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Università degli Studi di Padova

Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari

Corso di Laurea Triennale Interclasse in


Lingue, Letterature e Mediazione culturale (LTLLM)
Classe LT-12
Tesina di Laurea

Tra Puglia e Salento:


inchiesta dialettologica a Monteiasi

Relatore Laureando
Prof. Davide Bertocci Nicole Anastasia
n° matr. 1165770 / LTLLM
Anno Accademico 2019 / 2020
A Daniele

Most people go through their whole lives,


without ever really feeling that close with anyone
(-S. Rooney)
2
INDICE
INTRODUZIONE
1. PUGLIESE E SALENTINO: UNA REGIONE DIVISA IN DUE
1.1 Lingua e dialetto
1.2 ................................................................................8
1.3 Dialetti dionale
1.4 Puglia e Salento: principali motivi storici delle differenze
linguistico-culturali .
1.5 Pugliese e Salentino: principali differenze ...
1.6 Salentino settentrionale: lungo il confine segnato dalle Via Appia ...17
2. MONTEIASI: DOVE PUGLIA E SALENTO SI INCONTRANO 19
2.1 Dialetti apulo-salentini 19
2.2 Fenomeni fonologici tipici pugliesi nel Monteiasino 20
2.3 Fenomeni fonologici tipici salentini nel Monteiasino .21
2.4 Lessico nel Monteiasino 22
3. FENOMENI FONOLOGICI TIPICI MONTEIASINI 23
3.1 Metafonia 23
3.2 Dittongazione condizionata 24
3.3 -ll- diventa -dd- (Rafforzamento consonantico in
posizione intervocalica) 25
4. INCHIESTA DIALETTOLOGICA 27
4.1 27
4.2 Dati sociolinguistici 28
4.3 Apprendimento e personale percezione delle proprie
competenze linguistico-dialettali 29
4.4 Personale percezione del dialetto 29
4.5 Competenze linguistico-dialettali 31
CONCLUSIONI 37
SUMMAR 41
APPENDICE 47
Inchiesta dialettologica a Monteiasi 47
BIBLIOGRAFIA

3
4
INTRODUZIONE

Questo elaborato è mirato a presentare la realtà dialettale che caratterizza il terri-


torio del piccolo comune di Monteiasi, paese del tarantino ubicato a nord del confine
segnato dalla Via Appia che, nonostante la sua posizione geografica, presenta un dialetto
di tipo brindisino (salentino settentrionale).

una presentazione chiara e concisa di cosa si intende con i termini dialetto e dialettologia,
-gruppo linguistico di cui fa parte il
Monteiasino: i dialetti meridionali estremi.
Di particolare interesse per questo elaborato sarà la spaccatura dal punto di vista
linguistico della regione Puglia in area pugliese ed area salentina, a questo proposito ver-
ranno indicati alcuni dei principali motivi storici che hanno portato a questa divisione e
verranno illustrate in seguito le maggiori differenze dal punto di vista fonologico tra i due
principali gruppi dialettali.
In seguito, il campo di ricerca verrà ristretto fino attenta analisi
della zona dei dialetti apulo-salentini, in cui troveremo la località di Monteiasi e ne sot-
tolineeremo particolarità ed elementi di contatto coi dialetti salentini e con i dialetti alto-
meridionali pugliesi (dei quali fa parte anche il dialetto di Taranto).
Dopo aver introdotto alcuni dei principali fenomeni fonologici che contraddistin-
guono il Monteiasino, si aprirà il terzo capitolo il quale sarà dedicato alla presentazione
e discussione linguistica dei fenomeni della metafonia, della dittongazione condizionata
ed infine del rafforzamento consonantico.
inchiesta
dialettologica tra gli abitanti di Monteiasi: la ricerca mira ad osservare la personale con-
sapevolezza dei parlanti dal punto di vista dialettale ed a scovare eventuali disomogeneità

ementi lessicali co-


muni e di brevi frasi della vista quotidiana.

