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Prof. Cristian Farri
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Prof. Cristian Farri
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FERRO E SUE LEGHE
• Simbolo chimico Fe
• Temperatura di fusione 1535 °C,
• Duttile
• Malleabile
• Magnetizzabile
• Si ossida facilmente (ruggine)
• È il quarto elemento, in ordine di abbondanza,
sulla superficie terrestre.
• Piccole quantità di composti di ferro sono presenti
tutti gli alimenti (usato nel trattamento
dell’anemia)
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FERRO E SUE LEGHE
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Prof. Cristian Farri
FERRO E SUE LEGHE
IL Fe insieme al carbonio C crea una lega ferro-
carbonio ACCIAIO
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LA SIDERURGIA
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SIDERURGIA
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SIDERURGIA
Le fasi del processo siderurgico con il quale si ricava il ferro e le sue leghe
sono:
1. Preparazione: consiste nel preparare in modo adeguato le materie prime
che sono: i minerali di ferro, il carbon fossile (coke) e il calcare, usato
come fondente;
2. Trasformazione: viene effettuata nell’altoforno, grande forno verticale
dove, dalle materie prime, si ottiene la ghisa di prima fusione (ghisa
madre);
3. Affinazione: avviene nei convertitori, forni che consentono di ottenere
l’acciaio dalla ghisa di prima fusione;
4. Laminazione: viene eseguita con un complesso di macchinari, detti
laminatoi, che consentono di ottenere, mediante deformazione plastica a
caldo, i semilavorati (billette, blumi, barre profilate di diversa forma).
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SIDERURGIA
1-Preparazione
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MATERIE PRIME
• Magnetite
• Ematite
• Limonite
• Siderite
• Pirite
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MATERIE PRIME
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MATERIE PRIME
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MATERIE PRIME
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MATERIE PRIME
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MATERIE PRIME
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Altoforno
L’altoforno è un grosso forno verticale (h=35 ÷ 40 m e Dmax=10 ÷ 14 m), sorretto
da una robusta incastellatura metallica (mantello) che sostiene una muratura in
mattoni refrattari.
Volume di produzione 2000 ÷ 4500 T di ghisa al giorno.
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Altoforno
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Altoforno
Vengono caricate minerale,
coke e fondente.
C+O CO+CO2+ Calore
A opera del CO
Ematite
A opera del C
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Altoforno
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Altoforno
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Altoforno
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LA GHISA
La ghisa è una lega Fe-C (con 2,06%
< C < 4,3%)
• Colore grigio
• Tf 1200 °C,
• Non malleabile
• Fragile
• Resistente alla corrosione
• Dotata di una buona fusibilità
(scorrevolezza allo stato
fuso)impiegata soprattutto
nella fabbricazione di getti fusi
per basamenti di macchine
utensili, monoblocchi di motore
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LA GHISA
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LA GHISA
La ghisa greggia (di prima fusione) in uscita dal crogiolo viene versata nei carri
siluro o nelle siviere per il trasporto.
CARRO SILURO
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LA GHISA
SIVIERA
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LA GHISA
La ghisa greggia viene trasformata in un forno detto cubilotto (di taglia inferiore a
quella di un altoforno) con aggiunta di elementi che ne migliorano le caratteristiche,
ottenendo la ghisa di seconda fusione detta semplicemente ghisa.
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TIPI DI GHISA E LORO DESIGNAZIONE
GHISA
GHISA
GHISA GHISE GHISE GHISE
GRIGIA PER
GREGGIA SPECIALI LEGATE BIANCHE
GETTI
GHISA GHISE
SFEROIDALI AUSTENITICHE
MEEHANITE MALLEABILI
A CUORE A CUORE
PERLITICHE
BIANCO NERO
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ELEMENTI AGGIUNTIVI
Grafite
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GHISA GRIGIA (UNI EN 1561)
Il carbonio è presente con una distribuzione uniforme sotto forma di grafite
lamellare per cui, alla frattura, la ghisa si presenta grigia. È lavorabile alle
macchine utensili, resistente alla compressione, fragile, di media durezza. È molto
utilizzata per getti
Esempi di designazione
EN-GJL-250 UNI EN 1561: ghisa
grigia per getti con carico di
rottura 250 N/mm2
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GHISA BIANCA
Il carbonio è presente sotto forma di carburo di ferro Fe3C (cementite). Questa
ghisa ha struttura argentea, fragile, durissima e non risulta facilmente lavorabile.
Viene utilizzata per pezzi duri, non soggetti a urti e per la produzione di ghise
malleabili.
