VALUTAZIONE D’AZIENDA: nella valutazione tutto deriva da stime (non ci sono valore reali)
La valutazione è giudizio fatto con professionalità e per una stessa azienda si possono stimare valori diversi
a seconda delle diverse configurazioni di valore [es: configurazione di capitale-> capitale di funzionamento
(trova rappresentazione nell’ambito dello stato patrimoniale primo documento del bilancio d’esercizio),
capitale di liquidazione (si stima all’inizio della messa in liquidazione di una società), capitale economico
(stimato in sede di trasferimento di un’azienda)].
Il processo di valutazione è processo mediante il quale l’esperto prende decisioni più indicate a seconda del
caso specifico.
RICORDA: gli studi societari (equity research) svolti dagli analisti finanziari sono VALUTAZIONI
FINANZIARIE!!!
5) Tecniche di valutazione vengono usate anche nel mondo del bilancio d’esercizio: oggi ci sono
indicatori che fanno capire se un macchinario ha valore < a quello che c’è in contabilità. In questo caso
bisognerà svalutare il macchinario.
6) La valutazione d’azienda viene usata nel controllo di gestione: si ricercano “indicatori di performance”
più idonei del “reddito di periodo” a rilevare il valore che si crea e si distrugge e quindi per scegliere la
strategia che genera più valore.
7) Processi di privatizzazione delle aziende pubbliche
…
VALUTAZIONI OPERATIVE:
SCOPI:
- valutazioni che riguardano stime d’azienda, rami d’azienda, quote, pacchetti azionari, intangible assets
(brevetto, marchio, clientela…)
- operazioni di finanza straordinaria (acquisizioni, trasformazioni, conferimenti, scissioni ecc)
- ammissione alla quotazione in borsa (è prevista la redazione di un documento informativo il quale
contiene una parte valutativa in cui viene stimato il valore dell’azienda)
- procedure concorsuali (concordati preventivi, fallimenti…) nell’ambito delle quali si pone un problema di
valutazione. ES. in caso di cessione di una partecipazione di un’azienda che fallisce (la valutazione serve
perché si deve attivare una procedura competitiva dato che si vende all’asta).
NB: Sulla fine degli anni ‘30 due economisti (Berle e Means) evidenziarono il fenomeno della separazione
tra proprietà e controllo ci sono società dette “public company” (società ad azionariato diffuso) in cui non
è possibile trovare un’azionista di riferimento; in queste situazioni il top management conserva la propria
posizione in assenza di un azionista di maggioranza e può portare avanti istanze personali che non sempre
coincidono con gli interessi degli azionisti.
Quindi c’era bisogno di un meccanismo per allineare gli interessi tra manager e azionisti e uno di questi
sono i piani di stock option (con cui si cedono azioni al top management a condizioni di vantaggio e anche
quando si emettono queste è necessario fare valutazione per verificare quanto vale l’azienda).
- arbitrato: soluzione alternativa ad un giudizio formulato dal tribunale (si rimette la questione ad un
arbitro).
- affrancamento di valori fiscali: affrancamento di plusvalenze su titoli delle società (es: se sono socio di
una società e la quota mi è costata 100 poi la vendo a 150 ho una plusvalenza di 50 che va nella
dichiarazione dei redditi assoggettata a tassazione ordinaria. Però, oggi lo stato italiano permette
l’affrancamento di plusvalenze sui titoli e anche sui terreni -> posso far fare perizia dove l’esperto dichiara
che il valore della quota è 150 (quota non ancora venduta); questa perizia serve per far emergere la
plusvalenza e l’agenzia delle entrate tramite questa accerta che la plusvalenza è 50. Pagando solo l’8%
(imposta sostitutiva) affranco la plusvalenza e non dovrò più dichiarare nulla una volta che vendo la quota)
- divorzi, successioni ereditarie, donazioni
- buy/sell agreements: accordo che fanno i soci al momento della costituzione della società per evitare
discussioni ad es. in caso di morte di un socio, invalidità di un socio ecc… si decidono già le varie soluzioni.
- impairment test
…
ESPERTI:
- Merchant banks: banche d’affari che si occupano di grandi operazioni di finanzia straordinaria
- Business valuation firms: società la cui attività esclusiva è quella di rilasciare perizie di stima ; nel mondo
anglosassone ci sono società che si occupano SOLO di valutazione aziendale e sono composte da dottori
commercialisti (che svolgo attività diversa dai dottori commercialisti italiani)
- Business valuation consultants: associazioni di professionisti di valutazione d’azienda che formano le
nuove leve, rilasciano certificazioni obbligatorie per chi vuole lavorare nei tribunali americani
- Dottori commercialisti (in Italia)
- “Big four” e altre società di revisione:
Le società di revisione presentano due anime:
1. Auditing: attività principale per cui sono nate
2. Consulenza: la valutazione rientra nell’ambito della consulenza
ATTENZIONE: Una società di revisione che segue una certa azienda non può fare per quell’azienda anche le
valutazioni perché c’è incompatibilità quindi, se fa l’auditing, le valutazioni devono essere commissionate
ad un’altra società di revisione.
- Revisori contabili (Auditors)
- Brokers (es. broker che vende l’azienda per conto di qualcuno)
- Fondi e società di Private Equity e Venture Capital
…
VALUTAZIONI FINANZIARIE:
SCOPI:
- studi societari (equity research)
ESPERTI:
- Analisti finanziari
28/02
In certi casi le associazioni si occupano di vari tipi di valutazione queste sono associazioni
multidisciplinari che affiliano esperti che appartengono a diversi campi della valutazione tra cui la
valutazione d’azienda.
Di norma si insegnano 2 materie:
- la valutazione d’azienda
- l’estimo (l’estimo studia la valutazione e stima di immobili, terreni, fondi rustici, macchinari, attrezzature
ecc).
Organizzazione internazionale:
IVSC (i suoi principi si chiamano IVS: intenational valuation standard).
Vediamo quindi che esistono diverse organizzazioni che si occupano di valutazione d’azienda che hanno
emanato principi ad hoc.
In Italia ci sono i PIV: principi italiani di valutazione che non sono ancora obbligatori, a differenza dei
principi di contabilità che sono obbligatori.
1. Associazioni professionali (che gli anglosassoni chiamano Member organization, cioè organizzazioni
fatte da membri), che affiliano gli esperti di valutazione.
2. Istituiti indipendenti (che non si affidano agli esperti esterni-> NON member organization). Sviluppano
attività nel campo della valutazione ma senza esperti affiliati e quindi hanno maggiore indipendenza.
3. Agenzie governative (emanazioni della pubblica amministrazione).
1. Le associazioni professionali:
- IBA, NACVA, CICBV si occupano in via esclusiva della valutazione di azienda
- RICS e AVA si occupano di valutazione a ampio raggio (es. esperti di valutazioni di macchinari, di gemme e
gioielli ecc) si chiamano organizzazioni multidisciplinari.
- AICPA, IDW, CSOEC, CNCC (che corrispondono al consiglio nazionale dei dottori commercialisti) prestano
servizio di accounting, auditing e business valuation.
2. Gli istituti indipendenti: fanno valutazioni in più aree disciplinari
3. Le agenzie governative: si occupano di valutazioni fiscali.
MODELLO DI BUSINESS E IL MODELLO DI ATTIVITÀ A CUI LE ORGANIZZAZIONI SI SPIRANO:
2. Gli istituti indipendenti dato che non si affiliano, hanno la sola mission di salvaguardare il pubblico
interesse grazie all’emanazione di standard.
3. Le agenzie governative: anche queste non si affiliano e hanno la sola mission di salvaguardare il pubblico
interesse grazie all’emanazione di standard.
GLI STANDARD DI VALUTAZIONE CHE COSA REGOLANO??? QUALI SONO GLI ASPETTI OGGETTO DI
REGOLAZIONE??
Qualità professionali richieste dall’esperto: per fare valutazione si deve esprimere quali sono le
conoscenze e le esperienze (devono essere rilasciate all’inizio di ogni relazione di stima).
Le diverse tipologie di incarico professionale: è necessaro stabilire da subito qual è l’incarico ricevuto
(indicare se è una valutazione dettagliata o valutazione sommaria)
Definire l’oggetto della valutazione e la base informativa: ogni base informativa porta a risultati
diversi. Si deve dare nella relazione di stima la prova e la descrizione di tutti i documenti che si sono
raccolti per la valutazione.
Disciplinano gli approcci valutativi e i metodi di valutazione (nel mondo anglosassone si parla di 3 tipi
di approcci. Nella realtà italiana assumono nome di famiglie di metodi)
Gli approcci sono:
1.income approach: metodo basato sui flussi di risultato (income = reddito, ma qui significa flusso di
risultato) possono essere flussi reddituali ma anche finanziari.
2.asset approach: metodo basato sugli asset, sui valori dei singoli investimenti al netto delle passività (è un
metodo patrimoniale)
3.market approach: multipli. Metodo che stima l’azienda su prezzi fatti e negoziati in borsa o in trasazioni
comparabili (cioè tra aziende simili).
Condizioni limitative nell’utilizzo della relazione: indicare quali sono le finalità per usare (o non usare)
la relazione.
Le attestazioni finali rilasciate dal’esperto.
Tipi di incarico e di relazione di stima secondo AICPA (American Institute of Certified Public Accountant):
Tipi di incarico:
- Valuation engagement (incarico di valutazione): è l’espero che sceglie i criteri di valutazione da usare
nella stima. Si distinguono 2 report:
1- report dettagliato
2- report sommario
- Calculation engagement (incarico di formulazione di un calcolo): si basa sull’accordo tra esperto e cliente
sul tipo di valutazione da fare.
Punti di debolezza:
Forniscono requisiti minimi che gli esperti sono chiamati a osservare: gli standard discipliano solo
alcuni aspetti della valutazione, non tutta. Quindi l’esperto che vuole condurre una valutazione su una
situazione più specifica deve rivolgersi ai manuali di valutazione.
La sola osservanza di tali standard non garantisce la qualità dei processi di valutazione e delle
relazioni di stima
Appaiono generici sui problemi di natura più strettamente valutativa riguardanti la scelta degli approcci
valutativi, dei metodi valutativi e delle procedure di stima dei diversi parametri, che è espressamente
rimessa al giudicio professionale dell’esperto.
Hanno un raggio d’azione troppo limitato rispetto alla ricerca in materia di valutazione d’azienda
Non trattano adeguatamente gli errori di valutazione in cui l’esperto può incorrere
“Sistema sanzionatorio” limitato alle sole associazioni professionali: il sistema sanzionatorio c’è solo
per le member organization, ma se non si applicano i principi internazionali nessuno fa sanzione, quindi
viene meno l’obbligo dell’applicazione dei principi.
Il sistema è funzionante, però è carente nello sviluppo degli standard (deve essere ampliato e potenziato).
Si fa oggettivazione per togliere margini di arbitrarietà di esperti e avere una maggiore verificabilità della
valutazione.
1/03
DUE CULTURE NELLA VALUTAZIONE D’AZIENDA:
1- Tradizione anglosassone:
- metodo finanziario (discounted cash flow):
Nel mondo anglosassone si attribuisce più importanza ai flussi di cassa piuttosto che ai flussi reddituali.
(“cash is king” -> quello che conta è il denaro che viene prodotto).
L’enfasi viene posta sui flussi di cassa, quindi i metodi per valutare l’azienda sono stati sviluppati in questa
logica.
I metodi delle 2 tradizioni ora si usano insieme per via della globalizzazione dell’economia.
Dunque, si è verificata una sorta di UNIFICAZIONE CULTURALE. Questo porta a compiere valutazioni
sempre più attendibili.
Con l’aumento dei metodi aumenta però anche la complessità del processo di valutazione.
- ALGORITMI di valutazione METODI: i metodi possono essere diversi e si scelgono diversamente in base
al caso in questione: si fa valutazione sulla base di grandezze flusso o grandezze stock? Attualizzazione o
capitalizzazione? (attualizzazione: stimare il valore dell’azienda scontando una serie di flussi attesi;
capitalizzazione: stimare l’azienda sulla base di un unico flusso medio).
- Risk-free rate: parametro fondamentale per stimare il costo dell’equity ossia il costo del capitale di
proprietà. Quando lo stimo a cosa devo fare riferimento? Si decide su prassi valutative che variano da paese
a paese (in Italia si prende il rendimento di titoli di stato decennali).
- beta: coefficiente di rischiosità. Raw-beta o beta-adjusted? Dipende.
- Il valore di un’azienda dipende anche dal suo leverage finanziario.
Breve excursus storico: Lo sviluppo della materia della valutazione d’azienda è piuttosto recente-> fino agli
anni 90 si parlava solo di valore economico.
Di valore potenziale e valore sinergico se ne parla dopo anni 90.
NB: GIUDIZIO PROFESSIONALE significa giudizio fatto con professionalità da un soggetto che possiede
conoscenze competenze ed esperienze sufficienti. Quindi la componente soggettiva svolge un ruolo
determinante (ogni esperto si rapporta in modo diverso all’oggetto di valutazione perché fa la valutazione
in base alle proprie conoscenze, competenze, esperienze).
