fondo di
valli chiuse da sbarramenti artificiali (dighe) .
L’energia delle maree.
L’energia eolica: utilizza direttamente la forza dei venti.
L’energia delle biomasse: materia organica (vegetale e animale) presente nella biosfera,
utilizzata come combustibile da ardere.
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Le nuove frontiere sono attualmente i fondi oceanici, sui quali sono stati rilevati noduli
polimetallici, ricchi di manganese, ferro, cobalto, nichel…. Anche se lo sfruttamento di tali risorse
è tuttora assai difficile, le risorse sono immense.
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IL PIANETA TERRA
GEODESIA: scienza che studia la forma della Terra, le sue dimensioni e i metodi per
determinare la posizione dei punti sulla sua superficie
GEOGRAFIA
GEOGRAFIA ASTRONOMICA
SCIENZE DELLA TERRA
I popoli delle civiltà più antiche, nell’impossibilità di abbracciare con lo sguardo diretto l’intera
forma della Terra, ebbero l’idea che essa fosse piana e poco estesa, simile a un grande disco
circondato dall’oceano e limitato superiormente dalla cupola del firmamento.
L’area che riusciamo ad abbracciare con lo sguardo è sempre limitata da una linea
grossolanamente circolare, cha chiamiamo orizzonte sensibile, lungo la quale sembra che la volta
celeste si congiunga con il suolo o con il mare.
Nel V sec. a.C. Pitagora, su presupposti teorici, giunse al riconoscimento della sfericità della Terra.
Il Medioevo rivide l’idea della Terra piatta farsi strada, ma nell’Umanesimo, con la riscoperta degli
studi di Aristotele e Tolomeo, si confermò la forma sferica.
Lo sviluppo delle conoscenze seguì il presente iter:
Curvatura della superficie terrestre
Sfericità d’insieme del pianeta
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Forma ellissoidale della Terra
Definizione di un solido speciale, detto geoide.
Naturalmente, quando si parla della sfericità della Terra, non si tiene conto delle irregolarità della
superficie, che alterano la forma geometrica in modo impercettibile rispetto alla superficie, al
volume e alla massa totali: il monte Everest (8 872 m) corrisponde a 1/700 del raggio terrestre.
Se la Terra fosse omogenea e immobile, la sua forma sarebbe una sfera perfetta: in realtà, essa non
è omogenea ed è caratterizzata da un moto di rotazione attorno al proprio asse. La forza centrifuga
che si genera determina una progressiva deformazione del pianeta, deprimendolo ai poli e
rigonfiandola lungo il piano equatoriale, ossia in corrispondenza del piano perpendicolare all’asse
e passante per il suo centro.
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La forma che ne risulta è poco dissimile da quella di un ellissoide di rotazione (o sferoide), un solido
che si ottiene facendo ruotare idealmente un’ellisse attorno al suo asse minore.
L’asse minore dell’ellissoide terrestre è identificabile con la distanza fra i due poli (asse polare),
mentre asse maggiore dovrebbe corrispondere al diametro dell’Equatore terrestre, ossia al
diametro della circonferenza determinata dall’intersezione di un piano perpendicolare all’asse, e
passante per il centro, con la superficie della Terra. Recenti studi hanno dimostrato che l’equatore
non è perfettamente circolare, pertanto si potrebbe parlare di ellissoide a tre assi, nel quale i due
assi equatoriali differiscono per poche centinaia di metri.
In base agli studi geodetici si è deciso di identificare la forma del nostro pianeta con quella di un
solido la cui superficie è perpendicolare in ogni suo punto alla direzione del filo a piombo; al corpo
delimitato da tale superficie è stato dato il nome di geoide.
La superficie del geoide è equipotenziale, poiché in ogni punto è uguale il lavoro compiuto per
allontanare a distanza infinita un determinato oggetto.
Teoricamente il geoide può essere immaginato come la figura che la Terra assumerebbe se si
considerasse come parametro il livello medio del mare, colmando le eventuali depressioni e
cancellando tutti i rilievi.
Rispetto all’ellissoide, il geoide si presenta un po’ rigonfio in corrispondenza dei continenti e
leggermente depresso in corrispondenza degli oceani (la differenza è di circa 120 m). Per utilizzare
il termine “ellissoide” bisognerebbe parlare di un poliedro terrestre, cioè di un ellissoide
sormontato da rilievi che hanno posizioni ed altitudini conosciute.
