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Edizioni Orientalia Christiana

VALORE ITALIANO TM
Edizioni Orientalia Christiana

VALORE ITALIANO
TM
All-powerful God, you are present in the whole universe
and in the smallest of your creatures.
You embrace with your tenderness all that exists.
Pour out upon us the power of you love,
that we may protect life and beauty.

(Pope Francis, Laudato Si’)


Magia e teologia nei canti natalizi romeni
ALEXANDRU MARIUS C

1. Introduzione

Una delle feste più affascinanti, se non la più affascinante, rimane


certamente il Natale. La vita quotidiana si ferma non solo in Europa ma in
tante parti del mondo e un numero impressionate di persone ancora vanno
in chiesa il giorno di Natale, certamente in numero molto più grande che

festa, forse nemmeno la Pasqua, nonostante abbia intorno a sé una teologia


molto più ricca e una spiritualità molto più profonda; forse questo la rende
nello stesso tempo più difficile da capire spiritualmente nella sua pienezza.
Il Natale è ricevere: riceviamo un dono, riceviamo la salvezza, riceviamo
un bambino che è
alla Pasqua che incarna una teologia profonda e un programma liturgico
complesso in tutti i suoi riti.1

in tutto il mondo. Le tradizioni intorno al Natale sono molto più ricche


rispetto a quelle di Pasqua e il popolo ha finora una sensibilità più grande per
il Natale, benché la festa più importante teologicamente rimanga la Pasqua.
I romeni sono da un lato i discendenti dei daci che Erodoto chiamava i più
valorosi e i più giusti fra i Traci
nome, la lingua e tantissimi aspetti dalla cultura portata dalla città di Roma
in tutto il mondo. Ci poniamo la domanda: è la complessità teologica della

romani, in una forma cambiata o ridefinita? Non voglio rispondere con


queste pagine a una domanda molto complessa, prenderò però questa

1
o anglicano Rowan Williams che nel

spiegando la popolarità più grande del Natale. Vedi:


https://www.youtube.com/watch?v=b0AZPQtW2Rw (27 marzo 2017).

37
Liturgy from below

questione come una guida nella mia analisi dei canti natalizi romeni che
costituiscono uno degli elementi essenziali nelle tradizioni natalizie.

2. Presupposti storici per alcuni elementi mitico-magici nei canti natalizi


romeni

Oggi non abbiamo grandi informazioni sulla religione dei daci, gli
antenati dei romeni. Le poche informazioni vengono da Erodoto, Platone e
Strabone e sappiamo che anche nel centro dell’Impero Romano, a Roma,
si conoscevano certi elementi riguardanti la religione dei daci. Accade una
cosa molto interessante subito dopo la conquista della Dacia da parte
dell’Impero Romano. Di solito, dopo che una popolazione veniva
conquistata e annessa all’Impero Romano, erano due le abitudini dei
romani per quel che riguarda la religione: la cosiddetta interpretatio
romana tramite cui assimilavano gli dei dei popoli conquistati agli dei
romani, oppure la proibizione totale di quella religione (come è successo
alla religione druidica per esempio)2. Non abbiamo delle prove che Traiano
abbia attuato qualcuna di queste misure, ma assistiamo ad una cospirazione
del silenzio sulla religione dei daci come la chiama il ricercatore in
mitologia romena Victor Kernbach. Un altro storico dei daci, Dan Olteanu,
dimostra in uno dei suoi libri che, dopo la conquista della Dacia, i romani
ne hanno distrutto insieme alle città anche i templi, perseguitando i
sacerdoti appartenenti alla religione daca cercando così di punire gli dei
daci che avrebbero aiutato il popolo a resistere cosi a lungo agli eserciti
romani.3 Lo stesso storico esprime il parere che, nonostante la proibizione
romana, una religione così antica non sarebbe stata eliminata pienamente
così che i daci avrebbero continuato a praticare alcuni rituali anche dopo,
benché non più in templi magari rinominandoli secondo alcune nuove
credenze oppure mischiandoli con delle tradizioni religiose romane. Per
questo Dan Olteanu conclude scrivendo che, riguardo le tradizioni, «il
Natale è una delle feste più sincretiche (…). Incontriamo qua l’eredità daca
insieme a tantissimi altri elementi provenienti dalla tradizione romana
come quella dei Saturnali, oppure dalle feste dionisiache o mitraiche»4. In

2
Vedi: V. KERNBACH, Universul mitic al românilor
3
Per una presentazione storica più ampia della situazione religiosa in Dacia nel momento e dopo la
conquista romana vedi: D. OLTEANU, Religia dacilor
4
OLTEANU, Religia dacilor, 432.

