Relatore Laureando
Prof. Davide Bertocci Nicole Anastasia
n° matr. 1165770 / LTLLM
Anno Accademico 2019 / 2020
A Daniele
3
4
INTRODUZIONE
una presentazione chiara e concisa di cosa si intende con i termini dialetto e dialettologia,
-gruppo linguistico di cui fa parte il
Monteiasino: i dialetti meridionali estremi.
Di particolare interesse per questo elaborato sarà la spaccatura dal punto di vista
linguistico della regione Puglia in area pugliese ed area salentina, a questo proposito ver-
ranno indicati alcuni dei principali motivi storici che hanno portato a questa divisione e
verranno illustrate in seguito le maggiori differenze dal punto di vista fonologico tra i due
principali gruppi dialettali.
In seguito, il campo di ricerca verrà ristretto fino attenta analisi
della zona dei dialetti apulo-salentini, in cui troveremo la località di Monteiasi e ne sot-
tolineeremo particolarità ed elementi di contatto coi dialetti salentini e con i dialetti alto-
meridionali pugliesi (dei quali fa parte anche il dialetto di Taranto).
Dopo aver introdotto alcuni dei principali fenomeni fonologici che contraddistin-
guono il Monteiasino, si aprirà il terzo capitolo il quale sarà dedicato alla presentazione
e discussione linguistica dei fenomeni della metafonia, della dittongazione condizionata
ed infine del rafforzamento consonantico.
inchiesta
dialettologica tra gli abitanti di Monteiasi: la ricerca mira ad osservare la personale con-
sapevolezza dei parlanti dal punto di vista dialettale ed a scovare eventuali disomogeneità
5
6
CAPITOLO 1
PUGLIESE E SALENTINO: UNA REGIONE DIVISA IN DUE
1.1 Lingua e Dialetto
Per comprendere a pieno il contenuto del presente elaborato è necessaria come
primo requisito una sicura conoscenza della terminologia basilare e della differenza tra i
concetti di lingua standard, variante regionale, dialetto regionale e dialetto locale.
Prendo in prestito la definizione di dialetto presentata da Michele Loporcaro nel
suo celebre Profilo linguistico dei dialetti italiani:
Il termine dialetto è utilizzato per designare una varietà linguistica non standar-
dizzata, tendenzialmente ristretta all'uso orale entro una comunità locale ed esclusa dagli
impieghi formali ed istituzionali (scuola, amministrazione ecc.), propri invece della lin-
gua (intesa in senso storico).1
Nel caso della penisola italiana, la lingua storicamente riconosciuta come princi-
mari, i quali sono tutte quelle varietà subordinate sociolinguisticamente alla lingua stan-
dard ma che al contempo condividono con essa una medesima origine (latina).
Sono invece definiti dialetti secondari i cosiddetti italiani regionali, i quali sono
delle varietà intermedie tra italiano standard e dialetto locale caratterizzati dalla sovrap-
posizione dei due.
Sarà Giovan Battista Pellegrini ad inaugurare nel 1960 la stratificazione in quattro
livelli: italiano standard, italiano regionale, dialetto regionale (koinè), dialetto locale. Per
esemplificare tale argomentazione lo stesso Pellegrini presenta le frasi iniziali della Pa-
rabola del figliol prodigo trasposta nei quattro suddetti livelli linguistici:
1 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 3-5.
2
stico dei dialetti italiani, p. 6.
7
Il dialetto locale considerato da Pellegrini è quello di San Tommaso di Agordo in
provincia di Belluno, mentre il dialetto regionale è quello veneto con tratti del bellunese
cittadino.
manza. Di maggior interesse si è rivelato il metodo legato alla geografia linguistica che
ha prodotto strumenti di studio di grande importanza, gli atlanti linguistici. 3
3 Graffi G., Scalise S., Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2013.
4 Saggi ladini (l873), costituiscono il primo volume della rivista Archivio glottologico italiano, fondata dallo
stesso Ascoli, nella quale forniva il modello per lo studio della struttura linguistica dei dialetti (e delle differenze fra
dialetti imparentati).
5 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 20-21.
6 Bally C., Gautier L. (a cura di), Recueil des publications scientifiques de F. de Saussure, Losanna, Payot
1922.
8
In entrambe le metodologie venivano però trascurate le differenziazioni dovute
alla dimensione sociale, sarà la sociolinguistica a rilevare la profonda eterogeneità interna
ai sistemi linguistici dialettali.7
È proprio dalla sociolinguistica che nasce il termine utile ad indicare un
qualsiasi sistema linguistico facendo astrazione da considerazioni di prestigio, uso, esten-
sione geografica ecc. e senza dunque le ambiguità sedimentate nel termine dialetto8.
È però grazie alla linguistica sincronica che si è sviluppata la disciplina della geo-
linguistica dalla quale sono nate le grandi imprese degli atlanti dialettali: le carte lingui-
stiche degli atlanti permettono la visualizzazione spaziale delle isoglosse, a loro volta
utilizzate per individuare e demarcare dialetti e tipi dialettali.9
1.3
Michele Loporcaro raggruppa in questo modo i dialetti della penisola italiana:
- Dialetti Settentrionali
o Liguria
o Piemonte
o Lombardia
o Trentino
o Veneto
o Emilia-Romagna
- Dialetti Friulani
- Dialetti Toscani
o Corsica
- Dialetti centro-meridionali
o Area mediana
o Alto Meridione, definito anche gruppo dialettale napoletano (com-
prende i dialetti parlati in Campania, in Basilicata, in gran parte
7 Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana, I. Problemi e metodi, Pacini
Editore, Pisa, 1969. Linguistica, 11(1), 93-94.
8 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 5.
