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Il processo che crea il rapporto capitalistico prende il nome di processo di separazione del lavoratore dalla
proprietà delle proprie condizioni di lavoro. Esso da una parte trasforma i mezzi sociali di sussistenza e di
produzione in capitale, dall’altra trasforma i produttori diretti in operatori salariati. La cosiddetta
“accumulazione originaria”, quindi, è il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di
produzione. Appare originario perché rappresenta la preistoria del capitale e del suo modo di produzione.
La struttura economica della società capitalista è derivata dalla struttura economica della società feudale.
Questo brano marxiano, nel quale si descrive in cosa consiste l’accumulazione originaria, rappresenta la
chiave per comprendere gli avvenimenti storici oggetto di questo studio.
Il processo di separazione del produttore dai mezzi di produzione è alla base del fenomeno di
trasformazione dei mezzi di produzione in capitale e del produttore legato alla terra in libero operaio. Il
processo si manifesta nella dissoluzione economica, sociale, politica, ideologica, di costume, del mondo
feudale. Occorre, però, prestare attenzione non tanto al primo aspetto, quanto al secondo, ossia alla
formazione del proletariato. La dissoluzione dei monasteri, le recinzioni delle terre per l'allevamento di
pecore e i cambiamenti nei metodi di coltivazione svolsero un ruolo molto importante nella cacciata dei
contadini dalle terre, che si verificò in Inghilterra nel XV e XVI secolo. Prima di tutto, però, fu l'inefficienza
del modo di produzione feudale la base, secondo Dobb, del carico di lavoro molto pesante che gravava sulle
masse contadine, al quale queste potevano sottrarsi solo attraverso il vagabondaggio per le campagne o la
fuga verso le città. È proprio l'asprezza che caratterizza i rapporti sociali che provocò la fine del modo di
produzione feudale.
Le campagne, ma soprattutto le città, in quanto sede dell'attività economica e del commercio cominciarono
a popolarsi di migliaia di questi lavoratori espropriati diventati masse disoccupate, a volte briganti. Marx
definisce, in rapporto alla loro funzione legislativa del Settecento, “decreti di espropriazione del popolo” le
enclosures of commons, vale a dire le recinzioni delle terre comuni, fenomeno che già nel 1516 Tommaso
Moro descriveva puntualmente in “Utopia”.
Marx afferma che gli uomini allontanati dalla terra per lo scioglimento dei seguiti feudali e per
l'espropriazione non potevano essere assorbiti dalla manifattura velocemente. Così divennero mendicanti,
briganti e vagabondi, a volte per inclinazione, ma nella maggior parte dei casi sotto la pressione delle
circostanze. Tra il XV e il XVI secolo, quindi, nell’Europa occidentale si verificò una legislazione sanguinaria
contro il vagabondaggio. La legislazione li trattò come delinquenti volontari e credeva che dipendesse della
loro buona volontà il continuare a lavorare o meno nelle antiche condizioni non più esistenti. Inoltre la
secolarizzazione dei beni ecclesiastici, che seguì alla Riforma, sia in Europa continentale che in Inghilterra,
contribuì alla cacciata dei contadini dai fondi di proprietà della chiesa e lasciò senza alcun sostentamento
chi viveva della carità dei monasteri e degli ordini religiosi. Nel 1530 uno statuto impose la registrazione dei
vagabondi, effettuando una prima distinzione tra coloro che erano inabili al lavoro, quindi autorizzati a
mendicare, e gli altri che non potevano ricevere alcun tipo di carità, pena l'essere frustati a sangue. Si
ricordi che fino alla metà del secolo la frusta, il bando e l'esecuzione capitale erano i principali strumenti
della politica sociale inglese.
