Sei sulla pagina 1di 13
IDE SPECTACVLIS] Banoana pyramidum sileat miracula Memphis, Assyrius iactet nec Babyloua labor ; noe ‘Triviae templo molles laudentur Fones, dissimulel Delon cornibus ara frequens ; 5 aére nec uacuo pendentia Mansolea laudibus inmodicis Cares in astea ferent, Omnis Caesarco codit labor Amphitheatro, ‘unum pro cunctis fama loquetur opus. 1 Hic ubi sidereus propius uidet astra colossus et crescunt media pegmata celsa uia, inuidiosa feri radiabont atria regi tunaque iam {ota stabat urbe domus * Die sete meraviglie del mondo antico Marzaleelenca quelle a- shitetonich, che meglio si prestano a un confronto con TAnfiteatro Flavio. Un'inovarione & annoverare a i este anche Valtae che Apollo bambino cost on le corn dei crv caciat da Artemide (eft Callimaco, znno ad Apolo $8.64; queso monument Sotitusce nel lenco il palazzo di Ciro Eebatana): Marcial paragona in ‘al modo i LIBRO DEGLI SPETTACOLL I Taccia le sue prodigiose piramidi la barbara Menfi ¢ la fatica assira non vanti Babilonia; non ricevano clogi i ‘molli Ioni per il tempio di Trivia ¢ a Delo non dia fama Yara ricea di corna, né i Cari portino alle stelle con smo- date Lodi il Mausoleo sospeso nel vuoto. Ogni immane costruzione cede all’ Anfiteatro di Cesare, andra famosa pper tutte un'opera sola.’ 1 Qui, dove il solare colosso* gode cost da sta degli astri ¢ in mezzo alla strada si innalzano alti ‘macchinari scenici,’ l'odioso palazzo del crudele re sfol- gorava e una sola dimora riempiva ’intera citta. Qui, do- Airetamente Tito a do, consderato Pinventore dell architetua,e ae ‘ubito dopo la sorella Artemide ef ablonia#ricordata per le sue mu- fall Mausole era a tomba monumentale i Mausolo re i Cara. Pet ‘tema delle sete meravigli eft. AP9, $8, di Antipatro di Tessalonica "Im oriine una statua monumentale di Nerone, pol wccielatay sot- to Vespasiano come statua de! Sole. * I pegmataerano piattaforme mobil poste su alt sostegn,utiliza- te sia hela costrusione di ef che per fealizare scenario effet tea- tal nt conspicui uenerabilis Amphitheatri crigitur moles, slagna Nerouis erant ; hie ubi miramur uelocia manera thermas, abstulerat miseris tecla superbus ager ; Claudia diftusas ubi porticus explicat umbras, 1 ultima pars aulae deficientis erat, Reddita Roma sibi est et sunt te praeside, Caesar, Quac Lam seposita est, quae gens tam barbara, Caesar ex qua spectator non sit in urbe tua? Venit ab Orpheo cultor Rhodopeius Haemo, Uenit et epoto Sarmala pastas equ s et qui prima bibit deprensi fumi ‘quem supremae Tethyos unda Ferit; festinauit Arabs, festinauere Sabaci et Cilices nimbis hic maduere suis. Crinibus in nodumm tortis venere Sygambs 10 _alque alter torlis crinibus Aethiopes. ‘Vox diuersa sonat populorum, tum tamen una cum uerus patriae dicers + Lanier ee terme a eso adiacet sorgevano sul nog prce- densest occuparo dalla feggianeroniana, Ia Domus Aure, eal suol lard La vasa del complet era stata eopte dun dso Borat dt Svstonio, Nerone 39, rechonsat da Mazina. 8, I Portico i Claudio sorgeva sul Celio, prewo il tempio deco da ‘Agrippina al mario, risomente Gvaizato ‘Trattoadulstrio riorrente, che Maraalerpeter dopo la morte 4 Domizino, cfr 12, 15. Diversamente 6a a mot dogo 18 ve s’eleva la mirabile mole dello splendido Antiteatro, c'e- rano gli stagni di Nerone. Qui, dove ammiriamo le ter- ‘me, dono velocemente costruito, toglieva ai miseri un tetto la proprieta di un superbo. Dove il portico di Clau- dio allunga le sue vaste ombre, andava a morire 'estre- ‘ma parte del Palazzo.* Roma viene restituita a se stessa € sotto il tuo governo, Cesare, sono a disposizione del po- polo le delizie che prima erano riservate al tiranno.