9
bria settentrionale, nelle Marche meridionali e nel sud del Lazio) (Fi-
gura 1)
o Meridione estremo, o gruppo dei dialetti siciliani (
letti siciliani, della Calabria centro-meridionale e del Salento)10 (Fi-
gura 2)
- Dialetti della Sardegna
11
10 https://patrimonilinguistici.it/cosa-intende-lunesco-lingua-siciliana-lingua-napoletana/#:~:text=Napole-
tano%20e%20siciliano%20non%20sono%20variet%C3%A0%20della%20lingua%20italiana%2C%20ma,un%20dia-
letto%20di%20una%20lingua.
11 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7a/Neapolitan_language.jpg
10
12 Figura 2: Dialetti del gruppo siciliano
: la carat-
teristica fonologica che caratterizza ed accomuna i dialetti del gruppo siciliano è l'esito
delle vocali finali che presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata ed al
contempo assente negli altri gruppi dialettali italiani:
da -A finale latina -a
da -E, -I finali latine -i
da -O, - finali preromanze -u
-LL- che da - - (trascritto
nella letteratura come , , ddh, o ddr).
11
1.4 Puglia e Salento: principali motivi storici delle differenze lingui-
stico-culturali
zone
principali: la Daunia a nord, la Peucezia nella zona centrale e la Messapia (terra tra due
mari13) corrispondente al Salento ed abitata da popolazioni di origine illirica.
Tradizionalmente, la fondazione di Taranto come uno dei maggiori porti della
Magna Grecia viene datata nel 706 a.C.14, in seguito alle migrazioni di alcuni gruppi greci
che provenivano da Sparta con fini commerciali ed espansionistici.
Sarà tra il IV ed il III secolo a.C. che il potere di Roma conquisterà la regione in
seguito a numerose guerre contro i Sanniti e potrà sfruttare la posizione favorevole del
porto di Brindisi (conquistata nel 267 a.C.) per la conquista dei Balcani e della Grecia.
I conquistatori tennero tuttavia separate le popolazioni nella REGIO SECUNDA, con
Apulia a nord della Via Appia, e a sud la romana Calabria. In tal modo i Romani confer-
marono le precedenti unità sociali e culturali: quella del territorio del nord posseduto dagli
Apuli a partire dalla collina della Murgia, e quella del territorio a sud posseduta dai Mes-
sapi.15
Nonostante i numerosi popoli che hanno influenzato la tradizione pugliese nel
corso dei secoli, a principale divisione della regione è
lento ed il resto della Puglia.
Storicamente il Salento era occupato, come già anticipato poche righe sopra,
16
Sono ancora vivi nel Salento dei dialetti greci (il griko parlato nella cosiddetta
Grecia salentina nella zona del Leccese) e l'influenza greca si è fatta sentire anche nel
13 De Simone C., Gli studi recenti sulla lingua messapica, in AA.VV., Italia Omnium Terrarum Parens,
Milano 1989, pp. 651 sgg.
15 Mancarella G.B., Dialetti salentini, in Le lingue del Salento, Università del Salento, 2015, p.
155
12
resto della Puglia ma a distinguere questa zona settentrionale dal Salento è sicuramente
la cultura sannitica (lingua osca).
In età romana ha conservato una sua autonomia anche in campo economico, come
ancora mostrano i suoi insediamenti sparsi. Culturalmente il Salento era molto aperto e
ne è testimonianza Quinto Ennio17 tria corda)18: cor-
rispondenti alle tradizioni romana, greca e sannitica.
Abituate a una comunità linguistica superiore, le varie aree della Puglia a nord
della linea Taranto - Brindisi si inserirono nella tradizione romana come un blocco. Dal
primo momento sino alla fine rimasero in contatto col centro e con le varie correnti di
innovazioni che ne irradiavano. A nord della linea Taranto-Brindisi si ha così in forma
definitiva un sistema di vocali latino-volgari, non solo diverso dal salentino e identico al
napoletano, ma identico a quello presupposto da tutto il resto del mondo neolatino occi-
dentale, sulla base di nove vocali.19
17 Quintus Ennius (Rudiae, 239 a.C. Roma, 169 a.C.): poeta, drammaturgo e scrittore romano, considerato
il "padre" della letteratura latina, poiché fu il primo poeta ad usare la lingua latina come lingua letteraria in competizione
con quella greca
18 Quintus Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret ("Quinto Ennio
diceva di avere tre anime in quanto parlava greco, osco e latino") - Aulus Gellius, Noctes Atticae 17.17
19 Devoti G., Giacomelli G., I , Sansoni Università, 1967, Firenze, pp. 120-121
20 Cilento A., Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, Magnus Edizioni SpA, Udine, 2005
13
dal Nord, nel territorio occupato dai Longobardi: la distinzione sillabica e il condiziona-
mento delle vocali finali su quelle toniche.21
22 Parlangeli O., Storia linguistica e storia polìtica nell'Italia meridionale, F. Le Monnier, 1960, Firenze, p.
37
23 Ivi p. 48
14
d) Inoltre, nel Salentino sopravvivono i gruppi consonantici -ND- ed -MB-, as-
similati completamente secondo la soluzione sannitica in -NN- ed -MM- nei
dialetti Pugliesi (quannë quandu25).
e) Il Meridione estremo (fatta eccezione per il Salento settentrionale) è caratte-
rizzato dalla presenza di consonanti retroflesse [ ] come esito di -LL-
dal latino illo i o). I dialetti brindisini hanno come risultato -dd- (iddo) e
tale soluzione prosegue anche nei dialetti pugliesi e molisani (es. barese ka-
vaddo 'cavallo'), anche in questo caso si presuppone una retroflessa poi regre-
dita.
f) Altra tipicità del salentino è la desonorizzazione delle occlusive sonore ([tittu]
'detto', [kustu] 'gusto'), che si registra anche intervocalicamente ([pe:te] 'pie-
de') ed è però bloccata dal raddoppiamento fonosintattico ([ta:re] 'dare' ma
[a u dda:re] 'devo dare'.26
g) Una tendenza dei dialetti campani che influenza anche i dialetti pugliesi e sa-
lentini sta nella palatalizzazione dei nessi /kl/, /gl/, /pl/, /bl/, /fl/, come accade
in lat. PLUMBUM chiummu lat. PLUS cchiù,
lat. PLUVIA chioggia. Si ricostruisce una prima evoluzione
in /j/
[ja te'ma]; in seguito /kl/ e /pl/ hanno esito [c] lat.
