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DIRITTO COMMERCIALE – PROF. A.

VOCCA

Il diritto commerciale
Il termine “diritto commerciale” deriva etimologicamente da “diritto del commercio”, e
cioè diritto degli atti, delle attività e dei fenomeni commerciali.
Il diritto del commercio nasce approssimativamente nel basso medioevo, creato dalle
circostanze concrete nelle quali si trovavano ad operare i mercanti del tempo; consisteva
fondamentalmente in usi e consuetudini interne alle varie associazioni di categoria
(corporazioni).
Il diritto commerciale è costituito da una serie di norme applicate a chi pone in essere una
serie di attività. Esso trae origine dal diritto privato, ma è un diritto speciale e pertanto le
sue norme prevalgono su quelle del diritto privato, dalle quali si discostano e sono in
antitesi, lasciando prevalere la sostanza sulla formalità.
Verso la fine dell’800 ( 1885) si ha la creazione di due codici, civile e del commercio,
ponendo l’attenzione sulle attività del commerciante. Dal 1942 esiste il Codice Civile con
all’interno le norme del codice commerciale: qui l’attenzione è invece focalizzata sulla
figura dell’imprenditore, quindi non più sulle sue attività. E’ questa l’impostazione
oggettiva del legislatore che ha voluto dare all’interprete la possibilità di adattare la
norma a seconda del contesto storico e delle circostanze che si prospettano nel corso del
tempo (norma aperta).
L’Art. 41 della Costituzione ci dice che esiste la libera iniziativa economica privata.

L’imprenditore
Art. 2082 “E’ imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi. “
I requisiti minimi essenziali
- “professionalmente”: l’attività deve essere svolta in modo non saltuario, con
continuità e senza interruzione ( lo stabilimento balneare è legato ovviamente
alla stagionalità).
- “attività economica” : l’attività deve essere esercitata con metodo economico,
per avere quantomeno un pareggio tra costi e ricavi.
La dottrina prevalente non ritiene il motivo di lucro fondamentale per la qualifica di
imprenditore perché, secondo Campobasso esistono enti pubblici non economici che
erogano servizi senza scopo di lucro, e società cooperative, mutualistiche che
distribuiscono gli utili all’interno delle società stesse.
- “ organizzata “ : con l’insieme dei fattori produttivi, lavoro e capitale; alcune
attività utilizzano l’uno o l’altro fattore ( lavanderie industriali, informatica,
investimenti, commissari di borsa). Laddove prevale l’attività manuale primaria
non c’è organizzazione di fattori produttivi, non c’è imprenditore.
Anche le attività finalizzate ad un solo affare, come ad esempio quelle delle società di
progetti o per la costruzione di ponti, rientrano nel concetto di attività imprenditoriale, in
quanto vi è una interpretazione della norma non letterale.
L’attività imprenditoriale è fallibile, a differenza di quelle che non rientrano in questa
classificazione.
Impresa illegale e impresa immorale
La terminologia si riferisce al rapporto che c’è alla base.
L’impresa illegale è una impresa sorta anche senza qualche autorizzazione o
concessione.
L’impresa immorale è l’impresa il cui fine danneggia, è in contrasto con l’ordine
pubblico.

L’Imprenditore è una categoria generale, con un suo Statuto generale ( azienda, tutela
segni distintivi, concorrenza), al cui interno troviamo la categoria speciale di
Imprenditore commerciale, con un suo Statuto speciale; vi sono poi sottocategorie che
definiscono chi invece non è imprenditore commerciale.

IMPRENDITORE

IMPRENDITORE
COMMERCIALE

PICCOLI
IMPRENDITORI
L’imprenditore commerciale
Art. 2195 Imprenditori soggetti a registrazione “Sono soggetti all’obbligo
dell’iscrizione nel registro delle imprese gli imprenditori che esercitano:
- un’attività industriale diretta alla produzione di beni e di servizi;
- una attività intermediaria nella circolazione dei beni;
- una attività di trasporto per terra, per acqua, per mare o per aria;
- una attività bancaria o assicurativa;
- altre attività ausiliarie delle precedenti. “

L’imprenditore commerciale è una figura speciale, soggetta all’obbligo di registrazione


nel registro delle imprese. E’ il soggetto principe che agisce nel mondo degli affari.
Esiste una ulteriore categoria di norme che disciplinano l’imprenditore commerciale, in
materia fiscale, tributaria, del lavoro, ecc.
L’imprenditore commerciale è soggetto a norme e regole (Statuto dell’imprenditore
commerciale), che si aggiungono a quelle contenute nello Statuto dell’imprenditore
generale ( l'imprenditore commerciale ha uno statuto diverso da quello degli altri
imprenditori per il frequente ricorso al credito, per tutelare i creditori).
Per le sue attività, per le sue finalità, il legislatore ha ritenuto opportuno dargli una
normativa premiale con dei vantaggi, il cui svantaggio è dato dal fallimento.

Lo Statuto dell’imprenditore commerciale


1)L’imprenditore commerciale è obbligato a iscriversi nel registro delle imprese, per
rendere conoscibile ai terzi determinati atti e vicende relative al soggetto, senza dover
dimostrare niente (conoscibilità).
L’iscrizione può avere effetto di:
- pubblicità notizia: con una presunzione relativa, valida per gli imprenditori non
commerciali quali i piccoli imprenditori agricoli, gli artigiani;
- pubblicità legale: l’iscrizione di atti e fatti fa presumere con presunzione assoluta
che essi siano a conoscenza dei terzi ( imprenditori commerciali).
Tutte le modifiche e le trasformazioni che intervengono nel corso del tempo devono
essere registrate.
La riforma del 2003 ha incentivato gli atti soggetti a iscrizioni ( per le S.p.A. e S.r.l.),
aggiungendo i patti parasociali, per tutelare maggiormente i terzi nella comprensione
della compagine societaria.

I patti parasociali sono accordi tra soci (detti anche sindacati azionari), in base ai quali
si stabilisce un comportamento comune per influenzare la vita della società.Si
differenziano dai patti sociali che espressi nello statuto, vincolano tutti i soci incidendo
sul funzionamento della società. Si distinguono tre tipi:
- sindacati di voto: i soci si accordano in anticipo per votare nell’assemblea;
- sindacati di blocco: si limita il trasferimento delle azioni ai terzi;
- sindacati di acquisto: si concorda l’acquisto di azioni.

Fino all’inizio del 1997 era previsto per le società l’iscrizione presso la Cancelleria del
tribunale. Con la riforma del 1993, ogni capoluogo di provincia ha una sua Camera di
commercio, dove un responsabile si occupa della tenuta dei Registro delle imprese, che
presenta due sezioni:
- sezione Ordinaria: vengono registrati atti o fatti che riguardano gli imprenditori
commerciali, le società, gli enti pubblici economici e i consorzi con attività
esterna; l’iscrizione è obbligatoria e ha valore di pubblicità legale;
- sezione Speciale: sono tenuti facoltativamente atti o fatti che non riguardano gli
imprenditori commerciali, ma piccoli imprenditori, agricoli e artigiani;
l’iscrizione è facoltativa ed ha efficacia di pubblicità notizia.

Nell’ambito della pubblicità legale si distinguono tre principali funzioni o valenze che
hanno diversa efficacia:
funzione dichiarativa: serve a rendere opponibile a terzi in via assoluta atti e fatti, ossia i
terzi non possono dire di non conoscere quanto iscritto nel registro delle imprese;
funzione costitutiva: senza l'iscrizione nel registro delle imprese la società non esiste,
non è legittimata a compiere atti (è il caso delle società di capitali, la cui iscrizione è
necessaria affinché la stessa costituzione o qualsiasi variazione che interviene
successivamente possa essere considerata esistente);
funzione normativa: serve a rendere applicabile un certo tipo di norme alla società che si
iscrive (una società in nome collettivo non è tenuta all'iscrizione ma se si iscrive può
usufruire di tutte le norme sulle snc, altrimenti si applicano le norme meno favorevoli
della società semplice).

Art. 2189 Modalità dell’iscrizione “ Le iscrizioni nel registro sono eseguite su domanda
sottoscritta dall’interessato. Prima di procedere all’iscrizione, l’ufficio del registro deve
accertare l’autenticità della sottoscrizione e il concorso delle condizioni richieste per
legge per l’iscrizione. Il rifiuto dell’iscrizione deve essere comunicato con raccomandata
al richiedente. Questi può ricorrere entro otto giorni dal giudice del registro che provvede
con decreto.”
Per quanto riguarda l’autenticità dell’iscrizione, è necessaria una scrittura pubblica dal
notaio oppure una scrittura privata con firme autenticate da un ufficiale giudiziario o
notaio.
Vi è una vigilanza sull’ufficio preposto da parte di un giudice che viene obbligato dal
Presidente del Tribunale.

2)Tenuta delle scritture contabili obbligatorie


L’imprenditore deve tenere tutte le scritture contabili che siano richieste dalla natura e
dalle dimensioni dell’impresa. In ogni caso devono essere tenuti determinati libri
contabili:il libro giornale ed il libro degli inventari. Infine , devono essere ordinariamente
conservati, per ciascun affare gli originali della corrispondenza commerciale (lettere,
fatture, telegrammi) ricevuta e le copie di quella spedita.
Il libro giornale è un registro cronologico- analitico. Giorno per giorno le operazioni
relative all’esercizio dell’impresa devono essere indicate. Può essere anche
eventualmente articolato in libri parziali in relazione alle articolazioni dell’impresa.
Il libro degli inventari è invece un registro periodico- sistematico. Deve essere redatto
all’inizio dell’esercizio dell’impresa e successivamente ogni anno. Deve perciò contenere
l’indicazione e la valutazione delle attività e delle passività dell’imprenditore, anche
estranee all’impresa.

Rilevanza probatoria delle scritture contabili


Le informazioni sulla vita dell’impresa non sono accessibili ai terzi. Le eccezioni
sussistono per il bilancio delle società di capitali e delle società cooperative (ma non
quelle degli imprenditori individuali e delle società di persone) deve essere reso pubblico
mediante deposito presso l’ufficio del registro delle imprese.
L’ipotesi più significativa di rilevanza esterna delle scritture contabili si ha tuttavia sul
piano processuale,potendo le stesse essere utilizzate come mezzo di prova sia a favore,
sia contro l’imprenditore.
Sono previste dal legislatore per comprendere lo stato di salute delle società. Vengono
utilizzate come prova contro l’imprenditore ( es. creditore che deve dimostrare il suo
credito), nel suo contesto generale, anche se non sono regolarmente tenute.
Se utilizzate a favore dell’imprenditore, come mezzo di prova per dimostrare, ad
esempio, un mancato pagamento, devono essere regolarmente tenute (vidimate). In
questo caso la scrittura usata come prova deve essere utilizzata tra 2 imprenditori e il
credito deve derivare da un rapporto commerciale. Viene richiesta non la fotocopia, ma
l’estratto autentico della scrittura contabile.
Si può avere l’ingiunzione di pagamento, o avere dalla controparte una serie di
contestazioni in giudizio ordinario.

3) Rappresentanza commerciale
Le società o i medi imprenditori necessitano obbligatoriamente di una serie di soggetti
che coadiuvano le loro azioni, che agiscono in nome e per conto. Il legislatore ha inteso
facilitare l’imprenditore commerciale nella scelta di questi soggetti.
Coloro i quali possono definirsi imprenditore commerciale hanno la possibilità di
utilizzare collaboratori e ausiliari conferendo loro ( atto di proposizione) un determinato
potere senza mandati o procure. Per il solo fatto di essere qualificati tali, gli derivano
diritti e doveri; per la posizione loro assegnata nell’impresa , sono destinati ad entrare
stabilmente in contatto con i terzi ed a concludere affari per l’imprenditore. Questi
soggetti devono essere indicati nell’atto costitutivo o in corso.

Institore - E’ institore colui che è preposto dal titolare all’esercizio dell’impresa o di una
sede secondaria o di un ramo particolare della stessa. E’ nel linguaggio comune, il
direttore generale dell’impresa o di una filiale o di un settore produttivo. E’ un sottoposto
dell’imprenditore e può anche essere un soggetto esterno all’impresa. Esso ha un potere
di carattere generale e una rappresentanza sostanziale e processuale.
L’institore è tenuto, congiuntamente con l’imprenditore, all’adempimento degli obblighi
di iscrizione nel registro delle imprese, e alla tenuta delle scritture contabili dell’impresa
o della sede cui è preposto. Ed in caso di fallimento dell’imprenditore troveranno
applicazione nei confronti dell’institore le sanzioni penali a carico del fallito;fermo
restando che solo l’imprenditore potrà essere dichiarato fallito e solo l’imprenditore sarà
esposto agli effetti personali e patrimoniali del fallimento.
Anche in mancanza di espressa procura ,l’institore può compiere in nome
dell’imprenditore tutti gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa (rappresentanza
sostanziale), ma non può vendere o affittare l’impresa o cambiare l’oggetto dell’attività.
Inoltre gli è vietato alienare o ipotecare i beni immobili del proponente, se non è stato a
ciò espressamente autorizzato. Caratterizza l’institore anche una eventuale
rappresentanza processuale, in quanto l’institore può stare in giudizio, sia come attore
(rappresentanza processuale attiva), sia come convenuto (rappresentanza processuale
passiva) per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell’esercizio dell’impresa a cui è
preposto.
I poteri rappresentativi dell’institore possono essere ampliati o limitati dall’imprenditore.
Le limitazioni saranno però opponibili ai terzi solo se la procura originaria o il successivo
atto di limitazione siano stati pubblicati nel registro delle imprese. Mancando tale
pubblicità legale, la rappresentanza si reputa generale. Risponde personalmente con il
proprio patrimonio se non si qualifica ai terzi come institore che agisce per conto di.

Procuratore - I procuratori sono coloro che in base ad un rapporto continuativo abbiano


il potere di compiere per l’imprenditore gli atti pertinenti all’esercizio dell’impresa , pur
non essendo preposti ad esso (art. 2209).Il loro potere decisionale è circoscritto ad un
determinato settore operativo (ad esempio il direttore del settore acquisti, il dirigente del
personale, il direttore nel settore pubblicità), nel quale può compiere tutti gli atti
necessari.
Il procuratore non ha la rappresentanza processuale; non è soggetto agli obblighi di
iscrizione nel registro delle imprese e l’imprenditore non risponde per gli atti, pur
pertinenti all’impresa, compiuti da un procuratore senza spendita del nome
dell’imprenditore stesso.

Commessi dell’imprenditore -
Ai commessi sono affidate mansioni esecutive e materiali;a loro è riconosciuto potere di
rappresentanza dell’imprenditore anche in mancanza di specifico atto di
conferimento;potere però più limitato rispetto a quello degli institori e dei procuratori.
I commessi non possono esige il prezzo delle merci delle quali non facciano la consegna,
né concedere dilazioni o sconti che non siano d’uso; non hanno il potere di derogare alle
condizioni generali di contratto predisposte dall’imprenditore;non possono esigere il
prezzo fuori dei locali stessi né dentro l’impresa. A tutti i commessi è riconosciuta la
legittimazione a ricevere per conto dell’imprenditore le dichiarazioni che riguardano
l’esecuzione dei contratti ed i reclami relativi alle inadempienze contrattuali.
L’imprenditore può limitare o ampliare i poteri. Non è tuttavia previsto un sistema di
pubblicità legale;perciò le limitazioni saranno opponibili ai terzi solo se portate a
conoscenza degli stessi con mezzi idonei (ad esempio avvisi affissi nei locali di vendita ),
o se si prova l’effettiva conoscenza.

Le categorie di imprenditori
Le altre tipologie di imprenditore riguardano categorie residuali rispetto alla categoria
imprenditore in generale e maggiormente rispetto a quella di imprenditore commerciale.
La distinzione viene fatta in base all’oggetto dell’attività e al concetto quantitativo.
Art. 2083 Piccoli imprenditori “ Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del
fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano una attività
professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della
famiglia.”
Da quanto sopra enunciato si evidenzia l’elemento qualificante fondamentale: “…
prevalentemente con il lavoro proprio”, condizione da verificare, eventualmente in
concreto, attraverso l’individuazione del dato fattuale (analisi), dove si evince che
l’imprenditore in questione esercita prevalentemente con il proprio lavoro e quindi non
gli si può applicare lo statuto dell’imprenditore commerciale, di conseguenza non può
essere soggetto a fallimento.

Fino al 1989 c’erano 2 norme che regolavano la categoria di imprenditori: il requisito


minimo per fallire era fissato a 900 mila lire, capitale al di sotto del quale si trovava il
piccolo imprenditore. Per incostituzionalità della norma , nel 2007 è stata riformata la
legge fallimentare, dove all’Art. 1 sono stabilite per legge le 3 soglie minime che devono
coesistere contemporaneamente. L’imprenditore accusato deve dimostrare di non
possedere questi requisiti.

L’Artigiano
Posizione prevista nell’ambito dei piccoli imprenditori, e definita dalla Legge quadro 85
n.443.
La legge quadro del 1985 , che ha abrogato la L. 860 del 1956,ccontiene una propria
definizione dell’impresa artigiana, basata:
a) sull’oggetto dell’impresa, che può essere costituito da qualsiasi attività di produzione
di beni, anche semilavorati, o di prestazioni di servizi, sia pure con alcune limitazioni ed
esclusioni;
b) sul ruolo dell’artigianato nell’impresa , richiedendosi in particolare che esso svolga “in
misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo”
La legge del 1985 riafferma la qualifica artigiana delle imprese costituite in forma di
società di persone, si società a responsabilità limitata e di società cooperativa, purchè
ricorrano determinate condizioni. Il riconoscimento della qualifica artigiana in base alla
legge quadro non basta per sottrarre l’artigiano allo statuto dell’imprenditore
commerciale, è necessario che sia rispettato il criterio di prevalenza fissato dall’art
2083.
Sono soggetti ad una legislazione di vantaggio in merito ad agevolazioni fiscali inerenti
tutte le attività di trasmissione di conoscenze tecniche.
E’ bene sottolineare che le norme di settore non influiscono sulla qualifica giuridica che
viene interpretata dal Giudice laddove ci sono lacune.

L’Imprenditore agricolo
Art. 2135 Imprenditore agricolo “E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle
seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamenti di animali e attività
connesse” dove “si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o
all’alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell’esercizio normale
dell’agricoltura”.
Le attività agricole possono essere distinte in:
- attività agricole essenziali
- attività agricole per connessione
Per coltivazione del fondo , per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le
attività dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del
ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo ,
il bosco o le acque dolci, salmastre o marine (art 231, 2° comma, nuovo testo).

Ciclo biologico
In base alla nuova nozione la produzione di specie vegetali ed animali è sempre
qualificabile giuridicamente come attività agricola essenziale , anche se realizzata con
metodi che prescindono del tutto dallo sfruttamento della terra e dei suoi prodotti.

Rientrano nella nozione di coltivazione del fondo: l’orticoltura, le coltivazioni in serra o


in vivai e la floricoltura.
Danno vita ad impresa agricola anche le coltivazioni “fuori terra” di ortaggi e frutta.
La silvicoltura è una particolare specie di coltivazione della terra finalizzata alla
produzione di alberi da legname, non costituisce attività agricola l’estrazione di legname
disgiunta dalla coltivazione del bosco. L’allevamento di animali è la forma di attività
agricola essenziale più ricca, e con questa espressione si fa riferimento al bestiame che
tradizionalmente allevato sul fondo ed il cui allevamento costituisce una forma di
sfruttamento del fondo medesimo (bestiame da carne, da latte, da lana , da lavoro)
Il criterio del ciclo biologico, porta a riconoscere che costituisce attività agricola
essenziale anche la zootecnica svolta fuori dal fondo o utilizzando questo come mero
sedimento dell’azienda di allevamento (allevamenti in batteria).
Per allevamento si intende anche allevamento di cavalli da corsa o di animali da pelliccia,
allevamento e addestramento delle razze canine. La sostituzione del termine “bestiame “
con quello più ampio di “animali” ha eliminato ogni incertezza sulla possibilità di
qualificare come impresa agricola essenziale, non solo l’allevamento di animali
tradizionalmente allevati sul fondo , ma anche l’allevamento di animali da cortile,
l’acquacoltura (pesci e mitili). Infatti all’imprenditore agricolo (essenziale ) è stato
equiparato l’imprenditore ittico.

Le attività agricole per connessione


Le attività agricole per connessione sono quelle attività commerciali (es vendita dei
prodotti agricoli, trasformazione dell’uva in vino e sua vendita) che in quanto connesse
all’attività agricola principale, trovano identica disciplina di quest’ultima.
Perché un’attività commerciale possa essere definita agricola per connessione è
necessario che l’imprenditore che l’esercita , sia lo stesso che svolge l’attività agricola
principale, detta connessione soggettiva.
Inoltre è necessario che vi sia un collegamento oggettivo tra le due attività: sicchè
l’attività commerciale dovrà presentarsi, rispetto a quella agricola, come accessoria ,
svolta senza la predisposizione di particolari strutture funzionalmente autonome.

