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CAPITOLO 3

Come nascono i minerali


LE FORME NEI MINERALI

• Andiamo a vedere ora l’aspetto che più ci lascia stupiti quando ci veniamo a
trovare di fronte ad un campione di minerale cristallizzato: LE FORME
GEOMETRICHE DEI MINERALI.
• Ricordiamo una definizione estremamente sintetica:
• “ UN MINERALE E’ UN COMPONENTE NATURALE,INORGANICO ED
OMOGENEO DELLA CROSTA TERRESTRE “
• Analizziamo insieme queste poche parole:
• _ Componente naturale, si è formato in seguito ad uno dei tanti processi fisico-
chimici che hanno trasformato e trasformano la crosta terrestre fin dal tempo
del suo primconsolidamento.
• _ Inorganico, che non deve essere stato materia viva; al massimo può essere
stato elaborato da un essere vivente come ad esempio il “Carbonato di Calcio”,
secreto dai molluschi per le loro conchiglie.
• _ Omogeneo, dal punto di vista chimico. E’ chimicamente omogeneo quando
presenta un costante e ben definito rapporto tra gli elementi chimici che lo
compongono, ed il tutto è quindi esprimibile mediante una formula chimica.
• _ Componente della crosta terrestre, che costituisce, da solo od associato ad
altri minerali, quelle masse più o meno grandi dette “ ROCCE “ che hanno una
propria origine geologica e che nel loro insieme costituiscono la crosta terrestre.
• Per lo più, i minerali mostrano una struttura interna
regolare; le minuscole particelle che li compongono
(dette “Atomi “, o “ Ioni “ se dotate di carica elettrica)
sono ordinate in modo ben definito e caratteristico in
tutte le direzioni dello spazio. Si parla in questo caso
di MINERALE CRISTALLINO.
• In qualche raro caso l’omogeneità del minerale è un fatto
puramente statistico, con le particelle disposte
internamente in modo caotico. Si parla in questo caso di
MINERALE AMORFO. Un esempio ne è l’Opale.
• Compiremo ora una rapida carrellata sulla
formazione dei minerali, sulla loro genesi,
per poi andare a vedere di capire il come e
perché delle forme geometriche che hanno
assunto durante la loro crescita.
FORMAZIONE DEI MINERALI
L’origine dei minerali è
strettamente legata alla
formazione delle rocce ed alla
loro evoluzione. La parte solida
del nostro pianeta, cioè la
CROSTA CONTINENTALE, è
conosciuta solo parzialmente in
quanto i sondaggi permessi dalla
nostra attuale tecnologia ci hanno
consentito di effettuare
trivellazioni che hanno raggiunto
la profondità di circa 13-15 Km;
ciò ha permesso delle
prospezioni sulla distribuzione
degli elementi chimici in essa
contenuti.
I riscontri ottenuti da vari
studiosi e con metodi diversi
concordano in alcuni punti:
• n. 12 elementi costituiscono il
99,5% in peso dell’intera crosta, e
con altri 12 si raggiunge il 99,9%
• i restanti elementi sono presenti
solo come tracce disperse.
I MINERALI SI SONO ORIGINATE IN TRE MODI :
Per solidificazione dei magmi
Per deposizione sedimentaria
Per metamorfismo di rocce preesistenti
• Il "Ciclo delle Rocce", proposto per
Dal ciclo elle rocce
la prima volta da James Hutton
quasi 200 anni or sono, costituisce
ancora oggi il fondamento della
Geodinamica.
• Nella versione di Hutton le rocce
vengono alterate dagli agenti
atmosferici in modo da formare
sedimenti, che successivamente si
stratificano. Dopo essere rimaste a
lungo in profondità le rocce
subiscono una metamorfosi e/o una
fusione.
• In seguito si deformano e si
sollevano in catene montuose per
essere di nuovo alterate dagli agenti
atmosferici e riciclate.
• La moderna teoria della tettonica a
zolle è, in un certo senso,
un’elaborazione del ciclo delle rocce
formulato da Hutton.
GENESI MAGMATICA

Il magma è una massa fusa ad alta


temperatura costituita da molti elementi
di cui pochi volatili; include però una
gran quantità di vapore d’acqua. Per
perdita di calore si raffredda e tende a
cristallizzare. Le fasi di raffreddamento,
sia in profondità sia verso la superficie
della terra e relativa cristallizzazione,
sono fortemente condizionate anche dalla
pressione.
• Si distinguono in:
• FASE ORTOMAGMATICA - Con temperature comprese tra
il fuso e 750°C avviene la separazione di quasi tut ti i
minerali silicati, in ordine alle rispettive temperature di
cristallizzazione ed al chimismo totale del magma. Gli
elementi volatili come Cloro, Fluoro e Vapore d’acqua,
trovandosi esclusi dai reticoli di quasi tutti i minerali
formatisi, si concentrano nel residuo liquido che occupa un
volume sempre più piccolo, dentro il quale si determina un
aumento della pressione. In questa fase cristallizzano
minerali come Pirosseno, Anfibolo, Mica e di seguito Albite,
Anortite, Ortoclasio, Quarzo, Magnetite, Pirrotina.
• FASE PEGMATITICA - Con temperature comprese tra
750°C e 450°C presenta una pressione maggiore della fase
precedente e vi partecipano, con notevole attività, i prodotti
volatili esclusi nella prima fase. Si hanno in genere grossi
cristalli di minerali di varie specie. In questa fase
cristallizzano Berillo, Topazio, Smeraldo, Acquamarina e
molte varietà di Tormalina, Apatite, Spudomene ed altre
specie rare. Con questa fase, tutto il magma è in pratica
cristallizzato; rimane solo più una piccola parte dei prodotti
volatili che non ha trovato impiego nelle mineralizzazioni
della fase.
• FASE PNEUMATOLITICA - Con temperature comprese
tra 450°C e 372°C le sostanze volatili rimaste, fav orite dal
vapore d’acqua, reagiscono con le rocce di contatto e
danno origine ad altre specie minerali. Prendono corpo in
questa fase Cassiterite, Molibdenite, Scheelite, Vesuviana,
Grossularia, ed altre varietà di Granato. I giacimenti di
minerali, formatisi in questa fase, prendono il nome di
“Giacimenti di Contatto” perché si formano tra le masse
magmatiche e le rocce incassanti.
• FASE IDROTERMALE - Con temperature da 372°C a
decrescere il vapore d’acqua passa dallo stato gassoso a
quello liquido. L’acqua ha in soluzione molti elementi
minerali che depone nelle fessure delle rocce formando i
“Filoni” e si generano così solfuri ed altri minerali come
Blenda, Pirite, Galena, Antimonite, Cinabro, Fluorite,
Siderite, Barite e Quarzo. Nel caso in cui il magma si sia
solidificato prevalentemente in superficie, molti vapori e gas
sublimano lungo le pareti rocciose che delimitano le fessure
dando luogo alla nascita di Zolfo, Realgar, Orpimento,
Atacamite ed altri.
GENESI SEDIMENTARIA
Attraverso l’azione fisica e chimica, le rocce, nel tempo,
si disgregano e si trasformano. I minerali inglobati sono
disciolti nelle acque e trascinati altrove dove, depositandosi
o cristallizzandosi nuovamente per evaporazione delle
acque stesse, danno origine ai “Giacimenti Sedimentari”.
Questi si sogliono distinguerli in due parti:
• IL CAPPELLACCIO – E’ la parte alta del giacimento dove
avviene anche la più gran parte di alterazioni per
ossidazione e nella quale prendono origine Argento, Rame,
Cuprite, Malachite, Azzurrite, Cerussite, Anglesite,
Sminthsonite, Emimorfite.
• IL BACINO – E’ la parte bassa del giacimento dove le
alterazioni sono ridotte quasi a zero e dove si formano
minerali come Calcite, Aragonite, Dolomite, Gesso,
Anidride, Zolfo e Salgemma.
GENESI METAMORFICA
Le rocce, che non sono statiche in quanto la crosta
terrestre è in continuo movimento, sebbene non
percettibile da noi, sono soggette ad alterazioni dovute a
dislocazione, ricoprimento, caduta in profondità, trazione
e compressione. Si creano così forti pressioni che
provocano notevoli innalzamenti di temperatura che
originano modificazioni fisiche e chimiche ai minerali che
le compongono. Anche in questa fase riconosciamo
ambienti caratteristici di modificazioni in relazione alla
profondità cui avvengono e sono distinti in:
• EPIZONA – Modificazioni che avvengono entro una
profondità di circa 7.000 metri
• MESOZONA – Modificazioni che avvengono tra 7.000 e
12.000 metri
• CATAZONA – Modificazioni che avvengono tra 12.000
e 20.000 metri
LA STRUTTURA DELL’ATOMO