5
6
CAPITOLO 1
PUGLIESE E SALENTINO: UNA REGIONE DIVISA IN DUE
1.1 Lingua e Dialetto
Per comprendere a pieno il contenuto del presente elaborato è necessaria come
primo requisito una sicura conoscenza della terminologia basilare e della differenza tra i
concetti di lingua standard, variante regionale, dialetto regionale e dialetto locale.
Prendo in prestito la definizione di dialetto presentata da Michele Loporcaro nel
suo celebre Profilo linguistico dei dialetti italiani:

Il termine dialetto è utilizzato per designare una varietà linguistica non standar-
dizzata, tendenzialmente ristretta all'uso orale entro una comunità locale ed esclusa dagli
impieghi formali ed istituzionali (scuola, amministrazione ecc.), propri invece della lin-
gua (intesa in senso storico).1

Nel caso della penisola italiana, la lingua storicamente riconosciuta come princi-

mari, i quali sono tutte quelle varietà subordinate sociolinguisticamente alla lingua stan-
dard ma che al contempo condividono con essa una medesima origine (latina).
Sono invece definiti dialetti secondari i cosiddetti italiani regionali, i quali sono
delle varietà intermedie tra italiano standard e dialetto locale caratterizzati dalla sovrap-
posizione dei due.
Sarà Giovan Battista Pellegrini ad inaugurare nel 1960 la stratificazione in quattro
livelli: italiano standard, italiano regionale, dialetto regionale (koinè), dialetto locale. Per
esemplificare tale argomentazione lo stesso Pellegrini presenta le frasi iniziali della Pa-
rabola del figliol prodigo trasposta nei quattro suddetti livelli linguistici:

It. standard: [un w mo aveva due fi i | il pju

Dial. regionale: [n mo el g aveva do fjoi | el pju oven ge a dito al so papá]

Dial. locale [an m l a(v)éa do fjoi | el pi ðoven el ge a dit a so pare]2

1 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 3-5.

2
stico dei dialetti italiani, p. 6.

7
Il dialetto locale considerato da Pellegrini è quello di San Tommaso di Agordo in
provincia di Belluno, mentre il dialetto regionale è quello veneto con tratti del bellunese
cittadino.

delle varietà dialettali che popolano la regione


che forma il tacco dello stivale italiano
linguistica che ne studia le caratteristiche: la dialettologia.
Graffi e Scalise presentano la materia esaminandone in primo luogo i due princi-
pali rami di studio:

La dialettologia è lo studio dei dialetti ed ha avuto storicamente due aspetti prin-


cipali: la dialettologia diacronica e la geografia linguistica. La dialettologia diacronica è

manza. Di maggior interesse si è rivelato il metodo legato alla geografia linguistica che
ha prodotto strumenti di studio di grande importanza, gli atlanti linguistici. 3

Come chiarisce Loporcaro (2009, 20), la dialettologia nasce come disciplina


scientifica moderna nel diciannovesimo secolo ed in Italia trova il suo capostipite in Gra-
ziadio Isaia Ascoli (1829-1907) che con i Saggi ladini4 gettò le basi per la dialettologia
diacronica: lo studio della struttura linguistica dei dialetti a partire dalla descrizione del
loro sviluppo e della loro differenziazione dal latino, si tratta perciò di un metodo stretta-
mente legato alla linguistica storica e che osserva come il mutamento di una data varietà
linguistica proceda verticalmente porale.5
Fu uno dei fondatori della linguistica moderna ed il padre dello strutturalismo,
Ferdinand de Saussure (1857-1913), a definire come sincronica (orizzontale) un nuovo
criterio
dendo perciò dal suo mutare nel tempo.6

3 Graffi G., Scalise S., Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Il Mulino, Bologna, 2013.

4 Saggi ladini (l873), costituiscono il primo volume della rivista Archivio glottologico italiano, fondata dallo
stesso Ascoli, nella quale forniva il modello per lo studio della struttura linguistica dei dialetti (e delle differenze fra
dialetti imparentati).

5 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 20-21.

6 Bally C., Gautier L. (a cura di), Recueil des publications scientifiques de F. de Saussure, Losanna, Payot
1922.

8
In entrambe le metodologie venivano però trascurate le differenziazioni dovute
alla dimensione sociale, sarà la sociolinguistica a rilevare la profonda eterogeneità interna
ai sistemi linguistici dialettali.7
È proprio dalla sociolinguistica che nasce il termine utile ad indicare un
qualsiasi sistema linguistico facendo astrazione da considerazioni di prestigio, uso, esten-
sione geografica ecc. e senza dunque le ambiguità sedimentate nel termine dialetto8.
È però grazie alla linguistica sincronica che si è sviluppata la disciplina della geo-
linguistica dalla quale sono nate le grandi imprese degli atlanti dialettali: le carte lingui-
stiche degli atlanti permettono la visualizzazione spaziale delle isoglosse, a loro volta
utilizzate per individuare e demarcare dialetti e tipi dialettali.9

1.3
Michele Loporcaro raggruppa in questo modo i dialetti della penisola italiana:
- Dialetti Settentrionali
o Liguria
o Piemonte
o Lombardia
o Trentino
o Veneto
o Emilia-Romagna
- Dialetti Friulani
- Dialetti Toscani
o Corsica
- Dialetti centro-meridionali
o Area mediana
o Alto Meridione, definito anche gruppo dialettale napoletano (com-
prende i dialetti parlati in Campania, in Basilicata, in gran parte

7 Avviamento critico allo studio della dialettologia italiana, I. Problemi e metodi, Pacini
Editore, Pisa, 1969. Linguistica, 11(1), 93-94.