* sit Quale gente é cosi lontana, quale tanto barbara, Cesare, da non avere inviato spettatori nella tua citta? Viene dal- orfico Emo il colono del Rodope, viene il Sarmata, nu- trito di sangue di cavallo, chi si disseta alle scoperte sor- genti del Nilo e chi é sferzato dall’onda dell'estrema Te- "e accorso I’Arabo, vi sono accorsi i Sabei, ei Cilici visi sono impregnati delle nuvole del loro zafferano. Coi capelli raccolti in un nodo ci sono venuti i Sigambri e con i capelliraccolti in un altro modo gli Etiopi. La gen- te parla varie lingue, ma unanime é quella che ti procla- ma vero padre della patria. cortgiano, questo rifete un dato real: {Flav che avevano come mo= ello di governo e legislaione il principato di Augusto, realizzarono ‘una serie di opere pubbliche, venendo inconto alle esigeize de i ‘le rcostruendo | monument distut dall'incendio det 4 dal sugtra del 69, *"Mareiale i compiace di presentare un catalogo vario¢ straorina- rio, | euielementieferogenet sono ridot al unta nel nome di Tito, L'Emoe il Rodope sono due mont della Tracia (patria del pocta eo) dieva che i Sarmati bevessero utlizzasero per cucinare i sangue di cavallo Plinio, Storia Naturale 18, 100); | Sabel erano un popolo dell” Arabia; lo zafferano veniva importato dalla Cilla: con Ssenza di zafferano mista ad acqua st innafflava Vimpiantito del eat per rinfrescarl; i Sigambri erano una popolazione germanica 1 tao 4 Peter paige compare su monete Coniatenell'S, che rafigurano sulPaltro ato PAntieato, no (OR Ca Were ae rey, Vv Turba gravis paci placidaeque inimica qui quae semper miseras sollicitabat opes, Uradueta est + Getulis + nee cepit harena nocent et delator habet quod dabat exilium. 9 Exulat Ausonia profugus delator ab urbe : Tunctam Pasiphaen Dictaeo credite tauro : uuidimus, accepit fabula prisea fidem, Nec se miretur, Caesar, longaeua uetustas quidquid fama canit, praestat harena ti VI Belliger inuictis quod Mars tibi seruit in armis, non satis est, Caesar, seruit et ipsa Venus, Vib Prosiratum uasla Nemees in walle leonem 7 Lit dei deator fu tensa soto Ve nba sotto Vespasiano ¢ Domiziano, Tito vi pose un freno,punendotcolpevalcon pene corporal ¢ son chido Fesiio GSwiono, Tie 9)enunsando col ae nc oi hel isco rievava incamerando ben de cet denuncit ( ‘questo senso andehintesala pone). Variecongsture sono sale, ae oe il corrotto Getulis al v. 3, a ano molto spprevat a spettaol mimi che mettevano in 13 not episod el mito o dla stra, Quando ainerprcar os ee ‘ma bestiaii cio® condannati a morte che venivano esposti al- 8 potevaricsruirela cena con mato elim, Qual 120 Vv La folla dannosa alla pace ¢ ostile alla tranquilla quiete, che sempre teneva in allarme i miseri possessori di ric- chezze, ¢ stata offerta come spettacolo e l’arena non ave- va sufficiente spazio per i colpevoli: tocca al delatore l'e- silio ch’egli procurava. Esula ramingo dall’Urbe Auso- nia il delatore: anche questo puoi metterlo in conto al Principe.” v Che Pasifae si sia accoppiata col toro ditteo & fuor di dubbio, credetemi, l’abbiamo constatato coi nostri oc- chi, & stato comprovato l’antico mito,* Non si stupiscano di se stessi, Cesare, i tempi antichi: tutto cid che la fama ha immortalato te lo mostra l'arena. vi Che il bellicoso Marte ti serva in invitte armi non basta, Cesare: @ al tuo servizio la stessa Venere.” Vib Del leone abbattuto nell’ampia valle di Nemea, impresa tnatta di una condannata nel panni di Pasifee, la mogle del re eretese Minosee che, invaghitasl Gi un toro, si fece cosiruire da Dedalo una ‘agen dilegno: con questo travesimento 8! accoppi® all animale e dalla Toro unione nacque Astrione, il Minotaura, Peril motivo adulatorio ‘hei ioehtoffert da Tito conferiscono credibiita al mito cf. Sp. 12 * Anche donne s esbivano nei giochi gladiator, secondo un uso che fu pribito in seguito da Settimio Severo: cfr. Cassio Dione 66, 25 e, nonin relazione agi spettacolt di Tito, Taito, Annall 15,32, 2; Sta: 2, Sie I, 6,81 s88.; Svetonio, Domiziano 4; Giovenale 1,23. © 6, 2a ee ma nobile et Herculeum fama eanebat opus, Prisca fides tacoat : nam post tua manera, Ci hhoe jam femineo Marte fatemur agi. VII Qualiter in Seythica religatus rupe Prometheus adsiduam nimio pectore pauiit auem, ‘nuda Caledonia sic uiscera praebuit urso non falsa pendens in eruce Laureolus, 8 Viuebant laceri membeis stillantibus actus inque omni nusquam corpore corpus erat. Denique supplicium dégnim tulét ile parentis ucl domiui iugulum foderat ense nocens, templa uel arcano demens spoliauerat auro, 10 _subdiderat saeuas uel tibi Roma, faces. Vicerat antiquae sceleratus erimina famae, in quo, quae fuerat fobula, poens fuit. vu Daedale, Lucano cum sic lacereris ab urso, quam cuperes pinnas nune habuisse tuas ! Ix Praestitit exhibitus tota tibi, Caesar, harena uae non promi it proelia rhinoceros. "Al v. 2 er & congettura umanistca, per sopperire a una si ‘mancante. Heinsus,ripreso da Shackleton Bally, propone invece dt correggere nobile in nobilis, rferendolo a fama. Un fequente motivo Aadultorio @ che il coraggio ei gladiator la spettacolarta del gioeht ‘superano le prodezze degli erol del mit: cf. Sp. 7; 15; 2. 