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CONFESSIONI DI SANT’AGOSTINO

L'invocazione a Dio 
Agostino inizia le sue Confessioni con un’invocazione a Dio. In seguito, racconta i suoi
primi peccati infantili, quando si beava delle gioie o piangeva per le noie della sua carne.
Imparò poi a parlare e cominciò a comunicare con i segni adatti e da bimbo divenne, come
si definì lui stesso, un fanciullo chiacchierone. Giunse quindi il momento della scuola che
poneva limiti ben precisi alla sua gioia di sperimentare tutto e conoscere ogni cosa.

La scuola per Sant'Agostino 


Agostino non amava la scuola e perché per lui era il gioco il vero lavoro del bimbo: per
questa ragione era portato a peccare e andare contro il volere dei genitori. Si spinse sulla
via della vanità quando per lui divento importante saper parlare bene per ricevere
applausi. E anche nel gioco cercava di essere il primo, il più bravo.
Ripensando al periodo del primo apprendimento, Agostino odiava il greco, il cui studio
richiedeva disciplina e applicazione. Ed è l’unica materia che Agostino adulto si rammarica
di non aver studiato meglio da bambino.

Agostino spiega poi il motivo per cui ha scritto le Confessioni: “Voglio ricordare le superate
mie cattiverie e le carnali corruzioni dell’anima mia, non perché io le ami, ma affinché ami
te, o Dio mio”.
A 16 anni si diede all’ozio. Il suo temperamento esuberante, non controllato abbastanza
da genitori ed educatori, anzi favorito dall’ambiente, lo portò ad una vita sregolata, alla
ricerca di sensazioni piacevoli. Qui inizia il suo allontanamento da Dio.

L'allontanamento da Dio 
Dopo un anno turbolento, Agostino riprese gli studi a Cartagine, dove restò fino al
diciannovesimo anno. Qui iniziò a sperimentare la vita e le passioni sfrenate di cui la città
era piena, oltre a maturare una grande passione per gli spettacoli teatrali. Continuò intanto
la scuola di retorica per diventare avvocato o professore. Frequentò una scuola in cui si
trovò a contatto con allievi indisciplinati ma lui studiò per diventare uno dei migliori allievi.
 Lo studio di Cicerone 
All’età di 19 anni studiò un’opera di Cicerone, il dialogo “Ortensius”, un’esortazione alla
filosofia e alla ricerca della verità. Iniziò così la ricerca di Agostino della sapienza e della
verità. Ma dove cercarla? Il suo primo pensiero fu quello di rivolgersi alla religione di sua
madre e di dedicarsi quindi alla lettura della Sacra Scrittura.

L'INCONTRO CON LA RELIGIONE


Studiò le Sacre Scritture con gli occhi del professore di retorica e con la superbia del
giovanotto pretenzioso, restandone profondamente deluso, sia per lo stile semplice e
scarno, sia perché richiedeva l’accettazione del mistero: Agostino era alla ricerca di verità
chiare e precise.
Si avvicinò ai Manichei che, oltre alla critica alle Sacre Scritture, davano una risposta circa
il problema del male, che affascinava molto Agostino, il quale aveva sempre sentito la
colpa del peccato. Ammettevano infatti un principio buono, e uno cattivo, di cui erano fatti
gli uomini.
Finiti gli studi divenne professore di retorica e tornò, per insegnare, nella sua città
natale, Tagaste. Ma non nella sua casa perché la madre non accettava il suo
avvicinamento ai manichei. Abitò da un amico con il figlio Adeodato, che nel frattempo era
nato dall’unione illegittima con una donna di cui non sarà mai fatto il nome.

L'amicizia per Agostino 


Sono molte le pagine nel IV libro dedicate all’amicizia. Secondo Sant'Agostino esisto due
tipi di amicizia: una egoista che esclude Dio e cerca solo la propria realizzazione, e
un’altra che ha come oggetto finale Dio, si spoglia di sé stesso e gli amici li ama in Dio.

La riflessione sull'amore 
Secondo Sant'Agostino l’uomo tende all’oggetto del suo amore: l’uomo è ciò che ama. Per
questo l’amore è un peso, una forza di gravità che lo trascina verso la sorgente del proprio
amore. Occorre quindi che Dio stesso sia il vero oggetto dell’amore.

IL DISTACCO CON IL MANICHEISMO 


 Nel V Agostino racconta l'allontanamento dal manicheismo: le favole dei manichei,
specialmente nel confronto con le scienze, non lo convincevano più.

Il traferimento a Roma 
Decise in seguito di trasferirsi a Roma da Cartagine. Per farlo, Agostino doveva
allontanarsi dalla madre che lo aveva seguito a Cartagine e che non avrebbe mai tollerato
un simile distacco.
A Roma Agostino fu colpito da una grave malattia dalla quale egli afferma di essere
guarito grazie alle preghiere della madre. Guarito, incominciò le sue lezioni di retorica e si
meravigliò della disciplina degli studenti romani rispetto a quelli cartaginesi. Il problema è
che gli studenti romani di frequente si rivolgevano ad altri e sparivano senza saldare il
conto delle lezioni.

L'amicizia con il vescovo di Milano 


Riesce a ottenere un posto come insegnante di retorica a Milano, in cui incontra Ambrogio,
vescovo della città, uomo dotto che con la sua oratoria, riesce ad allontanarlo sempre di
più dalle idee manichee. Agostino comincia a stimare Ambrogio e ad ascoltare le sue
lezioni, capendo che avrebbe dovuto rileggere con occhi nuovi le Sacre Scritture.
 Il matrimonio combinato 
In seguito, Agostino accettò un matrimonio combinato dalla madre. Considerata
l’impossibilità di un matrimonio legale con la donna che già conviveva con Agostino e che
gli aveva dato un figlio, si diede da fare e trovò una fanciulla milanese. 

