VOCCA
Il diritto commerciale
Il termine “diritto commerciale” deriva etimologicamente da “diritto del commercio”, e
cioè diritto degli atti, delle attività e dei fenomeni commerciali.
Il diritto del commercio nasce approssimativamente nel basso medioevo, creato dalle
circostanze concrete nelle quali si trovavano ad operare i mercanti del tempo; consisteva
fondamentalmente in usi e consuetudini interne alle varie associazioni di categoria
(corporazioni).
Il diritto commerciale è costituito da una serie di norme applicate a chi pone in essere una
serie di attività. Esso trae origine dal diritto privato, ma è un diritto speciale e pertanto le
sue norme prevalgono su quelle del diritto privato, dalle quali si discostano e sono in
antitesi, lasciando prevalere la sostanza sulla formalità.
Verso la fine dell’800 ( 1885) si ha la creazione di due codici, civile e del commercio,
ponendo l’attenzione sulle attività del commerciante. Dal 1942 esiste il Codice Civile con
all’interno le norme del codice commerciale: qui l’attenzione è invece focalizzata sulla
figura dell’imprenditore, quindi non più sulle sue attività. E’ questa l’impostazione
oggettiva del legislatore che ha voluto dare all’interprete la possibilità di adattare la
norma a seconda del contesto storico e delle circostanze che si prospettano nel corso del
tempo (norma aperta).
L’Art. 41 della Costituzione ci dice che esiste la libera iniziativa economica privata.
L’imprenditore
Art. 2082 “E’ imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. “
I requisiti minimi essenziali
- “professionalmente”: l’attività deve essere svolta in modo non saltuario, con
continuità e senza interruzione ( lo stabilimento balneare è legato ovviamente
alla stagionalità).
- “attività economica” : l’attività deve essere esercitata con metodo economico,
per avere quantomeno un pareggio tra costi e ricavi.
La dottrina prevalente non ritiene il motivo di lucro fondamentale per la qualifica di
imprenditore perché, secondo Campobasso esistono enti pubblici non economici che
erogano servizi senza scopo di lucro, e società cooperative, mutualistiche che
distribuiscono gli utili all’interno delle società stesse.
- “ organizzata “ : con l’insieme dei fattori produttivi, lavoro e capitale; alcune
attività utilizzano l’uno o l’altro fattore ( lavanderie industriali, informatica,
investimenti, commissari di borsa). Laddove prevale l’attività manuale primaria
non c’è organizzazione di fattori produttivi, non c’è imprenditore.
Anche le attività finalizzate ad un solo affare, come ad esempio quelle delle società di
progetti o per la costruzione di ponti, rientrano nel concetto di attività imprenditoriale, in
quanto vi è una interpretazione della norma non letterale.
L’attività imprenditoriale è fallibile, a differenza di quelle che non rientrano in questa
classificazione.
Impresa illegale e impresa immorale
La terminologia si riferisce al rapporto che c’è alla base.
L’impresa illegale è una impresa sorta anche senza qualche autorizzazione o
concessione.
L’impresa immorale è l’impresa il cui fine danneggia, è in contrasto con l’ordine
pubblico.
L’Imprenditore è una categoria generale, con un suo Statuto generale ( azienda, tutela
segni distintivi, concorrenza), al cui interno troviamo la categoria speciale di
Imprenditore commerciale, con un suo Statuto speciale; vi sono poi sottocategorie che
definiscono chi invece non è imprenditore commerciale.
IMPRENDITORE
IMPRENDITORE
COMMERCIALE
PICCOLI
IMPRENDITORI
L’imprenditore commerciale
Art. 2195 Imprenditori soggetti a registrazione “Sono soggetti all’obbligo
dell’iscrizione nel registro delle imprese gli imprenditori che esercitano:
- un’attività industriale diretta alla produzione di beni e di servizi;
- una attività intermediaria nella circolazione dei beni;
- una attività di trasporto per terra, per acqua, per mare o per aria;
- una attività bancaria o assicurativa;
- altre attività ausiliarie delle precedenti. “
I patti parasociali sono accordi tra soci (detti anche sindacati azionari), in base ai quali
si stabilisce un comportamento comune per influenzare la vita della società.Si
differenziano dai patti sociali che espressi nello statuto, vincolano tutti i soci incidendo
sul funzionamento della società. Si distinguono tre tipi:
- sindacati di voto: i soci si accordano in anticipo per votare nell’assemblea;
- sindacati di blocco: si limita il trasferimento delle azioni ai terzi;
- sindacati di acquisto: si concorda l’acquisto di azioni.
Fino all’inizio del 1997 era previsto per le società l’iscrizione presso la Cancelleria del
tribunale. Con la riforma del 1993, ogni capoluogo di provincia ha una sua Camera di
commercio, dove un responsabile si occupa della tenuta dei Registro delle imprese, che
presenta due sezioni:
- sezione Ordinaria: vengono registrati atti o fatti che riguardano gli imprenditori
commerciali, le società, gli enti pubblici economici e i consorzi con attività
esterna; l’iscrizione è obbligatoria e ha valore di pubblicità legale;
- sezione Speciale: sono tenuti facoltativamente atti o fatti che non riguardano gli
imprenditori commerciali, ma piccoli imprenditori, agricoli e artigiani;
l’iscrizione è facoltativa ed ha efficacia di pubblicità notizia.
Nell’ambito della pubblicità legale si distinguono tre principali funzioni o valenze che
hanno diversa efficacia:
funzione dichiarativa: serve a rendere opponibile a terzi in via assoluta atti e fatti, ossia i
terzi non possono dire di non conoscere quanto iscritto nel registro delle imprese;
funzione costitutiva: senza l'iscrizione nel registro delle imprese la società non esiste,
non è legittimata a compiere atti (è il caso delle società di capitali, la cui iscrizione è
necessaria affinché la stessa costituzione o qualsiasi variazione che interviene
successivamente possa essere considerata esistente);
funzione normativa: serve a rendere applicabile un certo tipo di norme alla società che si
iscrive (una società in nome collettivo non è tenuta all'iscrizione ma se si iscrive può
usufruire di tutte le norme sulle snc, altrimenti si applicano le norme meno favorevoli
della società semplice).
Art. 2189 Modalità dell’iscrizione “ Le iscrizioni nel registro sono eseguite su domanda
sottoscritta dall’interessato. Prima di procedere all’iscrizione, l’ufficio del registro deve
accertare l’autenticità della sottoscrizione e il concorso delle condizioni richieste per
legge per l’iscrizione. Il rifiuto dell’iscrizione deve essere comunicato con raccomandata
al richiedente. Questi può ricorrere entro otto giorni dal giudice del registro che provvede
con decreto.”
Per quanto riguarda l’autenticità dell’iscrizione, è necessaria una scrittura pubblica dal
notaio oppure una scrittura privata con firme autenticate da un ufficiale giudiziario o
notaio.
Vi è una vigilanza sull’ufficio preposto da parte di un giudice che viene obbligato dal
Presidente del Tribunale.
3) Rappresentanza commerciale
Le società o i medi imprenditori necessitano obbligatoriamente di una serie di soggetti
che coadiuvano le loro azioni, che agiscono in nome e per conto. Il legislatore ha inteso
facilitare l’imprenditore commerciale nella scelta di questi soggetti.
Coloro i quali possono definirsi imprenditore commerciale hanno la possibilità di
utilizzare collaboratori e ausiliari conferendo loro ( atto di proposizione) un determinato
potere senza mandati o procure. Per il solo fatto di essere qualificati tali, gli derivano
diritti e doveri; per la posizione loro assegnata nell’impresa , sono destinati ad entrare
stabilmente in contatto con i terzi ed a concludere affari per l’imprenditore. Questi
soggetti devono essere indicati nell’atto costitutivo o in corso.
Institore - E’ institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio dell’impresa o di una
sede secondaria o di un ramo particolare della stessa. E’ nel linguaggio comune, il
direttore generale dell’impresa o di una filiale o di un settore produttivo. E’ un sottoposto
dell’imprenditore e può anche essere un soggetto esterno all’impresa. Esso ha un potere
di carattere generale e una rappresentanza sostanziale e processuale.
L’institore è tenuto, congiuntamente con l’imprenditore, all’adempimento degli obblighi
di iscrizione nel registro delle imprese, e alla tenuta delle scritture contabili dell’impresa
o della sede cui è preposto. Ed in caso di fallimento dell’imprenditore troveranno
applicazione nei confronti dell’institore le sanzioni penali a carico del fallito;fermo
restando che solo l’imprenditore potrà essere dichiarato fallito e solo l’imprenditore sarà
esposto agli effetti personali e patrimoniali del fallimento.
Anche in mancanza di espressa procura ,l’institore può compiere in nome
dell’imprenditore tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa (rappresentanza
sostanziale), ma non può vendere o affittare l’impresa o cambiare l’oggetto dell’attività.
Inoltre gli è vietato alienare o ipotecare i beni immobili del proponente, se non è stato a
ciò espressamente autorizzato. Caratterizza l’institore anche una eventuale
rappresentanza processuale, in quanto l’institore può stare in giudizio, sia come attore
(rappresentanza processuale attiva), sia come convenuto (rappresentanza processuale
passiva) per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è
preposto.
I poteri rappresentativi dell’institore possono essere ampliati o limitati dall’imprenditore.
Le limitazioni saranno però opponibili ai terzi solo se la procura originaria o il successivo
atto di limitazione siano stati pubblicati nel registro delle imprese. Mancando tale
pubblicità legale, la rappresentanza si reputa generale. Risponde personalmente con il
proprio patrimonio se non si qualifica ai terzi come institore che agisce per conto di.
Commessi dell’imprenditore -
Ai commessi sono affidate mansioni esecutive e materiali;a loro è riconosciuto potere di
rappresentanza dell’imprenditore anche in mancanza di specifico atto di
conferimento;potere però più limitato rispetto a quello degli institori e dei procuratori.
I commessi non possono esige il prezzo delle merci delle quali non facciano la consegna,
né concedere dilazioni o sconti che non siano d’uso; non hanno il potere di derogare alle
condizioni generali di contratto predisposte dall’imprenditore;non possono esigere il
prezzo fuori dei locali stessi né dentro l’impresa. A tutti i commessi è riconosciuta la
legittimazione a ricevere per conto dell’imprenditore le dichiarazioni che riguardano
l’esecuzione dei contratti ed i reclami relativi alle inadempienze contrattuali.