ESPERTO/VALUTATORE INDIPENDENTE: deve effettuare la valutazione NON tenendo conto degli effetti
del trasferimento (es. miglioramenti gestionali) e delle convenienze delle parti interessate
(acquirente/venditore)
Dunque, valuta l’azienda nella prospettiva di un INVESTITORE GENERICO che non ha un nome ben preciso
trattasi quindi di un VALORE GENERALE; tale configurazione di valore si chiama capitale economico.
NB: il valore generale è uno solo, mentre i valori particolari possono essere molteplici.
VALORE E PREZZO:
- Valore: scaturisce sempre da una valutazione, da una stima. Il valore di un bene è la quantità di moneta
equivalente al bene oggetto di stima cioè l’azienda (in base a giudizio formulato da un esperto).
- Prezzo: risultato di una trattativa, di una negoziazione che si chiude con un accordo. Il prezzo è una realtà
di fatto che si forma grazie all’incontro tra la domanda e l’offerta dell’azienda.
- Relazione tra valore e prezzo: il valore costituisce la base di riferimento per la negoziazione del prezzo di
trasferimento dell’azienda.
- RISCHIO PER L’ACQUIRENTE: se offre poco può far fallire la trattativa; se offre troppo distrugge valore.
IMPORTANTE: ci possono essere situazioni in cui il venditore chiede ad es. 90 e il compratore offre 120.
Sono valori di parte e ognuno fa la propria valutazione secondo la propria prospettiva.
VALORE GENERALE (condizioni oggettive del complesso aziendale): l’esperto indipendente stima il
valore generale dell’azienda sulle base delle sue condizioni oggettive lasciando da parte le sue
condizioni soggettive (ossia gli interessi dei soggetti che stanno negoziando).
≠
VALORE DI PARTE (condizioni soggettive della valutazione): valori formulati dagli esperti di parte; questi
valori cambiano perché l’esperto dipendente tiene conto degli interessi del suo cliente.
PREZZO (condizioni soggettive della negoziazione): scaturisce da una trattativa che si basa anche su
stime che hanno tenuto conto delle condizioni oggettive, soggettive, e altre variabili quali:
- interessi personali extraeconomici (es: valore affettivo che una famiglia può attribuire alla sua azienda)
- forza contrattuale
- abilità negoziale
- condizioni di pagamento
- eventuali clausole contrattuali.
LA NEGOZIAZIONE:
Ipotesi 1 il valore stimato dall’advisor (professionista incaricato) del venditore è minore di quello stimato
dall’advisor del compratore (es. venditore valuta la sua azienda 100€ e il compratore la valuta 120€).
Si forma intervallo di prezzi e ipotizziamo che si fermi a 110€; entrambi creano valore perché il venditore
stima la sua azienda 100 e la vende a 110; per il compratore l’azienda vale 120 e la compra a 110
strategia win-win (doppia vincita) la trattativa si chiude perché c’è convenienza da entrambe le parti.
Ipotesi 2 il venditore chiede per l’azienda 1200€, ma il compratore è disposto ad offrire 1000.
La trattativa non si può chiudere.
6-7-8 Marzo
CONFIGURAZIONI DI VALORE
La stragrande maggioranza delle valutazioni viene fatta con la prima configurazione (valore economico); le
altre vengono usate per valutazioni di acquisizione quando bisogna stimare in valori di parte (del venditore
e del compratore).
-VALORE ECONOMICO: nella letteratura anglosassone troviamo l’espressione fair market value; è la
configurazione di valore generale (valido per tutti gli investitori, non per uno specifico). Quando si parla di
valore economico, l’esperto è indipendente e vi sono 2 condizioni:
il valore è stimato facendo riferimento alle condizioni operative e finanziarie in atto (valutazione as is),
ossia in base alla capacità reddituale o finanziaria che l’azienda ha già dimostrato di possedere o che essa
potrà acquisire nel breve periodo. Non possiamo discostarci da quella che è l’attività che oggi l’azienda sta
svolgendo (non si possono in tal caso ipotizzare miglioramenti sul piano gestionale, ad esempio l’ingresso in
un nuovo mercato, il lancio di un nuovo prodotto, ecc) quindi non dobbiamo far riferimento a diversi
scenari.
la valutazione dovrà essere fatta considerando l’azienda autonomamente e quindi non si dovrà tener
conto delle sinergie che potranno scaturire (valutazione stand-alone).
NB: Quando parliamo di scenari diversi ci riferiamo all’ipotesi di situazioni che divergono da quella attuale
per iniziativa del management -> nella valutazione con valore economico si deve restare nell’ambito della
spontanea evoluzione della strategia tracciata (ovvio che si tiene conto dei cambiamenti aziendali).
IMPORTANTE. Il valore economico è la configurazione che utilizziamo per la valutazione di fusioni,
scissioni, conferimenti, scorpori ecc.
Da ora in poi invece tratteremo configurazioni di valore che necessariamente presuppongono il riferimento
ad un investitore specifico:
Tale configurazione viene assunta per operazioni di management buy out operazione finalizzata al
cambiamento totale della proprietà di un’impresa a favore di manager interni alla società stessa.
In questo caso ad acquisire l’azienda è una persona fisica e non un’altra azienda.
Quando il manager vuole rilevare l’attività dove opera e vuole capire fino a che valore spingere la sua
offerta, dato che il manager è portatore di indirizzi strategici (e quindi si va a vedere quale potrà essere il
valore potenziale dell’azienda una volta che si sostituiranno alcuni prodotti nella gamma commerciale,
nuovi macchinari, nuove conoscenze, nuove competenze ecc..), si fa una valutazione con tale
configurazione di valore.
RICORDA: nelle trattative i valori sono di parte (ovviamente non si utilizza il capitale economico)
- VALORE SINERGICO DI ACQUISIZIONE: se ad acquistare l’azienda target è un'altra azienda è chiaro che a
seguito dell’acquisizione si possono creare sinergie potenziali quindi parliamo sempre di un valore
potenziale ma non ci fermiamo li perché chi acquista spesso lo fa anche per beneficiare di sinergie.
Ci sono 4 diverse tipologie di sinergie: operative, di mercato, finanziarie, fiscali.
- Sinergie di mercato: acquisto l’azienda target perché ha una rete di vendita distribuita capillarmente in
una certa area dove io non arrivo con la mia rete di vendita; questo non solo mi permetterà di vendere i
prodotti dell’azienda acquisita ma anche i miei prodotti, quindi potrò beneficiare di una crescita del
fatturato e quindi maggiori ricavi dovuti alla valorizzazione e all’utilizzo della rete commerciale dell’azienda
target;
- Sinergie operative: economie di scala non solo produttive ma anche in sede di acquisizioni; del minor
prezzo non beneficia solo l’azienda target ma anche l’azienda acquirente.
Sinergie di mercato e operative presuppongono che l’azienda target operi nello stesso settore dell’azienda
acquirente quindi possiamo parlare un’integrazione orizzontale (cartiera che acquista un’altra cartiera) o
verticale nella filiera.
- Sinergie finanziarie: queste valgono sempre e comunque anche in aziende multi-business e multi-
divisionali.
Cash pooling -> gestione a livello di gruppo della finanza. La capogruppo gestisce la finanza per tutte le
società appartenenti al gruppo, ciò significa che se una delle società ha liquidità in esubero può contrarre
prestiti ad altre società del gruppo che invece devono soddisfare il proprio fabbisogno finanziario (prestiti
infragruppo). Fare operazioni di cash pooling comporta un beneficio perché la società non si approvvigiona
all’esterno del perimetro del gruppo a condizioni più onerose ma trova la liquidità all’interno del gruppo a
condizioni più vantaggiose.
- sinergie fiscali: es. fenomeno che si registra nei gruppi strutturati con diverse società che operano in paesi
diversi dove si registra una diversa tax rate (una diversa pressione fiscale). Pensiamo alle forniture
infragruppo es. tra Italia e Irlanda, società A (produce carta) e società B (trasforma la carta) e ipotizziamo
che ci sia un tax rate per A del 35% e per B un tax rate del 19%; c’è un modo per spostare il reddito da una
società all’altra? A vende a B e la fornitura può essere venduta ad 90, 100, 110 -> questo prezzo chiama
transfer price (prezzo tra due società appartenenti allo stesso gruppo, non si opera sul mercato), oggi
questi prezzi sono disciplinati dalla normativa fiscale.
Quindi, a quanto mi conviene vendere la partita con i tax rate visti sopra, a 100, 110 o 90 (ragionando a
livello di gruppo)? A 90 perché abbasso la redditività della società e sposto reddito sulla società B dove la
pressione fiscale è più bassa.
Dunque, valutare al valore sinergico significa non solo tener conto dei maggiori flussi ottenuti grazie ai
cambiamenti di ordine strategico ma anche tenendo conto del valore delle sinergie.
NB: in caso di valore potenziale e vaorel sinergico si possono ipotizzare scenari diversi e utilizzare quindi la
logica what if (che valore avrò se si realizza lo scenario A? ecc).
- VALORE SINERGICO DI CESSIONE: perché si possa parlare di valore sinergico di cessione (nell’ottica del
venditore) è necessario che venga ceduto un RAMO DI AZIENDA (non l’azienda intera, altrimenti si utilizza il
valore potenziale). Per l’azienda madre quanto vale il suo ramo alfa oggetto di possibile cessione????? Devo
stimare il valore del ramo stand-alone più il valore delle sinergie che si perdono con la cessione (valore
delle DISPERSIONI) -> queste sono sinergie non potenziali, ma in atto e siamo sicuri che cedendo il ramo
queste verranno perse, si disperderanno.
Tale configurazione di valore si applica in due casi (sempre quando voglio il valore di parte):
1- cessione del ramo di azienda
2- cessione di una società appartenente ad un gruppo
I livelli decisionali (da considerare ogni volta che deve essere fatta una valutazione) sono 3:
I LIVELLO: scegliere le logiche valutative più indicate dal caso di specie
II LIVELLO: scegliere i metodi di valutazione da applicare
III LIVELLO: scegliere le varie soluzioni possibili per stimare i parametri valutativi.
1) LOGICHE VALUTATIVE
Potremmo definire la logica valutativa come la prospettiva assunta dall’esperto per condurre la stima.
NB: Ogni stima è frutto di una combinazione di più logiche valutative.
In tutte le classificazioni la prima cosa che si deve capire è il criterio discriminante:
1- formula imprenditoriale o modello di business:
- ipotesi di conservazione dell’attuale formula imprenditoriale, a limite sua naturale evoluzione ->
valutazione dell’azienda as is (valore economico)
- evoluzione vera e propria della formula ma per iniziativa del management -> valutazione potenziale.
2- autonomia aziendale:
- ipotesi di vita autonoma dell’azienda -> in questo caso faccio una valutazione stand-alone.
- ipotesi di vita congiunta (per formare una società di maggiori dimensioni) -> combined firm valuation.
3- unitarietà dell’azienda:
- ipotesi di conservazione dell’azienda -> valutazione unitaria.
- ipotesi di smembramento dell’azienda (tutto nasce dal fatto che negli anni si è acquisita la consapevolezza
che vendere un’azienda multi-business in blocco rendeva meno che vendere la stessa per rami distinti. Era
meglio vendere separatamente) -> valutazioni di break-up.
4- diversificazione delle attività aziendali:
- aziende mono-business -> si valutano in blocco, ossia di fa una valutazione d’insieme
- aziende multi-business -> caso in cui abbiamo un portafoglio di n aziende ciascuna delle quali ha uno
specifico profilo di rischio (le varie società hanno diverso profilo di rischio); si fa una valutazione “sum of
parts” (somma delle parti).
Spiegazione slide:
Stimo le diverse aree strategiche d’affari e vado a
sottrarre il valore dei servizi generali quindi tutte
quelle attività di complemento che servono per il
funzionamento complessivo dell’azienda ma non generano ricavi, che quindi sono solo di supporto.
Sottraendoli dalle ASA si ottiene un valore che si chiama ENTERPRISE VALUE ossia il valore che avrebbe
l’azienda in assenza di indebitamento finanziario (o meglio il valore di mercato del capitale investito, non a
valore di libro).
Il valore economico del capitale investito si chiama dunque ENTERPRISE VALUE O FAIR VALUE.
Chi acquista l’azienda non solo acquisisce questo valore ma anche l’indebitamento finanziario cioè i debiti
verso le banche al netto della liquidita disponibile e dei crediti di finanziamento se ci sono; questa
grandezza si chiama POSIZIONE FINANZIARIA NETTA (debiti di finanziamento - crediti di finanziamento –
liquidità - cash equivalents es. titoli di pronto smobilizzo).
Se dall’ENTERPRISE VALUE sottraggo la POSIZIONE FINANZIARIA NETTA trovo il valore dell’azienda che
chiamiamo EQUITY VALUE, ossia il valore economico del capitale netto.
