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BIOAGRAFIE ATIPICHE

Si tratta di un testo di ricerca empirica sul lavoro precario. Si parte dal contesto
storico e dalle trasformazioni della società della rivoluzione industriale, sino ad
arrivare allo scenario nel quale si svolgono le interviste.
La ricerca è durata tre anni ed è stata basata sull’intervista in profondità, metodo
qualitativo, al fine di comprendere in che modo l’identità del lavoratore precario
cambia se sottoposta, quasi sempre contrariamente alla propria volontà, ad un periodo
ampio in cui svolge il lavoro precario.
Sono state organizzate circa 35 interviste a giovani con una età compresa tra i 25 e i
40 anni. Questo perché il lavoro precario è aumentato molto anche tra gli adulti. Tra
l’altro, proprio perché si tratta di un percorso qualitativo, bisogna tenere conto di tutti
gli elementi che vanno a caratterizzare una certa categoria. Quindi si cerca di capire
cosa è un lavoro precario,come si definisce, quali sono le caratteristiche di un
lavoratore precario, e che effetti ha sulla vita sociale.
Dall’organizzazione scientifica del lavoro elaborata da Taylor negli Stati Uniti,
prende il via il taylorismo,una organizzazione basata sulla scomposizione delle varie
fasi del processo lavorativo.Sulla base di queste premesse, secondo Taylor gli operai
specializzati non rivestivano più alcun valore aggiunto, in quanto la scomposizione
del lavoro permetteva a qualsiasi operaio comune di essere in grado di svolgere
adeguatamente la mansione ripetitiva e monotona; operaio che non aveva più alcun
contatto con il prodotto finito, poiché egli lavorava solo su una piccolissima parte di
questo prodotto, divenendo la sua attività solo una piccola parte del processo
necessario a costruirlo.
Da questi presupposti venne introdotta nel mondo del lavoro la catena di montaggio
che portò con sè la parcellizzazione, frantumazione e la rigida divisione del lavoro di
fabbrica. Applicata per la prima volta nel 1913 dalla società automobilistica creata a
Detroit da Henry Ford ebbe poi rapida diffusione.
L'approccio fordista riuscì ad abbinare la produzione in serie o di massa, resa
possibile dal progresso tecnico, con il consumo di massa, in quanto iniziò a
considerare i lavoratori non soltanto come un fattore di produzione, ma anche come
consumatori dei prodotti finali. L'età dell'oro del capitalismo, dal dopoguerra alla
metà degli anni Settanta, fu infatti caratterizzata dalla piena occupazione, da
considerevoli investimenti di capitale, dalla piena utilizzazione della capacità
produttiva degli impianti e da elevati livelli di redditività delle imprese.
Con il termine post fordismo ci si riferisce alla crescita della diversità di prodotti e
alla produzione flessibile che non può essere ottenuta con la catena di montaggio. Il
sistema Toyota ribaltava l’organizzazione di Ford poiché si basava sulla condizione
di produrre soltanto quello che è già richiesto, produzione Just in time.
Nel taylord-fordismo abbiamo una mansione ripetitiva, un lavoro parcellizzato, la
catena di montaggio (Chaplin), lo stesso lavoro per tutta la vita, la conoscenza in
mano ai dirigenti e l’esecuzione della mansione alienante. L’operaio, immagine
simbolo di un era, era legato alla macchina, era sua appendice, nel senso che era
completamente svuotato della conoscenza relativa al proprio lavoro, alle proprie
mansioni. Le conoscenze erano tutte in mano ai dirigenti che stabilivano il processo
della lavorazione, mentre l’operaio doveva eseguire la propria mansione, per
centinaia di volte durante il giorno per 30 anni. È chiaro che ciò richiama anche ai
concetti di alienazione. Se la parte motivazionale, espressiva dell’individuo non trova
in alcun modo espressione nell’attività lavorativa di qualsiasi tipo, chiaramente il
lavoro diventa alienante. La classe operaia, però, proprio perché condivideva lo
stesso ambiente, la stessa fabbrica, le stesse problematiche, ha dato vita ad un
movimento operaio che ha portato avanti delle lotte fino agli anni 70/80 (poi negli
anni 90 è andato scemando). Il ruolo del sindacato andava di pari passo con la classe
operaia: si sostenevano a vicenda.
Negli anni 80, quando in seguito ai cambiamenti socioeconomici, si passa dal
fordismo al post fordismo, la classe operaia, i lavoratori, incominciano a perdere
compattezza, non sono più uniti come una volta, le differenze creano conflitti. In
Italia si passa al post Fordismo che, come dice Bell riferendosi alla situazione
americana degli anni ’50, , è l’era in cui i colletti bianchi superano i colletti blu
(impiegati e operai), e la società fordista produce moltissimi posti del lavoro.