L’imprenditore può limitare o ampliare i poteri. Non è tuttavia previsto un sistema di
pubblicità legale;perciò le limitazioni saranno opponibili ai terzi solo se portate a
conoscenza degli stessi con mezzi idonei (ad esempio avvisi affissi nei locali di vendita ),
o se si prova l’effettiva conoscenza.
Le categorie di imprenditori
Le altre tipologie di imprenditore riguardano categorie residuali rispetto alla categoria
imprenditore in generale e maggiormente rispetto a quella di imprenditore commerciale.
La distinzione viene fatta in base all’oggetto dell’attività e al concetto quantitativo.
Art. 2083 Piccoli imprenditori “ Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del
fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano una attività
professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della
famiglia.”
Da quanto sopra enunciato si evidenzia l’elemento qualificante fondamentale: “…
prevalentemente con il lavoro proprio”, condizione da verificare, eventualmente in
concreto, attraverso l’individuazione del dato fattuale (analisi), dove si evince che
l’imprenditore in questione esercita prevalentemente con il proprio lavoro e quindi non
gli si può applicare lo statuto dell’imprenditore commerciale, di conseguenza non può
essere soggetto a fallimento.
L’Artigiano
Posizione prevista nell’ambito dei piccoli imprenditori, e definita dalla Legge quadro 85
n.443.
La legge quadro del 1985 , che ha abrogato la L. 860 del 1956,ccontiene una propria
definizione dell’impresa artigiana, basata:
a) sull’oggetto dell’impresa, che può essere costituito da qualsiasi attività di produzione
di beni, anche semilavorati, o di prestazioni di servizi, sia pure con alcune limitazioni ed
esclusioni;
b) sul ruolo dell’artigianato nell’impresa , richiedendosi in particolare che esso svolga “in
misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo”
La legge del 1985 riafferma la qualifica artigiana delle imprese costituite in forma di
società di persone, si società a responsabilità limitata e di società cooperativa, purchè
ricorrano determinate condizioni. Il riconoscimento della qualifica artigiana in base alla
legge quadro non basta per sottrarre l’artigiano allo statuto dell’imprenditore
commerciale, è necessario che sia rispettato il criterio di prevalenza fissato dall’art
2083.
Sono soggetti ad una legislazione di vantaggio in merito ad agevolazioni fiscali inerenti
tutte le attività di trasmissione di conoscenze tecniche.
E’ bene sottolineare che le norme di settore non influiscono sulla qualifica giuridica che
viene interpretata dal Giudice laddove ci sono lacune.
L’Imprenditore agricolo
Art. 2135 Imprenditore agricolo “E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle
seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamenti di animali e attività
connesse” dove “si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o
all’alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell’esercizio normale
dell’agricoltura”.
Le attività agricole possono essere distinte in:
- attività agricole essenziali
- attività agricole per connessione
Per coltivazione del fondo , per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le
attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del
ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo ,
il bosco o le acque dolci, salmastre o marine (art 231, 2° comma, nuovo testo).
Ciclo biologico
In base alla nuova nozione la produzione di specie vegetali ed animali è sempre
qualificabile giuridicamente come attività agricola essenziale , anche se realizzata con
metodi che prescindono del tutto dallo sfruttamento della terra e dei suoi prodotti.
L’Impresa familiare
E’ impresa familiare l’impresa nella quale collaborano (anche attraverso il lavoro nella
famiglia) il coniuge, i parenti entro il terzo grado(fino ai nipoti) e gli affini entro il
secondo grado (fino ai cognati) dell’imprenditore: cosiddetta famiglia nucleare.
L’istituto, introdotto con la riforma del diritto di famiglia del 10975, è regolato dall’art
230 – bis Libro I del c.c.
Sul piano patrimoniale sono riconosciuti:
a) diritto al mantenimento, anche se non dovuto ad altro titolo
b) diritto di partecipare agli utili dell’impresa in proporzione alla quantità di lavoro
prestato nell’impresa o nella famiglia
c) diritto sui beni acquistati con gli utili e sugli incrementi di valore dell’azienda , anche
dovuti ad avviamento
d) diritto di prelazione sull’azienda in caso di divisione ereditaria o di trasferimento
dell’azienda stessa
Sul piano amministrativo, le decisioni in merito alla gestione straordinaria dell’impresa
(cessazione dell’impresa, impiego degli utili e degli incrementi) sono adottate, a
maggioranza , dai familiari che partecipano all’impresa stessa.
Il diritto di partecipazione è trasferibile solo a favore di altri membri della famiglia
nucleare e con il consenso unanime dei familiari già partecipanti, è inoltre liquidabile in
denaro (es il figlio si sposa).
L’impresa familiare resta un’impresa individuale:
a) i beni aziendali restano di proprietà esclusiva dell’imprenditore-datore di lavoro
b) i diritti patrimoniali dei partecipanti all’impresa familiare costituiscono semplici diritti
di credito nei confronti del familiare imprenditore
c) gli atti di gestione ordinaria rientrano nella competenza esclusiva dell’imprenditore
L’imprenditore agisce nei confronti dei terzi in proprio e non quale rappresentante
dell’impresa familiare e quindi imputabili solo a lui gli effetti degli atti posti in essere
nell’esercizio dell’impresa. In caso di fallimento fallisce solo il capo famiglia-datore di
lavoro.
L’Azienda
L’azienda è l’istituto tipico del diritto commerciale, alla quale si applica la disciplina
speciale derogatoria del diritto comune.
Art. 2555 Nozione di Azienda “L’azienda è il complesso dei beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.”
Il complesso dei beni, materiali e immateriali, dei fattori produttivi universali, i quali
perdono la loro individualità.
Nell’azienda l’imprenditore organizza il complesso dei beni in modo tale che essi però
acquistano un valore aggiunto che si chiama avviamento, ovvero l’attitudine dei beni a
produrre ricchezza. Il valore dell’azienda è misurato dall’organizzazione del complesso
dei beni.
L’attitudine a consentire la realizzazione di un profitto è detto avviamento e di regola
dipende sia da fattori oggettivi sia da fattori soggettivi.
L’ avviamento oggettivo quello ricollegabile ai fattori che permangono anche se muta il
titolare dell’azienda in quanto insiti nel coordinamento esistente fra i diversi beni (si
pensi ad esempio alla capacità di un complesso industriale di consentire una produzione a
costi competitivi sul mercato).E’ riferito ai beni complessivi che producono ricchezza.
Si definisce avviamento soggettivo quello dovuto all’abilità operativa dell’imprenditore
sul mercato ed in particolare alla sua abilità nel formarsi, conservare ed accrescere la
clientela. In altre parole, il complesso dei beni produce un ulteriore valore aggiunto
collegato allo specifico imprenditore che li ha organizzati, legati al valore, alla qualifica
della persona.
La circolazione dell’azienda
L’azienda può essere venduta, conferita in società, donata e sulla stessa possono essere
altresì costituiti diritti reali (usufrutto) o personali (affitto) di godimento a favore di terzi.
Le forme da osservare nel trasferimento dell’azienda sono fissate dall’art 2556.
I contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o la concessione in
godimento dell’azienda devono essere provati per iscritto, cioè sono validi solo se
stipulati con la forma scritta. Infine, per tutte le imprese soggette a registrazione è oggi
prescritto che i relativi contratti di trasferimento devono essere iscritti nel registro delle
imprese nel termine di trenta giorni. Per ottenere l’iscrizione è necessario che il contratto
sia redatto per atto pubblico o scrittura privata autenticata. La scelta di una delle due
forme dipende dalla tipologia di beni dell’impresa: per i beni immobili è d’obbligo l’atto
pubblico.Solo l’iscrizione nella sezione ordinaria, se dovuta, produce tuttavia gli effetti di
pubblicità legale (opponibile a terzi).
La vendita dell’azienda
Art. 2557 Divieto di concorrenza
Per tutelare il soggetto che acquista l’azienda, il legislatore obbliga il cedente ad evitare
la concorrenza per massimo 5 anni ( divieto temporale). I due soggetti possono però
accordarsi in modo diverso, quindi si parla in questo caso di divieto relativo in quanto
può essere derogato dalle parti.
Chi aliena un’azienda commerciale deve astenersi, per un periodo massimo di 5 anni dal
trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che possa comunque “per l’oggetto,
l’ubicazione o altre circostanze” sviare la clientela dall’azienda ceduta (art 2557)
Se l’azienda è agricola , il divieto opera solo per le attività ad essa connesse e sempre che
rispetto a tale attività sia possibile sviamento della clientela.
Il divieto è applicabile non solo alla vendita volontaria di azienda, ma altresì quando la
vendita è coattiva. Il divieto graverà perciò in testa all’imprenditore fallito nel caso di
vendita in blocco dell’azienda da parte degli organi fallimentari. In sede di divisione
ereditario o nello stabilire la quota di liquidazione spettante a ciascun socio (in sede di
scioglimento della società) si tiene di regola conto anche del valore di avviamento dovuto
alla clientela. Non è perciò senza fondamento l’applicazione del divieto di concorrenza a
favore dell’erede o del socio che subentra nell’azienda ed a carico degli altri eredi o degli
altri soci.
Art. 2558 Successione nei contratti aziendali
Questa avviene in modo automatico, ex legge, per tutelare l’acquirente nella
prosecuzione dell’attività. L’eccezione riguarda il caso in cui il terzo ceduto, cioè il
fornitore può, se sussiste giusta causa, recedere dal contratto. Gli effetti si producono
immediatamente dopo dimostrazione del contenzioso.
Il trasferimento dell’azienda non consiste solo nel trasferimento della proprietà di beni
aziendali. Esso comporta , se non è pattuito diversamente, anche la cessione
all’acquirente dell’azienda, dei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda stessa che
non abbiano carattere personale. Il terzo contraente si troverà, in caso di trasferimento
dell’azienda, indipendentemente da ogni concorso della sua volontà, ad essere vincolato,
per contratto , nei confronti di un soggetto diverso dall’originario contraente.