Nell’organizzazione dei fattori produttivi, l’imprenditore agricolo è soggetto ad un


rischio maggiore legato al fattore terra (clima, siccità, infertilità, quali rischi
imponderabili). Un tempo le attività presupponevano un contatto fisico con la terra poi, in
seguito, sono subentrate le serre, gli allevamenti in batteria e si è nuovamente posto il
problema della classificazione dell’imprenditore agricolo. La legge del 2001 ha così
modificato la definizione codicistica inserendo il concetto di “ciclo biologico”; questo per
chiarire meglio e comprendere le moderne tecniche di allevamento e coltivazione.
Per un eventuale accertamento dei requisiti, si verifica se esiste effettivamente il rischio
del fattore terra, se sussiste la prevalenza del fattore capitale del lavoro proprio o
familiare, e che la trasformazione dei prodotti destinati alle attività commerciali siano
ottenuti prevalentemente dall’allevamento.

L’Impresa familiare
E’ impresa familiare l’impresa nella quale collaborano (anche attraverso il lavoro nella
famiglia) il coniuge, i parenti entro il terzo grado(fino ai nipoti) e gli affini entro il
secondo grado (fino ai cognati) dell’imprenditore: cosiddetta famiglia nucleare.
L’istituto, introdotto con la riforma del diritto di famiglia del 10975, è regolato dall’art
230 – bis Libro I del c.c.
Sul piano patrimoniale sono riconosciuti:
a) diritto al mantenimento, anche se non dovuto ad altro titolo
b) diritto di partecipare agli utili dell’impresa in proporzione alla quantità di lavoro
prestato nell’impresa o nella famiglia
c) diritto sui beni acquistati con gli utili e sugli incrementi di valore dell’azienda , anche
dovuti ad avviamento
d) diritto di prelazione sull’azienda in caso di divisione ereditaria o di trasferimento
dell’azienda stessa
Sul piano amministrativo, le decisioni in merito alla gestione straordinaria dell’impresa
(cessazione dell’impresa, impiego degli utili e degli incrementi) sono adottate, a
maggioranza , dai familiari che partecipano all’impresa stessa.
Il diritto di partecipazione è trasferibile solo a favore di altri membri della famiglia
nucleare e con il consenso unanime dei familiari già partecipanti, è inoltre liquidabile in
denaro (es il figlio si sposa).
L’impresa familiare resta un’impresa individuale:
a) i beni aziendali restano di proprietà esclusiva dell’imprenditore-datore di lavoro
b) i diritti patrimoniali dei partecipanti all’impresa familiare costituiscono semplici diritti
di credito nei confronti del familiare imprenditore
c) gli atti di gestione ordinaria rientrano nella competenza esclusiva dell’imprenditore
L’imprenditore agisce nei confronti dei terzi in proprio e non quale rappresentante
dell’impresa familiare e quindi imputabili solo a lui gli effetti degli atti posti in essere
nell’esercizio dell’impresa. In caso di fallimento fallisce solo il capo famiglia-datore di
lavoro.

L’Azienda
L’azienda è l’istituto tipico del diritto commerciale, alla quale si applica la disciplina
speciale derogatoria del diritto comune.
Art. 2555 Nozione di Azienda “L’azienda è il complesso dei beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa.”
Il complesso dei beni, materiali e immateriali, dei fattori produttivi universali, i quali
perdono la loro individualità.
Nell’azienda l’imprenditore organizza il complesso dei beni in modo tale che essi però
acquistano un valore aggiunto che si chiama avviamento, ovvero l’attitudine dei beni a
produrre ricchezza. Il valore dell’azienda è misurato dall’organizzazione del complesso
dei beni.
L’attitudine a consentire la realizzazione di un profitto è detto avviamento e di regola
dipende sia da fattori oggettivi sia da fattori soggettivi.
L’ avviamento oggettivo quello ricollegabile ai fattori che permangono anche se muta il
titolare dell’azienda in quanto insiti nel coordinamento esistente fra i diversi beni (si
pensi ad esempio alla capacità di un complesso industriale di consentire una produzione a
costi competitivi sul mercato).E’ riferito ai beni complessivi che producono ricchezza.
Si definisce avviamento soggettivo quello dovuto all’abilità operativa dell’imprenditore
sul mercato ed in particolare alla sua abilità nel formarsi, conservare ed accrescere la
clientela. In altre parole, il complesso dei beni produce un ulteriore valore aggiunto
collegato allo specifico imprenditore che li ha organizzati, legati al valore, alla qualifica
della persona.

La circolazione dell’azienda
L’azienda può essere venduta, conferita in società, donata e sulla stessa possono essere
altresì costituiti diritti reali (usufrutto) o personali (affitto) di godimento a favore di terzi.
Le forme da osservare nel trasferimento dell’azienda sono fissate dall’art 2556.
I contratti che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà o la concessione in
godimento dell’azienda devono essere provati per iscritto, cioè sono validi solo se
stipulati con la forma scritta. Infine, per tutte le imprese soggette a registrazione è oggi
prescritto che i relativi contratti di trasferimento devono essere iscritti nel registro delle
imprese nel termine di trenta giorni. Per ottenere l’iscrizione è necessario che il contratto
sia redatto per atto pubblico o scrittura privata autenticata. La scelta di una delle due
forme dipende dalla tipologia di beni dell’impresa: per i beni immobili è d’obbligo l’atto
pubblico.Solo l’iscrizione nella sezione ordinaria, se dovuta, produce tuttavia gli effetti di
pubblicità legale (opponibile a terzi).

La vendita dell’azienda
Art. 2557 Divieto di concorrenza
Per tutelare il soggetto che acquista l’azienda, il legislatore obbliga il cedente ad evitare
la concorrenza per massimo 5 anni ( divieto temporale). I due soggetti possono però
accordarsi in modo diverso, quindi si parla in questo caso di divieto relativo in quanto
può essere derogato dalle parti.
Chi aliena un’azienda commerciale deve astenersi, per un periodo massimo di 5 anni dal
trasferimento, dall’iniziare una nuova impresa che possa comunque “per l’oggetto,
l’ubicazione o altre circostanze” sviare la clientela dall’azienda ceduta (art 2557)
Se l’azienda è agricola , il divieto opera solo per le attività ad essa connesse e sempre che
rispetto a tale attività sia possibile sviamento della clientela.
Il divieto è applicabile non solo alla vendita volontaria di azienda, ma altresì quando la
vendita è coattiva. Il divieto graverà perciò in testa all’imprenditore fallito nel caso di
vendita in blocco dell’azienda da parte degli organi fallimentari. In sede di divisione
ereditario o nello stabilire la quota di liquidazione spettante a ciascun socio (in sede di
scioglimento della società) si tiene di regola conto anche del valore di avviamento dovuto
alla clientela. Non è perciò senza fondamento l’applicazione del divieto di concorrenza a
favore dell’erede o del socio che subentra nell’azienda ed a carico degli altri eredi o degli
altri soci.
Art. 2558 Successione nei contratti aziendali
Questa avviene in modo automatico, ex legge, per tutelare l’acquirente nella
prosecuzione dell’attività. L’eccezione riguarda il caso in cui il terzo ceduto, cioè il
fornitore può, se sussiste giusta causa, recedere dal contratto. Gli effetti si producono
immediatamente dopo dimostrazione del contenzioso.
Il trasferimento dell’azienda non consiste solo nel trasferimento della proprietà di beni
aziendali. Esso comporta , se non è pattuito diversamente, anche la cessione
all’acquirente dell’azienda, dei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda stessa che
non abbiano carattere personale. Il terzo contraente si troverà, in caso di trasferimento
dell’azienda, indipendentemente da ogni concorso della sua volontà, ad essere vincolato,
per contratto , nei confronti di un soggetto diverso dall’originario contraente.
Egli si potrà sciogliere dal contratto solo provando l’esistenza di una giusta causa di
recesso , entro 3 mesi dalla notizia di trasferimento. Per quanto riguarda il trasferimento
dei contratti personali è necessario che vi sia un’espressa pattuizione contrattuale fra
alienante ed acquirente dell’azienda, sia il consenso del contraente ceduto.
Art. 2559 Cessione del credito
La cessione dei crediti relativi all’azienda ceduta , anche in mancanza di notifica al
debitore o di sua accettazione, ha effetto nei confronti dei terzi, dal momento
dell’iscrizione del trasferimento nel registro delle imprese.
Art. Cessione del debito
In questo caso è necessario l’assenso dei creditori per liberare l’alienante dai debiti ( il
cedente non ne viene liberato). Se i debiti risultano dai libri contabili obbligatori risponde
anche l’acquirente dell’azienda.
Per i debiti inerenti all’azienda sorti prima del trasferimento è stato, mantenuto fermo il
principio generale secondo il quale non è ammesso il mutamento del debitore senza il
consenso del creditore. Anche se manca un patto di accollo, l’acquirente di un’azienda
commerciale (ma non di un’azienda agricola o di una piccola impresa) risponde in solido
con l’alienante nei confronti dei creditori che non abbiano consentito alla liberazione di
quest’ultimo. La responsabilità ex lege dell’acquirente sussiste però solo per i debiti
aziendali che risultano dai libri contabili obbligatori.
Le Società
Il termine si riferisce ad un agire in comune per la realizzazione di una determinata
attività commerciale e non finalizzata alla produzione di beni e servizi.
Il concetto di società è un concetto metagiuridico (che supera), in quanto organizzazione
sociale che prescinde dalle singole individualità, e al quale l’ordinamento giuridico ha
dato regole a tutela degli interessi delle parti coinvolte.
Dalla “societas” romana, nella quale ognuno conservava la propria individualità ed era
responsabile personalmente, si arriva man mano al concetto di società moderno.
Nel basso Medioevo, intorno al 1100/1200, assume grande rilevanza la tutela degli
interessi dei commercianti, per la crescente esigenza di una gestione collettiva.
Con la scoperta delle Americhe nel 1492, si sente ancor di più l’esigenza del mercante ad
essere tutelato per i maggiori rischi a cui è soggetto tutto il suo patrimonio.
A limitare la responsabilità patrimoniale dei commercianti ci pensa il sovrano con la
garanzia di esonero dal rischio patrimoniale ( prerogativa regale). Successivamente, in
Inghilterra, nasce la prima Compagnia delle Indie, alla quale la regina Elisabetta I
d'Inghilterra accorda una "carta" o patente reale che le conferisce per 21 anni
il monopolio del commercio nell'Oceano Indiano. Prima Società anonima, sarebbe
divenuta l'impresa commerciale più potente della sua epoca.
Società anonima è il modo in cui gli ordinamenti vigenti in molti paesi definiscono
una società di capitali, o quantomeno quelle società di capitali che hanno una tale
frammentazione del pacchetto sociale da essere di fatto anonime, ovvero non
riconducibili a una proprietà unica e stabile. La riforma del codice civile
italiano del 1942 ha soppresso la locuzione "società anonima", introducendo la
distinzione tra società per azioni e società a responsabilità limitata.
Prima della riforma del Diritto Societario del 2003 riguardante le sole società di capitali,
si è avuta la legge risparmio del 74 con la creazione di azioni di risparmio e la disciplina
delle società quotate, legge poi consacrata definitivamente con il Testo Unico sulla
Finanza del 1998.

Il sistema legislativo
Le società sono organizzazioni di persone e di mezzi create dall’autonomia privata per
l’esercizio in comune di un’attività produttiva.
I tipi di società previsti sono:
1. società semplice
2. società in nome collettivo
3. società in accomandita semplice
4. società per azioni
5. società in accomandita per azioni
6. società a responsabilità limitata
7. società cooperativa
8. società di mutua assicurazione
A partire dal 2006 si aggiunge la società cooperativa europea. Le ss,snc,sas sono definite
società di persone, mentre le srl, spa sono invece definite società di capitali.
Il contratto di società
Art. 2247 Contratto di società
“Con il contratto di società due o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio
in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.”
Dal 1993 questa possibilità è stata eccezionalmente prevista dapprima per le srl e
successivamente nel 2003 anche per le spa, che pertanto possono essere costituite anche
con atto unilaterale.
In generale, la società è un organismo sociale a cui l’ordinamento riconosce una
particolare disciplina e un certo grado di autonomia patrimoniale – perfetta o imperfetta.
In quanto organismo sociale vi rientrano anche situazioni fattuali che non rientrano
nell’ordinamento giuridico, ma che emergono in circostanze patologiche:
società apparente – è da considerarsi come una creazione giurisprudenziale, ossia
costituitasi nel momento in cui i soci costituiscano rapporti giuridici con i terzi, La
giurisprudenza, per tutelare nel modo più completo possibile i terzi, afferma che il
comportamento esterno che ingeneri nei terzi il ragionevole affidamento che società vi
sia, comporta l’applicazione della disciplina della società, con il conseguente fallimento
di questa e dei suoi apparenti soci , anche in mancanza di atto formale;
società di fatto - per la costituzione di una società semplice non è necessario l’atto scritto.
Il contratto si può perfezionare anche attraverso fatti concludenti. 
La società che si genera è regolata dalle norme della società semplice se l’attività non è
commerciale, o dalle norme della società in nome collettivo se vi è una attività
commerciale;
società occulta - è una società costituitasi con l'espressa volontà di non apparire
all'esterno; questa mancata manifestazione all'esterno non impedisce ai terzi di
invocare la responsabilità della società occulta e dei suoi componenti, a patto che i terzi
provino l'esistenza del contratto di società e che gli atti del soggetto agente siano riferibili
alla società stessa; appurato il fallimento, viene esteso a tutta la società e anche ai soci.

Caratteristiche comuni al modello societario


Le società sono quindi enti associativi a base contrattuale che si caratterizzano per la
contemporanea presenza di tre elementi:
1) i conferimenti dei soci,
2) presenza di capitale e/o patrimonio
3) autonomia patrimoniale perfetta o imperfetta, quale elemento discretivo tra società di
persone e società di capitale.

Il conferimento
Oggetto del conferimento secondo l’art. 2247 possono essere beni o servizi quindi
denaro, beni in natura, prestazioni di attività lavorativa (seppure non possibile in tutte le
società). Si applica alle società di persone e dopo la riforma del 2003 nelle società a
responsabilità limitata. Mentre per le società per azioni ha espressamente stabilito che
non possono formare oggetto di conferimento le prestazioni d’opera o di servizio.
Se non c’è un atto costitutivo si presume sia in denaro, ma può essere un qualsiasi
elemento valutabile economicamente, quale un bene, una licenza, un credito, prestazioni
di servizi, di fare o non fare ( non previste per le società di capitale), tutti comunque
strumenti utilizzabili per il funzionamento e lo scopo dell’impresa. Il conferimento non è
più oggetto della disponibilità del soggetto perché diventa proprietà e disponibilità del
modello societario.
I conferimenti non devono necessariamente essere uguali tra i soci, così come la divisione
degli utili non deve necessariamente essere proporzionale al conferimento.

Patrimonio e Capitale
Il patrimonio sociale è il complesso dei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo
alla società. Esso è inizialmente costituito dai conferimenti eseguiti o promessi dai soci;
successivamente subisce continue variazioni qualitative e quantitative in relazione alle
vicende economiche della società.
La consistenza del patrimonio sociale (attività e passività) è accertata periodicamente
attraverso la redazione annuale del bilancio di esercizio. E si definisce patrimonio netto la
differenza positiva fra attività e passività. Il patrimonio sociale (meglio: l’attivo
patrimoniale) costituisce la garanzia principale od esclusiva dei creditori della società.
Il capitale sociale è il valore in denaro dei conferimenti apportati dai soci all’atto
costitutivo. Indica il valore delle attività patrimoniali che i soci si impegnano a non
distrarre dall’attività di impresa per tutta la durata della società, cioè la cifra del capitale
sociale non distribuibile fra i soci (cd capitale reale).
Il capitale sociale nominale assolve poi anche un funzione organizzativa, in tutte le
società è termine di riferimento per accertare periodicamente –tramite il bilancio di
esercizio – se la società ha conseguito utili o subito perdite.
Nelle società di capitali il capitale sociale nominale funge anche da base di misurazione
di alcune fondamentali situazioni soggettive dei soci, sia di carattere amministrativo
(diritto di voto), sia di carattere patrimoniale (diritto agli utili ed alla quota di
liquidazione). Tali diritti spettano infatti a ciascun socio in misura proporzionale alla
parte del capitale sociale sottoscritto.
Esso è un valore storico in quanto non cambia nel corso della vita della società. Ha
funzione vincolistica poiché vincola i valori dell’attivo come garanzia patrimoniale
supplementare in quanto stabilmente destinato all’attività sociale e non distribuibile.
Esso è organizzativo nel senso che è rilevante nel verificare se la società ha conseguito
utili o perdite. Indica la misura di partecipazione nei rapporti tra i soci e indirettamente i
loro diritti all’interno della compagine sociale.
Diritto patrimoniale: utili
Diritto amministrativo: voto, impugnare delibere, ecc.

Autonomia patrimoniale
Le società di persone (S.S. - S.N.C. - S.A.S.) sono caratterizzate da autonomia
patrimoniale imperfetta e responsabilità solidale, illimitata e sussidiaria dei soci. La
responsabilità dei soci nei confronti delle obbligazioni sociali è:

1. illimitata, perché per le obbligazioni sociali i soci rispondono non solo nei limiti
della quota conferita, ma anche con tutto il patrimonio personale.
2. solidale, in quanto i creditori della Società possono rivalersi per l'intero
ammontare del loro credito sul patrimonio di uno qualsiasi dei soci.
3. sussidiaria, perché essa scatta solo se il patrimonio sociale è insufficiente a
pagare i creditori della Società (i Soci godono quindi del beneficio della
preventiva escussione dei beni sociali). Tale beneficio opera poi con diverso
grado di intensità a seconda che si tratti di società semplice o di società in nome
collettivo o società in accomandita semplice: soltanto negli ultimi due modelli,
infatti, il beneficio di preventiva escussione del patrimonio sociale opera
automaticamente, ponendosi cioè come una condizione di procedibilità
dell'azione esecutiva nei riguardi del socio (con relativo onere, per il creditore
sociale, di provare l'insufficienza del patrimonio sociale già aggredito). Nel caso
di società semplice, invece, il creditore può immediatamente agire nei confronti
del socio, il quale può solo paralizzare l'azione con un'eccezione volta a
dimostrare che esistono altri beni sociali sui quali il creditore può "agevolmente
soddisfarsi".

Le società di capitali (S.P.A. - S.A.P.A. - S.R.L.) sono caratterizzate da autonomia


patrimoniale perfetta e responsabilità limitata dei soci in quanto queste ultime sono
persone giuridiche. Per autonomia patrimoniale perfetta s'intende che la società risponde
da sola di tutte le obbligazioni sociali in quanto è soggetto di diritto, di conseguenza i
soci possono al massimo perdere la quota versata per costituire il capitale sociale
(responsabilità limitata). 

Norme imperative – rapporti non modificabili, riguardano i rapporti tra società e


soci e creditori sociali.
Norme dispositive – rapporti modificabili, riguardano l’organizzazione interna della
società.
LE SOCIETA’ DI PERSONE
Nelle società di persone, prive di personalità giuridica:
- non è prevista un’organizzazione basata sulla presenza di una pluralità di organi;
- l’attività della società si fonda su un modello organizzativo che, per un verso, riconosce
ad ogni socio a responsabilità illimitata il potere di amministrare la società e, per altro
verso e all’opposto, richiede di regola il consenso di tutti i soci per le modificazione
dell’atto costitutivo;
- il singolo socio a responsabilità illimitata è in quanto tale investito del potere di
amministrazione e di rappresentanza della società e ciò indipendentemente
dall’ammontare del capitale conferito e dalla consistenza del suo patrimonio personale.
E’ così particolarmente accentuato il rilievo della persona dei soci nell’organizzazione e
nel funzionamento della società, nonché il reciproco rapporto fiduciario fra i soci stessi.
Ne consegue che la partecipazione sociale è di regola trasferibile solo col consenso degli
altri soci.
Infine, nelle società di persone:
a) i creditori personali dei soci non possono aggredire il patrimonio della società per
soddisfarsi, ma finchè dura la società possono solo far valere i loro diritti sugli utili
spettanti al proprio debitore e compiere atti conservativi sulla quota allo stesso spettante
nella liquidazione della società.
b) I creditori della società non possono aggredire direttamente il patrimonio dei soci
illimitatamente responsabili. E’ necessario che prima tentino di soddisfarsi sul patrimonio
della società e solo dopo aver infruttuosamente escusso il patrimonio sociale potranno
agire nei confronti dei soci.

