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GABRIELE GIANNANTONI
LIII
ELENCHOS
BIBLIOPOLIS
Volume pubblicato con i fondi
PRIN - COFIN 2006
ISBN 978-88-7088-574-3
Copyright © 2009 by
C.N.R., Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee
INDICE
INTRODUZIONE p. 9
CAPITOLO I
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL' AccADEMIA SCET-
TICA IN PHI » 17
Sesto fonte attendibile o testimone di parte cieli' Acca-
demia scettica?, p. 17. - La presunta affinità dell'Acca-
demia con lo scetticismo, p. 29. - La critica del proba-
bilismo, p. 35. - La Kotvrov{a. di Arcesilao con lo scetti-
cismo, p. 42. - La critica all'interpretazione di Platone
"aporetico", p. 52. - È Enesidemo la fonte di Sesto in
PH 1?, p. 74.
CAPITOLO II
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO su ARcESILAO IN
Mvn » 81
La critica di Arcesilao al criterio stoico di verità, p. 81. -
La giustificazione del criterio d'azione, p. 109.
CAPITOLO m
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO su CARNEADE IN
MVII » 131
La critica al criterio stoico di Carneade, p. 131. - La
proposta di un criterio d'azione, p. 141. - L'estensione
del probabile, p. 160. - La critica di Sesto e l'uso delle
fonti in M vn 150-89, p. 171.
APPENDICE I
CICERONE Luc. 32 » 193
8 INDICE
APPENDICE II
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA
E PIRRONIANA p. 209
INDICI
1
Cfr. SE PH I 220, che conosce una periodizzazione in tre e cinque
fasi dell'Accademia. Egli accoglie la divisione in 5 fasi in base alle diffe-
renti posizione filosofiche assunte, come dimostra il resoconto di PH I
226-35. Sulla periodizzazione dell'Accademia le fonti non sono .unanimi;
cfr. DL 1 19, EusEB. PE xxv 4, 16. Per un'opinione diversa, cfr. C. LÉVY,
Cicero Academicus. Recherches sur !es 'Académiques' et sur la philosophie
cicéronienne, Roma 1992, p. 13.
10 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
' Cfr. A.A. LoNG, Cicero's Plato andAristotle, in].G.F. PoWELL (ed.),
Cicero the Philosopher, Oxford 1995, p. 42 (ora ripubblicato in Io., From
Epicurus to Epictetus. Studies in Hellenistic and Roman Philosophy, Oxford
2006, pp. 285-306), il quale osserva che non si possono prendere alla let-
tera le parole di V arrone negli Academica che alludono a un cambiamento
di scuola di Cicerone dall'Antica Accademia a quella Nuova come se Ci-
cerone ne fosse membro. Già nell'80 a.C. nel de invent. II 9-10, Cicerone si
descrive come un seguace dell'Accademia. Cfr. de fin. m 41, dove egli pre-
senta se stesso come un leale filoniano che si riferisce a Carneade come
Cameades noster. W. GORLER, Silencing the Troublemaker: 'De Legibus' I
39, inJ.G.F. PoWELL (ed.), Cicero the Philosopher, cit., pp. 85-113, ha di-
mostrato come Cicerone abbia sempre sostenuto lo scetticismo accade-
mico anche nella fase antiochea;J. GLUCKER, ree. a C. LÉVY, Cicero Aca-
demicus, cit., «Gnomon», LXVIII (1996) p. 221, sottolinea che Cicerone «is
never tired of proclaiming his adherence to the sceptical Academy and
giving his - entirely sceptical reasons - for it».
' Cfr. J.S. REID (ed.), M. Tuili Ciceronis Academica, London 1885,
rist. anast. Hildesheim-Ztirich-NewYork 1984, p. 3.
INTRODUZIONE 11
4
Cfr. J.M. COOPER, Arcesilaus: Socratic and Sceptic, in Io., Know-
ledge, Nature and the Good. Essays on Ancient Philosophy, Princeton
2004, pp. 81-103 (rist. diArcesilaus: SocraticandSceptic, in V. KARASMA·
NIS (ed.), Socrates 2400 Years Since His Death - Proceedings, Athens
2004), p. 88, il quale ritiene che il resoconto di Cicerone della storia
dell'Accademia di acad. I 43-6 e Luc. 72-8 sia stato influenzato da Filone
e che non riporti quindi correttamente le motivazioni per cui Arcesilao è
giunto allo scetticismo (ma su questo punto cfr. infra, Appendice 1).
:; Luc. 12: ad Arcesilan Carneadenque veniamus.
6
Cfr. C. BRITTAIN (ed.), Cicero. On Academic Scepticism, Indiana-
polis-Cambridge 2005, p. XXXVI.
12 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
7
Sesto omette di dire che l'attenzione al problema del linguaggio è
propria anche degli Accademici prima di essere tematizzata dal neopir-
ronismo e pertanto non fa alcun cenno al termine èi311A.ov che .è larga-
mente utilizzato dai Pirroniani, ma che fa parte della terminologia filo-
sofico tecnica di Arcesilao: cfr. EusEB. PE xrv 7, 15 che riassume il
punto di vista di Numenio (cfr. infra, cap. II, p. 107 nota 65) e C1c.
Luc. 32 (su cui si veda Appendice!).
• Cfr. PHoT. bibl. cod. 212, 169b.
INTRODUZIONE 13
dio, Opinion~ e scienza. Il dibatti~o tra Stoici e Accademici nel III e II secolo
a.C., Napoli 1986, lamentava che avessi commentato poco il dibattito
epistemologico stoico-scettico riportato da Sesto in M·vrr 150-7; a cui
qui ho dedicato nuove pagine. ·
INTRODUZIONE 15
2
Sulla sua affiliazione alla setta medica empirica, depone anche il
cognomen "Empirico'', cfr. DLIX 116. Pertanto il giudizio espresso in
PH r 236-41 non è facilmente interpretabile. Sono state avanzate diverse
possibili spiegazioni, ma nessuna suffragata da prove convincenti, come
per es. la spiegazione, avanzata da R. BE'IT (ed.), Sextus Empiricus.
Against the Logicians, Cambridge 2005, p. IX, secondo cui Sesto non in-
tendesse rivolgere la sua critica alla scuola empirica nella sua interezza,
ma soltanto a qualche esponente: ma contra convincentemente argo-
menta D. MACHUCA, ree. a R. BETI, Sextus Empiricus. Against the Logi·
cians, cit., «Bryn Mawr Classica! Review», 2008.01.11. Né è più persua-
siva l'ipotesi di A. BAILEY, Sextus Empiricus and Pyrrhonean Scepticism,
cit., p. 118, secondo cui la preferenza di Sesto per gli Empirici sarebbe
dovuta ai metodi terapeutici e diagnostici e non alla teoria. Per un'accu·
rata disamina della enigmatica relazione di Sesto con entrambe le sette
mediche, si veda D. MACHUCA, Sextus Empiricus: His Outlook, Works,
and Legacy, cit., pp. 49-50.
3 R. BETI, op. cit., osserva: «in the second century there were flou-
rishing Aristotelian and Platonist movements, yet Sextus shows no awa-
reness of them whatever; his focus was invariably on the Hellenistic pe·
riod [... ] and earlier. His immediate influence appears to have been vir-
tually non·existent».
4
Cfr. DLIX 116.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 19
5
Il problema della sopravvivenza dell'Accademia platonica come
scuola istituzion3.le nel periodo che va da Antioco a Plutarco, è ampia-
mente dibattuto dagli studiosi, a partire dallo studio di J. GLUCKER, An-
tiochus and the Late Academy, GOttingen 1978, pp. 280-93, che sostiene
la tesi secondo cui lAccademia ha cessato di esistere come una scuola
organizzata in Atene fin dall'età di Antioco, mai divenutone scolarca,
e che quindi l'ultimo scolarca fu Filone. H.B. GoTTSCHALK, Aristotelian
Philosophy in the Roman World, in ANR W, II 36, 2, (1987) pp. 1079-174
è scettico su questo punto: cfr. in particolare a p. 1094 e nota 76.
6
Se con questa frase Cicerone· abbia voluto intendere che Filone
non abbia avuto successori, come vuole J. GLUCKER, Antiochus, cit., p.
105, o più verosimilmente, che l'Accademia scettica non abbia più avuto
"a literary defence", come suggerisce D.N. SEDLEY, The End o/ the Aca-
demy, «Phronesis», XXVI (1981) p. 74 nota 3, che interpreta la parolapa-
trocinium nel senso di "difesa'', sta di fatto che, ai fini della sopravvi-
venzà della filosofia dell'Accademia scettica, il significato è lo stesso. Mi
sembra condivisibile l'opinione di V. BROCHARD, Les Sceptiques grecs, Pa-
ris 1887, 1932 2 , p. 221 e sgg., il quale spiega come l'Accademia scettica
20 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
avrebbe potuto utilizzare Plutarco come una fonte per ricostruire la po-
sizione dell'Accademia scettica, ma semmai come una fonte a cui con-
trapporsi.
u Cfr. Enesidemo in PHOT. bib!. 170a 14-6, il quale ritiene che «gli
22 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
d.C., cit.
16
Rinvio per un'esposizione più dettagliata e approfondita della fi-
losofia di Favorino, ad A.M. IoPPOLO, The Academic Position o/ Favori-
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 23
4285. Secondo E. Spinelli, nel commento ancora inedito agli Schizzi Pir-
roniani, è verosimile supporre che Sesto, nel duplice intento di polemiz-
zare nei confronti tanto di coloro che avevano popolato la storia dello
scetticismo di presunti precursori di Pirrone (cfr. DLIX 71 sgg.), quanto
di chi aveva dichiarato illegittimo richiamarsi a lui e definirsi, perciò
"pirroniano", si appoggi a precedenti auctoritates: a Timone e forse an-
che ad Enesidemo (cfr. ad es.DLIX 62, contra Antigono) e a Menodoto
(cfr. GAL sub/ emp. XI 82, 23 sgg.).
23
Cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Prolegomeni ad una raccolta delle fonti
relative a Pirrone di Elide, in G. GIANNANTONI (a cura di), Lo scetticismo
antico, cit., I, p. 127.
24
Cfr. H. MuTSCHMANN, Sexti Empirici Opera, recensuit, 1:
lluppcovsicov Un:otuncl:icrscov libros tres continens, Lipsiae 1912, p. XIII;
U. BURKHARD, Die angebliche Heraklit-Nachfo!ge des Skeptikers Aenesi-
dem, Bonn 1973, p. 31.
2
' Cfr. V. BROCHARD, Les Sceptiques, cit., pp. 324 e 326-7.
26 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
blema (in corso di stampa): ~<Nei suoi scritti [... ] confluiscono temi, que-
stioni, argomentazioni di tutte le correnti che caratterizzano lo scettici-
smo antico. Troviamo così ovviamente traccia di quella pirroniana, della
quale Sesto sembra voglia farci percepire anche una sorta di evoluzione
interna e che è per lui ancorata essenzialmente ai nomi di Pirrone, di Ti-
mone, ma poi anche di Enesidemo (rispetto al quale egli intrattiene tut-
tavia un rapporto apertamente dialettico, che in molti casi sfocia in
aperto dissenso) e di "scettici più recenti" (fra cui si può sicuramente
porre Agrippa) ... ». Diversamente interpreta J. BARNES, il quale nell'in-
troduzione, a J. ANNAs-J. BARNES, Sextus Empiricus. Outlines of Scepti-
cism, Cambridge 20002 ; p. xv, conclude che il confronto di passi paral-
leli di PH e M «sttongly suggest that Sextus was a copyist». .
34
Cfr. K. JANACEK, Studien zu Sextus Empiricus, cit., Algra, Bett,
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 29
nita vetus quaestio da Aulo Gellio; cfr. FAVOR. apud GELL. noct. Att. XI 5,
6 = fr. 26 Barigazzi: Vetus autem quaestio et a multis scriptoribus Graecis
tractata, an quid et quantum Pyrrhonios et Academicos phi!osophos intersit.
Utrique enim <YKS1t'tl.Koi, Èq>SK'tl.Koi, O.nopTl'tl.Koi dicuntur, quoniam utrique
nihi! adfinnant nihilque comprehendi putant.
36 PH I 220: q:iacrì µÉV'tOL 'ttvèç O'tt ii 'AKaOT1µai:Kl\ q:nì..ocroq:iia ii
ctÙ'Ci\ È<Y'tl 'Clj <YKÉlj/Sl.
3Q LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
42 Cfr. PH I 1-4: frn Sè l:'.t1 ST\•Oi5cn. K. JANAC:EK, Zur Bilanz der grie-
chischen Skeptizismus, in J. BURIAN-L. VmMAN, Antiquitas Grreco-Ro-
mana ac Tempora Nostra, Acta congressus (12-16 mensis Aprilis 1966),
Praha 1968, rist. in Studien zu Sextus Empiricus, cit., p. 167, ritiene «dass
die Dreiteilung am Anfang der PH nur eine einmalige, ad hoc erfundene
ist, damit Sextus liberhaupt die Existenz der skeptischen Schule r.echt-
fertigen kann». Inoltre un aspetto molto controverso dello scetticismo
pirroniano è proprio quello della ricerca della verità che non sembra ca-
. ratterizzare lo scettico così com'è descritto da Sesto, cfr. J.A. PALMER,
Skeptical Investigations, cit., p. 366 sgg., il quale analizza i vari significati
di S11•eiv in Sesto. Sull'abbandono del desiderio di conoscenza da parte
dello scettico, cfr. D. SEDLEY, The Mativation a/ Greek Scepticism, in M.
BURNYEAT (ed.), The Skeptical Tradition, Berkeley 1983, p. 10.
43
Cfr. K. JANACEK, Randbemerkungen zum neuen Pyrrhon-Buch,
«Eirene», xx:rr (1985) p. 80; G. CoRTASSA, Il programma dello scettica:
strutture e forme d'argomentazione nelle 'Ipotiposi Pirroniche' di Sesta Em-
pirico, in ANRW, II 36, 4 (1990) p. 2712.
44 Cfr. J. BARNES, Sextan Scepticism, cit., p. 328, che rileva un'in-
congruenza tra PH I 3 e I 7 a proposito del significato di S11•11tiK6ç: «far
in the opening paragraph of the Outlines 'çT\'tEìv' means 'investigate' ra-
ther than 'be puzzled'. In that case, there is a conflict between Pyr. I 3
and I 7>>, e a p. 329 spiega: «a Sestan sceptic does not continue his phi-
losophical researches. In that case, the general thesis about investigation
with which the Outlines opens cannot introduce that type of philosophy
which forms the subject of the Outlines far none of the three genera!
forms of philosophy which it legitimates is or encompasses Sextan scep-
ticism». Su due diversi significati di çTJ'tEÌV in Sesto ha richiamato l'at-
tenzione K.] ANÀCEK, Vber den Charakter des spiitantiken Skeptizismus, in
Studien zu Sextus Empiricus, cit., pp. 149-53.
45
In., Ai napa1r:elµeval (se. rf; aKétjfel) rpzAoaarpiar. Bemerkungen zu
Sextus Empiricus PH I 210-241, «Philologus», CXXI (1977), rist. in In.,
32 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
Studien zu Sextus Empiricus, cit., pp. 225-31, suppone che ci sia un paral-
lelismo tra il piano di PH I che dovrebbe corrispondere al primo libro dei
Discorsi Pirroniani di Enesidemo: anche la OA.rt àrcortl di Enesidemo, in
quanto corrisponde al Ka.06A.ou A.òyoç in PH I, doveva contenere la
Ota.cpopO: dalle filosofie affini.
46
Sul ruolo di Favorino come autore di una rinascita dello scettici-
smo accademico e per la sua influenza nel determinare la reazione di al-
cuni filosofi contemporanei come Epitteto e Galeno, cfr. quanto detto a
pp. 22-3.
47
L'Accademia è denominata indifferentemente 'AKa.OT[µia, oi ànò
tfiç 'AK0.0T[µiaç, oi 'AKaOT[µatKoL Cfr. PH I 220, in cui la media Acca-
demia di Arcesilao, è distinta dalla nuova di Carneade e Clitomaco; MIX
1, in cui oi. ne.pi KÀ.sttòµaxov KO.Ì 6 À.otnòç téòv 'AKaÙTjµatKéòv xop6ç,
sono accusati di estendere oltre misura le loro controargomentazi6ni.
48
Cfr. K. JANACEK, Randbemerkungen, cit., p. 80.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 33
49
È importante tenere presente che l'èu;:ataÀT]o/iO: è il concetto
chiave in base al quale è giudicata la coerenza dello scetticismo e Arce-
silao non è compromesso con questo Concetto da quanto qui emerge con
chiarezza. Del resto come rileva, K. JANÀC:EK, Zur Bilanz der griechischen
Skeptizismus, cit., in Studien zu Sextus Empiricus, cit., p. 167, la distin-
zione tra i Pirroniani e gli Accademici sulla base del fatto «dass sie die
Warheit immer suchen, dagegen halt sie die NA filr Ò.Kat6.ÀT]1ttoç», non
è mantenuta coerentemente da Sesto: «deshalb kann auch der Skeptiker
nichts begreifen: damit ist in dieser Hinsicht jeder Unterschied der bei-
den Schulen verschwunden)). Cfr. anche Io., Ùber den Charakter des spii-
tantiken Skepti:dsmus, ivi, p. 151.
'° Cfr. PH 1 232 e infra, p. 42 e sgg.
34 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
51
M VIl 1: 6 µèv Ka0ÒÀ.OU 01CE1t't'tKfiç OovétµEroç xapaK't'ÌJp µE't'<Ì 't'fiç
npOcrTJK06aTJç èt;Epyacriaç UnoOéOEtK't'O.t, 't'à µèv npOTJyouµSvroç 't'Ò. Oè Kc.ti
Ka-cà 01op1crµòv -céòv rrapaKEtµévrov qnÀ.oaocpt&v ÈKi:unro0Eiç. Per il signi-
ficato di ÈK-currro0Eiç, cfr. J. BRUNSCHWIG, Sextus Empiricus on the krite-
rion, inJ.M. DILLON-A.A. LONG (eds.) The Question o/'1Eclecticism 11 • Stu-
dies in Later Greek Philosophy, Berkeley-Los Angeles-London 1988, p.
146 nota 1. Cfr. K. }ANACEK, Die Hauptschrift des Sextus Empiricus als
Torso erhalten, «Philologus», cv11 (1963) pp. 271-7. Invece R. BETT, Sex-
tus Empiricus. Against the Logicians, cit., p. XI, ritiene che il riferimento
non possa essere a PH «since PH is not, as a whole, a generai treatment
of Pyrrhonism; the reference must rather be to a 1ost portion that discus-
sed Pyrrhonism in genera! terms, as does book I of PH».
n Cfr. VII 1; 46. Rispetto alla differente classificazione della filoso-
fia degli Accademici adottata da Sesto in PH1 e in MVII 46, K. ]ANÀ<;:EK,
Ùber den Charakter des spiitantiken Skeptizismus, cit., in Studien zu Sextus
Empiricus, cit., pp. 152-3,. esprime un severo giudizio: «Zu denen, die
das Wahrheitskriterium anerkennen, rechnet Sextus auch die Ak:ademi-
ker und polemisiert mit ihnen in gleicher Weise wie mit den Stoik:ern.
Dagegen zahlt er zu denen, die alles filr unfassbar halten, Xenophanes,
Gorgias, Protagoras und andere, keineswegs aber die Akademiker. Sol-
len wir in dieser Betrachtung des Sextus eine weitere Inconsequenz se-
hen? Dies ist eine sehr ernste Frage [... ] Die Fahigkeit des Sextus, seine
Ansichten zu 3.ndern, ist z. B. daraus ersichtlich, dass er in PH als An-
hanger der medizinischen Schule der Methodiker erscheint, wahrend er
in M bereits als Parteiganger der Empiriker auftritt, von deren Ansich-
ten er sich in PH distanzierte. Jedenfalls hielt es Sextus filr unumgang-
lich, die Lehre der Akademiker filr eine andere StrOmung zu erkli:i.ren,
um die Existenz der Skeptikerschule zu rechtfertigen».
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 35
56
Mentre ò.Oo<;&cr-croç ricorre frequentemente in PH nelle espres-
sioni "vivere senza dogmi" o "dire qualcosa senza dogmi", è del tutto
assente in M; cfr. a questo proposito, K. JANACEK, Sextus Empiricus, cit.,
p. 61.
57
Questa è l'interpretazione che dell'espressione Ocrov bd -c.À. dàJ.
BRUNSCHWIG, La formule OEON Efll TQJ AOI'QJ chez Sextus Empiricus,
pp. 107-21 di Le Scepticisme Antique, Actes du Colloque International
sur le Scepticisme Antique (Université de Lausanne, 1-3 juin 1988), ed.
par A. VOELKE, Génève-Lausanne-Neuchatel 1990, il quale critica l'in-
terpretazione che della formula ha dato Jan3.Cek, concludendo che ci
sono due modelli alternativi, quello anaforico per cui essa significhe-
rebbe «sur la base determinée fournie par l'enoncé, ou par l'argument,
qui vient d'erre mentionné», e quello non anaforico per cui significhe-
rebbe «pour autant qui s'agit du ÀÒyoç» cioè sia dell'essenza dell'oggetto
di cui si parla, sia del discorso o del tipo di discorso che si tiene su di lui
(p. 114). Già M. BuRNYEAT, Can the Sceptic Live his Scepticism?, in M.