Ogni valutazione è una combinazione di più logiche: se dobbiamo fare la valutazione di acquisizione di
un’azienda da parte di un'altra azienda (es. azienda B acquista azienda A) scegliamo le logiche:
1 evoluzione
2 vita congiunta
3 conservazione (se multi-divisionale -> approccio somma delle parti)
2) METODI DI STIMA:
Abbiamo 4 famiglie di metodologie (“famiglie” perché i metodi presentano diverse varianti, quindi non solo
abbiamo il metodo reddituale, ma abbiamo diverse varianti di questo):
1- metodi basati su grandezze flusso metodi reddituali e finanziari
Valutazione fatta attualizzando o capitalizzando flussi attesi, quindi il valore dell’azienda è legato ai flussi
che la stessa è in grado di generare in futuro tenuto conto anche del profilo di rischio (es. due aziende che
producono lo stesso flusso ma hanno un profilo di rischio diverso avranno valori diversi; RICORDA -> i
fondamentali della valutazione sono il binomio rischio-rendimento). Quindi l’attenzione si concentra
sull’attività dell’azienda, sulla sua operatività e quindi aziende che hanno strutture diverse e quindi valore
diverso al livello strutturale potrebbero avere lo stesso valore se hanno rischi simili. L’attenzione è
incentrata sulla gestione dell’azienda, sull’attività svolta che può essere più o meno profittevole e più o
meno rischiosa.
2- metodi basati su grandezze stock metodi patrimoniali (semplice e complesso)
Si valuta l’azienda in base al valore dei suoi asset indipendentemente dall’attività che svolge,
dall’operatività, dal cash flow, dal profilo di rischio. Non facciamo più una valutazione sintetica ma
seguiamo un processo valutativo di tipo analitico (si valutano i singoli asset, quindi i crediti, i debiti, i
brevetti ecc si fa la somma algebrica e si trova il valore dell’azienda).
3- metodi misti metodo misto con stima autonoma dell’avviamento e metodo basato sull’EVA.
Metodologia ibrida perché guarda sia alla struttura sia all’attività, tiene quindi conto sia della capacità
reddituale dell’azienda ma anche del valore della sua struttura (detto capitale netto rettificato -> rettificato
nel senso che è una grandezza che si ottiene apportando rettifiche al capitale netto contabile, che troviamo
nel bilancio, detto anche valore di libro).
3) PARAMETRI VALUTATIVI (leve del valore): variabili estimative alla base di uno specifico metodo di
valutazione
Se i parametri figurano all’interno della formula allora abbiamo parametri ESPLICITI; se non figurano
all’interno della formula allora abbiamo parametri IMPLICITI.
W (valore) = R/i (formula del metodo reddituale semplice; la stima viene fatta capitalizzando un reddito
medio normale atteso)
attività FAIRNESS OPINION (a seconda di ciò che è avvenuto prima della negoziazione):
-> se prima della negoziazione è stata effettuata una relazione di stima allora la FO sarà effettuata andando
ad analizzare quella valutazione, quindi farò una attività di audit e quindi ripercorro passo passo la
valutazione verificando che tutti i passaggi siano stati compiuti correttamente.
-> se non è disponibile una precedente valutazione allora la FO richiede che venga fatta sul momento una
valutazione e in base alla valutazione fatta dall’esperto si chiuderà la relazione con la valutazione finale
della congruità.
Come stimare l’Equity value (ossia il valore dell’azienda, incognita di ogni stima)??
Due possibilità: utilizzare i flussi lordi o i flussi netti
- nel mondo anglosassone: flussi lordi
- nel mondo europeo: flussi netti
Dalla gestione operativa scaturiscono i flussi lordi (con flusso lordo ci riferiamo al risultato operativo (se
parliamo di flussi reddituali); ma noi dobbiamo iniziare la valutazione dal reddito operativo al netto delle
imposte), una prima via per valutare l’azienda può essere (APPROCCI VALUTATIVI):
- si attualizzano o capitalizzano i flussi lordi (con il WACC): facendo questa operazione stimo l’enterprise
value; se vi sottraggo la posizione finanziaria netta ottengo l’equity value (via indiretta: prima stimo
l’enterprise value attualizzo o capitalizzo flussi lordi, poi sottraggo la posizione finanziaria netta)
approccio ASSET SIDE
Altra possibilità:
- La gestione finanziaria produce oneri finanziari (i flussi netti
derivano dai flussi lordi ma anche dagli oneri finanziari generati
dalla gestione finanziaria, quindi se facciamo riferimento ai flussi
reddituali, il flusso netto è il reddito netto); se attualizzo o
capitalizzo (al costo del capitale di proprietà) reddito netto
ottengo direttamente l’equity value approccio EQUITY SIDE
Ricorda:
- Il risultato operativo rappresenta la remunerazione del capitale investito e quindi tanto del capitale di
proprietà quanto del capitale di terzi (pensare a come si calcola il ROI).
- il reddito netto è la remunerazione del solo capitale di proprietà (pensa a come si calcola il ROE)
- Flussi lordi: si attualizzano o capitalizzano con WACC, ossia il costo medio ponderato del capitale
- Flussi netti: si attualizzano o capitalizzano con Ke (nel mondo anglosassone) o i (mondo europeo), ossia tax
free rate + premio rischio
Dobbiamo capire come calcolare la posizione finanziaria netta (cosa che non ci permette la riclassificazione
con criterio finanziario).
In questo tipo di riclassificazione il tempo non gioca alcun ruolo perché distinguiamo i diversi elementi del
capitale in funzione della gestione a cui si riferiscono:
gestione operativa -> sezione del capitale investito, sezione di sinistra
gestione finanziaria -> sezione della copertura, sezione di destra.
Il criterio è funzionale perché si tratta di capire se l’elemento fa riferimento alla gestione operativa o
finanziaria. Vengono fuori diverse macro-classi che ora analizzeremo.
L’Enterprise Value non è altro che il valore economico del capitale investito. Non è altro che il valore
dell’azienda in assenza di debiti.
A stretto rigore anche i debiti di finanziamento li dovremmo stimare in base a un processo
d’attualizzazione. Però se i tassi che sono stati negoziati sui prestiti con le banche sono tassi in linea con
quelli correnti di mercato allora noi ci troviamo nella situazione in cui i debiti finanziari di bilancio sono
simili a quelli che deriverebbero dall’attualizzazione come proxy della PFN prendiamo i valori di libro.
Se però abbiamo negoziato prestiti a tassi significativamente diversi (perché magari stipulati in passato)
allora si può rendere opportuna l’attualizzazione.
All’equity inteso come capitale netto (valori di libro) si contrappone nell’economics l’equity value.
NB: possiamo stimare l’equity value in due modi (asset side e equity side, visti precedentemente).
È necessario un richiamo ad un importante fenomeno della finanza TAX SHIELD (scudo fiscale)
NB: la differenza tra le imposte nette e quelle lorde è riconducibile a questo fenomeno.
Ci riferiamo al risparmio fiscale che si genera a seguito della presenza nel CE di oneri finanziari. Gli OF e
dunque il costo del debito generano un risparmio fiscale.
Vediamo un semplice esempio.
La differenza tra il caso A e il B deriva dalla deducibilità o meno degli OF, ossia dal fatto che siano o non
siano riconosciuti dall’amministrazione finanziaria o dall’agenzia delle entrate come costo.
CALCOLO IMPOSTE:
Caso A, gli OF sono considerati deducibili, quindi calcolo il 35% di 60.
Caso B, OF non deducibili, applico il 35% di 60 + quello che non riconosce quindi in questo caso 40.
Quindi con il Tax Shield gli oneri finanziari fanno da scudo alle imposte, contengono l’ammontare delle
imposte in quanto costi deducibili.
Le imposte nette sono 21, quelle che si applicano nei flussi netti di prima.
Le imposte lorde non possono tener conto della deducibilità e di risparmio di imposta, e quindi le imposte
vanno calcolate direttamente sul risultato operativo.
FASI:
1) Eliminazione o ridistribuzione nel tempo di costi e ricavi straordinari:
Dobbiamo vedere come trattare sopravvenienze, insussistenze, minusvalenze, plusvalenze.
Sopravvenienze e insussistenze sono componenti positivi o negativi di reddito. Bisogna ragionare
sullo SP per capire cosa siano.
- Sopravvenienza: a causa di fatti non ricorrenti, straordinari, sorge un elemento attivo, ad esempio
un credito, oppure un elemento passivo, nasce un debito. Il credito misura un ricavo, ecco la
sopravvenienza attiva. Esempio concreto: 3 anni fa si erano stralciati crediti v/una società fallita.
Oggi mi chiama il curatore fallimentare che mi dice che sul credito chirografario di 100 mi arriva
un assegno di 15 dal curatore. Questa è una sopravvenienza attiva che misura un ricavo.
Abbiamo un dipendente spericolato che guida un camioncino e prende una sanzione. Questa è
una sopravvenienza passiva. Quindi per capire le sopravvenienze bisogna ragionare sullo SP.
- Insussistenze: viene meno un elemento attivo o passivo che prima c’era. Il collegio sindacale va a
fare la verifica ogni 90gg. Nella cassa trova 400€ in meno del dato contabile. È una insussistenza di
attivo o passiva. Oppure c’era un debito v/ fornitori; dopo10 anni il debito è prescritto, dunque
viene meno un debito -> questa è un’insussistenza di passivo o attiva.
- Plusvalenze/Minusvalenze: nascono quando si cedono fattori pluriennali. Contabilmente ho un
certo bene che figura per 20€, e lo vendo a 30€, emerge quindi una plusvalenza.
Plusvalenze e minusvalenze possono essere distinte in ricorrenti e non ricorrenti a seconda di
cosa? È vero che sono componenti straordinarie ma ad es. una ditta di trasporti che ogni 5 anni
decide di rinnovare il parco auto avrà plusvalenze o minusvalenze ricorrenti.
NB: Le plusvalenze non ricorrenti vanno sempre eliminate in sede di normalizzazione.
Più complesso è il discorso delle plusvalenze ricorrenti: non vanno eliminate, vanno redistribuite
in base al periodo di maturazione (acquisto cespite nel 2015 e nel 2020 lo dismetto. Divido la
plusvalenza per 5 e la redistribuisco nei 5 anni) e non in base alla loro realizzazione.
2) Eliminazione di costi e ricavi relativi agli asset non trasferibili:
Quando vado a cedere l’azienda non è detto che trasferisca tutti gli asset! Potrei cedere l’attività
ma non l’immobile al cui interno si svolge la stessa e quindi stipulerò contemporaneamente un
contratto di locazione per l’immobile nel quale l’acquirente sarà il conduttore dell’immobile stesso.
Se ci sono asset che non vengono trasferiti costi e ricavi relativi a quell’asset devono essere
eliminati, semmai sostituiti col nuovo costo; il canone di locazione nel nostro caso.
3) Surplus-Asset: Investimenti accessori come immobili civili. Vanno eliminati i componenti di reddito
riconducibili agli investimenti accessori. Eliminare tutto, investimenti, immobili civili, etc…
Quando traferisco un’azienda cedo anche gli immobili civili! Quindi trovo il valore dell’azienda e da
ultimo aggiungo il valore dei surplus asset stimati a valori correnti di mercato. L’investimento in
immobili civili è meno rischioso, c’è un diverso profilo di rischio. I tassi sono più bassi. È solo un
problema di diverso profilo di rischio.
4) Neutralizzazione delle politiche di bilancio: di fatto non viene mai fatto.
È molto difficile trovare quello che gli anglosassoni chiamano “earning management”.
Se siamo analisti esterni è impossibile trovare le politiche di bilancio.
Se si opera come analisti interni dobbiamo vedere come si forma il processo di formazione del
bilancio. Le politiche non vengono annotate nemmeno dagli amministratori, i valori eclatanti si
possono anche ipotizzare ma di fatto viene raramente compiuta questa operazione.
5) Ricalcolo degli ammortamenti e revisione dei valori di beni in leasing finanziario:
Se ci sono i beni in leasing si usa il metodo finanziario invece che quello patrimoniale.
Il metodo patrimoniale lo adottiamo in Italia fatta eccezione per società quotate e banche che
usano i principi IAS.
Poi c’è il bilancio ordinario, il bilancio in forma abbreviata, e bilancio per le microimprese 4 tipi di
bilancio in Italia (questo rende alquanto complesso la situazione).
Nei bilanci IAS il metodo finanziario è obbligatorio; negli altri bilanci è obbligatorio il metodo
patrimoniale sebbene sia opportuno in nota integrativa evidenziare il risultato che avremmo avuto
nel caso si fosse adottato l’altro metodo.
Il metodo patrimoniale da prevalenza alla forma sulla sostanza (prevalenza aspetto giuridico su
quello economico).
Cosa è il leasing? Io mi rivolgo ad un istituto di leasing che acquista per me un macchinario, ne
diventa il proprietario e mi cede in locazione il macchinario e alla fine mi permette di pagare un
prezzo di riscatto per acquisirne la proprietà. Noi siamo soggetti locatari, quindi conduttori di fatto.
Se seguiamo questo approccio (Metodo patrimoniale di contabilizzazione) a SP non troveremo
niente. A CE troveremo i canoni di leasing. Questo è un metodo che da prevalenza alla forma che
alla sostanza perché la proprietà non è nostra.
Dal punto di vista economico acquisto un bene a fronte di un finanziamento, quindi nel metodo
finanziario come si contabilizza il leasing?