Su richiesta di alcuni esponenti del clero inglese, preoccupati circa la situazione della mendicità a Londra, il
Re permise di utilizzare il palazzo di Bridewell per accogliere i vagabondi e gli autori dei reati di minore
importanza. Lo scopo fondamentale era quello di riformare gli internati, attraverso il lavoro obbligatorio e
la disciplina e scoraggiare dal vagabondaggio e dall'ozio, quindi, assicurare il proprio automantenimento. Il
lavoro era per la maggior parte nel ramo tessile ed ebbe un grandissimo successo, tanto che in diverse parti
d’Inghilterra sorsero moltissime houses of correction, chiamate anche bridewells. La soluzione però
risiedeva nei diversi atti della Poor Law di Elisabetta, rimasta in vigore fino al 1834.
Nel 1572 con un atto si organizzò un sistema generale di sussidio sulla base della parrocchia, per cui gli
abitanti di ciascuna di esse, mediante la contribuzione di una tassa sui poveri, avrebbero dovuto mantenere
alcuni poor, mentre “rogues and vagabonds” abili sarebbero stati forniti di lavoro. A quest'ultimo scopo,
però, era destinato solo il denaro che rimaneva dal rilief per gli inabili e quindi il secondo obiettivo non fu
realizzato; così, i disoccupati continuarono ad essere solo oggetto di repressione. Quattro anni dopo il
problema venne affrontato attraverso l'estensione a tutto il paese delle case di correzione che dovevano sia
fornire lavoro ai disoccupati, sia costringere al lavoro chi si rifiutava. Se esisteva una differenziazione era
comunque interna all’istituzione, grazie ad una diversa gradazione della pesantezza del lavoro. Il lavoratore
era obbligato ad accettare qualsiasi lavoro alle condizioni stabilite dal datore stesso. A tale riguardo è
importante sottolineare l'ipotesi di Rousche e Kirchheimer, secondo i quali l'introduzione del lavoro forzato
nella seconda metà del Cinquecento e nella prima metà del Seicento, nell'Europa continentale,
corrispondeva al declino demografico che caratterizzava la popolazione europea dopo il 600 e che contribuì
ad aumentare la rigidità della forza lavoro. Secondo quest’ipotesi, se tra il XV e la prima metà del XVI
secolo, la repressione sanguinaria della disoccupazione di massa corrispondeva a molte offerte di lavoro sul
mercato, nel ‘600 l'offerta diminuì e il capitale aveva bisogno dell'intervento dello Stato per continuare a
garantirsi profitti altissimi. Se questo è vero è importante sottolineare, come notava Marx, che l'offerta e la
domanda di lavoro non procedono allo stesso passo del capitalismo.
Questo tipo di istituzione rappresenta il primo esempio di detenzione laica non a fini di mera custodia e i
destinatari dell’istituzione, la sua funzione sociale e l'organizzazione interna richiamano il classico modello
carcerario ottocentesco.
3° paragrafo
Prima che in Inghilterra forme di produzione capitalistica si svilupparono in Italia, Germania,
Olanda e Francia. A questo primo sviluppo corrispose la creazione di una classe senza terra e
vagabonda è in cerca disperata di impiego. Lo sciopero, l'abbandono del posto di lavoro erano
colpiti in maniera severissima e si faceva uso della pena della galera punto di fronte a questa
situazione una delle reazioni immediate sulla sostituzione del vecchio sistema di carità privata e
religiosa con un assistenza pubblica e coordinata dallo stato. Lo stesso e l'utero nella sua lettera
alla nobiltà Cristiana disse che la mendicità doveva essere eliminata E che ciascuna parrocchia
dovete provvedere ai propri poveri. Elaborò inoltre uno schema di assistenza che poi venne esteso
da Carlo Quinto a tutto l'impero. Questi provvedimenti non furono presi solo nei paesi protestanti
ma anche in quelli cattolici, come la Francia. Tipico è il caso della città di leone che nella prima
metà del XVI secolo raddoppio la sua popolazione. Dopo che le agitazioni dei poveri degli artigiani
misero in pericolo l'ordine sociale della città, si decise di creare una politica di assistenza
centralizzata. Successivamente il sistema venne esteso per un decreto di Francesco primo ad ogni
parrocchia di Francia. Nel passaggio della società contadina e medievale a quella borghesia
industriale, il lavoratore non è più soggetto a legami diretto ed immediato con il signore. Egli deve
essere condotto ora da una forza in diretta quella della quotazione economica. La violenza esercita
ancora un ruolo importante nella gestione delle classi subalterne. Queste libertà del lavoratore
viene espressa dal diritto dell'illuminismo nel concetto di contratto. Max metterà in luce questa
apparente libertà e affermerà che non è altro che la sanzione di una diversa forza non più giuridico
militare né politica ma economica. Questa è la base strutturale su cui poggia tutto il movimento di
quella dialettica tra principio di libertà e principio di autorità che inizia con la società borghese e
trova nella riforma il primo momento.