12 nobile e'° davvero degna di Ercole, risonava la fama, Taccia l’antica credenza: dopo gli spettacoli da te offer- ti, Cesare, ammettiamo che queste sono lotte da donna! vi Come legato alla rupe scitica Prometeo nutri Pinsaziabi- le uccello col suo fecondo fegato, cosi a un orso caledo- io offri le sue nude viseere, appeso a una vera croce, Laureolo. Vivevano le membra straziate con le fibre san- guinanti e in tutto il corpo non v'era pil traccia di cor- po. Pagd finalmente il giusto fio: egli era reo di aver sgozzato il padre o il padrone, oppure nella sua follia aveva spogliato i templi dei riposti tesori, o ti aveva ap- piccato il fuoco, Roma, con le orribili torce. Lo scellera- to aveva coi suoi delitti superato quelli dell’antica leg- genda ¢ in Iui quella che prima era stata soltanto una pu- nizione scenica divenne un supplizio reale."" VIII Dedalo, nel momento in cui faceva tanto strazio di te un oso lucano, come avresti voluto avere le tue alit!? Ix Dopo un giro d’onore per tutta I’arena un rinoceronte, Cesare, ti ha offerto degli affondi che non lasciava pre- Laureolo fu un noto malfattore, la cul vicenda era diventata un imo (Svetonio, Caligola 7; Giovenale 8, 187). Qui un condannato ‘uore nel mode di Laureolo, superando in atroci i supplizio inflito 4a-Zeus.a Prometo, ll superba ttano che fu incatenato'a una rupe, {dove ogni giomo glungeva un'aquilaadivorargiilfegato "Un condannato a morte nei pan di Dedalo, che sub a vendetta i Minosse per avercostruto la vacca di Pasfae (tr. Sp. 8). Svetoio, ‘Nerone 12, ci attsta che veniva rappresetato anche il volo di Testo, Jmpersonaio da un malcaptato che alla fines sfaccllava al suo. 123 © quam terribilis exarsit pronus in iras ! Quantus erat taurus, cui pila taurus erat ! Laeserat ingrato leo perfidus ore magistrum, ausus lam nolas contemerare manus, sed dignas tanto persoluit erimine poenas, et qui non tulerat uerbera, tela tulit. § Quos decet esse hominum tali sub principe mores, qui iubet ingenium mitius esse feris XE Praeceps sanguinea dum se rotat ursus harena, inplicitam uisco perdiditille fugam. Splendida iam tecto cessent uenabula ferro, ree uolet excussa lancea torla manu; 8 deprendat uacuo wenator in atre praedam, si caplare feras aucupis arte placet, x Inter Caesareae discrimina saeua Dianae ® La pita ea un marichio at pala rcoprto i traci vatiopin usaio per exstare le bate durante fe ease nel eee venanons H Thgeromsvenivachamato anche toro d Eopia pera teu concsone sae stand i pata aradosile di questo curioso episodio. Le pie ricopert ich Erano seats nelfucelgione: se com ese neatena € Sato reso tn ‘so eacitoriabbandonino le usual eee cacls¢ faring lepede a terra in ari, come acon a wel 1 aon dik com ovens ata cq anima tera (et, Vio, Exloghe 1, 38: AP 18, di Rufinoy Seneca, ‘stioni Naturali 3, 17; Marziale 10, 37, 15). oe 124 vedere. Con che tremenda furia si é lanciato alla carica! ‘Che forza taurina in questa bestia che del toro poteva fa- reun fantoccio con cui giocare!"* x Con le sue zanne ingrate un perfido leone aveva morso il domatore senza alcun rispetto per le ben note mani: ma hha degnamente espiato un cosi grande delitto, e per non essersi piegato alla frusta ha dovuto prendersi i dardi. ‘Come devono comportarsi gli uomini sotto un principe che vuole ammansire lindole delle bestie feroci! XI Mente gira in tondo a testa bassa per l’arena insangui- nata, un ors0, preso nella pania, si é precluso la via della fuga. I lucenti spiedi restino ormai inoperosi nei loro fo- deri e non voli pii il giavellotto bilanciato e scagliato dal braccio; il cacciatore afferri 1a sua preda nella libera aria, se si prova gusto a catturare le fiere con la tecnica dell'uccellatore."