ScHOFIELD-M. BURNYEAT-J. BARNES (eds.), Doubt and Dogmatism. Stu-
dies in He!!enistic Epistemo!ogy, Oxford 1980, p. 47 nota 49 (ristampato
in M. BURNYEAT (ed.), The Skeptical Tradition, Berkeley-Los Angeles:
London 1983), rilevava che ÀÒyoç potrebbe essere trad~tto con "tea-
38 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
58
Si noti che in M VII 176-89 l'ordine dei gradi del rn8av6v non
coincide con PH e questo non viene rispettato neanche nei Libri Acade-
mici di Cicerone, in cui una volta viene omesso il grado dell'esame accu-
rato, un'altra quello dell'assenza di contraddizione: cfr. Luc. 33 e .35
(vedi infra, p. 169 nota 118).
59
Cfr. PH I 223. Il verbo npOKpivetv sottolinea la preferenza di una
cosa rispetto ad un'altra e pertanto contraddice la vita senza dogmi pro-
40 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
pria dello scettico. Sesto se ne serve per marcare la differenza tra la fi-
losofia di Platone e di Carneade e lo scetticismo pirroniano, cfr. PH 1
222, 225.
60
Il verbo nsl0scr0a.1 ha due significati in greco: nella forma media
significa "obbedire'', il che comporta una passività del soggetto che ob-
bedisce; in quella passiva significa "essere persuaso", il che comporta
una partecipazione attiva del soggetto. Ma se l'uso grammaticale greco
giustifica la distinzione dei due significati operata da Sesto, non giusti-
fica tuttavia l'attribuzione a Carneade e Clitomaco dell'uso di nsi0scr0a.1
nel senso di "essere persuaso", se ciò è inteso, come Sesto pretende, nel
senso di croyKa1:a.-ri0scr0a.L Sesto infatti non vuole ammettere che ci sia
una differenza tra !'"approvare" di Carneade e Clitomaco e !'"assen-
tire" degli Stoici.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 41
61
Crc. Luc. 104: id cum ita sit, alterum piacere ut numquam adsentia-
tur, a/terum tenere ut sequens probabilitatem, ubicumque haec aut occurrat
aut deficiat aut "etiam" aut "non" respondere possit. Ibid. 99: tale visum nul-
lum esse, ut perceptio consequer~tur, ut autem probatio, multa. Etenin contra
naturam esset probabile nihi/ esse, et sequitur omnis vita [... ] eversio. Che
tutta questa parte sia tratta da Clitomaco è dichiarato esplicitamente da
Cicerone, cfr. 98. In ogni caso, pur ammesso che Sesto abbia voluto attri-
buire a Carneade una posizione dogmatica riguardo all'assenso, attribuirla
anche a Clitomaco diventa o un puro arbitrio, o un errore di Sesto, cfr. V.
BROCHARD, Les Sceptiques, cit., p. 134 nota 2. Sulla differenza tra la teoria
della probabilità di Carneade e quella di Clitomaco, cfr. A.M. loPPOLO,
L'assenso in Clitomaco: un problema di linguaggio?) in A.M. loPPOLO-
D.N. SEDLEY (eds.), Pyrrhonists, Patticians, Platonizers, cit., pp. 225-67.
62
L'uso del termine npocrTt<i8e1a è documentato per Enesidemo da
PHOT. bibl. 170b 12-4 quando afferma che coloro che ammettono l'esi-
stenza dei segni sono ingannati da una Kevij 7tpocrna.8e{q..
42 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
65
Per il significato di 't"OXtK&ç che compare anche in PH I 26 e 29,
cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Sesto e gli Scettici, «Elenchos>>, XIII (1992) p. 299.
44 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
nist», LXXIII (1990) pp. 97-110, rist. in EAD., Essays on Hellenistic Episte-
mo/ogy and Ethics, Cambridge 1996.
67
Concordo dunque con quanto scriveva R. HIRZEL, Untersuchun-
gen zu Ciceros philosophischen Schriften, Leipzig 1887, Nachdruck Hildes-
heim 1964, m, p. 158: «Man kann diesen Unterschied fiir unwesentli-
chen halten, und an sich betrachtet ist er es auch: hier aber wo es gilt
Arkesilaos als Sokratiker zu begreifen kommt ihm eine hOhere Bedeu-
tung zu».
68
Cfr. PH 1 26 e sgg. Il rapporto à:rapal;ia-È1toxii non è chiaro per
quanto riguarda gli Scettici più antichi. In PH I 30 Sesto afferma che
ttvi:ç téòv òoKiµrov crKE1t't'tKéòv hanno aggiunto all'atarassia e alla metriopa-
theia l'epoche, in cui sembrerebbe che l'accento sia posto sull'epoche, cfr.
F. DECLEVA CAIZZI, Sesto e gli Scettici, cit. Per l'identificazione degli
"scettici illustri" con Timone ed Enesidemo, cfr. DLIX 107. J. ANNAS,
The Heirs o/ Socrates, cit., p. 107, ritienè che Sesto «adds, after ali, 'that
epoche is followed, as we said, by tranquillity', and seems to be foisting a
Pyrrhonist understanding of epoche and its results onta Arcesilaus».
Mentre secondoJ.A. PALMER, Skeptical lnvestigations, cit., p. 371, Sesto
intende porre come una differenza dogmatica sostanziale il fatto che Ar-
cesilao abbia indicato l' epoche come telos, tanto da rendere la posizione di
Arcesilao incoerente. Diversamente interpreta l'atarassia pirroniana G.
STRIKER, Ùber den Unterschied zwischen den Pyrrhoneern und den Akademi-
kern, cit., rist. in EAD., Essays on Hellenistic Epistemology, cit., p. 148:
«No such promises are known to bave been made by the Akademics~ and
in this respect as well they seem to me to be the more radical skeptics».
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 45
l' epoche, lasciando aperta la possibilità che l' epoche non costi-
tuisca il fine della vita nemmeno per Arcesilao 69 .
Né è chiaro se costituisca una differenza con gli Scettici il
fatto che Sesto attribuisca ad Arcesilao l'affermazione che
sono beni le sospensioni particolari (1àç Kmà µ8poç ènoxaç),
mali gli assensi particolari, dal momento che egli sta illustrando
l'affinità e non ha fino a questo momento accennato ad alcuna
differenza fra le due filosofie. Infatti questa affermazione è
inclusa sotto l'autorità del n&vu µot 8onì, che rivendica l'af-
finità tra i due indirizzi. Certamente è una differenza se s1
considera che quanto segue ne faccia parte integrante.
«Tranne che uno potrebbe dire (n1'.iJv ci µiJ Myot nç) che noi
diciamo queste cose in relazione a ciò che ci appare (Kmà 1ò
qimv6µcvov ~µiv) e non recisamente (8taPcPatconKiiiç), egli in-
vece come se si riferisse alla natura (Òlç npòç ÙJV q>Ucrtv), cosic-
ché dice che la sospensione è un bene, l'assenso è un male».
69
Le fonti antiche attribuiscono ad Arcesilao tre diverse formula-
zioni del fine: cfr. A.M. IOPPOLO, Opinione e scienza, cit., pp. 157-66.
È significativo inoltre che Cicerone negli Academica affermi che il fine
per Arcesilao sia il verum invenire velie (Luc. 76), mentre presenta I' epo-
che (acad. I 45) come la manifest~zione pratica della difficoltà teorica in
cui ci si viene a trovare di fronte all'aporia che si genera di volta in volta
dall'equipollenza delle tesi contrarie. De fin. 111 31: extremum bonorum et
summum munus esse sapientis obsistere visis adsensusque suos firme susti-
nere, si riferisce più genericamente a quidam Academici. Il f~tto che le
fonti non siano unanimi in relazione al telos di Arcesilao e talvolta indi-
chino la sospensione del giudizio talaltra la ricerca della verità, si com-
prende se si accetta l'argomento che è la ricerca della verità a generare
continuamente la sospensione del giudizio. Per la vicinanza tra la forma
linguistica pirroniana 7tepi 1où E:Jtéxro e il modo di intendere i' epoche di
Arcesilao, dr. PH I 196.
46 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
70
Sesto sostiene questa posizione in MXI, dove, secondo R. BETT,
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 47
Sextus Empiricus. Against the Ethicists, cit., Sesto presenterebbe una ver-
sione più antica del pirronismo che presumibilmente risale a Enesidemo.
71 Cfr. PHOT. bib/. 169b 18-170b 35.
72
R. BETT, How Ethical Can an Ancient Sceptic Be?, in corso di
stampa, p. 12. Cfr. In., Pyrrho, cit., p. 203: «these various assertions to
the effect that knowledge of the nature of the things is not to be had are
not themselves problematic for Aenesidemus (as they are for Sextus); for
to assert that a certain item is beyond our apprehension is not eo ipso to
offer any specification of the item's nature». La conclusione caratteri-
stica dei tropi in PH I è che noi possiamo dire come ciascuno degli oggetti
esterni appare (q>o:iv&'t"o:i), ma non possiamo affermare com'è per natura,
cfr. PH I 87 e]. BARNES, The Belief of a Pyrrhonist, «Elenchos», IV (1983)
pp. 11-3. Sul significato. non epistemico di q>o:iv&'t"O:L nel pirronismo, cfr.
M. BuRNYEAT, Can the Sceptic Live his Scepticism?, cit., pp. 25-6 (en-
trambi gli articoli sono ristampati in M. BURNYEAT-M. FREDE (eds.) The
Origina! Sceptics. A Controversy, Indiana polis 1997); per un resoconto cri-
tico del dibattito sul significato non epistemico di q>aivi.::t:o:t intercorso tra
J. Barnes, M. Burnyeat e M. Frede, si veda M.A. WLODARCZYK, Pyrrho-
nian Inquiry, Cambridge 2000.
7J Cfr. infra, pp. 62-5.
74
Sesto si oppone a Enesidemo per quanto riguarda il giudizio su
Eraclito (cfr. PH r 210). Inoltre ci sono fondati motivi a favore del fatto
48 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
deve prestar fede a ciò che vien detto di lui», come fossero
"dicerie". Si tratta dell'accusa di esoterismo 77 . Apparente-
mente Arcesil.ao è un pirroniano, ma in realtà è un dogmatico
(Katà liè tiJv Ò.1'.iJ8ciav lioyµattKÒç fiv). Il suo pirronismo con-
siste nel mettere alla prova i compagni con l'aporetica per
vedere se sono ben dotati per apprendere i dogmi di Platone
e il suo dogmatismo nel trasmettere a quelli più dotati le
dottrine platoniche.
77
L'accusa di esoterismo non è in alcun modo supportata dalle fonti
antiche, come ha dimostrato C. LÉvY, Scepticisme et dogmatisme dans
l'Académie: "L'ésotérisme d'Arcésilas", «Revue des Etudes Latines», LVI
(1978) pp. 335-48. Senza alcuna analisi critica e argomentativa la accetta
invece H. TttORSRUD, Cicero on bis Academic Predecessors: the Fallibilism
o/ Arcesilaus and Carneades, «Journal of the History of Philosophy», XL
(2002) pp. 3-4 nota 12.
50 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
79
Cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Pirroniani e Accademici nel III sec. A.C.,
in "Entretiens sur l' Antiquité Classique", XXXII, Vandhoeuvres-Génève
1985, p. 168.
°8
Cfr. EAD., Pirrone, cit., p. 191, la quale rileva la scarsa affidabi-
lità di Numenio che «raccoglie e rielabora materiale vario senza accura-
tezza storica».
52 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
81
Cfr. K. jANÀCEK, Ai napaKelµevai, cit., in Studien zu Sextus Empi-
ricus, cit., p. 227.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 53
82
Cfr. PH 1 220-1 in cui Sesto elenca le fasi dello sviluppo dell'Ac-
cademia.
83 Il dibattito se Platone sia dogmatico o aporetico percorre infatti da
rere, non va posto nei termini, se è plausibile o meno che si possano giu-
stificare come scettiche certe posizioni dottrinali di Platone, ma se è
plausibile che Arcesilao fosse fortemente motivato a richiamarsi a Pla-
tone. Del resto J. Annas osserva: «even if we do not accept it (ovvero
la pretesa di Arcesilao di considerarsi all'interno della tradizione dell' Ac-
cademia platonica), it can be made out in its own terms)> (ivi, p. 105).
L'accusa di calumnia che viene lanciata contro Arcesilao dal portavoce
di Antioco, nel Lucullus di Cicerone - che, non a caso, gli rimprovera
il modo in cui si richiama ai filosofi del passato-, è una chiara dimostra-
zione della strategia con cui Arcesilao potrebbe aver giustificato le affer-
mazioni di Platone alla luce dello scetticismo. Come rileva e.A. VIANO,
Lo scetticismo antico e la medicina, in G. GIANNANTONI (a cura di), Lo
scetticismo antico, cit., n) p. 573, «la calumnia di Arcesilao consisteva nel
prendere in considerazione solo osservazioni marginali di questi filosofi.
Simile a Tiberio Gracco egli slealmente approfitta delle dichiarazioni
scettiche di filosofi autorevoli per dare prestigio al proprio scetticismo».
Se Arcesilao tenta questa operazione con i filosofi del passato, a maggior
ragione lo ha fatto nei confronti di Platone, di cui si considerava l'erede
legittimo. Una serie di testimonianze, che non dipendono da Antioco,
compresa quella di Cicerone nel De oratore (III 67), parlano in tal senso;
cfr. PLUT. adv. Coi. 1121 F-1122 A, DLIV 28, e]. GwcKER, Antiochus,
cit., p. 36 e sgg.
86
Del resto l'anonimo dei Prolegomena alla filosofia di Platone (10,
4-12, p. 15 sgg. Westerink) e l'anonimo Commentario al Teeteto di Pla-
tone (LIV 38-43 Bastianini-Sedley) testimoniano di come la discussione
di questo problema si sia mantenuta viva fin nella tarda antichità.
87
L'uso del presente fa pensare che si tratti di un lavoro la cui ste-
sura è contemporanea oppure molto prossima a PH; cfr. F. DECLÉVA
CAIZZI, Aenesidemus and the Academy, «Classica! Quarterly)>, XLII (1992)
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 55
lacuna potrebbe essere più ampia «di un rigo a fine pagina» o anche più.
Recentemente]. BRUNSCHWIG, Hérodote de Tarse, in R. GouLET (éd.),
Dictionnaire des Phi!osophes Antiques, Suppl., Paris 2003, p. 106, ha indi-
cato la possibilità di un'altra correzione: KCl:tà <i:éòv> ttepi 1-Ip6Soi:ov Kaì.
AÌ.vTjcriSTJµOv, che fino ad oggi, per quanto io ne sappia, non è stata pro-
posta da altri. Anche Pappenheim, e Deichgriiber, avevano suggerito la
possibilità di leggere il nome di Erodoto, e correggevano Kai:à. 'Hp6So-rov.
Ma la correzione Hp6Soi:ov è giustificata più dal fatto che Erodoto è
stato maestro di Sesto che da un punto di vist'a paleografico in quanto an-
che la versione latina di T secundum permindotum fornisce maggiori cre-
dénziali alla correzione MTJv6Soi:ov: cfr. E. SPINELLI, Sextus Empiricus,
the Neighbouring Philosophies and the Sceptical Tradition, in ] . S1HVOLA
{ed.), Essays on Ancient Scepticism and the Sceptical Tradition, Helsinki
1998, p. 38.J. DILLON, ree. di A. BRANCACCI (a cura di), Antichi e moderni
nella filosofia di età imperiale, Napoli 2001, in «Bryn Mawr Classica! Re-
view)>, 2004, rileva che in PH I 222 «a proper name is needed, to go with
Aenesidemus; Menodotus is known to have written a large work on em-
piricism; and this passage would place him among those, such as Aenesi-
demus, who claimed Plato as a sceptic, which would serve to annoy Ga-
len»; contra L. PERILU, Menodoto di Nicomedia e i principi della medicina
empirica, in A. BRANCACCI (a cura di), Antichi e moderni, cit., pp. 267-97;
cfr. anche In., Menodoto di Nicomedia. Contributo, cit., pp. 105-24.
92
Le due lezioni contrapposte sono Kacà. i:oùç nepì MTJv6So-rov KO:Ì
AÌvTJcriSTJµOv proposta da Mutschmann, e Kacà. -réòv nepì MT]v6Soi:ov KO:Ì
AÌ.VTJO'i.ST]µov proposta da Heintz. K. ]ANACEK, Ai napaKeiµeva1, cit., in
Studien zu Sextus Empiricus, cit., p. 228, difende l'emendamento di
Heintz, Kncò. cOOv 7tepì MTjv6Socov Kaì AÌ.vTJcriSTjµOv sulla base del fatto
che poiché Sesto fino a questo momento ha nominato gli oppositori delle
sue opinioni, tra cui lo stesso Enesidemo a proposito di Eraclito, sarebbe
plausibile che lo nominasse anche per Platone nello stesso senso. Tutta-
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 57
97
Cfr. DL m 51: noÀÀTÌ crtétcrtç È:crtì KaÌ oi µé:v <pa.cnv aUtòv Ooyµa-
tiçEtV, oi O' oG.
60 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
citando (éhav, roç cpacr(, yuµvaç11tm), non per questo sarà uno
scettico (où napà 10010 fotm crKennK6ç)».
98
Diogene Laerzio (III 49) illustra Una divisione dei dialoghi di Pla-
tone molto vicina all'interpretazione di coloro che scorgono in Platone
due tipi di filosofia, dogmatica e aporetica, ma Diogene Laerzio non col-
lega questa divisione alla tematica su scetticismo o non scetticismo; cfr.
F. DECLEVA CAIZZI, Aenesidemus and the Academy, cit., p. 186 nota 40,
la quale fa rilevare che la loro Posizione in Diogene Laerzio corrisponde
all'osservazione di Sesto che costoro non intendono accostare Platone
allo scetticismo.
99 Cfr. E. SPINELLI, Sextus Empiricus, the Neighbouring Philosophies,
ces». Alla sua conclusione si può obiettare che se il v libro della Repub-
blica può giustificare il richiamo a Pirrone di Enesidemo, non si capisce
perché non potrebbe essere stato utilizzato da Enesidemo anche per
spiegare l'"aporeticità" di Platone. Il Platone scettico nasce con Arcesi-
lao che faceva risalire a Socrate e a Platone l'àKa'tuÀrp.y{a e l'ènoxil; cfr.
PLUT. adv. Col. 1121 F-1122 A, e supra, nota 85. Non si può dunque
escludere che anche Enesidemo, membro dell'Accademia, trovasse una
giustificazione allo scetticismo di Platone con altre argomentazioni fon-
date sull'eraclitismo presente nel Teeteto.' All'ipotesi che l'espressione et-
À.tKptvcòç crKE1t'tUc6ç si debba a Menodoto che trascriverebbe nel suo vo-
cabolario il giudizio di coloro che ritenevano Platone scettico (ora cfr.
anche M. BoNAZZI, Academici e Platonici, cit., p. 157 nota 50), si può
obiettare che mentre della presenza di Enesidemo in Sesto abbiamo
menzioni esplicite, sull'influenza di Menodoto possiamo soltanto con-
getturare.
tO} Cfr. G. BAsTIANINI-D.N. SEDLEY, Commentarium in Platonis
'Theaetetum', in CPF m, Firenze1995, pp. 545-6, in cui Sedley ritiene
probabile che Sesto si riferisca ad una fazione interna alla scuola pirro-
niana, ma che la corruzione del passo non permetta di stabilire se questa
corrente includesse Enesidemo. Ma se si accetta l'ipotesi che si tratti di
Pirroniani, non si capisce perché dovremmo escludere proprio Enesi-
demo di cui viene esplicitamente fatto il nome, pace Sedley! ·
'° 4 Cfr. PHOT. bib/. 170a 17-21.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 63
107
PHOT. bibl. 170a 6-11.
ios Il termine 810.<popti ricorre due volte nell'estratto di Enesidemo
in Fazio, a p. 169b 36 e 170a 40. Si veda il giudizio equilibrato di F.
DECLEVA CAIZZI, Pirroniani e Accademici nel Ili sec. A.C., cit., p. 148
nota, la quale fa rilevare che la categoria della Oio.q>op6. implicava un' af-
finità· che richiedeva delle precisazioni per mostrare le differenze: «an-
che l'espressione oi O' Ò.1tò 'tfiç 'AKaòriµiaç, µtiì..tcr'to. 'tfiç vUv, mostra che
il giudizio non riguarda egualmente tutti gli Accademici».
109
Cfr. K. ]ANACEK, Ai napaKelµ,evaz, cit., in Studien iu Sextus Em-
piricus, cit., p. 230. Il fatto che Enesidemo non si sia mai richiamato ad
Arcesilao, pur potendolo fare, dimostrerebbe secondo C. LÉvY, Pyrrhon,
Enésidème et Sextus Empiricus, cit., p. 345, che egli ravvisava un'interdi-
pendenza concettuale tra l'Accademia e la Stoa e «qu'il fallait sortir de
ce face à face pour donner un esser nouveau au scepticisme». Tuttavia
questa tesi non è del tutto persuasiva perché se è vero che Enesidemo
ha scelto esplicitamente come precursori Pirrone ed Eraclito, è anche
vero che egli nell'estratto di Fazio non attacca la posizione di Arc~silao
e, soprattutto, come lo stesso Lévy ammette (pp. 311-3), ci sono fondati
motivi a favore del fatto che egli avesse difeso lo scetticismo di Platone.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 65
PH I 223.
llO
111
Tll\IION fr. 59 Diels. Per l'analisi dell'interpretazione fornita da
Sesto della testimonianza di Timone su Senofane, cfr. l'approfondito
commento di E. SPINELLI, Sextus Empiricus, the Neighbouring Phi!oso-
phies, cit. Per un'analisi linguistica del frammento e per una rassegna
della controversia tra gli interpreti sul valore. tecnico del termine crKB-
1t'tOO"ÒVTJ, cfr. W. LAPINI, La conversione di Senofane (Xenoph. AJ 5
D.K.), in Studi di filologia filosofica greca, Firenze 2003, il quale traduce
01CB7tiocrÒVTJ "capacità di analisi" e sottolinea la spiccata predilezione di
Timone per i vocaboli in -crUvri rinviando ai frr. 20.2, 35, 36, 48.2 Di
Marco, tutti al genitivo singolare.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA [N PH I 67
112
Come è stato notato acutamente da E. SPINELLI, Sextus Empiri-
cus, the Neighbouring Philosophies, cit., pp. 46-50, che ne trae però con-
seguenze diverse.