Con la trasformazione delle masse contadine in proletariato questo ordinamento gerarchico ne
uscì distrutto e il principio di autorità si ritirò da alcune zone della vita sociale esterna. Questo
segna una contraddizione tra il mondo della fabbrica e il mondo esterno, contraddizione che non a
caso diventerà uno dei maggiori terreno di lotta del proletariato organizzato. All'isolamento del
singolo operaio rispetto al singolo capitalista corrisponde la lotta contro la chiesa cattolica. La lotta
per la libertà di coscienza e di religione, quella personale dei Testi sacri il rapporto diretto tra
l'uomo e la divinità, la svalutazione le opere del mondo davanti alla Fede sono trasformazioni
profonde dell'ambito religioso, sociale ma soprattutto psicologico dell'individuo che tendono a
interiorizzare la violenza. Contemporaneamente viene data importanza agli strumenti educativi,
tra cui quello della famiglia. Ora il padre diventa la figura sociale di controllo di grande autorità,
che si occupa dell'educazione dei figli del controllo della moglie. in questo periodo la
socializzazione dei giovani e uno tra gli scopi principali delle case di lavoro e delle altre istituzioni
fino ad ora ha studiate. Case di correzioni per giovani sorsero contemporaneamente con quella
per poveri e spesso c'erano nelle case di lavoro veri e propri settore dedicati ai giovani, anche di
buona famiglia che erano destinati per volontà del padre. Questo perché l'educazione doveva
essere insegnata fin dall'infanzia. Oltre alla famiglia c'erano altre istituzioni come quelle delle case
di lavoro e di correzione.
4° paragrafo
4. Ulteriori vicende dell’istituzione nell’esperienza inglese
Nell’epoca del mercantilismo, la casa di lavoro è una delle manifestazioni tipiche del modo in cui le
giovani
monarchie nazionali sorreggono lo sviluppo di un capitale bisognoso di protezione e privilegi
rispetto al
proletariato, allo Stato e alle colonie.
Man mano che la produzione capitalistica avanza, la classe operaia riconosce come “leggi naturali”
le
esigenze del nuovo modo di produzione (capitalistica). L’organizzazione di questa tipologia di
produzione
incentrata sul capitalismo non trova, quindi, alcuna resistenza; anche la sovrappopolazione
contribuisce a
valorizzare il capitale in quanto riesce a tenere stabile gli equilibri tra domanda e offerta di lavoro
(e
conseguentemente anche le condizioni di salario. Le dinamiche economiche createsi impongono e
sigillano
il dominio del capitalista sull’operaio (il quale è dipendente dalle leggi naturali della produzione, e
quindi
dal capitale stesso).
Nel periodo tra 1600-1799:
la scarsità della forza lavoro risulta essere un grave problema per il capitale, il quale teme richieste
di
aumenti salariali. Il problema, però, non si verifica in tale gravità, grazie anche all’aumento
demografico e
all’espulsione ed espropriazione dei ceti contadini. La richiesta di lavoro forzato rimane comunque
significativa.