* xIr* Durante i crudeli cimenti della caccia offerta da Cesare " Questo epigramma presenta coi due sepuent! una sere di varazio- nisultema, Imodello & AP 9,268, di Antipatro di Tessalonca (su una ‘agna da caccia che durante inseguimento dun cervo di la Tce No vecuccili: dello stesso autore cfr. AP 7, 168; cfr inolire AP9, 31, di Filippo). Friedaender acsoglie nel testo In proposta ck Munro, cons erando ultimo aistico di questo episramma un componimento as; Heraeus e Giaratano, seguendo Gilber, 10 collocan allinsio dell pigramma seguente;sembra pero prferbile mantenre | re eplerami Inordine derescente di lunghezza, conformementea una tecnica di va- Hazione che mirava a Aformulare Io steno tema in modo sempre pit senso ¢ sings, 125 fst grid cam leas asta suem, exit parte mitra de uulnere mats © Laci ferox, hoe peperisv fait? + Plus ills mor lute wasnt omaibus ut nati tit patra er. Quis ngat ete salam materne Foner Beechom ? si genitum nomen ceil naa fora ot XUL cla graui telo confossaque wulnere mater sus pariter uilam perdidit atque dedit. 0 quam certa fuit librato dextera ferro 1 Hane ego Luci credo fuisse manum, 9 Bxperta est numen moriens ulviusque quaque solula parens quaque perempta fora est. xIV Sus fera iam grauior maturi pignore uenteis omisit totum, uolnere facta parens nee iacuit partus, sed matre eadente cucusri © quantum est subitiscasibus ingenium | xv Summa tuae, Meleagre, fuit quae glori famae, ia Gt alias, moa aoe ee. doves ice cnn dee 126 una leggera asta ha trafitto la femmina gravida d’un ci ahiale e un piccolo é balzato fuori dalla ferita della sven- ‘turata madre. O feroce Lucina,'* e questo lo chiami par- torire? Essa avrebbe voluto morire colpita da pitt dardi pur di aprire una via, per dolorosa che fosse, a tutte le sue creature. Chi pud negare che fu la morte della madre a far nascere Bacco?"” Cosi ¢ venuto al mondo un nume, siatene cert: tale fu la nascita di una fiera. XII Colpita da un crudele dardo, ferita a morte, la femmina gravida di un cinghiale perse e diede a un tempo la vita Oh, quanto fu sicura la mano nello scagliare il ferro! Credo che sia stata la mano stessa di Lucina! La bestia ha provato morendo la potenza di tutt'e due le Diane:"* da una é stata sgravata la madre, dall’altra é stata am- ‘mazzata la fiera. xIv La femmina d'un cinghiale, ormai prossima a partorire il frutto del suo pesante grembo, s’é sgravata della sua creatura: una ferita ’ha resa madre; ¢ il suo piccolo non, @ rimasto fermo, ma é corso via mentre la madre cadeva. ‘Oh, quanta ingegnosita nei casi improvvisi!” xv Quello che fu il tuo maggior titolo di gloria, Meleagro, °* Diana & vista qui nel doppio ruoo di dea della cacea e de parto. Lggpressione wariasque Dianaetraduce quella analoga di AP 9, 268, ‘S"Casius indica eit avvenimentt forthe imprevecblh, ma nel stesso tempo si riferisce, etimologicamente eriprendendo il cadente det ‘verso precedente, alla stuazioneconcreta in cu st ¢verifcata la nasi ta de cuccil 127 ;ophori portio, fusus aper! le et praecipiti uenabula condidit urso, primus in Aretoi qui fuit arce poli, S-lrauit ot ignota spectendum mole Ieonem, Hereuleas potuit qui decuisse manus, ‘et uolucrem longo porrexit uulnere pardum. Praemia cum fantom ferret, adhue poterat, XVI Kaptus abit media quod ad aethera taurus harena, non fuit hoe arti XVI b ‘Vexerat Buropen fraterna per aequora taurus al nune Alciden tauras in astra tulit, Caesaris atque louis confer nunc, fama, iuuencos : Par onus ul tulerint, altius isle Lulit. XVII Quod pius ot supplex elephas te, Caesar, adorat 2 arpoforo si esib nel corso dela venaio offers da Tito (te. 5p. 2.2803 pera come sae pce cr mo ke: iis che uci i erie ciaghileivlato du Antemide a devasare Flo, cd Ero ca sondage wacom dlfocsone del one nemeo. Luli verso &comoto;Inae acogleemendazione aiScinccewin. aeninincy 2" Frammento sulla messnsena del atstersmo di un toro, Wein- reich 128 propone che at del toro che rapt Europe fu per que- So premlato da Gove Ovilo, Metamorfa! 