113
Per l'importanza rivestita da Timone nella presentazione del pirro-
nismo di Enesidemo, cfr. F. DEClEVA CAIZZI, Sesto e gli Scettici, cit., p. 300.
114
Gli studiosi non concordano sul significato che Timone attribui-
sce a questo epiteto, ma è significativo che Timone altrove definisca Pir-
rone éi'tucpoç, cfr. fr. 9 Di Marco. Per un'analisi dell'evoluzione del con-
cetto di 'ti3cpoç, cfr. F. DECLEVA CAizZI, Tixpoç: Contributo alla storia di
un concetto, «Sandalion», m (1980) pp. 53-66.
68 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
nioni alla luce del probabile, bensì sul fatto che Platone sol-
.leva aporie (811a1i:opfj) 115 • A giudicare dal tono dell'argomen-
tazione e dal linguaggio non sembra quindi che i sostenitori
dello scetticismo di Platone siano rappresentanti della Quarta
Accademia. Per Sesto non è sufficiente né n và crK•mnxòiç
11po<pépetv né sollevare aporie per essere degli autentici scet-
tici, perché basta una sola affermazione dogmatica per con-
traddire lo scetticismo, come esemplifica latteggiamento di
Senofane. Anzi l'atteggiamento di Timone nei confronti di
Senofane è volto a dimostrare, in opposizione alla tesi di
Menodoto 116 e. di Enesidemo, quale deve essere l'atteggia-
mento del vero scettico nei confronti di Platone. Nel criticare
dunque la posizione di Senofane Sesto non solo afferma un
significato di scetticismo, che si contrappone a quello dei
sostenitori di un Platone "aporetico", ma anche una diffe-
rente interpretazione della tradizione filosofica passata che
non è disposta ad accettare precursori diversi da Pirrone:
Platone non può essere dunque considerato un precursore
dello scetticismo come Pirrone.
È interessante rilevare che nella discussione relativa allo
scetticismo di Platone manca qualsiasi riferimento alla posi-
zione .di Socrate. Mentre infatti nella tradizione accademica,
proveniente da Arcesilao, Socrate-Platone costituiscono un
binomio inscindibile, non vi è traccia di una posizione socra-
tica autonoma nel resoconto di Sesto su Platone, ma Socrate è
11
Cfr. infra, nota 129.
'
116
Se si accetta che il nome da restituire accanto a quello di Enesi-
demo nello spazio corrotto sia quello di Menodoto, si rafforza la tesi che
Sesto si stia opponendo alla loro interpretazione e che quindi costoro
siano i fautori dello scetticismo di Platone. In tal senso deporrebbe il
giudizio negativo espresso da Sesto circa l'affinità tra lo scetticismo e la
medicina empirica in PH I 236. Ma poiché purtroppo l'unica citazione di
Menodoto che ricorre in tutto il corpus sestano è proprio in PH I 222,
non è dato sapere, al di fuori del passo oggetto di controversia, e che
quindi non può essere utilizzato a questo scopo, quale fosse l'atteggia-
mento di Sesto nei suoi confronti.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 69
127
Per la presunta appartenenza di Enesidemo ali' Accademia, cfr.
PHoT. bibl. 169b 30-5, in cui è detto che Enesidemo avrebbe dedicato
i suoi IluppO:ivtot Aòyoi all'accademico Lucio Tub~rone, suo compagno
di setta. F. DECLEVA CAIZZI, Aenesidemus and the Academy, cit., pp.
182-3, in: base ad una analisi terminologica del testo di Fozio, è giunta
alla conclusione che il termine cruvaipccrt<iitT[ç è estremamente raro, che
è usato da Fozio, e non da Enesidemo, con una sfumatura non positiva, e
che significa più genericamente "membro della setta" e non "compagno
di qualcuno". Se così fosse, cadrebbe una delle ragioni principali per ri-
tenere che Enesidemo fosse appartenuto ali' Accademia che avrebbe poi
abbandonato a causa dell'indirizzo dogmatico da essa assunto. Contra
cfr. J. MANSFELD, Aenesidemus and the Academics, cit., che ha dimostrato
che il significato di cruva1pccrtc.OtT[ç è quello di "fellow-member"; cfr. in
aggiunta gli altri argomenti convincenti in tal senso apportati da C.
LÉVY, Enésidème avait-il lu Lucréce?, in K.A. ALGRA-M.H. KoENEN-
P .H. SCHRIJVERS (eds.), Lucretius and bis Intel!ectual Background, Am-
sterdam 1997, p. 115 sgg. A mio parere, pur ammesso che Enesidemo
non sia mai·appartenuto all'Accademia, ciò che non può essere spiegato
senza il ricorso alla filosofia accademica, è il pirronismo di Enesidemo,
alla cui fondazione non è sufficiente presupporre la conoscenza della tra-
dizione pirroniana antica e l'influenza dell'empirismo medico. Mentre
dell'empirismo medico fino all'epoca di Enesidemo si conosce molto
poco, si sa per certo che la tradizione accademica era ancora viva e ope-
rante e che la filosofia di Enesidemo ha certamente attinto molti ele-
menti da essa. In ogni caso a favore di una discussione da parte di Ene-
sidemo-dei presupposti dello scetticismo accademico depone anche la de-
dica del libro all'accademico Lucio Tuberone.
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 73
128
F. DECLEVA CAIZZI, Sesto e gli Scettici, cit., fa rilevare, tra l'altro,
che anche l'uso dell'aggettivo Iluppcbvioç, che ricorre soltanto nei para-
grafi che Sesto dedica alla discussione delle net.pa.JCe{µevcu q>tA.ocroq>{a.i (se
si esclude il principio di PH dove egli dichiara l'indirizzo filosofico a cui
appartiene), potrebbe deporre a favore del fatto che Sesto avesse pre-
sente un'opera di Enesidemo. Infatti sappiamo dall'estratto di Fazio che
Enesidemo contraddistingueva il proprio indirizzo con il termine
Iluppcbvtoç.
129
Cfr. PHoT. bibl. 169b 40-1. Sull'importanza dell'Ctnopia. in Ene-
sidemo, cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Pirrone, cit., p. 199, la quale spiega che
il termine CtnoprrnJC6ç che «Si lega al tema, caro anch'esso a Platone del-
l'Ctnopia., si legge in PHOT. bib!. 169b 40; se il testo riproduce le parole di
Enesidemo, è costui il primo autore che ne attesta l'uso». Cfr. EAn., Se-
sto e gli Scettici, cit. Per due diverse interpretazioni del significato di
Ctnopia. in Enesidemo, cfr. M. ScHOFIELD, Aenesidemus: Pyrrhonist and
"Heraclitean", cit., pp. 287-97, che contesta l'interpret"azione di P.
WooDRUFF, Aporetic Pyrrhonism, cit., pp. 307-13.
00 Sedley in G. BASTIANINI-D.N. SEDLEY, Commentarium in P!atonis
132
Sesto esprime aperto dissenso per es. nel caso della doxa, ovvero
dell'opinione dogmatica, espressa da Enesidemo nella sezione dedicata a
negare l'esistenza del tempo "a partire dall'essenza", cfr. MX 215 e E.
SPINELLI, Enesidemo e la corporeità del tempo, in G. CASERTANO (a cura
di), Il concetto di tempo, Atti del XXXI!I Congresso Nazionale della So-
cietà !'ilosofica Italiana, Napoli 1997, pp. 159-71.
133 Cfr. C. VIANO, "Enésidème selon Héraclite": la. substance corpo-
134
Cfr. J. GLUCKER, Antiochus, cit., p. 74 e sgg. Sulla posizione di
Filone riguardo a Platone e ad Arcesilao, cfr. J. BARNES, Antiochus of
Ascalon, in M. GRIFFIN-J. BARNES (eds.), Philosophia Togata I: Essays on
Philosophy and Roman Society, Oxford 1997, p. 71 e sgg.
135 Cfr. C1c. acad. 1 13; Luc. 11-2.
136
In tal senso viene interpretata l'allusione ai mysteria in cui vo-
gliono avvolgere la propria dottrina gli Accademici°in C1c. Luc. 60, che
si ritiene rifletta il pensiero di Filone, cfr. Reid, ad !oc.
76 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
137
Su Clitomaco come possibile fonte di Sesto, cfr. infra, p. 184.
138
Su questo problema, cfr. A.M. IoPPOLO, Opinione e scienza, cit.,
p. 39 e sgg. Sulla testimonianza di Cicerone su Pirrone, cfr. EAn., Ari-
stone di Chio e lo stoicismo antico, Napoli 1980, pp. 176-81.
139
Si può pensare che la fonte sia un pirroniano del periodo succes"
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH I 77
141
Per l'atteggiamento di Antioco nei confronti di Arcesilao, cfr.
Crc. Luc. 13 e A.M. loPPOLO, Arcési/as dans le 'Lucullus' de Cicéron, «Re-
vue de Métaphysique et de Morale», Lvn (2008) pp. 21-44.
142
Cfr. supra, pp. 48-51.
143
A favore della tesi che Enesidemo abbia considerato la filosofia di
Platone un'anticipazione di quella di Pirrone, cfr. R. BE'IT, Py"ho, cit.,
pp. 217-8. È sorprendente tuttavia che Bett riconoscendo, in base alla sua
ricostruzione della filosofia di Enesidemo, 1) che Enesidemo era stato an-
ticipato da Pirrone, il quale, a sua volta, «either read Plato or became ac-
quainted with Plato's ideas», 2) che «Some acquaintance with Flato would
surely be expected if, as seems to be the case, Aenesidemus began his phi-
losophical life as a member of the Academy», concluda che «he would
have a strong morivation, quite apart /rom strictly philosophical consìdera-
tions, [corsivo mio] to suppress any reference to Plato as an influence».
LA CRITICA DI SESTO EMPIRICO ALL'ACCADEMIA SCETTICA IN PH l 79
4
" PH I 237, 239; II 9, 10, 22, 98, 204, 212. Gli ultimi due esempi
non sono significativi perché si riferiscono a modi di dire, o descrivono
un'azione.
80 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
145
La concordanza tra il giudizio espresso in PH re quello espresso
in MVII su Carneade (su cui vedi infra, cap. m), fa pensa!e che i du"e re-
soconti potrebbero dipendere dalla stessa fonte.
CAPITOLO SECONDO
in phrases of this general kind (oi 1tepi X), despite appearances the writer
intends a reference simply to X, no doubt with the implication that X's
views attraeteci a certain following». In questo caso l'espressione ai. Oè
7tEpi 't"ÒV 'ApKecrilaov 7tporryooµÉvroç µèv potrebbe anche indicare un
soggetto plurale "Arcesilao e i suoi seguaci", nel senso suggerito da Scho-
field. Tuttavia nell'usus scribendi di Sesto la formula oi Oè 7tepi X indica
generalmente solo X: cfr. PH1220: ol Oè xepì 't"ÒV 'ApKecriÀ.aov, PHr 234:
oi Oè nepì <l>ilrova, M vm 8, PH r 210: oi 7tEpl Aivricri011µov, ecc.
4 H. FLUCKIGER, Gegen die Dogmatiker. Adversus Mathematicos 7-
11, Sankt Augustin 1998, traduce: «Arkesilaos und seine Anhanger be-
stimmten zwar anfiinglich kein Kriterium, die aber, die es doch bestimmt
zu haben scheinen definierten es im Zug ihrer Argumentation gegen die
Stoiker)>.
5 M. BURNYEAT, Carneades was No Probabilist, studio non pubbli-
cato, spiega: «The /irst thing to say about him, the chief thing to get clear
about, the guiding principle far understanding him», e traduce «is that the
associates of Arcesilaus did not define any criterion and those of them
who are thought to have defined one in fact, produced it by way of attack
on the Stoics)>; R.G. BuRY (ed.). Sextus Empirìcus, II: Against the Logicians,
London 1935, p. 83: «Arcesilaus did not, to begin with, lay down any
definite criterion and those who are thought to have laid one down pro-
duced it by way of counter-blast to that of the Stoics»; A. Russo (a cura
di), Gli Scettici Antichi, Torino 1978, p. 189: «Arcesilao invece non definì
in senso proprio alcun criterio e quei suoi seguaci che sembrano averne
definito uno, l'hanno fornito per polemizzare contro gli Stoici»; W. GOR-
LER, Àlterer Pyrrhonismus, cit., p. 818: «im strengen Sinne».
6
Per questo significato di 1tpo11youµÉvroç, cfr. LSJ n l; una tradu-
zione-alternativa può essere "principalmente"; cfr. PH n 16; 247 e la tra-
duzione diJ. ANNAS-J. BARNEs, Sextus Empiricus. Outlines o/Scepticis"f, cit.
7
Una traduzione alternativa: «Arcesilao e i suoi seguaci, di propria
iniziativa, non hanno determinato alcun criterio, e coloro che sembrano
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO [N MVII 83
12
Cfr. M vn 159 sgg.
13Cfr. Crc. acad. 145: contra omnium sententias dicens; inoltre cfr.
anche de fin. u 2, de orat. iu 67, de nat. deor. I 11. H. THORSRUD, Cicero on
bis Academic Predecessors, cit., p. 5, interpreta de nat. deor. I 11 e de orat.
m 67 in senso dogmatico: «"openly judging" suggests that Arcesilaus
made philoso.Phical judgments, but not openly. If Cicero had meant to
say that Arcesilaus simply made no such judgrnents, he could easily bave
said so. Next the frase "not stating bis own opinion" is more naturally
read as "not stating the opinions that be holds" i.e. he has opinion that he
does not state, rather than "he does not state his opinions because he
does not have any". Thus it seems likely that Arcesilaus concealed wha-
tever views he did bave)>. Ma i passi possono essere così interpretati a
patto che si accettino le aggiunte (il corsivo è dell'A.) che però non
appaiono giustificate dalla lettera del testo, pace Thorsrud. Cicero'ne
inoltre- distingue il metodo praticato da Arcesilao contra. omne quo~ pro-
positum sit disserere da quello aristotelico de omnibus rebus in utramque
partem dicere, in de orat. III 80 e de fin. v 9.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 85
14
M vn 153.
15 Cfr. W. HEINTZ, Studien zu Sextus Empiricus, cit., p. 98 e sgg.
16 L'espressione à.µE'tart'tÙYtroç Urcò "A.òyou nella definizione di
scienza ha dato luogo a interpretazioni e a traduzioni discordanti, a
seconda che a "A.òyoç si sia dato il significato di "ragione", o di "argo-
mentazione", «ragionamento". La traduzione di ÀÒyoç con "argomenta-
zione" è per me preferibile, perché permette di distinguere la Kll'ttiÀrt'Vtç
dalla èrcta'tfiµT\. Infatti mentre la ragione è l'elemento qualificante per
entrambe, dal momento che l'assenso non può essere che un assenso forte
anche nella comprensione se questa è criterio di verità, l'inalterabilità di
fronte alle argomentazioni è propria della scienza intesa come patrimonio
esclusivo del·saggio; cfr. a questo proposito A.M. IOPPOLO, ree. di A.A.
LONG-D.N. SEDLEY, The Hellenistic Philosophers, Cambridge 1987, in
«Elenchos», x (1989) pp. 239-41.
17 151-2: 'tpia yàp eìvai cpaa1v ÈKEÌVOL 'tà auçuyoi3v'ta ÙÀÀTjÀotç,
lCOtvòv A&yov Ko:ì 1-àç ÈK i:oUi:oo cruvtcri:aµévo.ç -rÉ:x,vo.ç KO.Ì Ùpei:O.ç, nella
!:Uvi:o.l;tç npOOi:ri tra gli scritti che si riferiscono al problema della conoscenza
e sia preceduta dall'opera 'An:o8ei1;s1ç 7tpÒç i:ò µT, 801;6.çe1v i:òv croq:iòv.
°
2 Cfr. PLAT. Euthyd. 305 e: 0Ui:o1 yO.p sìcr1v µÉv, c1 Kpii:rov, otìç Eq:iri
Kaì totaun1 ofo oÙK lìv yÉvotto \j/EU81\ç, privilegia una formu-
lazione che ne omette la caratteristica essenziale di essere una
impressione, ovvero una -rUncoatç 21 • La definizione, che rimar-
rà immutata nella tradizione della Stoa, e che è proposta da
Zenone nel dibattito con Arcesilao, confermata dalla testimo-
nianza di Cicerone nel Lucullus, è che la rappresentazione
catalettica è «un'impressione che proviene da ciò che è e che
è marcata riprodotta e impressa da ciò che è, esattamente
1
21
Cfr. MVII 227-30, 236. G. STRIKER1 Kpn:ffplov 7:f/ç d.J.118elaç, cit.,
p. 83, osserva: «aus der Darstellung der stoischen Lehre bei Cicero und
Sextus geht hervor, dass ein kataleptischer Eindruck zumindest fiir die
alteren Stoiker ein Eindruck im engeren Sinne dieses Wortes war 1 d. h.
ein Sinneseindruck, nicht eine Vorstellung, die sich auch auf nicht vor-
handene oder nicht wahrnehmbare Gegenstande beziehen kOnnte».
22
C1c. Luc. 77 (SVF I 59), in cui manca la terza clausola che è
dovuta alla critica di Arcesilao, cfr. infra, p. 93 nota 38.
23
Cfr. acad. 1 42: comprehensio /acta sensibus et vera esse illi et fidelis
videbatur [... ] quodque natura quasi normam scientiae et principium sui dedisset.
24
Se, come sembra, la testimonianza di Cicerone è più attendibile
di quella di Sesto, perché non proviene da fonte ostile, Zenone avrebbe
indicato la KettÙ:À.T\\jltç come Kavcbv tfiç È1ttcrtiiµ11ç e non lcpttiiptov 'tfiç
Ò.À.118eiaç 1 cfr. G. STRIKER, Kpl7:f/p1ov -r:f/ç d.J.118ela.ç, cit., p. 99.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 89
25 MVII 153: "tUGtu ori ì...eyòvtrov tOOv 6.nò tfiç LtoO.ç o 'ApKeaiì...o.oç
à.vttKU0ia'tUtO, Oe1Kvùç Ù"tt oÒOÉ.v È:cr"tt µe1a1;ù èntcrtfiµriç Kai Oò1;11ç Kpt"tfi-
p1ov Ti KU"t6.À.T]\jltç.
26
Cfr. la diversa strategia di Carneade, in M vn 164 e sgg., il quale
concede per motivi dialettici agli Stoici che il criterio di verità deve
possedere i requisiti da essi posti per la rappresentazione catalettica.
27 MVII 153: a.U111 yà.p flv <pacrt KU'ttiÀT]\jllV KO.i KU'tUÀT]TC'ttKij <pav-
-rucr{çt cruyKa.-cci8ecr1v, fj-co1 èv cro<p<J> fl Èv <pa.UÀC[J yive1a.1. 6.ì...ì...' È6.v "te lv
cro<pcp yÉ.VT]"tUt, lntcr-cfiµT] la-civ, È6.v Èv <pa.UÀ.cp, Oél;a, KUÌ OÒÒÈV 5.ì...À.o napà
10.G-ca il µévov Ovoµa µet"eiÀTJ1t"tUt.
28
Cfr. Cxc. acad. I 42.
90 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
29
Per la tesi platonica che l'opinione è qualcosa di intermedio tra
l'ignoranza e la scienza, cfr. PLAT. Men. 86 A, 97 A, symp. 202 A, resp. v
477 B-478 n; cfr. C. KAHN, Plato and the Socratic Dialogue, Cambridge
1996, p. 360; cfr. anche J. SouILHÉ, La notion platonicienne d'intermé-
diaire da.ns la philosophie des dialogues, Paris 1919.
3
° Cfr. la famosa metafora della conoscenza con la mano riportata
da C1c. Luc. 14 5: tum cum piane conpresserat pugnumque fecerat, compren-
sionem illam esse dicebat, qua ex similitudine etiam nomen ei rei, quod ante
non fuerat, KO:cét.A.rpvtv imposuit. Inoltre Cicerone (acad. I 40-1) afferma
che Zenone introdusse idee nuove e una nuova terminologia nell'ambito
gnoseologico, come il termine Ka.-ca.A.TJn-cév, da lui tradotto in latinO con
comprehendibile.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 91
35
Ivi, 192 B 2-c 5: Kù.Ì o oiOe Kù.Ì a.lcr96.ve'ta\ exrov 'tÒ µvT]µeiov
Òp0&ç O oìOev ol:rt0fiva.t à.OUva.'tov.
36
Platone nel Teeteto usa a.lcr0T]crtç laddove gli Stoici usano cpa.v'ta.-
cria.. Tuttavia la terminologia non è significativa perché a.icr~crtç ha una
molteplicità di significati per gli Stoici, cfr. DL Vll 52 (SVF Il 71).