La società semplice
E’ il prototipo più semplice di società, con la caratteristica esclusiva di non svolgere
attività commerciale, ma attività agricole.
Non necessariamente deve essere iscritta al registro delle imprese e non è tenuta alle
scritture contabili obbligatorie.
Art. 2251 – Contratto sociale
“Nella società semplice il contratto non è soggetto a forme speciali, salve quelle richieste
dalla natura dei beni conferiti.”
Non necessita di contratto scritto, vige la libertà di forma, e può essere modificato solo
con il consenso di tutti i soci, se non convenuto diversamente.
Art 2253 – Conferimenti
I conferimenti possono essere di qualsiasi tipo, determinati liberamente dai soci nell’atto
costitutivo. Se nulla è previsto si presume debbano essere in parti uguali.Vi è scollamento
tra capitale e patrimonio.
Art. 2254 – Garanzia e rischi dei conferimenti
Nel trasferimento d’azienda vale il principio consensualistico, con proposta e
accettazione, e il rischio è a carico dell’acquirente, come previsto dalle norme sulla
vendita..
Art. 2257 – Amministrazione disgiuntiva
Se nulla è previsto l’amministrazione spetta disgiuntivamente a più soci, ciascun socio
amministratore ha diritto ad opporsi ad una operazione che un altro voglia compiere
prima che sia compiuta; il socio oppositore può effettivamente impugnare un determinato
atto posto in essere che si sviluppa in un dato arco temporale ( contratto di
somministrazione). La maggioranza dei soci, determinata secondo la parte attribuita a
ciascun socio negli utili, decide sull’opposizione.
Art. 2258 – Amministrazione congiuntiva
Deve essere espressamente prevista nello statuto. Se l’amministrazione spetta
congiuntamente a più soci, è necessario il consenso unanime dei soci amministratori per
tutte le operazioni poste in essere, oppure il consenso della maggioranza dei soci (se
evidenziato nello statuto), amministratori e non amministratori.
I singoli amministratori non possono compiere da soli alcun atto, salvo che vi sia urgenza
di evitare un danno alla società.
L’amministratore non può essere esterno poiché si verificherebbe uno scollamento tra
potere e responsabilità ( aspetto giuridico), per il rischio di eludere l’autonomia
patrimoniale escludendo la responsabilità.
I diritti e gli obblighi degli amministratori sono regolati dalle nome sul mandato; come
principio cardine essi devono avere un comportamento diligente, da buon padre di
famiglia.
Ogni socio ha diritto alla sua parte degli utili dopo l’approvazione del rendiconto.
Art. 2265 – Patto leonino
Divieto di esclusione di uno o più soci da ogni partecipazione agli utili o alle perdite.
Art. 2266 – Rappresentanza della società
La rappresentanza spetta a ciascun socio amministratore e si estende a tutti gli atti che
rientrano nell’oggetto sociale. Qualsiasi modifica o limitazione deve essere messa per
iscritto.
Art. 2267 – Responsabilità per le obbligazioni sociali
La responsabilità per le obbligazioni sociali è di tutti i soci che hanno agito in nome e per
conto della società e, salvo patto contrario, degli altri soci. Il patto deve essere portato a
conoscenza dei terzi, con notifica, visto, comunicazione, altrimenti non è opponibile a
coloro che non ne hanno avuto conoscenza.
Beneficio di escussione
Il creditore sociale può escutere direttamente il patrimonio dei soci a meno che il socio
non indichi al creditore i beni della società sui quali si può facilmente soddisfare.
Art. 2270 – Creditore particolare del socio
Finché dura la società, può avvalersi sugli utili, può compiere atti conservativi
( sequestro) sulla quota sociale per blindarla affinché non venga trasferita. La quota deve
essere liquidata entro tre mesi.
Se viene meno uno dei soci, gli altri possono decidere se cessare o continuare l’attività
anche senza il socio debitore.

La società in nome collettivo


Art. 2291 – Nozione
“Nella società in nome collettivo tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente
per le obbligazioni sociali. Il patto contrario non ha effetto nei confronti dei terzi.”
Nella ragione sociale deve essere indicato il nome di almeno uno dei soci con
l’indicazione del rapporto sociale.
Essa è disciplinata dagli articoli 2291-2312 c.c. e, per quanto non disposto da tali norme,
da quelle previste per la società semplice.
Per quanto riguarda i conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito
La S.N.C. è soggetta, ai sensi dell’art. 2296 c.c. alla iscrizione nel Registro delle
Imprese; tale iscrizione si effettua mediante il deposito dell’atto costitutivo, con
sottoscrizione autentica dei contraenti o con copia autentica dello stesso, qualora stipulato
per atto per atto pubblico, entro trenta giorni presso l’ufficio del Registro delle Imprese
nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. Tale onere è in capo agli amministratori
ed in caso di loro inerzia al deposito possono provvedere i singoli soci a spese della
società o a far condannare gli amministratori ad eseguirlo; qualora la stipula dell’atto
costitutivo sia avvenuta per atto pubblico l’onere del deposito è a carico del notaio.
La mancata registrazione determina lo stato di irregolarità della società stessa per cui i
rapporti tra la società ed i terzi sono regolati dalle norme sulla società semplice, ferma
restando la responsabilità illimitata e solidale di tutti i soci e la possibilità per la società di
essere sottoposta a fallimento. Nell’applicazione della disciplina della società semplice, la
snc conserva il suo modello societario nella gestione interna.
Nell’atto costitutivo, a norma dell’art. 2295 c.c. deve essere contenuto: le generalità di
ogni socio, la ragione sociale, i dati relativi ai soci che hanno l’amministrazione e la
rappresentanza della società, la sede della società e le eventuali sedi secondarie, l’oggetto
sociale, i conferimenti di ciascun socio col valore ad essi attribuito ed il modo di
valutazione, le prestazioni a cui sono obbligati i soci d’opera, le norme secondo le quali
gli utili debbano essere ripartiti e la quota di ciascun socio agli utili ed alle perdite, la
durata della società.
L’amministratore che ha la rappresentanza della società può compiere tutti gli atti che
rientrano nell’oggetto sociale, salvo limitazioni della procura o dell’atto costitutivo, che
non possono essere opponibili a terzi se non iscritte nel registro delle imprese (art. 2298
c.c.). L’amministratore, in teoria, potrebbe anche essere esterno malgrado lo scollamento
tra potere e responsabilità (improbabile nel concreto).
Il socio non può, senza il consenso (espresso o presunto) degli altri soci, esercitare per
conto proprio o altrui un’attività concorrente con quella della società, né partecipare ad
altre società concorrenti (art. 2301 c.c.). In caso di inosservanza, il socio è tenuto al
risarcimento del danno e può essere escluso dalla società per grave inadempienza.
I creditori sociali, anche se la società è in liquidazione, non possono pretendere il
pagamento dai singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale.
Il creditore particolare del socio, finché dura la società, non può chiedere la liquidazione
della quota del socio debitore.

La società in accomandita semplice


La società in accomandita semplice si differenzia dalla snc per la coesistenza di due
categorie di soci:
- soci accomandanti che conferiscono esclusivamente i beni e non possono partecipare
alla gestione sociale, non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o
concludere affari in nome della società se non in forma di procura speciale, pena la
decadenza della responsabilità limitata al solo conferimento;
- soci accomandatari che hanno una responsabilità illimitata e rispondono con il loro
patrimonio personale.
La sas è il solo tipo di società di persone che consente l’esercizio in comune di
un’impresa commerciale con limitazione del rischio e non esposizione a fallimento
personale per alcuni soci, gli accomandanti.
Per la costituzione della sas occorre la forma scritta, e l’atto costitutivo è soggetto
all’iscrizione nel R.I.
Il Contenuto dell’atto costitutivo è lo stesso stabilito per la s.n.c. con due aggiunte:
- Ripartizione delle due categorie di soci
- Distinta indicazione dei conferimenti per i soci accomandanti e accomandatari
La ragione sociale deve contenere l’indicazione del nome dei soci accomandatari
L’amministrazione della società spetta ai soli soci accomandatari, mentre è interdetta ai
soci accomandanti. Per quanto riguarda l’amministrazione interna l’accomandante è privo
di ogni potere decisionale autonomo in merito alla condotta degli affari sociali: non può
decidere da solo alcun atto di impresa e non può neppure partecipare alle decisioni degli
amministratori o condizionarne l’operato. L’accomandante in forza di procura speciale
per singoli affari, può trattare e concludere affari in nome della società
L’accomandante che viola il divieto di immistione decade dalla responsabilità limitata al
solo conferimento e può essere escluso dalla società con decisione a maggioranza degli
altri soci. I soci accomandanti hanno il diritto di concorrenza con gli accomandatari alla
nomina e alla revoca degli amministratori, quando l’atto costitutivo prevede la
designazione degli stessi con atto separato. I soci accomandanti possono prestare la loro
opera, manuale o intellettuale , all’interno della società sotto la direzione degli
amministratori e quindi mai in posizione autonoma ed indipendente. Inoltre , se l’atto
costitutivo lo consente, dare autorizzazione e pareri per determinate operazioni , nonché
compiere atti di ispezione di controllo, sia pure nei limiti imposti dal generale divieto di
ingerenza nell’amministrazione.
Per quanto riguarda specificatamente i poteri di controllo degli accomandanti, in ogni
caso essi hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e di controllarne
l’esattezza, consultando i libri e gli altri documenti della società.
Le quote degli accomandanti, salvo patto contrario , sono liberamente trasferibili per
causa di morte, senza che sia necessario il consenso dei soci superstiti, mentre è
necessario il consenso dei soci accomandanti e accomandatari che rappresentano la
maggioranza del capitale sociale in caso di trasferimento della quota per atto fra vivi.
Il trasferimento per atto fra vivi della quota degli accomandatari può avvenire solo col
consenso di tutti gli altri soci , e per la trasmissione a causa di morte sarà necessario
anche il consenso degli eredi .
Oltre alle cause di scioglimento previste per la snc , la sas si scioglie qualora venga a
mancare la contemporanea esistenza delle due categorie di soci, semprechè nel termine di
sei mesi non sia stato sostituito il socio che è venuto meno.
Nel caso in cui sono venuti meno i soci accomandatari, gli accomandanti devono
nominare un amministratore provvisorio, il cui poteri sono per legge limitati “ al
compimento degli atti di ordinaria amministrazione”. L’amministratore provvisorio non
diventa socio accomandatario e non risponde perciò illimitatamente per le obbligazioni
sociali.
Cancellata la società dal registro delle imprese, i creditori rimasti insoddisfatti potranno
far valere i loro crediti nei confronti dei soci accomandanti solo nei limiti di quanto dagli
stessi ricevuto a titolo di quota di liquidazione, dato che essi non erano soci a
responsabilità illimitata.
La sas irregolare - E’ irregolare la sas il cui atto costitutivo non è stato iscritto nel R.I.
La mancata iscrizione non impedisce la nascita della società ed i soci accomandanti
rispondo limitatamente alla loro quota, salvo che abbiano partecipato alle operazioni
sociali.

L’imprenditore occulto
L' imprenditore occulto è un imprenditore che non agisce direttamente nella propria
attività, ma tramite un prestanome. In tale modo riesce a compiere l'attività d'impresa pur
non apparendo come colui che la esercita.
Questa figura, creata dalla giurisprudenza, permette di associare l'imprenditore occulto
al fallimento, in quanto obbligato in solido col prestanome, pur non avendone i requisiti
formali. Tra imprenditore occulto e imprenditore apparente giuridicamente c'è un
contratto di mandato senza rappresentanza e l'imprenditore occulto è il mandante mentre
l'imprenditore apparente è il mandatario. L'imprenditore occulto mette i soldi per l'attività
d'impresa, prende le decisioni aziendali e incassa gli utili, l'imprenditore apparente, che di
solito è nullatenente, esegue le decisioni e viene pagato con una somma fissa mensile.
Finché le cose vanno bene non ci sono problemi, ma quando vanno male la faccenda
diventa seria per i creditori dell'imprenditore apparente perché quest'ultimo è
nullatenente. Può però verificarsi il caso che i creditori scoprano che tutta l'impresa era in
realtà gestita dall'imprenditore occulto; se ciò avviene ci si chiede se i creditori possono
rivalersi nei confronti dell'imprenditore occulto.

Alcuni giuristi sostengono la tesi affermativa in base a due argomenti:

1. motivo etico: finché le cose sono andate bene l'imprenditore occulto ha


guadagnato ma allora è giusto che egli risponda anche quando le cose non vanno
bene;
2. motivo giuridico: nella legge fallimentare l'art. 147 dice che se viene dichiarata
fallita una società di persone falliscono tutti i soci; se poi si viene a conoscenza
dell'esistenza si un socio occulto, del quale i creditori ignoravano l'esistenza, il
fallimento si estende anche a quest'ultimo quindi i giusristi ritengono che per
analogia questa norma si possa applicare anche al caso dell'imprenditore occulto.

Altri giuristi sostengono la tesi negativa in base a due argomenti:

1. motivo di giustizia: i creditori non sapevano dell'esistenza dell'imprenditore


occulto e quindi non hanno fatto affidamento sui suoi beni ma solo sul patrimonio
dell'imprenditore apparente;
2. motivo giuridico: l'articolo 1707 del codice civile stabilisce che i creditori del
mandatario non si possono soddisfare sui beni del mandante neppure se erano a
conoscenza della sua esistenza; questa norma a maggior ragione si applica nel
caso dell'imprenditore occulto la cui esistenza è ignorata dai creditori
dell'imprenditore apparente.

La Corte di Cassazione ha accolto quest'ultima posizione e ha quindi stabilito che


l'imprenditore occulto non risponde dei debiti fatti dall'imprenditore apparente.
La teoria dell’imprenditore occulto
Per poter comprendere la "teoria dell'imprenditore occulto", bisogna innanzitutto
individuare il modo in cui un determinato soggetto acquisisce la qualità di imprenditore:
nel momento in cui spende il proprio nome nel compimento di uno specifico atto
d'impresa, automaticamente acquista tale qualità. La figura dell'imprenditore occulto si
staglia in una fase analoga: il compimento di una o più attività di impresa, vengono
formalmente realizzate da un soggetto (cosiddetto prestanome o imprenditore palese) ma
sostanzialmente sostenute nell'interesse di un altro soggetto
(cosiddetto dominus o imprenditore occulto) che finanzia quell'attività e ne consegue gli
utili. Il problema dell'imprenditore occulto nasce in relazione ai creditori del prestanome:
se quest'ultimo è una persona fisica nullatenente o una s.p.a. o s.r.l. con capitale sociale
irrisorio (cosiddetta società di comodo), automaticamente a soffrirne sono proprio i
creditori, i quali, infatti, potranno esigere l'adempimento dei rispettivi crediti solo da
colui che, seppur solo formalmente, ha agito in quel determinato rapporto spendendo il
proprio nome, comportandone l'eventuale e successivo fallimento.
Emergono così due importanti teorie giurisprudenziali:
1) la teoria del potere-responsabilità, di Ferri (cosiddetta "teoria del potere d'impresa"),
che mira a sanzionare non solo il prestanome, ma parallelamente anche il dominus, colui
che si serve del prestanome stesso per i propri interessi, conseguendo gli utili ma
scaricando su di lui tutte le passività: l'intento di Ferri è quello di superare il principio
formale della spendita del nome. Tale teoria muove dall'inscindibilità tra potere e
responsabilità, facendo leva su alcuni articoli del codice civile in relazione alle società di
persone e di capitali (ad es, l'art. 2320, per il quale l'accomandante che si ingerisce
nell'amministrazione della società, diviene automaticamente illimitatamente responsabile,
o ancora l'art.2267 ecc).
2) Walter Bigiavi si spinge oltre, mirando a regolare il fenomeno delle procedure
fallimentari in riferimento alla figura dell'imprenditore occulto: il dominus non solo sarà
tenuto a rispondere in modo solidale con il prestanome, ma fallirà sempre e comunque
nel caso in cui fallisca lo stesso prestanome. Bigiavi muove la propria teoria sulla base
dell'art. 147, comma 4 della legge fallimentare, secondo cui, se, dopo la dichiarazione di
fallimento, emergono altri soci illimitatamente responsabili, anche questi saranno
dichiarati falliti.
Nonostante queste due importanti teorie, la giurisprudenza maggioritaria è consapevole
del fatto che non si può superare il principio della spendita del nome con vincoli che non
siano altrettanto formali e oggettivi.
Critica di Campobasso - Esistono due criteri di imputazione della responsabilità per
debiti di impresa:
a) il criterio formale della spendita del nome, in base al quale acquista la qualità di
imprenditore , con pienezza di effetti, la persona fisica o la società nel cui nome l’attività
di impresa è svolta;
b) il criterio sostanziale del potere di direzione , in base al quale risponderebbe o
risponderebbe e fallirebbe anche il reale interessato.
Nel fallimento del socio occulto di società palese ciò che è stato occultato è solo il reale
numero dei soci ed il socio occulto risponde e fallisce esattamente per lo stesso motivo
per cui rispondono e falliscono i soci palesi, perché fa parte della società. Dall’ art.147,
2°comma si può desumere il principio che ci è socio di una società a responsabilità
illimitata risponde verso i terzi anche e la sua partecipazione alla società non è stata
esteriorizzata. Ma nella fattispecie imprenditore occulto- imprenditore palese
nessuna società esiste, in quanto mancano tutti gli elementi costitutivi del contratto di
società (art. 2247 fondo comune, esercizio comune dell’attività, divisione degli utili).Il
prestanome è infatti mandatario (senza rappresentanza )del dominus e non il suo socio.
Quindi si può desumere ce la situazione giuridica è qualitativamente diversa da quella
prevista dall’art. 147. Perciò anche se si accetta il primo passaggio dal fallimento del
socio occulto al fallimento della società occulta, non è consentito affermare , per ulteriore
analogia, la responsabilità illimitata del dominus. In conclusione è vero che la spenditi
del nome non è il solo criterio di imputazione dei debiti di impresa, ma non è meno vero
che tale imputazione è pur sempre retta da indici esclusivamente formali ed oggettivi.
Ultima Giurisprudenza – Necessità di dimostrazione di attività imprenditoriale di
fiancheggiamento della società, così da farlo fallire.
LE SOCIETA’ DI CAPITALI
Principi generali e caratteristiche esclusive

- Strutture sociali organizzate per uffici, cioè con organi che hanno un
determinato compito specifico ( organo deliberativo, organo di gestione
amministrativa e organo di controllo).
- Libera trasferibilità delle quote/azioni per poter prontamente monetizzare
il proprio conferimento (salvo specifiche eccezioni).
- La persona è irrilevante, conta il denaro.
- Deve necessariamente esistere un capitale: per le Spa di almeno 120 mila
euro, e per le srl di almeno 10 mila.
- La possibilità di realizzare questo modello societario da una sola persona (
dal 1993 prevista la srl unipersonale, dal 2003 istituita la Spa
unipersonale).
Il socio unipersonale vuole tutelare il proprio patrimonio ( non fallisce), e decidere da
solo, ma deve rispettare alcuni requisiti:
- la denominazione sociale deve contenere il nome del socio per rendere
chiaro ai terzi il tipo di modello societario;
- l’unico socio deve sottoscrivere il capitale.

La spa rappresenta il principale tipo di società di capitali. E’ dotata di personalità


giuridica e gode di un’autonomia patrimoniale perfetta.
La società risponde per le obbligazioni sociali con il proprio patrimonio , infatti tutti i
soci non assumono alcuna responsabilità personale. I soci sono obbligati solo ad eseguire
i conferimenti promessi e possono perciò predeterminare quanta parte della propria
ricchezza personale intendono esporre al rischio dell’attività sociale.
L’organizzazione è di tipo corporativo , cioè basato sulla necessaria presenza di tre
distinti organi: assemblea, amministratori e collegio sindacale.
Il funzionamento è di tipo maggioritario ed il peso di ogni socio in assemblea è
proporzionato alla quota di capitale sottoscritto ed al numero di azioni possedute.
Il potere decisionale in assemblea perciò è nelle mani di quanti detengono la maggioranza
del capitale e quindi rischiano maggiormente. Le quote di partecipazione dei soci sono
rappresentate da partecipazioni, azioni, che sono infatti partecipazioni sociali di uguale
valore e che conferiscono ai loro possessori uguali diritti. Ciò le rende trasferibili
liberamente e consente la loro circolazione attraverso documenti assoggettati alla
disciplina dei titoli di credito.
E’ così favorito il pronto smobilizzo del capitale investito ed il ricambio delle persone dei
soci.
La disciplina
1974:
strumenti di tutela degli azionisti risparmiatori + creazione azioni di risparmio, maggior
trasparenza, certificazione bilanci da società di revisione, creazione CONSOB
1998:
Investimento indiretto in azioni con intermediari detti investitori istituzionali e loro
valorizzazione (emanazione TUF), potenziamento degli istituiti delle società quotate (es.
maggior autonomia statutaria, potenziamento dell’informazione)
2003 (entrata in vigore nel 2004):
Semplificazione disciplina società di capitali, + autonomia statutaria per aumentare
competitività imprese italiane, previsione di nuovi modelli di amministrazione, di società
unipersonali e semplificazione della costituzione e della disciplina delle modificazioni
statutarie. Disciplina separate per società (quotate e non) che fanno ricorso al capitale di
rischio (= superano un numero di azionisti determinati dalla CONSOB)
--> volontà di rendere più flessibile e duttile la normativa per le spa.