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GHISA MALLEABILE (UNI ISO 5922)
Viene ottenuta dalla ghisa bianca con un prolungato riscaldamento a temperatura
adeguata (trattamento di malleabilizzazione). La ghisa malleabile presenta una
discreta resistenza a trazione, è deformabile, ha una buona lavorabilità alle
macchine utensili e una buona saldabilità.
Esempi di designazione
W400-05 UNI ISO 5922: ghisa malleabile bianca con carico di rottura 400
N/mm2e allungamento 5%.
B320-12 UNI ISO 5922: ghisa malleabile nera con carico di rottura 320
N/mm2 e allungamento 12%.
P500-05 UNI ISO 5922: ghisa malleabile perlitica con carico di rottura 500
N/mm2 e allungamento 5%
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GHISA SFEROIDALE (UNI EN 1563)
Viene ottenuta dalla ghisa ordinaria con l’aggiunta di magnesio e nichel che
favoriscono la formazione di noduli di carbonio (sferoidi).
La ghisa sferoidale possiede proprietà meccaniche e tecnologiche simili a quelle
dell’acciaio pur conservando le caratteristiche di fusibilità, resistenza all’usura, alla
corrosione e al calore tipiche della ghisa. Essa viene utilizzata in sostituzione
dell’acciaio per pezzi fusi che devono garantire lavorabilità, resistenza,
allungamento, resilienza e saldabilità
Esempi di designazione
EN-GJS-400-15U UNI EN 1563: ghisa sferoidale con carico di rottura a trazione di
400 N/mm2 e allungamento minimo percentuale 15%.
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ACCIAIO
L’acciaio è una lega ferro carbonio con tenore di carbonio inferiore al 2,06%
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ACCIAIO
Per ottenere l’acciaio si deve decarburare (affinare) la ghisa greggia
proveniente dall’altoforno.
Convertitori
• Viene trattata
Processo a direttamente la •Bessemer (rivestimento acido).
carica ghisa •Thomas (rivestimanto basico)
liquida dell’altoforno •Ad ossigeno (LD-OBM-KALDO-
ROTOR)
• Fusione di pani
Processo a di ghisa e rottami Forni:
carica di ferro Martin Siemens.
solida Elettrico.
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ACCIAIO
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Processo a
carica
liquida
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CONVERTITORE BESSEMER E THOMAS
Il convertitore, a forma di pera, è ormai in disuso a causa della scarsa qualità
dell’acciaio prodotta (processo troppo veloce)
Pareti
ricoperte di
materiale
refrattario.
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CO2 e decarburando la ghisa.
Prof. Cristian Farri
CONVERTITORE AD OSSIGENO
A differenza degli altri convertitori, non viene insufflata aria ma ossigeno nel
sistema L.D. (Linz e Donawitz) e ossigeno e metano nell’ O.B.M. (Oxigen Building
Metan). Il processo permette di aggiungere anche rottami di ferro (risparmio sui
costi di trasformazione perché serve meno ossigeno). Si ha maggior controllo sulla
%C e minori impurezze.
Lancia di Linz.
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ACCIAIO
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Prof. Cristian Farri
Prima di trattare il processo a
carica solida facciamo una
piccola parentesi sui:
FORNI
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FORNI
I forni si possono dividere secondo:
• la fonte energetica (combustibile o elettricità);
• lo scopo (fusori o per riscaldo);
• le modalità di funzionamento (continui o intermittenti).
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Prof. Cristian Farri
FORNI A COMBUSTIBILE
Essi possono essere alimentati da combustibile:
• solido (carbone);
• liquido (nafta);
• gas (metano).
Si distinguono per la forma, le dimensioni, la disposizione interna, oltre che per il
regime di funzionamento e le temperature raggiunte.
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FORNI A COMBUSTIBILE
Forno a riverbero
Altoforno
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Prof. Cristian Farri Forno a muffola
FORNI ELETTRICI
A seconda del modo in cui l'energia elettrica
si trasforma in calore, essi vengono divisi in
tre grandi categorie:
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FORNI ELETTRICI A RESISTENZE
Il calore è prodotto per effetto Joule per il passaggio della corrente nei corpi riscaldanti
(resistenze); non vi è contatto con il materiale da lavorare.