37
L'uso indiscriminato di à.A.ri0éç e di UnO.pxov sembra largamente
documentato per Zenone: cfr. C1c. acad. 1 42; Luc. 77-8, in cui vero e
falso sono applicati tanto agli oggetti esterni quanto alle rappresenta-
zioni: incubuit autem in eas disputationes [ ... ] nu!lum tale esse visUm a
vero ut non eiusdem modi etiam a falso possit esse; cfr. anche de nat.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 93
40
Dalla critica di Arcesilao si evince che Zenone non aveva elabo-
rato la teoria secondo cui sono vere quelle rappresentazioni di cui è
possibile fare una asserzione vera e false quelle di cui è possibile fare
un'asserzione falsa, posizione che Sesto Empirico (vn 244) attribuisce
agli Stoici in generale. Per quanto riguarda ARlus Dm. apud STOB. ecl. n
88, 1 (SVF m 171), unico altro testo che attribuisce l'assenso alla propo-
sizione, si tratta di un passo di carattere dossografico e controverso per lo
stato del testo non perfettamente integro; cfr. B. INWOOD, Ethics and
Human Action in E.arly Stoicism, Oxford 1985, p. 101 e p. 287 nota
271 e A.M. !OPPOLO, Presentation and Assent, cit.
4
I Questa definizione è ripetuta due volte inM vn 153-4: afrtT) yà.p
42
Neppure Cicerone, riportando il dialogo fittizio tra Zenone e
Arcesilao in Luc. 77-8, espone gli esempi a cui Arcesilao ricorreva per
dimostrare la tesi dell'Ò.1tapaAì...al;ia delle rappresentazioni, ma abbrevia
concludendo: incubuit autem in eas disputationes [... ] nullum tale esse visum
a vero ut non eiusdem modi etiam a falso possit esse. Pur non essendoci
pervenute testimonianze che attribuiscono esplicitamente ad Arcesilao le
argomentazioni a favore dell'indistinguibilità delle rappresentazioni dei
gemelli, delle uova, ecc., la polemica intrattenuta con lo stoico Aristone
di Chio, riportata da Diogene Laerzio (VII 162-3), ne conferma implici-
tamente l'utilizzazione.
43
Cfr. Luc. 51-2. Anche l'argomentazione che fonda l'ànapaì...Ao.-
l;io. delle rappresentazioni sull'impossibilità di distinguere la veglia dal
sonno, «perché tutto si succede perfettamente uguale quasi fossero l'una
il contrapposto dell'altro», era già stata proposta da Platone contro il
sensismo di Protagora, cfr. Theaet. 158 B-D.
44
Luc. 40: nihil interesse autem non modo si omni ex parte eiusdem
modi sint sed etiam si discerni non possint; cfr. anche par. 85.
96 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
infra, cap. m.
98 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
0
' Ivi, 156-7: crKo1t&µev Oè oUtrocri · 1tÙ.Vtrov Ovrrov IÌKataA.ft1ttOOv Otà.
ti\v àvonapl;ia.v toU l:'tOOtKoU Kpt'tTJpioo, ei croyKato:0ftcre'tat 6 cro<p6ç,
Boi!;6.cret 6 cro<p6ç· µ110evòç JÒ.P Ov'toç KatllÀ.TJ1ttOU ei cruyKa'tati0etai
ttvt, tifi àKataA.i\ntq:> cruyKata0ftcretat, Ti Bè tifi àKa-raA.ftni:q:> croyKa't6.0ecrtç
06l;a tcr-riv· OOITTe ei t&v cruyKata-rt0eµÉvrov tcr-rìv 6 cro<p6ç~ 't&v Ool;aé:st&v
[G] 8crtat 6 cro<p6ç.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 99
51
Il fatto che per gli Stoici l'opinione, in quanto "segno di stol-
tezza e causa di errori", non si distingue dall'iiyvol.a, si evince più avanti
proprio dalla confutazione di Arcesilao, cfr. M vn 157.
52
Cfr. Luc. 144: nos enim defendimus etiam insipientem multa com-
prendere. At scire negatis quemquam rem nu!!am nisi sapientem.
" Cfr. AR. Dm. apud SToB. II 112, 2-4 W. (SVFm 548): Smàç yàp
eìvat 86/;aç, 'tfÌv µèv àKa'taA.fpt'tcp cruyKa't6.0ecnv, -ci]v 8è U7t6ÀT1\Vl.V à.cr0evf\.
H. MAcoNr, Nova Non Philosophandi Philosophia. A Review of Anna
Maria Ioppolo, Opinione e scienza, «Oxford Studies in Ancient Philoso-
phy)>, VI (1988) p. 240, contesta l'attendibilità di questa testimonianza: ~<I
suspect that it is a farrago of different views, and I am inclined to suppose
that the 'two types of opinion' are the result of confusion: someone had
seen the two formu!as associateci with 86/;a. and rashly assumed that they
denoted two distinct sort of opinion». Ma pace Maconi, a favore del
duplice significato di opinione c'è anche la testimonianza di Cxc. acad. I
41: ex qua [scil. inscientia] existebat etiam opinio, quae esset imbeci!la et cum
falso incognitoque communis. A favore di una concordanza tra la testimo-
nianza di Stobeo e quella di Cicerone, cfr. anche C. LÉVY, Le concépt de
doxa des StoiCiens à Philon d'Alexandrie: essai d'étude diachronique, in J.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN M VII 101
«il saggio di sicuro non è tra coloro che opinano (ciò infatti è
per essi segno di stoltezza e causa di errori)»".
' 8 Cfr. C1c. Luc. 77: nemo umquam superiorum non modo expresse-
rat, sed ne dixerat quidem passe hominem nihil opinari, nec solum passe, sed
ìta necesse esse sapienti. Visa est Arcesilae cum vera sententia tum honesta et
digna sapienti. Cfr. anche AuGUST. contra Acad. II 6, 14. È importante
tenere presente che la tesi sapientem nihil opinari è concordata prima che
l'argomentazione dialettica stabilisca che cos'è opinione e quindi presup-
pone che Arcesilao avesse un proprio punto di vista sul significato di
"opinare" quando intraprende la confutazione, contra H. MA.coNI, Nova
Non Philosophandi Philosophia, cit., p. 245.
104 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEtvlIA SCETTICA
62
Cfr. DL IV 28: np&toç è:xicrx.ò:>v tàç ànoq:>étcretç Stà tàç è:vav-
tt6t11•aç 't&v A6yrov. Per l'indubbia parentela del significato pirroniano
di è1ci~xe1v, cfr. PH I 196: Ti ènoxil SÈ eiptp:a1 à.:n:ò toU è:xéxecr0at tftv
Suivo1av <l:Jç µi)te t10éva1 tt µi)'tE àvatpeiv Stà tftv icrocr0évetav -r&v ç11too-
µévrov; cfr. anche PH110.
63
PH 1 232: oOte yàp :n:epì ùnétpçeroç i\ àvunapçiaç 'ttvòç à:n:ocpat-
v6µevoç eùpiO"KEtat, oUte Ka'tà. nicr'ttv i\ à:n:tcr'tiav xpoKpivet tt é'tepov
étépou, 0.A"J...à nepi nétv'tOOV ènéxei. Cfr. acad. Hist. xx 2-4: ànoq:>a1v6µevoç
8' aÒ'tòç oò8è €v, µ6vov 8È 'tà.ç Ù.ÀÀ.aç è:A.f.yx.rov aipécretç.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 107
64
H. MACONI, Nova Non Philosophandi Philosophia, cit., pp. 246-7,
obietta che le fonti antiche, compresa la testimonianza di M VII 150-7,
fanno di Arcesilao un sostenitore dell'à.Ka-ro.À:rpyia, ma non tiene conto
né di DLIV 28, né di PH I 232, che attestano come Arcesilao giungesse
all't7tox+i indipendentemente dalle premesse stoiche. Inoltre egli inter-.
preta C1c. acad. I 45 come una testimonianza a favore del fatto che
Arcesilao fosse un sostenitore dell'6.Ka-ca)..Tl'l'ia. H. THORSRUD, Cicero
on his Academic Predecessors, cit., pp. 6-7, pur riconoscendo che in
acad. I 45 Arcesilao giunge alI'epoche indipendentemente dalle premesse
stoiche, fraintende l'uso dialettico della storia della filosofia precedente
addebitando ad Arcesilao la proposizione omnia latere censebat in occulto.
Ma Come osservano C. BRITTAIN -J. PALMER, The New Academy's Appeals
to the Presocratics, «Phronesis», XLVm (2001) p. 44, in acad. I 44-5 «it is
not clear [... ] how Arcesilaus's appeal to the Presocratics supports the
akatalepsia premise because his appeal is susceptible to both a 'dialectical'
and a 'non-dialectical' reading» e spiegano «On either interpretation,
moreover, the appeal to the Presocratics in support of the akatalepsia
premise would have served the Academics as one way to secure the
premise without endorsing it themselves» (p. 45).
6
~ EusEB. PE XIV 7, 15. È opinione controversa se il passo riporti il
commento dello stesso Eusebio (su cui vedi H. MACONI, Nova Non Phi-
losophandi Philosophia, cit., p. 242 nota 33), o il 11unto di vista di Nume-
nio, che questi avrebbe riassunto abbreviandolo. E comunque a Numenio
che lo attribuisce É. DES PLACES (Numenius. Fragments, texte établi et
traduit, Paris 1973) inserendolo come fr. 26 della sua raccolta.
108 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
filosofi, gli uni che assumono la proposizione omnia incerta e gli altri
che, ritenendo che ci sia qualcosa di probabile, distinguono tra incertum
e id quod percipi non possit. Dal confronto con il passO di Eusebio si
evincerebbe una possibile allusione rispettivamente alla posizione di Ar-
cesilao e di Carneade. Ma non tutti gli interpreti concordano. Per una
discussione di questo problema, rinvio a A.M. !OPPOLO, Arcésilas dans le
'Lucullus', cit., e infra, Appendice I.
67 Anche Cicerone nel Lucullus mostra un Arcesilao sovvertitore
68
Il resoconto del criterio d'azione ha dato· luogo a interpretazioni
discordanti. Poiché mi sono occupata altrove di questo problema, mi
limiterò qui a richiamare i punti essenziali e ad aggiungere qualche altro
argomento alla luce anche dell'analisi linguistica della testimonianza di
Sesto.
69
Il testo dei codici riporta où 1tt>pi 11:ét.v-crov ènéx.mv. Tuttavia il
testo è stato emendato da Mutschmann in ò 11:EpÌ 11:ét.v-rrov è11:éx.rov, lezione
accolta dalla quasi totalità degli studiosi, tra cui Bury, Fli.ickiger, Long e
Sedley, Brunschwig, Burnyeat, ecc.
11 Q LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
70 M vn 158: (J},:;.,; è1CsÌ µi::'t'à. 't'Ofrto E.Osi Kai 1Cspi 't'fjç 't'Oi.i ~{ou ÙlE-
71, nella traduzione diM VII 158, commenta: «But the mss. reading could
very well represent a polemical aside on Sextus' part: Arcesilaus talks
about regulating choices by the reasonable, and someone who does this
does not in fact suspend judgment about everything». Contra cfr. W.
G6RLER, Alterer Pyrrhonismus, cit., p. 808, il quale osserva che se si lascia
la lezione dei codici, «freilich vermisst man dann eine Erklarung, wo-
durch das eUÀ.oyov sich als solches zu erkennen gibt und damit den
Handelnden von seiner Pflicht zur énoxii entbindet». D. MACHUCA,
ree. cit. a R. BETT, Sextus Empiricus. Against the Logicians, cit., fra l'altro
obietta: «lf Bett's interpretation were correct, one would expect the
Greek to read something like qrr1criv ò 'AplCscriÀ.aoç oò nepì 1uiv'trov
ènéx;oov Crn, i.e., "Arcesilaus, not suspending judgment about everything,
says that"». Cfr. anche]. BRUNSCHWIG, Définir la demonstration, in In.,
Études sur les philosophies hellénistiques, Paris 1995, p. 225 nota 1. Del
resto già R. HIRZEL, Untersuchungen zu Ciceros philosophischen Schriften,
cit., III, p. 160, commentava: «Ein Blick auf das Vorgehende zeigt indes-
sen das Verkehrte dieser Lesart. Denn wie vertr1igt sich damit 157:
È.<pél;Et éipa 1tEpÌ nétv'trov 6 cro<péiç? Nati.irlich muss 6 ... statt où geschrieben
werden». Si tenga presente inoltre che le altre tre occorrenze della for-
mula 6 nspì n6.v'tOOV è.néx;rov si trovano in M XI (144, 150, 160) e vi
compare sempre e solo larticolo.
112 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
72
Cfr. PH I 1-3, 7: è inoltre significativo che proprio in PH I 1-4
Arcesilao non sia nominato tra gli Accademici, i quali affermano che è
impossibile apprendere la verità a differenza degli Scettici che conti-
nuano a cercarla, çrrtoGm Oè oi oicen·tTtcoi, lasciando aperta la possibilità
di una sua possibile inclusione tra questi ultimi, vedi supra, cap. I.
73 Cfr. PH1 7. A proposito dell'uso non univoco in Sesto di çrp:eiv,
di Platone in C1c. acad. I 46: cuius [sci!. Platonis] in libris nihil adfirmatur et
in utramque partem multa disseruntur, de omnibus quaeritur, nihil certi
dicitur .. Nei libri di Platone nulla è affermato: il procedimento dialettico,
ovvero l'argomentare in un senso e nell'altro, è lo strumento della rièerca
continua (de omnibus quaeritur), che si conclude nell'aporia.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 113
76
P. ComssIN, Le stofcisme de la Nouvelle Académie, cit., p, 248, a
tal proposito osserva: «Il s' agissait clone pour Arcésilas de faire de recher·
ches, non de professer une doctrine déja découverte». Tuttavia lo stu:.
dioso ne trae la conclusione che il criterio d'azione proposto da Arcesilio :·
è esclusivamente dialettico, anche perché si basa sulla traduzione errata
della frase, èup' oU Kaì eù8a1µovia, 1:0u-récr-r1 i:ò -roù ~iou i:éAoç, ftpi:11µév11v
E.x.e1 i:Tiv nicri:tv, che egli intende nel senso che non è naturale render
conto della condotta della vita indipendentemente da un criterio, «auquel
se rattache la créance que mérite le bonheur, c'est-à-dire, la fin de la vie»;
su questo errore ha richiamato giustamente l'attenzione M. BURNYEAT,
Carneades was No Probabilist, cit.
77 Sesto usa molto raramente la prima persona e generalmente in
quei casi in cui il suo parere non è oggetto di 8iaq>rovia, cfr. supra, cap. I
nota 144.
78 W. G6RLER, À.lterer Pyrrhonismus, cit., p. 808, sottolinea che
84
DL vrr 108: KO:trovoµQcr0at 8' ofrrroç U7tò 7tpÙ:rrou Zftvrovoç tò
Ka0fjKov, à.7tò -roG KCt'tci ttvaç fiKetv tfiç 7tpocrovoµacr{aç eÌ/..flµµévflç.
'Evépyriµa O' aÒtò elvai taiç Katò. cpUcrtv Ka-cacrKeuaiç oiKeiov.
" C1c. de fin. IV 56 (SVF1 232): Postea tuus ille Poenulus [... ]homo
igitur acutus, causam non obtinens repugnante natura verba versari coepit;
tusc. disp. v 34: si Zeno Citieus, advena quidam et ignobi!is verborum opifex.
L'accusa di attribuire le innovazioni concettuali di Zenone a puri giochi
verbali è lanciata anche da Timone di Fliunte, e·quindi certamente da una
tradizione diversa da quella da cui dipende Cicerone: cfr. TIM'.ON fr. 38
Di Marco e M. D1 MARCO (a cura di), Timone di F!iunte. Silfi, Roma 1989,
p. 198. È possibile quindi che Zenone abbia coniato il termine Kct0f\Kov
per adattarlo ad una definizione preesistente; su questo problema cfr.
A.M. IoPPOLO, Il concetto di Ka0~Kov nel dibattito tra Zenone e Arcesilao,
in corso di stampa. Ciò potrebbe avvalorare l'ipotesi che il termine.Ka0fi.-
Kov facesse parte, all'epoca, di una terminologia corrente.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 117
scienza, cit., a cui rinvio per l'analisi dei passi. Mi limito qui a riassumere
alcune conclusioni. Diversi argomenti depongono a favore del fatto che
Zenone non avesse utilizzato il termine tecnico KO:t6p8roµa. per indicare
l'azione retta: nessuno stoico prima di Crisippo scrive opere sul KU-
't6p8ooµa, ma tutti ne scrivono sul Ka8ftKov; nella Oiaipecriç dell'etica
stoica in DL vrr 84 c'è una sezione sul Ka.8i;KOV ma nessuna sul Ka.-
't6p8roµa. e, da ultimo, se Zenone avesse denominato l'azione retta Ka.-
i:6p9roµa. sarebbe alquanto strano che le fonti biografiche e dossografiche
non ne facessero alcun cenno, ma che legassero al termine tecnico Ka.9fi-
KOV la sua teoria dell'azione morale. L'unica eccezione, che attribuisce a
Zenone la distinzione tra recte factum e officium è Crc. ·acad. I 37. Tutta-
via il contesto del passo non fa riferimento a un uso tecnico della termi-
nologia, ma anzi quando si tratta di stabilire il termine tecnico, Cicerone
traduce KO:'t6p9cOµa. con perfectum officium, cfr. de off. I 8. Se il K0:8ftKov
includa l'azione retta è problema controverso e ampiamente dibattuto
dalla critica; cfr. P.L. DoNINI, Stoic Ethics, in K. ALGRA et' alii, The
Cambridge History o/ He/lenistic Philosophy, cit., p. 729, che prende po-
118 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
sizione a favore della tesi che lazione virtuosa occupa il livello più alto
nella scala delle azioni appropriate ed è distinta soltanto per l'aggiunta a
Ka0fjKov dell'aggettivo -cÉÀBl.OV. Significativo del fatto che all'interno
della Stoa non si era consolidata ancora una terminologia specifica per
distinguere l'azione retta compiuta dal saggio dall'azione appropriata
compiuta dall'uomo comune, è anche l'uso di Cleante del termine non
tecnico è:n:1~6.À.1ov per indicare l'azione retta, cfr. PLUT. de Stoic. rep.
1034 n (SVF1 563). Cfr. anche la critica che Cleante muove ad Arcesilao
di distruggere a parole il Ket0ii.KOV, ma di dimostrarne con i fatti la validità
in DL vn 171 (SVF I 605): 2in6v1:oç Oé -cl.voç 'ApKacriA.aov µTi notaiv -cà
Oéov-ca "naGcra1, E<pTJ, Kai µii 'lfÉya. ei yàp Kai A.6ycp rò Ka0ii.Kov àvcnpai,
-coiç yoGv E.pyotç aÙ'cò -ct0ai". Kaì 6 'ApKacri1aoç "où KOÀaKel>oµal.",
<pT]cri. npòç Ov 6 K1a6.v0T]ç "vai, É<pT], crè KOÀetKal>ro, <pétµevoç 5.11a µàv
1éyetv, E-capa òà no1eiv".
90 H. MACONI, Nova Non Philosophandi Philosophia, cit., p. 252,
osserva che il participio passato n:pax;0év può ii.vere anche un valore
condizionale: «a success is something, which, if it is done, has a reasona-
ble defence». Tuttavia il fatto che l'azione sia condizionale non evit·a che
la giustificazione razionale sia successiva all'azione.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 119
94
Cfr. SToB. rr 59, 4 (SVF m 262).
122 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
'n Cfr. MVII 158: f:Set KO.Ì. nepì. -cfiç 106 Plou Otel;ayroyfiç S11-celv,
fl-ctç où xcopìç Kpltllpiou rtéqnYKEV àno8t8écr0at. H. FLUCKIGER, Sextus
Empiricus. Gegen die Dogmatiker, cit., traduce: «Doch weil er danach
auch die Lebensftihrung untersuchen muBte, die von Natur aus nicht
ohne ein Kriterium bestimmt werden kann». R. BETT, Sextus. Against
the Logicians, cit.: «But since after this it was necessary also to investigate
the conduct of life, which is not of nature to be accounted far without a
criterion».
96
Che la felicità rappresenti il fine della vita nel senso più ampio
del termine non specifica quale sia il suo contenuto che dunque è oggetto
di disputa, come era già stato chiarito da AR1sToT. eth. nic. A 4. 1095 a
18-22. Arcesilao sembra concepire la felicità come una vita esente da
opinioni; cfr. anche Enesidemo apud PHoT. bibl. 169b 26-9: ò ÒÈ Ka-cà
Il0ppcova <ptÀOO'O<p&v -ca te &A.A.a eù8a1µovei:, Kai cro<péç È:O"tl 106 µCiA.tcJ1a
eìOévat 01t oÙOÈv aÙt(ì'l pepaicoç Ka-ceiA.11n-ca1. Come sottolinea R. BETI,
Sextus Empiricus. ·Against the Ethicists, cit., p. 145, Sesto in PH, diversa-
mente da M XI, che dipenderebbe in parte da Enesidemo, dice che lo
scettico persegue l'ataraxi·a, ma non la identifica con la felicità: «The
reason is presumably that eudaimonia is a contentious philosophical no-
tion, not always connected with ataraxia and Sextus can do well without
it».