Dal Capo V del Cc, inerente le società per azioni, all’art. 2325 non si evince una
definizione specifica, ma emerge il concetto di responsabilità.
Dalla riforma del 2003 è stato aggiunto un altro articolo, il 2325bis che si riferisce alle
cosiddette società aperte, ovvero “società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio, con azioni quotate in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura
rilevante”. E’ stata dettata una specifica disciplina per le spa quotate in borsa, maggior
trasparenza della proprietà azionaria e più ampia informazione del mercato, certificazione
dei bilanci da pare di un’autonoma società di revisione, istituzione di un organo pubblico
di controllo “la CONSOB”
Spa

Società chiuse Società aperte


(Spa tradizionali)
Normativa Codice Civile

Società quotate in Società con azioni


Borsa diffuse fra il pubblico
Testo Unico 98 (Magna Carta) C.c. e Testo Unico 98
C.c. con norme specifiche Almeno 200 soci che non
C.c. generale fanno parte della quota di
comando (soci minoritari)che
rappresentano almeno il 5%
del capitale

La costituzione della Spa avviene per atto pubblico, redatto da un notaio e iscrizione
dell’atto al R.I.. La stipulazione (o costituzione) può avvenire in modo simultaneo o per
pubblica sottoscrizione.
Nella costituzione simultanea l’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che
assumono l’iniziativa per la costituzione della società (soci fondatori). E tali soggetti
provvedono contestualmente all’integrale sottoscrizione del capitale sociale iniziale.
La costituzione presuppone la volontà di alcuni soggetti di voler esercitare una certa
attività imprenditoriale con la scelta di uno dei modelli societari. Il Notaio redige l’atto
costitutivo con allegato lo Statuto, il quale contiene regole e norme sul funzionamento
della società. In caso di contrasto tra una norma dell’atto costitutivo e una dello Statuto
prevale quella di quest’ultimo.
Nella costituzione per pubblica sottoscrizione, invece , si addiviene alla stipulazione
dell’atto costitutivo al termine di un complesso procedimento che consente la raccolta fra
il pubblico del capitale iniziale sulla base di un programma predisposto da coloro che
assumono l’iniziativa (promotori). Si tratta tuttavia di un procedimento desueto.
Art. 2328 - L’atto costitutivo
La spa può essere costituita per contratto o per atto unilaterale, nel caso in cui si abbia un
solo socio fondatore. In ogni caso, l’atto costitutivo deve essere redatto per atto pubblico
a pena nullità della società.
L’atto costitutivo deve indicare:
1) le generalità dei soci e degli eventuali promotori, nonché il numero delle azioni
assegnate a ciascuno di essi,
2) la denominazione , e il comune ove sono poste la sede della società e le eventuali sedi
secondarie.
La denominazione sociale può essere liberamente formata, ma deve contenere
l’indicazione di società per azioni, non può essere uguale o simile a quella già adottata da
altra società concorrente , quando ciò possa creare confusione.
La sede sociale è il luogo dove risiedono l’organo amministrativo e gli uffici direttivi
della società, ed individua l’ufficio del R.I. presso il quale deve avvenire l’iscrizione della
società.
3) l’oggetto sociale, cioè il tipo di attività economica che la società si propone di svolgere
4) l’ammontare del capitale sottoscritto e versato
5) il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le
modalità di emissione e circolazione
6) il valore attribuito ai crediti e ai beni conferiti in matura, semprechè vi siano
conferimenti di tale tipo
7) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti
8) i benefici eventualmente accordati ai promotori o ai soci fondatori. Per i promotori
l’unico beneficio può essere costituito da una partecipazione agli utili che non può
superare complessivamente il 10% degli utili netti risultanti dal bilancio e non può avere
una durata superiore a 5 anni. I soci fondatori possono invece riservarsi anche altri
benefici.
9) Il sistema di amministrazione adottato, il numero degli amministratori e i loro poteri ,
indicando quali tra essi hanno la rappresentanza della società
10) Il numero dei componenti del collegio sindacale
11) La nomina dei primi amministratori e sindaci e, quando previsto, del soggetto che
dovrà esercitare il controllo contabile
12) L’importo globale, almeno approssimativo, delle spese per la costituzione poste a
carico della società
13) La durata della società, che può essere anche a tempo indeterminato. In tal caso , se le
azioni non sono quotate in un mercato regolamentato, i soci possono liberamente
recedere dalla società, decorso un periodo di tempo comunque non superiore ad un anno
dalla costituzione. Il socio deve dare un preavviso di almeno 180 giorni, che lo statuto
può allungare fino ad un anno.
Sovente si preferisce procedere alla redazione di due distinti documenti: l’atto costitutivo
e lo statuto. L’atto costitutivo è più sintetico, contiene la manifestazione di volontà di
costituire la società ed i dati fondamentali della costituenda società. Il secondo, più
analitico , contiene le regole di funzionamento della società.
Anche se forma oggetto di atto separato, lo statuto si considera parte integrante dell’atto
costitutivo.
Art. 2329 – Condizioni per la costituzione
La spa deve costituirsi con un capitale non inferiore a 120mila euro, salvo i casi in cui
leggi speciali impongono un capitale minimo più elevato (ad es soc bancarie e
finanziarie). Per procedere alla costituzione della spa è inoltre necessario che:
- il capitale sociale sia sottoscritto per intero
- che sia versato presso una banca il 25% dei conferimenti in danaro, o nel caso di
costituzione per atto unilaterale, il loro intero ammontare
- che sussistano le autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per la
costituzione della società in relazione al suo particolare oggetto
I conferimenti in denaro devono essere versati prima della costituzione e restano vincolati
presso la banca fino al completamento del procedimento di costituzione. Essi possono
essere svincolati solo dagli amministratori e a condizione che provino l’avvenuta
iscrizione della società nel R.I.
I sottoscrittori hanno tuttavia diritto di rientrare in possesso delle somme versate se la
società non è iscritta nel R.I. , entro 90 giorni dalla stipulazione dell’atto costitutivo.
Decorso tale termine l’atto costitutivo perde infatti efficacia.
Deposito e iscrizione della società
Il notaio che ha ricevuto l’atto costitutivo deve depositarlo, entro 20 giorni, presso
l’ufficio del R.I. in cui è stata stabilita la sede della società.
Se il notaio non provvede, l’obbligo incombe sugli amministratori nominati nell’atto
costitutivo, l’inerzia è punita con sanzione amministrativa pecuniaria.
Dal 2000 è il notaio a svolgere un controllo di legalità (formale e sostanziale) , rivolto ad
accertare la conformità alla legge della costituenda società. Potrà e dovrà rifiutare di
chiedere l’iscrizione nel R.I. se l’atto costitutivo e lo statuto contengono clausole
contrastanti con l’ordine pubblico o col buon costume, nonché con norme imperative
della disciplina della Spa.
Il R.I. provvede a verificare solo la regolarità formale della documentazione ricevuta e
con l’iscrizione nel R.I. la società acquista la personalità giuridica e viene ad esistenza.
A differenza delle società di persone non è configurabile una spa irregolare.
Le operazioni compiute tra la stipulazione dell’atto costitutivo e l’iscrizione della società
presso il R.I., sono imputate in modo solidale e illimitato a coloro che hanno agito.
Perfezionandosi il procedimento di costituzione, la società resta automaticamente
vincolata solo se le operazioni compiute in suo nome erano necessarie per la costituzione
(ad es spese notarili) La società è invece libera di accollarsi o meno le obbligazioni
derivanti da operazioni non necessarie per la costituzione .
Prima dell’iscrizione nel R.I. è vietata l’emissione delle azioni ed esse non possono
formare oggetto di sollecitazione all’investimento, eccezion fatta per il caso in cui la
costituzione della società avvenga per pubblica costituzione .
L’attuale disciplina però non prevede più la nullità dell’emissione e non vieta più il
trasferimento della partecipazione azionaria.
Art. 2332 – Nullità della società
Prima della registrazione vi è solo un contratto di società, un atto di autonomia privata
che per il momento è destinato a produrre effetti solo fra le parti contraenti.
Pertanto , tale contratto può essere dichiarato nullo o annullato nei casi e con gli effetti
previsti dalla disciplina generale dei contratti.
La situazione muta invece dopo l’iscrizione della società nel R.I. e l’ordinamento non
può ignorare che la legalità è stata violata e deve quindi sanzionare la società,la sanzione
può solo consistere nello scioglimento della società.
Le cause di nullità possono essere:
- mancata stipulazione dell’atto costitutivo nella forma dell’atto pubblico
- illiceità dell’oggetto sociale
-mancanza nell’atto costitutivo o nello statuto di ogni indicazione riguardante la
denominazione della società, o i conferimenti , o l’ammontare del capitale sociale o
l’oggetto sociale.
Non costituiscono più causa di nullità della società:
- la mancanza dell’atto costitutivo
- l’incapacità di tutti i soci fondatori
- la mancanza della pluralità dei fondatori
- il mancato versamento dei decimi iniziali dei conferimenti in denaro
La dichiarazione di nullità non tocca minimamente l’attività già svolta, opera solo per il
futuro ed opera come semplice causa di scioglimento della società, che si differenzia
dalle cause di scioglimento di una società valida solo perché i liquidatori sono nominati
direttamente dal tribunale con la sentenza che dichiara la nullità ed il dispositivo deve
essere iscritto nel R.I. Mentre la nullità di un contratto è insanabile, la nullità della società
iscritta “non può essere dichiarata quando la causa di essa è stata eliminata e di tale
eliminazione è stata data pubblicità con iscrizione nel R.I.”, prima che sia intervenuta la
sentenza dichiarativa di nullità.

I Conferimenti
I conferimenti sono apporti, contributi dei soci per la formazione del patrimonio
iniziale della società, a fronte del riconoscimento di diritti patrimoniali e amministrativi,
tramite le azioni. La loro funzione essenziale è quella di dotare la società del capitale di
rischio iniziale per lo svolgimento dell’attività,
Il valore in danaro del complesso dei conferimenti promessi dai soci costituisce il capitale
sociale nominale della società.

Se non specificato nell’atto costitutivo, i conferimenti devono essere effettuati in danaro


ed è disposto l’obbligo di versamento immediato presso una banca di almeno il 25% dei
conferimenti in danaro o dell’intero ammontare se si tratta di società unipersonale.
Costituita la società, gli amministratori sono liberi di chiedere in ogni momento ai soci i
versamenti ancora dovuti. In caso di trasferimento delle azioni l’obbligo di versamento
dei conferimenti residui grava sia sul socio attuale (acquirente delle azioni), sia
sull’alienante . La responsabilità dell’alienante è però limitata nel tempo, permane infatti
solo per il periodo di tre anni dall’iscrizione del trasferimento nel libro dei soci. Il socio
in mora nei versamenti non può esercitare il diritto di voto e la società può avvalersi di
una più celere procedura di vendita coattiva delle azioni del socio moroso.
I conferimenti possono essere in natura con l’apporto di crediti (purchè se ne depositino
i documenti giustificativi all’atto costitutivo), e di beni (valore relativo e soggettivo), che
devono avere un valore certo.E’ necessario, quindi, che chi conferisce beni in natura deve
richiedere una perizia da parte di un esperto nominato dal tribunale dove ha sede legale
la società, che attesti che quel bene abbia un valore non inferiore al conferimento da
sottoscrivere.
Il Consiglio Nazionale Notarile ha previsto che la relazione debba essere redatta da oltre
4 mesi prima. In seguito, entro 180 giorni dalla costituzione della società, gli
amministratori devono valutare la congruità del bene con la perizia: se il valore dei beni è
inferiori di un 1/5, gli amministratori possono scegliere tra:
- ridurre proporzionalmente il Capitale Sociale e annullare le azioni che
risultano scoperte;
- aumentare i loro conferimenti;
- trasformare la società in Srl.
Il socio può però, dopo la revisione del suo conferimento:
- versare la differenza in danaro
- recedere dalla società con restituzione del bene conferito se possibile.
La nuova riforma ( 2008 e 2010) contempla la possibilità di conferire beni in natura senza
la valutazione di un esperto in caso di:
- valori mobiliari, titoli di stato, azioni, obbligazioni, strumenti alternativi al
denaro, poiché questi beni hanno un loro valore nel mercato di riferimento
( si utilizza il prezzo medio ponderato sugli ultimi 6 mesi);
- quando il valore del bene è desumibile da un bilancio approvato senza
contestazioni in merito;
- quando il bene è stato valutato negli ultimi 6 mesi da un esperto
indipendente o un revisore contabile.
Oltre i conferimenti, con la riforma del 2003, l’atto costitutivo può prevedere e descrivere
(durata, modalità e compenso) prestazioni accessorie non consistenti in danaro. Ad
esempio , l’obbligo del socio di prestare la propria attività lavorativa o professionale nella
società.
Le azioni con prestazioni accessorie sono nominative e non trasferibili senza il consenso
degli amministratori, o se non c’è consenso di tutti i soci. Le prestazioni accessorie
possono influire sulla non proporzionalità delle azioni.

I PATTI PARASOCIALI
I Patti parasociali consistono in un accordo o contratto con il quale 2 o più soci
concordano di regolamentare determinati interessi, allearsi e regolare l'agire comune
all'interno della società. La loro finalità è quella di stabilizzare l’assetto proprietario e il
governo della società.
In passato, indipendentemente dalla volontà dei soci fondatori, c’era l’abitudine di
incontri preliminari all’Assemblea per decidere e poi pesare all’interno di questa. Era una
negoziazione atipica che, di volta in volta, doveva sottostare al giudizio di meritevolezza,
e la giurisprudenza sindacava caso per caso. Tale istituto  è stato legittimato e regolato,
prima per la sola S.p.A. quotata, poi (dalla riforma del 2003) anche per la S.p.A. di tipo
chiuso e per quella aperta ma non quotata.
Essi rispondono attualmente al peso che gli azionisti vogliono avere in merito ad una
decisione all’interno dell’Assemblea generale.
La Riforma ha stabilito la legittimità di 3 tipologie di patti parasociali:
sindacati di voto- è la tipologia più diffusa nella prassi. Hanno ad oggetto la
regolamentazione dell’esercizio del diritto di voto in sede assembleare, potendo
prevedere, secondo i casi il mero obbligo dì consultazione tra gli aderenti prima
dell'espressione del voto, oppure un vincolo per gli stessi a votare in maniera conforme a
ciò è stato deciso in sede di sindacato (cioè, di regola, dalla maggioranza o unanimità
degli aderenti al patto).Spesso rappresentano lo strumento con cui viene esercitare
un'influenza dominante nell'assemblea da parte di quei soci che, da soli, non avrebbero il
"peso" sufficiente per farlo.
sindacati di blocco - sono quegli accordi che pongono limitazioni alla circolazione delle
azioni per mantenere omogenea e stabile nel tempo la composizione della compagine
sociale.
sindacati di concerto - si intende il patto che ha per oggetto o per effetto l'esercizio
(anche congiunto) di un'influenza dominante all'interno della società, che non è
necessariamente esplicata (o non è solo esplicata) attraverso accordi di voto: rientrano in
questa categoria tutte le ipotesi di accordo con cui si determinano obiettivi, programmi o
risultati verso cui deve essere indirizzata la società. Poiché questi patti possono
rappresentare una forma di elusione dei criteri legali di ripartizione delle competenze
degli organi sociali, espropriando, a favore dei soci sindacati, gli amministratori dei
poteri gestori che la legge vuole al loro riservati, la loro validità andrà esaminata caso per
caso .
Tali patti hanno un'efficacia puramente obbligatoria e non reale. Questo significa che il
patto produce effetti solo tra i sottoscrittori e non verso i terzi: un eventuale rottura del
patto può valere solo come colpa contrattuale tra i soggetti sottoscrittori, ma non è
opponibile ai terzi. Per fare un esempio, un voto in assemblea contrario al patto produrrà
la responsabilità contrattuale di chi ha leso il patto di fronte agli altri sottoscrittori, ma
non toccherà il piano della legittimità della delibera assembleare. Sono due piani
differenti, uno dei quali esterno a quello societario.
Spesso per rendere più efficaci questi patti, viene sottoscritta anche una clausola
penale che comporta il pagamento di una somma (spesso ingente) per il sol fatto di aver
rotto l'accordo, indipendentemente dalla dimostrazione di un effettivo danno subito che
costituirebbe il presupposto di un'azione di risarcimento.
I sindacati di voto possono essere occasionali o permanenti. In questo ultimo caso si
dividono in:
- A tempo determinato (max 5 anni e rinnovabili in SPA chiuse; max 3 anni
in SPA aperte3);
- A tempo indeterminato (recesso con preavviso di 6 mesi – Spa quotate 180
giorni).
Possono riguardare tutte le delibere o solo alcune(es. nomina amministratori).
Il pericolo rappresentato dai patti parasociali riguarda la cristallizzazione del gruppo di
controllo,e il rispettato solo formale del procedimento assembleare.
Ambito di applicazione: Il regime di pubblicità previsto per le società con azionariato
diffuso è diverso fra società quotate e non quotate.
Nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio i patti parasociali devono
essere comunicati alla società e dichiarati in apertura di ogni assemblea, con la
trascrizione nel verbale e deposito presso il R. I. . In caso di mancata comunicazione è
negato il diritto di voto e le deliberazioni assembleari adottate con quel voto determinante
sono impugnabili a norma dell’art. 2377.
Il TUF del 98 prevedeva che per le società aperte quotate in borsa i sindacati dovevano
essere
- Comunicati alla CONSOB entro 5 giorni dalla stipulazione
- Pubblicati per estratto sulla stampa quotidiana entro 10 giorni dalla
stipulazione
- Depositati nel registro delle imprese entro 15 giorni
L'inosservanza di tale divieto comporta che la deliberazione adottata in assemblea, con il
voto determinante delle azioni aderenti al patto (art. 14, comma 5, Tuf) è impugnabile ex
art 2377 del codice civile. L'impugnazione delle delibere viziate è proponibile anche
dalla CONSOB, nel termine lungo di 180 giorni.

LE AZIONI
Le azioni rappresentano una frazione del capitale sociale. Generalmente una azione è
rappresentata da un documento cartaceo che assume la veste di un titolo di credito.
Le azioni sono le quote di partecipazione dei soci nella società per azioni, sono omogenee
e standardizzate,liberamente trasferibili e di regola rappresentate da documenti (i titoli
azionari) che circolano secondo la disciplina dei titoli di credito.
La singola azione rappresenta l’unità minima di partecipazione al capitale sociale e
l’unita di misura dei diritti sociali. E’ perciò indivisibile.

Caratteristiche
Le azioni devono essere tutte di uguale valore, cioè rappresentano un’identica frazione
del capitale sociale nominale ( valore nominale). Il valore può essere modificato solo a
causa di modificazione dell’atto costitutivo con un frazionamento o raggruppamento di
azioni che va a modificare il valore nominale.
Le azioni non possono essere complessivamente emesse per somma inferiore al loro
valore nominale.
Possono avere:
valore reale - Il valore di emissione delle azioni va tenuto distinto dal valore reale delle
spesse, che si ottiene dividendo il patrimonio netto della società per il numero di azioni.
Tale valore varia nel tempo in funzione delle vicende economiche della società e può
essere accertato contabilmente attraverso il bilancio di esercizio.
valore di mercato – In questo valore il patrimonio incide poco in quanto rientrano nella
valutazione elementi speculativi e di prospettiva, in un’ottica di sguardo al futuro ( si
paga in misura superiore al valore reale. Il valore di mercato delle azioni risulta
giornalmente dai listini ufficiali quando le azioni sono ammesse alla quotazione in un
mercato regolamentato (borsa valori). Esso indica il prezzo di cambio delle azioni in quel
determinato giorno; prezzo che solo tendenzialmente coincide col valore patrimoniale
attuale. L’andamento delle quotazioni di borsa esprime il valore effettivo delle azioni
meglio del valore di bilancio.
Il pacchetto azionario ha un proprio specifico valore di solito notevolmente superiore a
quello delle azioni che lo compongono .
Tipologie di Azioni
Ogni azione costituisce una partecipazione sociale e attribuisce diritti e poteri: di natura
amministrativa (es. diritto di voto, di impugnazione delibere);di natura patrimoniale (es.
diritto agli utili e quota di liquidazione);di natura patrimoniale e amministrativa insieme
(es. diritto di opzione).
Prima della riforma del 2003 esistevano le azioni privilegiate, le azioni con voto limitato,
le azioni di risparmio; l’autonomia statutaria aveva poi individuato delle sottocategorie.
Sono scomparse le azioni privilegiate a voto limitato alle sole assemblee straordinarie e si
consente a tutte le società:
a) la creazione di azioni, anche privilegiate, “con diritto di voto limitato a particolari
argomenti”, non necessariamente di esclusiva competenza dell’assemblea straordinaria
(ad esempio, approvazione del bilancio e determinate delibere modificative dell’atto
costitutivo),
b) di azioni “con diritto di voto subordinato al verificarsi di particolari condizioni non
meramente potestative “ (ad esempio , azioni senza voto, che riacquistano tale diritto se la
società non consegua e/o non distribuisca utili per un certo periodo).
Azioni senza voto, a voto limitato e a voto condizionato non possono tuttavia superare
complessivamente la metà del capitale sociale in modo da evitare una eccessiva
concentrazione di potere nelle mani degli azionisti a voto pieno.
Le azioni ordinarie sono le più diffuse e rappresentano la struttura fondamentale del
capitale sociale. Esse concedono il diritto di voto nelle assemblee ordinarie e
straordinarie oltre che il diritto agli utili.
Le azioni privilegiate attribuiscono un diritto di prevalenza rispetto a quelle ordinarie
nella ripartizione degli utili annuali e nella quota di liquidazione: quando viene posta in
liquidazione la società , le risorse finanziarie che avanzeranno saranno distribuite
privilegiatamente ai possessori di questo particolare tipo di azioni e in seconda battuta ai
detentori di azioni ordinarie. Non consentono però di votare nelle assemblee ordinarie.
Le azioni di risparmio attribuiscono il diritto a ricevere un dividendo minimo del 5% del
valore nominale dell’azione. Se gli utili superano questa soglia minima, occorre ripartirli
in modo che il dividendo di tali azioni sia superiore a quello delle azioni ordinarie di
almeno il 2% del valore nominale dell’azione. Non concedono il diritto di voto ma danno
una prelazione rispetto alle azioni ordinarie in caso di liquidazione della società . Le
azioni di risparmio, come ogni altro tipo di azione priva del diritto di voto in assemblea,
possono essere distribuite dall’emittente azionario in misura non superiore al 50% del
capitale sociale. Introdotte dal legislatore con la L.74, per incentivare gli investimenti in
un periodo di crisi. Vengono emesse solo dalle società quotate in borsa.
Le azioni di godimento sono delle azioni che la società  concede quando delibera di
ridurre il capitale sociale e pertanto è costretta a rimborsare delle azioni al loro valore
nominale (spesso più basso di quello di mercato). Solitamente le azioni da rimborsare
vengono sorteggiate e a coloro che verranno rimborsate le azioni vengono concesse un
certo numero di azioni di godimento (per cercare di ripagare il “torto”). Non danno
nessun diritto di voto alle assemblee e per i diritti di ripartizione degli utili e i diritti in
fase di liquidazione, vengono sempre dopo che sono stati soddisfatti i possessori delle
altre categorie di azioni.
Le azioni correlate sono azioni fornite di diritti patrimoniali correlati ai risultati della
SPA in un determinato settore, per incrementare l’acquisizione di risorse dal pubblico dei
risparmiatori.
Lo statuto deve indicare chiaramente i criteri di individuazione dei risultati del
settore,cioè deve stabilire “i criteri di individuazione dei cosi e ricavi imputabili al
settore, le modalità di rendicontazione, i diritti attribuiti a tali azioni, nonché le eventuali
condizioni e modalità di conversione in azioni di altra categoria (art 2350 , 2° comma).
NB. Ai possessori di azioni correlati non possono essere corrisposti dividendi superiori
agli utili risultanti dall’attività generale dell’impresa. [tutela creditori sociali]
Le azioni con voto limitato sono azioni che subiscono una limitazione del diritto di voto
rispetto alle azioni ordinarie (ad esempio, possono votare solo nelle assemblee
straordinarie), fino alla sua totale soppressione. In questa ipotesi rientrano:

 Azioni senza diritto di voto;


 Azioni con diritto di voto subordinato al verificarsi di condizioni non meramente
potestative;
 Azioni con diritto di voto limitato a particolari argomenti.