> ['ca : ].27 PLANTA chianta; PLENUS chino (/chiena); OCULUS uecchio
h) Innovazione storicamente arrivata dalla fascia adriatica che coinvolge solo le
varianti pugliesi è la dittongazione di tutte le vocali di sillaba aperta (si tratta
di un proseguo del fenomeno del frangimento vocalico o propagginazione, ti-
pico di molti dialetti della zona meridionale ed adriatica, il cui esito procede
): kaine > kene cane, féile
filo, méise mese, sòule sole, solo, kréude crudo, fòume fumo, léuce luce.28
25 D'Elia M., Ricerche sui dialetti salentini, Firenze ,1957, p. 134 sgg.; p. 150 sgg
26 Fanciullo F., Il trattamento delle occlusive sonore latine nei dialetti salentini, 1976
27 Alessandro De Angelis, Introduzione ai dialetti italiani meridionali estremi (dispense Master in Lingua,
ea ionica della provincia di Reggio Calabria) 2009/2010
15
Figura 3: Alcune isoglosse caratterizzanti in area salentina
29
29 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiani, Laterza, Bari, 2009, p. 155.
16
1.6 Salentino settentrionale: lungo il confine segnato dalle Via Appia
Appia longarum teritur regina viarum 30
Figura 4: mappa disegnata da Paolo Rumiz per il suo viaggio da Roma a Brindisi lungo la via Appia
30 (si percorre l'Appia, regina delle lunghe strade.) Publio Papinio Stazio, Silvae, 2, 2, 12.
31 Costruita tra il 312 a.C. ed il 244 a.C., collegava Roma a Brundisium (Brindisi)
32 Cfr 3.1.
17
cuéttu/cotta; sempre senza dittongo méju, méglio, pésciu peggio; con qualche oscilla-
zione ossu e uéssu, uévu e ovu, cuérnu e corni.33
Nella zona a nord della Via Appia corrispondente ai territori legati a Brindisi e
Taranto si hanno esiti di tipo napoletano; uno dei tratti comuni alle varietà pugliesi è il
particolare allungamento di alcune vocali toniche di sillaba libera e il turbamento di A di
sillaba libera. A Fasano si trova: bbiåv , u vås , u pån .
Paola Parlangeli, figlia dello scomparso dialettologo Oronzo Parlangeli, afferma
che il turbamento delle altre vocali toniche in sillaba libera è una caratteristica presente
Salento settentrionale anche se solo la varietà di Fasano raggiunge il modello
pugliese. 34
La Via Appia conferma la forza divulgativa che le vie di comunicazione possie-
dono: proprio lungo le antiche strade romane come Via Appia e Via Popilia camminavano
e si mescolavano tra loro le maggiori innovazioni linguistiche. Molti latinismi persistono
35
34 Parlangeli P., Sistemi fonetici e fonologici nel Salento, in Lingue e Linguaggi 5, Università del Salento,
2011, p.28-29.
35 Rainer Bigalke, Basilicatese, München 1994.; Pina Vallo, La Lucania e gli antichi: storia, antropologia,
dialetto, Napoli 2008
18
CAPITOLO 2
36 Mancarella G. B., XVI Salento, Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, 1975,
Pisa, p. 17.
19
Tre sono i dialetti principali a far parte di questo gruppo di transizione:
- Il dialetto tarantino (parlato nella città di Taranto ed in alcune sue va-
rianti dei paesi circostanti di Statte, Massafra, Crispiano, Leporano e
Palagiano;)
- Il dialetto cegliese;
- Il dialetto ostunese.37
Nella zona di confine tra Salento e Puglia, sono di difficile collocazione anche le
varietà dialettali della provincia di Brindisi (lungo la linea San Michele, Villa Castelli,
Ostuni) e di alcune località della provincia di Taranto a nord della Via Appia (San Giorgio
Ionico, Montemesola, Monteiasi). Si tratta di dialetti che presentano tratti linguistici in
parte salentini ed in parte pugliesi, ma, come afferma Mancarella, dalla totalità dei tratti
linguistici si ricava che sono fondamentalmente salentini settentrionali fortemente intac-
cati da influssi pugliesi38.
Il comune del tarantino Monteiasi (Mundejase in dialetto tarantino, Mun-
tiasi in dialetto brindisino e Muntiase in dialetto locale39) conta 5516 abitanti40 ed è loca-
lizzato nella subregione del Salento.
Il dialetto Monteiasino si identifica in quello salentino settentrionale di variante
brindisina, ma presenta molteplici elementi lessicali del dialetto tarantino.
38 Mancarella G.B., XVI Salento, Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, 1975,
Pisa, p. 26.
39 AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano,
GARZANTI, 1996, p. 417.
20
dell'assordimento del gruppo -n - ( = ) in -n - ( ), come si verifica in món ere
(mungere) ed in ian lu (angelo).