97
· DLVII 107: Ka0f\Kòv <pa.cr1v eìvat O npax0Èv e0À.oy6v -ce i'.crxe1
àn:oA.oy1crµ6v, oiov tò àxéA.ou0ov èv -c-ij çcofj. Onep Kai ènì -cà cpu-cà Kai S<Pa
Stateivei.· òpà.cr9at yàp KÒ.ni >toUtrov Ka01)Kov-ca.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESTLAO IN MVII 123
98 PLUT. adv. Col. 26, 1122 c: oÙOÈ 10Uco oòv àva1pollcr1v oi nepì
7tclvccov È.7tÉx;ov1eç, à')..}•• à x;p&vca11ij òpµij <pocrtx&ç àyo0cr1J npòç 1ò <pat-
v6µevov ohceìov. 1i oòv cpeUyoucrt µOvov; <fl µòvq:i \jleUOoç ȵcpUeca1 Kai
ànci1ri, 1ò Ool;éLSetv Kaì nponin1e1v cfiv cruyKacéLSecri..v, eì1;1v oùcrav Ò1tÒ
àcr8eveiaç c<{l cpatvoµÉvq>, x.pi]crtµov Oè oòOèv Ex.oucra.v. Cfr. 1121 F-1124 B
per l'intera argomentazione. L'ipotesi che Plutarco utilizzi un arsenale
argomentativo più tardo che appartiene agli sviluppi successivi dello
scetticismo accademico e in parte allo stesso Plutarco è stata sostenuta,
tra gli altri, da P.A. VANDER WAERDT, Colotes and Epicurean Refutation o/
Skepticism, «Greek Roman and Byzantine Studies», xxx (1989) pp. 225-
67; C. LÉVY, Le concept de doxa des Stoi'ciens à Philon d'Alexandrie, cit.; ].
0PSOMER, In Search of the Truth. Academic Tendencies in Middle Plato-
nism, Brussel 1998, p. 84 sgg. Ho difeso più volte l'attendibilità dell'Ad-
versus Colotem per la ricostruzione della filosofia di Arcesilao in altri
studi a cui rinvio: cfr. Opinione e scienza, cit., pp. 121-56; Su alcune
recenti interpretazioni dello scetticismo del!' Accademia. Plutarch. 'Adv
Col.' 26, 1121 F-1122 F: una testimonianza su Arcesilao, «Elenchos», XXI
(2000) pp. 333-60; La posizione di Plutarco nei confronti dello scetticismo,
in I. GALLO (a cura di}, La biblioteca di Plutarco, Napoli 2004, pp. 289-
310. Ali' obiezione di quanti ritengono che la risposta all'accusa di apraxia
contenuta nell' Adversus Colotem non si possa riferire ad Arcesilao, perché
non gli è esplicitamente attribuita, è bene rammentare che la prassi,
normale presso gli antichi, era di rivolgersi ai contemporanei senza no-
minarli, come Plutarco esplicitamente rimprovera a Colate proprio in
adv. Col. 24, 1120 e: yev6µevoç O' oUv ò Kro1001riç à:rrò 1:ffiv rcaÀ.a1&v
1:pérce1:a.1 npòç coùç Ka.0' Sau1òv cp1À.ocr6<pouç, oòOevòç 118eìç Ovoµa· [... ]
~o01e1a1 Oè rcpo1:épouç µÉv, cOç Urcovo&, coùç Kuprivai'.Koùç ÈÀ.Éyx.e1v, Oeu-
-rÉpouç OÈ -roùç rcepi 'ApKecri1aov 'AKa011µalK0Us. OU101 yàp Ì)crav oi rcepì
124 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
102
R. BETT, Carneades' Pithanon, cit., p. 63 nota 10, osserva che
«the discussion of the eulogon becomes extremely bare and unsupported»
e che «Arcesilaus' account of human action falls into two mysteriously
unrelated segments».
103
Cfr. PLuT. adv. Col. 1122 A, il quale testimonia l'importanza
che l'accusa di apraxia rivestiva nel dibattito tra Arcesilao e «quanti
hanno scritto trattati e discorsi per confutare la sospensione del giudizio»
(tra cui proprio il contemporaneo Colore), i quali, «movendo dalla Stoa,
sollevarono contro quelle teorie l'accusa di bloccare ogni attività pratica
come la testa della Gorgone».
104
Se si confronta la risposta di Arcesilao all'accusa di à.npal;la,
riportata da PLuT. adv. Col. 26 con PH I 23-4, si vede come tra i due
resoconti dell'azione ci sia una notevole affinità: cfr. in particolare, PH I
23: ènsi µi] Ouvétµs0a à.vsvÉpys'tOt n:av'tétnacrtv si vai. Cfr. anche MXI 162-
7. L'affinità tra il resoconto dell'azione di Arcesilao e il criterio d'azione
del pirroniano in M XI 162-8 è stata sottolineata anche da E. SPINELU,
Sesto Empirico. Contro gli Etici, Napoli 1995, pp. 325-35, che, a proposito
di M XI 160-1, osserva che Arcesilao potrebbe essere la fonte "tacita"
della conclusione esposta da Sesto in questi paragrafi sia per l'uso dell'e-
spressione ò nspì nétvtrov ÈnÉx.rov, sia per il ricorso al noto verso o~erico
citato da Socrate nell'Apologia.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU ARCESILAO IN MVII 127
105 MVII 30: KO:t' à.vétyKT]V yà.p éòet tòv à.rtoprittKcòç <ptÀocro<poOv-ca,
µit i::Ì.ç tò rcav-ceÀèç àvevÉ:pyTjtOV Ovt"a KUÌ Èv -caiç Katà. tòv ~iov rcpét~Ecrtv
èircpaK-cov, ÉX.Etv tt Kpttfiptov aiplcre.ooç éiµa Kai <puyf)ç. Sotto un aspetto
diverso, sia pure critico, l'importanza della natura nella filosofia di Ar-
cesilao ricompare anche in PH I 233, quando Sesto avanza l'ipotesi che
per Arcesilao l'epoche sia un bene OOç rcpòç titv <p6crtv. Cfr. DLIV 36:
cpucrtK&ç 8€ rcroç Èv téf> ÒtUÀÉ:yecrSat ÈXPft'to tép <1>11µ' ÈyOO, Kai, oU cruyKa-
ta8ficreta1 to6to1ç ò òei:va, eirccòv t"o6voµa.
106 L'importanza del ruolo della natura nel determinare l'azione
mente indebitato, non può essere escluso 107 . Del resto il verbo
s'lteìv con cui Sesto presenta il criterio d'azione sottolinea,
anche linguisticamente, che Arcesilao sta proponendo un cri-
terio di. condotta, l'eulogon, come una risposta aperta e non
definitiva, compatibile con l'i:itoxiì itepi it6.vtOJV. Si aggiunga
che anche lo schema espositivo con cui Sesto lo presenta de-
pone a favore del fatto che l' eulogon non sia una risposta
puramente dialettica e ad hominem, come emerge dal con-
fronto con il resoconto del criterio d'azione di Carneade. Se
si confrontano i due resoconti, infatti, si può notare un paral-
lelismo: come nel resoconto di Carneade dal 159 al 166, al-
l'uso dialettico delle argomentazioni contro il criterio, sotto-
lineato dai verbi Ùvt101at6.necr6m e àvnitape1;6.yetv, Sesto
poi contrappone al 166 le argomentazioni positive di Car-
neade introducendole mediante l'uso del verbo owt6.necr6at,
così l'àvnitapel;6.ye1v dialettico di Arcesilao al 150 si riferisce
alla critica al criterio stoico fino al 157, ma non include il
108
<pl]OÌV ò 'ApKecrifi.aoç del 158 .
A questo punto se si esamina l'intera sezione sul criterio di
M VII, la collocazione di Arcesilao appare incongrua. Fin dal-
l'inizio diM VII 109 Sesto divide i dogmatici tra coloro che hanno
riguardo all'esistenza del criterio di verità fra i filosofi divisi in tre diversi
"partiti": per alcuni il criterio esiste, ovvero secondo gli Stoici e "alcuni
altri", per altri non esiste, mentre lo scettico sospende il giudizio: ftµelç O'
ènécrx.oµev néri:i;;pov écrc1v iì oÙK écr-civ, perché non si può dire se esso
esista oppure no. Tuttavia in M vu 47-8 i partiti sono soltanto due e
manca la posizione degli scettici (accogliendo la proposta di Mutschman
di espungere la frase Bv -coU-co1ç ÒÉ tdcr1 Kcd oi à.nò ct;ç crKÉ'VEroç). In questa
prospettiva, poiché la posizione di Arcesilao descritta in M VII 150 non
può essere inquadrata né tra coloro che hanno posto il criterio né tra
coloro che lo hanno negato, essa risulta essere molto vicina a quella
pirroniana.
111 Si noti che Arcesilao oppone in propria persona lo (rrtelv scet-
112
Di diverso parere H. TARRANT, Scepticism or Platonism?, ~it., p.
113, il quale ritiene che Arcesilao è presentato come virtualmente pirro-
niano in PH I 232, mentre in M vrr 150-8 «his scepticism is played down».
CAPITOLO TERZO
1
MVII 159:'0 8È Kapvc6:8riç où µévov roiç :E1:rotKoiç O:;i..A.à Kaì Jtéicrt
toiç 7tpÒ aùtoi3 à.vtt8te'tcicrcreto nepi toG icpttT]piou.
' Cfr.° M VII 150.
132 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
6
Ibid.
7 Cfr. Crc. acad. 1 41: id autem visum cum ipsum per se cemeretur,
.comprehendibile.
8 Cfr. M vn 203-10 (, EPICUR. fr. 247 Us.).
9 In questa accezione l'ÈvapyÉç non è altro che la realtà esterna
nella misura in cui è oggetto dei nostri sensi e delle nostre rappresenta-
zioni.
10 MVII 161: -coiho Oè tò nci9oç afrro6 -ce èvOenc-c1KÒV Ò<peiÀ.et -curxci-
ve1v Kaì -co6 èµno1Tjcrav-coç u6-cò <pu1voµÉvou, Onep nci9oç ècr-cìv oùx ihe-
pov -ci'jç qiav-co.crio.ç. Cfr. la definizione stoica di <po:v-cucrio. in A.ET. plac.
IV 12 (SVF II 54): nci9oç èv tij wuxij yivòµevov ÈvOe1KvUµevov o.U-cò -ce KUÌ
tÒ nenotT]KÒç. K.H. HiiLSER, Die Fragmente zur Dialektik der Stoiker,
Stuttgart-Bad Cannstatt 1987-88, ad fr. 268 segue i codici e legge: Èv-
134 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
«In base a una tale alterazione noi cogliamo due cose, una la
stessa alterazione, ovvero la rappresentazione, e seconda ciò
che ha prodotto l'alterazione, ovvero l'oggetto visto»u
ùetKvUµevov ·èv a.Ò'tQ:l KO.i K'tÀ.. A favore della lettura di von Arnim sono
A.A. LONG-D.N. SEDLEY, The Hellenistic Phi/osophers, cit., II, p. 239,
sulla base· del confronto proprio con il passo di Sesto (MVII 162). A mio
avviso però il paragone della rappresentazione con la luce al par. 163, in
cui la luce mostra se stessa 'e nétv'ta. èv a.Ù'tql, non esclude la lezione dei
codici Svùe1Kvliµevov èv a.U'tql. Cfr. anche MVII 442.
11
MVII 162: KO.'tà µév'tot 'tijv 'tota.U'tT\V ò:>...>...oioocr1v ùueiv àv'ttÀ.aµl3a.-
v6µe0a, i:vòç µi:v aÙTfiç 'tfjç ò:A.Aoi©creooç, 'tOU'tÉcr'tt 'tfjç <pav'tacr{aç, ÙSU'tÉ-
pou Oe 'tOÙ 'tijv CÌÀ.À.oioocnv èµ11:011)cra.v'toç, 'tOU'tÉcr'tt 'toG épa'toG.
12
MVII 163-4: Ò:À.À.' èneì où 'tÒ Ka't' ò:A.1)8e1av àei no'te èvùeiKVU'tat,
noA.À.6.Ktç Oi: 810.\jfeUèìe'tat Kaì 010.cpoovet 'tOÌç àvanéµwacriv aù'tijv np6.yµa.-
crtv cùç o{ µox0T\POÌ 't&v àyyé>...rov, Ka't' à.vtiyKT\V ~KoÀ.o68ricre 'tÒ µTj néi-
cra.v cpav'ta.criav 0Uva.cr0at Kp1Tftp1ov à.noÀeineiv Ò:À.T\0eiaç, àA.Aà µ6vriv,
ei Ka.Ì Cipa, 'tijv Ò:ÀTJ8fi.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 135
rita a Crisippo da CHALC. in Tim. 220 (SVF II 879): totaque anima sensus,
qui sunt eius officia, velut ramos ex principali parte illa tamquam trabe pandit,
futuros eorum quae sentiunt nuntios, ipsa de iis quae nuntiaverint iudicat ut
rex. Ma l'utilizzazione da parte di Crisippo di questa immagine ha un si-
gnificato ben diverso da quello che ha qui in MVII, perché non è intesa a
porre un divario tra la mente e i sensi, bensì a spiegare e a rafforzare la loro
affidabilità, come sottolinea la metafora dell'egemonico raffigurato come
il ragno al centro della ragnatela, che segue. In tal senso depone anche C1c.
Luc. 30: mens enim ipsa quae sensuum fans est atque etiam ipsa sensus est,
naturalem vim habet, quam intendit ad ea, quibus moventur.
15 MVII 163: 1ò µiì n:Ucrav cpav1acr{av òUvacr8at xp11ftp1ov ò:n:oÀe{-
16
Cfr. M. ScHOFIELD, Academic Epistemology, cit., p. 340.
17
Cfr. MVII 159 e supra, nota 4.
18
Cfr. C1c. Luc. 77. Carneade in MVII 402, riprende la disputa allo
stesso punto in cui l'aveva lasciata Arcesilao: 'tOÒtrov Sè tà µèv O.A.A.a. A.é-
youcrtv ol nepì tòv Kapve6.8T]v cruyxrop'ficretv toi'.ç à.nò 'tfi.ç :Etoéi.ç, tò Sè
"oi'.a oÒK èiv yévo1"to 6.nò µft Un&.pxov"toç" ò:cruyxillpT]tov elvat.
19
MVII 164: n6.A.1v oòv Ènei oò8eµia Ècrtiv à.A.TJ0itç tota.6tT] ola. oÒK
èiv yévoi.to 'tfeu8ftç. Cfr. Arcesilao al par. 154: òe6tepov O'tt oùòeµia.
'tOta.6tT] à.A.TJ0itç q:ia.vtacria. eUpicrKe"ta.t ola. oÙK èiv yévot'tb o/EU8Tjç. ·
2
° Cfr. supra, cap. I p. 91 e sgg.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 137
made the ftyeµovtK6v include all powers, both of thought and of sense,
but they merged sensation in thought, rather than thought in sensation».
24
M. ScHOFIELD, Academic Epistemology, cit., p . .340, osserva che
una volta che gli Epicurei sono stati costretti ad accettare che ci sono
alcune rappresentazioni false «the only way they can sustain belief in
a criterion of truth is in effect to accept the Stoic doctrine of the cogni-
tive impression».
" Cfr. M vn 151-7.
26
È infatti significativo che Arcesilao ricavasse l'àKatO.À.T]'tfiO. dalla
inesistenza della rappresentazione catalettica stoica, e non dalla inesistenza
del criterio in generale, come si deduce dalla proposizione nétvtrov Ovtrov
àKat.aÀfi7ttrov 01à tfiv 6.vurcapl;io.v toG :E1ro1KoG KptiT]pi.ou (MVII 156).
27
Il richiamo alla dottrina epicurea potrebbe fornire qualche indi-
zio sulla fonte fin qui utilizzata da Sesto, che potrebbe essere Enesi-
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 139
42
M vn 168-9: Katà µèv oùv -cliv ttpòç tò <pavtaatòv ax.écr1v ìì.
étì..:r10Tiç yivstat ìì. wsuOTjç, KUÌ étì...T]0itç µèv Otav crUµ<provoç ~ tq'> <pav-
'CQO't{!?, \jlSuOTtç Oè Otav Oui<provoç. Katà. Oè tlÌV ttpòç tò <pavtacrtoUµsvov
crxécrtv ii µév ècrt1 Ò.ì...TJ0iiç ii Oè oU q>aivoµévTJ ò.ì...n0iJç, cbv ii µèv <pa1vo-
µévn Ò:À.TJ9iiç Eµq>acrtç Kaì...sirat napà toiç 'AKaOT]µa1Koic; Kai n10avòtT]c;
Kaì. n10avii <pavtacr{a.
43
Cfr., soltanto per citarne alcuni, P. Cou1ss1N, Le stoi"cisme de la
Nouvelle Académie, cit., pp. 241- 76; G. STRIKER, Sceptical Strategies, cit.;
M. BURNYEAT, Cameades Was no Probabilist, cit.
44
W. GORLER, Àlterer Pyrrhonismus, cit., p. 856, afferma: «Diese
Unterscheidung, die sich bei den friihen Stoikern nicht findet, ist ftir
Karneades' W ahrscheinlichkeitslehre von Bedeutung».
144 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
4
~ MVII 248; cfr. anche VII 251-2. Si tratta di Stoici più tardi, ma
che mantengono l'esigenza posta da Zenone in C1c. acad. I 41, cfr. infra,
p. 194 nota 9.
46
M. PREDE, Stoics and Skeptics on Clear and Distinct Impressions, cit.
47
DLVII 51: cicrì OS téòv <pavtacrtéòv Kaì ȵ<pO:crcu; ai. fficravcì àrcò
òrcapxév'rrov y1v6µcva1. Ho seguito la traduzione di A.A; LoNG-D.N.
SEDLEY, Hellenistic Philosophers, cit., I, p. 237: «btit impressions also in-
clude appearances which are quasi products of what is»; la traduziOne di
R. Goulet, in M.-0. GOULET-CAzÉ (éd.), Diogène Lairce. Vies et doctri-
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 145
nes des philosophes illustres, Paris 1999, p, 824: «mais il y a aussi parmi le~
représentations des illusions qui surviennent camme si elles provenaient
d'objets existants», sottolinea maggiormente la possibilità dell'inganno,
connessa con il termine €µ<pa.crtç.
48
MVII 169.
q
9
Seguo Heintz che ha eliminato i::a.v 't'E ,,. 'EptvUrov, cfr. H.
MuTSCHMANN, ed. cit., ad !oc.; e la spiegazione di A.A, LONG-D.N. SE-
DLEY, Hellenistic Philosophers, cit., II, p, 446, che intendono l'intrusione
qui di questo passo come una nota marginale, basata su passi successivi.
Tuttavia anche le rappresentazioni che hanno l'apparenza della verità
possono ingannare qualora provengano da ciò che non è, oppure se, pur
provenendo da ciò che è, sono discordanti con l'oggetto esterno e non ne
riproducono le caratteristiche. In breve non soddisfano due dei requisiti
posti dagli Stoici per la rappresentazione catalettica, cfr. MVII 248.
146 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
50
M V1I 171: -cfjç Oè cpa.1voµSvTJç Ò.À.TJ0oGç Ti µSv tir; Èa11v àµu0p6., cbç
Ti Èni -c&v na.pà µ1Kp61rp:a. -coG 0eropouµSvou Tì na.pà iKa.vòv 616.crtTJµa. Tì
Kai na.pà à.cr0Sve1av tfjç Oweroç aoyKexuµSvroç Ka.i oUK ÈK16nroç -ci A.aµpa.-
v6v'trov, ii SÉ 'ttç aòv -ccfi cpaivecr0a.t àf..TJeiir; €'11 Ka.Ì aq>oSpòv éxoucra. -cò
cpa.ivecr0at aÙ'tftv Ò.ì..TJ0fi. Si tenga presente che in DL VII 46 (SVF II
53), gli Stoici definiscono la rappresentazione àxa-c6.À.fJ7t'tOç come -cl)v µ1)
-cpa\/fi µ1'j6è éK'tU7tOV.
'1 Cfr. M vn 257.
52 Che l'evidenza sia per Carneade una caratteristica delle rappre-
" M vn 172-3: <1v nétA.1v Tt µèv à.µuOpà Kaì EKA.u'toç cpav-racria oÙK èiv
et11 Kp1-rftptov· téfl yà.p µftte alni]v µi}te 'tÒ 7tot.fjcrav aònìv i:pavéòç Èv-
OeiKvucr0at où né:<puKev 'ftµàç 7tei0et.v oòO' eiç 'ti]v crUyKai:ét0ecrtv È1tt.crnà-
cr0at. Ti Oè q>at.voµé:vri à.A.ri0T]ç Kaì ÌKavéòç ȵq>atvoµé.vri Kpttfip16v Ècrtt
tfjç ~Ari0eiaç Kai:à toùç 7tepì tòv Ka.pveét011v. W. GORLER, Àlterer
Pytrhonismus, cit., p. 861, indica il verbo èµcpaivecr8a1 come un termine
tecnico del vocabolario di Carneade: a mio parere, Carneade potrebbe
servirsi utilmente di ȵcpaivccr0at, se inteso nel senso di essere riflesso
in uno specchio, che allude piuttosto all'apparire che non all'essere vero.
56 R. BETT, Cameades' Pithanon, cit., p. 72 nota 31, pur ricono-
75, osserva: «But unless Sextus or his source is extremely confused, so-
mething must be wrong with this text; it makes no sense to speak of an
apperance having an apperance»; tuttavia egli preferisce non emendare il
testo del manoscritto e traduce: «and, being the criterion, it has a sizea-
ble breadth, and since it is extended one has an appearance that is more
persuasive and more striking in form than anothen>.