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FORNI ELETTRICI AD INDUZIONE
Essi possono ulteriormente essere distinti in:
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Prof. Cristian Farri
FORNI ELETTRICI AD ARCO
Il calore è prodotto da un arco voltaico che si
innesca:
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Prof. Cristian Farri
Processo a
carica solida
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Prof. Cristian Farri
FORNO MARTIN SIEMENS
Caricato con 70% di rottami e 30% di ghisa. È un forno a riverbero. Viene bruciato
gas o nafta per ottenere T=1800°C. I fumi vengono utilizzati per il preriscaldo del
combustibile.
La decarburazione avviene per la presenza di rottami (con poco C) e per la reazione
chimica con il refrattario (che deve essere sostituito periodicamente)
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FORNO ELETTRICO AD ARCO
Caricato con rottami e pani di ghisa. Il calore prodotto è causato dall’arco voltaico
fatto scoccare tra gli elettrodi di ghisa.
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Prof. Cristian Farri
FORNO ELETTRICO AD ARCO
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Prof. Cristian Farri
CICLO PRODUTTIVO
DELL’ ACCIAIO
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CICLO PRODUTTIVO
DELL’ ACCIAIO
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SEMILAVORATI D’ACCIAIO
a b≤2a
a
a
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CLASSIFICAZIONE DELL’ACCIAIO
ACCIAI COMUNI AL CARBONIO
Si ottiene, allora, la seguente classificazione in funzione della percentuale di
carbonio presente:
Usati per carpenteria metallica, viti, pulegge, ruote dentate, funi, catene, organi di
macchine ecc.
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CLASSIFICAZIONE DELL’ACCIAIO
ACCIAI SPECIALI:
C + altri elementi di lega.
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DESIGNAZIONE DEGLI ACCIAI UNI EN
10027 E UNI EN 10025
DESIGNAZIONE DEGLI ACCIAI UNI
EN 10027 E UNI EN 10025
Gruppo 2: acciai
Gruppo 1: acciai
designati in base alla
designati in base al
loro composizione
loro impiego e alle
chimica, a loro volta
loro caratteristiche
suddivisi in quattro
meccaniche o fisiche
sottogruppi
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DESIGNAZIONE DEGLI ACCIAI UNI EN
10027 E UNI EN 10025
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Prof. Cristian Farri
GRUPPO 1
La sigla di designazione comprende:
Esempi di designazione:
• E 335: acciaio impiegato per costruzioni meccaniche, con carico
unitario di snervamento minimo garantito di 335 N/mm2.
• S 235: acciaio per impieghi strutturali con carico di snervamento
minimo garantito di 235 N/mm2.
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GRUPPO 1
Impiego:
Resilienza
S = impieghi Caratteristica minima:40J a
strutturali meccanica 0°C
principale: carico Norma di
Stato di fornitura:
di snervamento riferimento
effervescente
355 N/mm2 UNI
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GRUPPO 1
E 235 J2 G2 UNI10025:2005
Caratteristica
Impiego: meccanica Resilienza Stato di
E = costruzioni principale: carico Norma di
minima:27J a fornitura:
meccaniche di snervamento riferimento UNI
(-20)°C calmato
235 N/mm2
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GRUPPO 1
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DESIGNAZIONE DEGLI ACCIAI UNI EN
10027 E UNI EN 10025
Gruppo 2.1:
acciai al carbonio
Gruppo 2: acciai
Gruppo 2.2:
designati in base alla
acciai debolmente legati
loro composizione
chimica, a loro volta Gruppo 2.3:
suddivisi in quattro acciai fortemente legati
sottogruppi Gruppo 2.4:
acciai rapidi
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GRUPPO 2.1 ACCIAI AL C
• Esempi di designazione
• C 10: acciaio con 0,1% di carbonio.
• C 40: acciaio con 0,40% di carbonio.
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GRUPPO 2.1 ACCIAI AL C
C 4 C UNI EN 10263-2:2003
Acciaio al C
Formatura a freddo
(attitudine)
Riferimento tabella
unificazione UNI
Contenuto medio di CX100 Quindi
4/100=0,04% di carbonio.
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GRUPPO 2.2 ACCIAI DEBOLMENTE LEGATI
Sottogruppo 2.2: acciai non legati con un tenore medio di
manganese ≥1% e acciai legati con elementi di lega presenti
in quantità < 5%
La sigla di designazione comprende:
• Un numero pari a 100 volte il tenore percentuale di
• Carbonio medio prescritto;
• I simboli chimici degli elementi presenti;
• I numeri che esprimono le percentuali dei principali
elementi presenti moltiplicate per i seguenti fattori:
x 4 per Ca, Cr, Mn, Ni, Si, W;
x 10 per Al, Be, Cu, Mo, Nb, Pb, Ta, Ti, V, Zr;
x 100 per Ce, N, P, S;
x 1000 per B.