Egli si potrà sciogliere dal contratto solo provando l’esistenza di una giusta causa di
recesso , entro 3 mesi dalla notizia di trasferimento. Per quanto riguarda il trasferimento
dei contratti personali è necessario che vi sia un’espressa pattuizione contrattuale fra
alienante ed acquirente dell’azienda, sia il consenso del contraente ceduto.
Art. 2559 Cessione del credito
La cessione dei crediti relativi all’azienda ceduta , anche in mancanza di notifica al
debitore o di sua accettazione, ha effetto nei confronti dei terzi, dal momento
dell’iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese.
Art. Cessione del debito
In questo caso è necessario l’assenso dei creditori per liberare l’alienante dai debiti ( il
cedente non ne viene liberato). Se i debiti risultano dai libri contabili obbligatori risponde
anche l’acquirente dell’azienda.
Per i debiti inerenti all’azienda sorti prima del trasferimento è stato, mantenuto fermo il
principio generale secondo il quale non è ammesso il mutamento del debitore senza il
consenso del creditore. Anche se manca un patto di accollo, l’acquirente di un’azienda
commerciale (ma non di un’azienda agricola o di una piccola impresa) risponde in solido
con l’alienante nei confronti dei creditori che non abbiano consentito alla liberazione di
quest’ultimo. La responsabilità ex lege dell’acquirente sussiste però solo per i debiti
aziendali che risultano dai libri contabili obbligatori.
Le Società
Il termine si riferisce ad un agire in comune per la realizzazione di una determinata
attività commerciale e non finalizzata alla produzione di beni e servizi.
Il concetto di società è un concetto metagiuridico (che supera), in quanto organizzazione
sociale che prescinde dalle singole individualità, e al quale l’ordinamento giuridico ha
dato regole a tutela degli interessi delle parti coinvolte.
Dalla “societas” romana, nella quale ognuno conservava la propria individualità ed era
responsabile personalmente, si arriva man mano al concetto di società moderno.
Nel basso Medioevo, intorno al 1100/1200, assume grande rilevanza la tutela degli
interessi dei commercianti, per la crescente esigenza di una gestione collettiva.
Con la scoperta delle Americhe nel 1492, si sente ancor di più l’esigenza del mercante ad
essere tutelato per i maggiori rischi a cui è soggetto tutto il suo patrimonio.
A limitare la responsabilità patrimoniale dei commercianti ci pensa il sovrano con la
garanzia di esonero dal rischio patrimoniale ( prerogativa regale). Successivamente, in
Inghilterra, nasce la prima Compagnia delle Indie, alla quale la regina Elisabetta I
d'Inghilterra accorda una "carta" o patente reale che le conferisce per 21 anni
il monopolio del commercio nell'Oceano Indiano. Prima Società anonima, sarebbe
divenuta l'impresa commerciale più potente della sua epoca.
Società anonima è il modo in cui gli ordinamenti vigenti in molti paesi definiscono
una società di capitali, o quantomeno quelle società di capitali che hanno una tale
frammentazione del pacchetto sociale da essere di fatto anonime, ovvero non
riconducibili a una proprietà unica e stabile. La riforma del codice civile
italiano del 1942 ha soppresso la locuzione "società anonima", introducendo la
distinzione tra società per azioni e società a responsabilità limitata.
Prima della riforma del Diritto Societario del 2003 riguardante le sole società di capitali,
si è avuta la legge risparmio del 74 con la creazione di azioni di risparmio e la disciplina
delle società quotate, legge poi consacrata definitivamente con il Testo Unico sulla
Finanza del 1998.
Il sistema legislativo
Le società sono organizzazioni di persone e di mezzi create dall’autonomia privata per
l’esercizio in comune di un’attività produttiva.
I tipi di società previsti sono:
1. società semplice
2. società in nome collettivo
3. società in accomandita semplice
4. società per azioni
5. società in accomandita per azioni
6. società a responsabilità limitata
7. società cooperativa
8. società di mutua assicurazione
A partire dal 2006 si aggiunge la società cooperativa europea. Le ss,snc,sas sono definite
società di persone, mentre le srl, spa sono invece definite società di capitali.
Il contratto di società
Art. 2247 Contratto di società
“Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio
in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.”
Dal 1993 questa possibilità è stata eccezionalmente prevista dapprima per le srl e
successivamente nel 2003 anche per le spa, che pertanto possono essere costituite anche
con atto unilaterale.
In generale, la società è un organismo sociale a cui l’ordinamento riconosce una
particolare disciplina e un certo grado di autonomia patrimoniale – perfetta o imperfetta.
In quanto organismo sociale vi rientrano anche situazioni fattuali che non rientrano
nell’ordinamento giuridico, ma che emergono in circostanze patologiche:
società apparente – è da considerarsi come una creazione giurisprudenziale, ossia
costituitasi nel momento in cui i soci costituiscano rapporti giuridici con i terzi, La
giurisprudenza, per tutelare nel modo più completo possibile i terzi, afferma che il
comportamento esterno che ingeneri nei terzi il ragionevole affidamento che società vi
sia, comporta l’applicazione della disciplina della società, con il conseguente fallimento
di questa e dei suoi apparenti soci , anche in mancanza di atto formale;
società di fatto - per la costituzione di una società semplice non è necessario l’atto scritto.
Il contratto si può perfezionare anche attraverso fatti concludenti.
La società che si genera è regolata dalle norme della società semplice se l’attività non è
commerciale, o dalle norme della società in nome collettivo se vi è una attività
commerciale;
società occulta - è una società costituitasi con l'espressa volontà di non apparire
all'esterno; questa mancata manifestazione all'esterno non impedisce ai terzi di
invocare la responsabilità della società occulta e dei suoi componenti, a patto che i terzi
provino l'esistenza del contratto di società e che gli atti del soggetto agente siano riferibili
alla società stessa; appurato il fallimento, viene esteso a tutta la società e anche ai soci.
Il conferimento
Oggetto del conferimento secondo l’art. 2247 possono essere beni o servizi quindi
denaro, beni in natura, prestazioni di attività lavorativa (seppure non possibile in tutte le
società). Si applica alle società di persone e dopo la riforma del 2003 nelle società a
responsabilità limitata. Mentre per le società per azioni ha espressamente stabilito che
non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni d’opera o di servizio.
Se non c’è un atto costitutivo si presume sia in denaro, ma può essere un qualsiasi
elemento valutabile economicamente, quale un bene, una licenza, un credito, prestazioni
di servizi, di fare o non fare ( non previste per le società di capitale), tutti comunque
strumenti utilizzabili per il funzionamento e lo scopo dell’impresa. Il conferimento non è
più oggetto della disponibilità del soggetto perché diventa proprietà e disponibilità del
modello societario.
I conferimenti non devono necessariamente essere uguali tra i soci, così come la divisione
degli utili non deve necessariamente essere proporzionale al conferimento.
Patrimonio e Capitale
Il patrimonio sociale è il complesso dei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo
alla società. Esso è inizialmente costituito dai conferimenti eseguiti o promessi dai soci;
successivamente subisce continue variazioni qualitative e quantitative in relazione alle
vicende economiche della società.
La consistenza del patrimonio sociale (attività e passività) è accertata periodicamente
attraverso la redazione annuale del bilancio di esercizio. E si definisce patrimonio netto la
differenza positiva fra attività e passività. Il patrimonio sociale (meglio: l’attivo
patrimoniale) costituisce la garanzia principale od esclusiva dei creditori della società.
Il capitale sociale è il valore in denaro dei conferimenti apportati dai soci all’atto
costitutivo. Indica il valore delle attività patrimoniali che i soci si impegnano a non
distrarre dall’attività di impresa per tutta la durata della società, cioè la cifra del capitale
sociale non distribuibile fra i soci (cd capitale reale).
Il capitale sociale nominale assolve poi anche un funzione organizzativa, in tutte le
società è termine di riferimento per accertare periodicamente –tramite il bilancio di
esercizio – se la società ha conseguito utili o subito perdite.
Nelle società di capitali il capitale sociale nominale funge anche da base di misurazione
di alcune fondamentali situazioni soggettive dei soci, sia di carattere amministrativo
(diritto di voto), sia di carattere patrimoniale (diritto agli utili ed alla quota di
liquidazione). Tali diritti spettano infatti a ciascun socio in misura proporzionale alla
parte del capitale sociale sottoscritto.
Esso è un valore storico in quanto non cambia nel corso della vita della società. Ha
funzione vincolistica poiché vincola i valori dell’attivo come garanzia patrimoniale
supplementare in quanto stabilmente destinato all’attività sociale e non distribuibile.
Esso è organizzativo nel senso che è rilevante nel verificare se la società ha conseguito
utili o perdite. Indica la misura di partecipazione nei rapporti tra i soci e indirettamente i
loro diritti all’interno della compagine sociale.
Diritto patrimoniale: utili
Diritto amministrativo: voto, impugnare delibere, ecc.
Autonomia patrimoniale
Le società di persone (S.S. - S.N.C. - S.A.S.) sono caratterizzate da autonomia
patrimoniale imperfetta e responsabilità solidale, illimitata e sussidiaria dei soci. La
responsabilità dei soci nei confronti delle obbligazioni sociali è:
1. illimitata, perché per le obbligazioni sociali i soci rispondono non solo nei limiti
della quota conferita, ma anche con tutto il patrimonio personale.
2. solidale, in quanto i creditori della Società possono rivalersi per l'intero
ammontare del loro credito sul patrimonio di uno qualsiasi dei soci.
3. sussidiaria, perché essa scatta solo se il patrimonio sociale è insufficiente a
pagare i creditori della Società (i Soci godono quindi del beneficio della
preventiva escussione dei beni sociali). Tale beneficio opera poi con diverso
grado di intensità a seconda che si tratti di società semplice o di società in nome
collettivo o società in accomandita semplice: soltanto negli ultimi due modelli,
infatti, il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale opera
automaticamente, ponendosi cioè come una condizione di procedibilità
dell'azione esecutiva nei riguardi del socio (con relativo onere, per il creditore
sociale, di provare l'insufficienza del patrimonio sociale già aggredito). Nel caso
di società semplice, invece, il creditore può immediatamente agire nei confronti
del socio, il quale può solo paralizzare l'azione con un'eccezione volta a
dimostrare che esistono altri beni sociali sui quali il creditore può "agevolmente
soddisfarsi".