• I minerali sono costituiti da atomi e ioni, che possono essere visti come un
aggregato di particelle elementari, ciascuna delle quali caratterizzabile da una
massa e da una carica elettrica.
• I tipi di particelle quantitativamente più importanti sono gli elettroni, i protoni e i
neutroni.
• L’elettrone è una particella materiale alla quale si associa una carica
elettrica negativa; il protone ha una carica elettrica positiva che è 1836
volte più grande di quella dell’elettrone; il neutrone non porta cariche
elettriche e ha una massa 1839 volte più grande di quella dell’elettrone.
• Atomi e ioni non possiedono una superficie-limite definita ma, seguendo il
modello atomico di Bohr, possono essere descritti come sfere aventi un raggio
compreso fra 0,5 e 2,5 Amstrong
• (1 A°=0,00000001 cm) formate da un nucleo centrale di protoni e neutroni, e
quindi caricato positivamente, attorno al quale si muovono, lungo complesse
traiettorie tridimensionali, gli elettroni. Negli atomi neutri il numero degli elettroni
che orbitano attorno al nucleo uguaglia quello dei protoni e di neutroni presenti
nel nucleo stesso. La somma del numero di protoni e neutroni del nucleo
prende il nome di numero di massa, e gli atomi e gli ioni che hanno lo stesso
numero atomico, ma diverso numero di massa, rappresentano i diversi isotopi
chimici degli elementi.
• Il loro studio riveste un ruolo molto importante nei problemi relativi
all’origine, all’età ed all’utilizzazione dei minerali. Gli ioni sono atomi che
hanno perso o guadagnato elettroni, trasformandosi così in particelle
con un eccesso di carica positiva, i cationi, o in particelle con un
eccesso di carica negativa, gli anioni.
• La constatazione sperimentale che gli atomi e gli ioni assorbono
ed emettono le radiazioni elettromagnetiche (raggi X, raggi
ultravioletti,infrarossi ecc.) in modo selettivo e caratteristico,cioè
assorbendo ed emettendo solo determinate “quantità” di energia, è la
base sperimentale su cui si fonda la teoria quantistica dell’atomo. Essa
venne formulata da Bohr (1913) alla luce delle esperienze di Plank
(1900) sul quanto-luce o fotone e di Einstein (1905) sull’associazione
quanto-onda e ricevette negli anni successivi i contributi di de Broglie,
Pauli e Heisenberg.
• Secondo la teoria, gli elettroni che si muovono attorno ad un
nucleo possono occupare solo determinati livelli energetici, ciascuno dei
quali può essere definito da quattro numeri interi, detti numeri quantici,
che ne esprimono il contenuto relativo in energia potenziale.
LEGAMI CHIMICI

La configurazione elettronica che compete alla stragrande


maggioranza degli elementi chimici nel loro stato fondamentale non è
stabile nelle condizioni terrestri e solo sei di questi, i cosiddetti gas
nobili (He, Ne, Ar, Xe, Rn), si trovano nella loro configurazione
fondamentale. Tutti gli altri interagendo fra loro tendono a perdere,
acquistare o condividere elettroni così da avvicinarsi alla
configurazione di un gas nobile. Questi passaggi di elettroni
interessano gli orbitali più esterni, i così detti orbitali di valenza, ed è
possibile caratterizzare la capacità che ha un atomo di attirare elettroni
nei suoi orbitali di valenza usando un valore numerico chiamato
elettronegatività.
Pauling per primo introdusse queste grandezze per la descrizione
delle forze che tengono uniti gli atomi nei minerali che in seguito
vennero ricondotte ai cinque tipi ideali di legame chimico: ionico,
covalente, metallico, di Van der Waals e idrogeno.
• LEGAME IONICO: è quel legame puramente elettrostatico che si determina tra
due ioni caricati di segno opposto. Esso si realizza quando due atomi con
valore di elettronegatività notevolmente diversi giungono a interagire. L’atomo
più elettronegativo attirerà nei propri orbitali uno o più elettroni dell’atomo meno
elettronegativo, trasformandosi così in anione; mentre l’atomo meno
elettronegativo si trasformerà in catione. Anione e catione si terranno quindi
uniti per pura attrazione elettrostatica. Poiché le forze di attrazione
elettrostatica si esercitano uniformemente e radicalmente, il legame ionico è un
legame non direzionale.
I minerali ionici, in genere, hanno un alto punto di fusione, sono
trasparenti o traslucidi, conducono la corrente elettrica per movimento di ioni
vicino al loro punto di fusione e sono poco deformabili (fragili).
• LEGAME COVALENTE: al contrario si realizza tra atomi della stessa specie o
di specie diverse caratterizzati da valori più alti dell’elettronegatività (in media
superiori a 1,9), per cui si ha un equilibrio nella capacità di attirare elettroni. Di
conseguenza questi vengono messi in compartecipazione, e si determina così
una zona nello spazio fra i due atomi in cui è probabile trovare elettroni
appartenenti ad entrambi gli atomi. Il legame può essere visto come la
sovrapposizione lobo sopra lobo di due orbitali, ciascuno originariamente
occupato da un solo elettrone.
I minerali retti da legami covalenti sono in genere più duri e deformabili
dei minerali retti da legami ionici. Sono trasparenti o traslucidi e, salvo casi
particolari (grafite), sono perfetti isolanti elettrici.
• LEGAME METALLICO: si realizza tra quegli atomi che hanno un valore di
elettronegatività inferiore a 2,1 e quindi una spiccata tendenza a sussistere
come ioni positivi. Schematicamente un minerale caratterizzato da legame
metallico può essere pensato come un impacchettamento di ioni positivi
immerso in un gas di elettroni, liberi di muoversi da ione a ione in tutto lo spazio
occupato dal minerale.
Questo fatto conferisce ai minerali con legame metallico un’alta
conducibilità termica ed elettrica, opacità e comportamento plastico alle
sollecitazioni meccaniche.
Caratteristica del legame metallico è la sua non direzionalità.
• LEGAME di VAN der WAALS: detto anche legame residuale, è un legame
molto debole di natura elettrostatica e non direzionale. Esso si realizza quando
in conseguenza delle vibrazioni termiche o in conseguenza di interazioni tra
atomi si formano dei dipoli, cioè delle particelle in cui la distribuzione delle
cariche non è simmetrica rispetto al centro, per cui possono attirarsi
elettrostaticamente.
Il legame di Van der Waals è il tipico legame che tiene unite le molecole
organiche e gli atomi dei gas nobili negli edifici cristallini. Esso non è molto
frequente nei minerali, ma quando è presente è in grado di condizionare, con la
sua debolezza, le proprietà fisiche. Così, per rimanere all’esempio della grafite,
la facile sfaldabilità basale di questo minerale viene imputata alla presenza di
deboli legami di Van der Waals che tengono uniti gli strati planari di carbonio.
• LEGAME IDROGENO: è un legame elettrostaticocce si forma
esclusivamente tra l’idrogeno (o deuterio) e gli elementi più
elettronegativi (O, N, F e S). E’ un legame relativamente debole
confrontato con un legame ionico o covalente, ma è considerevolmente
più forte del legame di Van der Waals. Il legame idrogeno si trova
frequentemente nelle strutture molecolari, e il ghiaccio ne è un tipico
esempio. La sua presenza è peraltro riscontrabile in diversi minerali di
bassa temperatura come la boehmite, la lepidocrocite ed alcuni
fillosilicati.