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GRUPPO 2.2 ACCIAI DEBOLMENTE LEGATI
Esempi di designazione
• 16 Ni Cr 4: acciaio legato con 0,16% di
carbonio, 1% di nichel e cromo in
percentuale non precisata.
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GRUPPO 2.2 ACCIAI DEBOLMENTE LEGATI
36 Cr Ni Mo 4 UNI 10083-1:2006
Contenuto
medio di Cr=4/4=1%
Elementi in Norme UNI
CX1000,36% Con
moltiplicatore lega di
quantità non
specificata
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GRUPPO 2.3 ACCIAI FORTEMENTE LEGATI
Sottogruppo 2.3: acciai legati nei quali
almeno un elemento di lega è presente in
quantità ≥5%.
• La sigla di designazione comprende:
• La lettera X;
• Un numero pari a 100 volte il tenore
percentuale di carbonio medio prescritto;
• I simboli chimici degli elementi presenti;
• I numeri che esprimono le percentuali
effettive dei principali elementi.
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GRUPPO 2.3 ACCIAI FORTEMENTE LEGATI
Esempi di designazione
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Prof. Cristian Farri
GRUPPO 2.3 ACCIAI FORTEMENTE LEGATI
Contenuto di titanio non specificato <5%
Acciaio
Contenuto
fortement Cr=18%
medio C X100 Norma di riferimento UNI
e legato
C=6/100= Ni=10%
0,06%
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GRUPPO 2.4 ACCIAI RAPIDI
Sottogruppo 2.4: acciai rapidi
La sigla di designazione degli acciai rapidi comprende:
• Le lettere HS;
• I numeri, separati da trattini, indicanti i tenori
percentuali degli elementi di lega, riportati nel
seguente ordine:
• Tungsteno (W);
• Molibdeno (Mo);
• Vanadio (V);
• Cobalto (Co).
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Prof. Cristian Farri
GRUPPO 2.4 ACCIAI RAPIDI
HS 18-1-1-5
Acciaio
rapido
W=18%
Co=5%
V=1%
Mo=1%
84
Prof. Cristian Farri
CENNI NORMATIVA AISI
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Prof. Cristian Farri
CENNI NORMATIVA AISI
Tra gli acciai inossidabili austenitici (i più diffusi nel mondo), il tipo più utilizzato è
l’AISI 304 (X8 Cr Ni 18 8).
Tra gli acciai inossidabili martensitici, il tipo più utilizzato è l’AISI 410. Essi sono
utilizzati quando si richiedono elevate caratteristiche meccaniche di resistenza e di
tenacità unite ad una modesta resistenza alla corrosione.
Tra gli acciai inossidabili ferritici, il tipo più utilizzato è l’AISI 430. Essi, rispetto agli
austenitici, resistono meno alla corrosione ma sono meno soggetti a corrosione
86
sottosforzo.
Prof. Cristian Farri
LA COMPOSIZIONE CHIMICA
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Prof. Cristian Farri
LA COMPOSIZIONE CHIMICA
FOSFORO
di norma associato al minerale di ferro
riduce la tenacità dell’acciaio
può essere aggiunto per migliorare la truciolabilità alle macchine
utensili
ZOLFO
di norma deriva dal coke, raramente dal minerale
nocivo poiché riduce la tenacità dell’acciaio
aggiunto negli acciai per impieghi meccanici per migliorare la
lavorabilità alle macchine utensili (acciai risolforati)
88
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LA COMPOSIZIONE CHIMICA
IDROGENO
89
Prof. Cristian Farri
LA COMPOSIZIONE CHIMICA
AZOTO
sempre presente in tenori tra 0,003 a 0,015 %, poiché
assorbito durante il processo produttivo.
promuove il fenomeno dell’invecchiamento degli acciai al C
Aggiunto in acciai speciali (inossidabili) per:
Stabilizzare l’austenite (al posto di Ni negli acciai
biocompatibili)
Aumentare le proprietà meccaniche
(indurimento per precipitazione)
Aumentare la resistenza a corrosione
(pitting)
90
Prof. Cristian Farri
LA COMPOSIZIONE CHIMICA
RAME
Deriva dalla rifusione del rottame.
nocivo perché nelle lavorazioni a caldo si localizza in superficie e può
provocare cricche.
aggiunto intenzionalmente per migliorare la resistenza all’ossidazione
atmosferica (acciai tipo CORTEN).
