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13 – Gastroenterologia 06/11/20
Prof. Frascio
Argomento: Patologia ano-rettale
PATOLOGIA ANO-RETTALE
Questa lezione avrà come oggetto la proctologia, nella proctologia ci sono malattie benigne e
maligne: oggi parliamo di quelle benigne che sono prevalentemente legate alla patologia
emorroidaria, alle ragadi, agli ascessi e alle fistole ano-rettali.
EMORROIDI
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Prof. Frascio
Argomento: Patologia ano-rettale
medusae e varici esofagee, anche qua a livello anale esiste un’anastomosi tra il distretto portale e
quello cavale.
Abbiamo anche un’ipertensione venosa distrettuale, congenita o acquisita, un iperafflusso di sangue
a questo livello e un indebolimento delle formazioni di sostegno del plesso emorroidario,
esattamente come accade nelle varici dell’arto inferiore.
Sintomi – emorragia, prolasso e dolore. Non è detto che ci siano tutti e tre, possono esserci tutti,
solo uno o solo due.
Emorragia – è presente sangue rosso vivo, la cui presenza (proctorragia, modesta o saltuaria) si
manifesta durante o dopo la defecazione, in relazione al traumatismo meccanico. È importante
sottolineare che laddove ci sia una proctorragia non bisogna mai dare per scontato che siano
emorroidi; laddove le emorroidi ci siano, se il soggetto ha più di 50 anni e non ha mai eseguito una
colonscopia, è tassativo fargliela eseguire. La proctorragia è uno dei sintomi più tipici delle
emorroidi ma è presente anche della neoplasia del colon-retto.
Prolasso – esiste una classificazione che divide le emorroidi in quattro gradi:
- I – gavoccioli che non prolassano dalla rima anale, presentano sanguinamento, li vediamo
solo con l’anoscopia.
- II – gavoccioli che prolassano durante l’evacuazione, ma si riducono spontaneamente finito
l’atto evacuativo.
- III – gavoccioli che si riducono solo gradualmente dopo essere fuoriusciti con
l’evacuazione.
- IV – gavoccioli che prolassano in maniera stabile e irriducibile.
Dolore – per lo più è lieve, diventa molto intenso nel momento in cui abbiamo il problema della
trombosi emorroidaria, questa è una fase acuta accompagnata da un dolore insopportabile.
Complicanze – sono legate alla trombosi del plesso venoso, alla tromboflebite emorroidaria esterna
e allo strozzamento emorroidario. Queste sono tutte situazioni che rendono la patologia
estremamente dolorosa e mal tollerata dal paziente.
Trattamento – le emorroidi possono essere trattate in tanti modi, la decisione deve essere presa
insieme al paziente. Ci sono pazienti con emorroidi di secondo grado che non sopportano più il
sanguinamento, pazienti con il quarto grado che non hanno problemi.
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Argomento: Patologia ano-rettale
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dolore del precedente, ha però come effetto indesiderato che le emorroidi spesso recidivano anche a
distanza di 3,4,5 anni.
RAGADE ANALE
Eziopatogenesi – dal punto di vista eziopatogenetico laddove l’insulto meccanico del passaggio di
materiale fecale è particolarmente consistente, in
corrispondenza di un soggetto che ha uno spasmo o
comunque un tono elevato a livello di questa zona, si
può caratterizzare la manifestazione.
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anali. Questi ultimi vengono introdotti all’interno del canale anale e progressivamente riducono lo
spasmo e dilatano la zona in modo che la ragade possa guarire. Il paziente lo introduce e lo
mantiene per 20/30 minuti mattina e sera.
Per quanto riguarda il trattamento
chirurgico, uno dei trattamenti è la
dilatazione anale. Questa consiste
nel produrre una risoluzione dello
spasmo determinato dalla contrattura
degli sfinteri anali. Abbiamo poi la
sfinterotomia interna laterale
(disegno). Vediamo la figura (a): si
fa un piccolo taglietto a livello della
regione anale/perianale, fuori dallo
sfintere anale interno, e con il dito si
palpa il solco molto piccolo fra
sfintere anale interno ed esterno.
Dopodiché si introduce, nel piccolo
orifizio creato a livello cutaneo, un bisturi (c). (d) Andiamo a sezionare per un piccolo segmento la
muscolatura (e) determinando un rilasciamento dell’apparato sfinteriale e, in buona parte dei casi,
della ragade stessa.
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In entrambi i casi il risultato è lo stesso. Cambia poco, che arrivi dal basso o dall’alto, il germe
determina l’ascesso. In entrambi i casi gli
ascessi esitano nella formazione di
tragitti fistolosi. Vedete nella
raffigurazione con i numerini degli
ascessi. Questi tenderanno a scaricare
verso l’esterno, dentro al lume o fuori.
Normalmente vedremo una secrezione
purulenta a livello dell’ano, legata al
fatto che l’ascesso ha iniziato a produrre o verso l’esterno o verso l’interno.
La fistola è una situazione infiammatoria in cui sono
presenti degli orifizi, caratterizzati da una posizione esterna e
una interna, collegati da un tragitto. Avremo quindi un
orifizio esterno, uno interno e un tragitto. I tragitti possono
essere tra loro diversi e più o meno profondi o superficiali.
Per quanto riguarda l’anatomia chirurgica avremo orifizio
interno, orifizio esterno, condotto (o tragitto) primario e
secondario. A seconda di dove si collocano gli orifizi e i
tragitti, possiamo avere fistole intersfinteriche,
transfinteriche (passano col loro tragitto all’interno del corpo muscolare), sovrasfinteriche,
extrasfinteriche.
Questa classificazione schematica ha un significato molto importante per quello che riguarda la
terapia. C’è anche un tipo di fistola
superficiale, la meno grave.
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Diagnosi – vediamo l’orifizio esterno con cute indurita. L’orifizio interno è palpabile o visibile
attraverso l’anoscopia. Attraverso gli orifizi si può eseguire quella che è la specillazione:
introduciamo uno strumento estremamente sottile e filiforme il quale, introducendolo dalla parte
esterna, andrà a fuoriuscire internamente. Andremo a posizionare il dito esploratore dentro il canale
anale e sentiremo la punta di questo specillo che arriva sul nostro dito. Si potrà fare la rettoscopia, si
potranno iniettare dei materiali radiopachi all’interno della fistola e quindi si potrà verificare il
tragitto della stessa.
La diagnosi differenziale si fa con ragade, carcinoma anale, foruncolo, cisti sebacea infetta,
idroadenite suppurativa. In realtà la
differenziazione la fa sostanzialmente la
secrezione e la presenza dell’opercolo,
l’orifizio esterno.
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Domanda: nel caso di sfinterotomia per trattare un caso di ragade anale, cosa viene fatto per evitare
un’incontinenza a seguito dell’intervento?
Risposta: viene fatta una piccola incisione a livello sfinteriale, di un centrimento distale; siccome
viene eseguita sulla componente della muscolatura ma in piccola parte e in una lunghezza molto
breve, riduce lo spasmo ma non determina problemi sulla continenza.