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accordo con alcuni ricercatori romeni5 possiamo dunque affermare che i
daci hanno continuato a praticare la loro religione tradizionale anche dopo
la conquista romana, dopo l’arrivo delle diverse legioni romane stabilitesi
nella nuova Dacia e, soprattutto, in un modo o nell’altro anche dopo la
diffusione del cristianesimo.
Certamente anche sul cristianesimo dei daci non sappiamo molto e
proprio questo ha condotto alcuni studiosi romeni a concludere che non
esisteva - specialmente in Transilvania - un’organizzazione ecclesiastica.
Questo avrebbe permesso al cristianesimo primitivo daco di coesistere
insieme alle antiche tradizioni dache pagane ad esso assimilate se non
contravvenivano visibilmente alla dottrina cristiana. Ecco cosa scrive

Il cristianesimo primitivo si è aggiunto sopra le credenze e le


tradizioni mitiche dache e daco-romane, quelle che non si
opponevano nelle loro essenza e forma alla dottrina cristiana.
Siccome non esisteva da noi un’organizzazione ecclesiastica, si è
mantenuto nella Dacia, dal tesoro dell’antica mitologia daco-
romana delle credenze, usanze religiose e tradizioni filtrate
certamente dalla concezione mitologica del cristianesimo
primitivo.6
La stessa idea la ritroviamo anche in un'altra ricercatrice della storia

debole organizzazione gerarchica ecclesiastica dell’attuale Transilvania ha


permesso alle tradizioni religiose dache di mantenersi insieme alle nuove
tradizioni pagane esterne allo spazio daco o a quelle cristiane:
Tranne la Dobrugea e la parte sinistra del Danubio che sono state
incluse nella gerarchia romeno-bizantina, il cristianesimo si è
praticato dai daco-romani in comunità ristrette, non sottomesse a
qualche giurisdizione ecclesiastica. Questo cristianesimo di
fattura popolare si è perpetuato da noi fino a tardi, la Chiesa
Romena prendendo un carattere istituzionale non prima del XV
secolo. Si può assumere il fatto che, date le circostanze, le
tradizioni popolari locali, come le usanze e le credenze religiose

5
KERNBACH, Universul mitic al românilor, 79.
6
R. V , Mitologie romana
- -romane care nu
um la început nu exista la noi o
organizare bisericeasca, s- -

39
Liturgy from below

portate dai romani in Dacia hanno continuato a perpetuarsi in


parallelo o strettamente collegate con queste.7
Tutti questi presupposti storici ci conducono a credere che i canti
natalizi e le tradizioni intorno alla festa di Natale potrebbero essere un
luogo di rifugio per le tradizioni religiose daco-romane e di convivenza
con quelle portate dalla nuova religione cristiana.

3. Possibili origini dei canti natalizi romeni

Il termine romeno usato per i canti natalizi è colinda. Il Grande


dizionario esplicativo romeno definisce questo termine come «canto
tradizionale cantato da gruppi di bambini, giovani o adulti in occasione
delle feste di Natale e di Capodanno»8. L’etimologia della parola è quella
latina calendae; certamente l’influsso slavo ha trasformato la pronuncia
calende in colinde. Si deve dire che questo sostantivo ha creato nella lingua
romena anche un verbo - colinda(re) - che significa andare da una casa
all’altra a cantare questi canti natalizi. Secondo il filologo romeno Petru
Caraman il termine romeno colinda è un derivato dal latino calendae ed è
ancora fortemente collegato alla festa romana d’inizio d’anno Calendae
Januariae.9 Questo autore considera che l’usanza di colindare può trarre
origine dall’antica prassi della festa delle Calendae Januariae; essa «aveva
occupato fra le usanze romane il primo posto e sicuramente era molto
popolare in tutto l’Impero (…). Altrimenti sarebbe impossibile spiegare
come mai queste tradizioni d’inverno si siano diffuse e mantenute così
tanto in tutto il mondo»10. Il nostro storico non esclude la possibilità che
alcune usanze di feste locali possano essere la fonte di alcune tradizioni
daciche che si mantengono sino ad oggi tramite i canti natalizi.11 Ma poiché
sulla religione dei daci sappiamo poche cose, alcuni hanno insistito sul
carattere romano dell’origine dei canti natalizi, mentre altri sostengono che
la poesia dei canti natalizi mantenga ancora certi elementi della mitologia
daca. La cosa più probabile sarebbe ipotizzare la doppia origine. Lo studioso
Romulus Voiculescu considera che, quando il cristianesimo arrivò, già

7
M. B ,
8
, a cura di I. COTEANU, L. SECHE, M. SECHE
p. 196.
9
P. CARAMAN, 1983, 9.
10
P. CARAMAN, , 7.
11
CARAMAN, , 351-352.