8 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiano, Bari, Laterza, 2009, pp. 5.

9 Ivi pp. 21-22.

9
bria settentrionale, nelle Marche meridionali e nel sud del Lazio) (Fi-
gura 1)
o Meridione estremo, o gruppo dei dialetti siciliani (
letti siciliani, della Calabria centro-meridionale e del Salento)10 (Fi-
gura 2)
- Dialetti della Sardegna

11

Figura 1 Dialetti del gruppo napoletano

10 https://patrimonilinguistici.it/cosa-intende-lunesco-lingua-siciliana-lingua-napoletana/#:~:text=Napole-
tano%20e%20siciliano%20non%20sono%20variet%C3%A0%20della%20lingua%20italiana%2C%20ma,un%20dia-
letto%20di%20una%20lingua.

11 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7a/Neapolitan_language.jpg

10
12 Figura 2: Dialetti del gruppo siciliano

: la carat-
teristica fonologica che caratterizza ed accomuna i dialetti del gruppo siciliano è l'esito
delle vocali finali che presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata ed al
contempo assente negli altri gruppi dialettali italiani:
da -A finale latina -a
da -E, -I finali latine -i
da -O, - finali preromanze -u
-LL- che da - - (trascritto
nella letteratura come , , ddh, o ddr).

12 By Wento (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY-SA 3.0 (http://crea-


tivecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

11
1.4 Puglia e Salento: principali motivi storici delle differenze lingui-
stico-culturali
zone
principali: la Daunia a nord, la Peucezia nella zona centrale e la Messapia (terra tra due
mari13) corrispondente al Salento ed abitata da popolazioni di origine illirica.
Tradizionalmente, la fondazione di Taranto come uno dei maggiori porti della
Magna Grecia viene datata nel 706 a.C.14, in seguito alle migrazioni di alcuni gruppi greci
che provenivano da Sparta con fini commerciali ed espansionistici.
Sarà tra il IV ed il III secolo a.C. che il potere di Roma conquisterà la regione in
seguito a numerose guerre contro i Sanniti e potrà sfruttare la posizione favorevole del
porto di Brindisi (conquistata nel 267 a.C.) per la conquista dei Balcani e della Grecia.
I conquistatori tennero tuttavia separate le popolazioni nella REGIO SECUNDA, con
Apulia a nord della Via Appia, e a sud la romana Calabria. In tal modo i Romani confer-
marono le precedenti unità sociali e culturali: quella del territorio del nord posseduto dagli
Apuli a partire dalla collina della Murgia, e quella del territorio a sud posseduta dai Mes-
sapi.15
Nonostante i numerosi popoli che hanno influenzato la tradizione pugliese nel
corso dei secoli, a principale divisione della regione è
lento ed il resto della Puglia.
Storicamente il Salento era occupato, come già anticipato poche righe sopra,

16

Sono ancora vivi nel Salento dei dialetti greci (il griko parlato nella cosiddetta
Grecia salentina nella zona del Leccese) e l'influenza greca si è fatta sentire anche nel

13 De Simone C., Gli studi recenti sulla lingua messapica, in AA.VV., Italia Omnium Terrarum Parens,
Milano 1989, pp. 651 sgg.

14 Peluso G., Storia di Taranto, Taranto, Scorpione Editrice, 2014

15 Mancarella G.B., Dialetti salentini, in Le lingue del Salento, Università del Salento, 2015, p.
155

16 Devoto F., Gli antichi italici, Firenze, Vallecchi, 1967, p. 49

12
resto della Puglia ma a distinguere questa zona settentrionale dal Salento è sicuramente
la cultura sannitica (lingua osca).
In età romana ha conservato una sua autonomia anche in campo economico, come
ancora mostrano i suoi insediamenti sparsi. Culturalmente il Salento era molto aperto e
ne è testimonianza Quinto Ennio17 tria corda)18: cor-
rispondenti alle tradizioni romana, greca e sannitica.

della cultura romana mi affido alle parole di G. Devoto e G. Giacomelli:

Abituate a una comunità linguistica superiore, le varie aree della Puglia a nord
della linea Taranto - Brindisi si inserirono nella tradizione romana come un blocco. Dal
primo momento sino alla fine rimasero in contatto col centro e con le varie correnti di
innovazioni che ne irradiavano. A nord della linea Taranto-Brindisi si ha così in forma
definitiva un sistema di vocali latino-volgari, non solo diverso dal salentino e identico al
napoletano, ma identico a quello presupposto da tutto il resto del mondo neolatino occi-
dentale, sulla base di nove vocali.19

In territorio apulo dovette arrivare un latino trasportato da parlanti, a maggioranza


di origine italica, con particolari abitudini fonetiche; in territorio messapico invece deve
essere giunto un latino trasportato da parlanti a maggioranza federati: oggi i dialetti pu-
sonorizzazione di alcune consonanti di sicura ori-
gine sannita; i dialetti salentini
di -ND-, -MB- (forse di più recente origine).
Nel corso del VI secolo d.C. ha inizio la dominazione bizantina, durante la quale
Con la dominazione bizantina iniziata nel VI secolo, Bisanzio tenne uniti i due territori
20
, con capitale Bari.
Mancarella continua affermando:

uando i Longobardi di Benevento occuparono tutto il territorio di Bari, e


anche una parte del Salento, Bisanzio restrinse la sua occupazione al solo territorio oltre
Otranto-Gallipoli. Nello stesso periodo si stavano diffondendo le due innovazioni, partite

17 Quintus Ennius (Rudiae, 239 a.C. Roma, 169 a.C.): poeta, drammaturgo e scrittore romano, considerato
il "padre" della letteratura latina, poiché fu il primo poeta ad usare la lingua latina come lingua letteraria in competizione
con quella greca

18 Quintus Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret ("Quinto Ennio
diceva di avere tre anime in quanto parlava greco, osco e latino") - Aulus Gellius, Noctes Atticae 17.17

19 Devoti G., Giacomelli G., I , Sansoni Università, 1967, Firenze, pp. 120-121

20 Cilento A., Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, Magnus Edizioni SpA, Udine, 2005

13
dal Nord, nel territorio occupato dai Longobardi: la distinzione sillabica e il condiziona-
mento delle vocali finali su quelle toniche.21

1.5 Pugliese e Salentino: principali differenze


Le principali differenze linguistiche a segnare la divisione di Puglia e Salento
sono:
a) nel Salento si parte da un sistema vocalico analogo a quello siciliano, fondato
cioè sulla distinzione di sette vocali nel latino volgare:
[a], [ ], [e], [ ], [o], [i], [u]
(Nei dialetti di Taranto e Francavilla Fontana i fonemi [ ] ed [e] non sono più
distinti, lo stesso accade per [ ] ed [o]).
aperta e
chiusa, questa differenza non ha oltrepassato la linea Taranto-Brindisi.22
b) Il Salento è caratterizzato dal livellamento della forma metafonetica condizio-
nata dalla - finale: a Lecce si ha chistu, chista per «questo, questa» al con-
chistu, chesta nelle zone Pugliesi.23 Questo punto non si ap-
plica alla zona del Salento settentrionale (di tipo brindisino), nel quale la me-

di «questo, questa» nel dialetto Monteiasino che si risolve in quistu, questa).


c) Per quello che riguarda il trattamento delle vocali [ ] ed [ ], il Salento mostra
come buona parte del Meridione la dittongazione su base metafonetica che
appare anche nelle sillabe chiuse (cfr. vìenti «venti», cierchi «tu cerchi»).
La novità consiste nella dittongazione da -o che si assesta nella forma dissim-
metrica di [w ] come in buenu bueni. (es: Francavilla Fontana24, niervu dit-
tongato sotto l'azione della - finale in condizione metafonetica ma nora
«nuora» fuori di metafonia).