- che si
alterna alla vocale a-; alcuni esempi sono aiéri (ieri), iàveto (abito 1a persona singolare
dal forte accento dinamico di tipo pugliese, tendono ad indebolire le vocali atone finali:
lo si nota Fasano a Taranto dove troviamo fritt , kald , kapidd , ciò
non accade tuttavia nel dialetto monteiasino41 nel quale tutte le atone finali sono ben ar-
ticolate: frummìkela (formica), vardìkula (ortica).42
43
sono costanti in tutto il
territorio del Salento settentrionale: (vincere) venku (vinco), (vinci), pilu
44
(pelo). : lu pete, li piéti, aperta, apiértu, fiérru,
tiémpu, petra.45
Nelle forme verbali gli esiti metafonetici non hanno più unico fondamento nella
d , ma sono condizionati dalla coniuga-
zione di appartenenza della voce verbale. Tutti i verbi della classe in -ARE presentano il
dittongamento condizionato: mescolare mm kare, mescolo , mescoli ;
gettare , getto , getti .
rompu,
rumpe; nascondere skonnere, nascondo skonnu, nascondi skunne; altri vanno incontro a
dittongazione condizionata: prumettu, prumiétti; temu, tiémi.46
41 Lo stesso accade anche nelle varietà di San Giorgio Ionico, Carosino e Grottaglie.
43 Cfr. 3.1
44 Cfr. 3.2
45 Parlangeli P., Sistemi fonetici e fonologici nel Salento, in Lingue Linguaggi 5, Università del Salento,
2011, p.28.
46 Ibidem
21
2.4 Lessico nel Monteiasino
Se si prescinde dai termini di origine greca non troviamo e non ci aspettiamo
di trovare molte parole da classificare come «pugliesi». La Puglia partecipa infatti di
quel lessico meridionale di cui abbiamo dato vari esempi, ai quali possiamo aggiungere
kré (Monteiasi) kray47 (Vernole LE), sokra.
Un caso particolare come attane48 padre (derivato dal lat. atta col suffisso -NE
che si applica a voci di parentela49)50.
48 Mappa AIS 5.
49 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 2, Einaudi, Torino, 1968, p.
20-21.
22
CAPITOLO 3
FENOMENI FONOLOGICI TIPICI MONTEIASINI
3.1 Metafonia
La metafonia è un fenomeno di assimilazione progressiva della vocale accentata
di una parola alla vocale seguente di un suffisso.51 Si tratta di un fenomeno fonologico di
assimilazione regressiva a distanza presente in molteplici lingue e comporta l'influenza
delle vocali finali latine atone - -
- - con il minimo grado di apertura e quindi la metafonia agisce
diminuendo il grado di apertura della vocale tonica conformandola al grado di apertura
della vocale atona. 52
Questo fenomeno è sostanzialmente di due tipi:
napoletano, in cui:
o {[e], [o] [i], [u]} / ___ -/i/, -/u/
o {[ ], [ ] [je], [wo/w ]} / ___ -/i/, -/u/
sabino-ciociaresco, in cui:53
o {[e], [o] [i], [u]} / ___ -/i/, -/u/
o {[ ], [ ] [e], [o]} / ___ -/i/, -/u/
53 Ivi p. 218
54 Costagliola A., Il vocalismo tonico di Lecce: analisi acustica di un campione di parlanti differenziati per
sesso ed età, Brescia, EDK Editore, 2004, p. 568-570
23
Schematizziamo gli esiti metafonetici relativi alle varietà del salentino settentrionale:
,AU
i e a o u
i j a w /w u
Se la metafonesi colpisce le vocali chiuse /e/ ed /o/ toniche, la /e/ si chiude in /i/,
mentre /o/ si chiude in /u/ dando esiti come cìcere (ceci), crituto (creduto), sicchio (sec-
chio), cuntà (raccontare), palummo (colombo, palombo), acito (aceto).
Tra gli esiti di metafonia più comuni vi sono quelli che caratterizzano il passaggio da
singolare a plurale: , , la reti, li riti, lu kulore, li kuluri, e quelli che indicano il
cambio di genere da femminile a maschile: rossa/russu, fredda/friddu
55 Alessandro De Angelis, Introduzione ai dialetti italiani meridionali estremi (dispense Master in Lingua,
p.2.
24
(suocera/suocero), la morta/lu muertu (morta/morto, dal lat. mortus), la porca/lu puercu
(dal lat. porcus), lu percuecu/la percoca (pesco/pesca), noa/nueo56 (nuova/nuovo).57
Anche in questo caso esistono esempi di dittongazione condizionata che avviene
nel passaggio tra singolare e plurale: lu tente/li tienti (dente/denti), lu erme/li iermi
(verme/vermi), lu pete/li pieti (piede/piedi), lu uessu/li osse (osso/ossa), lu cuerno/li
corna (corno/corna).58
56 Anche nova/nuevo
57 Mancarella, 2005, in Garrisi A., Grammatica del dialetto leccese, Gazzetta del Mezzogiorno, 2014, p.4.
58 Garrisi A., Grammatica del dialetto leccese, Gazzetta del Mezzogiorno, 2014, p.32.
59 Romano A., Proprietà fonetiche segmentali e soprasegmentali delle lingue parlate nel Salento
meneo, Università del Salento, 2015, p.159
60 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 1, Einaudi, Torino, 1968,
p.329.
25
provincia di Taranto (delle quali sappiamo far parte anche il dialetto monteiasino), ma
anche della Campania meridionale, di alcune zone della Lucania e delle varietà pugliesi
delle province di Bari e Foggia. Alcuni esempi sono gli esiti di capello in kapiddo, collo
in kueddo, uccello in a jeddo.61
Altri esempi evidenziano come questo fenomeno abbia luogo solo in contesti in-
tervocalici: mollica moddika, gallina jaddina, gallo jaddo, coltello kurtjeddo, pelle pedde,
(greco trullos) trullo truddo, martello martieddu.62
Lo stesso fenomeno compare anche nei pronomi personali it. ella lat. Illa
monteiasino edda ed il maschile it. egli lat. Illo monteaisino iddo.
61 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 1, Einaudi, Torino, 1968,
p.332.
62 Valente V., Puglia XV, in Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, Pisa, 1975,
p.20.
26
CAPITOLO 4
INCHIESTA DIALETTOLOGICA
4.1
Per analizzare al meglio le particolarità del dialetto monteiasino anche dal punto
di vista della sociolinguistica, la scelta che meglio si prestava per raccogliere informa-
zioni quanto più autentiche possibile è stata
tra i parlanti della varietà dialettale di Monteiasi.