Nello SP, sezione attivo ho il bene in leasing come se fosse di mia proprietà, nel passivo ho i debiti
v/istituti di leasing per tutte le rate a scadere compreso il prezzo di riscatto.
In CE avrò l’ammortamento del bene in leasing, (il canone ha una quota capitale e una quota
interessi), e la quota degli interessi passivi.
Quando si fa la normalizzazione del reddito si passa dal metodo patrimoniale a quello finanziario, e
i dati si prendono in nota integrativa.
Gli ammortamenti non dovrebbero essere calcolati sul costo storico ma sul costo di sostituzione.
L’ammortamento dal punto di vista economico rappresenta la perdita graduale di un cespite a
seguito dell’obsolescenza; dal punto di vista finanziario inserire a CE la quota d’ammortamento che
è un costo non pagato significa ridurre l’utile -> l’utile verrà distribuito in misura minore a quello
che sarebbe stato distribuito in assenza di ammortamento -> tratteniamo capitale in azienda.
Però attenzione! Trattengo capitale con l’ipotesi in cui il nuovo macchinario costi uguale al vecchio.
Le aziende meglio gestite riservano una parte dell’utile al rinnovamento dei nuovi macchinari.
NB: Gli ammortamenti che troviamo nei bilanci storici dovrebbero essere aggiornati ai costi di
rinnovo dei fattori strutturali.
6) Appalesamento di componenti di reddito non rilevati: in aziende che vantano vasti patrimoni
immobiliari nel tempo, il loro valore è aumentato. I valori non sono aggiornati, sono storici. Questi
maggiori valori avvalorano l’azienda. In teoria bisognerebbe aggiungere queste plusvalenze
potenziali. Questo discorso potrebbe essere legato anche ai beni immateriali come un brevetto, ma
sono operazioni raramente effettuate.
7) Da ultimo bisogna ricalcolare le imposte.
Questo è un esempio semplificato di quelle che sono le ipotesi che devono essere sviluppate per poter poi
prospettare i flussi di risultato attesi.
Nella tabella, la crescita reale del fatturato come si calcola? Bisogna sottrarre dalla crescita nominale del
fatturato, il tasso atteso di inflazione si fa: crescita nominale del fatturato - tasso atteso di inflazione
(fino a T0 sarà storico, da T1 è atteso) e si trova la crescita reale del fatturato.
Sotto, ci sono le incidenze dei costi sul fatturato, ad es. il tasso di incidenza del costo del consumo materie
sul fatturato.
Es: Si ritiene che in futuro si conserverà quel tasso di incidenza, oppure aumenterà? Per capirlo andrò a fare
delle valutazioni sui dati prospettici.
- Tasso di incidenza del costo del lavoro sul fatturato: sui costi del lavoro ci saranno valutazioni sugli
adeguamenti di salari e stipendi in base ai contratti nazionali, di categoria.
Ecc.… le altre incidenze dei costi…
L’errore più grande è ipotizzare la crescita dell’azienda senza considerare l’incremento dei costi. Non ci può
essere crescita senza investimento! Attenzione: quando parliamo di investimento consideriamo anche gli
investimenti nel circolante, non bisogna pensare solo alle immobilizzazioni!!!
Come ci si deve comportare quando si fa una valutazione? Queste ipotesi valutative (che si
riconnettono più o meno anche alle strategie della nostra formula), le formula l’esperto o il management?
- Quando si opera come analisti esterni le valutazioni deve farle l’esperto incaricato delle valutazioni.
- Quando si opera come analisti interni allora la soluzione che si adotta è quello di acquisire dati dal
management in varie riunioni.
1) COMPATIBILITA’ CON L’EVOLUZIONE DELL’AMBIENTE: es. “le ipotesi che tu hai assunto in termini di
sviluppo del fatturato sono compatibili con l’evoluzione dell’ambiente?” Hai ipotizzato che il tuo fatturato
nei prossimi anni crescerà dell’x%. È un’ipotesi verosimile.
Se il mercato cresce del 5% per acquisire il 10% della quota di mercato bisognerà chiederci se l’azienda
possiede o meno un vantaggio competitivo. La valutazione d’azienda è una materia di sintesi, non basta
conoscere solo le tecniche valutative, ma occorre conoscere anche le aziende, le dinamiche esterne, gli
andamenti di settori, le 5 forze di Porter (ci danno l’idea della dinamica competitiva all’interno del settore),
il diritto societario, quello fallimentare, il bilancio, etc…
CALCOLO IRRINUNCIABILE: MOL (% sul fatturato), ossia l’EBITDA MARGIN, è un dato essenziale nelle
previsioni di stima.
È un indice molto semplice MOL = EBITDA/SALES = (Val produzione – Costi pagati) / Val produzione.
Fino al 2016 il dato è un dato storico e si ricava dai dati di bilancio che sono stati sottoposti a un processo di
normalizzazione. Quello che ci interessa sono i dati del MOL sui valori attesi, ossia i dati dove è scritto
expected (E). Perché? Questo indicatore ci permette di valutare l’attendibilità sulla previsione di alcuni dati.
Il MOL è un indicatore di redditività.
Esempio:
Assumiamo le seguenti condizioni:
100 di valore di produzione. VP
50 costi pagati. CP
L’indice MOL è del 50%. Se sia il fatturato sia i costi pagati aumentano del 10%, si passa da 110 di valore
della produzione a 55 di costi pagati e l’indice resta uguale.
Se questo indice aumenta significa che il fatturato in termini relativi è cresciuto più dei costi.
Se invece diminuisce, viceversa sono i costi ad essere aumentati in termini relativi più del fatturato.
Ma attenzione! Un conto è calcolare questo valore sui dati storici, un conto è calcolarlo sui dati prospettici:
se sui dati prospettici questo indice aumenta, mi devo preoccupare perché stiamo sottostimando i costi
pagati. Inoltre, se l’indicatore cresce in modo anomalo significa che stiamo stimando un aumento del
fatturato a parità di costi.
Qua nell’esempio cresce un po’, ma un livello minimo di crescita può essere fisiologico per il fenomeno
delle economie di scala negli acquisti, e un livello fisiologico lo possiamo registrare.
Se l’incremento è notevole bisogna tornare a vedere come abbiamo stimato i costi!!!
Per capire come mai il MOL è aumentato: vado a valutare il ROI, il ROS e il turnover degli investimenti.
ROI e la sua scomposizione: RO/CI= RO/V x V/CI, e quindi ROI = ROS x turnover degli investimenti.
Vedo che il ROI dal secondo anno previsionale aumenta.
Faccio la scomposizione del ROI e vado a vedere da cosa derivi.
NB: Oltre ai dati bisogna anche conoscere a fondo l’azienda e le sue dinamiche!
Il ROS che oscillava intorno al 28% addirittura diminuisce. L’incremento del ROI non deriva dall’incremento
del ROS che poteva essere una conseguenza della sovrastima del prezzo di vendita.
Il turnover degli investimenti quando è = 1 significa che col CI per 100, sviluppo un fatturato per 100; se
superiore significa che con capitale di 100, sviluppo un fatturato maggiore di 100.
Questo incremento di oltre del 10% a cosa è dovuto?
Il Turnover degli investimenti aumenta quando le vendite aumentano e il CI aumenta ma in misura minore.
Quindi siamo più performanti. E quale è il motivo?
Si vanno a calcolare quindi gli indici di durata: La durata media dei crediti, del magazzino e dei debiti.
La dilazione media dei crediti è di 5 mesi nel periodo 2014-2016, e passa a 4 mesi nel 2019-2020.
In futuro, i crediti vengono incassati in tempi minori rispetto a quelli del passato.
La durata media dei debiti invece aumenta, passando dai 165gg del 2014 ai 190 ipotizzati nel 2020.
Allora qua l’errore è che nei dati prospettici sono stati sottostimati il capitale investito e il CCON, dato che
abbiamo ipotizzati di incassare i crediti su archi più brevi e pagare debiti su archi più lunghi.
Quindi c’è una sottostima del capitale investito. Gli investimenti sono automatici per quanto riguarda il
circolante, in più ci possono essere per le immobilizzazioni (se la capacità produttiva è satura e bisogna
acquisire macchinari abbiamo bisogno di ulteriori investimenti, e allora la redditività fino a quando gli
investimenti non sono a regime potrà addirittura calare).
In conclusione, si vede che anche l’attività di “verifica delle assumptions” richiede una tecnicalità che si
avvale di indicatori di bilancio.
14/03
Oggi esaminano i flussi di cassa, e capiamo come si calcolano.
NB: quando si parla di dati storici si parla di calcolo, quando si parla di dati prospettici si parla di stime
Il calcolo o le stime dei flussi di cassa attuali/futuri (in base a se sono flussi di cassa storici o attesi) si fa
partendo dai flussi reddituali, quindi quando si utilizzano i flussi bisogna fare la procedura di
normalizzazione, perché prima si normalizzano i dati storici e si calcolano i flussi di cassa storici e poi, solo
dopo la normalizzazione, si fanno le previsioni dei flussi attesi.
NB: Dove ci sono flussi, c’è la normalizzazione!!!
Ipotizziamo che l’orizzonte retrospettivo (periodo rispetto al quale io raccolgo la base dei dati, detto anche
orizzonte storico) di 3 anni (N).
Ipotizziamo che la data della valutazione sia il 31/12/18, dunque abbiamo che l’orizzonte retrospettivo è
2016, 2017 e 2018.
Riportiamo sulla tabella:
- il fatturato (X, Y, Z)
- il CCON (NB: la grandezza stock, non la variazione) alla fine di ogni anno (A, B, C)
Ora calcoliamo l’incidenza del CCON sul fatturato, facendo il rapporto tra CCON e fatturato: otteniamo che
al primo anno è 30%, al secondo anno 29%, al terzo anno 31%.
Il passaggio successivo è fare la media tra queste incidenze, calcolandola otteniamo 30%, ossia l’incidenza
media. Ciò significa che negli ultimi 3 anni, ogni 100 euro di fatturato abbiamo ottenuto 30€ di CCON.
Se non ci sono elementi tali che ci fanno pensare che il circolante sarà più basso in futuro (ad esempio
perché si prevede di avviare nuove politiche just in time per ridurre rimanenze magazzino) allora io posso
utilizzare questo dato storico per fare le stime prospettiche.
In che modo?? Stima con dati prospettici:
Nella tabella poi ipotizziamo 5 anni futuri: 2019, 2020, 2021, 2022, 2023 e riportiamo i fatturati attesi per
ogni anno: 100, 110, 120, 110, 100.
Vado a calcolare il CCON per gli anni futuri, come faccio dato che devo calcolare sui dati prospettici???
Utilizzo la MEDIA: prendo 100 (fatturato anno 2019) e lo moltiplico per 30 (media nell’incidenza del CCON
sul fatturato), poi 110 per 30, 120 per 30 e così via… ottengo i CCON negli anni futuri.
Ora devo solo calcolare la VARIAZIONE del CCON.
Ipotizziamo che come ultimo anno dei dati storici abbiamo un CCON di 28, quindi le variazioni che scriviamo
sono:
30-28 = incremento di 2 (quindi segno - perché il segno va invertito)
33-30= 3 (incremento di 3 quindi segno -)
36-33= 3 (incremento di 3 quindi segno -)
33-36= -3 (decremento di 3 quindi segno +)
30-33= -3 (decremento di 3 quindi segno +)
Ecco come si calcola la variazione del circolante!!
La seconda grandezza da prendere in considerazione è il CAPEX (“- investimenti netti in capitale fisso”).
Gli investimenti in capitale fisso sono investimenti al netto dei disinvestimenti.
NB: il CAPEX è la tipica grandezza discrezionale in quanto dipende dalla volontà degli amministratori.
Per capire le problematiche legate al CAPEX dobbiamo fare un esempio:
- alla fine del primo anno capitale fisso = 100
- alla fine del secondo anno capitale fisso = 80
Quindi come CAPEX cosa inseriamo?? Da un anno all’atro il capitale fisso è diminuito (è sceso da 100 a 80).
NB: In certi casi a livello di CAPEX dovrei scrivere 0 -> esempio quando l’impresa non ha fatto investimenti e
disinvestimenti e il capitale fisso è diminuito SOLO per effetto dell’ammortamento quindi il solo
ammortamento fa diminuire il CAPEX senza avere incidenza sulla cassa.
Dunque, NON possiamo calcolare il CAPEX come differenza tra i valori di un anno e quelli dell’anno
precedente, perché dobbiamo tener conto dei fattori che provocano una variazione nel capitale fisso SENZA
avere effetto sulla tesoreria. Questi fattori sono 3:
- Ammortamenti
- Svalutazioni
- Rivalutazioni
Sono operazioni contabili fatte a fine anno che fanno variare capitale fisso senza far variare la tesoreria.
Allora la tabella è fatta in modo diverso: Anche se l’orizzonte temporale sono 3 anni, servono 4 colonne.
Dobbiamo prima valutare sui dati storici e poi sui dati prospettici!
- Calcolo del CAPEX su DATI STORICI:
Riportiamo il capitale fisso di ogni anno:
2015 cap fisso= 1000
2016 cap fisso= 1100
2017 cap fisso =1150
2018 cap fisso=1050.