Si inizia a parlare di estetica, della società del benessere, della conoscenza, della
società dell’ informazione, dei servizi: il settore terziario dei servizi supera quello
della fabbrica. Oggi abbiamo 3 milioni e mezzo di operai che non sono un numero
così ampio rispetto agli anni 80; questo ha portato ad un fisiologico indebolimento
del sindacato:nel sindacato confluivano maggiormente gli operai, una volta che
diminuisce il numero di operai diminuiscono gli iscritti al sindacato e di conseguenza
il sindacato perde di potere rispetto al mondo del lavoro.
Gallino, uno dei più grandi sociologi viventi, ci dice che il lavoro precario nasce dal
toyotismo. Il toyotismo è un passaggio storico legato al mondo della produzione,
dell’organizzazione del lavoro fondamentale perché Toyota capisce che in qualche
modo bisognava risolvere le criticità causate dal fordismo (alienazione, mancanza di
crescita professionale, in quanto il lavoro si imparava in due giorni e si ripeteva per
sempre). Toyota introduce un elemento importante:l’utilizzo dell’isola di montaggio
al posto della obsoleta catena di montaggio (gli operai ci lavorano sopra con tempi e
modi stabiliti dalla stessa catena di montaggio).Egli pensa che sia più utile,
soprattutto a livello di produttività (perché tutti gli elementi innovativi introdotti sono
orientati all’aumento della produttività). L’Isola è circolare, gli operai ci lavorano
intorno, e conoscono tutto il processo produttivo: esce dall’isola il prodotto finito
non solo un pezzo (lavatrice-macchina). Questo elemento è importante perché
contribuisce al fatto che il lavoratore sia motivato in qualche modo soprattutto
rispetto al fatto che il lavoratore può intervenire nel processo produttivo fermando
l’isola e andando a risolvere eventuali problemi, eventuali imperfezioni.
Altro elemento fondamentale è la qualità, ossia il fatto che deve uscire dall’isola un
prodotto perfetto. Inoltre ulteriore caratterizza è quello del just in time (giusto in
tempo), cioè produzione al momento che il mercato lo domanda, quindi su richiesta.
Ciò significa che non c’è più scorta nel magazzino e si ha un abbattimento notevole
dei costi delle materie prime. Giusto in tempo in cui la società domanda il bene.
Il toyotismo è il tempo in cui ci troviamo oggi. Ogni consumatore ha il prodotto che
desidera. Tutti i bisogni legati al consumo non sono solo quelli fisiologici di
sopravvivenza, ma sono costruiti da una serie di elementi soprattutto esterni
(pubblicità),che concorrono a farci avvertire il bisogno di comprare qualcosa ( come
ben sanno gli esperti di marketing).
Gallino dice che quando noi affidiamo questo modello (toyotismo) produttivo
all’industria, ai lavoratori, nasce la necessità di avere lavoro flessibile perché
l’industria avrà necessità di produrre di più in un certo periodo e meno in un altro.
Il mercato richiede la flessibilità; gli scopi del lavoro flessibile sono: la riduzione dei
costi diretti e indiretti(previdenza, ferie, malattie) del lavoro per adeguarlo
all’andamento della produzione e delle vendite; la riduzione del rischio d’impresa
legato alla dipendenza dai comportamenti delle altre imprese della stessa catena in
tema di commesse, appalti, ordinativi, forniture, consegne e prezzi.
Il sottotitolo del lavoro di Gallino è: “Il lavoro non è una merce”. L’organizzazione
sociale si sposta sempre più verso il modello di organizzazione dell’impresa, cosicchè
anche il lavoro diventa una merce di scambio, una merce sui generis, sovrastando
è questa è una caratteristica tipica del capitalismo. Ma già Polanj nel 1944 diceva che
“se in una società l’economia e la finanza hanno un posto talmente rilevante che c’è
una dipendenza della società da questi elementi è chiaro che quello che ne scaturisce
è sicuramente un conflitto sociale perché l’individuo, poiché costruisce tutta la
propria vita sul lavoro, se il lavoro dipende da elementi sui quali lui non può agire,
sui quali non ha una capacità di interrelazione, venendo meno questi non ha più alcun
punto di riferimento. Ecco nascere l’alienazione, la crisi identitaria, la lotta di classe;
conflitti che possono condurre a problematiche difficili da risolvere, che generano
appunto dalla disuguaglianza sociale, dalla mobilità sociale.
