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Come integrare la didattica in presenza con quella a distanza in epoca di

Covid-19
di Giovanni Biondi
I movimenti di innovazione, almeno quelli più famosi e diffusi come Avanguardie Educative o Senza Zaino,
sono nati per trasformare un modello educativo basato sulla trasmissione del sapere, su una organizzazione
dello spazio e del tempo monopolizzata dalla lezione frontale. Quello di cui c’era bisogno, quando sono nati,
era creare degli ambienti di apprendimento centrati sulla didattica laboratoriale, sulla collaborazione, il
lavoro di gruppo e su tutte quelle attività in grado di motivare e coinvolgere gli studenti e che valorizzano,
tra l’altro, la scuola come ambiente sociale di formazione e crescita. Oggi però, con la riapertura delle scuole,
ci troviamo in una situazione completamente trasformata: a scuola dobbiamo mantenere le distanze di
sicurezza, i lavori di gruppo, le attività laboratoriali sono difficili e la disposizione dei banchi, distanziati tra
loro, davanti alla lavagna ha riportato la fisionomia delle scuole, anche quelle più innovative, indietro nel
tempo. Ci troviamo, quindi, di fronte ad una situazione nuova, del tutto inedita, quasi opposta a quella che
le scuole impegnate nell’innovazione stavano costruendo. Al digitale non si chiede più di garantire
l’erogazione delle lezioni sul cloud (flipped classroom) per liberare tempo alle attività di collaborazione da
fare a scuola, ma piuttosto permettere agli studenti quella collaborazione, quel lavorare insieme che le scuole
più innovative perseguivano quando gli studenti erano a scuola e che ora invece il Covid vieta o limita. Nelle
aule, al tempo del Covid, si potrà fare soprattutto lezione e poco più, si ripercorrerà inevitabilmente, costretti
al rispetto dei protocolli, il modello tradizionale del fare scuola, quello che conosciamo da decenni e che
molte scuole erano impegnate a trasformare. Il tema principale per questo anno scolastico, diventa quindi
come utilizzare la rete per attività di gruppo, per stimolare la collaborazione quando gli studenti saranno a
casa da soli e come collegare queste attività a quello che si potrà fare in classe al tempo del Covid-19. La
“tradizionale” flipped classroom in questo caso viene trasformata e molte delle esperienze fino ad oggi
realizzate vanno ripensate e riprogettate. Tutto questo se vogliamo salvare qualcosa di quanto abbiamo
imparato dall’esperienza di questi mesi, di quanto abbiamo capito usando la “didattica a distanza”, i
contenuti digitali, le simulazioni, i filmati, gli ambienti interattivi e perfino i videogiochi. Se invece vogliamo
tornare “alla normalità”, i protocolli di sicurezza ripropongono un asset ideale per la “solita scuola”, quella
che conosciamo bene: studenti distanziati, banchi davanti alla cattedra e alla lavagna, meno movimento in
classe, distanziamento etc. Gli insegnanti che fino ad oggi hanno usato la rete ed il computer per fare solo
lezione di fronte alla webcam, magari anche interrogando i ragazzi e riproponendo lo stesso orario
settimanale, saranno felici di poter fare finalmente la lezione in aula e di chiudere “per sempre” il computer.

Proviamo a fare degli esempi concreti e immaginiamo di entrare in due ipotetiche classi. Nella prima,
l’insegnante di lettere, per stare in ambiti lontani dalle tecnologie, che nei mesi precedenti ha dovuto fare le
lezioni davanti alla webcam, nelle nuove aule con i banchi distanziati, continuerà con lo stesso modello senza
il fastidio del collegamento. Lezioni frontali davanti alla lavagna, studenti ai quali si richiede attenzione e
silenzio, che prendono appunti e che poi a casa hanno i loro manuali scolastici. Se però entriamo in un’altra
classe dove l’insegnante ha proposto invece attività diverse, lo scenario cambia. Durante il lockdown questo
insegnante di lettere ha proposto ai suoi studenti di costruire insieme un’antologia: l’antologia letteraria della
3B. Ha chiesto quindi agli studenti di leggere e selezionare le poesie più “significative”, “belle”, “suggestive”
di Montale, utilizzando la rete come una gigantesca biblioteca e di condividere poi la selezione ragionata con
la classe, presentando in un webinar le ragioni delle scelte fatte. I ragazzi si sono organizzati in gruppi,
lavorando a casa, ed hanno iniziato a collaborare utilizzando le piattaforme più disparate, più o meno idonee,
in alcuni casi i social per discutere in progress i risultati del loro lavoro. Dopo il webinar la classe ha condiviso
i criteri di selezione e alla fine ha scelto le poesie dalle diverse selezioni fatte e composto una antologia
ragionata. E’ chiaro che in questa classe, pur arredata come l’altra con i distanziamenti obbligatori, questo
tipo di attività continuerà e consentirà agli studenti di utilizzare quell’ambiente di collaborazione di cui hanno
bisogno. Il digitale, quindi, offrirà agli studenti quello che il Covid-19 sta togliendo loro: la collaborazione, il
lavoro di gruppo, il confronto tra pari e anche diverse motivazioni allo studio.

Naturalmente potremmo entrare idealmente in tante alche classi con insegnanti di chimica o di filosofia,
magari per organizzare un debate, di scienze o di storia dell’arte. Chi ha usato durante il lockdown le
tecnologie per “il valore aggiunto” che queste potevano offrire, oggi è in grado di proporre agli studenti una
reale integrazione tra le attività consentite nelle aule e quello che invece gli studenti possono costruire
insieme sfruttando la rete.

Potremmo fare numerosi altri esempi anche nella scuola primaria dove per collaborare in rete si possono
usare efficacemente anche alcuni video giochi molto diffusi come Minecraft. Ricostruire insieme una fiaba o
inventare una storia dentro Minecraft, così come costruire un solido o una figura geometrica, farla ruotare,
ricostruire il fondo del mare o il sistema solare diventa per i bambini un gioco. Farlo insieme nello stesso
ambiente on line diventa un lavoro che insegna loro a collaborare ed insieme rappresenta un ottimo modo
per apprendere. Sono moltissime le attività che si possono fare anche in materie che possono apparire
lontane dal digitale: costruire una piramide o un anfiteatro, un tempio romano. Sappiamo che anche bambini
piccoli hanno una grande familiarità con le tecnologie e li possiamo coinvolgere facilmente, ad esempio, in
ambienti come Minecraft che è il gioco più diffuso al mondo: perché non usarlo per imparare?

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