Se vengono emesse da società quotate in borsa, devono avere un privilegio dal punto di
vista patrimoniale, secondo quanto previsto dall'art. 145 comma 1 del Decreto Legislativo
24 febbraio 1998 n. 58, venendo ad assumere la veste di azioni di risparmio o azioni
privilegiate. Se sono emesse da società non quotate in borsa, il diritto di voto può essere
limitato anche senza la concessione del privilegio patrimoniale.
Le azioni a favore dei prestatori di lavoro - L'art 2349 consente l'assegnazione
straordinaria di utili ai dipendenti della società attraverso un procedimento articolato: gli
utili conseguiti vengono imputati a capitale e per l'importo corrispondente la società
emette speciali categorie di azioni che vengono assegnate gratuitamente ai prestatori di
lavoro. Per tali azioni, la società, può stabilire norme particolari riguardanti: la forma, le
modalità di trasferimento e i diritti spettanti agli azionisti.
Le azioni riscattabili sono state introdotte nell'ordinamento italiano nel 2004 con la
riforma del diritto societario. Sono caratterizzate dalla possibilità, oggi prevista all’art.
2437 sexties,  qualora lo statuto lo preveda, che al venir meno di determinate condizioni
soggettive (relative alla persona del socio) la società, i soci o terzi possono acquistare
(riscattare) l’intera o parte della partecipazione.
Ciò consente di attribuire rilievo a caratteristiche soggettive, personalizzando la struttura
della società, ed il fatto che siano inserite nello statuto permette di attribuire loro efficacia
reale.
Le azioni postergate sono azioni che hanno diverse modalità di partecipazioni alle
perdite. L'azione dunque subisce la perdita solo dopo il totale annullamento delle altre
azioni. È possibile quindi creare azioni postergate nella partecipazione alla copertura
delle perdite. Questo tipo di azioni non è ammesso alle contrattazioni di borsa ed inoltre
non garantisce il diritto di voto in assemblea a meno che non sia esplicitamente previsto
dall'atto costitutivo o dallo statuto della società

LA CIRCOLAZIONE DELLE AZIONI


Una delle peculiarità delle azioni è la libera trasferibilità, per monetizzare in tempi brevi
l’investimento effettuato. A seconda del documento rappresentativo dell’azione vi è una
legge diversa sulla circolazione:
titoli al portatore: si trasferiscono con la consegna del titolo;
titoli nominativi: si trasferiscono mediante girata autenticata da un notaio o da un agente
di cambio (il giratario che si dimostra possessore in base a una serie continua di girate ha
diritto di ottenere l'annotazione del trasferimento nel libro dei soci ed è comunque
legittimato ad esercitare i diritti sociali; oppure mediante doppia annotazione del nome
dell’acquirente sul titolo e nel registro della società emittente
Nel caso di mancata emissione dei titoli azionari il trasferimento delle azioni ha effetto
nei confronti della società dal momento dell'iscrizione nel libro dei soci.
I titoli al portatore oggi sono vietati per l’alto rischio di elusione fiscale e come
antiriciclaggio, ad eccezione delle azioni di risparmio.
Per quanto riguarda i titoli nominativi, prima della riforma si riteneva che l’autentica del
notaio creasse una pre-legittimazione, completata poi con l’iscrizione nel libro dei soci
( che oggi ha solo funzione storica); inoltre i tempi erano troppo lunghi per
l’esercitazione dei propri diritti ( es. voto in assemblea).
Il trasferimento delle azioni di regola avviene quando queste sono state completamene
liberate. Se però le azioni non sono state ancora del tutto liberate, secondo l'art. 2356
c.c., l'alienante risponde in solido con l'acquirente per i versamenti residui.
Azioni dematerializzate
Nelle società quotate in mercati regolamentati le azioni o obbligazioni non possono più
essere rappresentate da titoli. Per semplificare e rendere più sicuro il mercato delle azioni
quotate, il TUF del 98 ha previsto la costituzione di società per la gestione accentrata
delle azioni dematerializzate (Monte Titoli Spa ). La circolazione basata sul trasferimento
materiale del documento è stata per legge sostituita da un sistema di circolazione fondato
su semplici registrazioni contabili.

Limiti alla circolazione delle azioni


Limiti legali
I casi più importanti sono quelli:
- delle azioni liberate con conferimenti in natura che, fin quando non sia completa la
procedura di controllo della valutazione, sono inalienabili;
- delle azioni con prestazioni accessorie il cui trasferimento è subordinato al consenso
degli amministratori;
- delle azioni di società fiduciarie e di revisione che sono trasferibili solo con il consenso
degli amministratori.
Numerose limitazioni sono poi previste per le società operanti in settori particolari (per
esempio, finanziario,bancario, assicurativo, ecc…) quando la partecipazione oggetto di
disposizione sia rilevante.
Limiti convenzionali
Qualora le azioni siano nominative o non siano state emesse lo statuto può:
- vietarne il trasferimento per un periodo non superiore a 5 anni;
- sottoporre il trasferimento delle azioni a particolari condizioni.
Limiti convenzionali al trasferimento delle azioni possono derivare anche da patti
parasociali; in tal caso, tuttavia, le condizioni di legittimità della pattuizione discendono
dalle regole di diritto comune. Le particolari condizioni cui può essere statutariamente
subordinato il trasferimento si concretano in clausole variamente denominate.

Le clausole di gradimento
Subordinano il trasferimento delle azioni al gradimento di organi sociali o di altri soci.
In caso di mancato gradimento l’atto di disposizione, benché valido tra le parti, è
inefficace nei confronti della società e impedisce all’acquirente di esercitare i diritti
sociali. Tali clausole possono essere di due specie:
- di gradimento non mero, caratterizzate dalla predeterminazione nella clausola stessa di
criteri oggettivi ai quali il soggetto cui è rimesso il giudizio di gradimento deve attenersi;
- di mero gradimento, svincolate dalla predeterminazione di criteri oggettivi e, pertanto,
dalla sindacabilità della motivazione del rifiuto; - tuttavia esse sono efficaci solo se
prevedono un obbligo di acquisto a carico della società o degli altri soci oppure il diritto
di recesso dell’alienante.
L’intento sotteso alla disciplina delle clausole di gradimento consiste nell’evitare che il
socio “resti prigioniero della società”. Questa è la ragione per cui o la clausola
predetermina i requisiti che deve possedere l’acquirente per essere gradito, con ciò
consentendo all’attuale socio di conoscere in anticipo gli effettivi margini di “uscita”
dalla società; oppure, in caso di libertà discrezionale lasciata a chi deve esprimere il
gradimento, la liceità della clausola è subordinata alla possibilità concessa al socio di
disinvestire ottenendo comunque il valore della sua partecipazione secondo i criteri
stabiliti per il caso di recesso.
Le clausole di prelazione
Prevedono che il socio che intende vendere le proprie azioni debba preventivamente
offrirle, appunto in prelazione, agli altri soci.
Molto controversa è l’identificazione delle precise conseguenze della violazione della
clausola statutaria di prelazione. Si va da chi ritiene che la vendita sia nulla, a chi reputa
che essa sia inefficace, a chi ritiene che i soci dei quali sia stato violato il diritto di
prelazione possano esercitare il diritto di riscatto nei confronti del terzo acquirente, fino a
chi ritiene che la sanzione consisterebbe soltanto nell’obbligo dell’alienante di risarcire il
danno provocato agli altri soci dal suo inadempimento.

Le clausole di riscatto
Sono le clausole che, ricorrendo determinate condizioni, consentono alla società stessa
oppure ad alcuni dei soci la facoltà di riscattare le azioni di un altro socio.

LE OBBLIGAZIONI
Le obbligazioni sono al frazione di una operazione unitaria di finanziamento. Sono un
titolo di credito che rappresenta una parte di debito acceso da una società o da un ente
pubblico per finanziarsi. Garantisce all'acquirente il rimborso del capitale più un tasso di
interesse.
Le obbligazioni sono emesse allo scopo di reperire, direttamente tra i risparmiatori e a
condizioni più vantaggiose rispetto a quelle dei prestiti bancari, capitali da investire. Il
vantaggio per la società emittente deriva da tassi di interesse solitamente inferiori rispetto
a quelli che sarebbe costretta a pagare rivolgendosi ad un finanziamento bancario di
eguale scadenza, mentre l'investitore beneficia di un tasso maggiore rispetto a quello di
un investimento in liquidità e ha la possibilità di smobilizzare il proprio investimento sul
mercato secondario.
Il detentore di titoli di debito di una società, pur assumendosi il rischio d'impresa a
differenza dell'azionista, non partecipa all'attività gestionale dell'emittente, non avendo
diritto di voto nelle assemblee. In compenso, tuttavia, la remunerazione del capitale di
rischio azionario è subordinata al preventivo pagamento di interessi e rimborsi agli
obbligazionisti.
Esistono, tuttavia, delle obbligazioni (obbligazioni convertibili) che possono essere
convertite in azioni della società emittente, o di una società appartenente allo stesso
gruppo. A seguito della conversione si cessa di essere obbligazionista diventando
azionista ed acquistando, quindi, tutti i diritti relativi.
La cedola è l'interesse pagato durante la vita del titolo: può avere periodicità trimestrale,
semestrale, o annuale. L'interesse può essere fisso (stabilito a priori) o variabile
(solitamente indicizzato al Libor o all'Euribor maggiorato di uno spread o ad altri tassi
ufficiali e di norma aggiustato semestralmente). Spesso, per incentivare la sottoscrizione,
l'emissione avviene sotto la pari, cioè il valore nominale (ovverosia il valore che verrà
rimborsato a scadenza) è maggiore rispetto al prezzo di sottoscrizione (che è quello che si
paga per acquistare il titolo): in questo modo aumenta il rendimento.
I titoli detti "zero coupon", invece, non pagano interessi sotto forma di cedole durante la
loro vita ed il rendimento è dato unicamente dalla differenza tra il valore nominale ed il
prezzo di sottoscrizione. Molto più raramente le obbligazioni vengono prezzate alla pari
(valore di emissione e valore nominale uguali) o sopra la pari (valore nominale minore
del prezzo di emissione). Per garantire i sottoscrittori dal rischio di insolvenza
dell'emittente, la legge prevede che le obbligazioni non possano essere emesse per un
importo superiore al capitale sociale della società emittente, versato ed esistente secondo
l'ultimo bilancio approvato; si può derogare a questo principio generale solamente se
l'emissione è accompagnata da garanzie reali.

Obbligazioni Cum Warrant


Sono titoli obbligazionari che incorporano uno speciale diritto (detto warrant) di
sottoscrivere azioni oppure obbligazioni a un prezzo predeterminato. I titoli cum warrant
sono simili alle obbligazioni convertibili in quanto il possessore ha la facoltà di
acquistare un determinato quantitativo di azioni ad un prezzo prefissato. Quindi alla
scadenza, oltre a riscattare il finanziamento ed avere gli interessi, è possibile diventare
socio.
Il diritto di opzione può essere venduto ai terzi o acquisito prima della scadenza; le due
cedole sono separate. Infatti il warrant può essere staccato dall’obbligazione e circolare
autonomamente sul mercato.
Obbligazioni in valuta
Le obbligazioni in valuta sono denominate in una valuta diversa da quella del paese di
residenza dell’emittente e corrispondono al loro possessore un flusso cedolare e il
rimborso del valore nominale a scadenza nella valuta di emissione. Il possessore di tale
obbligazione sopporta il rischio derivante dall’oscillazione del tasso di cambio tra la
propria valuta e quella in cui risulta denominato il titolo. Sono dette anche international
bonds e vengono emesse da società di primaria importanza che così finanziano il proprio
fabbisogno in valuta. Le cedole degli interessi possono essere sia a tasso fi sso che a tasso
variabile, il rimborso del capitale è generalmente fatto in una unica soluzione, fatta salva
la presenza di clausole di rimborso anticipato. Nel comprare tali obbligazioni,
l’acquirente deve essere consapevole che il rendimento dell’investimento non dipende
solamente dalla cedola periodica corrisposta ma anche
dall’apprezzamento/deprezzamento del rapporto di cambio tra la valuta in cui è
denominato il prestito e la valuta del proprio paese di residenza.

Ante riforma l’emissione delle obbligazioni spettava all’assemblea; per le obbligazioni


ordinarie ora sono gli amministratori a deliberare, mentre per le obbligazioni convertibili
spetta all’assemblea straordinaria.

Limiti e vincoli
Il prestito obbligazionale non deve essere superiore al doppio del capitale sociale, degli
utili non distribuiti e delle riserve disponibili.
Questo limite può non essere osservato:
- se il prestito è a favore di banche e istituti di intermediazione, se deliberato
in assemblea dagli amministratori;
- per deroga del governo per situazioni eccezionali;
- con parere e/o autorizzazione degli amministratori in assemblea;
- quando la società garantisce con ipoteca di I° con immobili la differenza
( il GAP).
Gli obbligazionisti hanno una assemblea per tutelare i loro diritti, e se necessario sono
legittimati ad impugnare delibere dell’Assemblea che possono ledere i loro diritti.

Azioni e strumenti finanziari partecipativi


L’emissione degli strumenti finanziari partecipativi è stata prevista dalla riforma del 2003
anche al fine di consentire l’acquisizione da parte di soci o di terzi di apporti patrimoniali
che non possono formare oggetto di conferimento e che perciò non sono imputabili al
capitale sociale, quali le prestazioni di opera o di servizi; nonché come alternativa alle
azioni a favore dei prestatori di lavoro.
Hanno funzione residuale e servono principalmente per aumentare la possibilità di
finanziamento delle società.
Sono dei titoli rappresentativi di un apporto che un soggetto concede alla società in
cambio o a fronte di diritti patrimoniali e amministrativi.
I diritti amministrativi consistono nella possibilità di eleggere un proprio membro
all’interno del consiglio di amministrazione, di consultare libri sociali, facoltò di
ispezione, di opzione rispetto al capitale. Non esiste e non può essere previsto il diritto di
voto.
I diritti patrimoniali consistono nel diritto di privilegio nella ripartizione degli utili, come
per le azioni correlate.
La regola prevede la restituzione del prestito, ma lo statuto potrebbe prevedere condizioni
diverse.
Acquisto di azioni proprie
L'operazione di acquisto (o riacquisto) di azioni proprie (denominata operazione di Buy-
back) viene solitamente effettuata per motivi e con finalità diverse:
- Può accadere che uno dei soci di minoranza decida di uscire dalla società
mettendo a disposizione il proprio pacchetto azionario, normalmente
offerto in opzione agli altri soci. Qualora questi non intendano acquistarli,
per consentire comunque ai soci di esprimere una sorta di "gradimento"
degli eventuali acquirenti terzi, la società procede all'acquisto di tali
azioni, in attesa di reperire un investitore "gradito" a cui cederle.
- Nel caso di società quotate alla Borsa valori, questa operazione consente
di accrescere la considerazione degli investitori nella società,
rappresentando un segnale di fiducia della società in sé stessa.
- Altro scopo per una società quotata può essere quello di sostenere il corso
del titolo, dirottando fondi sullo stesso e provocando un aumento della
domanda, con conseguente incremento del prezzo di riferimento.
- Nel caso di grandi società, l'acquisto di azioni proprie può essere
finalizzato alla successiva cessione delle stesse al management, in
esecuzione dei cosiddetti piani di stock option.
La disciplina delle azioni proprie è dettata dagli artt. 2357 ss. c.c., recentamente innovata
prima con la l. 142/08, quindi con il d.lgs. 224/2010.
Il limite quantitativo all'acquisto di azioni proprie, in valore nominale, è massimo di un
decimo del capitale sociale ed è fatto vincolo di impiegare solo utili distribuibili e riserve
disponibili risultanti dall'ultimo bilancio regolarmente approvato.
Le azioni oggetto dell'acquisto devono risultare interamente liberate, cioè sottoscritte e
versate.
Pur trattandosi di una competenza gestoria, non è consentito agli amministratori di
acquistare o vendere azioni proprie se non in base ad un'autorizzazione dell'assemblea
ordinaria.
Se tali condizioni non vengono rispettate, l'acquisto resta valido, ma la società è obbligata
a vendere le azioni acquistate entro il termine di un anno. In caso contrario, la società sarà
costretta ad una riduzione del capitale sociale nominale annullando le azioni acquistate.
A differenza dell'acquisto di azioni proprie, consentito con limitazione, la sottoscrizione
di azioni proprie è vietata in modo assoluto (e dal 2010 non è più consentito nemmeno
l'esercizio del diritto di opzione per le azioni proprie in portafoglio).
Nel caso in cui la sottoscrizione avvenga comunque, questa resta valida, ma sarà imputata
agli amministratori della società (e non alla società stessa, dunque), o, in caso di
sottoscrizione indiretta di azioni proprie, al terzo che ha effettuato la sottoscrizione. È
però discusso se le azioni debbano risultare intestate alla società come azioni proprie, ed
essere quindi alienate o annullate.
Le azioni proprie in portafoglio non conferiscono il diritto di voto, che è sospeso. Le
stesse tuttavia si computano nelle assemblee come intervenute ed astenute: ciò al fine di
non alterare le maggioranze.

Acquisto di azioni di altre società


Non è consentito se incide fortemente sul patrimonio sociale o se snatura l’oggetto
sociale.
E’stata sancita la possibilità per una Spa di acquistare le quote di partecipazione di una
società di persona con i relativi obblighi derivanti dall’autonomia patrimoniale
imperfetta.
E’ necessaria una delibera dell’Assemblea.

CAPITALE FINANZIAMENTO
Conferimento Apporto
Azioni Obbligazioni Diritto patrimoniale Apporto di danaro
(restituzione +
interessi)
Strumenti finanziari Diritti Apporto di danaro,
partecipativi amministrativi prestazioni di fare o
non fare, brevetti,
marchi.

GLI ORGANI SOCIALI DELLE SPA

Tripartizione di competenze

ASSEMBLEA Organo deliberativo


AMMINISTRATORI Organo amministrativo
COLLEGIO SINDACALE Organo di controllo ( di legalità)

In ogni SPA ci sono tre distinti organi:


Assemblea dei soci
Organo con funzioni deliberative determinate dalla legge su atti di maggior rilievo della
vita sociale.
Organo deliberativo
Organo che gestisce l’impresa e con ampi poteri decisionali. Gli amministratori hanno
inoltre la rappresentanza legale della società ed ad essi spetta il compito di dare
attuazione, sotto la propria responsabilità , alle deliberazioni dell’assemblea.
Organo di controllo interno
Organo con funzioni di controllo sull’amministrazione della società.