21 Mancarella G.B., Dialetti salentini, in , Università del Salento, 2015, p.


156

22 Parlangeli O., Storia linguistica e storia polìtica nell'Italia meridionale, F. Le Monnier, 1960, Firenze, p.
37

23 Ivi p. 48

24 Ribezzo F., Il dialetto apulo-salentino di Francavilla Fontana, Forni, 1977, p. 21

14
d) Inoltre, nel Salentino sopravvivono i gruppi consonantici -ND- ed -MB-, as-
similati completamente secondo la soluzione sannitica in -NN- ed -MM- nei
dialetti Pugliesi (quannë quandu25).
e) Il Meridione estremo (fatta eccezione per il Salento settentrionale) è caratte-
rizzato dalla presenza di consonanti retroflesse [ ] come esito di -LL-
dal latino illo i o). I dialetti brindisini hanno come risultato -dd- (iddo) e
tale soluzione prosegue anche nei dialetti pugliesi e molisani (es. barese ka-
vaddo 'cavallo'), anche in questo caso si presuppone una retroflessa poi regre-
dita.
f) Altra tipicità del salentino è la desonorizzazione delle occlusive sonore ([tittu]
'detto', [kustu] 'gusto'), che si registra anche intervocalicamente ([pe:te] 'pie-
de') ed è però bloccata dal raddoppiamento fonosintattico ([ta:re] 'dare' ma
[a u dda:re] 'devo dare'.26
g) Una tendenza dei dialetti campani che influenza anche i dialetti pugliesi e sa-
lentini sta nella palatalizzazione dei nessi /kl/, /gl/, /pl/, /bl/, /fl/, come accade
in lat. PLUMBUM chiummu lat. PLUS cchiù,
lat. PLUVIA chioggia. Si ricostruisce una prima evoluzione
in /j/
[ja te'ma]; in seguito /kl/ e /pl/ hanno esito [c] lat.
> ['ca : ].27 PLANTA chianta; PLENUS chino (/chiena); OCULUS uecchio
h) Innovazione storicamente arrivata dalla fascia adriatica che coinvolge solo le
varianti pugliesi è la dittongazione di tutte le vocali di sillaba aperta (si tratta
di un proseguo del fenomeno del frangimento vocalico o propagginazione, ti-
pico di molti dialetti della zona meridionale ed adriatica, il cui esito procede
): kaine > kene cane, féile
filo, méise mese, sòule sole, solo, kréude crudo, fòume fumo, léuce luce.28

25 D'Elia M., Ricerche sui dialetti salentini, Firenze ,1957, p. 134 sgg.; p. 150 sgg

26 Fanciullo F., Il trattamento delle occlusive sonore latine nei dialetti salentini, 1976

27 Alessandro De Angelis, Introduzione ai dialetti italiani meridionali estremi (dispense Master in Lingua,
ea ionica della provincia di Reggio Calabria) 2009/2010

28 Mancarella G.B., Dialetti salentini, in , Università del Salento, 2015, p.


156

15
Figura 3: Alcune isoglosse caratterizzanti in area salentina
29

29 Loporcaro M., Profilo linguistico dei dialetti italiani, Laterza, Bari, 2009, p. 155.

16
1.6 Salentino settentrionale: lungo il confine segnato dalle Via Appia
Appia longarum teritur regina viarum 30

Figura 4: mappa disegnata da Paolo Rumiz per il suo viaggio da Roma a Brindisi lungo la via Appia

Via Appia31 troviamo dialetti che


anche se fondamentalmente di tipo salentino, presentano degli esiti tipici pugliesi: vi è
traccia di un parziale indebolimento delle vocali finali ad alcuni casi di sonorizzazione
delle occlusive post-nasali, fenomeno che non si verifica nei dialetti leccesi e del Capo..
settentrionale è data dalla costante metafonia per
E ed O chiusi e aperti secondo il tipo napoletano32: peci (pece), pesci (pesce), croci
(croce), sotta (sotto) (prime condizioni), acitu (aceto), pisci (pesci), cruci (croci), furnu
(forno) (seconde condizioni), e compare metafonia anche nel caso degli aggettivi come
per: fredda/friddu, toce/tuci (dolce/i), kiena/kinu (piena/o), sorda/surdu.
In continuazione di E, O aperti (/ /, / /) si trova sempre lu pete/li piéti, lu sciélu,
lu parente/li pariénti, lenta/liéntu, lu sciénnuru (genero), u fuécu, lu uértu (orto),

30 (si percorre l'Appia, regina delle lunghe strade.) Publio Papinio Stazio, Silvae, 2, 2, 12.