Cosa è la mobilità sociale? Oggi non abbiamo realmente la possibilità di migliorare il
nostro status. I giovani di oggi sono la I generazione che avrà più problemi dei propri
genitori. Questo significa che la mobilità sociale non è più un fenomeno praticabile,
non avviene più. Ci sono dei casi fortunati che utilizzano il capitale sociale della
famiglia. L’idea di progresso, di sviluppo è a fondamento della cultura occidentale e
in particolare dell’economia capitalistica. L’economia capitalistica si fondava sul
fatto che accumulare capitale significasse crescere: se l’idea di crescere si è legata
culturalmente alla idea della mobilità sociale verticale significa che l’economia era
in crescita e c’erano migliori condizioni di vita grazie al lavoro. Due cardini
fortemente legati quello della crescita e quello che si potesse nel percorso della vita
migliorare il punto di partenza: due cardini della cultura, dell’economia,della politica,
del capitalismo, in un momento di grande cambiamento sociale, ad un punto di
svolta.
Gallino mette in evidenza : “se la vita dell’individuo dipende da contesti che non può
in nessun modo gestire ma che non può neanche interagire ciò provoca delle ricadute
sociali molto forti, conflitti sociali molto forti”.
Chiaramente il lavoro è un elemento fondamentale per definire l’identità
dell’individuo: come l’individuo definisce se stesso; come si rappresenta con gli
altri. Parliamo di un percorso interiore frammentato dalla precarietà lavorativa che si
riflette sulla vita intima, sociale ed economica degli individui, facendo venir meno la
fondamentale proiezione verso il futuro, la costruzione del proprio futuro.

I lavori flessibili in Italia sono stati introdotti nel 1997 con il pacchetto Treu
codificati e regolamentati con la legge Biagi, legge 30 /2004 ; scritta nel 2003, è
stata messa in opera attraverso il decreto attuativo 276 da Maroni. Questa legge nasce
dal cosiddetto Libro Bianco che è stato scritto da 5/6 persone tra cui Biagi che erano
esperti di questa materia. Nel pensiero del legislatore vi era l’introduzione di forme
contrattuali atipiche proprio per contrapporle al lavoro tipico, standard ( a tempo
indeterminato) e introduzione di ammortizzatori sociali, una sorta di rete di
salvataggio per il lavoratore da utilizzare per coprire il lavoratore nel momento di
rischio (infortunio, malattia, maternità, ferie). Questi ammortizzatori sono stati
pensati e descritti nel libro bianco ma non sono stati attivati con la suddetta legge che
ha finito per introdurre solo i contratti atipici.
Biagi è stato ucciso dalle Brigate Rosse come anche d’Antona che già nel 96 disse in
un convegno che “pensare ad una quota di flessibilità maggiore di quanta c’era nel 96
era una cosa insostenibile per la società .
L’attuazione di Maroni è stata differente da quella progettata: gli ammortizzatori
sociali sono presenti per alcune forme contrattuali ma sono pochi rispetto a quello che
occorrerebbe.
Esiste il lavoro tipico (subordinato- a tempo indeterminato)
E il lavoro Atipico(parasubordinato, cococo, cocopro)
L’aliquota che paga l’azienda per il parasubordinato è inferiore a quella pagata per
un lavoro subordinato. E’ per questo che l’azienda preferisce il contratto atipico.
In molti casi il cococo o cocopro è assimilabile al lavoro tipico nel senso che viene
utilizzato come un lavoro subordinato, per cui se il lavoratore può dimostrare di aver
svolto una attività strutturale nell’azienda lavorando in un gruppo stabile all’interno
dell’azienda vuol dire che si è fatto un uso distorto dello strumento e può ricorrere ad
una vertenza sindacale per farsi assumere.
Contratto a chiamata o intermittente un contratto mediante il quale il lavoratore si
mette a disposizione del datore del lavoro quando questo ne ha bisogno. Il lavoratore
nel momento in cui non risponde decade anche dalla sua categoria di disoccupato .
Il lavoro ripartito è un contratto che prevede due o più lavoratori che assumono in
solido l’adempimento di una unità lavorativa,queste due persone che hanno un solo
contratto contribuiscono allo stesso modo alla realizzazione del lavoro assegnato se
uno dei due non svolge il proprio adempimento il contratto decade anche per l’altro.
Sono responsabili in solido .Tale forma contrattuale è poco usata.
Lavoro interinale : la domanda e l’offerta di lavoro passa attraverso la mediazione di
agenzie specifiche di somministrazione di lavoro, chiamate interinali.
Esistono varie forme di apprendistato e tirocini formativi.

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