Per motivi di distanza geografica non mi è stato possibile esaminare personal-
o un questionario63 che desse
la possibilità di spaziare nelle risposte riguardanti opinioni ed esperienze personali.
63
Appendice p. 49.
27
al relazionarsi in dialetto: se venga vissuto come un valore di cui andare fieri o se piuttosto
causi disagio e vergogna.
Inoltre, agli informatori vengono poste domande nelle quali si chiede loro se pen-
64 A questo proposito sono state selezionate frasi propriamente parte della tradizione orale.
65 Dato riscontrabile attraverso alcuni casi nei quali più contributi (relativi a persone diverse) sono giunti
dallo stesso indirizzo di posta elettronica.
28
Il 94% degli informatori è nato nella regione Puglia e trenta persone dichiarano di
essere nati a Monteiasi (più della metà dei quali fa parte del gruppo over 50). Il 78% degli
intervistati risiede attualmente nel territorio del comune di Monteiasi e solo il 18% del
totale ha attualmente il proprio domicilio fuori dalla regione Puglia.
Solo il 16% degli informatori è attualmente occupato in un percorso di studi, il
56% è in possesso di un diploma di scuola media superiore, il 22% ha conseguito una
laurea universitaria ed il 16% ha una licenza di scuola media come titolo di studi più alto.
individuare
Genitori e nonni sono stati la maggior fonte di apprendimento del dialetto per oltre
il 70% degli intervistati, seguiti da scuole primarie e scuole secondarie di primo grado.
A questo punto, agli informatori veniva chiesto di auto valutare la propria compe-
tenza dialettale orale attiva in quanto parlante, ed orale passiva in quanto ascoltatore: in
generale è lampante come i partecipanti si sentano di gran lunga più sicuri come ascolta-
89% si divide a metà tra chi preferisce parlare in italiano e chi invece non trova differenze
a livello di difficoltà.
29
ottantasette persone su cento trovano inadeguato rispondere in dialetto se un estraneo
rivolgesse loro in italiano.
Circa il 70% preferisce rivolgersi in italiano al medico di base, agli insegnanti, ai
bambini piccoli, al sacerdote ed a eventuali propri dipendenti in ambito lavorativo.
I contesti nei quali si favorisce il dialetto sono sicuramente quello domestico
(anche se più della metà preferisce rapportarsi in italiano con i propri figli), informale
con gli amici e più del 50% ammette di utilizzare il dialetto nei momenti di rabbia.
Solo il 40% degli informatori è solito utilizzare il dialetto nella forma scritta, e lo
adopera unicamente per scrivere messaggi informali a parenti ed amici o attraverso i so-
cial network.
La metà degli intervistati si sente a proprio agio parlando in dialetto ed infatti,
nonostante la maggior parte dei partecipanti scelga di esprimersi in italiano quando si
trova in contesti formali, non si preoccupano di mascherare la propria cadenza dialettale;
tuttavia non è così per tutti: il 20% si sente a disagio e tenta di nascondere anche eventuali
cadenze regionali.
È unanime la percezione del dialetto come una sfaccettatura importantissima della
propria cultura che deve essere preservata in quanto espressione della tradizione. Nessuno
pensa che il dialetto dovrebbe essere sostituito completamente dalla lingua standard ma
al contempo sono cinque le persone che lo
Figura 6
30
Il maggior numero degli informatori afferma di utilizzare alcune parole in dia-
letto anche mentre si esprime in italiano imputandone la ragione alla maggior espressi-
vità offerta dalla propria varietà locale. Solo il 23% dichiara di non ricorrere mai a voca-
boli italiani mentre utilizza il dialetto, il restante campione di intervistati si divide tra chi
ammette di non conoscere tutto il lessico del monteiasino e chi invece afferma di neces-
ti in dialetto.
della vocale finale che nelle risposte oscilla tra -o, -u, -e ed -a, il che è giustificato pro-
prio dalla presenza della vocale centrale media Schwa ( ).
31
4.5.5 Russare
I maggior dubbi sono evidentemente la scelta tra /k/ occlusiva velare sorda e /g/
sonora, sulla presenza o no della n- iniziale, e molti hanno preferito troncare la desinenza
-are in favore di una forma ngruffulà.
[+consonantico]
[-sillabico] [-consonantico]
[-sonorante] [+continuo]
[-continuo] [-posteriore] / #___ [+sillabico]
[-ril. rit.] [+sonorante]
[+alto]
[+posteriore]
66
parte del
gruppo dei Giovanissimi.
32
Il dubbio principale è sorto nella scelta della vocale finale nella traduzione di
-o ed -u.
67
Cfr. 2.2
33
Nel passaggio da frisella a frisedda è chiaro il fenomeno di rafforzamento consonantico
esaminato nel paragrafo 3.3.
Tutti i partecipanti hanno individuato il fenomeno fonologico.
4.5.15 Fa freddo! Dai muoviti che sto congelando! Fasc fridd! Mena
muevt ca m sto mpizziriddescio/chiatro.
Questa traduzione è utile insieme alla seguente per evidenziare la metafonia degli agget-
tivi freddo-fredda (friddo-fredda). Tutti i parlanti hanno risolto la frase correttamente,
4.5.16 No bevere
!
nella forma femminile fredda, que-
sto periodo è interessan tient (che non si veri-
tente
inizio di parola.
68
Io m movo; tu t muev; iddo s move; nu ni muvimo; vu vi muvite; loru s movono
34
I parlanti non hanno presentato difficoltà, hanno però dato possibilità di riflettere poiché
la forma nuevo-nova tende ad essere alternata a nueo-noa: si tratta di una lenizione della
fricativa labiodentale sonora (v), che passa ad approssimante labiodentale sonora ( ) e
continua ad indebolirsi fino a cadere.