40
esisteva un sincretismo fra la tradizione dacica e la tradizione romana. Infatti
Voiculescu esprime il parere che per prima cosa le usanze dache perseguitate
si sarebbero nascoste nelle tradizioni romane assomiglianti data la
provenienza indo-europea comune.12 In questo senso si aggiunge anche il
ricercatore Gheorghe Vrabie: egli ugualmente considera che all’origine
dell’usanza e dei testi dei canti natalizi stanno sia le tradizioni romane delle
Calendae Januariae sia il fondamento autoctone daco. Vrabie osserva che
nella poesia dei canti natalizi romeni si trovano alcuni elementi non ritrovati
né nelle tradizioni romane né nelle tradizioni greche.13

4. Magia nei canti natalizi romeni

Come abbiamo osservato, le opinioni sulle origini dei canti natalizi


romeni sono diverse: dobbiamo prendere in considerazione ambedue le
opinioni giacché la poesia dei canti natalizi ha sia il sostrato originale
dacico, sia le aggiunte romane, e certamente in seguito, gli elementi
cristiani. L’inizio di ogni anno era accompagnato da pratiche e formule
magiche che avrebbero dovuto portare a compimento i desideri dell’uomo:
salute, buona fortuna, una famiglia, bambini. Infatti come mostra lo storico
Petru Caraman queste usanze magiche tradizionali sono attestate nella
cultura romana, però esistevano, certamente anche tra i daci14. Lo stesso
ricercatore parla dalla credenza del popolo che ciò che veniva augurato
tramite la parola avrebbe avuto luogo anche sul piano fisico:
L’augurio è una delle forme più elementari di magia della parola.
(…) L’augurio è niente altro che una magia perché abbiamo a che
fare con la pronuncia di una formula con lo scopo ben preciso di
provocare il compimento di quello che si esprime. Abbiamo
anche qua, come nella grande maggioranza dei riti magici, lo
stesso complesso affetti-desiderio assecondato dalla potente
credenza che tutto accadrà come nella formula.15
Possiamo osservare tutti questi elementi, come anche altri, nei canti
tradizionali romeni del periodo di Natale e Capodanno.
Vorrei partire con alcune esemplificazioni dall’analisi dell’antico
canto chiamato Sorcova che si canta di casa in casa da parte di un gruppo

12
V , , 122-134.
13
G. VRABIE, Folclorul, obiect - principii - metoda - categorii -222.
14
CARAMAN, , 362.
15
CARAMAN, , 362-363.

41
Liturgy from below

di bambini nel primo giorno del nuovo anno. La tradizione della Sorcova
è diffusa in tutto il paese. Ma la parola sorcova16 viene usata anche per
definire il bastone che caratterizza quest’antica pratica. Si tratta di un ramo
che viene decorato con fiori di diversi colori che viene inclinato
alternativamente o con il quale viene toccata sulle spalle la persona a cui
viene indirizzato il messaggio della sorcova. Infatti si tratta di un rituale
magico come vediamo chiaramente dalle parole augurali della poesia della
sorcova, in cui il bastone ha anche un ruolo di oggetto magico – bastone
magico. Questa tradizione non appartiene solo ai romeni, la troviamo
anche nella cultura bulgara con lo stesso bastone magico anche se qui è
decorato non solo con fiori ma anche con foglie di mais e diversi frutti
avvolti, segno di ricchezza della vita. La poesia magico-augurale che
accompagna questo rito è quasi identica nelle due tradizioni:

ROMENO ITALIANO BULGARO

Sorcova, vesela, Sorcova, gioiosa Surva, surva godina,


Tanta salute, per Vesela godina,
- invecchiare: Zelen klas na niva,
Come una mela, come
una pera, gradina,
Ca un fir de Come un filo di rosa.
trandafir. Forte come la pietra, koprina,
Tare ca piatra, Rapida come la Zhivo-zdravo
freccia. dogodina,
Tare ca fierul, Forte come il ferro Dogodina, do amina.
Veloce come
La anul si la multi l'acciaio.
ani! Ad multos annos!

16

caratteristica per tutta la zona balcanica. Il termine sorcova viene dal bulgaro surov.

42
Si vede chiaramente il carattere augurale, ma anche l’uso dell’oggetto
magico. Anche il tempo, il primo giorno del nuovo anno, è simbolico. Il
tempo appena nato deve essere benedetto ed esorcizzato per essere un
periodo pieno di fortuna e benessere; e per questo vediamo un vero rituale.
Interessante non sono solo le parole ritenute d’avere un potere tutto
speciale17, ma anche il rito: il fatto che i bambini debbano toccare con il
bastone le spalle delle persone a cui fanno gli auguri, oppure tutti i fiori
che devono essere attaccati al bastone. Possiamo credere che questi fiori
siano solo una decorazione. Ma vediamo anche altri canti natalizi che
contengono anche elementi cristiani dove il rituale dei fiori è
dettagliatamente descritto.
Prendiamo per esempio Asta- (Quest’è una bella
casa), un canto natalizio specifico della Valacchia, nel Sud della Romania.