Le alterazioni della superficie conferiscono alla Terra un aspetto piriforme.
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Dalla misura della Terra alla misura degli oggetti.
Lo schiacciamento polare della Terra era già stato messo in evidenza verso la fine del XVII secolo,
mediante osservazioni sul moto oscillatorio del pendolo compiute dall’astronomo francese Richer:
dopo aver regolato un pendolo a Parigi, lo trasferì nella Guaiana francese e si accorse che
presentava oscillazioni più lente.
Poiché il periodo T di oscillazione di un pendolo è inversamente proporzionale al valore
dell’accelerazione gravitazionale (T = 2п √l/g), il fenomeno fu attribuito alla diminuzione della
forza gravitazionale nella zona equatoriale.
Le più recenti misure astrogeodetiche hanno permesso di determinare i dati riportati nella tabella,
cioè le dimensioni approvate dall’Unione Geodetica Internazionale, che ha deciso di assumere
come forma della terra il cosiddetto ellissoide internazionale (ottenuto mediando i rigonfiamenti e
le depressioni della superficie terrestre e utilizzando come riferimento il geoide).
Le dimensioni della Terra costituiscono la base del Sistema Metrico Decimale, fissato nel 1793
dall’Accademia delle Scienze di Parigi: è stato così stabilita l’unita del metro, definito come la
40milionesima parte del meridiano terrestre. Il campione, in iridio e platino, è indeformabile, non
attaccabile dagli agenti atmosferici, conservato alla T di 20 °C , nell’Archivio Nazionale di Pesi e
Misure di Parigi.
Bisogna tener presente, però, del fatto che
1. i meridiani non sono perfettamente uguali tra loro.
2. a causa dei cambiamenti morfologici della Terra, la lunghezza di un meridiano non si
mantiene costante nel tempo.
Quindi, è stato stabilito dagli scienziati metrologi, come nuovo metro più rigoroso, la distanza
percorsa nel vuoto dalla luce di un laser a elio-neon nell’intervallo di tempo di 1/299 792 458 di
secondo.
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secondo l’ellissoide internazionale
Raggio max equatoriale (a) m 6 378 388
Raggio min polare (b) m 6 356 912
Schiacciamento polare (a-b)/a 1/297
Superficie tot. della Terra Km2 510 000 000
Superficie delle terre emerse Km2 149 400 000
Superficie degli oceani Km2 360 700 000
Massa della Terra g 5,976 . 1027
Massa volumica della Terra (densità) g/cm3 5,52
Accelerazione di gravità sulla superficie terrestre m/sec2 9,81 (valore normale)
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Il reticolato geografico permette di individuare la posizione assoluta di un punto sulla
superficie terrestre, non quella relativa alla posizione dell’osservatore.
Così sono state definite le coordinate geografiche:
1. latitudine: (corrispondente all’ordinata) = distanza angolare di un punto dall’Equatore.
Essa può essere Nord o Sud.
Corrisponde all’ampiezza dell’angolo al centro della Terra, che sottende l’arco di meridiano
congiungente il punto considerato con l’Equatore.
È 0° all’Equatore; è 90° al valore massimo ai poli.
2. longitudine: (corrispondente all’ascissa) = distanza angolare di un punto da un meridiano,
misurata sull’arco di parallelo che passa per quel punto. Essa può essere Est o Ovest. Come
meridiano di riferimento si considera quello passante per Greenwich (Londra) oppure
quello di Monte Mario (Italia), distante dal precedente di 12° 27’ Est.
Corrisponde all’ampiezza dell’angolo al centro della Terra, che sottende l’arco di parallelo
congiungente il punto considerato con il meridiano di riferimento.
È 0° al meridiano di riferimento; è 180° al valore massimo sull’antimeridiano corrispondente.
Le coordinate celesti servono per stabilire la posizione assoluta degli astri sulla Sfera celeste, come
la latitudine e la longitudine per i punti della superficie terrestre.