La società semplice
E’ il prototipo più semplice di società, con la caratteristica esclusiva di non svolgere
attività commerciale, ma attività agricole.
Non necessariamente deve essere iscritta al registro delle imprese e non è tenuta alle
scritture contabili obbligatorie.
Art. 2251 – Contratto sociale
“Nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle richieste
dalla natura dei beni conferiti.”
Non necessita di contratto scritto, vige la libertà di forma, e può essere modificato solo
con il consenso di tutti i soci, se non convenuto diversamente.
Art 2253 – Conferimenti
I conferimenti possono essere di qualsiasi tipo, determinati liberamente dai soci nell’atto
costitutivo. Se nulla è previsto si presume debbano essere in parti uguali.Vi è scollamento
tra capitale e patrimonio.
Art. 2254 – Garanzia e rischi dei conferimenti
Nel trasferimento d’azienda vale il principio consensualistico, con proposta e
accettazione, e il rischio è a carico dell’acquirente, come previsto dalle norme sulla
vendita..
Art. 2257 – Amministrazione disgiuntiva
Se nulla è previsto l’amministrazione spetta disgiuntivamente a più soci, ciascun socio
amministratore ha diritto ad opporsi ad una operazione che un altro voglia compiere
prima che sia compiuta; il socio oppositore può effettivamente impugnare un determinato
atto posto in essere che si sviluppa in un dato arco temporale ( contratto di
somministrazione). La maggioranza dei soci, determinata secondo la parte attribuita a
ciascun socio negli utili, decide sull’opposizione.
Art. 2258 – Amministrazione congiuntiva
Deve essere espressamente prevista nello statuto. Se l’amministrazione spetta
congiuntamente a più soci, è necessario il consenso unanime dei soci amministratori per
tutte le operazioni poste in essere, oppure il consenso della maggioranza dei soci (se
evidenziato nello statuto), amministratori e non amministratori.
I singoli amministratori non possono compiere da soli alcun atto, salvo che vi sia urgenza
di evitare un danno alla società.
L’amministratore non può essere esterno poiché si verificherebbe uno scollamento tra
potere e responsabilità ( aspetto giuridico), per il rischio di eludere l’autonomia
patrimoniale escludendo la responsabilità.
I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle nome sul mandato; come
principio cardine essi devono avere un comportamento diligente, da buon padre di
famiglia.
Ogni socio ha diritto alla sua parte degli utili dopo l’approvazione del rendiconto.
Art. 2265 – Patto leonino
Divieto di esclusione di uno o più soci da ogni partecipazione agli utili o alle perdite.
Art. 2266 – Rappresentanza della società
La rappresentanza spetta a ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che
rientrano nell’oggetto sociale. Qualsiasi modifica o limitazione deve essere messa per
iscritto.
Art. 2267 – Responsabilità per le obbligazioni sociali
La responsabilità per le obbligazioni sociali è di tutti i soci che hanno agito in nome e per
conto della società e, salvo patto contrario, degli altri soci. Il patto deve essere portato a
conoscenza dei terzi, con notifica, visto, comunicazione, altrimenti non è opponibile a
coloro che non ne hanno avuto conoscenza.
Beneficio di escussione
Il creditore sociale può escutere direttamente il patrimonio dei soci a meno che il socio
non indichi al creditore i beni della società sui quali si può facilmente soddisfare.
Art. 2270 – Creditore particolare del socio
Finché dura la società, può avvalersi sugli utili, può compiere atti conservativi
( sequestro) sulla quota sociale per blindarla affinché non venga trasferita. La quota deve
essere liquidata entro tre mesi.
Se viene meno uno dei soci, gli altri possono decidere se cessare o continuare l’attività
anche senza il socio debitore.
L’imprenditore occulto
L' imprenditore occulto è un imprenditore che non agisce direttamente nella propria
attività, ma tramite un prestanome. In tale modo riesce a compiere l'attività d'impresa pur
non apparendo come colui che la esercita.
Questa figura, creata dalla giurisprudenza, permette di associare l'imprenditore occulto
al fallimento, in quanto obbligato in solido col prestanome, pur non avendone i requisiti
formali. Tra imprenditore occulto e imprenditore apparente giuridicamente c'è un
contratto di mandato senza rappresentanza e l'imprenditore occulto è il mandante mentre
l'imprenditore apparente è il mandatario. L'imprenditore occulto mette i soldi per l'attività
d'impresa, prende le decisioni aziendali e incassa gli utili, l'imprenditore apparente, che di
solito è nullatenente, esegue le decisioni e viene pagato con una somma fissa mensile.
Finché le cose vanno bene non ci sono problemi, ma quando vanno male la faccenda
diventa seria per i creditori dell'imprenditore apparente perché quest'ultimo è
nullatenente. Può però verificarsi il caso che i creditori scoprano che tutta l'impresa era in
realtà gestita dall'imprenditore occulto; se ciò avviene ci si chiede se i creditori possono
rivalersi nei confronti dell'imprenditore occulto.
- Strutture sociali organizzate per uffici, cioè con organi che hanno un
determinato compito specifico ( organo deliberativo, organo di gestione
amministrativa e organo di controllo).
- Libera trasferibilità delle quote/azioni per poter prontamente monetizzare
il proprio conferimento (salvo specifiche eccezioni).
- La persona è irrilevante, conta il denaro.
- Deve necessariamente esistere un capitale: per le Spa di almeno 120 mila
euro, e per le srl di almeno 10 mila.
- La possibilità di realizzare questo modello societario da una sola persona (
dal 1993 prevista la srl unipersonale, dal 2003 istituita la Spa
unipersonale).
Il socio unipersonale vuole tutelare il proprio patrimonio ( non fallisce), e decidere da
solo, ma deve rispettare alcuni requisiti:
- la denominazione sociale deve contenere il nome del socio per rendere
chiaro ai terzi il tipo di modello societario;
- l’unico socio deve sottoscrivere il capitale.
Dal Capo V del Cc, inerente le società per azioni, all’art. 2325 non si evince una
definizione specifica, ma emerge il concetto di responsabilità.
Dalla riforma del 2003 è stato aggiunto un altro articolo, il 2325bis che si riferisce alle
cosiddette società aperte, ovvero “società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio, con azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura
rilevante”. E’ stata dettata una specifica disciplina per le spa quotate in borsa, maggior
trasparenza della proprietà azionaria e più ampia informazione del mercato, certificazione
dei bilanci da pare di un’autonoma società di revisione, istituzione di un organo pubblico
di controllo “la CONSOB”
Spa
La costituzione della Spa avviene per atto pubblico, redatto da un notaio e iscrizione
dell’atto al R.I.. La stipulazione (o costituzione) può avvenire in modo simultaneo o per
pubblica sottoscrizione.
Nella costituzione simultanea l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che
assumono l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori). E tali soggetti
provvedono contestualmente all’integrale sottoscrizione del capitale sociale iniziale.
La costituzione presuppone la volontà di alcuni soggetti di voler esercitare una certa
attività imprenditoriale con la scelta di uno dei modelli societari. Il Notaio redige l’atto
costitutivo con allegato lo Statuto, il quale contiene regole e norme sul funzionamento
della società. In caso di contrasto tra una norma dell’atto costitutivo e una dello Statuto
prevale quella di quest’ultimo.
Nella costituzione per pubblica sottoscrizione, invece , si addiviene alla stipulazione
dell’atto costitutivo al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra
il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che
assumono l’iniziativa (promotori). Si tratta tuttavia di un procedimento desueto.
Art. 2328 - L’atto costitutivo
La spa può essere costituita per contratto o per atto unilaterale, nel caso in cui si abbia un
solo socio fondatore. In ogni caso, l’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico
a pena nullità della società.
L’atto costitutivo deve indicare:
1) le generalità dei soci e degli eventuali promotori, nonché il numero delle azioni
assegnate a ciascuno di essi,
2) la denominazione , e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi
secondarie.
La denominazione sociale può essere liberamente formata, ma deve contenere
l’indicazione di società per azioni, non può essere uguale o simile a quella già adottata da
altra società concorrente , quando ciò possa creare confusione.
La sede sociale è il luogo dove risiedono l’organo amministrativo e gli uffici direttivi
della società, ed individua l’ufficio del R.I. presso il quale deve avvenire l’iscrizione della
società.
3) l’oggetto sociale, cioè il tipo di attività economica che la società si propone di svolgere
4) l’ammontare del capitale sottoscritto e versato
5) il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le
modalità di emissione e circolazione
6) il valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in matura, semprechè vi siano
conferimenti di tale tipo
7) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
8) i benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori. Per i promotori
l’unico beneficio può essere costituito da una partecipazione agli utili che non può
superare complessivamente il 10% degli utili netti risultanti dal bilancio e non può avere
una durata superiore a 5 anni. I soci fondatori possono invece riservarsi anche altri
benefici.
9) Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri ,
indicando quali tra essi hanno la rappresentanza della società
10) Il numero dei componenti del collegio sindacale
11) La nomina dei primi amministratori e sindaci e, quando previsto, del soggetto che
dovrà esercitare il controllo contabile
12) L’importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a
carico della società
13) La durata della società, che può essere anche a tempo indeterminato. In tal caso , se le
azioni non sono quotate in un mercato regolamentato, i soci possono liberamente
recedere dalla società, decorso un periodo di tempo comunque non superiore ad un anno
dalla costituzione. Il socio deve dare un preavviso di almeno 180 giorni, che lo statuto
può allungare fino ad un anno.
Sovente si preferisce procedere alla redazione di due distinti documenti: l’atto costitutivo
e lo statuto. L’atto costitutivo è più sintetico, contiene la manifestazione di volontà di
costituire la società ed i dati fondamentali della costituenda società. Il secondo, più
analitico , contiene le regole di funzionamento della società.
Anche se forma oggetto di atto separato, lo statuto si considera parte integrante dell’atto
costitutivo.