ROMENO ITALIANO

Asta-i casa cea frumoasa Questa è una casa bella


Florile Dalbe. Oh, fiori bianchi
Cu icoane luminoase. Con icone luminose
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
Alla finestra con fiori reali
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
P Alle porte fior di rose
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
La obloace busuioace Alle finestre basilico
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
Croce tracciata attraverso il tavolo
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
Peste pat cruce de brad Sopra il letto croce d’abete
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
E al tavolo chi siede

17
Si veda il fatto che sono quaranta sillabe, un numero simbolico e magico. Oppure la tradizione che
chiede che solo i bambini maschi siano quelli che acclamano la poesia magica. L’aspetto del bambino,
uomo puro senza peccati, la cui voce arriva più facilmente a Dio come la necessità di essere maschio
(colui che ha diritto di invocare la Divinità) mostra il forte carattere magico.

43
Liturgy from below

Florile Dalbe Oh, fiori bianchi


e bello
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
Cu-n pahar de vin în mana Con un bicchiere di vino in mano
Florile Dalbe Oh, fiori bianchi
- A quanti vengono a tutti brinda
Florile Dalbe Oh!, fiori bianchi
- E con il basilico in mano
Florile Dalbe Che l'ospite abbia fortuna
Oh, fiori bianchi
Florile Dalbe

Oltre il ritornello che ripete sempre Florile dalbe – (Oh, fiori bianchi)
vediamo descritto infatti un vero rituale di benedizione della casa con
diversi tipi di fiori specialmente il basilico, con il legno di abete, rito a cui
partecipava tutta la comunità che veniva pagata col vino. Il canto finisce
col verso augurale: Che l’ospite abbia fortuna!
Nella Moldavia troviamo altri canti natalizi, colinde, che descrivono
quasi lo stesso rituale con i fiori reali (basilico)18 messi alle finestre o alle
porte per allontanare il male e per portare fortuna. Questo è chiaramente
un rituale magico rimasto dai tempi antichi, precristiani, e questo tipo di
canti natalizi è cantato in tutta la Romania, e anche oltre come abbiamo
visto. Ecco il testo:

ROMENO ITALIANO

-i Sveglia ospitante, non dormire, e


împodobi decora la tua casa
R: C- -i datu R: Poiché così è la tradizione
dagli antichi alla vigilia di Natale

18
Basilico – nella lingua romena questi fiori sono chiamati sia busuioc – dal greco basilico oppure il
che vuol dire fiori reali. Nella spiritualità

- aghiasmos - si usa questa pianta messa dentro le bottiglie

44
argintu stella d'argento

R: C- - R: Poiché così è la tradizione


dagli antichi alla vigilia di Natale
Con l'aroma del grano, è la
vinului dolcezza del vino

R: C- - R: Poiché così è la tradizione


dagli antichi alla vigilia di Natale
te bucuri Sulla porta con basilico godendo
de norocu della fortuna

R: C- - R: Poiché così è la tradizione


dagli antichi alla vigilia di Natale
Alle finestre con fiori di basilico e
canti natalizi antichi

R: C- - R: Poiché così è la tradizione


dagli antichi alla vigilia di Natale

Ci sono qui anche altri elementi interessanti da osservare oltre il rito

attentamente osservato perché, «così è la tradizione dagli antichi alla


vigilia di Natale». Il rito, se osservato precisamente, porterà fortuna,
ricchezza e benessere come leggiamo dal testo. Il carattere di rito-

persona singolare, come nella sorcova di cui abbiamo già parlato («perché
tu possa godere della fortuna»). Gli elementi cristiani sono mischiati con
gli antichi riti pagani19 di benedizione per la casa. Le icone e la croce sono
menzionate insieme ai fiori e al legno20 nella descrizione di questo rito.

19
Presupponiamo daci.
20
Il legno è sempre di conifera, ma questo tipo di legno non lo ritroviamo solo nelle tradizioni per i
canti nata

bilità spirituale intorno a questo tipo di legno nella


cultura daco-romena.

45
Liturgy from below

Sempre vicino al rito della benedizione si trovano i riti di passaggio,


per esempio quelli della pubertà, di preparazione per il matrimonio, trovati
anch’essi nelle culture pagane. Vediamo molto presenti fino ad oggi certi
canti tradizionali per la notte di Natale chiamati Colindul junelui (Il canto
natalizio del giovane) che ha diverse varianti molto vicine l’una all’altra.
Qui vediamo veramente evocato questo periodo di tempo che è la pubertà
quando il giovane scopre la sua identità e comincia a desiderare di sposarsi.
Ecco il testo:

ROMENO ITALIANO
Este-un voinic se- C’è un giovane che riposa
- E prepara il suo cavallo
Junelui lui, junelui bunu' R: Il giovane, al giovane buono
- Sua madre lo guarda
- E gli dice
Junelui lui, junelui bunu' R: Il giovane, al giovane buono
Dimmi giovane, cosa pensi
- E perché prepari il cavallo?
Junelui lui, junelui bunu' R: Il giovane, al giovane buono
e, O vuoi andare nell’esercito?
O hai il desiderio di sposarti?
Junelui lui, junelui bunu' R: Il giovane, al giovane buono
N- Non ho nè pensiero di andare
nell’esercito
Nè mi manca il matrimonio
Junelui lui, junelui bunu'
R: Il giovane, al giovane buono
-am auzitu'
Vado perché ho sentito
Colo-n vârful muntelui

46
La poalele bradului Sul picco della montagna
Junelui lui, junelui bunu'
Este- R: Il giovane, al giovane buono

(…) Vado per combatterlo

racconto della
lotta)
Junelui lui, junelui bunu'
R: Il giovane, al giovane buono
C-ai adus un leu legat
Sei riuscito a portare un leone
legato

Junelui lui, junelui bunu' Leone legato però vivo e sano


R: Il giovane, al giovane buono
Non tagliato con la spada
Solo in lotta imprigionato.

Il grande compositore e folklorista romeno del XX secolo, Sabin

come ricordo la descrizione di una notte di Natale di quando era


giovanissimo. Qui, ad un certo punto menziona questo Canto natalizio del
giovane, un canto c

del momento.
canto del
giovane indirizzato a me. Il capo-gruppo cominciò gli auguri,

seguito a ogni augurio, gli altri rispondevano tre volte con: Amen!
Il capo prende i regali e tutti i cantanti cominciarono a salutarci e
a cantare: Croce sulla casa/ Croce sul tavolo/ Rimani in salute!”21

21
S. D , , Craiova 1925, VI (mia traduzione).

47
Liturgy from below

Questo tipo di canto, come si vede dai versi citati e tradotti, esalta la
maturazione del giovane che deve lottare con una bestia. Il momento in cui
vince la bestia e riesce a portarla a casa senza ucciderla è il momento in cui
il giovane diventa maturo, abile per sposarsi e difendere la patria. È
interessante l’idea che il processo di maturazione avvenga attraverso la
caccia. Non si tratta di un semplice attività ludica ma soprattutto dell’abilità
di proteggere fisicamente la famiglia (il giovane riesce a vincere il leone),
e certamente la caccia era forse una delle principali fonti di alimentazione.
C’è un altro aspetto di cui si deve parlare per forza in connessione ai
canti natalizi e alle tradizioni romene di Natale. Quest’aspetto è collegato
ai balli tradizionali antichi con le maschere nella notte di Natale e nella
notte di Capodanno. Nell’opinione di alcuni studiosi questi balli
provengono dai culti totemici. A differenza dei canti natalizi dove più
importante è il testo, qua la precedenza cade sul rituale, sui gesti della
persona mascherata che balla. Il mitologo Victor Kernbach osserva
l’antichità notevole ma soprattutto il carattere magico delle maschere:
Apparse nello strato arcaico dell’animismo, proveniente
direttamente o indirettamente dai totem e dai feticci, le maschere
folkloriche sono degli elementi religiosi magici, reliquari, sia che
provengano dal teatro greco o romano, sia che mantengano la
funzione di accessorio liturgico come tra popoli primitivi di
Africa, America o Asia.22

maschere scrivendo che «per la grande maggioranza dei popoli antichi si


credeva che gli esseri divini apparissero sulla terra solo mascherati,
altrimenti, la luce radiante dell’immagine divina avrebbe ucciso gli
uomini»23. Per gli antichi daci, il culto del dio Zamolxe era collegato alla
maschera di un orso.
Molto ridotte, queste usanze tradizionali si trovano ancora nei paesi di
Transilvania e di Moldavia sotto il nome di: Il Ballo dell’orso, La Capra,
Il Ballo del Cervo, Turca oppure Brezaia. Nello scenario di questi balli,
come anche nel testo possono essere identificati antichi riti magici perché
alla fine come traspare dal testo, lo scopo finale è quello di provocare
benessere nella casa dove sarà accolto, salute alle persone e soprattutto di

22
KERNBACH, Universul mitic al românilor, 102 (mia traduzione).
23
V ,

48
facilitare alcuni eventi essenziali nella vita degli uomini come la nascita di
figli ed il matrimonio. Non manca l’augurio per il nuovo anno. Ecco una
delle varianti del testo che si canta mentre la persona mascherata da capra
balla:

ROMENO ITALIANO
Vine capra de la munte Viene da capra dalla montagna
-n frunte Con la stella bianca in fronte
Are-n coarne ramuri multe Nelle corna ha molti rami
Anche più grandi, anche più
piccole

Ta, ta, ta, capretta, ta!