Sistemi di amministrazione e controllo


Oggi il Codice civile, in seguito alla riforma del 2003, prevede diversi sistemi di
combinarli:
a. Sistema tradizionale
L’amministrazione e il controllo sono esercitati da due organi distinti,.nominati entrambi
dall’assemblea.
CDA COLLEGIO SINDACALE

ASSEMBLEA

b. Sistema monistico, di ispirazione anglosassone


L’amministrazione è esercitata da un consiglio di amministrazione nominato
dall’assemblea , il controllo è esercitato da un comitato per il controllo sulla gestione
costituito all’interno del cda ed i cui componenti devono essere dotati di particolari
requisiti di indipendenza e professionalità.

CDA al cui interno vi è il


Comitato di gestione

ASSEMBLEA

Il Comitato per il controllo della gestione è formato da amministratori esecutivi e


amministratori non esecutivi, che hanno solo compito di controllo.
Questo sistema permette un continuo scambio di informazioni e di controllo, ma
presuppone una massima indipendenza e rettitudine tale da poter sanzionare gli esecutivi
in piena libertà.

c. Sistema dualistico, di ispirazione tedesca


L’amministrazione è esercitata da un consiglio di sorveglianza che a sua volta nomina un
consiglio di gestione per il controllo.
Al consiglio di sorveglianza sono delegate ulteriori funzioni che solitamente pervengono
all’assemblea.

CONSIGLIO DI GESTIONE

CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA
ASSEMBLEA

In questo sistema si assiste ad una riduzione delle competenze tipiche dell’assemblea


(nomina e revoca i membri dei consigli e le assemblee straordinarie.
Il sistema dualistico serve ad avere una integrazione tra varie realtà economiche, in casi
di fusione, poiché dà la possibilità di “non scontentare” nessuno, per contemperare le
diverse esigenze. Viene utilizzato anche nei cosiddetti “passaggi generazionali” poiché
contempera la possibilità di non accantonare il vecchio pur dando la possibilità alle nuove
generazioni ( consiglio di gestione) di emergere.
Non esiste una norma a tutela delle minoranze.
Il tipo di sistema deve essere previsto dallo Statuto e l’amministrazione spetta solamente
al consiglio di gestione.
Il consiglio di gestione
Non è possibile un comitato esecutivo, ma solo delegare singole competenze e nominare
un amministratore delegato. I componenti vengono nominati dal consiglio di
sorveglianza, e non possono essere inferiori a due; durano in carica 3 anni e sono
rieleggibili. Alcuni posti possono essere riservati ai titolari di strumenti rappresentativi,
allo Stato e altri enti pubblici.
Competenze generali: porre in essere atti necessari per il perseguimento dell’oggetto
sociale.
Competenze specifiche: impugnare delibere e altre competenze previste dallo Statuto.

Il consiglio di Sorveglianza
E’ il vero fulcro del sistema dualistico, tra l’Assemblea e il consiglio di gestione. Formato
da almeno tre soggetti nominati dall’Assemblea, di cui almeno uno iscritto nell’Albo dei
Revisori. Dura in carica 3 anni.
Competenze: approvazione del bilancio, anche con modifica.
Assume in sé le funzioni del Collegio sindacale (controllo di legalità).
Oltre ai soci ed altri, l’azione di responsabilità può essere esercitata dal consiglio di
sorveglianza.

NB! Dal 2003 il controllo contabile di tutte le SPA è affidata ad un organo esterno quale
il revisore o la società di revisione contabile indipendentemente dal modello prescelto.
NB! se non è disposto diversamente si intende adottato il sistema tradizionale.

L’ASSEMBLEA
L’assemblea è un organo collegiale che decide secondo il principio maggioritario sulle
questioni a essa riservate dalla legge o dall’atto costitutivo.
Principio maggioritario = le decisioni prese a maggioranza vincolano tutti i soci anche i
dissenzienti o gli assenti
Organo collegiale = è composto dalle persone dei soci (o da coloro a cui spetta l’esercizio
del diritto di voto come vedremo più avanti)

A seconda dell’oggetto delle delibere distinguiamo in:


Assemblea ordinaria
Art. 2364: Nelle società prive di consiglio di sorveglianza (quindi in quelle con sistema
tradizionale e monastico), l’assemblea ordinaria:
a. Approva il bilancio
b. Nomina e revoca amministratori, sindaci e il presidente del collegio sindacale, il
soggetto demandato del controllo contabile
c. Compenso degli amministratori e sindaci se non già stabilito nell’atto costitutivo
d. Delibera su responsabilità amministratori e sindaci
e. Approva il regolamento dei lavori assembleari
f. Delibera sugli altri oggetti attribuiti dalla legge e sulle autorizzazioni eventualmente
richieste dallo statuto per il compimento di atti degli amministratori ferma in ogni caso la
loro responsabilità [delibera cd residuale].
Assemblea straordinaria
Art. 2365: L’assemblea straordinaria delibera:
a. Sulle modificazioni dello statuto
b. Sulla nomina, sulla sostituzione e sui poteri dei liquidatori
c. Su ogni altra materia espressamente attribuita dalla legge alla sua competenza
Lo statuto può però attribuire al CDA la competenza su materie per legge riservate
all’assemblea straordinaria come, ad esempio:
1. fusione fra controllante e controllata quando è intermente posseduta o per il 90%
2. indicazione degli amministratori che hanno la rappresentanza
3. istituzione e soppressione di sedi secondarie
4. trasferimento della sede nel territorio nazionale
5. riduzione del CS in caso di recesso del socio
6. adeguamento statuto a disposizioni normative.
Diversi sono i quorum costitutivi e deliberativi richiesti per l’assemblea ordinaria e per
quella straordinaria.
Per evitare che l’assenteismo degli azionisti impedisca di deliberare, è poi prevista una
seconda convocazione con quorum inferiori, per l’assemblea sia ordinaria che
straordinaria (art 2369)

Assemblea generale e assemblea speciale


Esistono due tipi di assemblea:
Assemblea generale
L’assemblea è unica e generale se la società ha emesso solo azioni ordinarie.
Assemblea speciale
= dei possessori di particolari categorie di azioni alle quali si applica:
La disciplina dell’assemblea straordinaria se la SPA non è quotata; la disciplina
dell’assemblea delle azioni di risparmio se la SPA è quotata
L’assemblea non decide mai sulla gestione della SPA che è esclusivamente affidata
agli Amministratori, al massimo delibere con valore consultivo.
Il procedimento assembleare
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministrativo, i quali
possono disporre la stessa ogni qualvolta lo ritengano opportuno.
La convocazione può essere:
Facoltativa = decisa dal CDA ogni volta che lo ritengano opportuno
Obbligatoria = almeno una volta l’anno entro il termine previsto dallo statuto e comunque
non superiore a 120 giorni dopo la chiusura dell’esercizio. Questo può essere portato a
180 giorni in caso di imprese con bilancio consolidato o con particolari esigenze (va
motivata la dilazione)
La convocazione può avvenire:
- Per istanza degli amministratori
- Per istanza del collegio sindacale
- Per istanza di tanti soci che rappresentino almeno il 10% (o minore se
prevista nello statuto) del capitale sociale e indichino le materie su cui
discutere (art. 2367); non possono inserire argomenti su cui si può
deliberare solo su proposta del CDA
È ordinata con decreto dal tribunale dopo aver sentito l’organo amministrativo e l’organo
di controllo che ingiustificatamente non l’hanno convocata.
Nelle società quotate è poi oggi previsto che i soci che rappresentano almeno un
quarantesimo del capitale possono chiedere l’integrazione dell’ordine del giorno di
un’assemblea già convocata. (legge 262/2005). Né la convocazione né l’integrazione
dell’ordine del giorno su richiesta della minoranza sono però ammesse per gli argomenti
sui quali l’assemblea deve deliberare su proposta degli amministratori.
Procedura di convocazione
L’assemblea è convocata nel comune dove ha sede la società o se diversamente disposto
dallo statuto (art. 2363). L’avviso di convocazione:
- Può essere pubblicato nella G.U. 15 giorni prima dell’assemblea
- Può essere pubblicato in un quotidiano 15 giorni prima se lo statuto lo
prevede
- Può essere portato a conoscenza dei soci con mezzi che ne garantiscano la
prova (es.
- raccomandata con ricevuta di ritorno) 8 gg prima dell’assemblea per le
società chiuse il cui statuto lo preveda
- Deve contenere giorno, ora, data e ordine del giorno (=quest’ultimo
contiene le materie da trattare, delimita le competenze di quell’assemblea
e impedisce di deliberare su ulteriori e diversi argomenti). Sono tuttavia
consentite le delibere strettamente consequenziali ed accessorie.
Nelle stesse forme dell’avviso di convocazione, per le società quotate, viene pubblicato
l’integrazione dell’ordine del giorno su richiesta della minoranza, che deve avvenire
almeno 10 giorni prima di quello fissato per l’assemblea.

Rinvio dell’assemblea
Ai soci intervenuti , che raggiungono il terzo del capitale sociale rappresentato in
assemblea, è poi riconosciuto il diritto di chiedere ed ottenere il rinvio dell’adunanza di
non oltre cinque giorni, dichiarando di non esser sufficientemente informati sugli
argomenti posti in discussione.
Per evitare comportamenti ostruzionistici da parte della minoranza, il diritto di rinvio può
essere esercitato una sola volta per lo stesso oggetto (art 2374).

Verbalizzazione
Le delibere assembleari devono constare da verbale , sottoscritto dal presidente e dal
segretario o dal notaio. Se si tratta di assemblea straordinaria , il verbale redatto dal
notaio, deve essere poi trascritto nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni
dell’assemblea , tenuto a cura degli amministratori.
Nella costituzione dell’assemblea abbiamo 2 tipi di quorum:
Quorum costitutivo - Necessario perché l’assemblea sia regolarmente costituita.
Nel suo computo non si calcolano le azioni senza diritto di voto ma si computano quelle
con diritto di voto “sospeso” (es. azioni proprie e socio moroso)
Quorum deliberativo - Necessario perché una deliberazione sia approvata. Non sono
computate nemmeno quelle con diritto di voto “sospeso”.

Il diritto di intervento. Il diritto di voto.


Art. 2370: Possono intervenire all’assemblea gli azionisti cui spetta l’esercizio del diritto
di voto 2 .
Art. 2352: Possono intervenire all’assemblea i soggetti che pur non essendo soci hanno il
diritto di voto (creditore pignoratizio e usufruttuario).
Non votano i soci che possiedono le azioni di risparmio, i soci morosi che non hanno
versato la loro quota, i soci che hanno la nuda proprietà dell’azione (chi ha l’usufrutto sì),
azioni pignorate (può votare il creditore.
Lo statuto può inoltre prevedere la possibilità di voto telematico o per corrispondenza,
nelle SPA aperte le modalità di tali esercizi sono regolate dalla CONSOB.

Le deliberazioni assembleari invalide.


Le deliberazioni sono invalide sostanzialmente per due motivi:
1. Violazione delle norme che regolano il procedimento assembleare
2. Violazioni che riguardano il contenuto della delibera
Nelle SPA abbiamo una grossa differenza tra le norme che la regolano e il diritto comune
in tema di invalidità:

Diritto comune SPA

Nullità Fattispecie generale: Fattispecie speciale: 3 casi


violazione previsti dalla legge
norme imperative

Annullabilità Fattispecie speciale Fattispecie generale:


violazione norme della
legge o dello statuto
Il regime delle SPA si caratterizza in questo modo per l’esigenza di certezza che deve
derivare dall’attività imprenditoriale che non sarebbe possibile se si avesse un campo
d’applicazione della nullità vasto.
Nel sistema previgente:
- Annullabilità per vizi di procedimento
- Nullità solo per delibere con oggetto impossibile e illecito
- Nullità per delibere inesistenti (creazione giurisprudenziale) = vizi di
procedimento talmente gravi da non potersi considerare come attività
d’assemblea
-
Delibere annullabili
Sono annullabili tutte le deliberazioni che non sono prese in conformità della legge o
dello statuto. Possono sicuramente dar vita ad annullabilità:
a. La partecipazione all’assemblea di persone non legittimate se la loro partecipazione era
determinante per la costituzione dell’assemblea
b. L’invalidità di singoli voti o il loro errato conteggio se determinanti per raggiungere la
maggioranza
c. Incompletezza o inesattezza del verbale se impedisce di fatto l’accertamento del
contenuto, degli effetti e della validità della delibera
I soggetti legittimati all’azione di annullabilità (cd impugnativa) della delibera sono:
- Soci assenti, dissenzienti o astenuti ma con diritto di voto
- Amministratori, consiglio di sorveglianza e consiglio di gestione
- Rappresentante comune degli azionisti di risparmio
- CONSOB, Banca d’Italia e ISVAP in alcuni casi tassativamente previsti
L’impugnativa può però essere proposta solo da chi possiede: nelle SPA APERTE: 1 ‰
del capitale sociale; nelle SPA CHIUSE: 5 % del capitale sociale
Tale limite può essere escluso dallo statuto e, al massimo, chi non raggiunge tali limiti,
può chiedere il risarcimento per i danno cagionati dalla non conformità della delibera.
Termine: l’impugnativa o l’azione di risarcimento danni devono essere proposte entro
breve termine di decadenza: 90 giorni dalla data della deliberazione o, se questa è
soggetta a trascrizione o anche solo a deposito nel registro delle imprese, 90 giorni
dall’iscrizione o dal deposito. Termine allungato a 180 giorni dalla Consob, per la Banca
d’Italia e per l’Isvap.

L’azione di annullamento: Procedimento di impugnazione


È proposta al tribunale del luogo dove la società ha la sede; dichiarazione del possesso
delle azioni, se questo viene meno: no annullabilità.
Per evitare impugnative presuntuose il tribunale può chiedere una garanzia per
l’eventuale risarcimento dei danni alla società ai soci opponenti
Ha effetto per tutti i soci e obbliga gli amministratori ai provvedimenti necessari sotto la
propria responsabilità
Non ha effetto su chi ha acquistato in buona fede da terzi dei diritti in esecuzione della
delibera annullata
Può essere chiesta la sospensione degli effetti della delibera ≠ fino all’annullamento la
delibera produce effetti.
Non è possibile quando la delibera è stata sostituita con una conforme alla legge o se è
stata revocata dall’assemblea.

Delibere nulle [ART. 2379]


La delibera è nulla solo nei 3 casi indicati tassativamente dalla legge:
1. Mancata convocazione dell’assemblea - Non si ha nullità della delibera se l’avviso era
irregolare ma comunque idoneo ad avvertire i legittimati all’assemblea sulla data e sulla
convocazione dell’assemblea. L’azione di nullità non può essere esercitata da chi aveva
dato il suo assenso allo svolgimento dell’assemblea.
2. Mancanza del verbale - Il verbale non si considera mancante se:
Contiene data e oggetto della delibera e sia sottoscritto dal presidente d’assemblea o dal
presidente del CDA o del CDS o dal segretario o dal notaio. La nullità in questo caso può
essere sanata con la verbalizzazione prima della prossima assemblea salvi i diritti
acquisiti dai terzi di buona fede che ignoravano la delibera.
3. Impossibilità o illiceità dell’oggetto
Si ha nullità quando l’oggetto è illecito (es. non redigere bilancio) o impossibile (es.
trasferire la sede in mezzo al mare) ma anche quando la delibera ha oggetto lecito ma
contenuto illecito (es. bilancio falso approvato).
Legittimazione ad agire: chiunque vi abbia interesse + dal giudice d’ufficio
Termini per l’azione: 3 anni dall’iscrizione nel registro delle imprese o nel libro delle
adunanze; salvo modifiche dell’atto costitutivo illecite o impossibile in cui non c’è
termine di prescrizione.
Come per le delibere annullabili anche per quelle nulle:
- I diritti acquistati in buona fede dai terzi in esecuzione della delibera non
sono pregiudicati dalla dichiarazione di nullità
- La nullità non può essere dichiarata se la delibera è sostituita con una
“legale”.

Casi particolari di nullità


Sono: Aumento CS, Riduzione CS e emissione obbligazioni.
Gli effetti di tali casi sono:
- Termine per l’azione di 6 mesi (tranne se mancata convocazione: 90 gg);
- in SPA aperte, no dichiarazione di nullità aumento CS/riduzione
CS/emissione obbligazioni se parziale esecuzione --> risarcimento dei
danni ai soci e ai terzi

L’ORGANO GESTORIO AMMINISTRATIVO


A seguito della riforma del 2003, questo è l’organo centrale delle società avendo anche
preso in carica alcune competenze dell’Assemblea. I suoi compiti consistono nel dare
esecuzione alle delibere assembleali, dare atto a tutte le operazioni necessarie al
perseguimento dell’oggetto sociale.
La figura dell’amministratore nasce proprio dalla legge che gli attribuisce diritti e doveri
per cui non è subordinata all’Assemblea (principio ribadito nell’art. 2380 bis).
Struttura e funzioni dell’organo amministrativo.
Struttura
L’organo amministrativo può essere composto da:
- un amministratore unico
- un CDA che decide in modo collegiale
- un CDA che delega il potere di gestione ad altri soggetti quali il comitato
esecutivo o l’amministratore delegato.

Funzioni
Art. 2380 La gestione dell’impresa spetta in via esclusiva agli amministratori, i quali
compiono le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale.
In generale le funzioni dell’organo amministrativo sono:
1. Gli amministratori deliberano su tutti gli argomenti attinenti alla gestione che non
siano riservati all’assemblea per legge
2. gli amministratori hanno la rappresentanza generale dell’impresa
3. danno impulso all’attività assembleare e ne attuano le delibere
4. devono adempiere agli adempimenti pubblicitari indicati per legge, tenere i libri
obbligatori e redigere bilancio
5. prevenire il compimento di atti pregiudizievoli per la società
Tali poteri sono contemperati dalla responsabilità degli amministratori verso la società,
verso i terzi e verso i creditori sociali.

Nomina e cessazione della carica


I primi amministratori sono nominati nell’atto costitutivo, successivamente la loro
nomina compete all’assemblea ordinaria. La legge o l’atto costitutivo possono tuttavia
riservare la nomina di uno o più amministratori allo Stato o enti pubblici, anche in
mancanza di partecipazione azionaria di questi ultimi.
Il numero degli amministratori è fissato dallo statuto , questo però può anche limitarsi ad
indicare il numero minimo e massimo ed in tal caso sarà l’assemblea che procede alla
nomina a fissare di volta in volta il numero degli amministratori.
Gli amministratori possono essere soci o non soci; vi sono inoltre:
- cause di ineleggibilità : interdizione, inabilitazione, fallimento, condanna
ad una pena che comporta l’interdizione per alcuni atti
- cause di incompatibilità : scegliere tra una carica e l’altra
-
Durata
Gli amministratori restano in carica per un massimo di 3 esercizi e in particolare fino
all’approvazione del bilancio dell’ultimo anno in cui erano in carica. Essi sono però
rieleggibili , se l’atto costitutivo non dispone diversamente.

Cessazione dall’ufficio
Sono cause di cessazione dall’ufficio prima della scadenza del termine:
A. Dimissioni da parte degli amministratori.
B. Revoca da parte dell’assemblea , salvo il diritto degli amministratori al risarcimento
dei danni se non sussiste una giusta causa
C. Morte
D. Decadenza (scadenza) dell’ufficio o sopravvenute cause di ineleggibilità

Il consiglio di amministrazione
Quando l’amministrazione è affidata a più persone , queste costituiscono il CDA che
svolge la sua attività collegialmente.

Presidente
Tale attività è coordinata dal PRESIDENTE , il quale convoca il CDA con data, giorno,
ora e ordine del giorno, ne coordina i lavori, e dà informazione sulle materie trattate
nell’ordine del giorno.

Le delibere consiliari
Per la validità delle deliberazioni del CDA è necessaria la presenza della maggioranza
degli amministratori in carica, salvo che lo statuto non richieda un quorum costitutivo più
elevato. Le deliberazioni sono approvate se riportano il voto favorevole della
maggioranza assoluta dei prensenti (voto per teste). L’atto costitutivo può tuttavia
stabilire una diversa maggioranza. Non è ammesso il voto per rappresentanza.
Le deliberazioni adottate devono risultare da un apposito libro delle adunanze e delle
deliberazioni del CDA.
I quorum richiesti per il CDA sono:
Costitutivo = maggioranza degli amministratori;
Deliberativo = maggioranza semplice dei presenti con voto per teste; entrambi sono
derogabili dallo statuto.
Non è ammesso il voto per rappresentanza perché la funzione di amministratore non è
delegabile!

Comitato esecutivo. Amministratori delegati.


Art. 2381 Se lo statuto o l’assemblea lo consentono, il consiglio di amministrazione può
delegare proprie attribuzioni ad un comitato esecutivo composto da alcuni dei suoi
componenti o ad uno più dei suoi soci componenti.
La delega può essere quindi data:
- A un comitato esecutivo = organo collegiale
- A 1 o + amministratori delegati = organi unipersonali che agiscono
disgiuntamente
- A un comitato esecutivo + amm. delegato con funzioni ripartite
-
Comitato esecutivo
Il comitato esecutivo è, al pari del consiglio di amministrazione, un organo collegiale. Le
sue decisioni sono adottate in riunioni alle quali devono assistere i sindaci, Le relative
deliberazioni devono risultare da apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni del
comitato esecutivo, tenuto a cura dello stesso organo.

