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Paolo A. Tuci
Κη. Araldo.
τίς γῆς τύραννος; πρὸς τίν’ ἀγγεῖλαί με χρὴ Dov'è il signore di questa terra? A chi
λόγους Κρέοντος, ὃς κρατεῖ Κάδμου χθονὸς devo recare il messaggio di Creonte,
Ἐτεοκλέους θανόντος ἀμφ’ ἑπταστόμους che ora ha il potere in Tebe, dopo che
πύλας ἀδελφῆι χειρὶ Πολυνείκους ὕπο; per mano del fratello Poliníce alle sette
mura di Tebe Etèocle è caduto?
Θη.
πρῶτον μὲν ἤρξω τοῦ λόγου ψευδῶς, ξένε, Teseo.
ζητῶν τύραννον ἐνθάδ’· οὐ γὰρ ἄρχεται Prima di tutto sei partito da un errore,
ἑνὸς πρὸς ἀνδρὸς ἀλλ’ ἐλευθέρα πόλις. o forestiero, visto che in Atene tu
δῆμος δ’ ἀνάσσει διαδοχαῖσιν ἐν μέρει
cerchi un signore: qui non comanda
ἐνιαυσίαισιν, οὐχὶ τῶι πλούτωι διδοὺς
uno solo: la città è libera: comanda il
τὸ πλεῖστον ἀλλὰ χὠ πένης ἔχων ἴσον.
popolo, con i suoi rappresentanti, eletti
a turno anno per anno; e i ricchi non
hanno privilegio alcuno: il povero ha
uguali diritti.
1. Il fenomeno della demagogia
Κη. Araldo.
ἓν μὲν τόδ’ ἡμῖν ὥσπερ ἐν πεσσοῖς δίδως Tu mi hai concesso un punto di vantaggio,
κρεῖσσον· πόλις γὰρ ἧς ἐγὼ πάρειμ’ ἄπο come al gioco dei dadi. La città dalla quale
ἑνὸς πρὸς ἀνδρὸς οὐκ ὄχλωι κρατύνεται· sono giunto è governata da un uomo solo, non
οὐδ’ ἔστιν αὐτὴν ὅστις ἐκχαυνῶν λόγοις dalla folla. E qui non c’è nessuno che a ciance
πρὸς κέρδος ἴδιον ἄλλοτ’ ἄλλοσε στρέφει, esalti il popolo per il proprio tornaconto, e lo
τὸ δ’ αὐτίχ’ ἡδὺς καὶ διδοὺς πολλὴν χάριν mandi di qua e di là. Tutti miele, costoro, tutti
ἐσαῦθις ἔβλαψ’, εἶτα διαβολαῖς νέαις lusinghe prima, che poi si traducono in danno.
κλέψας τὰ πρόσθε σφάλματ’ ἐξέδυ δίκης. E con calunnie nuove nascondono gli errori
ἄλλως τε πῶς ἂν μὴ διορθεύων λόγους precedenti, e sfuggono alla giustizia.
ὀρθῶς δύναιτ’ ἂν δῆμος εὐθύνειν πόλιν; D’altronde, come potrebbe il popolo, che non
ὁ γὰρ χρόνος μάθησιν ἀντὶ τοῦ τάχους sa guidare neppure il proprio raziocinio,
κρείσσω δίδωσι. γαπόνος δ’ ἀνὴρ πένης, reggere uno Stato? Per insegnare questa
εἰ καὶ γένοιτο μὴ ἀμαθής, ἔργων ὕπο dottrina ci vuole tempo, e non la fretta; e un
οὐκ ἂν δύναιτο πρὸς τὰ κοίν’ ἀποβλέπειν.
povero bifolco, anche se non fosse ignorante,
ἦ δὴ νοσῶδες τοῦτο τοῖς ἀμείνοσιν,
distolto dal suo lavoro, non potrà badare agli
ὅταν πονηρὸς ἀξίωμ’ ἀνὴρ ἔχηι
γλώσσηι κατασχὼν δῆμον, οὐδὲν ὢν τὸ πρίν.
interessi pubblici. È un malanno grande, per gli
onesti, quando un uomo malvagio e venuto su
dal nulla acquista credito e con le sue
chiacchiere domina il popolo.
1. Il fenomeno della demagogia
11) Tucidide, V, 7, 3
3. Il demagogo Cleone
a) Intimidazione:
[v. 624] Sì, vale la pena di ascoltare i fatti. Subito di qui mi lanciai
al suo inseguimento; e là dentro rimbombavano le sue parole quasi
fossero tuoni; e scagliava mostruose menzogne contro i cavalieri:
parole grandi come montagne; ed affermava in maniera del tutto
persuasiva che sono dei congiurati. E tutta la boulé, ascoltandolo,
fu piena delle sue menzogne – quasi fossero malerba -, impallidì,
fece lo sguardo truce, aggrottò la fronte. E quando mi accorsi che
la boulé dava credito alle sue parole e si lasciava ingannare dai
suoi raggiri: “Suvvia, Scitali e Fenaci, - dissi – Berescheti, Cobali
e Motoni, ed Agorà, nella quale ragazzino fui educato, datemi ora
audacia, lingua pronta e voce impudente”. […]
3. Il demagogo Cleone
φαίνεται γὰρ ὁ δῆμος ταῖς μὲν ἄλλαις πολιτείαις ταῖς οὐκ ἀρεσκούσαις
μαχόμενος καὶ καταλύων καὶ τοὺς προεστῶτας αὐτῶν ἀποκτείνων, ταύτῃ δὲ
χρώμενος οὐκ ἐλάττω χιλίων ἐτῶν, ἀλλ’ ἐμμείνας, ἀφ’οὗπερ ἔλαβεν, μέχρι τῆς
Σόλωνος μὲν ἡλικίας, Πεισιστράτου δὲ δυναστείας, ὃς δημαγωγὸς γενόμενος
καὶ πολλὰ τὴν πόλιν λυμηνάμενος καὶ τοὺς βελτίστους τῶν πολιτῶν ὡς
ὀλιγαρχικοὺς ὄντας ἐκβαλὼν, τελευτῶν τόν τε δῆμον κατέλυσεν καὶ
τύραννον αὑτὸν κατέστησεν.
Il popolo lotta manifestamente contro i regimi che non gli vanno a genio e li
abbatte e ne uccide i capi, mentre di questo si serve da non meno di mille anni e
gli è rimasto fedele da quando lo sperimentò fino all’epoca di Solone e alla
tirannide di Pisistrato, il quale, assunta la guida del popolo, causò molti danni
alla città, bandì i migliori cittadini con l’accusa di essere oligarchici e finì con
l’abbattere la democrazia e farsi tiranno.
4. Demagogia negli oratori