Un cervo ha attraversato i Carpazi
Per giocare con i fratelli
Cu covor Con un tappeto maculato
Con le stelle stellato.
Con tappeto e fazzoletto
Pentru anul care vine Per il prossimo anno
S-auzim numai de bine Sentiamo solo bene
Ad multos annos !
Quante tegole sulla casa,
Così molte monete sul tavolo!
Quante piume sui galli,
Così tanti bei bambini!

Câte flori sunt in livada, Quanti fiori sono nel frutteto


ni in lada! Tante monete nella cassa!
Quanti carboni sono in forno,
atâtea vite-n obor! Così tanto bestiame nella stalla
Zi, mai! Dici su, dai, dici suuu!

Dopo tutta questa esposizione non si deve credere che le uniche


tradizioni romene specifiche per il Natale sono quelle di provenienza
pagana; i canti natalizi hanno sviluppato una bellissima teologia popolare

49
Liturgy from below

(ispirata o dalla Bibbia o dall’insegnamento dogmatico, così importante


nell’Oriente) a volte mischiata con elementi magici.

5. La teologia nei canti natalizi romeni

Col passare del tempo il testo dei canti natalizi romeni si avvicinò
sempre di più alla teologia biblica e dogmatica, cristianizzando alcuni canti
natalizi antichi o formandone di nuovi. Questo grazie ai preti e ai cantori
ecclesiastici. Possiamo identificare tuttavia lo stesso sistema di ritornello
ripetuto, l’usanza della seconda persona nel senso augurale, fra i versi di
teologia anche auguri di benessere, vita lunga, ricchezza o altre cose
necessarie alla vita.
Vorrei dividere gli elementi di teologia trovati nei canti natalizi
teologici in tre categorie principali: elementi dogmatici, elementi biblici e,
cosa molto interessante, elementi di escatologia.
I canti natalizi dogmatici sono specifici delle zone extra-carpatiche, che
si trovavano sotto la giurisdizione costantinopolitana, molto più orientalizzate
rispetto alla Transilvania. Questi canti parlano di Dio da un punto di vista quasi
dogmatico-bizantino non uscendo però dall’ethos locale, con melodia
specifica a volte bizantina, a volte più popolare, con rima e ritornello e
soprattutto con auguri per il nuovo anno intercalati da insegnamenti liturgici.
Analizzando alcuni canti natalizi teologici, vediamo il misto di
elementi dogmatici e biblici espressi attraverso versi specifici dell’ethos
romeno. Un canto che si chiama proprio Canto natalizio bizantino parla di
Dio come Quello senza inizio che scende oggi sulla terra prendendo carne
da una Vergine. Dopo ciò, nello stesso ritmo poetico, continua il racconto
degli avvenimenti accaduti intorno alla nascita di Cristo:

ROMENO ITALIANO
-nceput Colui (che è) senza principio
Azi s-a pogorât Oggi è disceso
- E nella Vergine si è trasportato

R: Eru rem, eru rem, eru reru reru rem R: Eru rem al signore nell'alto
Leru-i Domn din cer

Dall'Oriente

50
Magii au venit I Re magi sono arrivati
Per portare doni al Sovrano

Unde- Dov'è il Sovrano


Au întrebat Hanno domandato
Si Irod atuncea mult s-a mâniat E Erode allora si è arrabbiato di
più

Magii au plecat I Re magi sono partiti e


Hanno lasciato Erode
La stella illuminando e
mostrando la Via

Venind la Iisus Venendo da Gesù


Ei s-au bucurat Essi si sono rallegrati
-au Lodando il Signore e
închinat inchinandosi a Lui

Aur au adus Oro hanno portato


Smirn-au închinat Mirra hanno inchinato
E incenso caro a chi è Superiore

Oggi tutto il mondo


Gioisce
Pe - -L lauda Al Sovrano cantano e lo lodano

Vediamo le espressioni dogmatiche contenute nella prima strofa che


parla della Divinità di Cristo e della verginità della Madre di Dio. Le strofe
seguenti costruiscono il quadro biblico, molto fedele al Vangelo usando
però per Cristo dei nomi dogmatici e bi
Dumnezeu Preasfantul Il Signore-Dio tutto santo
Colindand pamantul Visitando la terra
A vrut sa nu mai fie Ha voluto cessare

51
Liturgy from below

Potop si urgie L'inondazione e la cattiveria


El facu lumina Lui ha creato la luce
Blanda si senina Gentile e serena
Si isi trimise Fiul E ha mandato Suo Figlio
S-alunge pustiul A cacciare il buio
Fiul se-ntrupeaza Il Figlio si incarna
Lumea lumineaza Il mondo illumina
Fecioara Maria La Vergine Maria
Naste pe Mesia Partorisce il Messia
Dumnezeu Prea Bunul Il Signore-Dio misericordioso
Ne-a trimis Craciunul Ci ha mandato il Natale
Cu har si bucurie Che la grazia e la gioia
Si aici sa fie. Sia anche qui