Calcolo la variazione del capitale fisso, che non è il CAPEX che dobbiamo inserire nel calcolo di flusso di
cassa, ma si chiama variazione GREZZA:
2016 Incremento di 100
2017 incremento di 50
2018 decremento di 100
Ci sono elementi che hanno causato variazione ma non hanno impatto sulla tesoreria, e sono:
- l’ammortamento fa diminuire il capitale fisso ma non la tesoreria, quindi lo devo riaggiungere
- la svalutazione stessa cosa dell’ammortamento si riaggiunge
- la rivalutazione invece fa aumentare il capitale fisso ma non la tesoreria quindi la devo sottrarre.
2) FLUSSI NETTI:
Prima di parlare di flussi netti, distinguiamo gli investimenti di mantenimento dagli investimenti di
espansione:
- Investimenti di mantenimento: dal punto vista finanziario, l’ammortamento permette all’azienda di
trattenere capitali al suo interno, poiché questi capitali serviranno successivamente all’azienda per il
rinnovo dei fattori strutturali.
Il trattenimento dei capitali avviene mediante l’imputazione a CE costi non pagati, in tal modo vado a
ridurre l’utile e quindi trattengo capitali.
C’è un problema: chi dice che quando andiamo a sostituire il vecchio macchinario, il costo del nuovo
macchinario sia identico al costo del vecchio? Verosimilmente, il costo di acquisto del nuovo macchinario
sarà più alto a causa dell’inflazione e a causa dell’introduzione di nuova tecnologia che può essere acquisita
solo a costi più alti.
Quindi, se vogliamo conservare la struttura dell’azienda (trattenere capitali), non possiamo investire SOLO il
valore pari agli ammortamenti il mantenimento della struttura in atto presuppone investimenti in
capitale fisso lievemente superiori agli ammortamenti.
In sede di approvazione di bilancio, l’assemblea nel verbale si esprime anche sulla distribuzione dell’utile, e
nelle aziende meglio gestite, l’assemblea sceglie sempre di non distribuire tutto l’utile, e di mandarne una
parte alla voce “rinnovo macchinari”, in questo modo si trattengono maggiori capitali per far fronte a quel
delta che c’è tra il costo di acquisto dei nuovi macchinari e il costo storico dei vecchi.
NB: Quando si parla di investimenti di mantenimento per semplicità, si ipotizza un’uguaglianza tra
ammortamenti e CAPEX.
- Investimenti di espansione: se addirittura si ipotizza un’espansione dell’azienda, allora è chiaro che il
capex DEVE ESSERE significativamente superiore agli ammortamenti, perché non bastano i trattenimenti
fatti tramite questi.
Torniamo ai FLUSSI NETTI: Cosa cambia rispetto ai flussi lordi? I flussi si dicono “NETTI” perché al loro
interno cambiano le imposte (essi hanno imposte nette). Le altre cose sono uguali.
Nei FLUSSI DI CASSA le componenti finanziarie sono 2:
- oneri finanziari
- variazione della posizione finanziaria netta.
Vediamo quando si deve mettere segno + e quando invece segno - :
- Se abbiamo un decremento nella posizione finanziaria netta allora mettiamo segno - : es. se posizione
finanziaria netta a fine anno (1 milione) < posizione finanziaria netta inizio anno di inizio anno (800.000).
Abbiamo una variazione in diminuzione di 200.000, perché?
Nel corso dell’anno abbiamo ripagato parte dei debiti facendo diminuire la tesoreria.
- Se abbiamo un incremento della posizione finanziaria netta (ci siamo indebitati, quindi abbiamo entrate)
allora segno +
NB: c’è corrispondenza del segno!!!
Questo si chiama flusso monetario netto per gli azionisti (FCFE).
Ora vediamo un PROSPETTO che ci permette di calcolare sia il NOPLAT (metodo reddituale) che il CASH
FLOW OPERATIVO (metodo finanziario) nella variante unlevered, con approccio asset side.
Abbiamo un orizzonte prospettico di 5 anni da
2017 a 2021, la valutazione è fatta al 31.12.16.
Il calcolo parte dai ricavi netti di vendita - costi
monetari = MOL (o EBITDA) - costi non monetari
(i costi non pagati: amm.ti, acca.ti e sval) = EBIT
(risultato op.) - imposte proforma = NOPLAT.
I valori del NOPLAT sono i flussi che noi useremo
per fare la valutazione con il metodo reddituale
nella variante unlevered. Usando questi flussi
potremmo stimare, con i congrui tassi di
attualizzazione o capitalizzazione, l’enterprice value dell’azienda dal quale sottraendo la posizione
finanziaria netta potremmo ricavare l’equity value.
Il prospetto ci permette di arrivare fino al cash flow operativo, andando a sommare i costi non monetari e
andando a considerare la variazione del capitale circolante operativo netto e del capitale fisso (CAPEX).
Per ultimo troviamo il cash flow operativo, sempre da utilizzare per le valutazioni effettuate secondo
l’approccio unlevered quando si applica un metodo finanziario.
20/03
LA STIMA DEI TASSI DI CAPITALIZZAZIONE E DI ATTUALIZZAZIONE:
Qual è il significato di capitalizzazione e di attualizzazione?
Sono 2 processi di stima che presentano caratteristiche diverse. Infatti, si può fare la valutazione d’azienda
con metodologie basate su attualizzazione e/o con metodologie basate su capitalizzazione, bisogna capire
quando scegliere una soluzione e quando l’altra (non è casuale).
Certe aziende, date le loro caratteristiche, richiedono metodi basati sull’attualizzazione, altre aziende
metodologie basate sulla capitalizzazione. Raramente possono coesistere.
Flussi netti 3 4
Ke n Ke r
Flussi nominali flussi reali
Andiamo nella corrispondente tabella a metterci i corrispondenti costi.
Quadrante 1: processo di attualizzazione di flussi lordi. Si mette il costo medio ponderato del capitale
espresso in termini nominali (WACC in termini nominali).
Quadrante 2: stessi flussi lordi, ma flussi medi. Quindi si mette sempre il WACC ma espresso in termini reali.
Quadrante 3: si mette il costo dell’equity (Ke) in termini nominali
Quadrante 4: si mette Ke espresso in termini reali.
Bisogna capire se usare il costo è il WACC o il Ke, ma anche capire se è espresso in termini reali o nominali.
I flussi sono distinti in 2 categorie: flussi prima o dopo componenti finanziarie (netti e lordi):
- prima delle componenti finanziarie, non tengono conto del costo del debito si usa il costo medio
ponderato del capitale “WACC”)
- dopo le componenti finanziarie, tengono conto del costo del debito si usa il costo dell’equity.
Poi dobbiamo capire se il flusso è nominale o reale:
- il flusso riferito a un dato istante, per definizione è un tasso reale
- tanti flussi riferiti a periodi diversi sono tassi nominali.
Continuando la prima slide, parliamo di capitalizzazione -> processo con cui si determina il valore
dell’azienda partendo da unico flusso medio futuro (flusso medio atteso o anche flusso medio-normale
indica che è un flusso medio normalizzato flusso che rappresenta le condizioni normali di svolgimento
della gestione).
NB: La capitalizzazione (come l’attualizzazione) può essere fatta con orizzonte di vita limitato o illimitato.
NON cambia il flusso al numeratore, cambia il denominatore.
Orizzonte di vita limitato o illimitato:
- se ci sono dati certi che ci lasciano supporre che la vita dell’azienda abbia il suo termine (es. azienda fatta
per realizzare un certo progetto, finito il progetto l’attività cessa) allora l’orizzonte di vita è LIMITATO.
- se non ci sono elementi tali da poter dire con certezza che l’azienda avrà un termine, allora ipotizziamo
orizzonte ILLIMITATO.
ATTUALIZZAZIONE: abbiamo una serie di flussi attesi che teniamo distinti (non si fa media come nella
capitalizzazione) e ciascun flusso viene scontato alla data della valutazione.
Quindi flusso 1 si sconta per 1 anno, flusso 2 si sconta per 2 anni, flusso 3 si sconta per 3 anni e così via.
Anche qui possiamo avere orizzonte di vita limitato e illimitato.
ESEMPIO: ipotizziamo un’inflazione del 2% e di avere all’anno 0 un capitale di 100 euro.
Per avere stessa la somma alla fine dell’anno quanto dovrei avere come capitale? Un capitale di 102.
NB: Quando attualizzo il flusso, devo tener conto della perdita del potere di acquisto di quel flusso, quindi
lo sconto tenendo conto dell’inflazione, quindi TASSO NOMINALE.
NB: Nelle attualizzazioni, i tassi sono sempre espressi in termini nominali, perché sono flussi che spostiamo
da una data all’altra, quindi nel periodo di tempo si manifesta l’inflazione. (a differenza della
capitalizzazione, in cui i tassi sono espressi in termini reali)!!!
Il COSTO DELL’EQUITY (Ke): stima del costo del capitale di proprietà (tasso di remunerazione normale del
capitale di proprietà)
Il costo del capitale di terzi (in valore assoluto e relativo)
si rintraccia nel bilancio:
Nel bilancio d’esercizio in cui sono inseriti i dati storici,
posso rintracciare:
- il costo del debito espresso in valore assoluto sotto la
voce INTERSSI PASSIVI.
Es: Int. Pass. = 800.000 (costo del debito in val assoluto).
- il costo del debito in termini relativi, ossia il ROD (tasso
medio finanziamenti), con i dati di bilancio:
ROD = oneri finanziari / debiti finanziari.
Oppure calcolo il ROD seguendo approccio della
riclassificazione dello SP con criterio della pertinenza gestione: ROD = oneri finanziari netti / posizione
finanziaria netta. Viene fuori 4,2%.
dal bilancio di esercizio possiamo ricavare il costo del debito in termini assoluti e relativi.
IMPORTANTE: Ma il costo del capitale di proprietà (capitale conferito dai soci) si può desumere dal
bilancio?? NO, perché non è un costo esplicito, ma un costo opportunità (perché nell’investire capitali
nell’azienda rinunciamo al rendimento che potremmo avere da investimenti alternativi, ossia investimenti
con il medesimo profilo di rischio).
Per ogni azienda il costo del capitale è rappresentato dalla remunerazione che i soci potrebbero
ottenere investendo quei capitali in aziende con lo stesso profilo di rischio. Quindi il costo del capitale di
proprietà non è costo esplicito, ma un costo rinuncia (costo opportunità).
NB: il ROE non è considerato il “costo del capitale di proprietà”, perché esso rappresenta il rendimento
della mia azienda, e NON il costo del capitale di proprietà.
CONCETTO DI RISCHIO:
- In economia aziendale il rischio assume un significato diverso: è la possibilità di subire un danno in futuro.
- In corporate finance il rischio è sinonimo di variabilità dei risultati, e questa variabilità può essere in
senso negativo ma anche in senso positivo.
Se mettiamo insieme rischio operativo e rischio finanziario, si parla di RISCHIO COMPLESSIVO contenuto
nel costo del capitale.
Esempio: Questo è CE marginalistico dove sono divisi CF e CV.
Questa tabella spiega il rischio: Il rischio complessivo è dato dalla variazione del fatturato, dalla leva
operativa e dalla leva finanziaria il rischio di un’azienda dipende dalla ciclica del settore, dalla sua
struttura dei costi e dal suo grado indebitamento. Un’azienda che ha alti CF deve bilanciare con basso
indebitamento. O viceversa, un’azienda che ha bassi CF può permettersi un rischio finanziario maggiore.
21/03
ACQUISIZIONI E CESSIONI (finanza straordinaria).
La valutazione d’azienda è una disciplina che si impiega per determinare il valore di scambio di un’entità
l’entità scambiata (oggetto di valutazione) può essere un‘azienda considerata interamente (con tutte le
passività e le attività) o un ramo d’azienda (parte dell’azienda dotata di più o meno elementi dell’attivo e
del passivo).
Poi ci sono i trasferimenti che riguardano parte del capitale dell’azienda (in questo caso si parla di
valutazione delle partecipazioni).
RICORDA --> Logica di valutazione potenziale: si usano grandezze non as is, cioè ipotizziamo variazioni
della formula imprenditoriali.
Secondo step: VALORE DELLE SINERGIE
Terzo step: VALORE DEL DELTA RISCHIO
La variazione di rischiosità della situazione dell’azienda è un driver di valore, positivo o negativo, che
impatta sul tasso di attualizzazione che comprende i rischi operativi e finanziari dell’azienda.
VALORE SINERGICO DI ACQUISIZ = VALORE BASE +/- VALORE SINERGIE +/- VALORE DELTA RISCHIO –
COSTI DI INTEGRAZIONE – COSTI DI TRANSAZIONE
NB: SINERGIE -> si hanno quando il valore dei flussi o valore in generale dell’azienda che opera
congiuntamente con un'altra (VALORE DI A+B) > VALORE SINGOLO DI A + VALORE SINGOLO DI B.
Le sinergie insorgono quando l’acquirente non è un singolo individuo ma è un’altra azienda o un gruppo o
un imprenditore che possiede più aziende e riesce ad integrarle.