Amministratori delegati
Gli amministratori delegati sono organi unipersonali. Se vi sono più amministratori
delegati, essi agiscono disgiuntamente o congiuntamente, a seconda di quanto stabilito
nello statuto o nell’atto di nomina. Agli amministratori delegati è di regola affidata la
rappresentanza della società.

La delega. Limiti
I membri del comitato esecutivo e gli amministratori delegati sono designati dallo stesso
consiglio di amministrazione, che determina inoltre l’ambito della delega.
In base all’attuale disciplina la delega non può essere data per alcuni argomenti quali:
a)Redazione del bilancio d’esercizio
b)Aumento Capitale Sociale o emissione obbligazioni convertibili e gli adempimenti per
la riduzione del CS
c) Redazione del progetto di fusione / scissione.

Il CDA ha il potere-dovere di :
a) valutare, sulla base delle informazioni ricevute, l’adeguatezza dell’assetto
organizzativo, amministrativo e contabile della società:
b) esaminare i piani strategici, industriali e finanziari della società;
c) valutare , sulla base della relazione degli organi delegati, il generale andamento della
gestione.

La rappresentanza della società


Se nulla è previsto rappresentanza e amministrazione si sovrappongono. Generalmente lo
Statuto prevede che la rappresentanza spetti solo ad alcuni consiglieri ( laddove c’è un
numero alto). La rappresentanza può essere:
sostanziale – riferita a chi impegna la società con qualche atto firmato;
processuale – riferita a chi può essere citato in giudizio e ricevere notifiche.
La rappresentanza può essere ulteriormente delegata mediante procura o altro.
E’ bene sottolineare che rappresentanza e amministrazione non sono sinonimi in quanto
la rappresentanza è una manifestazione di volontà all’esterno della società, mentre
l’amministrazione consiste nel porre in essere determinati atti per la gestione, quindi
esprime una volontà interna.
Le limitazioni ai poteri degli amministratori che risultano dallo statuto o da una decisione
degli organi competenti non sono opponibili ai terzi, anche se pubblicate, salvo che si
provi che questi abbiano intenzionalmente agito a danno della società.

Compenso degli amministratori


L’Assemblea determina il compenso dei consiglieri. Nel tempo si è legato questo
compenso ad un parametro variabile, cioè all’andamento della società, per cui si ha un
compenso base più un benefit, che potrebbe essere l’acquisto di azioni ad un determinato
prezzo d’esercizio ( stock option).

La responsabilità degli amministratori


Prima della riforma il grado di colpa era rimandato alla diligenza da buon padre di
famiglia del mandatario. Con la riforma il grado di colpa è legato alla diligenza richiesta
dalla natura dell’incarico e dalle specifiche competenze.
Non è sufficiente una mera responsabilità oggettiva, ma una responsabilità di colpa
( negligenza, imprudenza, imperizia). E’ necessario verificare se la colpa è lieve o grave,
se sussiste una responsabilità contrattuale ( inadempimento o inesatto adempimento). In
ogni caso gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società se, essendo a
conoscenza di fatti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il
compimento o eliminare o attenuarne le conseguenze dannose. In altre parole la
valutazione sulla corretta gestione va fatta ex-ante e non ex-post.

Azione sociale di responsabilità


Può essere promossa in seguito a deliberazione dell’assemblea, anche se la società è in
liquidazione, anche se non all’ordine del giorno durante l’approvazione del bilancio. Con
la riforma questa può essere posta in essere anche dal collegio sindacale purché la
deliberazione sia resa con la maggioranza dei due terzi dei componenti.
L’azione può essere esercitata entro 5 anni dalla cessazione dell’amministratore dalla
carica. La deliberazione dell’azione di responsabilità comporta la revoca dall’ufficio
degli amministratori contro cui è proposta, purché sia presa con il voto favorevole di
almeno un quinto del capitale sociale, con successiva sostituzione degli amministratori.

Azione sociale di responsabilità esercitata dai soci


Questa può essere esercitata dai soci, purché rappresentino un quinto del capitale nelle
società chiuse, un quarantesimo in quelle aperte. La società deve essere chiamata in
giudizio e l’atto di citazione è ad essa notificato anche in persona del presidente del
collegio sindacale. Le spese di giudizio e di accertamento vengono rimborsate dalla
società. In caso di esito positivo la condanna al pagamento della somma dovuta è un
beneficio che va a vantaggio della società.

Azione di responsabilità verso i creditori sociali


Gli amministratori sono responsabili anche verso i creditori sociali oltre che nei confronti
della società .L’azione può essere quindi esercitata se:
- gli amministratori sono inosservanti degli obblighi inerenti alla
conservazione dell’integrità del Patrimonio Sociale
- l’azione può essere proposta ai creditori solo quando il patrimonio sociale
risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti. Un danno per i
creditori infatti non sussiste fin quando il patrimonio sociale è capiente.

Oltre a dimostrare la colpa i creditori devono dimostrare che le azioni poste in essere
dagli amministratori ha intaccato il patrimonio (lesione dell’integrità patrimoniale).

Legittimazione
In caso di fallimento della società può essere proposta esclusivamente dal curatore, che è
legittimato ad esercitare anche l’azione sociale di responsabilità. Il risarcimento danni va
ad incrementare la massa attiva fallimentare.
Azione individuale del socio o del terzo
Le azioni di responsabilità della società e dei creditori sociali “non pregiudicano il diritto
al risarcimento del danno spettante al singolo socio o al terzo che sono stati direttamente
danneggiati da atti dolosi o colposi degli amministratori”. Devono ricorrere i 2
presupposti:
a. compimento da parte degli amministratori di un illecito nell’esercizio del loro ufficio
b. la produzione di un danno diretto al patrimonio del singolo socio o del singolo terzo; di
un danno cioè che non sia semplice riflesso del danno eventualmente subito dal
patrimonio sociale. (es. bilancio falso che induce i soci ad un aumento di CS a prezzo
eccessivo)
Bisogna dimostrare il danno derivante dal rapporto diretto con la cattiva gestione.

LA FUNZIONE DI CONTROLLO E IL COLLEGIO SINDACALE


Tale funzione nelle società di capitali è affidata ad un organo apposito denominato
collegio sindacale, composto da tre o cinque membri effettivi e due supplenti per la
durata di tre anni (almeno un membro effettivo e un membro supplente devono essere
iscritti nel registro dei revisori contabili presso il Ministerro della Giustizia). I sindaci non
possono essere revocati se non per giusta causa.
Si distingue il controllo sulla gestione dal controllo sulla contabilità.
Controllo sulla gestione significa controllare
1) l’osservanza della legge e dello statuto
2) il rispetto dei principi di corretta amministrazione
3) l’adeguatezza dell’organizzazione amministrativa e contabile della società

Controllo contabile consiste


1) nella verifica della regolare tenuta della contabilità e delle scritture
2) nella verifica della rispondenza del bilancio alle scritture contabili
3) nella formulazione di un giudizio sul bilancio

Società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio: i sindaci possono essere
investiti del controllo sulla gestione e di quello contabile, ma allora in tal caso tutti i
membri del collegio sindacale devono essere iscritti nel registro dei revisori contabili
Società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio o quotate in borsa: il controllo
sulla gestione è affidato ai sindaci, mentre il controllo contabile è affidato a una società di
revisione
(le altre società possono scegliere a chi affidare il controllo contabile).
L’incarico al revisore o alla società di revisione viene conferito dall’assemblea per la
durata di tre esercizi.
Che si tratti di controllo contabile o sulla gestione, il collegio sindacale deve presentare
una relazione sul bilancio (almeno 30 gg prima dell’approvazione) che si deve
aggiungere al giudizio sul bilancio formulato dai revisori.

Poteri del collegio sindacale


1. compiere in ogni momento ispezioni e controlli (anche singolarmente), richiedere
informazioni
2. scambiare informazione con il/i revisore/i
3. scambiare informazioni con gli organi di controllo delle altre società del gruppo
4. impugnare le delibere dell’assemblea
5. impugnare le delibere del consiglio di amministrazione adottate in conflitto di
interessi
6. disporre indagini nel caso di denuncia di irregolarità da parte dei soci
(rappresentanti un ventesimo del c.s.)
7. ricorrere al Tribunale per denunciare sospette irregolarità

La responsabilità dei sindaci


Responsabilità civile: nasce dal fatto che i sindaci devono adempiere ai loro doveri con la
professionalità e la diligenza richieste; rispondono della verità di ciò che attestano e sono
tenuti al segreto su ciò di cui sono venuti a conoscenza; la responsabilità è solidale con
gli amministratori e riferita soprattutto alle loro omissioni. La stessa responsabilità è
prevista per il revisore. Sono supervisori legali sul rispetto delle norme, sull’operato
dell’assemblea e degli amministratori, ma on entrano in merito alle procedure adottate.

LA CONSOB
La Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) è un' autorità
amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui
attività è rivolta alla tutela degli investitori tramite il controllo dell'efficienza, della
trasparenza e dello sviluppo del mercato. Prima dell'istituzione della CONSOB era il
Ministero del Tesoro ad avere le funzioni di vigilanza sul mercato borsistico e mobiliare
in genere, ben presto ci si rese conto che era necessaria un'autorità totalmente
indipendente e non facente parte del Potere esecutivo che, per competenza tecnica,
prontezza nelle decisioni e alta specializzazione, prendesse le decisioni nel merito.
Perciò nel giugno del 1974, attraverso la legge n.216, fu fondata la CONSOB intesa quale
organo per la vigilanza delle società quotate in borsa e dei fondi mobiliari.

In relazione alle attribuzioni stabilite dalla legge, la CONSOB:


• regolamenta la prestazione dei servizi di investimento, gli obblighi informativi delle
società quotate e le offerte al pubblico di prodotti finanziari; 

• autorizza la pubblicazione dei prospetti informativi relativi ad offerte pubbliche di


vendita e dei documenti d'offerta concernenti offerte pubbliche di acquisto; l'esercizio dei
mercati regolamentati; le iscrizioni agli Albi di settore; 

• vigila sulle società di gestione dei mercati e sulla trasparenza e l'ordinato svolgimento
delle negoziazioni, nonché sulla trasparenza e correttezza dei comportamenti degli
intermediari e dei promotori finanziari ; 

• sanziona i soggetti vigilati, direttamente o formulando una proposta al Ministero


dell'Economia e delle Finanze; 

• controlla le informazioni fornite al mercato dalle società quotate e da chi promuove


offerte al pubblico di strumenti finanziari, nonché le informazioni contenute nei
documenti contabili delle società quotate; 

• accerta eventuali andamenti anomali delle contrattazioni su titoli quotati e compie ogni
altro atto di verifica di violazioni delle norme in materia di abuso di informazioni
privilegiate (insider trading) e di aggiotaggio su strumenti finanziari. 
L'organo decisionale della CONSOB è composto da un presidente e da quattro membri,
nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del
Consiglio dei Ministri. 
Le decisioni sono assunte a maggioranza dei componenti presenti; per alcune specifiche
deliberazioni è richiesta dalla legge una maggioranza qualificata (non meno di quattro
voti favorevoli). 
Il Presidente, attualmente Lamberto Cardia ed i Commissari, attualmente Paolo Di
Benedetto, Vittorio Conti, Michele Pezzinga e Luca Enrique , durano in carica sette anni
senza possibilità di un secondo mandato.

IL BILANCIO
Il bilancio d'esercizio è un documento contabile, redatto (compilato) dagli amministratori,
o da chi da essi incaricati, alla fine di ogni periodo amministrativo, che determina da una
parte il risultato economico d'esercizio (reddito) e dall'altra la situazione patrimoniale e
finanziaria dell'impresa alla fine del medesimo. Deve essere compilato secondo le norme
previste:

1. Dal codice civile;
2. Dal testo unico delle imposte sui redditi (TUIR);
3. Dai principi contabili.

Per giungere alla sua determinazione bisogna rispettare alcune fasi:

1. Redazione dell'inventario d'esercizio;
2. Registrazione delle scritture di assestamento;
3. Determinazione del saldo dei conti;
4. Redazione della situazione contabile;
5. Chiusura dei conti nel conto economico di fine anno e nello stato patrimoniale.
La redazione del bilancio ha due obiettivi: rispondere agli obblighi contabili e fiscali
previsti dal codice civile e mettere a disposizione di operatori esterni ed interni
all'impresa (fornitori, creditori, risparmiatori, analisti finanziari, Stato, soci, dipendenti)
informazioni sull'andamento dell'impresa. Non è soltanto un insieme di documenti da
redigere secondo gli obblighi di legge, ma è la fonte principale d'informazione dei dati
economici, patrimoniali e finanziari dell'impresa per tutte le classi di portatori di interesse
nei suoi confronti: creditori, dipendenti, clienti e fornitori, organi statali di controllo,
fisco, pubblica amministrazione; soggetto economico e/o management; azionisti di
maggioranza e di minoranza.
È lo strumento fondamentale d'informazione per i terzi e per i soci al fine di giudicare
(almeno in prima approssimazione) la convenienza a mantenere il legame con l'azienda.
Nell'ottica di una maggiore trasparenza, i documenti di bilancio sono pubblici: gli stessi
devono essere depositati presso la Camera di commercio competente per territorio che li
archivia e li mette a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, sia in forma cartacea che
informatica. È anche un utile strumento di controllo di gestione per impostare, attraverso
opportune comparazioni ed analisi, un giudizio d'insieme sull'andamento della gestione
svolta.
Durante l'esercizio tutte le operazioni di gestione vengono contabilizzate mediante
scritture in partita doppia, i cui valori confluiscono negli appositi conti. Le operazioni
vanno registrate nel libro giornale. I sottoconti vanno inseriti nel piano dei conti, che a
sua volta può essere suddiviso in diversi livelli di aggregazione/classificazione, ad
esempio i sottoconti possono essere raggruppati sotto conti detti "di mastro"; potendo
arrivare sino a una struttura a 4 livelli: Gruppi, Mastri, Conti, Sottoconti. Nel bilancio
confluiranno tutti i saldi di ciascun conto dopo aver effettuato un apposito inventario e le
rettifiche di valore. Al termine del periodo amministrativo occorre redigere il bilancio di
esercizio per evidenziare la composizione del capitale d'impresa; determinare
il reddito prodotto dalla gestione.

Il bilancio può essere assoggettato o meno a revisione contabile.


La disciplina del bilancio è contenuta agli artt. 2423-2435 bis del codice civile.
Le norme in materia di bilancio (all'art. 2428 c.c.) prevedono che lo stesso sia corredato
da una relazione degli amministratori sulla situazione della società e sull'andamento della
gestione, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato, anche attraverso imprese
controllate, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi e agli investimenti.
Anche se non è parte integrante del bilancio, la relazione sulla gestione assolve ad una
funzione descrittiva ed esplicativa e completa le informazioni desunte dallo Stato
Patrimoniale (SP), dal Conto Economico (CE) e dalla Nota Integrativa (NI).

I PRINCIPI CONTABILI
I principi contabili fissati dal codice civile (art 2423 bis del c.c.) sono
 Continuità
 Prudenza
 Competenza
 Separazione
 Costanza
Continuità
tutte le valutazioni devono essere effettuate con il presupposto del funzionamento
aziendale, nella prospettiva che l’azienda continui nel tempo la sua attività nonché
tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo
considerato. Tutto questo significa che le valutazione non devono essere effettuate come
se si volesse liquidare il patrimonio vendendo tutti i beni, e pagando tutti i debiti, ma
tenendo presente le evoluzioni future cui parteciperanno i beni oggetto di valutazione.
Prudenza.
Nella determinazione del reddito:
 contabilizzando le perdite e gli oneri anche se incerti e solo presunti.
 contabilizzare componenti positivi solo se effettivamente realizzati alla chiusura
dell’esercizio
 non contabilizzare utili derivanti da incrementi patrimoniali che non siano certi e
durevoli
 si deve tener conto dei rischi e delle perdite di competenza anche se conosciuti
dopo la chiusura dell’esercizio
Competenza
riporta al concetto aziendale conosciuto: si deve tener conto degli oneri e dei ricavi,
indipendentemente dal pagamento e dall’incasso, solamente se imputabili
economicamente all’esercizio; i costi di competenza sono quelli maturati nell’ esercizio
relativi a beni e servizi utilizzati nel periodo considerato; i ricavi si considerano di
competenza quando sono maturati nell’esercizio e hanno avuto il correlativo costo.
Separazione
affinché l’informazione fornita dal bilancio sia corretta occorre che, se in una voce di
bilancio sono compresi elementi eterogenei, questi vengano valutati separatamente gli uni
dagli altri e non compensati.
Costanza
per limitare la possibilità di manovra, (cambiare di anno in anno a seconda della
convenienza, i criteri di valutazione) di coloro che redigono il bilancio e per consentire la
comparabilità dei bilanci nel tempo e fra aziende dello stesso settore, non è consentito, se
non in casi eccezionali, di modificare i criteri di valutazione.

LA STRUTTURA DEL BILANCIO


Il Conto Economico
Il Conto Economico è il documento del bilancio che contiene i costi e i ricavi di
competenza dell'esercizio preso in considerazione dal bilancio. La differenza tra costi e
ricavi illustra il risultato economico conseguito dalla società: se positivo è detto utile e se
non distribuito va ad incrementare il capitale netto, se negativo è detto perdita e va a
decrementare il capitale netto.
In particolare, il Conto Economico:

1. individua tutti i fattori che hanno partecipato al ciclo gestionale e costituisce una
verifica di come hanno contribuito al risultato d'esercizio le voci dello Stato
patrimoniale;
2. permette d'individuare i risultati parziali di tutte le fasi gestionali in cui può essere
scomposta l'attività dell'impresa;
3. permette di individuare, in via di prima approssimazione, le responsabilità di
ciascun dirigente (responsabili di funzione).
4.

Lo Stato Patrimoniale 
Lo Stato Patrimoniale è il documento che definisce la situazione patrimoniale di una
società in un determinato momento. Lo Stato patrimoniale è a sezioni contrapposte, a
sinistra vi è l'attivo e a destra il passivo. Nell'attivo vengono inserite le attività o
investimenti, nel passivo le fonti di finanziamento, ossia le passività e il capitale netto.
Attività o Investimenti:

 Liquidità immediate
 Liquidità differite
 Rimanenze (che possono essere riassunte con la voce Attività correnti o attivo
circolante)
 Immobilizzazioni tecniche (materiali e immateriali)
 Immobilizzazioni finanziarie, che possono essere riassunte nella voce Attività
fisse (o attivo immobilizzato)

Fonti di finanziamento:

 Passività a breve scadenza


 Passività a media e lunga scadenza (che rappresentano le fonti esterne)
 Capitale sociale
 Riserve di utili, che rappresentano le fonti interne

Nota Integrativa
Documento che illustra le decisioni prese dagli amministratori dell’impresa nel redigere il
bilancio, in modo da favorirne l’intelligibilità, spiegando dettagliatamente le voci inserite
nello SP (Stato Patrimoniale) e nel CE (Conto Economico).
La Nota integrativa svolge quindi: a) Una funzione descrittiva di voci iscritte nei
documenti contabili del bilancio b) Una funzione esplicativa delle decisioni assunte in
sede di valutazioni c) Una funzione informativa e integrativa per quei dati che per la loro
natura qualitativa o extracontabile non fanno parte dello stato patrimoniale e del Conto
economico.
Le società che redigono il bilancio in forma abbreviata secondo l’art. 2435-bis, possono
omettere alcune voci come indicato nell’ art. 2435-bis comma 3. Abbiamo una
suddivisione tra Contenuto Obbligatorio e Contenuto Omissibile

Principi italiani e internazionali


La forma del bilancio su indicata è quella richiesta dai principi nazionali contenuti
nel Codice civile italiano e utilizzata dalla grande maggioranza delle società italiane.
L'Unione Europea, con il regolamento n. 1606 del 2002, ha tuttavia introdotto l'obbligo di
utilizzare i principi contabili internazionali, noti come IFRS (International Financial
Reporting Standards), evoluzione degli standard IAS (International Accounting
Standards), con i quali tuttora coesistono, tanto che gli standard effettivamente in uso
sono denominati IAS/IFRS.
Tale obbligo è entrato in vigore con i bilanci chiusi o in corso al 31 dicembre 2005 per i
bilanci delle banche, delle società di assicurazione, delle società finanziarie e per i bilanci
consolidati di tutte le società per azioni quotate in Borsa. L'obbligo si è esteso anche ai
bilanci d'esercizio delle società quotate con i bilanci chiusi o in corso al 31
dicembre 2006.
L'intento dell'introduzione di questo obbligo è quello di rendere più facilmente
confrontabili i bilanci delle società quotate dello stesso settore di diversi paesi ed anche
con le società americane.