In questo canto, dalla regione della Valacchia, si trovano parole chiave


per la teologia dogmatica. L’aggettivo “tutto santo” apposto al nome di Dio
testimonia la qualità del creatore. Il resto del canto parla del Messia, nato
da una Vergine24 e mandato nel mondo per allontanare la sofferenza. Alla
fine, la poesia di questo canto natalizio si conclude con un augurio di vita
lunga e felice.
Questi canti con alcune menzioni dogmatiche mischiate con auguri
che provengono dalla funzione magica antica di questo tipo di canti sono
molto comuni specialmente nella zona extra-carpatica della Romania.
Vorrei andare adesso ad un altro tipo di canti natalizi, quelli escatologici
molto specifici della Transilvania. Questi canti parlano o direttamente della

24
L’espressione Fecioara Maria – Vergine Maria è molto comune nei canti natalizi romeni. Nella
spiritualità popolare romena l’usanza di questa espressione mostra che il popolo ha ricevuto il dogma
della verginità di una madre senza cercare di scoprire il modo in cui la maternità di Maria è stata
possibile. Possiamo paragonare la dottrina mariana a un mistero santo che non può e non deve essere
svelato a causa della sua grandezza. Ma la saggezza popolare ha attribuito a Maria anche ruoli e
dimensioni non sostenibili teologicamente ma che mostrano la profonda devozione popolare: la Santa
Vergine Maria è quella che sorveglia la porta del Paradiso, oppure quella che si cura che il bambino
Gesù non pianga nel Paradiso, quella che annuncia per prima la passione di Gesù etc. Per più chiarezza
in ciò che riguarda la mariologia nei canti natalizi romeni vedi: C. B , Maica Domnului
- 2014, 144 ss.

52
seconda venuta, del giorno del giudizio, o vi fanno riferimento attraverso
diverse espressioni che possono essere interpretate in senso escatologico.
Prendiamo il conosciutissimo canto natalizio Alla fine del mondo/La
sfarsitul lumii, dal Nord della Transilvania:

Alla fine del mondo


-a lerui, Doamne Vieni ler e ler del Signore
- -or îngerii. Canteranno gli angeli
- E canteranno con paura
-a lerui, Doamne, Vieni ler e ler del Signore
- -or plânge. I signori e i sovrani piangeranno!
Pe cei buni unde i-or pune, Dove metterà quelli buoni,
Haida ler si-a lerui, Doamne, Vieni ler e ler del Signore
Pe cei buni unde i-or pune? Dove metterà quelli buoni,
I-or încuie într-un nor, Li chiuderà in una nuvola
-a lerui, Doamne, Vieni ler e ler del Signore
Spre binele tuturor. Per il bene di tutti.
-or pune, Quelli cattivi dove li metterà?
-a lerui, Doamne, Vieni ler e ler del Signore
-or pune? Quelli cattivi dove li metterà?
I-or închide într-o piatra, Li chiuderà in una pietra
-a lerui, Doamne, Vieni ler e ler del Signore
- Per non vedere più la luce!

Questo canto, che in Transilvania conosce numerose versioni, parla


apertamente del secondo giudizio in versi rimati. La descrizione del
tribunale di Dio è intercalata con il ritornello più usato per i canti natalizi,
25

25
ba Ler
Ler nella parola Halleluiah. Vedi: A.
ROSSETTI, Colindele religioase la români

53
Liturgy from below

canti natalizi sulla seconda venuta di Cristo. Come dunque possiamo


spiegare gli inni che esaltano la seconda venuta e il giudizio finale nella
notte di Natale?
Una possibile risposta potrebbe forse essere quella di un influsso
occidentale nel nord della Transilvania a livello liturgico: nei riti
occidentali il tempo preparatorio alla nascita di Cristo è l’Avvento, che
ricorda le due venute di Cristo o secondo il conto del liturgista spagnolo
Borobio, le tre venute26.
Altri canti natalizi, nonostante i diversi soggetti più o meno teologici,
fanno sempre riferimento a quel giorno oppure incentivano ad alzarsi come
dalla morte. Il ritornello ziurel de zi/alba del giorno nelle sue diverse
forme, richiama quel giorno, il giorno. Il riferimento alla parola giorno si
deve intendere, a nostro parere, legato al giorno della seconda venuta.
Molto più chiari nel senso escatologico sono i canti natalizi che non solo
ripetono il ritornello già menzionato ma anche contengono l’ordine di
alzarsi indirizzato all’ospite. Queste voci che gridano di alzarsi legate al
ritornello che fa riferimento a quel giorno, possono essere capite come se
fossero le voci degli angeli dell’Apocalisse che annunciano la seconda
venuta e ordinano alla gente di alzarsi dalla morte.
Ecco un testo dove tutti questi elementi si mischiano anche con
l’augurio di benessere per la famiglia nel nuovo anno:

ROMENO ITALIANO
Sveglia, sveglia padrone buono,
Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.

