Salvatore Quasimodo è nato nel 1901 a Modica, un piccolo paese vicino a
Siracusa, in Sicilia. Figlio di un capostazione di Ferrovie dello Stato, è stato critico, traduttore, poeta e scrittore. Si è laureato in matematica a Palermo e successivamente ha completato un corso di ingegneria a Roma. Costretto a lavorare per vivere, si stabilisce in Calabria nel 1926 e si guadagna da vivere come ingegnere e impiegato statale per i successivi dieci anni. Scrisse poesie nel tempo libero e nel 1929 si trasferisce a Firenze; si avvicina agli ambienti letterari e, due anni dopo, pubblica le sue poesie sulla rivista d'avanguardia Solaria. Nel 1934 si trasferì a Milano, che segnò un cambiamento significativo nella sua vita personale e artistica. Nel 1935 lasciò la compagnia di Stato e la sua carriera di ingegnere e iniziò a dedicarsi esclusivamente alla poesia. Nel 1938 lavora per Letteratura, rivista ufficiale del movimento ermetico, e diventa direttore del settimanale "Il tempo". Nella prima fase della sua carriera, Salvatore partecipò al movimento ermetico con i poeti Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Questo era un movimento della poesia italiana, con versi brevi, stile sofisticato e temi intimi, derivati dal simbolismo francese di Mallarmé e Valéry. In questa fase, ha usato come tema i suoi ricordi d'infanzia, la vita e la cultura della Sicilia, la religione e la morte. Con la pubblicazione di cinque volumi di poesie fino al 1940 - tra cui Acque e terre (1930) e Oboe sommerso (1932) - assunse la guida della poesia ermetica. Dopo la seconda guerra mondiale, Quasimodo passò a una seconda fase, chiamata periodo post-ermetico o umanistico, legata alla storia contemporanea, alle questioni sociali, agli orrori del fascismo e della guerra e alla sofferenza umana. Di questo periodo sono La vita non è sogno (1949), La terra impareggiabile (1958) e Dare e avere (1966). Salvatore Quasimodo considerava il poeta un "modificatore" del mondo e, per questo, la sua posizione non poteva essere passiva. Quasimodo dice che la poesia è etica e l'atto di scrivere in versi significa sottomettersi a un giudizio estetico, in particolare alle reazioni sociali che ogni poesia provoca. Nel 1959 a Salvatore Quasimodo viene assegnato il premio Nobel per la Letteratura. Questo evento è una sorpresa per molti, tanto che in tanti lo ritengono immeritato e criticano il poeta a favore di Montale, Ungaretti e Saba. Ungaretti e Quasimodo erano rivali e si odiavano. Ungaretti definì il poeta siciliano "un pappagallo e un pagliaccio" e lo giudicava un opportunista. All'epoca Eugenio Montale disse: "C’è modo e ‘quasimodo’ di fare la poesia!". Queste affermazioni erano il risultato dell'invidia e dell'odio che avevano del poeta siciliano. Il poeta muore nel 1968 ad Amalfi, colto da un ictus.