31 Costruita tra il 312 a.C. ed il 244 a.C., collegava Roma a Brundisium (Brindisi)

32 Cfr 3.1.

17
cuéttu/cotta; sempre senza dittongo méju, méglio, pésciu peggio; con qualche oscilla-
zione ossu e uéssu, uévu e ovu, cuérnu e corni.33
Nella zona a nord della Via Appia corrispondente ai territori legati a Brindisi e
Taranto si hanno esiti di tipo napoletano; uno dei tratti comuni alle varietà pugliesi è il
particolare allungamento di alcune vocali toniche di sillaba libera e il turbamento di A di
sillaba libera. A Fasano si trova: bbiåv , u vås , u pån .
Paola Parlangeli, figlia dello scomparso dialettologo Oronzo Parlangeli, afferma
che il turbamento delle altre vocali toniche in sillaba libera è una caratteristica presente
Salento settentrionale anche se solo la varietà di Fasano raggiunge il modello
pugliese. 34
La Via Appia conferma la forza divulgativa che le vie di comunicazione possie-
dono: proprio lungo le antiche strade romane come Via Appia e Via Popilia camminavano
e si mescolavano tra loro le maggiori innovazioni linguistiche. Molti latinismi persistono
35

Putrisino dal latino petroselinum (sedano).


Crè dal latino cras (domani).
Piskrè dal latino post cras (dopodomani).
Mò dal latino mox (subito, adesso).
Tanno tum (allora).
Sine/None

33 Mancarella G. B., Dialetti Salentini .

34 Parlangeli P., Sistemi fonetici e fonologici nel Salento, in Lingue e Linguaggi 5, Università del Salento,
2011, p.28-29.

35 Rainer Bigalke, Basilicatese, München 1994.; Pina Vallo, La Lucania e gli antichi: storia, antropologia,
dialetto, Napoli 2008

18
CAPITOLO 2

MONTEIASI: DOVE PUGLIA E SALENTO SI INCONTRANO


2.1 Dialetti apulo-salentini
Tradizionalmente, il confine tra dialetti pugliesi settentrionali e dialetti salentini
viene tracciato lungo una linea che attraversa le città di Taranto, Villa Castelli, Ceglie
Messapica ed Ostuni. Nonostante esista questa netta distinzione, è proprio la zona di con-
fine a presentare delle varietà dialettali caratterizzate da elementi presi in prestito da ambo
il pugliese ed il salentino.

Figura 5: Confine tra Puglia e Salento


36

36 Mancarella G. B., XVI Salento, Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, 1975,
Pisa, p. 17.

19
Tre sono i dialetti principali a far parte di questo gruppo di transizione:
- Il dialetto tarantino (parlato nella città di Taranto ed in alcune sue va-
rianti dei paesi circostanti di Statte, Massafra, Crispiano, Leporano e
Palagiano;)
- Il dialetto cegliese;
- Il dialetto ostunese.37
Nella zona di confine tra Salento e Puglia, sono di difficile collocazione anche le
varietà dialettali della provincia di Brindisi (lungo la linea San Michele, Villa Castelli,
Ostuni) e di alcune località della provincia di Taranto a nord della Via Appia (San Giorgio
Ionico, Montemesola, Monteiasi). Si tratta di dialetti che presentano tratti linguistici in
parte salentini ed in parte pugliesi, ma, come afferma Mancarella, dalla totalità dei tratti
linguistici si ricava che sono fondamentalmente salentini settentrionali fortemente intac-
cati da influssi pugliesi38.
Il comune del tarantino Monteiasi (Mundejase in dialetto tarantino, Mun-
tiasi in dialetto brindisino e Muntiase in dialetto locale39) conta 5516 abitanti40 ed è loca-
lizzato nella subregione del Salento.
Il dialetto Monteiasino si identifica in quello salentino settentrionale di variante
brindisina, ma presenta molteplici elementi lessicali del dialetto tarantino.

2.2 Fenomeni fonologici tipici pugliesi nel Monteiasino


La sonorizzazione delle occlusive post-nasali sembra arrivare nei dialetti di questa
zona settentrionale del Salento in modo incostante: come accade a Ostuni, anche nel Mon-
teiasino vi sono esiti come monde (monte), tiembe (tempo) ttiente (dente),
kuàntu (quanto), ma esiste anche la tipicità della diocesi di Taranto della diffusione

37 Ribezzo F., Il dialetto apulo-salentino di Francavilla Fontana, Forni, 1977

38 Mancarella G.B., XVI Salento, Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, 1975,
Pisa, p. 26.

39 AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano,
GARZANTI, 1996, p. 417.

40 Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2019.