62 M vn 171: cftç &~ q>atvoµévriç ÒÀT]8oUç Ti µév ·tiç È:crt1v àµu0p6. [. .. }
Ti &é -ctç ftv crùv -c<P q>a.ivscr8a1 0.À.ri8Tiç E-c1 Kai crq:ioOpòv Ex.oucra cò q>aive-
cr0a1 aò-n)v 0.À.TJ0fi.
6 > Cfr. Crc. Luc. 58: Ut etiam itlud absurdum sit quod interdum sole-
tis dicere, cum visa in animis inprimantur, non vos id dicere, inter ipsas in· .
152 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
pressiones nihil interesse, sed inter species et quasdam /ormas eorum. Sul si-
gnificato da attribuire al termine species si discute tra gli studiosi: cfr.
H.J. KRAMER, Platonismus und hellenistische Philosophie, Berlin-New
York 1980, pp. 66-7, che attribuisce a species di Luc. 58 lo stesso signi-
ficato di µop<p~ di M vn 409, nel senso dell'identità della specie e del
genere sotto al quale le differenze effettive tra gli individui identici
scompaiono; cfr. anche G. STRIKER, Academics Fighting Academics, cit.,
p. 271; C. LÉVY, Cicero Academicus, cit., pp. 235-6.
64
Cfr. W. GORLER, .À!terer Pyrrhonismus, cit., p. 862. La rappresen-
tazione probabile non può essere criterio di verità perché accanto ad una
rappresentazione probabile se ne può trovare sempre un'altra più persua-
siva. Cfr. anche M vn 180-1, dove Carneade ammette che anche la rap-
presentazione :ru0a.vTt Ka.i Ò.1tepicrna.m:oç ha un'estensione e ne spiega la
ragione: -ro1a.Ut11 yoGv ÈO"tt KO.Ì ti à.nepicrrra.cr-coç c:pa.vtacria.· fl't'tç x:a.ì a.Ù't'1Ì
n:ì..ét't'oç Exe1v ilotKe Sià 't'Ò èiÀ.À.TJv èiì..A:riç µaì..J..ov à.nepicrrta.cr-cov eòpicrKe-
cr0a.1. Inoltre l'argomentazione soritica di Carneade in M Vll 421-3, con-
tro la possibilità che si incontri una rappresentazione incomprensibile
più o meno incomprensibile di un'altra, offre una conferma indiretta che
il criterio di verità non può variare (cfr. 423: à.nÀ.avÈç yàp eìxe Kpttitptov
Kat' a.ùtoùç ò croq:>òç), mentre la rappresentazione probabile, non es-
sendo criterio di verità, varia di intensità.
6
~ Cfr. R. BETT, Carneades' Pithanon, cit.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 153
66
Cfr. DLVII 75.
67
Su questo problema, cfr. A.M. IoPPOLO, Presentation and Assent,
cii., pp. 433-49.
68
Può accadere infatti che si neghi l'assenso, in casi particolari, an-
che alla rappresentazione catalettica; cfr. M VII 254-7.
154 LA TESTIMONIANZA Dl SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
69
M VII 173: i\ òè <patvoµévri à/..:r19T\ç Kat tKav&ç èµ<paivoµévri
Kpn:'ftp16v Ècr'rt 'rfi.ç ùArieci.aç Ka'Cà 'Coùç ncpì 1:Òv Kapvcét.òriv.
70
M vn 171: Ti [... ] aùv 1:4'.> <paivca9at àATI0ftç É'Ct Kaì. a<poòpòv Ex.ou-
aa 'CÒ q:>aivca0at ctò'Cftv àAri0fi.
71
Cfr. SVF m 169.
72
Per una esauriente trattazione della rappresentazione honnetike
nella dottrina stoica, cfr. B. INWOOD, Ethics and Human Action in Early
Stoicism, cit., il quale a p. 76 puntualizza: «Por it seems certain that no
hormetic presentation, whether rational or non-rat,ional, is cataleptic».
" Cfr. Crc. Luc. 99, 104, 108.
74
Cfr. Clitomaco in Luc. 104. Nel concetto di rappresentazione im-
pulsiva rientrano tanto le rappresentazioni che spingono ad agire quanto
quelle cui si può rispondere "sì" o "no" in ragione della loro persuasività
o mancanza di persuasività. D'altra parte anche la risposta a una do-
manda può essere considerata alla stregua di un'azione. Cfr. anche M.
BURNYEAT, Antipater and Selfrefutation, in B. INwoon-J. MANSFELD
(eds.), Assent and Argument, cit., p. 303: «]ust follow probabilia irl. a pas-
sive sort of way does not involve assent. It does not involve assent even
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 155
when 'Yes' and 'No' answers are given to questions». Che già Arcesilao
avesse anticipato latteggiamento attribuito al filosofo accademico in
Luc. 104, risulta da DL IV 36: «Nella conversazione egli si serviva per
così dire in modo naturale, <pocr1KCòç Oé Jtcoç, di espressioni come, 'Dico
io, <p11µ' èyW, e non assentirà il tal dei tali e ne pronunciava il nome».
L'uso di cp11µ' èycl:i è spiegato come un impulso naturale che lo spingeva
a parlare senza che ciò comportasse alcuna pretesa di verità circa il con-
tenuto delle sue parole, liberando l'espressione da qualunque significato
assertivo; cfr. anche SUDA s.v. <priµi. Il ruolo svolto dalla natura nella
spiegazione dell'azione di Arcesilao risulta anche da PLUT. adv. Col.
1122 B-D, come già si è più volte rilevato.
75 Per gli Stoici non esiste un assenso implicito che possa essere di-
stinto da quello volontario, cfr. M vm 397: écr't'1 µÈv oùv ft Ka.'t'6.ÀT]\jltç [... ]
Ka.Àa.ÀTj1t't'tKftç cpa.v't'a.cria.ç croyKa.-c6.8scnç, frnç 017tÀOùv éo1Kc.v e.Iva.i
1tpéiyµa., KO.i -i:ò µév 11 éxc.1v Ò.Ko6criov -i:ò ÙÈ éK06cr1ov Kai èrd 't'ij ftµe't'épq.
Kpicrc.1 KE.iµsvov. 'tÒ µÈv yàp cpav't'a.cr1co8fjva.1 àpoUÀTj't'OV ~v, KO.i OÒK bti
1q:. rc6.crxov1i Ì::KE.t't'o, ò.>._>._' .è1ti 1'0 <pa.v-i:a.cr1oùv't'1 1ò oU't'cocrì 01a.'t'c.0fjva.1 [ ... ]
't'Ò ÙÈ cruyKO.'t'a0écr0a.1 't'OÒ't'Q> 't'Q:l Ktvftµa.'t't Ì::KE.t't'O èrd 't'c{l Tta.pa.Oexoµév<µ 't'i\v
<pav't'a.cria.v. R. BETT, Cameades' Distinction between Assent and Approva!,
«The Monist», LXXID {1990) p. 11, ritiene che la distinzione tra l'appro-
vazione e l'assenso non sia altro che «a mere terminologica! quibble».
Tuttavia le testimonianze su cui Bett si basa per attribuire agli Stoici la
tesi dell'assenso implicito sono tutte molto tarde, come egli stesso rico-
nosce. Non si può dunque escludere un'evoluzione della dottrina stoica
dell'assenso proprio in seguito al dibattito con gli Accademici_.
76
Cfr. Cxc. Luc. 108: Primum enim videri oportet, in quo sit etiam
adsensus; dicunt enim Stoici sensus ipsos adsensus esse, quos quoniam adpe-
titio consequatur actionem sequi - tolli autem omnia si visa tollantur.
156 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
«Ma accade talora che essa pur apparendo vera, sia falsa,
cosicché è necessario qualche volta servirsi della rappresenta-
zione comune al vero e al falso. Tuttavia a causa del presen-
tarsi raramente di questa, dico di quella che imita il vero, non
si deve negare la fiducia a quella che per lo più dice il vero;
perché accade che i giudizi e le azioni sono regolati da ciò che
avviene per lo più» 82 .
KUÌ Tij KOtVfj 1tOt€: toU Ò:/l.T]0o6ç KC1.Ì 'lfCU8o6ç cpav<a.cri(f x;pfjcr0a.1. OÙ µÉ:v-
't'Ol 81à t~v crrcétviov <a.0<nç rcapÉ:µn<rocrtv, Af.yro 8€: tfjç µlµouµévnç tò
à.ì..ri8f.ç, à.rc1crtTJ<É:ov écrti <U chç <èni> <Ò noì..ù Ò.À.TJ9euo0crl]· tc'fl yàp chç èni
tò noAù <étç té Kpicretç Kaì <Ò.ç npO.çetç Ka.voviçecr8ai cruµ~É~T\KéV. È si-
gnificativo l'uso dello stesso verbo Kavov{çecr0at a proposito del criterio
d'azione di Arcesilao in M VII 158: Ù<t 6 nEpÌ nétv'l:rov ènf.x;rov Ka.vovtEÌ
'tà.ç atpf.cretç KUÌ cpuyà.ç KaÌ KOtv&ç 'l:Ò.ç rcp6:~Etç 'l:<P el>A6ycp, KU'l:Ù 1:061:6 'l:é
npoepx;6µevoç 'l:Ò KptTi1p1ov Ka.1:op0c0cr<:t.
158 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
Luc. 44: qualis est istorum oratio qui omnia non tam esse quam videri vo·
lunt?, conferma che il probabile si manifesta come "ciò che appare".
Cfr. ivi, 105: sed ea quae vos percipi comprehendique eadem nos, si modo
probabilia sint, videri dicimus. Non si tratta qui della distinzione episte·
mologica essere·apparire, propria del neopirronismo, ma del significato
fenomenologico di <po.ivsi:o.1, nel senso che lo scettico accademico, fon·
dando l'ò.7to.paÀ.À.al;ia delle rappresentazioni sul piano di una relazione
meramente soggettiva (cfr. ivi, 40: nihil interesse autem non modo si omne
ex parte eiusdem modi sint sed etiam si discerni non possint), limita il suo
discorso a ciò che appare. Sul significato non epistemico di <po.ivsi:o.1 nel
pirronismo, cfr. M. BVRNYEAT, Can the Sceptic Live his Scepticism?, cit.,
pp. 25-6; J. BARNES, The Belief of a Pyrrhonist, cit., pp. 11-3 (entrambi gli
articoli sono ristampati in M. BuRNYEAT·M. FREDE (eds.), The Origina!
Sceptics. A Controversy, cit., su cui si veda M.A. WLODARCZYK, Pyrrho·
nian lnquiry, cit.).
88 MVII 175: i:ò µèv oùv ttp(i:nov KO.Ì KOLVÒV Kpti:'llptov KO.Cà. i:oùç
89
Cfr. Clitomaco in C1c. Luc. 104-5: relinquiteius modi visa quibus
ad actionem excitemur, item ea quae interrogati in utramque partem respon-
dere possimus sequentes tantum modo quod ita visum sit, dum sine adsensu
[... ] sed ea quae vos percipi comprehendique eadem nos, si modo probabilia
sint, videri dicimus.
9
° Cfr. M VII 169 e 172 in cui Carneade ribadisce che la rappresen-
tazione che non appare vera µTt [... ] nsif)stv ~µO.ç néq>oK:ev. In questo
senso il ttt0av6v è secondo natura; cfr. C1c. Luc. 99: etenim contra natu-
ram esset <si> probabile nihil esset. Si veda anche L. CR~ARO, Lo .scetti-
cismo degli Accademici, Milano 1889-93, 1985 2 , p. 89.
91 Cfr. M VII 158 e supra, pp. 118-20.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 161
" Cfr. PHerc. 1020 (SVFII 131) e H. VON ARNIM, Ubereinen stoischen
Papyrus der herculanensischen Bib/iothek, «Hermes», xxv (1889) p. 473.
96
Cfr. Crc. Luc. 40: conponunt igitur primum artem quandafft de his
quae visa dicimus [... ] totidem verbis quot Stoicis.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 163
falsa, afferma che quello che cade sotto i suoi sensi (•Ò npoa-
ninwv) è vero (à1'.116éç)» 97 •
100
M vn 180-1: crrc&v -es &:n:' aù-cfjç Ù.À:r1Gfj <pav'tacriav Oµroç où tt1-
cri:s6st -cij 't"Ota6't1J <pavtacriq. Otò. -cò Utt' O.>..>.:r1ç ttsp1crttacr8a1, Ka0' i\v ijùs1
Ù.ttOÀ.EÀOttt©ç èv ·'tij VTli tTiv 'EAév11v. -co1al><Tj yoi3v ècrti Kai Tt &.nspi-
crnacr-roç <pavtacria.
101
In tal senso Carneade proponeva anche l'esempio di Ercole che
uccide i-suoi figli scambiandoli per i figli di Euristeo (cfr. M vn 405-8).
Ercole recepiva nel contempo la rappresentazione dell'arco che era vera,
mentre quella dei figli era falsa, ma entrambe costituivano un'unica rap-
presentazione (in quanto la rappresentazione è una cruv8poµfi nella quale
le singole rappresentazioni non possono essere isolate) e dunque Ercole
si trovava nella sua relazione con la cruv8poµfi nella medesima condi-
zione: µia yò.p Kaì Ti aùtTi npouttÉKEtto Kai &cra6-rroç éxovtt <pavtacria.
Ma se è così, la conclusione di Sesto in M VII 179, ò 'AKa011µalKòç tij
cruvòpoµfj t&v qiav'tacr1&v ttotsita1 't"Tiv Kpicr1v -rfjç Ò:À.T)0Eiaç, non esprime
fedelmente il pensiero di Carneade (vedi infra, nota 105), bensì la' con-
clusione di Sesto o della sua fonte.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 165
106
Ibid.
107
182: É1tÌ µÈv yò.p tiiç ò.nepi.cr1t6.crtoo 1.jltÀÒv Sritei'tat 'tÒ µriSeµiav
'té1Jv Èv 'tij crov8poµij q>avta.crt&v ©ç weuSii fiµO.ç nepi.crrcàv, n6.craç 8È elvat
à1ri0eiç te [Ka.ì del. Heintz] q>ai.voµÉvaç Kaì µTi Ò.nt06.vouç.
108
Ibid.: O'tav 6 8flµoç [... ] É.!;etciSu ei à:l;i6ç Écrtt 'toi.S <il> nuneu-
0flvai. t'JÌV àpxTiv ii t'JÌv Kpicrtv. R. BARNEY, Appearances and lmpressions,
«Phronesis», XXXVII (1992) pp. 283-313, a p. 308 sottolinea come la me-
tafora dello scrutinio pubblico dei candidati politici utilizzata da Car-
neade in MVII 182 per mettere alla prova le rappresentazioni del gruppo
appartenga al linguaggio fenomenologico dello scettico: «severa! terms in
the sceptical vocabulary have political or legal connotations, and the
sceptic's judgemental process can find counterparts in processes of legai
and pOlitical deliberation». Sul significato delle espressioni scettiche,
cfr. J. BARNES, The Belief of a Pyrrhonist, cit., pp. 13-5.
109
Cfr. MVII 188-9. Si tenga presente che queste sono le condizioni
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 167
111
Ibid.
112
M VII 185.
113 Ibid.: -cij µèv yàp aù-cò µévov nt0avij npocrÉ:X,EtV À.Éyoocnv.
168 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
114
M VII 186.
"' MVII 187.
116
Cfr. W. GORLER, Àlterer Pyrrhonismus, cit., p. 871; G. STRJKER,
Sceptical Str~tegies, cit., p. 61 nota 21.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 169
117
Lo stesso esempio ricorre in PH I 227.
118
M vrr 188. In PH I 228 i gradi della probabilità sono invertiti, in
quanto l'ultimo grado è costituito dalla rappresentazione irreversibile e
non da quella ben ponderata. Si badi che Cicerone nel Lucullus non di-
stingue gli ultimi due gradi della probabilità, cfr. Luc. 3.3 e 35. La descri-
zione dei due gradi della rappresentazione probabile, quella non di-
stratta e quella ben ponderata, come sostiene M. ScHOFIELD, Acr:idemic
Epistemology, cit., pp. 349-50, non sembra individuare due possibili sta-
ges nell'esame di una rappresentazione «but simply two sorts o/ testing».
Cfr. anche J. Au.EN, Academic Probabilism and Stoic Epistemology,
«Classica! Quarterly)>, xuv {1994) pp. 97-9. Come rilevava L. RonIN,
Pyrrhon, cit., p. 98, le divergenze nell'ordine dei momenti successivi
della certezza non hanno importanza perché ciò che conta «c'est que la
certitude, loin de résulter d'un acte unique et d'une saisie immédiate, est
au contraire quelque chose de très complexe)>.
170 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
123
Cfr. M VII 256: O 'tE yàp ''.A.SµTJ'tOç i:Aoyiçe-ro é'tt -rÉ0VTJlC8V fl
"AAK11cr-r1ç lCa.Ì O'tt 6 O.n:o0a.vffiv oÙKÉ'tt O.vicr'ta.'tct.t: si tratta della risposta
degli Stoici recenti, che replicando a Carneade ne riprendono l'esempio.
124
Cfr. R. HIRZEL, Untersuchungen zu Ciceros philosophischen Schrif-
ten, cit., III, p. 150 nota 3.
125
V. BROCHARD, Les Sceptiques, cit., p. 111.
126
MVII 171.
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 173
131
Cfr. in part. MVII 435·6 e vedi infra, nota 147.
Di La condizione aggiuntiva, "che non sia ostacolata", può essere
stata richiesta dal dibattito intercorso tra Carneade e gli Stoici più re·
centi, che avrebbero replicato all'affermazione di Carneade secondo cui
non esiste llnÀOOç alcun criterio, ponendo come criterio di verità la rap-
presentazione catalettica con la limitazione "purché non presenti alcun
ostacolo"; cfr, M vn 253 e 257 (vedi supra, nota 102). A favore di questa
interpretazione è il caso della rappresentazione vera, ma non convincente
presa in considerazione dagli Stoici più recenti in MVII 254. Per questa
ragione anche Clitomaco potrebbe aver adottato la ''rappresentazione
probabile e non ostacolata", pi~ttosto che quella semplicemente "proba·
bile". La critica di Enesidemo - ammesso che questi ne sia l'autore (vedi
infra, p. 177 e sgg.) - tuttavia, non prende in considerazione la soluzione
proposta da Clitomaco, come si evince anche dall'estratto di Fazio.
i.n Cfr. Luc. 99: quicquid acciderit specie probabile si nihil se offeret
quod sit illi probabilitati contrarium; 104: neque tamen omnia eius modi
visa adprobari sed ea quae nulla re impedirentur; 108: quid impediet actio-
nem eius, qui probabilia sequitur, nulla re impediente?
134
Ivi, 184. Sul significato dialettico contra Stoicos dell'ultimo gra-
IL RESOCONTO DI SESTO EMPIRICO SU CARNEADE IN MVII 175
ò:ra9òv KaÌ KaKÒV Urcoti0evtal., KaÌ 0.Ail9eiav Kai weGOoç, KctÌ ori KaÌ 1tl.-
9avòv Kaì àni0avov.
149 Ivi, 170a 17-21: O.A.A.a OÈ 7toA.ì..à. j3ej3airoç 6piçoucr1, OiaµqncrJ3T\-
171
MVII 164-5: yevftcre-cat 'tÒ Kp1-cftp1ov Èv KOtv"tj <pav-cacriq -coG -ce
Ò.l\.T\0oGç Kaì o/Ct>ùoGç [ ... ] µJ\Ùeµiaç OÈ oUcrl"]ç <pav-cacriaç Kp1-c1Kfjç. Cfr.
anche 175.
186 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
172
Cfr. MVII 150 e C1c. Luc. 77. Sull'uso di ot nepi in Sest.o, cfr.
supra, p. 81 nota 3.
l7) Il capostipite dei moderni sostenitori dell'interpretazione dialet-
Sono state fatte diverse ipotesi per identificare chi siano i soste-
nitori delle due posizioni. Coloro che ritengono che c'è qualcosa
di probabile e che distinguono tra incertum e id quod percipi non
possit sono stati quasi unanimemente identificati con Carneade e
i suoi seguaci 2 • Più controversa è l'identificazione dei filosofi del
primo gruppo, perché alcuni hanno pensato che Cicerone alluda
ad Arcesilao, altri ai Pirroniani. Altrove ho esposto le ragioni
che, a mio parere, convergono nell'indicare Arcesilao come l'au-
tore della proposizione omnia incerta 3 . Qui vorrei aggiungere
alcuni elementi che scaturiscono soprattutto da un'analisi in-
terna dell'argomentazione di Cicerone. A questo scopo è oppor-
tuno seguire lo sviluppo del discorso a partire dal principio.
Nella storia dell'Accademia, delineata da Lucullo/Antioco, al
principio del Lucullus, Arcesilao è dipinto come un filosofo sov-
versivo, che ha sconvolto la filosofia ormai consolidata, così come
per le quali ritengo che Cicerone identifichi Arcesilao nei filosofi del
primo gruppo e non conosca, o, comunque, non voglia prendere in consi-
derazione il neopirronismo di Enesidemo. Per l'identificazione dei soste-
nitori della tesi omnia incerta con i Pirroniani, cfr. M. DAL PRA, Lo
scetticismo greco, Milano 1975, II, p. 352 , il quale ritiene che Cicerone
non li citi esplicitamente perché in quel periodo la scuola di Enesidemo
non si era ancora affermata; cfr. anche A.A. LONG-D.N. SEDLEY, The
Hellenistic Philosophers, cit., II, p. 441. C. LÉVY, Cicero Academicus,
cit., p. 270 nota 81, spiega: «il n'est question nulle part d'une opposition
d'inspiration arcésilienne à Carnéade et, par ailleurs, le pluriel employé
par Cicéron interdit de considérer qu'il s'agissait d'une attitude propre à
Arcésilas seulement». Tuttavia questa obiezione può essere faci.lmente
superata se si pensa che Lacide si è attenuto strettamente all'insegna~
mento di Arcesilao (di qui il plurale: cfr. Luc. 16 e qui nota 7).