Basta immaginare la Terra come puntiforme e pensare che sulla Sfera celeste siano tracciati
meridiani e paralleli, in modo tale da definire le coordinate celesti corrispondenti alla latitudine e
alla longitudine:
declinazione celeste: distanza angolare fra l’astro considerato e il piano dell’Equatore.
ascensione retta: distanza angolare dell’astro dal meridiano celeste che passa per il
cosiddetto “punto ”* (o punto di Ariete), scelto come meridiano iniziale o fondamentale
sulla Sfera celeste.
Sarebbe necessario stabilire la distanza lineare dal nostro pianeta, per avere una terza coordinata
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Punto : punto sulla Sfera celeste in cui si trova il Sole nell’equinozio di primavera (21 marzo). Il punto diametralmente
opposto, dove si trova il Sole nell’equinozio d’autunno (21 settembre) è detto punto (punto omega).
La Terra si muove nello Spazio con moti simultanei, ma differenti per velocità e durata.
IL MOTO DI ROTAZIONE.
Moto che la Terra compie intorno al proprio asse, da Occidente verso Oriente, cioè in
senso inverso rispetto all’apparente moto diurno della Sfera celeste e del Sole. Anche se
non si tratta di un moto perfettamente uniforme (orologi atomici assai precisi testimoniano
che non lo sia), il moto di rotazione si considera uniforme e della durata di 23 h 56 m 4s, cioè
un giorno sidereo.
Comunemente per giorno si intende il periodo che la Terra impiega per compiere una
rotazione attorno al proprio asse; a seconda che tale rotazione venga analizzata facendo
riferimento alle stelle o al Sole, si deve fare la distinzione tra
- giorno sidereo, considerato il vero periodo della rotazione terrestre: tempo occorrente per avere
due passaggi consecutivi di una stella sullo stesso meridiano = 23h 56 m 4s ;
- giorno solare, tempo che intercorre tra due culminazioni successive del Sole su uno stesso
meridiano = 24h. Il giorno solare non presenta la stessa durata in tutti i periodi dell’anno: in
prossimità del perielio (durante il ns.inverno) la velocità è massima e il giorno solare supera 24 h ; in
prossimità dell’afelio (durante la ns.estate) la velocità orbitale si riduce e il giorno solare ha una
durata inferiore a 24h.
Il motivo della differenza di circa 4 minuti risiede nel fatto che mentre la Terra compie una
rotazione, si muove anche di un certo tratto lungo la sua orbita; perciò nel rivedere il Sole nella
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stessa direzione, dopo che la Terra ha fatto un giro completo attorno al proprio asse, occorre
che essa compia un supplemento di rotazione corrispondente all’arco percorso sull’orbita
(360°/365 g = 1°/g).
Comunemente parliamo del giorno solare, perché, in fondo, è il Sole che regola le nostre
attività quotidiane: ci riferiamo, comunque, al giorno solare medio, che risulta dalla media
delle durate di tutti i giorni dell’anno e corrisponde a 24 ore esatte.
Su questo arco di tempo è regolato, inoltre, il secondo, cioè la 86400° parte del giorno solare
medio (il S.I. ha anche adottato un secondo campione per il secondo, cioè la durata di 9 192 631
770 oscillazioni della radiazione emessa dall’atomo di cesio 133, in certe condizioni).
IL MOTO DI RIVOLUZIONE.
Moto che la Terra compie, come gli altri pianeti del Sistema Solare (Mercurio, Venere,
Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone) descrivendo un’orbita ellittica
intorno al Sole, in senso antiorario, immaginando di osservare il movimento dal Polo
nord celeste.
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La distanza tra la Terra e il Sole varia: essa viene a trovarsi in perielio ai primi di
gennaio con una distanza di 147 milioni di km e in afelio ai primi di luglio, con una
distanza di 152 milioni di km (dist.media=149 600 000 km).
L’orbita descritta dalla Terra è un’ellisse poco schiacciata, tanto che il rapporto tra i due semiassi
è di 0,017 (per una circonferenza vale 0). L’intero percorso orbitale vale 940 milioni di km.
2. il raggio vettore che unisce il centro del Sole al centro di un pianeta descrive
superfici con aree uguali in intervalli di tempo uguali.