Art. 2329 – Condizioni per la costituzione
La spa deve costituirsi con un capitale non inferiore a 120mila euro, salvo i casi in cui
leggi speciali impongono un capitale minimo più elevato (ad es soc bancarie e
finanziarie). Per procedere alla costituzione della spa è inoltre necessario che:
- il capitale sociale sia sottoscritto per intero
- che sia versato presso una banca il 25% dei conferimenti in danaro, o nel caso di
costituzione per atto unilaterale, il loro intero ammontare
- che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la
costituzione della società in relazione al suo particolare oggetto
I conferimenti in denaro devono essere versati prima della costituzione e restano vincolati
presso la banca fino al completamento del procedimento di costituzione. Essi possono
essere svincolati solo dagli amministratori e a condizione che provino l’avvenuta
iscrizione della società nel R.I.
I sottoscrittori hanno tuttavia diritto di rientrare in possesso delle somme versate se la
società non è iscritta nel R.I. , entro 90 giorni dalla stipulazione dell’atto costitutivo.
Decorso tale termine l’atto costitutivo perde infatti efficacia.
Deposito e iscrizione della società
Il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo, entro 20 giorni, presso
l’ufficio del R.I. in cui è stata stabilita la sede della società.
Se il notaio non provvede, l’obbligo incombe sugli amministratori nominati nell’atto
costitutivo, l’inerzia è punita con sanzione amministrativa pecuniaria.
Dal 2000 è il notaio a svolgere un controllo di legalità (formale e sostanziale) , rivolto ad
accertare la conformità alla legge della costituenda società. Potrà e dovrà rifiutare di
chiedere l’iscrizione nel R.I. se l’atto costitutivo e lo statuto contengono clausole
contrastanti con l’ordine pubblico o col buon costume, nonché con norme imperative
della disciplina della Spa.
Il R.I. provvede a verificare solo la regolarità formale della documentazione ricevuta e
con l’iscrizione nel R.I. la società acquista la personalità giuridica e viene ad esistenza.
A differenza delle società di persone non è configurabile una spa irregolare.
Le operazioni compiute tra la stipulazione dell’atto costitutivo e l’iscrizione della società
presso il R.I., sono imputate in modo solidale e illimitato a coloro che hanno agito.
Perfezionandosi il procedimento di costituzione, la società resta automaticamente
vincolata solo se le operazioni compiute in suo nome erano necessarie per la costituzione
(ad es spese notarili) La società è invece libera di accollarsi o meno le obbligazioni
derivanti da operazioni non necessarie per la costituzione .
Prima dell’iscrizione nel R.I. è vietata l’emissione delle azioni ed esse non possono
formare oggetto di sollecitazione all’investimento, eccezion fatta per il caso in cui la
costituzione della società avvenga per pubblica costituzione .
L’attuale disciplina però non prevede più la nullità dell’emissione e non vieta più il
trasferimento della partecipazione azionaria.
Art. 2332 – Nullità della società
Prima della registrazione vi è solo un contratto di società, un atto di autonomia privata
che per il momento è destinato a produrre effetti solo fra le parti contraenti.
Pertanto , tale contratto può essere dichiarato nullo o annullato nei casi e con gli effetti
previsti dalla disciplina generale dei contratti.
La situazione muta invece dopo l’iscrizione della società nel R.I. e l’ordinamento non
può ignorare che la legalità è stata violata e deve quindi sanzionare la società,la sanzione
può solo consistere nello scioglimento della società.
Le cause di nullità possono essere:
- mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico
- illiceità dell’oggetto sociale
-mancanza nell’atto costitutivo o nello statuto di ogni indicazione riguardante la
denominazione della società, o i conferimenti , o l’ammontare del capitale sociale o
l’oggetto sociale.
Non costituiscono più causa di nullità della società:
- la mancanza dell’atto costitutivo
- l’incapacità di tutti i soci fondatori
- la mancanza della pluralità dei fondatori
- il mancato versamento dei decimi iniziali dei conferimenti in denaro
La dichiarazione di nullità non tocca minimamente l’attività già svolta, opera solo per il
futuro ed opera come semplice causa di scioglimento della società, che si differenzia
dalle cause di scioglimento di una società valida solo perché i liquidatori sono nominati
direttamente dal tribunale con la sentenza che dichiara la nullità ed il dispositivo deve
essere iscritto nel R.I. Mentre la nullità di un contratto è insanabile, la nullità della società
iscritta “non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel R.I.”, prima che sia intervenuta la
sentenza dichiarativa di nullità.
I Conferimenti
I conferimenti sono apporti, contributi dei soci per la formazione del patrimonio
iniziale della società, a fronte del riconoscimento di diritti patrimoniali e amministrativi,
tramite le azioni. La loro funzione essenziale è quella di dotare la società del capitale di
rischio iniziale per lo svolgimento dell’attività,
Il valore in danaro del complesso dei conferimenti promessi dai soci costituisce il capitale
sociale nominale della società.
I PATTI PARASOCIALI
I Patti parasociali consistono in un accordo o contratto con il quale 2 o più soci
concordano di regolamentare determinati interessi, allearsi e regolare l'agire comune
all'interno della società. La loro finalità è quella di stabilizzare l’assetto proprietario e il
governo della società.
In passato, indipendentemente dalla volontà dei soci fondatori, c’era l’abitudine di
incontri preliminari all’Assemblea per decidere e poi pesare all’interno di questa. Era una
negoziazione atipica che, di volta in volta, doveva sottostare al giudizio di meritevolezza,
e la giurisprudenza sindacava caso per caso. Tale istituto è stato legittimato e regolato,
prima per la sola S.p.A. quotata, poi (dalla riforma del 2003) anche per la S.p.A. di tipo
chiuso e per quella aperta ma non quotata.
Essi rispondono attualmente al peso che gli azionisti vogliono avere in merito ad una
decisione all’interno dell’Assemblea generale.
La Riforma ha stabilito la legittimità di 3 tipologie di patti parasociali:
sindacati di voto- è la tipologia più diffusa nella prassi. Hanno ad oggetto la
regolamentazione dell’esercizio del diritto di voto in sede assembleare, potendo
prevedere, secondo i casi il mero obbligo dì consultazione tra gli aderenti prima
dell'espressione del voto, oppure un vincolo per gli stessi a votare in maniera conforme a
ciò è stato deciso in sede di sindacato (cioè, di regola, dalla maggioranza o unanimità
degli aderenti al patto).Spesso rappresentano lo strumento con cui viene esercitare
un'influenza dominante nell'assemblea da parte di quei soci che, da soli, non avrebbero il
"peso" sufficiente per farlo.
sindacati di blocco - sono quegli accordi che pongono limitazioni alla circolazione delle
azioni per mantenere omogenea e stabile nel tempo la composizione della compagine
sociale.
sindacati di concerto - si intende il patto che ha per oggetto o per effetto l'esercizio
(anche congiunto) di un'influenza dominante all'interno della società, che non è
necessariamente esplicata (o non è solo esplicata) attraverso accordi di voto: rientrano in
questa categoria tutte le ipotesi di accordo con cui si determinano obiettivi, programmi o
risultati verso cui deve essere indirizzata la società. Poiché questi patti possono
rappresentare una forma di elusione dei criteri legali di ripartizione delle competenze
degli organi sociali, espropriando, a favore dei soci sindacati, gli amministratori dei
poteri gestori che la legge vuole al loro riservati, la loro validità andrà esaminata caso per
caso .
Tali patti hanno un'efficacia puramente obbligatoria e non reale. Questo significa che il
patto produce effetti solo tra i sottoscrittori e non verso i terzi: un eventuale rottura del
patto può valere solo come colpa contrattuale tra i soggetti sottoscrittori, ma non è
opponibile ai terzi. Per fare un esempio, un voto in assemblea contrario al patto produrrà
la responsabilità contrattuale di chi ha leso il patto di fronte agli altri sottoscrittori, ma
non toccherà il piano della legittimità della delibera assembleare. Sono due piani
differenti, uno dei quali esterno a quello societario.
Spesso per rendere più efficaci questi patti, viene sottoscritta anche una clausola
penale che comporta il pagamento di una somma (spesso ingente) per il sol fatto di aver
rotto l'accordo, indipendentemente dalla dimostrazione di un effettivo danno subito che
costituirebbe il presupposto di un'azione di risarcimento.
I sindacati di voto possono essere occasionali o permanenti. In questo ultimo caso si
dividono in:
- A tempo determinato (max 5 anni e rinnovabili in SPA chiuse; max 3 anni
in SPA aperte3);
- A tempo indeterminato (recesso con preavviso di 6 mesi – Spa quotate 180
giorni).
Possono riguardare tutte le delibere o solo alcune(es. nomina amministratori).
Il pericolo rappresentato dai patti parasociali riguarda la cristallizzazione del gruppo di
controllo,e il rispettato solo formale del procedimento assembleare.
Ambito di applicazione: Il regime di pubblicità previsto per le società con azionariato
diffuso è diverso fra società quotate e non quotate.
Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio i patti parasociali devono
essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea, con la
trascrizione nel verbale e deposito presso il R. I. . In caso di mancata comunicazione è
negato il diritto di voto e le deliberazioni assembleari adottate con quel voto determinante
sono impugnabili a norma dell’art. 2377.
Il TUF del 98 prevedeva che per le società aperte quotate in borsa i sindacati dovevano
essere
- Comunicati alla CONSOB entro 5 giorni dalla stipulazione
- Pubblicati per estratto sulla stampa quotidiana entro 10 giorni dalla
stipulazione
- Depositati nel registro delle imprese entro 15 giorni
L'inosservanza di tale divieto comporta che la deliberazione adottata in assemblea, con il
voto determinante delle azioni aderenti al patto (art. 14, comma 5, Tuf) è impugnabile ex
art 2377 del codice civile. L'impugnazione delle delibere viziate è proponibile anche
dalla CONSOB, nel termine lungo di 180 giorni.
LE AZIONI
Le azioni rappresentano una frazione del capitale sociale. Generalmente una azione è
rappresentata da un documento cartaceo che assume la veste di un titolo di credito.
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella società per azioni, sono omogenee
e standardizzate,liberamente trasferibili e di regola rappresentate da documenti (i titoli
azionari) che circolano secondo la disciplina dei titoli di credito.