Le sinergie possono essere positive ma anche negative!!!
Ci sono 4 TIPOLOGIE DI SINERGIE: sinergie di mercato, operative, finanziarie e fiscali
1. SINERGIE DI MERCATO: l’integrazione dell’azienda A con l’azienda B determina un maggiore potere di
mercato -> aumenta la quota di mercato perché aumenta la quantità di prodotti o ne aumenta il
prezzo.
2. SINERGE OPERATIVE: sinergie che dovute dalla condivisione di risorse (es. utilizzare la stessa rete di
vendita dell’azienda che ho acquisito e quindi eliminare un costo per l’azienda)
Non impattano tanto sul fatturato ma aumentano i flussi di reddito andando a ridurre le componenti
negative, cioè dei costi.
Queste sinergie si possono generare anche con condivisioni di:
- intangible asset: beni immateriali (brevetti, marchi, licenze ecc)
- invisible asset: asset che non si vedono in bilancio (know how, fiducia della clientela, immagine azienda)
NB: Ci sono le sinergie operative che scaturiscono dalle economie di scala: condivisione di risorse (es.
impianto, macchinario ecc…)
Le economie di scala consistono nell’abbattimento dei costi fissi su un numero maggiore dei beni prodotti e
venduti che permette di ridurre il costo unitario di prodotto (riducendo i costi aumento anche il flusso).
4. SINERGIE FISCALI: l’unione di 2 unita comporta una riduzione delle imposte e tasse.
22/03
Per stimare il costo dell’equity si parte da una base fissa che è il RISK FREE RATE al quale aggiungiamo un
PREMIO che varia in funzione del profilo di rischio dell’azienda oggetto di valutazione relazione diretta
tra rischio e premio per rischio (premio maggiore se rischio dell’azienda è maggiore)
Il CAPM (CAPITAL ASSET PRICING MODEL – modello rischio/rendimento) stima il rischio in termini di
variabilità dei rendimenti aziendali rispetto ai rendimenti del mercato azionario.
La formula è:
- PREMIO PER IL RISCHIO DI MERCATO:
Prima cosa da esaminare è la differenza
racchiusa tra le parentesi, cioè il premio
per il rischio di mercato.
Prendiamo il rendimento di un titolo
(es. rendimento di un titolo in una
settimana) (Prezzo finale – Prezzo
iniziale) / Prezzo iniziale
Rendimento del mercato = (Indice di borsa alla fine della settimana – indice di borsa all’inizio) / indice di
borsa iniziale
NB: Quando parliamo di Rm non si parla quindi di rischio, ma di tasso di rendimento.
La differenza indica il MARKET RISK PREMIUM (premio per il rischio di mercato): premio che mediamente la
borsa riconosce a chi investe in titoli azionari anziché in titoli di stato.
RENDISTATO: Rendimento medio dei titoli di stato emessi dal nostro paese (dati dalla Banca D’Italia).
ES: nella terzultima categoria. Se si vuole fare una valutazione al 31/12/18 si prende 2,963 come dato.
NB: rendimenti medi dei titoli aumentano con l’orizzonte temporale.
I BOT (buoni ordinari tesoro) a 6 mesi se non hanno
rendimento negativo poco ci manca, i buoni del
tesoro poliennali con scadenza decennale hanno un
rendimento di circa il 2%.
Perché c’è questa differenza fra i BOT e i BTP? Tutto
dipende dalla previsione dell’inflazione.
NB: Quando si deve stimare il “risk free rate”
possiamo prendere il rendistato.
- RISCHIO FINANZIARIO (non essere in grado di onorare i miei debiti): la rischiosità finanziaria (variabilità
flussi netti) dipende dal grado di leva finanziaria, cioè nel grado di indebitamento (che aumenta gli OF e
aumenta l’effetto leva).
Qui si parla di “beta netto o beta levered” e misura la rischiosità complessiva (operativa e finanziaria).
ATTENZIONE: Nel CAPM usiamo il BETA LEVERED!!!
DUE modalità di stima del BETA -> la modalità di stima del beta cambia in base al fatto se la società è
quotata o non quotata.
Quando parliamo di società quotate si va a fare una valutazione d’azienda ma NON si può prescindere dalle
quotazioni di borsa. Allora li il problema è capire se il mercato è efficiente o meno.
Il vero problema nella valutazione d’azienda è nelle società non quotate!
- Se SOC NON QUOTATA: l’approccio bottom-up si stima il beta su un duplice processo: processo di
unlevering e processo di rilevering.
PROCESSO DI UNLEVERING: passare da beta levered a beta unlevered, eliminando l’influenza della
rischiosità finanziaria dal beta.
1) Si seleziona un paniere di società comparabili a quella oggetto di valutazione.
- Quante dipende da caso a caso.
- Le società comparabili individuate devono essere quotate.
- Il beta lo dà la banca dati.
4) Faccio una media e calcolo il “beta medio unlevered” (di norma si fa una media semplice).
Troviamo il beta unlevered medio del campione di società comparabili.
27/03
NB: sia che si stimi il beta delle società quotate, sia che si stimi il beta per le società non quotate con il
duplice processo di unlevering e relevering, il dato ottenuto fa riferimento a una serie storica (si parla di
beta storico)
Esistono diversi studi della corporate finance che dimostrano che nel tempo i beta delle società tendono a
slittare verso il beta di mercato che per definizione = 1.
Quindi partendo dalla regola generale la valutazione deve essere fatta in prospettiva futura, quindi è
evidente che anche guardo parliamo di beta dobbiamo usare nei diversi modelli applicati per la stima del
costo del capitale un beta prospettico, non storico.
Quindi il problema da cui partiamo è: COME RICAVARE IL BETA PROSPETTICO DAL BETA STORICO.
Quindi come passare da quello che viene definito BETA STORICO o anche BETA GREZZO (grezzo perché non
è ancora idoneo per essere inserito e usato nella stima del costo del capitale)
Il Beta grezzo va trattato e va reso prospettico -> questo beta prospettico si chiama adjusted beta.
Quando interroghiamo le banche dati, il beta adjusted lo dà già la banca dati e la formula utilizzata per
passare dal raw beta (beta grezzo) al beta adjusted è la FORMULA DI BLUM.
Come si ottiene il BETA ADJUSTED è una media ponderata del raw beta (che pesa per il 66%) e del beta
di mercato (che pesa per il 33%).
Siccome il beta di mercato (Bmkt) è=1 allora possiamo scrivere la formula così: BETA ADJUSTED= 0,66 x
Raw beta + 0,33.
Ipotizziamo di avere beta grezzo (beta storico detto anche raw beta), applicando questa formula vediamo
che:
- se il raw beta è >1 allora il beta adjusted sarà minore
- se il raw beta è <1 allora il beta adjusted sarà
maggiore.
Rischio non sistematico o diversificabile: (rappresentato dalla curva) questo rischio non viene
apprezzato dal beta nel modello CAPM.
In questo caso il rischio può essere ridotto allargando il portafoglio, quindi effettuando investimenti in
settori diversi.
NB: ma quando applichiamo il CAPM quel modello tiene conto SOLO del rischio sistematico.
IMPORTANTE pensiamo agli investitori tipo; questi possono essere:
- investitori con investimenti CONCENTRATI (non diversificano il portafoglio): sono investitori operativi o
strategici (es. aziende familiari dove il capitale è concentrato solo in un’azienda o solo in un settore)
- investitori con investimenti DIVERSIFICATI: investitori finanziari come le banche d’affari.
NB: quando dobbiamo valutare società non quotata (PMI o grande impresa non quotata) con portafoglio
concentrato, ha senso applicare il CAPM??
Nel caso di investitori finanziari (società quotate con diversificazione portafoglio) il rischio non
sistematico tende ad annullarsi quindi il CAPM può essere applicato.
Ma se valutiamo l’imprenditore della PMI, il beta sottostima la rischiosità dell’azienda!!!
Qui NON possiamo più applicare il CAPM puro, ma dobbiamo agire sulla formula e cambiarla.
Es. prendiamo le aziende di qualsiasi settore, per es le banche e mettiamo in relazione il beta di ogni
azienda e un indicatore dimensionale (di norma si prende la capitalizzazione di borsa).
Facendo questo tipo di analisi si osserva che all’aumentare della capitalizzazione di borsa delle società
(l’azienda si fa sempre più grande, quindi azienda A diventa più grande della B, la B diventa più grande
dell’azienda C e così via) i beta decrescono.
Altro modello alternativo (identico al precedente ma non abbiamo il beta; NOI usiamo altra formula) è il
BUILD-UP METHOD:
RICORDA:
- Il costo dell’equity (Ke) si usa come dato
autonomo per scontare flussi netti (approccio
equity side).
- Quando valutiamo in approccio in asset side
(scontiamo flussi lordi, prima delle componenti),
allora il costo da usare per capitalizzare e
attualizzare flussi sarà il costo dell’intero capitale
investito (costo medio ponderato del capitale -> WACC)
- Si parla del COSTO DI TUTTO IL CAPITALE INVESTITO: media di tutto il costo costo equity e costo del
debito.
Il costo dell’equity e del debito sono i due costi che servono per stimare il costo medio ponderato del
capitale (WACC) quando useremo come fattori di ponderazioni il peso dell’uno e dell’altra fonte sull’intero
capitale investito (sull’enterprise value, cioè il valore dell’azienda).
Quindi il costo medio ponderato del capitale è la media ponderata del costo di proprietà e il costo del
debito.
RICORDA: Quando diciamo Kd è costo LORDO del debito. Il costo NETTO è Kd*(1-t).
Questa tabella serve perché ci fa capire come stimare il costo del debito; il processo è questo:
- si calcola il ROD degli ultimi 3 esercizi (es. 31/12/18 data valutazione, allora si calcola ROD del 2016, 2017,
2018).
- a ognuno dei 3 valori individuati si sottrae il corrispondente risk free rate (quindi il risk free rate al
31/12/16, al 31/12/17 e al 31/12/18) e si trova lo spread.
- si trovano i vari spread e si fa media degli spread su dati storici si trova quanto ci costa tenendo conto
del profilo di rischio.
- per calcolare il costo del debito basta prendere il risk free rate al 31/12/18 e aggiungerci lo spread.
C’è un problema quando stimiamo il costo medio ponderato del capitale abbiamo detto che i pesi
devono essere calcolati a valori di mercato (non di libro), ma se devo valutare un’azienda non quotata non
esiste il valore di mercato (il valore di mercato è il risultato della mia stima, lo devo stimare io con la
valutazione).
il valore dell’equity è il risultato finale della nostra stima!
Allora il problema è: come faccio ad arrivare a quel valore se per stimare il costo medio ponderato del
capitale devo conoscere il risultato della stima??
Siamo nel pieno di una relazione di tipo circolare:
- In una
tabella abbiamo financial equity, quindi posizione finanziaria netta e l’equity value.
- Inizialmente all’equity value mettiamo il valore di libro (anche se li ci dovrà essere il valore di mercato)
- Sotto abbiamo una tabella dove inseriamo il beta unlevered -> facciamo il processo di relevering.
- Si ha la formula di Hamada -> partendo dal beta unlevered delle società comparabili (di settore), si calcola
il beta relevered tenendo conto della struttura finanziaria della nostra azienda.
- Per calcolare il valore dell’azienda, semplificando, faccio una capitalizzazione con un flusso lordo con
metodo reddituale semplice ma non R/i ma W = (noplat/WACC) – posizione finanziaria netta
la frazione ci da l’enterprise value e sottraendo posizione finanziaria netta si trova EQUITY VALUE.
NB: Così abbiamo calcolato i pesi in base ai valori di libro.
- quindi prendiamo l’equity value che risulta fuori da questa prima stima e lo sostituiamo al valore
dell’equity value precedente.
Quindi abbiamo calcolato i pesi sulla base del risultato finale della stima attraverso un processo iterativo,
cioè con delle sostituzioni.
IMPORTANTE: Faccio la sostituzione finché il valore non sia identico al valore della stima!!!
RICORDA: il processo iterativo è utile anche per i business plan -> perché gli OF dipendono
dall’indebitamento finanziario, ma l’indebitamento finanziario dipende da quanto costa il debito.
QUANDO SI USA PROCESSO ITERATIVO???
Dipende dalla CONFIGUARZIONE DI VALORE ricercata -> le configurazioni sono valore economico, valore
potenziale, valore sinergico.
NB: Quando si deve separare il valore economico, bisogna fare riferimento alla situazione finanziaria in
atto, quindi bisogna usare il processo iterativo (stima fatta a valori correnti ovviamente)
2) Altra soluzione è far riferimento, per la stima del valore economico, alla STRUTTURA MEDIA DI
SETTORE (sempre a valore correnti).
3) Infine, se invece vogliamo una struttura finanziaria obiettivo DIVERSA da quella in atto si può fare con
un valore potenziale della struttura (STRUTTURA FINANZIARIA TARGET).
Viene fuori un valore potenziale perché non è la situazione finanziaria in atto ma una situazione a cui
tendo.
NB: quando si tratta di stimare il valore economico è meglio il valore iterativo, se invece dobbiamo andare
verso valore potenziale allora è meglio usare una struttura obiettivo.