617), a8 pl probe bit'un iterimeno allo steso spetacolo del'pigramma sepucnte, I senso della ponte serra darcollgasi sl motivo adultoro dl po tere del rumor dell imperatore sgh element della natura su cu Sp, 17 38301, 14 104 4,30 903). ’si eataserismo i Eoin atoppa aun in cena con aiuto una macchina teatraleeheSlevava enramb tn ai, ene ws Vabbattimento d’un cinghiale, & ben poca cosa in con- fronto a quelli di Carpoforo! Egli ha confitto i suoi spie- di in un orso lanciato in piena corsa ch’era il campione assoluto dell’Artico e ha abbattuto un leone eccezionale, di mole mai vista, che sembrava fatto per le mani di Er- cole, ¢ ha anche steso morto con un colpo da lontano un, eopardo in corsa. E giunto infine al momento della pre~ miazione, di forza gliene restava ancora.” XVI Un toro dal mezzo dell’arena é stato rapito in cielo: non, fu questa opera dell’artificio, bensi della pieta." XVIb Europa fu trasportata dal toro per le fraterne acque. Og- gi invece un toro ha portato Alcide fra gli astri. Parago- na, fama, i due giovenchi di Cesare e di Giove: a parita di peso il nostro ’ha portato pid in alto. XVII Se pio e supplice ti adora, 0 Cesare, un elefante che poco ‘onsiderato un prodigio superior al ratto di Europa attraverso it mare ‘da parte di Giove informa di toro (le acque sono dete «{raternen per he su di ese regnava Nettuno, fratello di Giove). Marzale introduce {I tema adulatoco della superorta dllimperatore su Giove (ft. pet ‘exemple 6, 83; 9, 36:91). Da AP 11, 184, di Lucio, apprendiamo che ‘eniva rappresenata anche la versione pit nota della morte e apotcost, {i Ercole, cio i ogo sul monte Eta. Questo epigramimae il precedente fono triditi da alcuni codiel come un testo unico: Je due scene, per ‘quanto & possibile ricosruire, presentano natevoll affinit,e potanno onsiderasi parte di uno stesso sptiacolo. Nel de Spetacils sono del ‘esto frequent brevi sequenze di epiaramnl che eserivono e commen- ano, con rcereatevarazion, la medesima esibizione. 129 hie modo qui tauro tam metuendus erat, non facit hoc iussus, nulloque doceate magistro, ‘rede mihi, nostevra sentit et ille deum, XVII Lambore securi dextram consueta magistri Ligris, ab Hyreano gloria rara iugo, ‘ae ferum rabido lacerauit dente leonem : res noua, non ullis cognita temporibus siluis dum uisit in altis : postquam inter nos est, plus feritatis habet. NIX Qui modo per totam fla ‘ustuleral raptas taurus in cccubt latus harenam tra pilas, tandem cornu maibre petitus, dum facilem tolli sic elephanta putat, XX Cum peteret pars haee Myrinum, pars ila Triumphum, promisit pariter Caesar utraque mana, ‘Non potuit melius litem finire iocosam. 0 dulce inuicti principis ingenium 1 * st crdea o fago rd, he pov rin, ne men, dl'impratoe fas tenes inert gh Sea feist tars (Ce 9p, 1) Eamets inches EXER cnt in parce in, Son Nano se sega eilattt pate neti AP 130 fa era il terrore di un toro, non lo fa a comando 0 sotto la guida del domatore: credimi, riconosce anche lui in te i nostro dio.” xvi ‘Avvezza a leccare la mano del suo domatore, che non provava alcun timore, una tigre, raro vanto dei natii mont ircani,”* ha furiosamente sbranato coi suoi rab- biosi morsi un feroce leone: un fatto straordinario di cui non s’@ mai avuta notizia. Non aveva mai osato nulla di simile finché visse nelle folte foreste: da quando é tra noi, é divenuta pili feroce. XIX Fino a poco fa, incalzato col fuoco per tutta l’arena, un toro incornava i fantocci eli scagliava fino alle stelle. Al- la fine, gli & toccato soccombere all’assalto di un corno pit potente,** mentre pensava che fosse altrettanto facile lanciare in aria un elefante. XX Una parte del pubblico reclamava Mirino, un‘altra ‘Trionfo:** Cesare li concesse entrambi a due mani. Non poteva finire meglio la divertente disputa! Oh, bella tro- vata d'un principe invincibile! % sj riferisce a una regione della Persia (Vepiteto riferit alle tigi & vigilano, eff. Eneide 4,367, ‘Pit teso tito al ¥, 3 non dA senso: accogiamo la congettura di Gitbert'commu matore (ie zanne degli elfants erano spesso definite ‘cori ef. 1, 72,4) Son die eadiatori che combattevano contro le belve. 1 XXL Quidquid in Orpheo Rhodope spectasse theatro dicitur, exhibuit, Caesar, harena tibi. Repserunt scopuli mirandaque silua cucurrit, quale fuisse nemus ereditur Hesperidum. 