35
36
CONCLUSIONI
I dialetti, oltre ad essere espressione della propria tradizione e cultura, sono anche
pregni di storia ed emozione ed è dovere dei parlanti prendersene cura e tramandarli alle
generazioni più giovani.
In questo elaborato si è cercato di analizzare la struttura e la storia che ha portato
alla formazione della varietà dialettale parlata a Monteiasi.
Si è trattato di un lavoro di ricerca ed analisi poiché la bibliografia riguardante
questa zona di confine tra Puglia e Salento è purtroppo rara e di difficile reperibilità.
Nonostante ciò, i contenuti relativi al territorio Salentino e quelli riguardanti la
Puglia settentrionale sono stati per me preziosissimi, poiché mi hanno permesso, in
quanto parlante del dialetto Monteiasino, di cogliere fenomeni fonologici e similarità les-
La complessità della storia del territorio pugliese è resa ancora più interessante
dalle diverse culture che vi si sono incrociate nei secoli. Il fatto che que-
ste due grandi aree linguistiche (Puglia e Salento), che siano
ma che si incontrino lungo il percor
zandosi costantemente, è certamente segno di una terra piena di peculiarità dialettali an-
cora da individuare e catalogare.
chiesta tra i parlanti del paese, in molti si sono domandati cosa ci fosse mai di parti-
colare nella varietà linguistica di un comune con poco più di 5000 abitanti. Quando poi
accennavo al fatto che nonostante sia nella zona del dialetto Tarantino, si tratta invece di
un dialetto Salentino Settentrionale di varietà brindisina, tutti i miei interlocutori resta-
vano positivamente sorpresi ed incuriositi.
Si è sempre così affezionati al proprio dialetto ed alla cultura che esso porta con
sé, ma siamo sicuri di conoscerne realmente la storia?
La moltitudine di fenomeni fonologici, che rendono diversissimi fra loro anche
dialetti geograficamente vicini, funge da linea guida per ricostruire antichi contatti tra
popoli diversi, i quali avvenivano magari attraverso la regina delle strade, una delle più
importanti vie romane della storia che da Roma portava sino a Brindisi, porto importan-
37
360 miglia romane lungo le quali i dialetti si incontravano, si univano, si modifi-
cavano a vicenda e creavano spontaneamente nuove varietà linguistiche.
interessanti. A partire dal diverso rapporto personale col dialetto in base alla
di appartenenza: basti citare come dato che dei sedici appartenenti al gruppo dei Giova-
nissimi (dai 14 ai 24 anni) sono ben sette ad affermare di cercare di nascondere e masche-
rare la propria cadenza dialettale quando abbandonano il contesto paesano-famigliare
(43,75%); al contempo, sono sempre sette le persone tra gli intervistati con più di 25 anni
ad aver affermato lo stesso, ma si tratta in questo caso di una cifra irrisoria se conside-
riamo il totale di ottantaquattro persone che fanno part
(8,33%).
entro il
sta:
sono stati infatti i più giovani, qualcuno ha tentato con una regionalizzazione del vocabolo
italiano dando come risposta
scelta di capasone da parte degli under 25, contrapposta a vummile, versione favorita delle
fasce di età superiori.
quale hanno potuto mettere alla prova delle competenze che nessun esaminatore ha mai
effettivamente testato.
38
voluto assolutamente ricevere delle vere e proprie correzioni, ed altri hanno addirittura
ringraz
alcuni termini legati a
La stesura del presente elaborato si è svelata un potente viaggio nella storia lin-
guistica della mia terra e della mia famiglia e, nonostante le molteplici nuove conoscenze
acquisite, è aumentata la consapevolezza di avere ancora molte sfaccettature da ricercare
ed esaminare, sia per quanto riguarda la varietà linguistica, ma anche la storia del territo-
rio che ne è culla.
39
40
SUMMARY
Saussure to the study of linguistics, traditional synchronic linguistics made room for a
new diachronic (horizontal) way of studying the development of a language.
The actual focus of this dissertation is Monteiasi a tiny village near Taranto which
truly was an unexpectedly inspiring starting point since its dialects are cataloged as North-
ern Salentino (Brindisino group) despite its political belonging to Taranto province.
With the aim to accurately pinpoint the linguistic features characterizing the dia-
lect of Monteiasi, I decided to elaborate a brief introduction to the main divisions and
dialectal categories of Southern Italy.
Apulia region is split into two major groups: Apulia and Salento.
Apulian dialect is part of Neapolitan varieties while Salentino belongs to the Ital-
ian dialects usually referred to as Extreme Southern ones.
But which were the main causes that historically led to this separation? In ancient
times, the Apulian area was split into three main regions: Daunia, Peucezia, and Messa-
pia. These three sections always kept a strong cultural identity, despite lots of invasions
and occupations of Greek, Roman and then Byzantine and Langobard armies.
69
Merriam Webster definition of dialect.
41
In Roman times, Apulia was split into Apulia and Calabria and the boundary was
marked by Via Appia (Appian Way), the ancient Roman street which is still nowadays
considered the border between Apulian dialects and Salentino ones.
The main difference between these two dialectal varieties concerns the vowel sys-
tems they adopt: Salentino dialects identify a seven vowel system based on the Proto-
Romance one, on the other hand, Apulian dialects select nine vowels since they distin-
guish and open and a close I and U.
Neapolitan metaphony plays a main role in Salento linguistics features: high mid
vowels are raised to high before a high vowel. In the same context, low mid vowels can
be raised to high mid, or diphthongized. This has resulted in numerous alternations, as in
the examples /kulore kuluri/ "colour- pjeti/ "foot-feet", where the
plural form shows metaphonic effects70.
Monteiasi linguistic variety is affected by Metaphony (apophony or diphthongi-
zation), this happens because this dialect is included in Northern Salentino (Brindisino
variety) where this phonological process reflects specific triggers.
The area where Monteiasi is located on the boundary between Apulia and Salento
and this inevitably means that those dialects which are spoken there will show influences
from both the dialectal varieties.