CICERONE LUC. }2 195
4
Luc. 15: tum exortus est <ut> in optima re publica Ti. Graccus qui
otium perturbaret sic Arcesilas qui constitutam philosophiam everteret... 14:
cum perturbare ut il!i rem publicam, sic vos philosophiam bene jam constitu-
tam velitis.
' Ibid.
6
Cfr. la risposta di Cicerone al par. 72: nos autem ea dicimus nobis
videri quae vosmet ipsi nobilissimis philosophis placuisse conceditis.
7
Luc. 16: Sed fuerint i/la vetera, si voltis, incognita. Nihilne est igitur
actum, quod investigata sunt, postea quam Arcesilas Zenoni, ut putatur, obtrec-
tans nihil novi reperienti, sed emendanti superiores immutatione verborum, dum
huius definitiones labefactare volt, conatus est clarissimis rebus tenebras obdu-
cere? Per le possibili traduzioni e interpretazioni del passo, rinvio a A.M.
IoPPOLO, Arcésilas dans le 'Lucul!us' de Cicéron, cit. Come fanno notare C.
BRITTArN-J. PALMER, The New Academy's Appeals to the Presocratics, cit., p.
49 nota 12, «these passages [sci!. Luc. 13-6] show [... ] that there is solid
evidence for taking Arcesilaus himself to bave introduced the app.eal to the
Presocratics (i.e. his name is not just a metonym far 'the Academics')».
8
Ibid.: Cuius primo non admodum probata ratio quamquam floruit
cum acumine ingeni tum admirabili quodam lepore dicendi.
196 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
9
C1c. acad. 1 41: visis non omnibus adiungebat fidem, sed eis solum,
quae propriam haberent declarationem earum rerum, quae viderentur: id autem
visum, cum ipsum per se cerneretur, comprehendibile. Cfr. la nota di Reid, ad
!oc., il quale traduce declarationem «clear evidence concerning those objects
from whlch the impressions come. 'Evétpyeta is the characteristic of those
impressions called Ka'taì..:ipve1ç or Ka'taÀ.Tttt'ttKaì cpav'tacriat».
IO Cfr. DL vn 162-3 (SVF I 346): àne"'ive<a oè [6 'Apicm>lv] npòç
'ApKecriA..aov· 5'te 0eacrétµevoç 'taGpov 'tepa'tcù&ri µi}'tpav Ex.ov'ta oì'.µot,
écpri, Oi:So'tat 'ApKecrtA.étq:> 8.rnx.eip11µa Ka'tà. Tfjç Èvapyeiaç. Ilpòç &è 'tÒV
cpétµevov 'AKa011µalKòv oùSèv Kai:Ò.ì..aµpétvetv àp' oùòè 'tÒv 1tÀ.Ttcriov croo
Ka0i}µevov òpQ.ç; ei'.7tev· &.pv11craµévou Si:· 'tiç cr' È'tUcpA..rocrev, (écpTJ), i:iç
&.cpeiì..e'tO ì..aµnét&oç aùyétç;
ll Cfr. A.A LONG, Diogenes Laertius. Li/e o/ Arcesilaus, cit., p. 442,
sia possibile identificare chi siano questi filosofi che non vogliono discu-
tere il concetto di evidenza con gli Accademici, ma che questo sarà l' at-
teggiamento di Epitteto (diss. I 27, 15). I. LUDLAM, Antipater ofTarsus, A
2
Critica! Edition with Commentary, Tel Aviv 1997, 1999 , p. 383, avanza
l'ipotesi, dopo aver esaminato i possibili candidati, che si tratti di Arche-
demo e rinvia a Luc. 143 in cui, a proposito di Antipatro ed Archedemo, è
detto: opiniosiisimi homines nonne multis verbis dissentiunt? e a p. 385
conclude: «what does seem certain is that the critic or critics must bave
been contemporary Stoic teachers, and most probably Stoic teachers spe-
cializing in Stoic dialectic or logie».
13 Secondo A. BA.cHU-A. GRAESER, Marcus Tullius Cicero. Akade-
mische Abhandlungen, cit., ad !oc., p. 200 nota 26, probare si deve inten-
dere qui "im alltagsprachlichen Sinn", ma, a mio parere, non può essere
escluso invece un uso tecnico del verbo e, in tal caso, il rifiuto di discutere
non coinvolgerebbe coloro che hanno introdotto il probabile; ma su ciò,
cfr. infra, p. 199. J.S. REm, ed. cit., ad !oc., osserva: <<probarent: taken of
course in the strict sense, whereby absolute and unreserved Sanction is
implied» e rinvia al par. 104.
14
Luc. 17.
198 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
15Che Arcesilao non abbia mai definito alcunché risulta anche dalla
testimonianza di Sesto sia in M vn 151, sia in PH 1 2.32, di cui si è già
ampiamente trattato.
16
Ergo ei, qui negant quicquam passe comprehendi, haec ipsa eripiunt
ve! instrumen-ta ve! ornamenta vì-tae ve! potius etiam totam vitam evertunt
/unditus ipsumque animai orbant animo, ut difficile sit de temeritate eorum
perinde ut caussa postula!, dicere. È qui sottintesa anche la ben nota accusa
di apraxia rivolta dagli Stoici contro Arcesilao, su cui cfr. PLUT. adv. Col.
26, 1122 A·B e C. LÉVY, Cicero Academicus, cit., p. 166.
17
Crc. acad. I 45: ab omni lapsu continere temeritatem, quae tum esse!
insignis, cum aut falsa aut incognita res approbaretur, neque hoc quicquam
esse turpius quam cognitioni et perceptioni adsensionem approbationemque
praecurrere. Cfr. anche Luc. 66: Sapientis autem hanc censet Arcesilas vim
esse maximam, lenoni adsentiens, caVere ne capiatur, ne fal!atur videre; nihil
enim ab ea cogitatione quam habemus de gravitate sapie'ntis, errore' levitate
temeritate diiunctius. Per un'analisi più dettagliata di questi passi e per la
CICERONE LUC. 32
199
falsa aut incognita 18), per gli Stoici, che replicano, la temeritas di
Arcesilao consiste nel mettere in dubbio la possibilità di cono-
scere, tanto da rendere incerte tutte le cose e invivibile la vita
stessa. Né si può sottovalutare il fatto che Arcesilao è stato
presentato da Lucullo fin dal principio come un filosofo che
vuole sovvertire la filosofia (Arcesilas qui constitutam philoso-
phiam everteret, cfr. 15), rendere oscure le cose luminose ed evi-
denti (conatus est clarissimis rebus tenebras obducere, cfr. 16) e,
implicitamente, privare gli uomini della luce della conoscenza
(qui lucem eripere conetur, cfr. 30): a lui si addice quindi più di
ogni altro l'accusa di temeritas.
È a questo punto che Lucullo dichiara di non comprendere
quale sia il disegno di questi filosofi che negano che qualcosa
possa essere percepito, dividendoli in due partiti, i sostenitori
della tesi omnia incerta e coloro che distinguono tra ciò che è
incerto e ciò che non può essere percepito. Tuttavia, la conse-
guenza di rendere tutte le cose incerte minaccia anche coloro che
distinguono inter incertum et id quod percipi non possit, cosicché
l'obiezione di Lucullo si rivolge a tutti gli Accademici senza
distinzioni (cum adhibemus ad eos orationem eius modi, si ea quae
disputentur vera sint tum omnia /ore incerta) 19 • Ebbene, se non è
Arcesilao il difensore della tesi omnia incerta Lucullo dovrebbe
includerlo nell'altro partito. A questo punto restano due ipotesi:
o che tutti gli Accademici siano identificati nel secondo gruppo e
che quindi anche Arcesilao sostenesse la distinzione tra ciò che è
incerto e ciò che non può essere percepito; oppure che Lucullo,
pur avendo richiamato costantemente fin qui lo scetticismo ra-
dicale di Arcesilao, non ne voglia poi discutere le conseguenze,
20
Luc. 14: nec Arcesilae calumnia con/erenda est cum Democritì ve-
recundia. Cfr. anche 73. Come acutamente osservano C. BruTIAIN~J. PAL-
MER, The New Academy's Appeals to the Presocratìcs, cit., p. 56, il signifi-
cato non dogmatico dell'appello a Democrito di Arcesilao è reso chiaro in
Luc. 73: «Arcesilaus is willing to appeal to Democritus as if to say to the
Stoics [... ] and yet he wants to mantain the requisite distance between his
own non-dogmatic and Democritus's dogmatic scepticism».
21
In base alla ricostruzione della filosofia di Aicesilao che in questo
CICERONE LUC. 32 201
28
Cfr. Luc. 54. Sulla tecnica di traduzione di Cicerone, cfr. J.G .F.
PowELL, Cicero's Translationfrom Greek, in Cicero the Philosopher, cit.
29
Le conseguenze minacciose che scaturiscono dal voler rendere
tutto non-evidente in Luc. 53: quamquam totum hoc, sapientem aliquando
sustinere adsensionem, contra vos est, si rivolgono infatti alla posizione di
Carneade; cfr. 59: Cameaden autem etiam heri audiebamus solitum esse
<eo> dela bi interdum ut diceret opinatu rum, id est peccaturum esse sapientem.
Cfr. 67, 78.
30
Cfr. Luc. 43-4.
204 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
La distinzione tra "ciò che è incerto" e "ciò che non può essere
percepito" lascia spazio al probabile in campo morale perché il
saggio, interrogato sull'azione morale, non risponde di non sa-
pere «come se gli venisse chiesto se il numero delle stelle è pari o
dispari>>' 1 . Aver introdotto il itt8av6v come criterio d'azione
comporta, dunque, la rinuncia a considerare le cose come
UOr]Àa. Ma se la risposta ali' accusa di voler rendere tutto in-
certo è difesa con l'introduzione del probabile, la filosofia di
Arcesilao è inadeguata a fronteggiare quest'accusa perché l' eu-
logon non permette di distinguere le rappresentazioni'', né
H Cfr. PHr 232. Anche C1c. acad. I 45, cit., conferma che Arcesilao
riteneva che bisognasse trattenere le affermazioni e le negazioni perché è
segno di grande temeritas approvare aut falsa aut incognita res.
14
Luc. 32: volunt enim [... ]probabile aliquid esse et quasi veri simile
eaque se uti regula et in agenda vita et in quaerendo ac disserendo.
35
Sull'insufficienza del criterio d'azione di .Arcesilao a rispondere
all'accusa di apraxia, rinvio al cap. II p. 124 e sgg.
36 A. HALTENHOFF, Kritik der akademischen Skepsis, cit., p. 179,
commenta: «Zu behaupten nihil passe percipi bedeute nicht, alles ftir unsi·
cher zu halten: dies muB das explizite Argument gewesen sein, das sich
mit der U nterscheidung als solchen von incertum und quod percipi non
potest verband (die tautologisch anmutende Formulierung quantumque
intersit [... ] docere conantur eaque distinguere mag zwei Aspekte dieser
Unterscheidung bezeichnen: den Unterschied als sochen und die Bestim·
mung der beiden Begriffe, die ihn erzeugt). Nun hiitten wohl die Dogma·
tiker "unsicher" (0.8riì...ov) und "unerkennbar" (à1Ca-t0AT]1tt'ov) nicht syno·
nym gebraucht (s.o.); sie waren freilich davon ilberzeugt daB das objektiv
Unerkennbare notwendig auch subjektiv unsicher sein milsse (und darin
sahen sie auch die Stringenz ihres Einwandes). Dementsprechend war ffu
die Akademiker, mit denen sich Lucullus im Folgenden befassen will,
nicht die begriffliche Unterscheidung als solche kennzeichnend (qui
haec distingunt), sondern der Versuch, dem prinzipiell Unerkennbaren in
206 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
pure con argomenti diversi, giunge alla conclusione che «Cicero has no
great devotion to rhe more radical type of Academic scepticism», rappre-
sentato da Arcesilao.
208 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
4
° Cicerone più volte distingue la posizjone di Arcesilao da quella di
Carneade in relazione alla controversa questione nihil opinari. sapientem
(cfr. 67), andie se dice di non essere particolarmente interessato a questo
problema, in quanto lo ritiene un semplice corollario della 6.Ka:taÀTJl.lfia
(cfr. 78). Tuttavia la tesi nihil opinari. sapientem rappresenta un nodo
centrale nella storia dell'Accademia scettica e Cicerone lo avverte acuta-
mente. Egli infatti rivendica per il saggio la libertà di opinare, «special-
mente perché neppure Carneade si opponeva con molto vigore a questo
punto di vista» (praesertim nec Carneade quidam buie loco valde repugnante,
112), ma non nomina A.rcesilao. Del resto l'affermazione che la filosofia di
Arcesilao in un primo momento incontrasse poco seguito, ma fosse man-
tenuta dal solo Lacide e fosse perfezionata da CarneadC (cuius primo non
admodu1n probata ratio [... ] proxime a Lacyde solo retenta est, post autem
con/ecta a Carneade, 16) potrebbe alludere a un tratto comune tra la
filosofia di A.rcesilao e di Lacide che, al contempo, le distingue dalla
filosofia di Carneade. Ebbene, poiché l'unica testimonianza rilevante
che abbiamo sulla filosofia di Lacide è quella di Numenio (apud EUsEB.
PE xiv 7, 1-13 = fr. 26 Des Places), che gli attribuisce la tesi del saggio
ò:061;acr'toç e per questo anche à.µVTJµ6vso'toç in quanto la µvfiµTJ è una
061;,a, l'ipotesi che il solo Lacide mantenne l'ò.Ool;a.cr'tia. che Caratterizza la
filosofia di A.rcesilao rispetto a quella dell'Accademia sllccessiva non può
essere esclusa.
II
SOCRATE NELLE TRADIZIONI
ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA
2
Cfr. DLII 45 = SSR ID I e XENOPH. mem. I I, 16.
3
Questo problema è stato sollevato da A.A. LONG, Socrates in the
'Hellenistic Philosophy, cit., p. 155, il quale conclude che fuori dell'Acca-
demia la tesi di un Socrate scettico non è mai stata presa in seria' consi-
derazione.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 211
5
Su questo problema cfr. A.M. loPPOLO, Opinione e scienza, cit., p.
48 e nota 81. Bisogna inoltre tenere presente che la data probabile dello
scritto di Colote contro cui polemizza Plutarco è da collocarsi all'incirca
intorno al 260 a.C. (cfr. J.P. HERsHBEll, Plutarch and Epicureanism, in
ANR W II 36, 5 (1992) p. 3367), e quindi nel periodo di piena attività di
Arcesilao.
6
Crc. de fin. n 1: deprecar ne me tamquam philosophum putetis scho-
lam vobis aliquam explicaturum [... ] Quando enim Socrates, qui parens phi-
losophiae iure dici potest, quicquam tale Jecit? 2: sophis"tas, ut e Platone
intellegi potest, lusos videmus a Socrate.
7
C1c. de /in. II 2: Is enim percontando atque interrogando elicere
solebaieorum opiniones quibuscum disserebat, ut ad ea quae ii respondissent,
si quid videretur, diceret. Qui mos cum a posterioribus non esset retentus,
Arcesilas eum revocavi! instituitque ut ii, qui se audire vellent, non de se
quaererent, sed ipsi dicerent quid sentirent; quod cum dixiSsent, ille Contra.
Sed eum qui audiebant, quoad poterant, defendebant sententiam suam.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 213
8
DLIV 28.
9 A.A. LoNG, Diogenes Laertius. Li/e of Arcesilaus 1 cit., pp. 428-49,
ritiene che la testimonianza di Diogene Laerzio nelle prime righe (IV 28)
non dipenda da Antigono di Caristo, tuttavia la testimonianza di Diogene
Laerzio ha il pregio nelle prime righe di riferire correttamente la posizione
di Arcesilao sulla sospensione del giudizio, che non fa dipendere dalla
polemica cOn la Stoa (npéi:rcoç È:ntcrx_ò:iv i:àç ànocpO.cre1ç Oià t'Ùç È:vavi:1éi:rrcaç
i:&v f..òyrov).
°
1 C1c. de orat. m 6 7: Arcesilas [... ]ex variis Platonis libris sermonibus-
que Socraticis hoc maxime arripuit nihil esse certi quod aut sensibus aut animo
percipi possit; quem ferunt [... } primumque instituisse, quamqudm id fuit
Socraticum maxime, non quid ipse sentiret ostendere, sed contra id quod
quisque se sentire dixisset <dis> putare.
214 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
«Arcesilao [... ] dai libri di Platone che hanno tanta varietà fra
loro e dalle discussioni socratiche trasse soprattutto questo, che
non vi è nulla di certo, che possa essere percepito o coi sensi o
con l'anima. E dicono[ ... ] che stabilì per primo 11, sebbene ciò
fosse proprio di Socrate, di non esprimere il proprio punto di
vista, ma di argomentare contro ciò che ciascuno opinava».
11
Cfr. ibid.: primumque instituisse, con DL rv 28: 7tp©toç •Òv ì..6yov
llciv11cre 'CÒV Urcò ITì..6.'Crovoç rta.paòeòoµévov.
12
Questo passo del De oratore è stato oggetto di interpretazioni
diverse a partire da R. HIRZEL, Untersuchungen zu Ciceros phi!osophischen
Schriften, cit., m, p. 159, il quale lo prendeva a sostegno, fra gli altri (cfr. p.
36 sgg.), della sua tesi che Arcesilao avrebbe derivato il suo scetticismo da
Socrate e non da Platone. Contro la tesi di Hirzel già L. CREDARO, Lo
scetticismo degli Accademici, cit., rr, pp. 263-7, faceva rilevare che la deri-
vazione socratica non può essere separata da quella platonica, perché le
testimonianze annoverano Socrate e Platone come antecedenti della scepsi
accademica. Così anche M. DAL PRA, Lo scetticismo greco, cit., r, p. 121 nota
25 e J. GLUCKER, Antiochus, cit., p. 37 nota 89, il quale ritiene che l'e-
spressione ex variis Platonis !ibris sermonibusque Socraticis debba essere in-
tesa sempre come riferimento a Platone, nel senso che il pensiero di Socrate,
che non aveva scritto nulla, è affidato agli scritti di Platone. Tuttavia a me
sembra che non si sia colta a sufficienza la differenza tra la derivazione
platonico-socratica della posizione scettica di Arcesilao e quella esclusiva-
mente socratica del suo metodo, messa in luce dal passo di Cicerone. Cfr. a
questo proposito anche Crc. de nat. deor. 1 11: ut haec in philosophia rati.o
contra omnia disserendi nullamque rem aperte iudicandi profecta a Socrate
repeti-ta ab Arcesila con/irma"fa a Carneade usque ad nostram viguit ae"fatem.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 215
mento di Arcesilao nei confronti dei filosofi antichi si ricava dalle accuse
che Lucullo gli muove, quando lo paragona a Tiberio Gracco perché si
nasconde sotto l'autorità di filosofi famosi del passato per sovvertire la
filosofia, cfr. Crc. Luc. 15.
216 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
1
' Ibid.: rra.v1L
16 Sul significato dialettico, contra Stoicos, della tesi dell'àKa.-ca.À:r1-
\jfia. di tutte le cose nella filosofia di Arcesilao, cfr. A.M. loPPOLO; Opi-
nione e scienza, cit., pp. 65-70 e supra, cap. rr.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO.SCETTICA E PIRRONIANA 217
17
PtuT. adv. Col. 1108 E·F.
18
Ibid.: cpop'ttKÒç oOv 611À.6:'trov 6 'tOÙ'tov àva-ypénvaç 'tÒv xp11crµév.
19 Cfr. R. WEST.MAN, Plutarch gegen Kolotes. Seine Schrift 'Adversus
21
Cfr. C1c. acad. I 45.
22
Adv. Col. 1117 D, dove per ben tre volte Plutarco ricorda che
Colate rimproverava a Socrate di dire alcune cose, ma di farne altre
completamente diverse; cfr. 20, 1118 D, in cui Socrate è detto sofista e
ciarlatano.
2) Cfr.19, 1118A.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 219
24
Cfr. 2, 1108 B. La stessa accusa Colate lancia contro Arcesilao,
cfr. 27, 1122 E.
25 Cfr. le indiscutibili analogie con la difesa di Arcesilao nei capp.
26 e 27.
26
<DÀ.uapiçsiv è termine che nei dialoghi di Platone Socrate talvolta
usa nei confronti di se stesso, per esempio nell'Apologia (19 c), e mai dei
suoi avversari, perché troppo scortese, cfr. E. Dooos, Flato. Gorgias,
Oxford 1959, p. 312, il quale rileva come invece venga usato frequente-
mente dagli avversari di Socrate, quali Callicle (Gorg. 490 E 4, 489 B 7
ecc.), Trasimaco (resp. II 336 B), lppia (Hipp. ma. 304 B).
27
Adv. Col. 20, 1118 c; quanto al termine vsavisu6µsvov, esso
compare nel Gorgia (482 c 4), quando Callide rimprovera a Socrate, che
ha confutato anche Polo, di parlare con giovanile baldanza come un ora-
tore del popolo, e nel Fedro (235 A 6) è significativamente usato da Socrate
nei confronti di Lisia ad indicare l'abilità dei giovani a ripetere le stesse
cose ora in un modo ora in un altro.