In altre parole, quindi, la nascente produzione e mondo capitalistico deve affrontare due sfide: la
scarsità
della forza lavoro e la capacità di resistenza del proletariato che ha origine dal vecchio modo di
produzione.
Da una parte viene in aiuto l’aumento demografico. Dall’altra, lo smantellamento del vecchio
sistema
produttivo attraverso l’espulsione ed espropriazione dei ceti contadini (meno possibilità di difesa
di
quest’ultima). L’estensione del mercato distrugge gradualmente l’economia contadina di
sussistenza.
In questo contesto, il sistema assistenzialista di Elisabetta (sistema elisabettiano di relief) subisce
una serie
di attacchi e critiche perché questo complesso di disposizioni emanate tra il 1572 e il 1601, nel
tentativo di
sostenere i poveri abili senza lavoro, aveva trasformato la carità privata in un sistema di
assistenzialismo
pubblico. Le critiche ritengono che l’effetto ottenuto da tali disposizioni sia una riduzione della
forza lavoro
disponibile e il mantenere dei livelli salariali superiori rispetto a quanto si possa ottenere con un
sistema
diverso. Il sistema elisabettiano, chiamata ora “Old Poor Law” viene sostituita nel 1834 dalla nuova
e più
intransigente Poor Law emanata dal ceto borghese arrivato al potere.
Nel 1722-23, con il Workhouse o General Act, si permise ad un gruppo di parrocchie di costruire
case di
lavoro per ospitare tutti coloro che chiedevano qualche forma di assistenza. Non si distingueva tra
case di
correzione vere e proprie e workhouse o poorhouse, ma semplicemente un’unica casa di
correzione in cui
vengono gestiti sia veri disoccupati che delinquenti o ladri. Secondo Marshall, inoltre, le
disposizioni della
Old Poor Law (OPL) sono impotenti nei confronti di una disoccupazione che trae origine da
problematiche
strutturali. Il sistema risulta, quindi, inefficiente poiché non c’è abbastanza capitale per poter
effettivamente dare lavoro a tutti i poveri e le case di correzione pianificate risultano essere
inferiori
rispetto a quelle effettivamente costruite (secondo la OPL).
Ecco quindi che nel momento in cui si cercò di fare una vera e propria distinzione tra le due
modalità (case
di correzione e workhouse, dando a quest’ultima una finalità più esclusiva) questa decisione venne
accolta
con entusiasmo.
Il sistema della Old Poor Law, dopo un primo periodo di maggiore efficacia, iniziò a far vedere i
suoi limiti: il
lavoro iniziò a scarseggiare e le case di correzione diventarono, nella pratica, delle prigioni di
custodia (gaol)
con finalità detentiva e punitiva più che assistenzialistica.
Già a partire dal 1720 la gaol e la bridewell (istituzione penale) avevano confini incerti e la loro
applicazione
era soggetta a pura discrezionalità (l’atto Prison Act del 1865, infatti, elimina ogni differenza tra le
due).
Nonostante ci fosse un costante tentativo di trovare un modo per dare lavoro ai poveri, nei fatti la
povertà
diventa un motivo di punizione, con pena detentiva, facendo ritornare l’Inghilterra al periodo
tardo-
medievale.
L’obiettivo primario (ossia quello di trovare lavoro) scomparve, così come ogni tipo di
classificazione e
differenziazione all’interno delle “case-carceri”. Di particolare degrado è la condizione femminile
(la casa
risulta essere un vero e proprio bordello gestito dai carcerieri).
Le vecchie pene corporali e capitali vengono sostituite con la detenzione, ma una detenzione
inutile e
dolorosa.
Tale progressiva decadenza ha diverse cause, che segnano la fioritura del capitalismo, ma il
momento più
difficile della storia del proletariato:
- Accelerazione del ritmo di sviluppo economico (mai visto prima);
- Rivoluzione industriale;
- Lieve inclinamento della curva dell’incremento demografico;
- Introduzione delle macchine;
- Passaggio dal manufatturiero al sistema di fabbrica.