For instance, Monteiasino is affected by Neapolitan Metaphony but at the same
time shows a discontinuous switch between voiced and unvoiced consonants: from tempo
to dialectal tiembe (time/weather) but also from dente to Monteiasino ttiente (teeth) or
dialectal man are from mangiare (to eat).
The last chapter of this dissertation shows the results of a dialectological inquest.
I surveyed 100 people among speakers of Monteiasino dialect in order to discover and
analyse any sociolinguistics differences.
The survey is structured in four main sections through which the interviewee was
asked to answer some brief open questions and multiple-choice ones. Because of the ge-
ographical distance I was not able to carry out this investigation in person, so I created an
online form in order to collect the interviews.
70
Calabrese A. (2011), Metaphony in Romance, in Phonology across languages
42
First of all, the interviewees were asked some information regarding their age,
gender, job, and level of instruction, these data allowed me to interpret in a better way the
results of the survey as I was able to create groups targeted by diverse sociolinguistics
elements.
38% of interviewees were men, the majority of contributes came from women
(62%) who seemed to be way more intrigued by this research.
I tried to keep a balance between age ranges with the aim to have an overview the
as complete as possible; 35% of the participants were younger than 35 years old, whilst
18% is over the age of 50.
The second section is about the process of learning the dialect; the participants
were requested to remember at what age they started to express themselves by using Mon-
teiasino and where they learnt it the most.
72% of over 35 interviewees claim that have begun to interact in dialect before
their tenth birthday, this data is way lower (50%) among under 35 participants.
The top three ways in which people said to have learnt Monteiasino are grandpar-
ents, parents, and primary schools.
After this, I asked the informants to self-evaluate themselves and their linguistic
skills both as an active speaker and as a passive listener of their dialect; they were also
required to reflect about their actual knowledge of Italian as a standard language and us-
ing which code (Italian or dialect) they feel more comfortable,
Part three is about the personal perception of the dialect: I questioned the inter-
viewees about which context they consider proper and which unsuitable to communicate
in dialect. Familiar situations seem to be a common answer even though half of the par-
ticipants state that do not use dialect while talking to their sons.
Only a few participants would express themselves in dialect at the city hall or to
the family doctor, also teachers, postal office, and the priest seem to require the use of the
Italian language.
Moreover, only 40% of the participants use their dialect also in the written form,
and those who gave a positive answer claimed that they employ it only while texting
friends or posting on social networks.
The following set of questions were about how comfortable the participants felt
using their dialect, I asked them whether they were worried about their accent and if they
43
ever tried to hide it. Many people stated that they do not always feel at ease and even try
to camouflage their accent in a more formal context.
It was pleasant to notice how spread is the perception of Monteiasino as a funda-
mental feature of the culture and that we all need to preserve it.
70% of interviewees claimed that it can happen to use some words in Monteiasino
even while speaking Italian, they justify this choice saying that dialect helps to be more
expressive.
But it can also happen to use some Italian vocabulary while speaking dialect, peo-
ple who said this, split into two groups: on the one hand, the ones who claim not to know
the whole dialectal lexicon, on the other hand, the ones who state that there are some
concepts impossible to be expressed in dialect.
considered capasone as the correct answer, and the same did most of the people younger
than 35 years old; those interviewees belonging to another age group selected vummile as
their first choice, but also used capasone/capasa and crasta.
I also subjected the informer to some easy vocabulary, which could seem too close
to standard Italian but that was necessary to highlight some phonological processes which
show how spontaneous is the innate linguistic competence71 of native speakers.
71
Chomsky, N. (1965), Aspects of the Theory of Syntax, MIT Press, Cambridge
44
Fair examples could be the pairs iaddo/iaddina (rooster/hen) or pete/piete
(foot/feet): in the first one there is the traditional switch from -ll- to -dd- (in the standard
rule of Salentino dialect it should become a cacuminal retroflexed sound - -, but Mon-
teiasi takes the Brindisino dental variant), and the consonantal weakening from the plo-
sive -g- to the semivowel -j- at the beginning of the word.
The pair pete/piete is a good example to show the diphthongizing caused by Nea-
politan metaphony.
At the end of the fourth section there are ten brief and simple Italian sentences to
translate into the Monteiasino dialect.
I structured the Italian sentences in a version as close as possible to the spoken
dialectal way of saying them with the purpose to avoid any forcing.
Also, in these sentences I tried to keep a traditional vocabulary with cross-refer-
ences to cooking, dressing and frequently used expressions.
This dissertation opens the way for further in-depth analysis of the marvellous
dialectal system of Monteiasi.
45
46
APPENDICE
Questionario: Inchiesta dialettologica a Monteiasi
Gentile informatore,
Sono una studentessa dell'Università di Padova e La ringrazio per aver deciso di
aiutarmi compilando questo breve questionario, che sarà alla base della mia tesi di laurea,
La prego pertanto di compilare il questionario nel modo più serio e sincero possibile,
senza ricorrere ad aiuti esterni.
Il questionario è anonimo ed i risultati verranno adoperati sotto forma di dati sta-
tistici d'insieme.
SEZIONE 1
Cominciamo con alcune brevi domande anagrafiche:
Età:
Sesso: Maschio
Luogo di nascita:
Luogo in cui risiede attualmente:
I suoi genitori sono originari di Monteiasi?
I suoi nonni materni sono originari di Monteiasi?
I suoi nonni paterni sono originari di Monteiasi?
Lei è un parlante del dialetto di Monteiasi?
Professione:
(per i pensionati:) Quale professione svolgeva in passato?
È uno studente?