IL VIAGGIO NELLA SPIRITUALITÀ


 
Agostino aveva due problemi da risolvere: la spiritualità di Dio e l’origine del male, che lo
tormentarono finché non incontrò le opere dei Neoplatonici. Da questi filosofi capì la
differenza tra il sensibile e l’intellegibile. Agostino all'inizio non riusciva a concepire Dio
come un'entità incorporea, senza estensione nello spazio. Ora invece intuiva una realtà
molto diversa da quella che i sensi percepiscono o rappresentano, ma non per questo
meno reale o meno vera: la realtà intellegibile. La seconda questione: cos’è il male?
Agostino comprese che il male non è una sostanza, ma una privazione. Da qui la
conclusione: il male, diminuzione o privazione del bene, proviene unicamente dal peccato
dell’uomo.
 Il mistero 
Leggendo San Paolo, Agostino incontrò il mistero di Cristo. Con lo studio dei testi
dell'apostolo, Agostino riuscì ad avvicinarsi al mistero di Cristo, un mistero che fino ad
allora non era riuscito ad affrontare. 

La conversione 
Iniziò così per Agostino un periodo di lotta interiore fino a quando gli apparve un angelo,
prese il libro di San Paolo e, apertolo a caso, lesse: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze,
non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del
Signore nostro Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze”. Dopo
questo avvenimento fondamentale, Agostino decise di consacrarsi totalmente a Dio.
Lasciò l’insegnamento, dopo la fine della scuola, per licenziarsi senza clamore, oltre che la
nuova concubina e rinunciò al matrimonio.

GLI ULTIMI TRE LIBRI


Gli ultimi tre libri, schiettamente filosofici e teologici, concludono l’opera di Sant’Agostino:
esprime il suo nuovo modo di concepire la vita e la religiosità, ma sente vicina la fine. Egli
chiude gli occhi e in un attimo molti avvenimenti della sua vita gli sfilano davanti, come in
un sogno. La sua fronte si spiana e un sorriso gli aleggia sulle labbra: gli stanno passando
davanti i suoi monasteri, maschili e femminili, con quelle belle comunità che testimoniano
l’unità della Chiesa. Sente il suo cuore placato. Ora desidera solo Dio.

NB I primi 9 libri sono di carattere più strettamente autobiografico.

(PRIMO LIBRO) Già nei periodi dell'infanzia e della fanciullezza Agostino riconosce la presenza di istinti
malvagi, conseguenza del peccato originale, ma insieme aneliti al bene.

(SECONDO LIBRO) L'adolescenza gli appare sprofondata nelle passioni carnali.

(TERZO LIBRO) La lettura dell'Ortensio di Cicerone durante il corso degli studi, a 19 anni, suscita in lui un
desiderio nuovo di sapienza e diventa il primo stimolo al ritorno verso Dio. Ma per il momento non è la
Scrittura ad attirarlo, bensì il manicheismo, che lo allontana ancor di più dalla verità.

(QUARTO LIBRO) Diventato insegnante di retorica a Tagaste e poi a Cartagine, si immerge nelle relazioni
sociali e nelle ambizioni di successo; è prigioniero di concezioni materialistiche.

(QUINTO LIBRO) A 29 anni, la delusione dell'incontro col manicheo Fausto, che non riesce a dissipargli certi
dubbi su questioni scientifiche, favorisce un primo distacco dalla setta dei manichei. Si trasferisce prima a
Roma e poi a Milano, dove le prediche del vescovo Ambrogio gli fanno conoscere e apprezzare una lettura
spirituale della Scrittura. Agostino abbandona definitivamente il manicheismo.

(SESTO LIBRO) Ormai orientato intellettualmente verso la fede cattolica, Agostino si sente però ancora
irretito dalle aspirazioni mondane, che pure lo rendono infelice e insoddisfatto. Decide di non sposarsi.

(SETTIMO LIBRO) Alla ricerca di soluzioni sui problemi della natura di Dio e dell'origine del male, Agostino
si lascia catturare in un primo tempo da alcuni scritti neoplatonici, che gli sembrano vicini al modo di
esprimersi della Bibbia, anche se tacciono dell'incarnazione e della passione di Cristo. Ma la lettura delle
lettere di san Paolo sono illuminanti.

(OTTAVO LIBRO) Le residue resistenze che i desideri carnali frappongono all'adesione al cattolicesimo
vengono scosse dall'esempio di altre conversioni di cui sente parlare (clamorosa quella del retore Mario
Vittorino). In preda a un violento turbamento, si ritira in giardino, dove l'invito misterioso di una voce infantile
a "prendere e leggere" lo induce ad aprire il libro dell'Apostolo Paolo e a leggere un passo che dissipa i suoi
dubbi.

(NONO LIBRO) Agostino lascia l'insegnamento e si ritira a Cassiciaco con un gruppo di amici per meditare e
scrivere. Viene battezzato a Milano e poi decide di tornare in Africa. Sulla via del ritorno, ad Ostia, la madre
muore.

(DECIMO LIBRO) Questo libro è dedicato a riflessioni sui sentimenti ed sui pensieri del momento in cui
l'autore scrive: l'amore verso Dio, la memoria , il desiderio di felicità, la verità. Conclude con una riflessione
sulla vera via dell'uomo a Dio: Gesù Cristo.

(ULTIMI TRE LIBRI) Agostino commenta il primo capitolo della Genesi , soffermandosi soprattutto sui
significati allegorici. E' importante, nel libro 11°, l'ampia analisi del concetto di tempo.

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