La velocità con cui la Terra compie l’intero percorso orbitale varia: 29,3 km/h
all’afelio e 30,3 km/h al perielio. Il tempo che la Terra impiega per compiere
un’orbita completa, cioè l’effettiva durata della rivoluzione terrestre, è di 365 d 6h 9m
10 S, e viene definito anno sidereo, in opposizione all’anno solare/tropico, più breve
di circa 20 minuti a causa della precessione equinoziale.
3. i quadrati dei tempi che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite (periodi di
rivoluzione) sono proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal Sole,
misurate in U.A., (= dist.media Terra-Sole= 149 600 000km).
Il sistema Terra-Sole in realtà si muove attorno ad un baricentro comune, punto determinato dall’intersezione della congiungente i due corpi, che
risulta così divisa in parti inversamente proporzionali alle masse della Terra e del Sole. Poiché la massa del Sole è notevolmente maggiore
rispetto a quella della Terra, il baricentro sarà tanto prossimo al Sole, da potersi ritenere coincidente con esso.
I MOTI MILLENARI
Moti considerati perturbazioni del moto di rotazione e rivoluzione, che avvengono in
periodi assai lunghi, nell’ordine dei millenni. Essi sono dovuti alla differente azione
gravitazionale che i diversi corpi del Sistema Solare esercitano sulla Terra, in spazi e tempi
diversi.
IL MOTO DI TRASLAZIONE
Il Sole e, conseguentemente, l’intero Sistema solare si dirige verso un punto della Sfera
celeste, detto apice, che si trova in prossimità della Costellazione di Ercole, alla velocità di
19,4 km/h.
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Prove della rotazione terrestre.
1. apparente spostamento diurno dei corpi celesti da Est verso Ovest.
A prima vista questo spostamento potrebbe essere visto come:
a. movimento di rotazione degli astri attorno alla Terra
b. rotazione in senso contrario (WE) della Terra su se stessa
Dato che i corpi celesti non sono fissati su una sfera, ma si trovano a distanze diverse
da noi, bisognerebbe ammettere che siano dotati di una velocità lineare esattamente
proporzionale alle distanze dall’asse terrestre, in modo da muoversi tutti insieme
solidalmente. Perciò è molto più semplice ammettere che sia la Terra a ruotare attorno
al proprio asse.
4. esperienza di Foucault.
Foucault sospese alla cupola del Pantheon un pendolo costituito da un filo lungo 68 m a
cui era sospesa una sfera pesante 30 kg, affinché le oscillazioni del pendolo potessero
continuare per alcune ore. Alla sfera applicò un’asticina che sfiorava una grande disco
posto sul pavimento, cosparso di sabbia. Dai segni che l’asticina lasciava si poté
osservare che il piano delle oscillazioni pendolari girava a poco a poco in senso orario.
Se il pendolo fosse collocato al polo, isolandolo dal sistema inerziale della Terra, esso
compirebbe un giro di 360° in un giorno, mentre all’equatore non si muoverebbe affatto,
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poiché la Terra non compie alcuna rotazione attorno all’asse equatoriale. A Parigi, ad
una latitudine intermedia, il pendolo impiega 32 ore ca. per compiere un giro completo.
5. variazione della accelerazione di gravità con la latitudine.
Oltre ad essere un effetto dello schiacciamento polare della Terra, è una conseguenza
della forza centrifuga dovuta alla rotazione.
La forza centrifuga, alla quale sono sottoposti tutti i corpi che si trovano sulla superficie
terrestre, è perpendicolare all’asse di rotazione della Terra ed è diretta verso l’esterno.
Fc = m x 2 x R
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A causa della forma pressoché sferica della Terra, i raggi solari, che cadono paralleli
alla superficie del pianeta, illuminano in ogni istante solo la parte di superficie terrestre
che è rivolta verso il Sole, lasciando all’oscurità tutti i punti della parte opposta.
Distinguiamo, quindi, in un giorno (= tempo dell’intera rotazione della Terra, più breve
rispetto al tempo della rivoluzione attorno al Sole):
a. dì: periodo di illuminazione della superficie terrestre.
b. notte: periodo di oscurità della superficie terrestre.