I tipi di legame che abbiamo descritto debbono essere considerati


del tutto ideali ed i legami che tengono uniti gli atomi in un minerale
hanno sempre un carattere intermedio tra i diversi tipi ideali. Così, se il
legame che si determina fra gli ioni Na e Cl nel salgemma può essere
visto come tipicamente ionico e quello fra gli atomi di C nel diamante
come tipicamente covalente, il legame fra il silicio e l’ossigeno nei
silicati ha un 50 per cento di carattere ionico ed un 50 per cento di
carattere covalente. In molti solfuri ed ossidi si ha un legame intermedio
tra legame ionico, covalente e metallico. Questo carattere intermedio
che può assumere il legame viene interpretato come una risonanza,
cioè rapide fluttuazioni nel tempo fra un tipo di legame ideale e l’altro.
Ad esempio, in una risonanza fra legame covalente e legame
ionico si ammette che i due elettroni che determinano il legame
possano lasciare occasionalmente l’area condivisa occupando l’orbitale
dell’elemento a maggiore affinità elettronica. In quel momento , questo
atomo, avrà una carica negativa in più e l’altro una carica negativa in
meno e così tendono ad attirarsi elettrostaticamente.
In prima approssimazione si può stimare la percentuale di
carattere ionico di un legame covalente sulla base delle differenze di
elettronegatività fra i due atomi. Pertanto nel salgemma, dato il valore
dell’elettronegatività del Na=0,9 e del Cl=3,0 che determina una
differenza di elettronegatività di 2,1, la percentuale di carattere ionico
del legame sarà attorno al 70 per cento: uno dei massimi riscontrabili in
natura.
Nelle strutture dei minerali possono, d’altra parte, verificarsi più tipi
di legami, e nel caso si parla di strutture eterodesmiche.
TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI
STRUTTURA DEI CRISTALLI

Abbiamo già visto che la forma che una qualsiasi specie minerale
acquisisce non è altro che il risultato della disposizione ordinata di atomi e ioni
che costituiscono il minerale stesso.
Vedremo ora meglio come questi possano disporsi nello spazio.
Se prendiamo in considerazione un qualsiasi minerale allo stato cristallino
e lo riduciamo in minutissimi frammenti si potrebbe, in teoria, arrivare ad un
certo punto ad ottenere la più piccola porzione di minerale che conserva tutte le
caratteristiche presentate dal minerale preso in considerazione.
Questo frammento non è altro che la cella elementare, con la ripetizione
della quale per traslazione nelle tre direzioni dello spazio, si era costituito a suo
tempo il cristallo.
Queste celle o reticoli cristallini presentano delle simmetrie all’interno del
loro edificio cristallino.
Nel 1848, Bravais dimostrò che queste celle o mattoni da costruzione
erano limitate al numero di 14, di cui le prime 7 sono dette Primitive mentre le
altre prendono il nome di:
• - Base centrata se atomi o ioni prendono posizione al centro di due
facce opposte
• - Corpo centrato se atomi o ioni occupano il centro della cella
• - Facce centrate quando atomi o ioni vengono ad occupare il centro di
ogni faccia presentata dalla cella
Gli atomi, in un reticolo cristallino, possono essere correlati o dalla sola
simmetria di traslazione espressa da uno dei 14 reticoli oppure da questa unità
a uno o più degli operatori di simmetria che ricordiamo sono: Rotazione,
Riflessione, Inflessione.
Attraverso considerazioni matematiche è possibile individuare
associazioni coerenti di operatori di simmetria; queste prendono il nome di
GRUPPI SPAZIALI e sono in numero di 230 (le 14 celle elementari combinate
tra loro in funzione degli operatori di simmetria originano 230 gruppi spaziali che
danno vita a tutte le forme espresse dai minerali cristallini).
Una curiosità è dovuta al fatto che circa una cinquantina di queste possibili
associazioni, secondo le quali in teoria una sostanza cristallina può organizzare
i suoi atomi, non si realizzano mai in natura né in laboratorio.
In base alle relazioni che si possono individuare tra gli operatori di
simmetria dei 230 gruppi spaziali, questi vengono divisi in 7 Sistemi Cristallini
che prendono il nome di:

• Sistema Triclino
• Sistema Monoclino
• Sistema Rombico
• Sistema Trigonale
• Sistema Esagonale
• Sistema Tetragonale
• Sistema Cubico
• I primi sette reticoli sono i mattoni
fondamentali per mezzo dei quali la
natura costruisce tutte le forme che i
cristalli dei vari minerali presentano.

• Gli altri sette reticoli indicano il


modo con cui essi si possono unire
insieme per accoppiamento
superficiale o per compenetrazione
e slittamenti.
Secondo la teoria della crescita
per strati,un cristallo aumenta in
dimensione per un progressivo
depositarsi di strati di nuovi
atomi, guidato dalla disponibilità
di legami non saturati (a). Per
conseguenza, gli atomi
tenderanno a riempire un buco
(H) esistente su uno strato, poi a
riempire un angolo (b), poi a fare
avanzare un gradino (c) fino a
riempire un’intera superficie
piana. Solo raramente, anzi
casualmente, un nuovo atomo
potrà disporsi su una faccia,
formandovi così una
protuberanza che innescherà la
formazione di un nuovo strato (d).
Questo modello di crescita è
stato proposto dal ricercatore
tedesco Kossell.
La teoria della crescita per
spirali fa invece ingrossare un
cristallo per effetto di un fronte
di deposizione che parte da
una dislocazione a vite e che
continua senza interruzione
fino a che rimane materiale
nutriente. Il nuovo materiale si
deposita seguendo un
andamento a spirale,
innescato da una dislocazione
a vite formatasi per un
qualsivoglia motivo nel
cristallo, inclusa la presenza
di una impurità di superficie
che ostacoli, in modo diverso
dai due lati, l’avanzamento
dello strato che sta crescendo.
Impacchettamento
cubico compatto di sfere
di uguale diametro
Gli strati A e B sono
sovrapposti in modo che il
secondo occupi le lacune
triangolari, formatesi
dall’unione tangente di tre
sfere del primo stato, e
così via per gli altri strati. E’
evidente la simmetria
cubica di questo
impilamento e la sua
equivalenza con la cella
cubica di Bravais
evidenziata a destra.
Impacchettamento
cubico a corpo
centrato di sfere di
ugual diametro
Anche qui è evidente
la rispondenza con la
cella di Bravais.
L’indice di
compattezza di
questa struttura
risulta minore di
quella precedente.
Struttura della galena