STAGNO
deriva dal rottame.
nocivo poiché:
infragilisce l’acciaio nella lavorazione a caldo
favorisce la fragilità di rinvenimento
91
Prof. Cristian Farri
LA COMPOSIZIONE CHIMICA
92
Prof. Cristian Farri
GLI ACCIAI INOSSIDABILI
93
Prof. Cristian Farri
GLI ACCIAI INOSSIDABILI FERRITICI
94
Prof. Cristian Farri
GLI ACCIAI INOSSIDABILI MARTENSITICI
95
Prof. Cristian Farri
GLI ACCIAI INOSSIDABILI AUSTENITICI
96
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTI TERMICI
DELLE LEGHE DEL FERRO
97
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTI TERMICI
DELLE LEGHE DEL FERRO
98
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTI TERMICI
DELLE LEGHE DEL FERRO
Le proprietà dei materiali che si possono
modificare con i trattamenti termici sono:
– durezza;
– resistenza;
– tenacità;
– lavorabilità;
– malleabilità.
99
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTI TERMICI
I trattamenti termici consistono in:
• Riscaldamento, tanto più lento quanto più è grande il pezzo
• Permanenza a temperatura costante (dipende dalle
dimensioni del pezzo, ha lo scopo di uniformare la T e la
struttura)
• Raffreddamento più o meno lento.
CICLO TERMICO
100
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTO DI TEMPRA
Questo trattamento
consiste nel riscaldare
l’acciaio fino a una
temperatura di circa 800
°C, mantenerlo a questa
temperatura per un
determinato tempo e
quindi raffreddare
rapidamente per
immersione del pezzo in
un fluido (acqua o olio).
101
Prof. Cristian Farri
EFFETTI DELLA TEMPRA
Gli effetti della tempra sono:
– aumento della durezza;
– aumento della resistenza alla rottura a trazione;
– diminuzione della resilienza;
– diminuzione della lavorabilità;
– diminuzione dell’allungamento percentuale.
102
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTO DI RINVENIMENTO
103
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTO DI BONIFICA
TEMPRA + RINVENIMENTO=BONIFICA
Gli effetti di questo trattamento sono un compromesso tra l’aumento della durezza e
della resistenza con il mantenimento di una buona resilienza.
104
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TRATTAMENTO DI RICOTTURA
È un trattamento necessario, specie per i pezzi grezzi di fusione, per eliminare, o
almeno ridurre in modo significativo, le forti eterogeneità strutturali e gli effetti
dei trattamenti termici precedenti.
Raffreddamento molto
lento in forno
850 ÷ 900 °C
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TRATTAMENTO DI NORMALIZZAZIONE
Gli obiettivi che si conseguono con la normalizzazione sono il ripristino di una
struttura interna omogenea, l’eliminazione delle tensioni interne dovute a
precedenti lavorazioni (laminazione, saldatura ecc.) e la predisposizione del
materiale alle successive lavorazioni o trattamenti. La struttura che si ottiene e
più fine rispetto alla ricottura
850 ÷ 900 °C
in aria calma
106
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TRATTAMENTI TERMOCHIMICI DEGLI ACCIAI
107
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTI TERMOCHIMICI DI
DIFFUSIONE
108
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TRATTAMENTO DI CEMENTAZIONE O
CARBOCEMENTAZIONE
È un trattamento che consiste nel riscaldare il
materiale in un ambiente ricco di carbonio (con
elementi cementanti solidi, liquidi o gassosi) a una
temperatura di circa 950 °C e permanenza a questa
temperatura per un determinato tempo affinché il
carbonio penetri, per diffusione, nella superficie del
pezzo.
109
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTO DI CEMENTAZIONE O
CARBOCEMENTAZIONE
La carbocementazione può essere eseguita solo sugli acciai con basso
tenore di carbonio (acciai dolci con 0,10÷0,20% di C non legati e legati).
Esempio C10, C15, 16MnCr5, 21NiCrMo2.
Lo scopo è arricchire la superficie fino allo 0,8% di C e tramite tempra
avere una superficie dura mantenendo il cuore tenace (che infatti non
subisce la tempra perché povero di carbonio)
110
rettificata.
Prof. Cristian Farri
TRATTAMENTO DI NITRURAZIONE
Si riscalda l’acciaio a circa 500 °C, per un tempo
sufficientemente lungo da permettere all’azoto (N) di
penetrare, per diffusione, nella superficie del pezzo per
formare dei nitruri.