L’emisfero illuminato è diviso dall’altro da un circolo d’illuminazione, che presenta una
fascia di una certa ampiezza: per questo motivo il passaggio dal dì alla notte non è
brusco, ma graduale. L’atmosfera, penetrabile da parte dei raggi solari, permette alla
luce di giungere sulla superficie terrestre prima che il Sole appaia sul piano
dell’orizzonte: si assiste, così, a fenomeni come la riflessione, la rifrazione e la
diffusione, che danno origine alle aurore e ai crepuscoli, la cui durata aumenta nelle
regioni polari e nei periodi invernali.
In realtà, dalla superficie terrestre, noi vediamo che il Sole percorre un circolo massimo chiamato
Eclittica, che attraversa in successione le dodici costellazioni dello Zodiaco (da gennaio a dicembre:
Capricorno, Acquario, Pesci, Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione,
Sagittario).
Prove che dimostrano l’effettiva esistenza di un moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole:
1. analogia con altri pianeti del sistema solare
2. periodicità annua di alcuni gruppi di stelle cadenti
3. aberrazione della luce proveniente dagli astri: spostamento apparente (rilevabile
nell'osservazione astronomica) della posizione di una stella o di un altro oggetto celeste,
dovuto alla composizione delle velocità della luce e della Terra. Se la Terra non fosse in
movimento, la direzione di puntamento di un telescopio indicherebbe la direzione reale in
cui si trova una data stella. Poiché però la Terra si muove, nel sia pur brevissimo intervallo
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di tempo in cui la luce percorre la distanza fra l'obiettivo e il piano focale, il telescopio si
sposta e l'immagine della stella non cade più al centro. Per ripristinare l'allineamento con la
stella, il telescopio va inclinato di un certo angolo (circa 20’’) α di aberrazione (compreso tra
la direzione reale e quella apparente), puntandolo in una direzione che non è esattamente
quella in cui si trova la stella.
La Terra è soggetta a un moto orbitale attorno al Sole, che causa una aberrazione annua, e a
un moto di rotazione attorno al proprio asse, che causa una aberrazione diurna, di entità assai
minore della prima poiché il moto di rotazione è molto più lento di quello di rivoluzione.
4. Teniamo presente che
l’asse terrestre è inclinato di 66° 33’ rispetto al piano dell’orbita
se si considerano tempi non troppo lunghi esso si mantiene costantemente parallelo a
se stesso durante l’intero tragitto che la Terra compie intorno al Sole.
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Le stagioni astronomiche, che risultano naturalmente invertite nei due emisferi, sono i
periodi di tempo compresi tra un equinozio e il solstizio successivo o tra un solstizio e
l’equinozio successivo. Esse sono così delimitate:
Emisfero boreale Emisfero australe dal/al durata
Autunno 21 marzo / 21 giugno 92d 21h
Primavera
Estate Inverno 21 giugno / 23 sett. 93d 9h
Autunno Primavera 23 sett./ 22 dic. 90d circa
Inverno Estate 22 dic./ 21 marzo 89d circa
Pertanto, nel nostro emisfero, il semestre primavera-estate è più lungo di circa una settimana
rispetto al semestre autunno-inverno in quanto in tale periodo la Terra, trovandosi in afelio, rallenta
in base alla II legge di Keplero.
Le stagioni astronomiche non coincidono del tutto con le stagioni meteorologiche, cioè
con il reale andamento del tempo meteorologico e del clima, che noi percepiamo: questo
fenomeno accade perché l’atmosfera, la litosfera e l’idrosfera terrestri immagazzinano e
cedono il calore in variabili intervalli di tempo, impedendo così di percepire
immediatamente la variazione dell’inclinazione dei raggi solari.
Convenzionalmente si è stabilito che le stagioni meteorologiche iniziano il primo giorno
del mese in cui cade l’equinozio o il solstizio di quelle astronomiche corrispondenti.
Ad avere un’importanza particolare per le condizioni di illuminazione e inclinazione dei
raggi solari nel corso dell’anno sono i due tropici e i due circoli polari: essi dividono
idealmente la superficie terrestre in 5 zone astronomiche, caratterizzate da diverse
condizioni di riscaldamento:
Limitata a nord da Limitata a sud da
Nome della zona
astronomica
torrida o intertropicale: tropico del cancro tropico del capricorno
temperata boreale: circolo polare artico tropico del cancro
temperata australe: tropico del capricorno circolo polare antartico
calotta polare artica: polo nord circolo polare artico
calotta polare antartica: circolo polare antartico polo sud
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