E’ simile alla struttura del


salgemma; dimostra la
totale indipendenza del
tipo strutturale di un
composto dal tipo di
legame presente, e la sua
sostanziale dipendenza
dal rapporto
dimensionale che esiste
tra gli atomi costituenti.
Struttura della Barite

a) nella cella ortorombica che ha i


vertici costituiti da Ba, si notano
bene i gruppi tetraedrici (SO4)
che puntano in direzioni opposte
b) un catione Ba coordina 12 O
appartenenti a 7 diversi tetraedri.
Di questi ne sono rappresentati
5, alcuni dei quali presentano
due vertici in collegamento col
Ba, mentre altri ne hanno uno
solo.
Struttura del Salgemma
a) come sovrapposizione di sfere
tangenti tra loro di cationi Na in
alternanza con anioni Cl, entrambi
disegnati in scala
b) come alternanza dei due ioni,
rappresentati solo nei loro centri di
gravità: questa rappresentazione
mette in evidenza, per un numero
maggiore di piani, l’alternanza che
esiste tra gli ioni e precisa meglio la
forma cubica della cella elementare,
ottenuta per compenetrazione di
metà di uno spigolo di due celle
cubiche di Bravais, costituite l’una
interamente da Cl e l’altra
interamente da Na
c) come impilamento di poliedri di
coordinazione, a forma di ottaedro,
che hanno Na al centro e Cl ai sei
vertici e che sono uniti tra loro
tramite gli spigoli diagonali
STRUTTURA DEL RUTILO

a) si riconoscono bene i 6 legami


tra Ti e gli ossigeni (O) suoi
primi vicini,mentre si intuisce
che ciascuno di questi ha
come primi vicini 3 Ti disposti
ai vertici di un triangolo quasi
equilatero
b) nell’accostamento di 4 cella si
riconosce la coordinazione
ottaedrica degli ossigeni
intorno al Ti ed inoltre si vede
bene come gli ottaedri (Ti O6)
siano collegati tramite spigoli
opposti solo nel piano (001), in
modo da formare catene solo
parallelamente a ©. Gli spigoli
uniti sono leggermente più
corti di quelli non uniti.
STRUTTURA DELLA CALCITE

a) una cella romboedrica appiattita di cui


il Ca costituisce i vertici ed il centro
delle facce, mentre il radicale CO si
alterna con esso a metà di ogni
spigolo ed al centro della cella; i
radicali triangolari CO giacciono tutti
su piani paralleli tra loro, ma
puntano in senso opposto in piani
adiacenti
b) la cella vera, a forma di romboedro
acuto, con i Ca ai vertici ed al centro
della cella e con due radicali CO
interposti lungo la diagonale che è
asse 3
d) oltre alle due celle finora descritte, di
cui viene indicato l’angolo apicale,
spesso viene presa in
considerazione un’altra pseudocella
a forma di prisma esagonale; essa
ha lo stesso valore di (c) della cella
vera ed un valore di (a) minore di
quello della cella morfologica (a)
Struttura della Pirite
Derivato per sostituzione e
distorsione di quella del salgemma
(o della galena)
a) la proiezione obliqua
convenzionale mette in evidenza
come il catione e l’anione (in
questo caso il “manubrio” S=S
tenuto insieme da un forte legame
covalente doppio), alternino fra
loro esattamente come
alternavano Na e Cl nel
salgemma, o Pb e S nella galena
b) nella pirite ciascun ione Fe è
circondato da 6 primi vicini di S in
coordinazione ottaedrica, ma i
poliedri di coordinazione
assumono 4 diverse orientazioni
indipendenti, di cui sono illustrate
le due sul davanti della cella.
Questo comporta un
abbassamento della simmetria
rispetto alla simmetria della
galena
ASPETTO DEI MINERALI

MINERALE E’ OGNI CORPO NATURALE, OMOGENEO,


NORMALMENTE SOLIDO ED INORGANICO.

• NATURALE – in quanto formatosi in un particolare


ambiente esclusivamente per un processo naturale
• OMOGENEO – perché costituito da particelle che si
succedono e ripetono con periodicità nell’edificio cristallino
• SOLIDO – in quanto presenta una forma propria ed
una grande forza di coesione tra le particelle che lo
compongono
• INORGANICO - che non deve essere stato materia viva
Quando queste particelle, nell’ambito dell’edificio
cristallino, sono disposte secondo un ordine perfetto, che si
ripete ad intervalli regolari nelle diverse direzioni, ci
troviamo di fronte ad un minerale allo stato cristallino.
Quando non si manifesta questo stato ordinato e
periodico delle particelle nell’edificio cristallino, ci troviamo
alla presenza di un minerale allo stato amorfo.
Nei minerali che presentano particelle disposte a
distanze che variano con la direzione, avremo delle
proprietà fisiche denominate “proprietà vettoriali”, che
varieranno anch’esse con la direzione. Nei minerali amorfi
queste proprietà non esistono in quanto non è presente un
reticolo spaziale costante.
L’aspetto che i minerali presentano è vario ed è
determinato dalla loro struttura interna.
Daremo di seguito una serie di definizioni dell’aspetto, scelte tra quelle più
comunemente usate:

Cristalli aggregati Cristalli isolati


Cristalli in drusa Cristalli in geode
Cristalli fuoriusciti Cristalli adagiati
Cristalli fascicolati Cristalli raggiati
Cristalli inclusi Cristalli sciolti
Cristalli biterminati Cristalli paralleli
Cristalli compenetrati Cristalli fibrosi
Cristalli granulari o reniformi Cristalli lanuginosi
Cristalli selliformi Cristalli a covone
Cristalli a facce curve Cristalli a tramoggia
Cristalli a elica Cristalli a rosa
Mammellonare Dendritico
Stalattitico Coralloide
Globulare Scheletrico
In venatura In spalmatura
Zonato Massivo
Terroso
ASPETTO DEI CRISTALLI

• Come per il minerale, anche per i cristalli si usa


definire l’Aspetto (o meglio l’Abito) con cui essi si
presentano alla nostra ammirazione.
• Per essere più precisi o pignoli, secondo il
punto di vista, potremo ancora sintetizzare:
• Il Tratto definisce l’insieme di tutte le superfici
presenti in un cristallo, indipendentemente dalla
loro conformazione e dimensione.
• L’ Abito definisce il rapporto dimensionale
reciproco delle singole facce di un cristallo.
(Aspetto complessivo di un cristallo determinato
dalla forma che ha sviluppo prevalente sulle
altre).
• Le definizioni più usate per descrivere l’ Abito
sono:

• Tabulare Lamellare
• Tondeggiante Piramidale
• Cuspidato Ottaedrico
• Tetraedrico Cubico
• Lenticolare Schiacciato
• Bipiramidale Aciculare
• Bicuspidato Prismatico
• Romboedrico Informe
• Arborescente Botrioidale
ISOMORFISMO

Fenomeno per cui sostanze che presentano analogia di


composizione chimica e di struttura ed, implicitamente, di
forma cristallina, sono costitute da atomi e ioni con raggi e
polarizzabilità analoghi e possono dare cristalli misti in tutte
le proporzioni o in proporzioni limitate.
• Una delle condizioni essenziali per cui possa effettuarsi
la sostituzione di ioni è che questi presentino un raggio
ionico molto vicino tra loro; la differenza sul raggio non deve
essere superiore al 10-15%. Essi sono detti “Isomorfogeni”
o “Vicarianti”.
• In natura il fenomeno è diffusissimo tanto che si può
asserire che il minerale puro rappresenta l’eccezione
mentre la miscela isomorfa, la regola.
Tra i molti sistemi isomorfi citeremo, di seguito, i più noti:

- CARBONATI (sistema trigonale) –

• CALCITE Ca CO3
• RODOCROSITE Mn CO3
• SIDERITE Fe CO3
• SMINTHSONITE Zn CO3
• MAGNESITE Mg CO3
Dove si riscontra completa miscibilità tra gli ultimi tre e tra i primi due
elementi.

- CARBONATI (sistema rombico) –

• ARAGONITE Ca CO3
• STRONZIANITE Sr CO3
• WITHERITE Ba CO3
• CERUSSITE Pb CO3
Buona miscibilità tra gli ultimi tre, scarsa con l’aragonite
- SOLFATI (sistema rombico) –
• ANIDRITE Ca SO4
• CELESTINA Sr SO4
• BARITINA Ba SO4
• ANGLESITE Pb SO4

- SPINELLI (sistema monometrico) –


• SPINELLO NOBILE Mg Al2 O4
• MAGNETITE Fe Fe2 O4
• FRANKLINITE Zn Fe2 O4
• CROMITE Fe Cr2 O4
- GRANATI (sistema monometrico) –

• PIROPO Mg Al2 (Si O4)3


• ALMANDINO Fe3 Al2 (Si O4)3
• SPESSARTITE Mn3 Al2 (Si O4)3
• GROSSULARIA Ca3 Al2 (Si O4)3
• ANDRADITE Ca3 Al2 (Si O4)3
• UVAROVITE Ca3 Cr2 (Si O4)3

Completa miscibilità tra i primi tre termini e tra


grossularia e piropo, più difficile con gli altri.
Altrettanto frequenti sono le sostituzioni che si
trovano nel gruppo degli anfiboli dove gli elementi
vicarianti più comuni sono: Na¹+ , Ca²+ , Mn²+ .

Lo stesso vale per il gruppo delle Miche, dove tra


le più conosciute ricordiamo la Biotite e la
Muscovite, nelle quali si può avere sostituzione di
una parte di silicio con alluminio e del gruppo
ossidrile con fluoro.
Per ultimo ricorderemo il gruppo dei Plagioclasi, in
cui l’Albite (Na Al Si3 O8) e l’Anortite (Ca Al2 Si2
O8) sono miscibili in tutte le proporzioni; a questi si
può aggiungere l’Ortoclasio o il Microclino (K Al
Si3 O8) che ben difficilmente manca nella
composizione di un plagioclasio.
POLIMORFISMO

Fenomeno per cui una sostanza di composizione chimica


costante può cristallizzare dando diversi solidi cristallini.
Se un solido, al crescere della temperatura, non si dissocia
né fonde, deve per forza trasformarsi in un’altra fase solida
che risulterà più stabile nelle nuove condizioni. Questa
trasformazione termodipendente è nota come
Polimorfismo.
Ciascuno di questi solidi è caratterizzato da una
struttura atomica, o disposizione periodica degli atomi,
diversa dagli altri solidi di uguale composizione e da un
campo di stabilità in funzione delle tre variabili intensive:
• TEMPERATURA
• PRESSIONE
• AMBIENTE CHIMICO
Il passaggio da una modificazione all’altra è
detto TRASFORMAZIONE POLIMORFA o
TRANSIZIONE POLIMORFA ed avviene con
perfetta conservazione della composizione
chimica.
Le modalità per le quali un solido si
trasforma in un altro solido possono essere
descritte da due aspetti:
A) Meccanismo della 1) Discorsivo Rotazionale
variazione strutturale 2) Ricostruttivo
3) Ordine – Disordine
Costituzionale
4)Politipia
5)Allotropia
• B) Proprietà termodinamiche - di 1°Ordine
• della trasformazione - di 2°Ordine
La trasformazione da una modificazione all’altra avviene perché i singoli
atomi si spostano di poco l’uno rispetto all’altro e l’angolo che essi
formano cambia di pochissimi gradi. Questa trasformazione richiede un
basso assorbimento di energia; è perfettamente reversibile e non viene
influenzata da altri minerali presenti nel sistema.
Casi tipici di questa modificazione sono rappresentati da:
• la SFALERITE (ZnS-α) che si trasforma in WURZITE (ZnS-β)
• la PIRITE in MARCASSITE
• il QUARZO α in QUARZO β
• la TRIDIMITE in CRISTOBALITE

- La trasformazione richiede almeno due stadi:


• rottura di un certo numero di legami, che comporta generalmente un
collasso della vecchia struttura
• diffusione allo stato solido degli atomi, che si riorganizzano secondo
una nuova struttura, la quale può comportare anche cambiamenti nel
numero di coordinazione di una o più specie atomiche e che dà origine
alla formazione di nuovi legami secondo angoli totalmente diversi
Questo processo richiede un notevole assorbimento di energia, specie
nella fase di rottura dei legami; è solitamente lento ed avviene in un
ampio intervallo di temperatura e, se non si manifesta la presenza di
catalizzatori, può protrarsi per un tempo indefinito, nel qual caso il
polimorfo, che dovrebbe scomparire, rimarrà presente in condizioni
metastabili.
Casi tipici di questa modificazione:
• Trasformazione della CALCITE in ARAGONITE
• del CINABRO in METACINNABRITE
• del QUARZO α in TRIDIMITE β