5 Adfuit inmixtum pecori genus omne ferarum et aupra ualem multa pependit auis, ipse sed ingrato iacuit laceratus ab urso. Haee tanlum res est facta nap’ taropfay, XX b Orphea quod subito tellus emisit hiatu ‘mersum, miramur? uenit ab Eurydice. XXII Sollicitant pauidi dum rhinocerota magistei seque diu mognae colligit ira fe desperabantur promissi proclia Martis; tandem rediit cognitus ante furor. 5 Namque grauem cornu gemino sic extulit ursum, faclat ul inpositas taurus in astra pilas : Norica tam certo uenabula dirigit ictu fortis adbuc teneri doxtera Carpophor: [Xx XXI Tutto cid che il Rodope si dice abbia visto nelle esibizio- ni di Orfeo te I’ha mostrato l'arena, Cesare. Hanno stri- sciato le rupi ed accorsa una foresta meravigliosa, co- me si crede fosse il bosco delle Esperidi. Si vide ogni ge- nere di belve mescolarsi al bestiame e molti uecelli si li- brarono sopra il vate; ma lui stesso é perito dilaniato da lun ors0 insensibile. Solo questo particolare discorda dal mito.” XXIb Se la terra, spalancatasi all/improvviso, ha fatto uscire Orfeo, che era sommerso, ci stupiamo? Viene da Euridi- ce XXI-XXII ‘Mentre timidamente pungolavano un rinoceronte i do- ‘matori e da un bel pezzo montava I'ira della grossa bel- va, svaniva la speranza di assistere ai duri scontri in pro- gramma, ma alla fine si risveglid la sua ben nota furia: infatti col doppio coro scaraventd un enorme orso tan- to in alto quanto il toro scaglia alle stelle i fantocci che ali gettano: con la stessa sicurezza vibra gli spiedi nori- ci la salda mano dell’ancor giovane Carpoforo. Come Accogliamo quella di Munro, riprsa da Friedlaender: si fa probabi- ‘mente iferimento a un effettteatrale per cui sapriva una botolasul- ia povimentasonedelarena ed entravain cena Orfeo, ii editor fino a Schneidewin (cdi recente, Delia Corte) hanno ‘onsiderato che qui iiziasse un epigramma su Carpoforo. Tl popolare 2» Messinscena del mito i Orfeo. 11 Rodope & un monte della Tra- MS eta ey 8 una feisbon fore sembra invoceintodot come termine i paragone conf cia, Desprenione grec del y.8 una flisnna congettra gl Hous- ga . e ip, suffogta da AP 1, 254, Lucio. pigramma, ici suluppo ¢ in effet prob 2 Eparamma tormentatiimo, ici v.28 stato ogeto di mote matin, cost cicoarmete sl ema ela ico dl alzare a plist congeture (Vintora questione&astunta da M. Salant 1984). balva v.32). 132 133 Ile tulit geminos facili ceruice iuuencos, 10 illicesst atrox bubalus atque uison : hhune leo cum fugeret, praeceps in tela cucurrit Tune et lentas corripe, turba, moras, XXIV i quis ades longis serus spectator ab oris, cui lux prima sacri muneris ista fuit, ne le decipiat ratibus navalis Enyo el par unda frelis, hie modo terra fuit. Non credis? specta, dum lassant aequora Martem : parua mora est, dices « Hic modo pontus eral v i, Leandro, pepercerit unda Caesaris unda fuit. XXV Db ‘Cum peteret dulces audax Leandros amores et fessus tumidis iam premeretur aqui sic miser instantes adfatus dicitur undas « Parcite dum propero, mergits cum redeo. » teal en 2 te capt Sigurd eek oie reer ea 134 niente s"8 messo sul collo due torelli, gli si sono arresi selvaggio bufalo e un bisonte; un leone per schivarlo si é gettato a capofitto sulle lance. Orsi, gentaglia, recrimi- na contro le lunghe attese.”” xxiv Se sei un tardivo spettatore venuto da lontani lidi che ogi per la prima volta assiste al sacro spettacolo, non farti trar- re in inganno dalla battaglia"' navale coi suoi batteli e dal- le onde che eguagliano quelle del mare: qui poco fa c’era Ia terra, Non ci credi? Aspetta che le acque prostrino Marte, da un momento allaltro dirai: «Qui poco fa c’era il mare».”* XXV Se l’onda notturna ti ha risparmiato, Leandro, non me- ravigliarti: onda era di Cesare.”” XXVb ‘Mentre Vintrepido Leandro si dirigeva verso i suoi dolei amori e spossato gid veniva sommerso dalle aeque in- grossate, cosi si dice che lo sventurato si sia rivolto ai flutti che Vincalzavano: «Risparmiatemi all’andata, in- shiottitemi al ritorno». L'Anfiteatro fu inondato per rappresentare una battalia navale fra Cortes Corina (Cassio Dione 66,25). 