- Perché vi portiamo la corona,


Ziurel de ziurel, Alba di giorno,

26
D. BOROBIO, La celebrazione nella Chiesa, vol. III, Torino 1994, 203-204. Le tre venute: nella carne,
nel sacramento, nella gloria: «Le tre venute di Cristo sono i perni sui quali si costruisce la teologia

nell'umiltà della nostra carne ricorda la sua ultima venuta alla fine dei tempi... La prima e l'ultima
venuta del Signore diventano manifestazioni attuali nella celebrazione liturgica che attualizza il mistero
della parusia come quello dell'incarnazione. In questo modo l'avvento si collega con il mistero della
manifestazione del Signore (Natale-Epifania) in una tematica teologica comune: la venuta del Signore
per la nostra redenzione».

54
Alba verso il giorno.

E cununa Domnului, È la corona del Signore,


Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.

Din gradina raiului, Dal giardino del paradiso,


Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.
E cununa lui Hristos, È la corona di Cristo,
Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.

Portata dal Paradiso a noi,


Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.
S- La lasciamo a casa vostra,
Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.

Sii tu ospite sano,


Ziurel de ziurel, Alba di giorno,
Alba verso il giorno.

I segni escatologici non si fermano solo alla menzione del giorno o

paradiso. La corona – riferimento alla corona dei martiri – è lo scopo per

escatologica in cui gli angeli svegliano le persone dalla morte per


incoronarle con la corona portata dal Paradiso. Lo specifico mitico della
zona transilvana ha trasformato la fine di questo canto natalizio in un
augurio magico nello spirito dei canti natalizi romeni: la corona rimane in
casa perché la casa deve essere benedetta.

55
Liturgy from below

6. Conclusioni

Abbiamo visto che i canti natalizi romeni sono colmi di elementi


storici, teologici e magici che certamente oggi hanno perso il loro carattere
sovrannaturale e mitico, continuando però ad essere perpetuati per una
certa devozione agli antenati. Non possiamo dire che il popolo percepisce
i canti natalizi come una magia, ma c’è un atteggiamento di quasi
devozione verso questi canti e verso le persone che vanno a “colindare”.
Il grande storico romeno delle religioni Mircea Eliade menzionava le
difficoltà che avranno incontrato i missionari cristiani nelle nostre terre
perché la gente non abbandonava i miti pagani e alcuni locali. Al parere
dello storico già menzionato “volenti o nolenti essi hanno finito di
cristianizzare le divinità e i miti pagani che non hanno potuto estirpare…
Ma questo non vuol dire che abbiamo a che fare con una paganizzazione
del cristianesimo, ma con una cristianizzazione della religione degli
antenati”27.
In conclusione, osserviamo bene che questi canti natalizi, secondo
l’ethos romeno hanno una teologia cristiana con elementi tratti dalla
religione mitica e magica dei daci o di quella dei romani, e mostrano come
il cristianesimo riuscì a portare il vero Dio senza annullare la cultura locale.
Gli elementi folkloristici non vengono cancellati ma cristianizzati: qui sta
la grandezza del cristianesimo che è riuscito a creare una cultura propria a
partire dalle culture locali. Cristo e il cristianesimo sono riusciti a dare un
valore anche a questi nostri riti e miti antichi. È Dio che ama la persona
umana e la porta a sè da dove si trova nella cultura in cui di fatto si trova,
così come l’ispirazione divina della rivelazione scritta non ha cancellato la
personalità dei profeti o degli evangelisti.

27
M. ELIADE, Aspecte ale mitului, Bucuresti 1978, 94-95.

56
Introduction 7
Vincenzo Ruggieri

11

Michael Mercado (USA)

37

57
Dahlia Azeez Khay (Iraq)

67

Teodor

85

Varghese Panthirayithadathil (India)

101
Antoine

119

Raji Al Bdeiwi (Syria)

139
Rejoy Pazhayattil (India)

The 157
Beshoy

171
(Serbia)

5
Liturgy from below

187
Leonide

211

Vitaliy

223

Oleg

Moleben 245

The 259

Yonas

The 279

Shaun Mathew (USA)

305
315

J. Mateos S.J. (1957-1958) 325


Dahlia Azeez Khay 338
Teodor Lucian Lechintal 346

6
All-powerful God, you are present in the whole universe
and in the smallest of your creatures.
You embrace with your tenderness all that exists.
Pour out upon us the power of you love,
that we may protect life and beauty.

(Pope Francis, Laudato Si’)

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