Durante la trasformazione non avviene nessuna rottura di legami;


cambia la posizione degli atomi sino a che non scompare un qualche
elemento di simmetria.
L’energia assorbita nel passaggio ORDINE DISORDINE può essere
bassa o alta secondo i casi, ma è comunque dissipata sempre in modo
continuo. La transizione non è mai istantanea ma si può presentare
relativamente lenta o rapida al punto da manifestare residui di
condizione metastabile della fase disordinata.
Di questo polimorfismo ne esistono due tipi:
• ROTAZIONALE – che si manifesta solo nei minerali
che contengono gruppi anionici triangolari planari
([CO3]²- , [NO3]¹-) i cui ossigeni possono ruotare sul
loro asse all’aumentare della temperatura senza che il
catione al centro ne risulti disturbato; avviene in modo
rapido e continuo
• SOSTITUZIONALE – con spostamento di atomi da una
posizione ad un’altra con diffusione allo stato solido, la
rottura o riformazione dei legami ed infine una
distribuzione casuale: nel caso di aumento progressivo
del disordine con temperatura crescente, oppure una
distribuzione periodica atomica più regolare nel caso di
ordinamento a temperatura decrescente o pressione
crescente.
• Questo tipo di trasformazione, a sua volta, si divide in due sottogruppi:
• Nel primo prendono parte al processo i soli cationi che si scambiano di
posizione nelle lacune dell’impacchettamento anionico. Gli anioni
rimangono inalterati nella loro posizione. In questo tipo si hanno scambi
tra atomi che occupano siti equivalenti della struttura (come risultato si
otterrà un cambio di orientamento o di direzione della cella elementare
ma non cambierà la simmetria).
• Nel secondo partecipano sia i cationi che i gruppi anionici, non tanto
perché siano i gruppi anionici ad essere realmente coinvolti, ma più per
i cationi, che inizialmente coordinavano i diversi gruppi anionici, che
subiscono un cambio di posizione. Questo sottogruppo è
particolarmente importante nei Tettosilicati, in quanto il variare della
posizione dei cationi Al e Si che sono al centro dei gruppi anionici (ZO4)
comporta lo scambio di posizione tra i cationi Na, K e Ca contenuti nelle
cavità, al fine che rimanga inalterato l’equilibrio locale della carica
elettrostatica. Il risultato di questa trasformazione sarà una variazione
dell’orientamento, della dimensione e della simmetria della cella
elementare.
I cambiamenti presuppongono, pertanto, la
scomparsa (nel caso di aumento dell’ordine
reticolare) o l’apparizione (nel caso di disordine
sempre maggiore) di particolari elementi di
simmetria. Questo è quanto si verifica nei
feldspati dove l’aumento dell’ordine comporta la
scomparsa di un piano e del relativo asse ad
esso normale cosicché si ha il passaggio dalla
simmetria monoclina a quella triclina. In
alternativa può accadere che sotto l’aspetto
della simmetria della specie considerata non
cambi nulla, nel qual caso si ha la formazione di
geminati.
POLITIPIA

• Detta anche polimorfismo a strati poiché le varie


modificazioni (politipi) sono in genere strutture a strati
che differiscono tra loro solo nel modo in cui i diversi
strati (moduli) si sovrappongono gli uni agli altri. Le celle
dei singoli politipi differiscono solamente per la
dimensione del parametro parallelo all’asse secondo il
quale avviene l’impilamento.
• Nei polimorfi viene privilegiata la composizione
chimica con motivi strutturali diversi; nei politipi si
privilegia l’aspetto strutturale compatibile per i quali è
accettata anche una piccola diversità chimica.
• La politipia è caratteristica dei Fillosilicati: Pirofillite,
Muscovite e Grafite
ALLOTROPIA
• Anche definita come polimorfismo con cambiamento di legame poiché
è proprio questo fatto che caratterizza le diverse modificazioni. Dal
punto di vista mineralogico è importante solo l’allotropia del
CARBONIO, nelle seguenti forme:
• DIAMANTE - che cristallizza nel sistema cubico, classe
esacisottaedrica
• GRAFITE - che cristallizza nel sistema esagonale, classe
bipiramidale di esagonale
• Sotto l’aspetto termodinamico le trasformazioni polimorfe non sono
altro che un caso particolare di cambiamento di stato fisico. Valgono
pertanto le regole delle fasi ed il principio generale della
termodinamica che vuole la fase stabile in un determinato intorno di
pressione, temperatura ed ambiente chimico sia sempre quella
caratterizzata dalla più bassa energia libera di Gibbs (G). Poiché al
variare di “G” variano le grandezze termodinamiche, alla temperatura
di trasformazione avvengono comportamenti tali per cui si possono
distinguere due principali tipi di trasformazione polimorfe: quelle di I°e
di II° ordine.
Quelle di I°ordine avvengono con rottura e riform azione di
legami interatomici e comportano quindi variazioni
discontinue delle grandezze termodinamiche (entalpia –
entropia – volume). Aquesto ordine si riconducono pertanto
le trasformazioni polimorfe di carattere strutturale
ricostruttivo.
Quelle di II° ordine avvengono con stiramento dei legami
e rotazione dei gruppi atomici, ma senza rotture o
ricostruzioni. A questo ordine si riconducono pertanto le
trasformazioni politipiche e buona parte delle trasformazioni
ordine – disordine.
STRUTTURA DEL DIAMANTE
• cella cubica convenzionale, centrata su
tutte le facce da C che è presente anche
in quattro ottanti alterni con atomi C’
occupanti una diversa posizione
strutturale; i numeri da 1 a 6 individuano
un anello diagonale esagonale
• la stessa cella, riorientata in modo che la
diagonale del cubo risulti verticale, mette
in migliore evidenza il legame tetraedrico
del carbonio e come esista una
distribuzione planare alterna degli atomi
C e C’; tre atomi di ciascun tipo
partecipano agli anelli esagonali “a
seggiola” e sono alternati in modo che
atomi dello stesso tipo siano o tutti su o
tutti giù
• la cella cubica del diamante è vista come
derivata dall’associazione di quattro
tetraedri formati interamente da carbonio,
legati tra loro per i vertici e isoorientati in
direzione diagonale
• la cella del diamante si può considerare
dovuta alla compenetrazione di due celle
cubiche di Bravais traslate secondo un
vettore pari a ¼ della diagonale del cubo,
cioè per effetto di uno slittopiano d
STRUTTURA DELLA GRAFITE

• Nella grafite gli atomi si


dispongono in strati formati da
esagoni in modo che ciascun
C è circondato da altri tre ad
una distanza interatomica pari
a 1,42 Amstrong.
• Questi strati che si discostano
tra loro di 3,40Amstrong sono
uniti da legami deboli; questa è
la causa della facilissima
sfaldatura presentata da
questo minerale nella
direzione parallela a questi
lati.
L’ anatasio ha una cella fondamentale centrata, nell’ interno della quale gli O sono
contornati da tre Ti, con coordinazione 6:3.
La brookite ha gli O disposti come in un reticolo esagonale compatto,
mantenendosi ovviamente la coordinazione 6:3.
Il rutilo ha la stessa coordinazione 6:3 ed ha gli O disposti in quantità di 6 per
ogni ione Ti.
ASSOCIAZIONI

• In natura è possibile trovare cristalli singoli, ma più


comunemente essi si presentano in associazioni.
• Associazioni irregolari di cristalli di specie diversa originano
le rocce.
• Certe associazioni di cristalli della stessa specie, che si
possono presentare in vario modo, da regolari a
subregolari, sono dette Aggregati. La regolarità
dell’associazione è influenzata anche dalla direzione del
flusso della soluzione o del fuso da cui i cristalli sono
precipitati o si accrescono.
• Negli aggregati i singoli cristalli non presentano tra loro
relazioni di orientamento esprimibile con una legge
geometrica.
• Sono generalmente definite Druse le associazioni di cristalli
impiantate su matrice piana mentre, vengono definite con
Geode quelle impiantate su matrice concava.
Per illustrare gli aggregati si possono utilizzare termini descrittivi come:

FORME TONDE E RAGGIATE

• GLOBULARE a forma di sfera


• CONCENTRICA strati avvolgenti un centro
• BOTROIDALE strati avvolgenti più centri (come un grappolo d’uva)
• OOLITICA piccole particelle tonde (diam. max. 2 mm.)
• PISOLITICA particelle tonde (diam. da 2 a 5 mm.)
• RAGGIATA cristalli aghiformi che divergono da uno stesso nucleo
• e terminano più o meno in una superficie sferica
• NODULARE formata da più masserelle tondeggianti separate
• MAMMELLONARE costituita da forme tondeggianti

FORME ALLUNGATE

• FILIFORME sottile, lunga, spesso arricciata


• ACICULARE ad ago, di solito diritta
• CAPILLARE lunga e sottile, spesso ondulata
• FIBROSA parecchi cristalli allungati e paralleli, a stretto contatto,
• ma separabili tra loro
• STALATTITICA pendula, con struttura concentrica e con un canale
assialeinterno
• COLONNARE formata da cristalli allungati di un discreto spessore
FORME GRANULOSE
• GRANULARE granuli più o meno equidimensionali
• SACCAROIDE granuli piuttosto grossi spesso sgranabili senza
troppa
pressione
FORME APPIATTITE
• FOGLIACEA lamelle sottili leggermente ondulate
• LAMELLARE cristalli piatti
• MICACEA cristalli piatti molto sottili separabili tra loro
• SCAGLIOSA cristalli piatti e di piccola estensione perché
fragili
• TABULARE cristalli piatti e spessi

FORME DIVERGENTI
• DENDRITICA cristalli ramificati (come un albero)
• SCHELETRICA cristalli incrociati
• MUSCHIOSA cristalli divergenti con sviluppo sempre più fine
• e sempre più incrociato
• CORALLOIDE cristalli arrotondati, arcuati e piegati
• A COVONE cristalli che si aprono a ventaglio, nei due sensi,
a partireda un punto centrale
FORME ZONATE presentano bande formate da strati alternati, che
possono anche essere concentrici; hanno
struttura interna raggiata o lamellare.
Le associazioni di cristalli della stessa specie
mineralogica possono anche essere del tipo
parallelo. In queste, i cristalli sono accresciuti in
modo da mantenere paralleli tra loro certi spigoli
o certe direzioni cristallografiche.
Se ne presentano di due tipi:
• ACCRESCIMENTI PARALLELI i cristalli
crescono da uno stesso substrato mantenendo
intatto il parallelismo reciproco ma raggiungendo
altezze e dimensioni diseguali
• ASSOCIAZIONI PARALLELE i cristalli, di
dimensioni diverse, crescono uno dietro l’altro
sempre sullo stesso asse (quarzo a scettro)
GEMINATI
• Tra le associazioni regolari di cristalli della specie mineralogica, i
Geminati sono senz’altro l’aspetto più importante; sono formati dalla
combinazione di due o più individui (cristalli o gemelli) nei quali
l’orientamento di uno rispetto a tutti gli altri segue determinate regole
di simmetria cristallografica.
• Esistono analogie tra piani e direzioni del reticolo, ma non sono
equivalenti per simmetria: esse variano da tipo a tipo di struttura, e,
nell’ambito della stessa specie minerale, vi possono essere diversi
tipi (leggi) di geminazione.
• Queste regole, che non sono presenti nella simmetria di quella
particolare specie cristallina e non figurano tra gli elementi di
simmetria di ogni singolo individuo, appartengono solo all’intero
geminato.
• Una caratteristica del geminato è di presentare, a volte, angoli
rientranti. Tali angoli non sono mai possibili in cristalli singoli, in
quanto questi sono solidi convessi.
• La geminazione è l’operazione di simmetria che mette in
relazione reciproca i singoli individui costituenti il geminato.
Una prima semplice classificazione, dal punto di vista
morfologico, è:
• GEMINATI PER CONTATTO quando si
presentano a contatto secondo un piano
• GEMINATI DI COMPENETRAZIONE quando si
presentano a contatto secondo una superficie irregolare
Ciò avviene indipendentemente dalla legge di geminazione
presente.

In base alle relazioni geometriche che interrono tra gli


operatori di simmetria che provocano la formazione del
geminato, le possibili geminazioni sono tre:
- GEMINATO NORMALE ha l’asse di geminazione
ortogonale al piano di geminazione che è anche il piano di
unione dei due cristalli (Albite geminata secondo la legge
dell’Albite)
- GEMINATO PARALLELO presenta asse
di geminazione con direzione che giace sul
piano di geminazione che è anche piano di
unione (Albite geminata secondo la legge
del Pericolino)
- GEMINATO COMPLESSO asse di
geminazione che giace sul piano di
geminazione ed unione, ma secondo una
direzione ortogonale ad uno spigolo
possibile nei cristalli (Magnetite geminata
secondo la legge dello Spinello)
Molti geminati si presentano tipici di alcune specie minerali. Di
seguito sono indicati i più comuni e facilmente riconoscibili:

• GESSO geminato - per contatto del tipo “ferro di lancia”


- per contatto o compenetrazione del
tipo “coda di rondine”
• FLUORITE geminato per compenetrazione secondo la
“legge dello Spinello”
• QUARZO geminato - per contatto del tipo “legge del
Giappone”
- per compenetrazione secondo la
“legge del Brasile”
- (compenetrazione tra un cristallo
Dx e uno Sn)
- per compenetrazione secondo la
“legge del Delfinato”
- (compenetrazione tra due cristalli
Dx oppure due Sn)
• PIRITE geminato per compenetrazione a “croce di ferro”
• RUTILO geminato per contatto a ”ginocchio”
• STAUROLITE geminato per compenetrazione a “croce greca” o
a “croce di Sant’Andrea”
• ORTOCLASIO geminato - per contatto secondo la “legge di
Baveno”
- per contatto secondo la “legge di
Maneback”
- per compenetrazione secondo la
“legge di Carlsbad”
• ALBITE geminato - per contatto secondo la “legge
dell’Albite”
- per contatto secondo la “legge del
Pericolino”
Quest’ultimo minerale, come alcuni altri, può dare geminati
polisintetici, cioè composti da più di due cristalli.

CICLICI si definiscono i geminati polisintetici nei quali i cristalli


risultano ruotati tra loro come: Aragonite, Cerussite, Bournonite.
Si devono ancora considerare le associazioni regolari di
cristalli, diversi per specie, che si formano, per motivi casuali,
quando si condizionano, durante la crescita, assumendo
orientazioni reciproche fisse.
Questo tipo di associazione prende il nome di Epitassia : un
cristallo di una certa specie minerale cresce sul substrato
rappresentato da un cristallo di altra specie e ne segue
l’orientazione cristallografica; entrambi avranno facce parallele e
direzioni cristallografiche simmetricamente disposte.
Le epitassie più note sono costituite da:

• ORTOCLASIO con ALBITE dove l’ortoclasio funge da substrato


• STAUROLITE con CIANITE dove la staurolite funge da
substrato
Qualora le due sostanze diverse crescano in contemporanea,
l’epitassia prende il nome di Sintassia. Il caso più tipico di questa
associazione è dato da:
• EMATITE con RUTILO dove l’ematite funge da
substrato
Tipi di geminazioni
I tipi di geminazione possibili in base alle relazioni geometriche che intercorrono tra
gli operatori di simmetria che provocano la formazione del geminato sono:

Geminato normale e Geminato


parallelo

• Un geminato normale ha il suo asse di


geminazione ortogonale al piano di
geminazione, che è anche il piano di unione
dei due gemelli: un tipico esempio è quello
dato dall’albite, geminata secondo la legge
detta appunto dell’albite, in cui l’asse di
geminazione è un asse binario ortogonale
alla faccia (010), che è piano di unione e di
geminazione insieme.