220 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
28
Cfr. apol. 17 e 5: -cijOe -cij filtKiq. &0"1tEp µe1paKiqi nÀét't''t'OV't't
léyouç eiç Uµaç Èu:névat, in cui pur non comparendo il termine veavieu-
òµevov, è presente lo stesso concetto espresso nel Gorgia. Del resto Cal-
licle nel Gorgia (485 s-486 s) contrappone all'ideale socratico della ricerca
filosofica la vita del retore, rispondendo al Socrate dell'Apologia.
29
22 B 101 D.-K. = 15 Marcovich. Marcovich, ad !oc., pp. 38-9,
traduce "ho interrogato me stesso", contestando l'interpretazione tradi-
zionale che intende "ho cercato me stesso", nel senso di una risposta
all'imperativo delfico, o come richiamo alla autoconoscenza. Tuttavia
mi sembra che il contesto in cui la citazione è inserita qui da Plutarco
non lasci dubbi sulla validità dell'interpretazione tradizionale.
30
L'ipotesi è che il riferimento sia al lle:pì qnÀocrocpi.aç (fr. 1 Ross),
cfr. TH. DEMAN, Le témoignage d' Aristote sur Socrate, Paris 1942, p. 44.
31 Di questo parere è TH. DEMAN, ivi, p. 48: «nous conservon.S notre
Ma anche in questo caso ciò che conta è che dal punto di vista di
Plutarco il riferimento ad Aristotele ha certamente l'intento di
conferire autorità a questa interpretazione.
S(potrebbe pensare che Plutarco, la cui religiosità delfica
è molto nota, abbia introdotto egli stesso il motivo dello yv&8i
crau,6v. Infatti egli aveva dedicato ai problemi cl elfici più di
uno scritto 32 , tra cui un Ilepi toU yv&St craut6v, ora per-
duto"- Dal sottotitolo, e dalle varie annotazioni fatte da Plu-
tarco altrove, possiamo ricostruire che in esso egli doveva
probabilmente trattare il tema dello yv&8i crau,6v in chiave
religiosa, come una ricerca dell'anima, in quanto vera essenza
dell'uomo. In tal senso infatti depongono i rilievi polemici
rivolti subito dopo nei confronti di Epicuro, il quale, secondo
Plutarco, non sarebbe stato in grado di trovare l'anima, pur
avendola cercata"- Tuttavia il tema dello yv&8i crau,6v è
introdotto, al principio, nel contesto della descrizione della
ricerca socratica intorno all'uomo condotta in chiave scettica,
contro cui Colate polemizza. La critica di Plutarco contro
Epicuro, invece, appartiene alla risposta di Plutarco a cui si
deve anche il collegamento tra il motivo dello yv&8i craur6v e
quello religioso della ricerca del!' anima. Quindi lo stesso mo-
tivo è richiamato in due contesti diversi, una volta nell'ambito
cieli' attacco di Colate, un'altra nel!' ambito della difesa di So-
crate ad opera di Plutarco. Questa diversità di contesto è
sottolineata dalle parole "Colate trova ciò ridicolo", che se-
gnano un chiaro passaggio dalla esposizione della posizione di
«ed eccone la ragione, mio caro, che non riesco ancora a cono-
scere me stesso come vuole il motto delfico (où ùuvaµai ''°'
Ka'à 'ò ùsA.cptKÒV ypaµµa yv&vat éµau,6v). Mi sembra proprio
ridicolo che io, mentre sono ancora all'oscuro di questo, mi
ponga ad indagare problemi che mi stanno al di fuori. Donde,
lasciando perdere queste storie, e pago dell'opinione comune
su di esse, lo ripeto, vado indagando non quelle, ma me stesso,
per scoprire se per caso sono un mostro molto più complicato e
fumigante di Tifone, o una creatura più amabile e semplice,
partecipe per natura di una qualche sorte divina e mansueta»".
Arcesilao in Cicerone (cfr. acad. I 44; Luc. 14-5). Tuttavia l'influenza della
filosofia di Eraclito su Platone, basti pensare per es. al Teeteto, giustifica
ampiamente la pretesa di Arcesilao. Su questo problema cfr. A.M. loP-
POLO, Presentation and Assent, cit., pp. 433-49. e.A. VIANO, Lo scetticismo
antico e la medicina, cit., II, p. 574, avanza l'ipotesi che «Arcesilao abbia
fatto leva soprattutto sui due grandi metafisici ai quali, come ai poli
fondamentali, si riferiscono le discussioni platoniche, Eraclito e Parme-
nide».
41
Adv. Col. 1119 B: 'tijv Oè èvppovtricria.v èK 'tOG Piou Kc:tì 'tÒV 'ti3<pov
è1;ft:X.auve Kc:ti. -rà.ç èrcax.0etç Kc:ti. lncep6yKouç Kc:t'totftcretç Kai. µeyaA.aux.iaç.
42
Cfr. Cxc. Luc. 66: nihil est enim ab ea cogitatione quam habemus de
gravitate sapientis errore levitate temeritate diunctius; acad. I 42: errorem
autem et temeritatem et ignorantiam et opinationem et suspicionem et uno
nomine omnia quae essent aliena firmae et constantis adsensionis, a virtute
sapientiaque removebat; cfr. ivi, 45.
43
L'accusa di plagio era rivolta contro Arcesilao anche da Timone e
dallo stoico A.ristane di Chio, che la estendevano anche nei conf!onti di
Pirrone, cfr. DL rv 33; NUMEN. apud EusEB. PE XIV 5, 12 sgg.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 225
44
PH II 22.
4} MVII 264.
46 Cfr. R. WESTMAN, Plutarch gegen Kolotes, cit., pp. 65-6, e K.
DORING, Die sog. kleinen Sokratiker und ihre Schulen bei Sextus Empiricus,
«Elenchos», xm (1992) p. 84 sgg.
226 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
47
Cfr. R. WESTMAN, Plutarch gegen Kolotes, cit., p. 63 nota 1. Ciò
non significa comunque che Platone sia considerato un dogmatico. Infatti
l'interpretazione scettica della filosofia di Platone è assicurata dal fatto
che Plutarco ne sottolinea la continuità con la filosofia di Arcesilao, in
quanto entrambe conducono un attacco contro la 861;0., considerata fonte
di wcUOoç e àx6:i:ri (cfr. 1122 E). Si aggiunga che Plutarco giudica I' Èxoxii e
1'0.Kai:cù..riwio. di Arcesilao perfettamente in linea con l'ortodossia plato-
nica (cfr. 1122 A).
48
PH n 28: oòOè a.òi:òç àl;ioi 01a!kj30.tùYtt1céòç i:oUi:o ÈKi:i0ccr0ai [... ]
à'A.')...' &cr7tEp c\'.ro0cv Kai:à i:ò 1n€1avòv ')...éyrov. Il linguaggio usato da Sesto per
descrivere la posizione di Platone è lo stesso con cui egli descrive quella
dei Pirroniani, come attesta l'uso negativo di Otaj3cf3aHo1:tKéòç (si veda a
questo proposito K. ]ANAè':EK, Sextus Empiricus' Sceptical Methods, cit., p.
87). Quanto all'uso di 7tt0o.v6v, si veda la difesa dello scetticismo di
Platone in ANoN. proleg. in Plat. phil. 10, 4-12, p. 15 sgg. Westerink.
PH I 222, che probabilmente costituisce una risposta a quanti sostengono
che Platone avrebbe usato espressioni dubitative per marcare il suo atteg-
giamento scettico (cfr. anche .ANoN. comm. in Plat. Theaet. 150 e 4-7, coll.
54, 38-55, 7 Bastianini-Sedley, il quale riferisce che, secondo alcuni,
Platone è un "accademico" perché non dogmatizza).
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 227
6
' Così M. D1 MARCO, ivi, p. 169. Non mi sembra che si possa
ricavare dal tono complessivo di questi versi il giudizio che «Timone
apprezzava lo spirito ironico e pungente di Socrate», come ritiene F.
DECLEVA CA1zz1, Pirroniani e Accademici nel III sec. a.C., cit., pp. 173-4.
Del parere che il giudizio di Timone su Socrate non sia positivo, sono
anche G. G1ANNANTONI, Socrate e i Socratici in Diogene Laerzio, cit., p. 197
e G. CoRTASSA, Note ai 'Silfi' di Timone di Fliunte, «Rivista di Filologia e
di Istruzione classica», CVI (1978) p. 140 sgg.
~ 7 È significativo inoltre che non soltanto Timone non lo includa tra
i precursori dello scetticismo (cfr. A.A. LONG, Socrates in the Hellenistic
Philosophy, cit., pp. 151-2) ma che non compaia nella lista dei precursori
dello scetticismo tramandata in DL IX 71.
" Cfr. M x1 2 = SSR 1 e 464.
59
Cfr. DLI 14; n 16, il quale tuttavia non condivide pienamente
questa asserzione, come dimostra n 45, in cui critica le affermazioni di
Senofonte e di Platone; cfr. a questo proposito, G. GIANNANTONI, Il se·
condo libro delle 'Vite' di Diogene Laerzio, in ANR W, II 36, 5 (1992) p.
3612 nota 26.
230 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
60
Cfr. DLII 21 = SSR ID 1 e le testimonianze SSR re 464, 466; per
Aristippo cfr. IV A 166, per Diogene v B 368.
61
M VII 21: oi òè &.nò -céòv ~0tKéòv Ka-cftpl;av-co &ç &.vayKato'tÉpcov
Kaì. npòç eùòcnµoviav ÈxtcrxcOv-crov. È stato ipotizzato da A. BoYANCÉ,
Cicéron et !es parties de la philosophie, «Revue des Etudes Latines», XLIX
(1971) pp. 136-8, che fonte di Sesto in questi paragrafi potrebbe essere
Antioco.
62
Cfr. MVII 264.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO-SCETTICA E PIRRONIANA 231
63
Sul problema della valutazione dello scetticismo di Platone in
Sesto, cfr. supra, cap. I. È possibile comunque che se è Enesidemo l'autore
del giudizio su Platone come CÌÀtKptv©ç crKcn:-rucòç, potrebbe aver desunto
il termine dalla lettura dei dialoghi, dal momento che EÌÀtKptvfiç-cÌÀ.tK-
ptvéOç è frequente in Platone, cfr. Pedone, Simposio, Filebo, Repubblica
(cfr. in particolare, resp. v 477 A 7, 478 D 6, 479 B 5; Menex. 245 D 1).
64
Cfr. PH I 222.
" Cfr. PH II 24.
66 Cfr. H. TARRANT, Scepticism or Platonism?, cit., p. 75 sgg., il
76
Già in Platone e Senofonte è possibile trovare la genesi di quel-
l'immagine negativa dell'arroganza di Socrate che si ripresenta poi nella
tradizione epicurea. Senofonte (apol. 1) sostiene che la µeya>...rryopio. di
Socrate durante il processo sembrerebbe piuttosto insensata se non si
spiegasse con il desiderio di voler porre fine alla sua vita, cfr. 6 e 23;
mem. IV 4, 4. Alcibiade nel Simposio {216 o-217 B} dice che Socrate
all'apparenza ignora tutto e non sa nulla, ma che, in realtà egli, eìpoove~-
6µevoç KO.Ì n:aiçcov, trascorre tutta la vita a prendersi gioco della gente. E
interessante anche rilevare che nel Simposio {175 E) viene lanciata contro
Socrate l'accusa di essere O~pLO"tiJç proprio per questo atteggiamento.
Aristone in Filodemo tratta l'ironico come una manifestazione del vizio
dell'On:epTJ(fletvi.a.
77
Cfr. J.S. RErn, ed. cit., p. 264.
236 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
78
Cfr. C. LÉvY, Cicero Academicus, cit., p. 147.
79
A. BoYANCÉ, Cicéron et !es parties de la. philosophie, cit., p. 137,
scorge nella formula che Socrate cercava generalmente "le cose buone e le
cose cattive" una precisa eco del verso dell'Odissea (8 392), più volte citato
dalle fonti dossografiche per sottolineare l'interesse di Socrate esclusiva·
mente per i problemi morali, e che egli ritiene sia stato messo in connes·
sione per la prima volta con Socrate da Antioco.
80
Cfr. PLAT. apol. 21 A-23 E.
" Cfr. Crc. acad. r 15-6.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO.SCETTICA E PIRRONIANA 23 7
82
Cfr. Crc. Luc. 15: Socrates autem de se ipse detrahens in disputatione
plus tribuebat is quos volebat refellere; ita cum aliud diceret atque sentire!,
libenter uti solitus est ea dissimulatione quam Graeci Eiproveiav vocant.
83 Di questo parere è A.A. LoNG, Socrates in the Hellenistic Philoso-
phy, cit., p. 157 e nota 28. Mentre Reid, ad !oc., la giustifica con il fatto
che Varrone era più incline allo scetticismo di quanto non lo fosse An-
tioco.
84
Cfr. C1c. Luc. 74: ita multi sermones perscripti sunt e quibus dubi-
tari non possit quin Socrati nihil sit visum sciri posset. Acad. I 16: in omnibus
/ere sermonibus, qui ab eis qui illum audierunt perscripti varie copioseque
sunt.
85 Reid, ad !oc., infatti commenta che è quite untrue descrivere in
trovi nei multi sermones messi per iscritto dai suoi discepoli,
ma soprattutto in quelli di Platone (maximeque Platonis). In
questa informazione traspare chiaramente il tentativo di dare
un'immagine dogmatica del Socrate platonico. La professione
di ignoranza socratica, che nell'Apologia consiste nella consa-
pevolezza dei limiti della conoscenza umana, è sviluppata nel
Fedro nel tema dell'ignoranza circa la natura dell'uomo, ac-
compagnata dalla necessità di abbandonare le inutili interpre-
tazioni allegoriche dei miti. Lo stesso tema del Fedro, sia pure
elaborato in modo diverso, si ritrova in Senofonte, il quale
motiva il rifiuto socratico della scienza della natura con il
disinteresse per le cose divine, quando non si conoscono a
sufficienza ancora le cose umane 86 , e, come si è visto dall'Ad-
versus Colotem, è stato ripreso e sviluppato da Arcesilao. An-
tioco, abilmente, risolve il tema della necessità cli indagare
prima di tutto se stesso a favore di un impegno totale verso
l'indagine morale, in modo da riempire di un contenuto posi-
tivo la professione di ignoranza, rifiutandosi con ciò di fare di
Socrate un vero scettico. Dai predecessori dello scetticismo
bisogna dunque rimuovere Socrate e Platone".
A mano a mano che nell'Accademia lo scetticismo perde
terre~o, prende sempre più consistenza un Socrate in cui l'i-
ronia diventa piuttosto un modo di conversare elegante e
piacevole. È la dissimulazione che anche l'epicureo Attico,
riabilitando il giudizio negativo su Socrate della sua scuola,
definisce elegante:
86
Cfr. ivi, I 1, 11-2.
87
Cfr. C1c. Luc. 15.
SOCRATE NELLE TRADIZIONI ACCADEMICO.SCETTICA E PIRRONIANA 239
88 C1c. Brut. 85, 292 = SSR IC 438: cfr. anchedeorat. u67, 270 =
SSR I e 4 38: urbana etiam dissimulatio est cum alia dicuntur ac sentias.
89 Cfr. ANON. comm. in Plat. Theaet. 150 E 4-7, coll. 54, 38-55, 7
Bastianini·Sedley.
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250 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
ANONYMUS AUGUSTINUS
43-6: 11 n 12: 11 Il
44: 200, 224 n 13-5: 24 Il
44-5: 107 n, 200 13-6: 195 Il
45: 14 n, 45 n, 84 n, 101n,105 n, 13-7: 108 Il
107 n, 198 n, 200, 205 n, 206, 14: 195 nn, 200 n
215 n, 218 n, 224 n, 234 n 14-5: 224 Il
46: 53 n, 112 n 15: 195 n, 199, 215 n, 237 n,
238 Il
Brutus
16: 101 n, 194 n, 195 n, 199,
85, 292: 239 n 201 n, 202 n, 208 n
De finibus 17: 19, 197 n, 201
n 1: 212 n 18: 101 n
n 2: 84 n, 112 n, 212 n 22: 171 Il
m31: 45 n 28: 14 n, 187 n
m41:10n 28-9: 187 Il
IV 56: 116 30: 135 n, 137 n, 199 n
V 9: 84 n, 215 Il 32: 12 n, 15, 108, 175 n, 193 e
V 22: 177 n n, 201, 203, 204 n, 205 e n,
v72:177n 206, 208
32-4: 194 Il
De inventione 33: 39 n, 157 n, 169 n
Il 9-10: 10 Il 35: 39 n, 169 n
36: 158 Il
De natura deorum 40: 95 n, 159 n, 162 n
I 11: 84 n, 112 n, 214 n, 215 n 40-2: 139 Il
I70:93n 42: 132 Il
De officiis 43-4: 203 Il
44: 159 Il
I8'117n 45: 147 Il
De oratore 51-2: 95 n
Il 67, 270: 239 Il
53: 203 Il
m 61: 209 n
54: 202 n, 203 n
m 67: 54 n, 69 n, 84 n, 112 n, 58: 151 nn
213 n, 214 n, 215 n 59: 175 nn, 194 n, 203 n
m 80: 84 n, 213 n 60: 75 Il
66: 158 n, 198 n, 224 n
Epistulae ad Atticum 67: 104 n, 175 n, 203 n, 208 n
xm 5, 6, 7: 119 n 72-8: 11 Il
XIV 22: 119 n 73: 200 Il
74: 237 n
Lucullus 76: 45 Il
7-8: 158 Il 76-7: 112 n, 233 n
8: 101 Il 77: 88 n, 93 n, 103 n, 10.4 nn,
11-2: 75 Il 136 n, 139 n, 186 n, 207
INDICE DELLE FONTI 267
DIOGENES LAERTIUS
EPICURUS (ed. Usener)
Il4:229n fr 247: 133 n
I 19: 9 n
Il 16: 229 n EusEBius
Il 21: 230 n
II 22: 112 n
Praeparatio evangelica
II 45: 210 n, 229 n XIV 4, 15: 106 n
III 49: 60 n XIV 4, 16: 9 n
III 51: 59 n XIV 5, 12: 224 n
III 51-2: 227 n XIV 6, 4: 137 n
III 52: 227 n XIV 7, 15: 12 n, 107 n, 202 n
IV 28: 54 n, 106 n, 107 n, 213 n,
214 n, 233 n FAVORINUS (ed. Ba.rigazzi)
IV 33: 21 n, 50 n, 224 n T 6: 23 n
268 LA TESTIMONIANZA DI SESTO EMPIRICO SULL'ACCADEMIA SCETTICA
T 7: 23 n LUCIANUS
T 26: 23 n, 29 n Eunuchus
T 33: 23 n
T 47: 23 n 7: 23 n
Hermotimus
FRAGMBNTA HERcULANENSIA (ed. 14: 24 n
Scott) 70: 24 n
73-5: 24 n
217: 196n
Icaromenippus
GALENUS 25: 24 n
De optima doctrina (ed. Barigazzi) Vera historia
86, 217-8: 147 n n 18: 24 n
92, 1, 1-11: 23 n Vitarum auctio
94, 2, 14-8: 23 n
27: 24 n
102, 3, 1: 23 n
Subfiguratio empirica Mrnucrus FELIX
XI 82, 23 sgg: 25 n Octavius
xm 3: 112 n
GELUUS
NuMENrus
Noctes Atticae
IV 1, 14: 23 n
apud EusEB. Praeparatio evangelica
XI 5, 5-8: 23 n XIV 5: 50 n
XI 5, 6: 29 n XIV 5, 11-4: 21 n
XXI 1, 9: 23 n XIV 5, 12 sgg: 224 n
XXI 1, 21: 23 n XIV 6, 4-6: 177 n
XIV 6, 5: 202 n
XIV 7, 1-13: 171n,208 n
HERACUTUS
XIV 7, 15: 12 n, 108 n
fr. 15 Marcovich 22 B 101
D.-K.: 220 n NUMENIUS (ed. Des Places)
fr. 26, apud. EusEB. Praep.
HOMERUS evang. XIV 7, 1-13: 12 n, 50
Odyssea n, 108 n, 171 n, 208 n
o 392: 229, 236 n PHERc. 1020 (ed. von Arnim)
col. IV n: 162 n
LACTANTIUS
PHILOSTR.ATUS Gorgias
Vitae sophistarum 482 e 4: 219 n
485 B-486 B: 220 Il
I 8p. 491: 23 n
489 B 7: 219 Il
490 E 4: 219 Il
PHOTIUS
Hippias minor
Bibliotheca 304 B: 219 Il
cod. 212
Menexenus
169b sgg.: 12 n, 21 n, 26, 61 n
169b 18-170b 35: 46 n 245 D 1: 231 Il
X 38: 74 n I 220: 9 n, 29 n, 32 n, 53 n, 82
X 215: 74 n n, 184 n
XI 2: 229 n I 221: 59, 60, 65, 227 n, 230
XI 144: 111 n I 221-2: 227 Il
XI 150: 111 n 1 222: 40 n, 55 n, 56 n, 58, 59,
XI 160-1: 111 n, 126 n 68 n, 69, 226 n, 231 n
XI 162-7: 126 n I 223: 39 n, 59, 66 n, 204 n
XI 162-8: 126 n I 225: 40 n, 57, 59, 67