20
dell'assordimento del gruppo -n - ( = ) in -n - ( ), come si verifica in món ere
(mungere) ed in ian lu (angelo).
- che si
alterna alla vocale a-; alcuni esempi sono aiéri (ieri), iàveto (abito 1a persona singolare

2.3 Fenomeni fonologici tipici salentini nel Monteiasino

dal forte accento dinamico di tipo pugliese, tendono ad indebolire le vocali atone finali:
lo si nota Fasano a Taranto dove troviamo fritt , kald , kapidd , ciò
non accade tuttavia nel dialetto monteiasino41 nel quale tutte le atone finali sono ben ar-
ticolate: frummìkela (formica), vardìkula (ortica).42
43
sono costanti in tutto il
territorio del Salento settentrionale: (vincere) venku (vinco), (vinci), pilu
44
(pelo). : lu pete, li piéti, aperta, apiértu, fiérru,
tiémpu, petra.45
Nelle forme verbali gli esiti metafonetici non hanno più unico fondamento nella
d , ma sono condizionati dalla coniuga-
zione di appartenenza della voce verbale. Tutti i verbi della classe in -ARE presentano il
dittongamento condizionato: mescolare mm kare, mescolo , mescoli ;
gettare , getto , getti .
rompu,
rumpe; nascondere skonnere, nascondo skonnu, nascondi skunne; altri vanno incontro a
dittongazione condizionata: prumettu, prumiétti; temu, tiémi.46

41 Lo stesso accade anche nelle varietà di San Giorgio Ionico, Carosino e Grottaglie.

42 Mancarella G. B , 2015, Università del Salento, p. 152.

43 Cfr. 3.1

44 Cfr. 3.2

45 Parlangeli P., Sistemi fonetici e fonologici nel Salento, in Lingue Linguaggi 5, Università del Salento,
2011, p.28.

46 Ibidem

21
2.4 Lessico nel Monteiasino
Se si prescinde dai termini di origine greca non troviamo e non ci aspettiamo
di trovare molte parole da classificare come «pugliesi». La Puglia partecipa infatti di
quel lessico meridionale di cui abbiamo dato vari esempi, ai quali possiamo aggiungere
kré (Monteiasi) kray47 (Vernole LE), sokra.
Un caso particolare come attane48 padre (derivato dal lat. atta col suffisso -NE
che si applica a voci di parentela49)50.

47 Mappa AIS 347.

48 Mappa AIS 5.

49 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 2, Einaudi, Torino, 1968, p.
20-21.

50 Devoto G., Giacomelli G., , Sansoni Università, 1967, Firenze, p. 125.

22
CAPITOLO 3
FENOMENI FONOLOGICI TIPICI MONTEIASINI
3.1 Metafonia
La metafonia è un fenomeno di assimilazione progressiva della vocale accentata
di una parola alla vocale seguente di un suffisso.51 Si tratta di un fenomeno fonologico di
assimilazione regressiva a distanza presente in molteplici lingue e comporta l'influenza
delle vocali finali latine atone - -
- - con il minimo grado di apertura e quindi la metafonia agisce
diminuendo il grado di apertura della vocale tonica conformandola al grado di apertura
della vocale atona. 52
Questo fenomeno è sostanzialmente di due tipi:
napoletano, in cui:
o {[e], [o] [i], [u]} / ___ -/i/, -/u/
o {[ ], [ ] [je], [wo/w ]} / ___ -/i/, -/u/
sabino-ciociaresco, in cui:53
o {[e], [o] [i], [u]} / ___ -/i/, -/u/
o {[ ], [ ] [e], [o]} / ___ -/i/, -/u/

Il sistema vocalico del salentino settentrionale presenta dei cambiamenti metafo-


netici dovuti alle vocali finali come nel sistema napoletano, gli esiti saranno quindi54:
, [e] / [i]
[o] / [u]
[ ] /[j ]
[ ] / [w ]

51 Nespor M., Le strutture del linguaggio. Fonologia, Il Mulino, 1993, p. 80.

52 Bruni F. (a cura di), documenti, UTET, 1994, Torino, p. 217.

53 Ivi p. 218

54 Costagliola A., Il vocalismo tonico di Lecce: analisi acustica di un campione di parlanti differenziati per
sesso ed età, Brescia, EDK Editore, 2004, p. 568-570

23
Schematizziamo gli esiti metafonetici relativi alle varietà del salentino settentrionale:
,AU

i e a o u

i j a w /w u

Se la metafonesi colpisce le vocali chiuse /e/ ed /o/ toniche, la /e/ si chiude in /i/,
mentre /o/ si chiude in /u/ dando esiti come cìcere (ceci), crituto (creduto), sicchio (sec-
chio), cuntà (raccontare), palummo (colombo, palombo), acito (aceto).
Tra gli esiti di metafonia più comuni vi sono quelli che caratterizzano il passaggio da
singolare a plurale: , , la reti, li riti, lu kulore, li kuluri, e quelli che indicano il
cambio di genere da femminile a maschile: rossa/russu, fredda/friddu