Scioglimento e Liquidazione di società


L’estinzione della società si compie mediante una fattispecie a formazione progressiva,
composta di tre fasi:
A. il verificarsi di una causa di scioglimento;
B. il compiersi dell’attività di liquidazione;
C. la cancellazione della società dal Registro delle Imprese.
Cause di scioglimento comuni a tutti i tipi societari sono il decorso del termine, il
conseguimento dell’oggetto sociale o la impossibilità di conseguirlo, la volontà dei soci e
le altre cause di scioglimento previste dal contratto sociale.
Sono previste, inoltre, cause peculiari alle singole tipologie societarie: per le società di
persone vi sarà la sopravvenuta mancanza della pluralità dei soci, qualora nel termine di
sei mesi non venga reintegrata e la sopravvenuta mancanza di tutti i soci accomandatari o
degli accomandanti, qualora nel termine di sei mesi non sia ricostituita tale categoria
mancante.
Per le società commerciali sarà causa di scioglimento il provvedimento dell’autorità
governativa nei casi prescritti dalla legge (liquidazione coatta amministrativa) e la
dichiarazione di fallimento.
Per le società di capitali lo scioglimento sarà causato dalla impossibilità di funzionamento
o dalla reiterata mancanza di attività da parte dell’assemblea, la dichiarazione di nullità
della stessa società, la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale (fatta salva la
previsione degli artt. 2447 e 2482 ter. c.c.), l’impossibilità di liquidare la quota del socio
receduto, per deliberazione dell’assemblea e per le altre cause previste dall’atto
costitutivo e dallo statuto.
Per le società in accomandita per azioni è prevista la cessazione dall’ufficio di tutti i soci
amministratori.
Le incombenze che, ai sensi dell’art. 2485 c.c., debbono essere espletate sono
esclusivamente di natura dichiarativa in quanto funzionali a quelle previste dagli
adempimenti previsti dall’art. 2484 3° comma c.c. il quale prescrive che gli effetti dello
scioglimento si determinano, per le cause previste dall’art. 2484 c.c., tranne che per lo
scioglimento anticipato e per le cause previste nell’atto costitutivo, dalla data della
iscrizione nel Registro delle Imprese della dichiarazione con la quale gli amministratori
accertano la causa stessa e per lo scioglimento anticipato dalla data dell’iscrizione della
relativa delibera.
In questa fase gli amministratori hanno, nelle società di persone, esclusivamente il potere
di amministrazione in merito agli affari urgenti; hanno, inoltre, l’onere di convocare
l’assemblea al fine di nominare i liquidatori, nel caso in cui tale nomina non sia già stata
fatta nell’atto costitutivo. Nelle società di capitali gli stessi amministratori conservano la
gestione per la conservazione dell’integrità e per il valore del patrimonio, fino a quando
non vengano consegnati i libri sociali e non venga predisposto il rendiconto della
gestione per i liquidatori. In caso di atti od omissioni compiuti in violazione di tali
compiti, tali da determinare danni alla società, gli amministratori sono personalmente e
solidalmente responsabili nei confronti dei soci, dei creditori sociali e dei terzi. Gli
amministratori hanno, inoltre, l’onere di convocare l’assemblea dei soci per le
deliberazioni afferenti la liquidazione.
I liquidatori vengono nominati, nelle società di persone, con voto dei soci all’unanimità e,
in caso di disaccordo, con decreto del presidente del Tribunale; nelle società di capitali
dall’assemblea con le maggioranze previste per la modifica dello statuto o, in difetto, dal
Tribunale.
Essi hanno, tra l’altro, l’onere di iscrivere, presso il Registro delle Imprese, la loro
nomina con l’indicazione dei poteri loro spettanti e le eventuali modifiche; ricevono dagli
amministratori i libri sociali, la situazione contabile alla data di scioglimento e la
relazione in merito alla gestione intercorsa dall’ultimo bilancio, redigendo apposito
verbale; hanno l’onere di redazione del bilancio annuale per la presentazione
all’assemblea per l’approvazione, in allegato allo stesso predispongono una relazione in
merito all’andamento ed alle prospettive relative alla liquidazione ed ai criteri per la
realizzazione della stessa. Sono previste, per l’attività svolta, le responsabilità per i danni
arrecati alla società nella stessa misura di quella prevista per gli amministratori.
In conseguenza del pagamento dei creditori sociali i liquidatori procedono alla
ripartizione dell’attivo residuo tra i soci: nella società semplice quale rimborso per i
conferimenti ed il residuo ripartito tra gli stessi in funzione della loro partecipazione ai
guadagni; nelle società commerciali viene predisposto un bilancio finale di liquidazione
con indicazione della parte spettante a ciascun socio o azione (piano di riparto), questo
bilancio viene sottoscritto dai liquidatori, corredato dalla relazione dei sindaci e
dell’organo deputato alla revisione contabile e depositato presso il Registro delle
Imprese; dopo novanta giorni senza che sia stato proposto alcun reclamo tale bilancio si
intende approvato ed i liquidatori, espletata la distribuzione dell’attivo risultante dal
bilancio, si intendono liberati nei confronti dei soci. Le somme non riscosse entro
novanta giorni dall’avvenuto deposito del bilancio finale di liquidazione devono essere
depositate presso una banca con indicazione del nome e cognome o dei numeri delle
azioni qualora queste siano al portatore.
Come ultima incombenza l’art. 2495 c.c. prescrive che i liquidatori, successivamente
all’approvazione del bilancio finale , debbano chiedere la cancellazione della società dal
Registro delle Imprese.
In ogni momento la società, con deliberazione dell’assemblea adottata con le
maggioranze previste in tema di modifica dell’atto costitutivo o dello statuto, può
deliberare la revoca dello stato di liquidazione, naturalmente previa eliminazione della
causa di scioglimento ed in armonia al disposto dell’art. 2436 c.c.. Tale deliberà è
soggetta alle stesse forme previste per le modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto
e gli effetti di tale revoca possono prodursi, dopo sessanta giorni dalla iscrizione della
delibera nel Registro delle Imprese, solo col consenso preventivo dei creditori sociali ed
il pagamento integrale di quei creditori i quali abbiano negato il consenso; nello stesso
termine ciascun creditore anteriore all’iscrizione ha facoltà di proporre impugnazione ed
il Tribunale, nel caso in cui ritenga infondato il pericolo di pregiudizio per i creditori o
quando la società non abbia prestato idonea garanzia può disporre che la revoca abbia
luogo ugualmente nonostante l’opposizione.

LA SOCIETA’ IN ACCOMANDITA PER AZIONI (SAPA)


La società in accomandita per azioni (Sapa) è una diretta derivazione della Società in
accomandita semplice, con la differenza che la S.A.P.A. ha l’obbligo di iscrizione nel
Registro delle Imprese per poter acquistare la personalità giuridica; le quote di
partecipazione sono rappresentate, per l’appunto, da azioni; le norme applicabili sono
quelle degli artt. 2452 – 2461 c.c. e, per espressa disposizione dell’art. 2454 c.c., in
quanto applicabili, le norme sulle S.p.A.
Anche in tale modello ritroveremo, come nella S.A.S., due categorie di soci:
 accomandatari, ai quali compete l’amministrazione della società ed i quali sono
illimitatamente e solidalmente responsabili per le obbligazioni sociali. I
nominativi dei soci accomandatari devono risultare dall’atto costitutivo;
 accomandanti: i quali, come nelle S.A.S., sono obbligati esclusivamente al
conferimento.
Gli organi della società sono:
 L’assemblea dei soci;
 L’organo amministrativo; in tale modello societario gli amministratori sono, di
diritto, i soci accomandatari, i quali svolgono le proprie funzioni senza limite di
tempo e possono cessare dalla carica solo per apposita deliberazione
dell’assemblea con le maggioranze previste per le deliberazioni prese
dall’assemblea straordinaria delle S.p.A. o per rinuncia; i nuovi amministratori
assumono la qualifica di soci accomandatari. Gli amministratori sono soggetti alle
stesse responsabilità previste per le S.p.A.;
 Il collegio sindacale.
Le cause di scioglimento della S.A.P.A. sono, oltre quelle previste per la generalità delle
società di capitali, a norma dell’art. 2458 c.c., la cessazione dall’ufficio di tutti i soci
accomandatari qualora nel termine di 180 giorni non si sia provveduto alla loro
sostituzione; nel periodo transitorio la società verrà amministrata da un amministratore
provvisorio, nominato dal collegio sindacale, il quale si limiterà alla ordinaria
amministrazione e non assumerà la qualifica di socio accomandatario.

SOCIETA’ A RESPONSABILITA’ LIMITATA (SRL)


La società a responsabilità limitata è disciplinata dagli articoli 2462 – 2483 c.c. la
S.R.L., come la società per azioni (SPA), essendo dotata di personalità giuridica, risponde
per le obbligazioni sociali soltanto col suo patrimonio; il capitale sociale minimo è
previsto in euro 10.000,00 e per questo, oltre che per la gestione più semplificata e
leggera e per i poteri assegnati ai soci, è il modello societario adatto alle imprese di
importanza minore rispetto a quelle organizzate in forma S.p.A.
La costituzione può avvenire con contratto o con atto unilaterale, l’atto costitutivo,
redatto per atto pubblico, deve contenere le indicazioni prescritte dall’art. 2463 c.c., le
formalità per la costituzione e per la successiva iscrizione della società presso il Registro
delle Imprese sono identiche, in virtù di apposito rinvio, a quelle dettate per le S.p.A.;
pertanto sino alla iscrizione per le obbligazioni sociali rispondono i soci solidalmente ed
illimitatamente. E’ prevista la possibilità di S.R.L. con socio unico, disciplinata dal
D.Lgs. 88/1993, la recente riforma del diritto societario ha previsto tale possibilità
soprattutto in funzione di deroga alla limitazione della responsabilità dell’unico socio.
A norma del’art. 2464 c.c. alla sottoscrizione dell’atto costitutivo deve essere depositato
presso una banca almeno il 25% del capitale sociale; i conferimenti in denaro possono
essere effettuati anche mediante una polizza assicurativa o una fideiussione bancaria di
pari importo, il socio ha facolta, poi, di sostituire sostituire la polizza o la fideiussione
con l’importo dovuto.
Nelle S.R.L. il capitale sociale non può essere suddiviso in azioni, pertanto la
partecipazione sarà caratterizzata da “quote”; conseguentemente i diritti in capo ai soci,
in difetto di diversa disposizione statutaria, spettano agli stessi in misura proporzionale
alla partecipazione da ciascuno posseduta. Le quote sono liberamente trasferibili, tuttavia
l’atto costitutivo può vietare o limitare il loro trasferimento.
Nelle S.R.L. sono previsti diritti in capo ai soci maggiormente penetranti nella vita della
società, rispetto a quelli previsti per gli stessi soci delle S.p.A., tali diritti, oltre a quelli
tradizionali di intervento nell’assemblea dei soci, di voto, di ripartizione degli utili e della
quota di liquidazione (queste ultime due facoltà salvo diversa previsione statutaria) in
proporzione all’entità della partecipazione, sono:
 avere, per i soci che non partecipano all’amministrazione, dagli amministratori
notizie sullo svolgimento degli affari sociali e di consultare, anche tramite
professionisti di loro fiducia, i libri sociali ed i documenti relativi
all’amministrazione (art. 2476 c.c.);
 facoltà di chiedere l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori
(art. 2476 c.c.);
 opzione sulle nuove quote di partecipazione nel caso di aumento di capitale
sociale (art. 2481 bis c.c.).
Il recesso del socio può avvenire, oltre che per le cause contemplate nell'atto costitutivo,
a norma dell’art. 2473 c.c.:
 nel caso di società a tempo indeterminato in qualunque momento salvo l’obbligo
del preavviso con almeno 180 giorni o il maggiore statutariamente previsto,
purchè non superiore ad un anno;
 qualora la società, contrariamente all’opinione espressa dal socio stesso, abbia
deliberato in merito al cambiamento del tipo o dell’oggetto della società;
 al compimento di operazioni che comportano una sostanziale modifica
dell’oggetto sociale o dei diritti in capo ai soci;
 alla fusione o la scissione della stessa;
 al trasferimento della sede sociale all’estero;
 alla revoca dello stato di liquidazione;
 alla eliminazione di una delle cause di recesso previste dall’atto costitutivo.
Restano salve le disposizioni in materia di recesso per le società soggette ad attività di
direzione e coordinamento. Lo stesso articolo descrive le modalità di restituzione del
della partecipazione del socio uscente.
Gli organi della S.R.L. sono:
1. L’assemblea dei soci, la quale per disposizione dell’art. 2479 c.c., ha competenza
in materia di approvazione del bilancio e distribuzione degli utili; nomina, qualora
prevista nell’atto costitutivo, degli amministratori; eventuale nomina dei sindaci e
del presidente del collegio sindacale o del revisore; modificazioni dell’atto
costitutivo; decisioni per il compimento di operazioni che comportino una
sostanziale modificazione dell’oggetto sociale determinato nell’atto costitutivo o
una rilevante modificazione dei diritti in capo ai soci. L’assemblea dei soci
delibera inoltre sulle materie riservate alla propria competenza dall’atto
costitutivo, nonché sugli argomenti che uno o più amministratori o tanti soci che
rappresentino almeno un terzo del capitale sociale sottopongono alla propria
approvazione.
È prevista la possibilità, da parte dell’atto costitutivo, che le decisioni dei soci
possano esser adottate mediante consultazione scritta o sulla base del consenso
espresso per iscritto.
2. L’organo amministrativo, in tal senso l’art. 2475 c.c. dispone che
l’amministrazione competa, in difetto di espressa previsione dell’atto costitutivo,
ad uno o più soci. Nel caso di pluralità degli amministratori l’atto costitutivo può
prevedere che l’amministrazione sia esercitata congiuntamente o disgiuntamente e
che le decisioni siano adottate mediante consultazione scritta o sulla base del
consenso espresso per iscritto.La rappresentanza della società è affidata agli
amministratori. L’art. 2475 ter e 2476 c.c. prevedono, rispettivamente, i casi di
conflitto di interessi in capo agli amministratori e la responsabilità degli stessi.
3. L’organo di controllo. L’atto costitutivo può prevedere, determinandone le
competenze ed i poteri, la nomina di un collegio sindacale o di un revisore.
Qualora il capitale sociale sia uguale o maggiore di quello previsto per le S.p.A.
(E. 120.000,00) o nel caso in cui per due esercizi consecutivi siano stati superati
due dei limiti indicati dal primo comma dell’art. 2435 bis la nomina del collegio
sindacale è obbligatoria; con riferimento a quest’ultima previsione l’obbligo cessa
qualora per due esercizi consecutivi due dei predetti limiti non vengano superati.
Quando nominato, al collegio sindacale si applicano le disposizioni in tema di
S.p.A.
La S.R.L. si scioglie per le cause contemplate dell’art. 2484 c.c., per fallimento o per
provvedimento dell’autorità governativa.

Trasformazione, Fusione, Scissione delle società


L’istituto della trasformazione di società, disciplinato dagli artt. 2498-2500 novies c.c,
si ha allorché una società adotti un modello societario diverso da quello originario.
La normativa si riferisce alla trasformazione tra due modelli societari omogenei
(trasformazione omogenea), ad esempio da un tipo ad un altro nell’ambito di società
lucrativa o da un tipo all’altro di società mutualistica. Questo per distinguere tale
operazione dall’altra, denominata trasformazione eterogenea, disciplinata dagli artt. 2500
septies ed octies che si verifica quando venga mutato lo scopo dell’ente (da società
commerciale in consorzio o altro).
La fusione di società, disciplinata dagli artt. 2501-2505 quater c.c. si ottiene quando da
una pluralità di società se ne sostituisce una sola.
Possono verificarsi due situazioni:
 una o più società si fondono in una di esse, che le assorbe (fusione per
incorporazione);
 una o più società si fondono in altra del tutto nuova (fusione vera e propria).
Anche la fusione può aver luogo tra società dello stesso tipo (fusione omogenea) o di tipo
diverso (fusione eterogenea). Non possono partecipare, a norma dell’art. 2501 c.c. le
società sottoposte a procedure concorsuali né quelle in liquidazione che abbiano iniziato
la distribuzione dell’attivo. Il procedimento consta di tre fasi:
1. predisposizione del progetto di fusione;
2. decisione sulla fusione;
3. stipula dell’atto di fusione.
Il progetto di fusione viene predisposto da parte degli amministratori delle società che si
fondono. Tale progetto, disciplinato dall’art. 2501 ter, viene redatto al fine di poter
regolare il rapporto di cambio, mediante il quale sarà possibile distribuire le
partecipazioni societarie della nuova società o di quella incorporante; è composto da una
situazione patrimoniale, una relazione dell’organo amministrativo e da una relazione
degli esperti. All’interno del progetto di fusione sono indicati il tipo, la denominazione e
la sede delle società partecipanti; viene inoltre predisposto l’atto costitutivo della nuova
società o di quella incorporante, con quelle modificazione che si rendano necessarie in
seguito alla fusione. Il progetto di fusione deve essere depositato per l’iscrizione presso il
Registro delle Imprese delle località nelle quali hanno sede le società partecipanti almeno
trenta giorni prima della data fissata per la deliberazione di fusione, tale termine può
essere eliminato con rinuncia dei soci all’unanimità.
Al fine di deliberare la fusione ogni società dovrà approvare il relativo progetto, con le
maggioranze previste per le modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto per le
società di capitali e col consenso della maggioranza dei soci in funzione della
partecipazione agli utili, salvo diversa previsione dell’atto costitutivo o dello statuto nelle
società di persone. Tali deliberazioni dovranno essere depositate presso il Registro delle
Imprese. Gli articoli 2503 e 2503 bis regolano il regime delle opposizioni alle delibere.
Il procedimento termina, infine, con la stipula dell’atto di fusione il quale deve risultare
da atto pubblico e deve essere depositato, ai sensi dell’art. 2502 bis, unitamente ai
documenti indicati dall’art. 2501 sexies a cura del notaio o degli amministratori della
nuova società o della incorporante, entro trenta giorni dalla stessa stipula presso il
Registro delle Imprese delle società partecipanti, della nuova società o della incorporante.
La nuova società o l’incorporante assume i diritti e gli obblighi delle società partecipanti
alla fusione, proseguendo in tutti i loro rapporti, anche processuali, anteriori alla fusione.
Gli effetti della fusione decorrono, di norma, dall’ultima delle iscrizioni dell’atto
pubblico nel Registro delle Imprese.
La società che risulta dalla fusione non può assegnare azioni o quote in sostituzione di
quelle delle società partecipanti che le società medesime possiedono sia direttamente, che
per il tramite di società fiduciarie i interposta persona. Tale divieto si estende anche alla
società incorporante in relazione a quote ed azioni delle partecipanti possedute da queste
o dalla stessa incorporante.
Salvo il consenso dei creditori la fusione attuata con la nascita di nuova società o
mediante incorporazione in società di capitali non libera i soci a responsabilità limitata
per le obbligazioni delle società partecipanti anteriori all’ultima delle iscrizioni dell’atto
di fusione.
L’istituto della scissione di società, previsto dall’art. 2506 c.c., può assumere due
tipologie:
 nella prima (vera e propria scissione) una società assegna la totalità del suo
patrimonio a due o più società, preesistenti o di nuova costituzione;
 nella seconda (scissione parziale) la società assegnerà solo una parte del proprio
patrimonio ad una o più società, preesistenti o di nuova costituzione.
A seguito della scissione la società scissa potrà o procedere allo scioglimento senza
liquidazione o continuare la propria attività.
Analogamente al fenomeno della fusione, anche qui, ai sensi dell’art. 2506 c.c., non è
consentito partecipare alla scissione per quelle società che siano in liquidazione ed
abbiano iniziato la distribuzione dell’attivo.
La disciplina ricalca in gran parte quella dettata in tema di fusione, l’art. 2506 c.c. infatti
opera in tal senso un rinvio alla gran parte delle norme; anche nella scissione, infatti, gli
amministratori delle società partecipanti hanno l’onere di predisporre un progetto di
scissione che le assemblee delle singole società dovranno approvare. Tale progetto
conterrà, quindi, i documenti richiesti dall’art. 2501 ter c.c. nonché l’esatta descrizione
degli elementi patrimoniali da assegnare a ciascuna delle società beneficiarie e
dell’eventuale conguaglio in danaro, conterrà inoltre i criteri di distribuzione delle azioni
e quote delle società beneficiarie. Gli stessi amministratori delle società partecipanti
predisporranno inoltre una situazione patrimoniale, una relazione in ordine ai profili
giuridici ed economici dell’operazione (tale ultima incombenza può essere omessa
qualora i soci, all’unanimità, ne esonerino l’organo amministrativo). Tale progetto verrà
iscritto presso il Registro delle imprese delle località nelle quali hanno sede le società
partecipanti.
Segue la vera e propria stipula dell’atto di scissione, con successivo deposito presso lo
stesso Registro e la pubblicazione, ai sensi dell’art. 2504 c.c.
L’art. 2506 quater c.c. disciplina gli effetti della scissione prevedendo che gli stessi
decorrano dall’ultima delle iscrizioni dell’atto di scissione nell’ufficio del Registro delle
Imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie e che ciascuna società beneficiaria
possa effettuare gli adempimenti pubblicitari relativi alla società scissa. Prevede, inoltre,
la responsabilità solidale di ciascuna società, nei limiti del valore effettivo del patrimonio
netto ad essa assegnato o rimasto, per i debiti della società scissa non soddisfatti dalla
società cui essi fanno carico.

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