La singola azione rappresenta l’unità minima di partecipazione al capitale sociale e
l’unita di misura dei diritti sociali. E’ perciò indivisibile.
Caratteristiche
Le azioni devono essere tutte di uguale valore, cioè rappresentano un’identica frazione
del capitale sociale nominale ( valore nominale). Il valore può essere modificato solo a
causa di modificazione dell’atto costitutivo con un frazionamento o raggruppamento di
azioni che va a modificare il valore nominale.
Le azioni non possono essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro
valore nominale.
Possono avere:
valore reale - Il valore di emissione delle azioni va tenuto distinto dal valore reale delle
spesse, che si ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero di azioni.
Tale valore varia nel tempo in funzione delle vicende economiche della società e può
essere accertato contabilmente attraverso il bilancio di esercizio.
valore di mercato – In questo valore il patrimonio incide poco in quanto rientrano nella
valutazione elementi speculativi e di prospettiva, in un’ottica di sguardo al futuro ( si
paga in misura superiore al valore reale. Il valore di mercato delle azioni risulta
giornalmente dai listini ufficiali quando le azioni sono ammesse alla quotazione in un
mercato regolamentato (borsa valori). Esso indica il prezzo di cambio delle azioni in quel
determinato giorno; prezzo che solo tendenzialmente coincide col valore patrimoniale
attuale. L’andamento delle quotazioni di borsa esprime il valore effettivo delle azioni
meglio del valore di bilancio.
Il pacchetto azionario ha un proprio specifico valore di solito notevolmente superiore a
quello delle azioni che lo compongono .
Tipologie di Azioni
Ogni azione costituisce una partecipazione sociale e attribuisce diritti e poteri: di natura
amministrativa (es. diritto di voto, di impugnazione delibere);di natura patrimoniale (es.
diritto agli utili e quota di liquidazione);di natura patrimoniale e amministrativa insieme
(es. diritto di opzione).
Prima della riforma del 2003 esistevano le azioni privilegiate, le azioni con voto limitato,
le azioni di risparmio; l’autonomia statutaria aveva poi individuato delle sottocategorie.
Sono scomparse le azioni privilegiate a voto limitato alle sole assemblee straordinarie e si
consente a tutte le società:
a) la creazione di azioni, anche privilegiate, “con diritto di voto limitato a particolari
argomenti”, non necessariamente di esclusiva competenza dell’assemblea straordinaria
(ad esempio, approvazione del bilancio e determinate delibere modificative dell’atto
costitutivo),
b) di azioni “con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non
meramente potestative “ (ad esempio , azioni senza voto, che riacquistano tale diritto se la
società non consegua e/o non distribuisca utili per un certo periodo).
Azioni senza voto, a voto limitato e a voto condizionato non possono tuttavia superare
complessivamente la metà del capitale sociale in modo da evitare una eccessiva
concentrazione di potere nelle mani degli azionisti a voto pieno.
Le azioni ordinarie sono le più diffuse e rappresentano la struttura fondamentale del
capitale sociale. Esse concedono il diritto di voto nelle assemblee ordinarie e
straordinarie oltre che il diritto agli utili.
Le azioni privilegiate attribuiscono un diritto di prevalenza rispetto a quelle ordinarie
nella ripartizione degli utili annuali e nella quota di liquidazione: quando viene posta in
liquidazione la società , le risorse finanziarie che avanzeranno saranno distribuite
privilegiatamente ai possessori di questo particolare tipo di azioni e in seconda battuta ai
detentori di azioni ordinarie. Non consentono però di votare nelle assemblee ordinarie.
Le azioni di risparmio attribuiscono il diritto a ricevere un dividendo minimo del 5% del
valore nominale dell’azione. Se gli utili superano questa soglia minima, occorre ripartirli
in modo che il dividendo di tali azioni sia superiore a quello delle azioni ordinarie di
almeno il 2% del valore nominale dell’azione. Non concedono il diritto di voto ma danno
una prelazione rispetto alle azioni ordinarie in caso di liquidazione della società . Le
azioni di risparmio, come ogni altro tipo di azione priva del diritto di voto in assemblea,
possono essere distribuite dall’emittente azionario in misura non superiore al 50% del
capitale sociale. Introdotte dal legislatore con la L.74, per incentivare gli investimenti in
un periodo di crisi. Vengono emesse solo dalle società quotate in borsa.
Le azioni di godimento sono delle azioni che la società concede quando delibera di
ridurre il capitale sociale e pertanto è costretta a rimborsare delle azioni al loro valore
nominale (spesso più basso di quello di mercato). Solitamente le azioni da rimborsare
vengono sorteggiate e a coloro che verranno rimborsate le azioni vengono concesse un
certo numero di azioni di godimento (per cercare di ripagare il “tortoâ€). Non danno
nessun diritto di voto alle assemblee e per i diritti di ripartizione degli utili e i diritti in
fase di liquidazione, vengono sempre dopo che sono stati soddisfatti i possessori delle
altre categorie di azioni.
Le azioni correlate sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati della
SPA in un determinato settore, per incrementare l’acquisizione di risorse dal pubblico dei
risparmiatori.
Lo statuto deve indicare chiaramente i criteri di individuazione dei risultati del
settore,cioè deve stabilire “i criteri di individuazione dei cosi e ricavi imputabili al
settore, le modalità di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali
condizioni e modalità di conversione in azioni di altra categoria (art 2350 , 2° comma).
NB. Ai possessori di azioni correlati non possono essere corrisposti dividendi superiori
agli utili risultanti dall’attività generale dell’impresa. [tutela creditori sociali]
Le azioni con voto limitato sono azioni che subiscono una limitazione del diritto di voto
rispetto alle azioni ordinarie (ad esempio, possono votare solo nelle assemblee
straordinarie), fino alla sua totale soppressione. In questa ipotesi rientrano:
Se vengono emesse da società quotate in borsa, devono avere un privilegio dal punto di
vista patrimoniale, secondo quanto previsto dall'art. 145 comma 1 del Decreto Legislativo
24 febbraio 1998 n. 58, venendo ad assumere la veste di azioni di risparmio o azioni
privilegiate. Se sono emesse da società non quotate in borsa, il diritto di voto può essere
limitato anche senza la concessione del privilegio patrimoniale.
Le azioni a favore dei prestatori di lavoro - L'art 2349 consente l'assegnazione
straordinaria di utili ai dipendenti della società attraverso un procedimento articolato: gli
utili conseguiti vengono imputati a capitale e per l'importo corrispondente la società
emette speciali categorie di azioni che vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di
lavoro. Per tali azioni, la società, può stabilire norme particolari riguardanti: la forma, le
modalità di trasferimento e i diritti spettanti agli azionisti.
Le azioni riscattabili sono state introdotte nell'ordinamento italiano nel 2004 con la
riforma del diritto societario. Sono caratterizzate dalla possibilità, oggi prevista all’art.
2437 sexties, qualora lo statuto lo preveda, che al venir meno di determinate condizioni
soggettive (relative alla persona del socio) la società, i soci o terzi possono acquistare
(riscattare) l’intera o parte della partecipazione.
Ciò consente di attribuire rilievo a caratteristiche soggettive, personalizzando la struttura
della società, ed il fatto che siano inserite nello statuto permette di attribuire loro efficacia
reale.
Le azioni postergate sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle
perdite. L'azione dunque subisce la perdita solo dopo il totale annullamento delle altre
azioni. È possibile quindi creare azioni postergate nella partecipazione alla copertura
delle perdite. Questo tipo di azioni non è ammesso alle contrattazioni di borsa ed inoltre
non garantisce il diritto di voto in assemblea a meno che non sia esplicitamente previsto
dall'atto costitutivo o dallo statuto della società
Le clausole di gradimento
Subordinano il trasferimento delle azioni al gradimento di organi sociali o di altri soci.
In caso di mancato gradimento l’atto di disposizione, benché valido tra le parti, è
inefficace nei confronti della società e impedisce all’acquirente di esercitare i diritti
sociali. Tali clausole possono essere di due specie:
- di gradimento non mero, caratterizzate dalla predeterminazione nella clausola stessa di
criteri oggettivi ai quali il soggetto cui è rimesso il giudizio di gradimento deve attenersi;
- di mero gradimento, svincolate dalla predeterminazione di criteri oggettivi e, pertanto,
dalla sindacabilità della motivazione del rifiuto; - tuttavia esse sono efficaci solo se
prevedono un obbligo di acquisto a carico della società o degli altri soci oppure il diritto
di recesso dell’alienante.
L’intento sotteso alla disciplina delle clausole di gradimento consiste nell’evitare che il
socio “resti prigioniero della società”. Questa è la ragione per cui o la clausola
predetermina i requisiti che deve possedere l’acquirente per essere gradito, con ciò
consentendo all’attuale socio di conoscere in anticipo gli effettivi margini di “uscita”
dalla società; oppure, in caso di libertà discrezionale lasciata a chi deve esprimere il
gradimento, la liceità della clausola è subordinata alla possibilità concessa al socio di
disinvestire ottenendo comunque il valore della sua partecipazione secondo i criteri
stabiliti per il caso di recesso.
Le clausole di prelazione
Prevedono che il socio che intende vendere le proprie azioni debba preventivamente
offrirle, appunto in prelazione, agli altri soci.
Molto controversa è l’identificazione delle precise conseguenze della violazione della
clausola statutaria di prelazione. Si va da chi ritiene che la vendita sia nulla, a chi reputa
che essa sia inefficace, a chi ritiene che i soci dei quali sia stato violato il diritto di
prelazione possano esercitare il diritto di riscatto nei confronti del terzo acquirente, fino a
chi ritiene che la sanzione consisterebbe soltanto nell’obbligo dell’alienante di risarcire il
danno provocato agli altri soci dal suo inadempimento.
Le clausole di riscatto
Sono le clausole che, ricorrendo determinate condizioni, consentono alla società stessa
oppure ad alcuni dei soci la facoltà di riscattare le azioni di un altro socio.