3 nsieme al seguente, questo eistamnnasrferise aun idromimo, rappresentazione in acqua dna Vcenda mitica. Leandro atraversava ft notte PEllespaato a nuoto da Abido a Sesto, dove viveva Ero, Una notte annegh durante wha tempesta fatto che i nuotatore the impersonava Leandro nn fose realmente morto durante lo spe {acolo viene ricondotto al tema dell influenza del rumen imperiale si- sii element! dll natura. 135 8 ordine pinxit aquas. dente minax recto fui crodidiinus remum ere: Set gralum nautis sidus fulgere Laconum lataque perspicuo uela tumere sinu, Quis lantas liquids artes inuenit in undis? ‘aut docuit lusus hos Thetis aut didicit, XXVIE Saecula Carpophorum, Caesar, si prisca tulissent, ‘non Porthaoniam barbara terra feram, ‘non Marathon taurum, Nemee frondosa leonem, Areas Maenalium non timuisset aprum. # Hoc armante manus hydrae mors una fuisset hhaic percussa foret lota Chimacra semel. Igniferos possit sine Colchide iungere tauros, _Possit utramque feram uincere Pasiphaes. Si_uelus aequorei rouocetur fabula monstri 10 Hesionen soluet solus ot Aadromedan. Hereuleae laudis numeretur gloria : plus est bis donas pariter perdomuisse feras. ot ce pnp sabes tae at amen a eee seek mrt Sega ceamateccereanintre sia 3, amenatore dl pros pliant deg element, La concione ingegnosita dello spettacolo offerto da Tito. = 136 XXVI ‘Un’ammaestrata schiera di Nereidi ha danzato su tutto lo specchio di mare ¢ ha disegnato sulle cedevoli acque sva- riate figure. Con le punte dritte @ comparso minaccioso ‘un tridente, con quelle ricurve un’ancora: ci & sembrato di vedere un remo, ci & sembrato di vedere un battello, splendere la costellazione dei Laconi™ gradita ai navigan- ti, e spiegarsi gonfiate dal vento le smaglianti vele. Chi ha inventato cosi ingegnosi art le limpide acque? Que- sti giochi Iiha insegnati Teti, oppure li ha imparati. XXVII ‘Se gli antichi secoli avessero generato un Carpoforo, Ce- ‘sare, la barbara terra non avrebbe avuto da temere la fic- ra portaonia, né Maratona il toro, né la boscosa Nemea il leone, né gli Arcadi il cinghiale menalio. Con un’arma in mano a un uomo simile, I'ldra sarebbe morta una sola volta ¢ un solo colpo sarebbe bastato ad abbattere tutta intera la Chimera! Egli saprebbe aggiogare i fiammeg- ‘gianti tori senza l’aiuto di Medea e aver ragione di tutt’e due le fiere di Pasifae. Se rivivesse I’antico mito del mo- stro marino, libererebbe da solo Esione e Andromeda. Si Contino le gloriose fatiche di Ercole: lo batte lui per aver ‘messo fuori combattimento venti belve insieme.** » Peril protagonist ei tema eft. Sp. 15. La fleta portaonia& cin shiale caldonio (Portaone era ir di Calidone); i tro di Maratona fu fatturato da Tescor il einghale del Menalo, il leone nemeo, dra dt ‘Lema sono te delle fete affrontae da Ercole; la Chimera, che aveva {esta di leone, corpo dicapra coda di drag, fu uecsa da Bellerofonte; CGiasone agziog0, grazie alle art magiche di Medea, {tri che sp to Toco; due fered Pasfee sono il toro a eu! elas nie it Mino- tauro, che nacque da quellunione; Eslone, figlia del re di Troia Lao- ‘modgnte, era stata esposta an mostro marino, come anche Androme- Aa, figla di Cefeos la prima fu lberata da Ercole, la seconda da Per- Se0- Le imprese crens dt Carpofororisultano superior in particolare alle dodie fatiche di Ercole. 137 XXVUL ‘Augusti labor hic fuerat committere classes atte nal elas tube, Cnaris hve ode par quo iit in dis se inttttiet Cafe wid in aoqure frvnte aleve carrur fi Aoniel Testes vlace eee? dunque peat seta bos fore pr Tort in gti ie pede gun Quidquid ot in Circo spectatur et Amphitheatro 10 id dines, Caesar, praestitit unda tibi : Nereus, Fucinus et diri taceantur slagna Nero hance norint unam saecula naumochiam. XXIX Cum traheret Priscus, trsheret cerlamina Verus, Mars utriusque di, missio sacpe uiris magno clamore pelita est ; sed Caesar logi pa : pee suse; — # Tox erat, ad digitum posita concurrere parm quod licuit, lances donaque saepe dedit. Inuentus tamen est finis diseriminis aequi : pugnauere pares, subeubuere pares. Misit utrique rudes et palmas Caesar utrique: hoe pretium wirtus ingoniosn tli % Marsterasa ac steel peta lea nema Cae ram dfn Rant ts enor tS np Gx ao il hao Ay. trvea to wo arn, ies pe emcee primo giorno fu dedicato a spettacoli di animali "Probable wn aor sh, le est dl do marin N agate specail ahodl una raga eae ‘Dove Cau seuss prandon nach (Taso, Amat 138 XXVIIL Qui Augusto organizzava battaglie navali e faceva incre- spare le acque al segnale dato dalla tromba navale.”