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ambienteambienti.com/paesaggi-movimento-naturali/
L’autore sembra compiere un viaggio nel quale pone riflessioni profonde, impegnative ma,
dopo una prima lettura, decisamente affascinanti. Tutto in capitoli che sembrano brevi
saggi indipendenti eppure fra loro collegati da un collante rappresentato dal pensiero
filosofico.
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Prima considerazione è quella sui “paesaggi perduti”
e sul paesaggio. Per la Convenzione Europea sul
Paesaggio, la parola “designa una determinata parte
di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il
cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o
umani e dalle loro interrelazioni”. Per l’Autore “Un
discreto numero di studiosi cerca una definizione per
circoscriverlo e inquadrarlo con sicurezza, come un
concetto da ingabbiare entro stretti canoni scientifici”.
(Leggi anche: Paesaggio, un manifesto per la
sostenibilità)
Paesaggio o paesaggi?
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Il libro, arricchito da foto che condensano il senso di questa ricerca tutta umanistica sul
paesaggio, prosegue con riflessioni articolate; per citarne alcune il libro discute sul
processo di paesaggio, su qualità e politiche, su osservare per conoscere. “La vita
quotidiana è sottoposta a trasformazioni accelerate dalle tecniche di produzione, dallo
sviluppo della pianificazione, dei trasporti, del turismo, ma soprattutto dalla globalizzazione
dell’economia”, spiega. E poi ancora parla del processo di paesaggio e del governo della
sua trasformazione “con gli abitanti”. Sembra quasi confermare l’importanza della
partecipazione al governo del territorio da più parti espresso in questi decenni. “Un
paesaggio costituisce un patrimonio comune e una risorsa condivisa”.
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