28/03/19
- D/E
- WACC
Equity Value
Soluzioni:
- struttura finanziaria in atto
- struttura media di settore
- struttura finanziaria target
Il costo del capitale: oggi trattiamo un modello che è molto utile per la valutazione d'azienda perché è alla
base delle così dette RISTRUTTURAZIONI FINANZIARIE, ossia operazioni che, agendo sulla leva finanziaria,
riescono a far accrescere il valore dell'azienda.
Quindi riprogettando la struttura finanziaria di un’azienda, e quindi il suo rapporto tra capitale di terzi e
capitale di proprietà e poi guardando al capiate di terzi considerando la più idonea composizione delle due,
riesco ad accrescerne il valore.
La leva finanziaria (rapporto tra debito e valore dell'azienda) incide o non incide sul valore dell'azienda
inteso come enterprise value?
Si parla delle radici degli studi di finanza, perché in questo modello sono inclusi anche gli studi di
Modigliani e Miller, questi due studiosi avevano fatto due ipotesi:
- Il primo modello Modigliani Miller è
rappresentato su questo schema dalla
retta orizzontale.
Secondo questo modello, quando
l’azienda si finanzia di più con capitale di
debito, aumenta la domanda di capitale
di debito, aumenta il costo del capitale di
debito (per la legge della domanda e
dell'offerta), ma si riduce il costo del
capitale di proprietà.
Quindi in base alla legge della domanda
e dell'offerta, se si ricorre più ad una
fonte, quella fonte costa di più ma la
fonte meno utilizzata costerà di meno, quindi in assenza di leva finanziaria il valore unlevered dell'azienda
è indifferente al grado di indebitamento, il valore non cambia (retta orizzontale).
- Il secondo modello Modigliani-Miller: questi due studiosi tornarono successivamente sul loro modello, e
capirono che quello che avevano fatto nel precedente modello sarebbero stati giusti se non ci fosse lo
scudo fiscale.
Il ricorso al capitale di debito genera un risparmio di imposte (retta crescente) quindi il valore unlevered
dell'azienda (l'equity value) tiene conto del risparmio dovuto alla deducibilità degli oneri finanziari, quindi
secondo questa tesi ricorrere di più al capitale di debito permette di far aumentare il valore dell'azienda.
Però in questo modello il discorso andava avanti all'infinito.
Successivamente, un altro studioso chiamato Altman, dice che questo discorso è assolutamente vero ma
solo in una prima fase: inizialmente ricorrere maggiormente al debito permette di incrementare il valore
dell'azienda, ma questo vale fino ad un certo punto perché poi emergono i costi connessi allo
squilibrio finanziario e all'eccessiva rischiosità finanziaria.
La curva presenta infatti un andamento campanulate, c’è un punto di massimo dopo il quale il valore
dell'azienda torna a diminuire.
Due ragioni:
1) Aumentando il rischio finanziario, aumenta il costo di entrambe le fonti (debito e capitale proprietà).
Il premio non dipende solo dalla rischiosità operativa ma anche da quella finanziaria e quindi se
l'indebitamento cresce, il rischio finanziario cresce e quindi cresce sia il costo del debito per effetto del
maggior spread, ma cresce anche il costo del capitale di proprietà per il maggior rischio.
2) I costi del dissesto (es. costi legati a cause), perché quando le aziende adottano certi livelli di
indebitamento iniziano a manifestarsi situazioni di insolvenza (es. non si pagano certi fornitori, i fornitori ci
fanno causa, ...) e quindi le aziende si devono difendere sostenendo costi legali costi monetari che
agiscono non sui tassi ma sui flussi e fanno diminuire il valore dell'azienda.
Quando l'azienda ricorre troppo al capitale di proprietà si trova dall’altro lato del punto di massimo quindi
occorre indebitarsi.
In conclusione: Se siamo a destra del punto di ottimo bisogna ricapitalizzarsi e così facendo si accresce il
valore della nostra azienda; se siamo a sinistra bisogna indebitarsi.
Questo fa capire che il grado di leva finanziaria incide sul valore dell'azienda!!!
NB: Il costo del capitale di proprietà e il costo del debito stanno sempre ad un diverso livello: a qualsiasi
livello di indebitamento, il costo dell'equity è maggiore del costo del debito.
L'andamento del costo medio ponderato del capitale si presenta come curva con un punto di minimo,
invece la curva dell’enterprise value ha un punto di massimo il punto di massimo dell'enterprise value
coincide con il punto di minimo del WACC.
Quindi alla domanda, il maggior ricorso all'indebitamento fa aumentare o fa diminuire il valore
dell'azienda? La risposta è: dipende da dove ci collochiamo.
Se l’azienda è poco indebitata, allora il suo valore aumenta, mentre se essa è sottocapitalizzata allora il suo
valore diminuisce.
Formule di valutazione:
i metodi reddituali e finanziari sono una famiglia di metodi che si caratterizzano per utilizzare ad es. flussi
reddituali (metodi reddituali), o innumerevoli varianti. il problema vero non solo quello di conoscere le
formule, ma bisogna saper scegliere le formule indicate al caso specifico, cioè bisogna sapere quando una
formula è indicata per fare la valutazione (bisogna capire l'applicabilità delle formule).
Capitalizzazione:
quadrante in alto a sinistra: capitalizziamo redditi netti normali attesi con la formula R/i con il metodo
reddituale semplice con l'approccio levered.
Se utilizziamo il NOPLAT (flusso lordo), si tratta sempre di un metodo reddituale semplice, il NOPLAT va
capitalizzato e poi diviso per il WACC, in questo modo si ottiene l'enterprise value. Poi, per ottenere
l'equity value si sottrae la PFN (se la PFN è passiva si sottrae; se fosse una PFN attiva, si aggiunge).
Attualizzazione:
quando attualizziamo, NON ci serviamo di un unico reddito netto o un NOPLAT medio normale atteso, ma
abbiamo molteplici flussi, riferiti ad anni diversi, ciascuno dei quali viene scontato alla data di valutazione. Il
processo di attualizzazione lo possiamo fare con flussi netti, quindi con il metodo reddituale complesso
variante levered oppure con flussi lordi (prima delle componenti finanziarie) abbiamo il metodo reddituale
complesso nella variante unlevered.
Partiamo dal metodo reddituale semplice aggiungendo un ulteriore variabile: l'orizzonte di vita
dell'azienda.
L'azienda che abbiamo di fronte, ha un orizzonte di vita limitato o illimitato? Se non ci sono elementi tali da
farci supporre che la vita dell'azienda abbia termine, noi ipotizziamo che quell'azienda abbia un orizzonte di
vita illimitato.
- Se l'orizzonte di vita è illimitato, ci vogliono formule che si basano su rendite perpetue,
- Se l’orizzonte di vita è limitato ci vogliono le formule delle rendite temporanee e limitate
IMPORTANTE: Queste 2 sono formule del metodo reddituale semplice in tutti quei casi in cui l'orizzonte di
vita è illimitato.
Da che cosa si desume che queste formule sono indicate in caso di aziende con orizzonte di vita
illimitato?
Dal fatto che ad esempio prendiamo la prima formula R/i, potremmo anche scriverlo R*(1/i), quindi 1 su
0.10 se il costo dell'equity fosse pari al 10%, bene quell'1 su 0.10 non è altro che il valore di una rendita
perpetua quindi una rendita illimitata al tasso del 10%.
Queste formule si basano su una RENDITA PERPETUA, questo ci fa capire che ovviamente sono formule
indicate in tutti quei casi in cui, la stragrande maggioranza dei casi, siamo chiamati a stimare aziende con
orizzonte di vita illimitato.
Introduciamo un’ulteriore variabile: l’azienda ha un orizzonte di vita limitato, quindi l’azienda genera
redditi ma per numero limitato di anni.
Ma alla fine della vita dell'azienda, residua un capitale da liquidare, da realizzare, da convertire in denaro
oppure no?
Es: costruiamo un bel cantiere su un terreno demaniale, concessione trentennale. L’autorità portuale ci dà
la concessione, ma fra 30 anni il cantiere diventerà di proprietà del demanio, dunque il valore residuo del
cantiere a quella data sarà zero.
Alla fine dell'orizzonte di vita dell'azienda residua un capitale che potrà costituire oggetto di liquidazione
o no? Abbiamo varie formule da applicare al metodo reddituale semplice in base a se ci troviamo nella
variante levered o unlevered:
- Variante levered => formula del metodo
reddituale semplice da applicare ad
aziende in concessione nella variante
levered: valore azienda = R * a figurato n
al tasso i.
Questo è il valore di una RENDITA
TEMPORANEA, infatti l'azienda genera
reddito per n anni, non all'infinito.
“n” assume significati diversi nelle diverse
metodologie, ma qui rappresenta gli anni
residui della vita dell'azienda.
“i” è il costo dell'equity espresso in
termini reali.
NB: Per quanto riguarda il metodo
reddituale semplice la variante più
utilizzata è quella levered, anche
se oggi la situazione sta cambiando, si stanno diffondendo anche metodi reddituali che utilizzano flussi
unlevered ma di norma si capitalizzano e si attualizzano redditi, e non NOPLAT.
- Variante unlevered: il prodotto viene fatto tra NOPLAT e il valore attuale di una rendita temporanea di n
anni al tasso del costo medio ponderato del capitale: NOPLAT * a figurato n al tasso del costo medio
ponderato del capitale = enterprise value.
A questo punto per arrivare all'equity value si dovrà sottrarre la PFN: W= ENTERPRISE VALUE - PFN
NB: Qui non c'è un capitale finale da aggiungere per incrementare il valore dell’azienda perché con la fine di
essa non residua capitale.
Se residua il capitale, la formula diventa più complessa: il valore dell'azienda dipende quindi dai flussi che
genera in n anni di vita residua + il valore di liquidazione del capitale che però dovrò scontare (quindi
riportare indietro nel tempo alla data di valutazione).
In sostanza si valuta l'azienda sulla base di un reddito che l'azienda genererà in un certo periodo,
alla fine del periodo ho un valore di liquidazione che devo scontare alla data di valutazione.
Un'azienda in concessione si valuta con il metodo reddituale semplice, ma la formula da utilizzare NON è
R/i perché questa è la formula di una rendita perpetua!! questo è un errore che viene commesso spesso.
La formula da utilizzare è: R*a figurato n al tasso i.
L'esperto deve inoltre capire se applicare l'attualizzazione o la capitalizzazione. Ci sono casi in cui
la capitalizzazione non è proprio possibile, o il contrario casi nei quali è indicata la capitalizzazione
e non l'attualizzazione.
Questo primo periodo di 5 anni lo chiamiamo periodo delle previsioni esplicite (o analitiche, o
puntuali). Per quanti anni si fanno previsioni puntuali? Non c'è una soluzione valida in assoluto, dipende da
caso a caso, ma è vero anche che più ci si spinge avanti nel tempo più si ha a che fare con dati meno
attendibili, si crea un trade off, che dobbiamo risolvere nel modo migliore, caso per caso.
L'azienda con un orizzonte di vita illimitato non genera flussi solamente per 5 anni, genera flussi all'infinito
quindi occorre quindi tener conto dei flussi che seguiranno, perché valore dell'azienda non dipende
esclusivamente dai flussi generati nei prossimi 5 anni ma dipende tutti i flussi generati anche negli anni
successivi al periodo di previsione analitica o esplicita o puntuale.
Come faccio a tener conto di questo ulteriore valore?
Questo ulteriore valore si stima attraverso una grandezza chiamata TERMINAL VALUE, ovvero il valore che
assume l'azienda alla fine del periodo di previsioni analitiche.
NB: dal punto di vista della collocazione temporale, il terminal value si colloca alla fine del periodo delle
previsioni analitiche e quindi anch'esso dovrà essere scontato alla data di valutazione.
Nella variante LEVERED, il valore dell’azienda è dato dalla sommatoria per t che va da 1 a n dei redditi
netti di previsione analitica dei vari anni scontati al costo del capitale di proprietà alla data di valutazione
+ il terminal value che dovrà essere scontato alla data di valutazione per n anni (dove n rappresenta il
periodo delle previsioni analitiche).
NB: “n” qui assume un significato diverso dalla formula precedente del metodo reddituale semplice:
nella formula del metodo reddituale semplice n rappresentava la vita residua dell'azienda, qui indica il
periodo delle previsioni analitiche (5 anni nell'esempio precedente), ovvero il primo periodo.
29/03/19
La domanda che ci poniamo ora è: per quanti anni si devono fare previsioni analitiche?
Non è possibile rispondere in modo preciso
alla domanda ma dobbiamo osservare caso
per caso.
Però possiamo fare qualche riflessione per
darci dei criteri orientativi:
Il metodo dell’attualizzazione è
particolarmente indicato per valutare
aziende che si trovano in situazioni di tipo
evolutivo (aziende in cambiamento, il che
non significa necessariamente
miglioramento).
Una situazione evolutiva è una situazione
nella quale i flussi crescono fino ad arrivare
a un livello “a regime”, o diminuiscono fino
a arrivare a un livello “a regime”.