LE OBBLIGAZIONI
Le obbligazioni sono al frazione di una operazione unitaria di finanziamento. Sono un
titolo di credito che rappresenta una parte di debito acceso da una società o da un ente
pubblico per finanziarsi. Garantisce all'acquirente il rimborso del capitale più un tasso di
interesse.
Le obbligazioni sono emesse allo scopo di reperire, direttamente tra i risparmiatori e a
condizioni più vantaggiose rispetto a quelle dei prestiti bancari, capitali da investire. Il
vantaggio per la società emittente deriva da tassi di interesse solitamente inferiori rispetto
a quelli che sarebbe costretta a pagare rivolgendosi ad un finanziamento bancario di
eguale scadenza, mentre l'investitore beneficia di un tasso maggiore rispetto a quello di
un investimento in liquidità e ha la possibilità di smobilizzare il proprio investimento sul
mercato secondario.
Il detentore di titoli di debito di una società, pur assumendosi il rischio d'impresa a
differenza dell'azionista, non partecipa all'attività gestionale dell'emittente, non avendo
diritto di voto nelle assemblee. In compenso, tuttavia, la remunerazione del capitale di
rischio azionario è subordinata al preventivo pagamento di interessi e rimborsi agli
obbligazionisti.
Esistono, tuttavia, delle obbligazioni (obbligazioni convertibili) che possono essere
convertite in azioni della società emittente, o di una società appartenente allo stesso
gruppo. A seguito della conversione si cessa di essere obbligazionista diventando
azionista ed acquistando, quindi, tutti i diritti relativi.
La cedola è l'interesse pagato durante la vita del titolo: può avere periodicità trimestrale,
semestrale, o annuale. L'interesse può essere fisso (stabilito a priori) o variabile
(solitamente indicizzato al Libor o all'Euribor maggiorato di uno spread o ad altri tassi
ufficiali e di norma aggiustato semestralmente). Spesso, per incentivare la sottoscrizione,
l'emissione avviene sotto la pari, cioè il valore nominale (ovverosia il valore che verrà
rimborsato a scadenza) è maggiore rispetto al prezzo di sottoscrizione (che è quello che si
paga per acquistare il titolo): in questo modo aumenta il rendimento.
I titoli detti "zero coupon", invece, non pagano interessi sotto forma di cedole durante la
loro vita ed il rendimento è dato unicamente dalla differenza tra il valore nominale ed il
prezzo di sottoscrizione. Molto più raramente le obbligazioni vengono prezzate alla pari
(valore di emissione e valore nominale uguali) o sopra la pari (valore nominale minore
del prezzo di emissione). Per garantire i sottoscrittori dal rischio di insolvenza
dell'emittente, la legge prevede che le obbligazioni non possano essere emesse per un
importo superiore al capitale sociale della società emittente, versato ed esistente secondo
l'ultimo bilancio approvato; si può derogare a questo principio generale solamente se
l'emissione è accompagnata da garanzie reali.
Limiti e vincoli
Il prestito obbligazionale non deve essere superiore al doppio del capitale sociale, degli
utili non distribuiti e delle riserve disponibili.
Questo limite può non essere osservato:
- se il prestito è a favore di banche e istituti di intermediazione, se deliberato
in assemblea dagli amministratori;
- per deroga del governo per situazioni eccezionali;
- con parere e/o autorizzazione degli amministratori in assemblea;
- quando la società garantisce con ipoteca di I° con immobili la differenza
( il GAP).
Gli obbligazionisti hanno una assemblea per tutelare i loro diritti, e se necessario sono
legittimati ad impugnare delibere dell’Assemblea che possono ledere i loro diritti.
CAPITALE FINANZIAMENTO
Conferimento Apporto
Azioni Obbligazioni Diritto patrimoniale Apporto di danaro
(restituzione +
interessi)
Strumenti finanziari Diritti Apporto di danaro,
partecipativi amministrativi prestazioni di fare o
non fare, brevetti,
marchi.
Tripartizione di competenze
ASSEMBLEA
ASSEMBLEA
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA
ASSEMBLEA
Il consiglio di Sorveglianza
E’ il vero fulcro del sistema dualistico, tra l’Assemblea e il consiglio di gestione. Formato
da almeno tre soggetti nominati dall’Assemblea, di cui almeno uno iscritto nell’Albo dei
Revisori. Dura in carica 3 anni.
Competenze: approvazione del bilancio, anche con modifica.
Assume in sé le funzioni del Collegio sindacale (controllo di legalità).
Oltre ai soci ed altri, l’azione di responsabilità può essere esercitata dal consiglio di
sorveglianza.
NB! Dal 2003 il controllo contabile di tutte le SPA è affidata ad un organo esterno quale
il revisore o la società di revisione contabile indipendentemente dal modello prescelto.
NB! se non è disposto diversamente si intende adottato il sistema tradizionale.
L’ASSEMBLEA
L’assemblea è un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario sulle
questioni a essa riservate dalla legge o dall’atto costitutivo.
Principio maggioritario = le decisioni prese a maggioranza vincolano tutti i soci anche i
dissenzienti o gli assenti
Organo collegiale = è composto dalle persone dei soci (o da coloro a cui spetta l’esercizio
del diritto di voto come vedremo più avanti)
Rinvio dell’assemblea
Ai soci intervenuti , che raggiungono il terzo del capitale sociale rappresentato in
assemblea, è poi riconosciuto il diritto di chiedere ed ottenere il rinvio dell’adunanza di
non oltre cinque giorni, dichiarando di non esser sufficientemente informati sugli
argomenti posti in discussione.
Per evitare comportamenti ostruzionistici da parte della minoranza, il diritto di rinvio può
essere esercitato una sola volta per lo stesso oggetto (art 2374).
Verbalizzazione
Le delibere assembleari devono constare da verbale , sottoscritto dal presidente e dal
segretario o dal notaio. Se si tratta di assemblea straordinaria , il verbale redatto dal
notaio, deve essere poi trascritto nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni
dell’assemblea , tenuto a cura degli amministratori.
Nella costituzione dell’assemblea abbiamo 2 tipi di quorum:
Quorum costitutivo - Necessario perché l’assemblea sia regolarmente costituita.
Nel suo computo non si calcolano le azioni senza diritto di voto ma si computano quelle
con diritto di voto “sospeso” (es. azioni proprie e socio moroso)
Quorum deliberativo - Necessario perché una deliberazione sia approvata. Non sono
computate nemmeno quelle con diritto di voto “sospeso”.
Funzioni
Art. 2380 La gestione dell’impresa spetta in via esclusiva agli amministratori, i quali
compiono le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale.
In generale le funzioni dell’organo amministrativo sono:
1. Gli amministratori deliberano su tutti gli argomenti attinenti alla gestione che non
siano riservati all’assemblea per legge
2. gli amministratori hanno la rappresentanza generale dell’impresa
3. danno impulso all’attività assembleare e ne attuano le delibere
4. devono adempiere agli adempimenti pubblicitari indicati per legge, tenere i libri
obbligatori e redigere bilancio
5. prevenire il compimento di atti pregiudizievoli per la società
Tali poteri sono contemperati dalla responsabilità degli amministratori verso la società,
verso i terzi e verso i creditori sociali.
Cessazione dall’ufficio
Sono cause di cessazione dall’ufficio prima della scadenza del termine:
A. Dimissioni da parte degli amministratori.
B. Revoca da parte dell’assemblea , salvo il diritto degli amministratori al risarcimento
dei danni se non sussiste una giusta causa
C. Morte
D. Decadenza (scadenza) dell’ufficio o sopravvenute cause di ineleggibilità
Il consiglio di amministrazione
Quando l’amministrazione è affidata a più persone , queste costituiscono il CDA che
svolge la sua attività collegialmente.
Presidente
Tale attività è coordinata dal PRESIDENTE , il quale convoca il CDA con data, giorno,
ora e ordine del giorno, ne coordina i lavori, e dà informazione sulle materie trattate
nell’ordine del giorno.
Le delibere consiliari
Per la validità delle deliberazioni del CDA è necessaria la presenza della maggioranza
degli amministratori in carica, salvo che lo statuto non richieda un quorum costitutivo più
elevato. Le deliberazioni sono approvate se riportano il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei prensenti (voto per teste). L’atto costitutivo può tuttavia
stabilire una diversa maggioranza. Non è ammesso il voto per rappresentanza.
Le deliberazioni adottate devono risultare da un apposito libro delle adunanze e delle
deliberazioni del CDA.
I quorum richiesti per il CDA sono:
Costitutivo = maggioranza degli amministratori;
Deliberativo = maggioranza semplice dei presenti con voto per teste; entrambi sono
derogabili dallo statuto.
Non è ammesso il voto per rappresentanza perché la funzione di amministratore non è
delegabile!
Amministratori delegati
Gli amministratori delegati sono organi unipersonali. Se vi sono più amministratori
delegati, essi agiscono disgiuntamente o congiuntamente, a seconda di quanto stabilito
nello statuto o nell’atto di nomina. Agli amministratori delegati è di regola affidata la
rappresentanza della società.
La delega. Limiti
I membri del comitato esecutivo e gli amministratori delegati sono designati dallo stesso
consiglio di amministrazione, che determina inoltre l’ambito della delega.
In base all’attuale disciplina la delega non può essere data per alcuni argomenti quali:
a)Redazione del bilancio d’esercizio
b)Aumento Capitale Sociale o emissione obbligazioni convertibili e gli adempimenti per
la riduzione del CS
c) Redazione del progetto di fusione / scissione.
Il CDA ha il potere-dovere di :
a) valutare, sulla base delle informazioni ricevute, l’adeguatezza dell’assetto
organizzativo, amministrativo e contabile della società:
b) esaminare i piani strategici, industriali e finanziari della società;
c) valutare , sulla base della relazione degli organi delegati, il generale andamento della
gestione.
Oltre a dimostrare la colpa i creditori devono dimostrare che le azioni poste in essere
dagli amministratori ha intaccato il patrimonio (lesione dell’integrità patrimoniale).
Legittimazione
In caso di fallimento della società può essere proposta esclusivamente dal curatore, che è
legittimato ad esercitare anche l’azione sociale di responsabilità. Il risarcimento danni va
ad incrementare la massa attiva fallimentare.