* Ro- ba da poco é questa rispetto a quella che ci da il nostro Cesare, Teti e Galatea han visto tra le onde ignoti mo- stri, Tritone ha visto in un turbine di spruzzi carri dalle uote roventi ¢ ha pensato che stessero passando i cavali del suo signore: e mentre Nereo”” preparava crudeli com- pattimenti per le navi da guerra, aveva orrore di percor- rere a piedi le limpide acque. Tutti gli spettacoli cui si pud assistere nel Circo e nel!’ Anfiteatro te li ha offerti, Cesare, un mare prodigioso. Non si parli pitt del Fuci- ‘no* o desli stagni del crudele Nerone: solo questa nau- machia passera alla storia xxix ‘Tirava per le lunghe lo scontro Prisco, lo tirava per le unghe Vero e Pesito rimase a lungo incerto; si chiese a gran voce che si facesse loro grazia, ma Cesare obbedi alla legge da Iui stesso voluta: «Solo deposto lo scudo € alzato il dito abbia fine lo scontro»; mand® loro pit vol- te, questo ali era consentito, piatti d’argento e doni. Ma alla fine si trovd una soluzione per questo duello d’esito incerto: alla pari lottarono, alla pari cedettero. A en- trambi Cesare fece dare la bacchetta, a entrambi la pal- ‘ma: questo premio riporto il loro valore ¢ la loro abili- 12,56, Per la naumachin offerta da Nerone cfr. Svetonio, Nerome 12. eer a aladatore Si arrendeva, #stendeva a terra dopo aver depose Ue atin alzava la mano sinsta (quela con cus teneva lo erento cna. La follapoteva allora chiedere la grazia pet Mae kdando ctvssum. Al vinctor cai pid valoroi andavano don! phedbete denato,collocat su vassl @argento che facevano anch’ est Perge dl prem, La palma eral pia tipieo segno di vittoria. La bac rar dus) ora isimbolo del congedo del pladiatore giunto alla fine Sela carrier, 139 Contigit hoe nullo nisi te sub principe, Caesar : cum duo pugnarent, uictor uterque fuit. XXX Concita ueloces fugeret cum damma Molossos Tentas necteret arte morés, ante pedes supplex similisque roganti yt praedam non leligere canes, ellecto principe dova talit. cra est ha XXXII (XXXI) Cedere maiori wirtutis fama secunda est, Ila grauis palma est, quam minor hostis habet. XXXUT ia gens, quantum tibi Lertius abstulit heres | acne fuit tanti, non habuisse duo: acral $089 Juno, a cava che To apts» la besa che “"Fammento dun epgramma di congedoe deca del bro a Tico, Come il disco seguente provine da un Hogi fa coloce alla fine de Libro dept Spettaco alo tunius (188)" 140 1A. Questo non é accaduto sotto alcun altro principe, Ce- sare: combattere in due e vincere entrambi XXX Mentre incalzata dagli agili molossi fuggiva un'antilope ¢ ritardava con vari stratagemmi il loro inseguimento, si fermd supplice ai piedi di Cesare in aito di preghiera e i cani non toccarono la preda. Dovette questa grazia all’a- ver riconoscjuto il principe. Divina forza ha Cesare: sa- cro, sacro davvero @ il suo potere. Credetemi: le bestie non sanno mentire.*° XXXI (XXXII Perdona queste improvvisazioni: non merita certi, Cesare, chi si affretta a piacerti" XXXII (XXXD) Cedere al pitt forte @ ottenere il secondo posto per il va- lore. Quella che pesa é la vittoria ottenuta da un avversa- rio pitt debole. XXXII Casa Flavia, quanto ti ha screditato il terzo erede! Vale- vva quasi la pena che gli altri due non fossero esistti.*® © Distico antidomiziane, compost sicuramente dopo it 96 (anno in cui Domiziano moe). E tidito dalo seolio a Giovenale 4,38: Sct- ‘verus lo cllocd questo punto per riempire una pagina vuota eilcon- Servatorismo degli editor ha Tatts che questa cllocarioneimpropeia ‘renga solitamente mantenula.Friediacnder lo insrisce subite dopo lt fonelusione del libro Il, Ipotizando che facesse parte in origne del PPantologa del ibe! 10 it dedicata dal posta a Netva. 14

Potrebbero piacerti anche