Quando invece abbiamo a che fare con aziende mature, che hanno flussi tendenzialmente stabili, in quel
caso viene bene applicare la capitalizzazione.
NB: Se è vero che l’attualizzazione si adatta bene a situazioni di tipo evolutivo, potremmo fare previsioni
analitiche fino all’anno in cui si raggiunge una situazione di regime (anno in cui c’è un’evoluzione, ossia un
aumento o una diminuzione dei flussi), quindi fare previsioni per gli anni necessari a raggiungere uno stato
stazionario dei flussi.
OSSERVAZIONE: ci sono casi nei quali il terminal value potrebbe avere un valore superiore al valore finale
dell’azienda. Ad esempio, l’azienda vale 1 milione e il terminal value attualizzato 1.100 milioni.
Ciò vorrà dire che i flussi nella previsione analitica sono NEGATIVI e che quindi attualizzati portano a un
flusso negativo.
Questo si può riscontrare nel caso di una azienda neocostituita come ad es.
un’azienda start-up che nei primi 3-4 anni di vita genera flussi di cassa
negativi. Riportiamo l’andamento dei flussi di cassa su un piano cartesiano:
se la valutazione viene fatta all’inizio di questo periodo, la parte colorata
rappresenta i 5 anni di previsioni analitiche (5 flussi negativi) e il valore
dell’azienda deriverà tutto dal terminal value attualizzato, che in questo
caso, dal punto di vista percentuale, è maggiore del 100% del valore finale
dell’azienda, perché in parte è annullato dai flussi negativi attualizzati che
portano a un valore attuale di segno negativo.
Primo caso: stima del TERMINAL VALUE per aziende con ORIZZONTE DI VITA ILLIMITATO
Bisogna introdurre nell’analisi due ulteriori variabili che sono riconducibili a due ipotesi alternative di fondo
che possono essere adottate nella stima:
- ipotesi dello Steady State: “stato stazionario” in cui l’azienda cresce fino ad arrivare ad un certo stato
stazionario.
Ciò non significa che i flussi non crescono più (infatti essi crescono anche per effetto dell’aumento dei
prezzi) ma vuol dire che i volumi di vendita si assestano.
Quindi stato stazionario significa che noi ipotizziamo una crescita in termini nominali a cui corrisponde una
staticità in termini reali.
Ad esempio: potremmo avere una crescita in termini nominali del 2%, ma siccome l’inflazione è pari al 2%
la crescita reale è nulla. Questa è l’ipotesi valutativa più difensiva, meno aggressiva.
- ipotesi dello Steady Growth: “crescita stazionaria” e quindi un'azienda che dopo una crescita repentina, o
anche una decrescita, denota una situazione di crescita ad un tasso stazionario quindi una crescita non
solo in termini nominali ma anche in termini reali. Questa è l’ipotesi di valutazione più aggressiva.
Allora vediamo un po' la differenza fra lo steady state e lo steady growth in termini di formule , perché la
differenza risiede nel tasso di crescita in perpetuità dell'azienda, cioè nella misura del tasso di crescita che
noi utilizziamo nella stima del terminal value.
[NON è W ma TV]
- Approccio LEVERED, Steady State e Steady Growth.
Il terminal value si stima capitalizzando un flusso (in
questo caso stiamo parlando reddito medio normale
prospettico) a regime. Come si capitalizza?
I tassi che stanno al denominatore, in tutte le
formule, sono espressi in termini nominali.
Es. se avessi un reddito a regime di 500mila euro
diviso il tasso del 10% avrei 0,10 nominale.
Nello Steady State noi andiamo a sottrarre da
questo tasso nominale il tasso di crescita “steady
state” pari al tasso atteso di inflazione.
Quindi se facciamo la differenza (i-g) dove g = π
(tasso atteso di inflazione), è come se andassimo a capitalizzare quel reddito con un tasso espresso in
termini reali.
R/i con i espresso in termini reali, o i nominale - tasso atteso di inflazione è la stessa cosa!!!
NB: 1/(1-g) è una successione matematica, è come se ipotizzassimo che il numeratore sale nel tempo al
tasso atteso di inflazione. Ed è esattamente come vogliamo, perché ci interessa che il flusso nel tempo
cresca ma SOLO al ritmo dell’inflazione e non in termini reali, e infatti “g” lo poniamo pari al tasso medio di
inflazione.
Nello Steady Growth il tasso di crescita cambia: g (tasso di crescita in perpetuità) è maggiore di π (tasso
atteso di inflazione), quindi ipotizziamo una crescita sia in termini nominali ma anche in termini reali
i flussi crescono anche in termini reali: vendiamo di più e produciamo di più!!!
ESEMPIO NUMERICO: Costo dell’equity 10% (i = 0,10), tasso atteso di inflazione 2% (quindi 0,02),
(NB. dove si prede il tasso atteso di inflazione? Dalla Banca d’Italia, o dalla BCE o dall’Outlook del fondo
monetario internazionale.)
Quali dati inseriamo?
Steady state: i-g = 0,10-0,02 = 0,08.
NB: Se ipotizziamo una crescita in termini reali di volumi anche dell’1%, allora andremo a sottrarre da 0,10
non solo lo 0,02 ma lo 0,03. Quindi il denominatore diminuisce perché da 0,08 di steady state, passa al 0,07
di steady growth (il denominatore diminuisce e il terminal value a parità di flussi aumenta).
C’è un limite massimo a g? Si, è il limite massimo che deduciamo in via logica, ossia la crescita del sistema
economico il limite massimo corrisponde con il tasso di crescita del PIL.
Se un’azienda cresce all’infinito, con un ritmo superiore al prodotto interno loro, ad un certo punto
diventerà essa stessa il sistema economico, e ciò non ha senso. Possiamo ipotizzare il tasso di crescita ma
solo per un numero non superiore alla crescita del sistema economico.
- Approccio UNLEVERED, il discorso è uguale, ma non avremo più i redditi netti, avremo i NOPLAT a regime
che vengono capitalizzati al WACC abbattuto del tasso di crescita.
Il tasso di crescita nello steady state è g = tasso atteso dell’inflazione, mentre il tasso di crescita nello
steady growth avrà un valore superiore rispetto al tasso atteso d’inflazione.
ATTENZIONE: Il punto centrale, nelle metodologie basate sull’attualizzazione, sta proprio nel g.
Piccole variazioni (di 0,01 o 0,05) fanno variare enormemente il valore del terminal value e di conseguenza
anche il valore dell’azienda!!!
È sempre buona norma terminare una relazione di stima con un’analisi di sensitività, ossia una tabella dove
mettiamo in relazione costi del capitale diversi (magari con 5 diversi valori) con 5 diversi tassi di crescita, in
modo da ottenere tutte le combinazioni di valori.
Esempio con 3 valori:
Abbiamo una tabella di questo tipo: abbiamo il costo medio ponderato del capitale (WACC) e il tasso di
crescita (g). Ipotizziamo il valore medio del WACC è 8%, a sinistra abbattiamo il valore di 0,5% e sarà di
7,5%, a destra lo aumentiamo di 0,5% e sarà di 8,5%.
Per il tasso di crescita (g) avremo come valore medio 1, sopra di 0,5 e sotto di 1,5.
Il valore centrale, che in perizia indichiamo come valore preferibile, non è l’unico valore, ma abbiamo 9
valori diversi, e possiamo vedere come il valore cambia in funzione dei diversi parametri (analisi di
sensitività).
Noi parliamo di stime e possiamo parlare solo di valori realistici e coerenti con le ipotesi che abbiamo posto
alla base della nostra stima!!!
secondo caso: stima del TERMINAL VALUE per aziende con ORIZZONTE DI VITA LIMITATO
Potremmo usare il metodo dell’attualizzazione nell’ipotesi di aziende con orizzonte di vita limitato. Ma in
questo caso non stimeremo più un Terminal Value ipotizzando
la continuità dell’azienda all’infinito, ma ipotizzando la
liquidazione dell’azienda alla fine del periodo delle previsioni
analitiche.
Nella variante LEVERED, andremo ad aggiungere il capitale
netto di liquidazione. Cioè quanto realizzerò alla fine delle
previsioni analitiche disinvestendo, quindi smobilizzando tutti gli investimenti e pagando i debiti.
Nella variante UNLEVERED, andremo ad aggiungere il valore di liquidazione dell’attivo operativo quindi in
questo caso NON tengo conto dei debiti perché nella formula in fondo andiamo a sottrarre oggi la PFN.
Riassumendo: prima cosa importante, le formule basate sulla capitalizzazione sono indicate tutte le volte
che il profilo dei flussi attesi denota una costanza, non sono indicate se abbiamo situazioni evolutive (non
solo crescita dei flussi ma anche quello della diminuzione dei flussi).
PROCESSO DI VALUTAZIONE E I DOCUMENTI:
2. RICLASSIFICAZIONE DEGLI STATI PATRIMONIALI (ovviamente con il criterio della pertinenza gestionale)
3. RICLASSIFICAZIONE/NORMALIZZAZIONE DEI CONTI ECONOMICI STORICI
4. DEFINIRE GLI ORIZZONTI PROSPETTICI
Ossia, la scelta tra un orizzonte di vita dell’azienda limitato o illimitato, poiché in base a questa decisione,
cambiamo completamente le formule valutative, ma anche dell’orizzonte delle previsioni analitiche
Se poi applichiamo metodologie basate sull’attualizzazione, allora dobbiamo decidere anche il periodo delle
osservazioni analitiche, ossia per quanti anni fare valutazioni analitiche (per esempio 5 anni).
La definizione del periodo delle previsioni analitiche serve anche nella capitalizzazione, dato che il metodo
reddituale semplice (W= R/i) prevede che al nominatore ci sia un reddito medio normale (medio perché è la
media di redditi puntuali attesi, o alle volte di redditi storici, o alle volte di redditi attesi e storici, infatti le
previsioni puntuali vanno fatte anche con riferimento al metodo basato sulla capitalizzazione).
5. STIMARE I SINGOLI REDDITI PROSPETTICI (con riferimento all’orizzonte temporale prospettico scelto)
6. STIMA DEL REDDITO MEDIO-NORMALE ATTESO (solo per il metodo reddituale semplice)
Se noi ci basiamo sulla capitalizzazione, il metodo reddituale semplice è basato sulla capitalizzazione di un
reddito medio-normale atteso o di un Noplat medio-normale atteso.
Definiti i flussi (o unico flusso medio o una serie di flussi puntuali attesi), per fare la valutazione ho bisogno:
7. STIMA DEL TASSO DI CAPITALIZZAZIONE O ATTUALIZZAZIONE
8. STIMA DEL VALORE TERMINALE (nel caso del metodo reddituale complesso)
9. A questo punto scaturisce la VALUTAZIONE FINALE: si mettono insieme tutti i dati e si fa una
capitalizzazione o un’attualizzazione.
QUAL È LA BASE INFORMATIVA CHE OCCORRE PER APPLICARE I METODI REDDITUALI?
ATTENZIONE: Bisogna essere cauti nell’utilizzare questi dati perché le previsioni che troviamo in azienda,
soprattutto a livello di budget, si possono ispirare a 2 logiche diverse:
1. Logica prettamente previsionale: si cerca di prevedere quali saranno gli scenari più probabili e i
valori che ne deriveranno a livello di conto economico, di stato patrimoniale etc.
2. Logica tipicamente motivazionale: quando vado a fare il budget, per es. il budget dei ricavi di
vendita non vado ad inserire il valore più probabile per il prossimo anno, ma un fatturato obiettivo
a cui tendere (sovrastimiamo i ricavi per dare un obiettivo alle vendite).
Allo stesso modo, quando vado a stimare i costi industriali di produzione non vado a mettere i costi
più probabili, ma costi più bassi che rappresentano degli obiettivi per la cost reduction
(sottostimiamo i costi per dare un obiettivo alle politiche di riduzione dei costi).
Se seguiamo questa logica, alla fine ci troviamo con una performance sovrastimata.
È evidente che i budget stimati con la logica motivazionale NON sono idonei alla valutazione!!!
Come si fa a capre se i documenti (budget e piani) sono idonei ad essere utilizzati per la valutazione?
Basta fare un confronto con i dati a preventivo e i dati a consuntivo.
Se i dati a preventivo rispecchiano più o meno i dati a consuntivo, allora quella pianificazione è stata fatta
secondo una logica previsionale; se i budget prevedono dei risultati migliori di quelli che si verificano a
consuntivo, allora siamo di fronte a dei documenti redatti secondo una logica motivazionale.
Un documento molto importante, anche per definire il piano degli ammortamenti, è il Piano degli
investimenti (6), ma spesso non è disponibile o, quando lo è, è un documento sensibile perché svelare il
piano degli investimenti vuol dire svelare le strategie future dell’impresa, informazioni che, se pubbliche,
possono danneggiare l’impresa e la sua posizione competitiva.
Altre informazioni della base informativa sono: Informazioni sulla variabilità delle singole voci di costo (7),
Informazioni sul costo del capitale (8) ossia i tassi dei titoli di Stato che ci servono come proxy per il risk
free rate, equity risk premium, small size premium, specific company risk premium, ecc.
3/04/19