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Paesaggi in movimento, paesaggi del futuro

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Tommaso Farenga February 26, 2017

Massimo Venturi Ferriolo riflette sulla pluralità dei paesaggi e


sulla loro possibilità di entrare in relazione con l’Uomo
Edizioni DeriveApprodi propone ai lettori un libro – Paesaggi in movimento – in cui i
Paesaggi sono proposti in movimento, secondo la visione di Massimo Venturi Ferriolo, un
filosofo già professore ordinario, visiting professor e conferenziere in varie università
europee e americane.

L’autore sembra compiere un viaggio nel quale pone riflessioni profonde, impegnative ma,
dopo una prima lettura, decisamente affascinanti. Tutto in capitoli che sembrano brevi
saggi indipendenti eppure fra loro collegati da un collante rappresentato dal pensiero
filosofico.

“Per un’estetica della trasformazione”

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Prima considerazione è quella sui “paesaggi perduti”
e sul paesaggio. Per la Convenzione Europea sul
Paesaggio, la parola “designa una determinata parte
di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il
cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o
umani e dalle loro interrelazioni”. Per l’Autore “Un
discreto numero di studiosi cerca una definizione per
circoscriverlo e inquadrarlo con sicurezza, come un
concetto da ingabbiare entro stretti canoni scientifici”.
(Leggi anche: Paesaggio, un manifesto per la
sostenibilità)

È dunque, il paesaggio, “una realtà in movimento ….


inserita nell’incessante mutamento eraclideo: nulla
rimane, tutto si trasforma”. Venturi si chiede quindi se
abbiamo perso i nostri paesaggi, rispondendo poi a se
stesso che “I luoghi non muoiono. Si modificano
subendo una crisi, una transizione da uno stato all’altro. Non possiamo parlare di morte del
paesaggio, bensì di nuovi luoghi, di trasformazione rapida, incessante, incontrollata”. Un
pensiero da tenere a base delle nostre valutazioni di paesaggio; un pensiero da mettere in
relazione con gli atteggiamenti fortemente conservazionisti che emergono quando si parla
di trasformazione del paesaggio.

I paesaggi che cambiano

E d’altronde un paesaggio è dovuto alla trasformazione dell’uomo, come anche alla


capacità di osservarne l’essenza ed i cambiamenti. Bella è la considerazione sul teatro,
inteso come punto di osservazione paesaggistica. Per l’autore “Non c’è paesaggio senza
teatro”. E ancora “Ogni paesaggio andrebbe quindi immaginato come la scena di un teatro
greco …”.

Una diversa considerazione degli spazi


Le riflessioni dell’Autore seguono un percorso a piccoli capitoli che raccontano del
desiderio da trasformare in realtà, del tema dell’Abitare, dell’ importanza delle Relazioni.

Dai temi affrontati si intravvede il filosofo, l’umanista, la capacità di leggere le complesse


relazioni di fattori naturali ed umani, le interrelazioni fra loro. È affascinante leggere un
viaggio nel tempo, con richiami costanti a vari letterati e filosofi. L’Autore ricorda Leopardi e
le sue riflessioni nelle Operette morali: “… una grandissima parte di quello che noi
chiamiamo naturale, non è: – scriveva Leopardi – anzi è piuttosto artificiale … è ogni cosa
artificiata, e diversa molto da quella che sarebbe in natura”. Per l’Autore i paesaggi sono da
sempre il cammino dell’uomo, rappresentano la strada che percorre. Noi esistiamo,
scriveva Foucault, “all’interno di un insieme di relazioni che definiscono delle collocazioni
irriducibili le une alle altre e che non sono assolutamente sovrapponibili”. Per l’Autore “Chi
sa riconoscere queste connessioni, nella loro totalità e complessità, è un paesaggista
informato ….”.

Paesaggio o paesaggi?
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Il libro, arricchito da foto che condensano il senso di questa ricerca tutta umanistica sul
paesaggio, prosegue con riflessioni articolate; per citarne alcune il libro discute sul
processo di paesaggio, su qualità e politiche, su osservare per conoscere. “La vita
quotidiana è sottoposta a trasformazioni accelerate dalle tecniche di produzione, dallo
sviluppo della pianificazione, dei trasporti, del turismo, ma soprattutto dalla globalizzazione
dell’economia”, spiega. E poi ancora parla del processo di paesaggio e del governo della
sua trasformazione “con gli abitanti”. Sembra quasi confermare l’importanza della
partecipazione al governo del territorio da più parti espresso in questi decenni. “Un
paesaggio costituisce un patrimonio comune e una risorsa condivisa”.

La lettura di questo Paesaggi in movimento prosegue spaziando su temi e riflessioni


difficilmente condensabili o riassumibili in poche righe. Le profonde considerazioni che
emergono suggeriscono però di seguire il concetto che lo anima. Vale a dire che
paesaggio è dove spazia la totalità della vita.

3/3

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