In sede (studi entro i confini provinciali)
Pendolare nella mia stessa regione o in regioni limitrofe
Fuori sede in regioni del nord Italia
Fuori sede in regioni del centro Italia
Fuori sede nelle Isole
Fuori sede all'estero
Non sono uno studente
47
Titolo di studi più alto in suo possesso:
Altro
SEZIONE 2
Apprendimento e personale percezione delle proprie competenze linguistico-dialettali
In questa sezione le verranno poste delle semplici domande riguardanti le modalità di
apprendimento del dialetto monteiasino
1. Conosce il dialetto di Monteiasi?
2. A quanti anni ha cominciato a parlare il dialetto?
3. Dove ha imparato il dialetto?
4. Se dovesse dare un voto alla sua competenza dialettale ORALE ATTIVA (come
parlante):
ottima distinta buona discreta sufficiente insufficiente
5. Se dovesse dare un voto alla sua competenza dialettale ORALE PASSIVA (come
ascoltatore):
ottima distinta buona discreta sufficiente insufficiente
6. Come pensa di saper parlare italiano?
SEZIONE 3
Personale percezione del dialetto
In questa sezione le verranno poste delle semplici domande riguardanti il suo personale
rapporto con il dialetto Monteiasino
48
1. Indichi con dei valori da 0 a 5 con quale frequenza userebbe il dialetto nei contesti
elencati (in cui 0 equivale a MAI, 1 a QUASI MAI, 2 ad A VOLTE, 3 a SPESSO,
4 a QUASI SEMPRE e 5 a SEMPRE) (oppure scelta tra italiano e dialetto)
- Con la madre
- Con il padre
- Con i figli
- Con i nonni
- Colleghi
- Compagni di scuola
- Insegnanti
- Con i propri superiori
- Con i propri dipendenti
- Col sacerdote
- Con il medico
- Con i negozianti della zona
- Con i bambini piccoli
- Amici del paese
- Amici di un altro paese
- Estranei ma compaesani
- Estraneo che le si rivolge in dialetto
- Estraneo che le si rivolge in italiano
- Alla posta
- Al comune
- Nei momenti di rabbia
2. Utilizza il dialetto anche nella forma scritta?
3. Se adopera il dialetto anche nella forma scritta, in quale di questi contesti?
Messaggi a parenti ed amici
Lettere e cartoline ad amici
Social Network
ima volta
Non utilizzo il dialetto scritto
4. Da 1 a 5, quanto si sente a proprio agio nel parlare in dialetto?
49
(1= Non sono a mio agio. Spesso cerco di mascherare anche la mia cadenza;
50
Sì Si sta già indebolendo
No Si indebolirà ma non scomparirà
SEZIONE QUATTRO
Gentile informatore,
Siamo giunti all'ultima sezione di questo questionario: vi presento alcuni semplici
esercizi che prenderanno in esame le competenze dialettali,
Le chiedo cortesemente di non chiedere aiuti o cercare indicazioni, in quanto per
questo lavoro di ricerca ho bisogno di risposte autentiche e non di risposte giuste!
Grazie mille.
Le sottopongo una serie di vocaboli e brevi frasi in italiano che lei dovrà tradurre
nella sua parlata nativa. Può quindi usare una trascrizione molto semplice e
tografia italiana, purché sufficientemente chiara. Nel rendere la sua intuizione personale,
faccia pure uso di segni speciali aggiuntivi, il cui valore deve però risultare chiaro.
Può anche fornire versioni alternative di una stessa frase/parola.
1. Scriva la traduzione delle segue
1. Carciofo Scarciueppl
2. Ombelico Vuddico
3. Distrarsi/Svagarsi Sbariare /zbariare/
4. Orecchio Recchia /r kkja/
5. Melanzana Maranciana
6. Capriccio Piccio /pitt o/
7. Abbiocco Papagna /papa a/
8. Bernoccolo Panocchia
9. Schizzinoso Fizzuso /fittsuso/
10. Gallo Iaddo /jaddo/
11. Gallina Iaddina /jaddina/
12. Guscio Scuercl /skwer l /
13. Scarafaggio Milota /milota/
14. Sciogliere Squagghiare /skua jare/
15. Traboccare Spittirrare /spittirrari/
16. Piede / Piedi Pete / Piete /pete/ /pj ti/
51
17. Svegliarsi Discitarsi /di itarsi/
18. Cassetto Tiraturo /tiraturo/
19. Russare Ngruffulare
20. Grembiule Sunale /sunale/
21. Vaso / Anfora Capasone /kapasone/
2.
a. Che ci dobbiamo mangiare oggi?
Ce ne ma mancià osce?
b. Hai inzuppato/bagnato bene la frisella?
È sponzato bbona la frisedda?
c. Mi dai un pezzo di pane?
uezz t pane?
d. Fa freddo! Dai muoviti che sto congelando!
Fasc fridd! Mena muevt ca m sto mpizziriddescio
e. Adesso arrivo, dove hai conservato la cintura nuova?
Mo vengo, ddo è rruccato la curescia nova?
f. Ti sei sporcato/insudiciato il pantalone nuovo!
uevo!
g.
N edda, ca poe t toluno li tient !
h.
Idd ieddo.
i. Mio padre si è arrabbiato/innervosito.
Tan ma
j. Mi puoi schiacciare un po' di mandorle?
informa che:
52
- i dati forniti saranno trattati scien-
tifiche;
- la raccolta e il trattamento dei dati sarà effettuato con modalità informatizzate e manuali;
- i dati personali saranno trattati secondo quanto previsto dal D. Lgs. 196 del 30/06/2003
e non verranno diffusi a soggetti terzi;
- in ogni momento l interessato potrà esercitare i suoi diritti nei confronti del titolare del
trattamento, ai sensi del art. 7 del D. Lgs. 196/2003.
53
https://docs.google.com/spread-
sheets/d/1qlfLGmQSiuOcvrO1L9CuXPxOkd6mDOMfFX3tD6AlGQ
s/edit?usp=sharing
54
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AA.VV. (2010), .
58
sponibilità e pazienza dimostratemi, per i preziosi consigli, brillanti spunti di riflessione e per avermi
permesso di
Grazie a tutti.
59