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Per quanto riguarda la relazione tra la percezione dello spazio e il vuoto, la fisica insegna che
l'atomo è prevalentemente uno spazio vuoto. La massa di un atomo è concentrata per la maggior
parte nel suo nucleo e questo rappresenta soltanto una parte infinitesima del volume totale
dell'atomo, da questo si deduce che un atomo (e di conseguenza tutta la materia) è costituito
prevalentemente da vuoto.
Ma che cos’è il vuoto?
Democrito definiva l'essere come il pieno e il non essere come il vuoto. La caratteristica dell'essere
è quella di rimanere eternamente identico a se stesso, mentre il vuoto, che consente il movimento
degli atomi, dà luogo al divenire, al nascere, al morire e al trasformarsi ed è perciò “non-essere”,
perché è legato al tempo, all’istante, al “qui-ora”.
La fisica moderna annulla la distinzione tra particelle materiali e vuoto: il vuoto, cioè, perde la sua
connotazione di "non-essere" per diventare una quantità dinamica all'interno della quale un numero
illimitato di particelle vengono generate e scompaiono in un processo senza fine.
Questo considerare i fenomeni fisici come manifestazioni effimere di una entità fondamentale
soggiacente è anche il fondamento su cui si basa la concezione orientale del mondo e rappresenta la
sola realtà: tutto il resto è considerato transitorio e illusorio. Essa trascende tutte le forme e sfugge a
tutte le descrizioni e specificazioni, perciò viene, generalmente, identificata con il vuoto.
Anche in questo caso, tuttavia, vuoto non significa non-essere. Tale vuoto, infatti, contiene in sé un
potenziale creativo infinito. Così come il campo quantico, da esso si originano tutte le cose che ad
esso, infine, ritornano. Si tratta di un vuoto vivente, pulsante in ritmi senza fine di creazione e
distruzione. Così come le particelle subatomiche, anche le manifestazioni fenomeniche del vuoto
mistico sono dinamiche e transitorie. Anche in oriente il vuoto ha, dunque, una connotazione
dinamica: si può quasi affermare che il vuoto spaziale non esista in quanto è regolato dal vuoto
temporale che lo rende dinamico, ossia instabile e impermanente. Vuoto e pieno sono, dunque,
semplicemente due differenti aspetti della stessa realtà che si trasformano perennemente l'uno
nell'altro.
E’ in questo vuoto dinamico, incessante danza di movimento e di energia, che nasce la percezione
che si traduce in Haiku.