• Un geminato parallelo ha come asse di


geminazione una direzione che giace sul
piano di geminazione che è anche piano di
unione: un esempio è dato ancora dall’albite
geminata secondo la legge del pericolino, il
cui asse di geminazione è una direzione
parallela all’asse cristallografico, mentre il
piano di geminazione è una superficie non
cristallografica, in quanto non razionale.
Dal punto di vista delle relazioni spaziali
tra i gemelli, i geminati possono essere
semplicemente accostati per contatto
oppure concresciuti grazie ad una
compenetrazione.
Questo avviene indipendentemente dalla
legge di geminazione presente.

a) gesso può dare geminati per contatto


secondo il piano (101) del tipo “a ferro di
lancia”,oppure secondo (100) “ a coda di
rondine”, ma anche geminati per
compenetrazione, sempre secondo
(100), quindi ancora “a coda di rondine”

b) l’ortoclasio dà geminati: per contatto


secondo (021) LEGGE DI BAVENO;
secondo (001) LEGGE DI MANEBACH;
per compenetrazione secondo (100) con
asse (001) LEGGE DI CARLSBAD.
c) Il quarzo dà geminati: per contatto
secondo (1122) LEGGE DEL
GIAPPONE; per
compenetrazione, con rotazione
sull’asse (0001) di due individui
destri oppure due individui
sinistri, LEGGE DEL
DELFINATO; per
compenetrazione secondo
(1120), formati da un individuo
destro e uno sinistro, LEGGE
DEL BRASILE.
d) La staurolite dà geminati: per
compenetrazione secondo (032)
“a croce greca”, oppure secondo
(232) “a croce di Sant’Andrea”
e) Il rutilo dà geminati per contatto
secondo (101) “a ginocchio”
f) la fluorite gemina per
compenetrazione secondo
(111), LEGGE DELLO
SPINELLO.
Dal punto di vista del numero di gemelli, i
geminati possono essere semplici (formati da due
soli gemelli) o multipli. Questi ultimi possono
essere polisintetici, cioè costituiti da tanti gemelli
paralleli,come nel caso dell’aragonite geminata per
contatto secondo (110) (a) e dell’albite geminata
per rotazione binaria sull’asse (010) (d), oppure
ciclici, cioè formati da gemelli ruotati tra loro. La
stessa aragonite forma geminati ciclici costituiti da
tre gemelli ruotati di 120°e compenetrati (b).

Il gemello triplo è mimetico in quanto simula


un prisma esagonale (grazie anche all’aragonite
microgranulare che ne va a riempire gli angoli
rientranti), ma è facilmente riconoscibile se
osservata sulla base (c), poiché vi si notano le
striature incrociate caratterizzanti i singoli individui.

La cerussite forma anch’essa geminati tripli


per compenetrazione secondo (110), che simulano
una stella a sei punte (e); mentre i geminati a sei
punte formati dal crisoberillo (f) non sono veri
geminati ciclici, quanto piuttosto compenetrazioni
complesse di tre geminati secondo (031)
lievemente disorientati l’uno con l’altro. Nei
geminati ciclici si presenta frequentemente il
fenomeno della mimesia, non solo perché
esistono assi di rotazione che coinvolgono l’intero
geminato, ma anche perché possono scomparire
le discordanze angolari e superficiali grazie a
deposizioni o soluzioni tardive analoghe a quelle
viste per l’aragonite.
Accanto ai geminati primari, cresciuti
come tali, esistono geminati secondari la cui
formazione può essere dovuta ad una
deformazione posteriore alla
cristallizzazione, oppure ad una
trasformazione.
a) Comprimendo un cristallo di calcite è facile
produrre una deformazione per scorrimento
che provoca la formazione di un geminato
polisintetico secondo (1011); ciò avviene
poiché lo scorrimento, pur ribaltando una
parte del cristallo rispetto all’altra, non
disturba in modo sostanziale l’ordinamento
periodico del reticolo, la cui struttura è del
tipo a strati.
b) Raffreddando invece un cristallo di quarzo si
ha una geminazione per trasformazione. Il
quarzo B (esagonale) sotto i 573°C, si
trasforma in quarzo A (trigonale) con un
meccanismo discorsivo che però non è
particolarmente sensibile in corrispondenza
del piano di geminazione, dove esiste una
fascia tampone in cui i singoli atomi di Si
mantengono sempre la stessa posizione
reciproca.
c) Le possibilità di geminazione offerte dal
meccanismo discorsivo di trasformazione
del quarzo sono molteplici poiché possono
riguardare sia individui solo destri (1 e 4) o
solo sinistri (2 e 5), o di entrambi i tipi (3 e
6), ed inoltre unicamente due individui (1 e
2), oppure tre (3-4 e 5), e persino sei
individui.
SISTEMI CRISTALLINI

Per analogia con quanto visto nei reticoli cristallini, è possibile


suddividere i cristalli sulla base dei rapporti di dimensione e
simmetria che intercorrono tra le diverse facce e la faccia
fondamentale e tra questa e la croce assiale di riferimento.

Un gruppo cristallino è l’insieme di tutti quei cristalli che ammettono


lo stesso tipo di rapporto parametrico. I gruppi sono tre:

• TRIMETRICO nel quale la faccia fondamentale sui tre assi


cristallograficistacca tre segmenti di lunghezza
diversa.
• DIMETRICO nel quale due segmenti risultano uguali ed un
terzo diverso; quest’ultimo preso
convenzionalmente nella direzione dell’asse C.
• MONOMETRICO nel quale i tre segmenti sono perfettamente
uguali.
Ad un sistema cristallino appartengono tutti i cristalli che ammettono lo stesso
tipo di costanti angolari e parametrali. Esistono sette sistemi così denominati:

• Sistema TRICLINO tutti gli assi sono di diversa lunghezza e


formano tra loro angoli diversi da 90°
• Sistema MONOCLINO tutti gli assi sono di diversa lunghezza; due si
incrociano con angolo diverso da 90°, il terzo
è perpendicolare agli altri due
• Sistema ORTOROMBICO tutti gli assi sono di lunghezza uguale e
formano tra loro angoli di 90°
• Sistema TETRAGONALE due assi di lunghezza uguale ed il terzo di
diversa lunghezza si incrociano con angoli di
90°tra loro
• Sistema TRIGONALE tre assi equivalenti giacciono su di un piano
incrociandosi con un angolo di 60°, mentre un
quarto asse è perpendicolare agli altri tre.
Quest’ultimo asse è di rotazione ternaria
• Sistema ESAGONALE come il sistema trigonale, con la sola
differenza che il quarto asse presenta una
rotazione senaria
• Sistema CUBICO tre assi equivalenti si incrociano ad angolo
retto

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