Azione individuale del socio o del terzo
Le azioni di responsabilità della società e dei creditori sociali “non pregiudicano il diritto
al risarcimento del danno spettante al singolo socio o al terzo che sono stati direttamente
danneggiati da atti dolosi o colposi degli amministratori”. Devono ricorrere i 2
presupposti:
a. compimento da parte degli amministratori di un illecito nell’esercizio del loro ufficio
b. la produzione di un danno diretto al patrimonio del singolo socio o del singolo terzo; di
un danno cioè che non sia semplice riflesso del danno eventualmente subito dal
patrimonio sociale. (es. bilancio falso che induce i soci ad un aumento di CS a prezzo
eccessivo)
Bisogna dimostrare il danno derivante dal rapporto diretto con la cattiva gestione.
Società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio: i sindaci possono essere
investiti del controllo sulla gestione e di quello contabile, ma allora in tal caso tutti i
membri del collegio sindacale devono essere iscritti nel registro dei revisori contabili
Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio o quotate in borsa: il controllo
sulla gestione è affidato ai sindaci, mentre il controllo contabile è affidato a una società di
revisione
(le altre società possono scegliere a chi affidare il controllo contabile).
L’incarico al revisore o alla società di revisione viene conferito dall’assemblea per la
durata di tre esercizi.
Che si tratti di controllo contabile o sulla gestione, il collegio sindacale deve presentare
una relazione sul bilancio (almeno 30 gg prima dell’approvazione) che si deve
aggiungere al giudizio sul bilancio formulato dai revisori.
LA CONSOB
La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) è un' autorità
amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui
attività è rivolta alla tutela degli investitori tramite il controllo dell'efficienza, della
trasparenza e dello sviluppo del mercato. Prima dell'istituzione della CONSOB era il
Ministero del Tesoro ad avere le funzioni di vigilanza sul mercato borsistico e mobiliare
in genere, ben presto ci si rese conto che era necessaria un'autorità totalmente
indipendente e non facente parte del Potere esecutivo che, per competenza tecnica,
prontezza nelle decisioni e alta specializzazione, prendesse le decisioni nel merito.
Perciò nel giugno del 1974, attraverso la legge n.216, fu fondata la CONSOB intesa quale
organo per la vigilanza delle società quotate in borsa e dei fondi mobiliari.
• vigila sulle società di gestione dei mercati e sulla trasparenza e l'ordinato svolgimento
delle negoziazioni, nonché sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti degli
intermediari e dei promotori finanziari ;
• accerta eventuali andamenti anomali delle contrattazioni su titoli quotati e compie ogni
altro atto di verifica di violazioni delle norme in materia di abuso di informazioni
privilegiate (insider trading) e di aggiotaggio su strumenti finanziari.
L'organo decisionale della CONSOB è composto da un presidente e da quattro membri,
nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del
Consiglio dei Ministri.
Le decisioni sono assunte a maggioranza dei componenti presenti; per alcune specifiche
deliberazioni è richiesta dalla legge una maggioranza qualificata (non meno di quattro
voti favorevoli).
Il Presidente, attualmente Lamberto Cardia ed i Commissari, attualmente Paolo Di
Benedetto, Vittorio Conti, Michele Pezzinga e Luca Enrique , durano in carica sette anni
senza possibilità di un secondo mandato.
IL BILANCIO
Il bilancio d'esercizio è un documento contabile, redatto (compilato) dagli amministratori,
o da chi da essi incaricati, alla fine di ogni periodo amministrativo, che determina da una
parte il risultato economico d'esercizio (reddito) e dall'altra la situazione patrimoniale e
finanziaria dell'impresa alla fine del medesimo. Deve essere compilato secondo le norme
previste:
1. Dal codice civile;
2. Dal testo unico delle imposte sui redditi (TUIR);
3. Dai principi contabili.
1. Redazione dell'inventario d'esercizio;
2. Registrazione delle scritture di assestamento;
3. Determinazione del saldo dei conti;
4. Redazione della situazione contabile;
5. Chiusura dei conti nel conto economico di fine anno e nello stato patrimoniale.
La redazione del bilancio ha due obiettivi: rispondere agli obblighi contabili e fiscali
previsti dal codice civile e mettere a disposizione di operatori esterni ed interni
all'impresa (fornitori, creditori, risparmiatori, analisti finanziari, Stato, soci, dipendenti)
informazioni sull'andamento dell'impresa. Non è soltanto un insieme di documenti da
redigere secondo gli obblighi di legge, ma è la fonte principale d'informazione dei dati
economici, patrimoniali e finanziari dell'impresa per tutte le classi di portatori di interesse
nei suoi confronti: creditori, dipendenti, clienti e fornitori, organi statali di controllo,
fisco, pubblica amministrazione; soggetto economico e/o management; azionisti di
maggioranza e di minoranza.
È lo strumento fondamentale d'informazione per i terzi e per i soci al fine di giudicare
(almeno in prima approssimazione) la convenienza a mantenere il legame con l'azienda.
Nell'ottica di una maggiore trasparenza, i documenti di bilancio sono pubblici: gli stessi
devono essere depositati presso la Camera di commercio competente per territorio che li
archivia e li mette a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, sia in forma cartacea che
informatica. È anche un utile strumento di controllo di gestione per impostare, attraverso
opportune comparazioni ed analisi, un giudizio d'insieme sull'andamento della gestione
svolta.
Durante l'esercizio tutte le operazioni di gestione vengono contabilizzate mediante
scritture in partita doppia, i cui valori confluiscono negli appositi conti. Le operazioni
vanno registrate nel libro giornale. I sottoconti vanno inseriti nel piano dei conti, che a
sua volta può essere suddiviso in diversi livelli di aggregazione/classificazione, ad
esempio i sottoconti possono essere raggruppati sotto conti detti "di mastro"; potendo
arrivare sino a una struttura a 4 livelli: Gruppi, Mastri, Conti, Sottoconti. Nel bilancio
confluiranno tutti i saldi di ciascun conto dopo aver effettuato un apposito inventario e le
rettifiche di valore. Al termine del periodo amministrativo occorre redigere il bilancio di
esercizio per evidenziare la composizione del capitale d'impresa; determinare
il reddito prodotto dalla gestione.
I PRINCIPI CONTABILI
I principi contabili fissati dal codice civile (art 2423 bis del c.c.) sono
Continuità
Prudenza
Competenza
Separazione
Costanza
Continuità
tutte le valutazioni devono essere effettuate con il presupposto del funzionamento
aziendale, nella prospettiva che l’azienda continui nel tempo la sua attività nonché
tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo
considerato. Tutto questo significa che le valutazione non devono essere effettuate come
se si volesse liquidare il patrimonio vendendo tutti i beni, e pagando tutti i debiti, ma
tenendo presente le evoluzioni future cui parteciperanno i beni oggetto di valutazione.
Prudenza.
Nella determinazione del reddito:
contabilizzando le perdite e gli oneri anche se incerti e solo presunti.
contabilizzare componenti positivi solo se effettivamente realizzati alla chiusura
dell’esercizio
non contabilizzare utili derivanti da incrementi patrimoniali che non siano certi e
durevoli
si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza anche se conosciuti
dopo la chiusura dell’esercizio
Competenza
riporta al concetto aziendale conosciuto: si deve tener conto degli oneri e dei ricavi,
indipendentemente dal pagamento e dall’incasso, solamente se imputabili
economicamente all’esercizio; i costi di competenza sono quelli maturati nell’ esercizio
relativi a beni e servizi utilizzati nel periodo considerato; i ricavi si considerano di
competenza quando sono maturati nell’esercizio e hanno avuto il correlativo costo.
Separazione
affinché l’informazione fornita dal bilancio sia corretta occorre che, se in una voce di
bilancio sono compresi elementi eterogenei, questi vengano valutati separatamente gli uni
dagli altri e non compensati.
Costanza
per limitare la possibilità di manovra, (cambiare di anno in anno a seconda della
convenienza, i criteri di valutazione) di coloro che redigono il bilancio e per consentire la
comparabilità dei bilanci nel tempo e fra aziende dello stesso settore, non è consentito, se
non in casi eccezionali, di modificare i criteri di valutazione.
1. individua tutti i fattori che hanno partecipato al ciclo gestionale e costituisce una
verifica di come hanno contribuito al risultato d'esercizio le voci dello Stato
patrimoniale;
2. permette d'individuare i risultati parziali di tutte le fasi gestionali in cui può essere
scomposta l'attività dell'impresa;
3. permette di individuare, in via di prima approssimazione, le responsabilità di
ciascun dirigente (responsabili di funzione).
4.
Lo Stato Patrimoniale
Lo Stato Patrimoniale è il documento che definisce la situazione patrimoniale di una
società in un determinato momento. Lo Stato patrimoniale è a sezioni contrapposte, a
sinistra vi è l'attivo e a destra il passivo. Nell'attivo vengono inserite le attività o
investimenti, nel passivo le fonti di finanziamento, ossia le passività e il capitale netto.
Attività o Investimenti:
Liquidità immediate
Liquidità differite
Rimanenze (che possono essere riassunte con la voce Attività correnti o attivo
circolante)
Immobilizzazioni tecniche (materiali e immateriali)
Immobilizzazioni finanziarie, che possono essere riassunte nella voce Attività
fisse (o attivo immobilizzato)
Fonti di finanziamento:
Nota Integrativa
Documento che illustra le decisioni prese dagli amministratori dell’impresa nel redigere il
bilancio, in modo da favorirne l’intelligibilità, spiegando dettagliatamente le voci inserite
nello SP (Stato Patrimoniale) e nel CE (Conto Economico).
La Nota integrativa svolge quindi: a) Una funzione descrittiva di voci iscritte nei
documenti contabili del bilancio b) Una funzione esplicativa delle decisioni assunte in
sede di valutazioni c) Una funzione informativa e integrativa per quei dati che per la loro
natura qualitativa o extracontabile non fanno parte dello stato patrimoniale e del Conto
economico.
Le società che redigono il bilancio in forma abbreviata secondo l’art. 2435-bis, possono
omettere alcune voci come indicato nell’ art. 2435-bis comma 3. Abbiamo una
suddivisione tra Contenuto Obbligatorio e Contenuto Omissibile