3.2 Dittongazione condizionata


/, queste si
dittongano, rispettivamente in /j / e in /w , w /, vediamo alcuni esempi in anieddo, vientu,
piettu, fierru.55
Alla / / tonica latina si sostituisce il più delle volte il dittongo /w /, dal latino
corpus si ha come esito monteiasino cuerpo, allo stesso modo si passa dal latino focus
alla forma dittongata fueco.
Alla tonica radicale si sostituisce il dittongo /j / come evidenziano i passaggi
dal latino merum al monteiasino mieru (vino), dal latino pectus a piettu, o ancora dal
latino lentus a lientu.
Nel passaggio al genere femminile la dittongazione condizionata non si presenta
e la vocale radicale torna ad essere / /, come illustrano gli esempi: la socra/lu suecru

55 Alessandro De Angelis, Introduzione ai dialetti italiani meridionali estremi (dispense Master in Lingua,

p.2.

24
(suocera/suocero), la morta/lu muertu (morta/morto, dal lat. mortus), la porca/lu puercu
(dal lat. porcus), lu percuecu/la percoca (pesco/pesca), noa/nueo56 (nuova/nuovo).57
Anche in questo caso esistono esempi di dittongazione condizionata che avviene
nel passaggio tra singolare e plurale: lu tente/li tienti (dente/denti), lu erme/li iermi
(verme/vermi), lu pete/li pieti (piede/piedi), lu uessu/li osse (osso/ossa), lu cuerno/li
corna (corno/corna).58

3.3 -ll- diventa -dd- (Rafforzamento consonantico in posizione


intervocalica)
In moltissime zone del Mezzogiorno è caratteristico lo sviluppo di suoni cacumi-
nali: il particolare carattere di tali suoni consiste nel fatto che la posizione della lingua,
fortemente piegata all'indietro, provoca una occlusione più o meno ampia contro il palato
superiore.59
Uno degli esiti più comuni è proprio quello del passaggio dalla geminata laterale
-ll- alla cacuminale (retroflessa) - -; si tratta di un suono valido per quasi tutta la Sicilia,
per gran parte della Calabria e per il sud della penisola salentina.
Il timbro varia a seconda della zona principalmente perché la caratteristica cacu-
minale tende a variare anche tra località vicine. Il suono stesso è articolato talvolta più
energicamente, talvolta meno: le singole varianti locali non sono facili da distinguere fo-
neticamente l'una dall'altra.60
Spostandosi verso il nord il gruppo - - ha perso il suo carattere cacuminale di-
-dd-
tipica del Salento settentrionale, soprattutto per quanto riguarda la varietà brindisina e la

56 Anche nova/nuevo

57 Mancarella, 2005, in Garrisi A., Grammatica del dialetto leccese, Gazzetta del Mezzogiorno, 2014, p.4.

58 Garrisi A., Grammatica del dialetto leccese, Gazzetta del Mezzogiorno, 2014, p.32.

59 Romano A., Proprietà fonetiche segmentali e soprasegmentali delle lingue parlate nel Salento
meneo, Università del Salento, 2015, p.159

60 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 1, Einaudi, Torino, 1968,
p.329.

25
provincia di Taranto (delle quali sappiamo far parte anche il dialetto monteiasino), ma
anche della Campania meridionale, di alcune zone della Lucania e delle varietà pugliesi
delle province di Bari e Foggia. Alcuni esempi sono gli esiti di capello in kapiddo, collo
in kueddo, uccello in a jeddo.61
Altri esempi evidenziano come questo fenomeno abbia luogo solo in contesti in-
tervocalici: mollica moddika, gallina jaddina, gallo jaddo, coltello kurtjeddo, pelle pedde,
(greco trullos) trullo truddo, martello martieddu.62
Lo stesso fenomeno compare anche nei pronomi personali it. ella lat. Illa
monteiasino edda ed il maschile it. egli lat. Illo monteaisino iddo.

61 Rohlfs G., Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Vol 1, Einaudi, Torino, 1968,
p.332.

62 Valente V., Puglia XV, in Profilo dei dialetti italiani, Cortelazzo M. (a cura di), Pacini Editore, Pisa, 1975,
p.20.

26
CAPITOLO 4
INCHIESTA DIALETTOLOGICA

4.1
Per analizzare al meglio le particolarità del dialetto monteiasino anche dal punto
di vista della sociolinguistica, la scelta che meglio si prestava per raccogliere informa-
zioni quanto più autentiche possibile è stata
tra i parlanti della varietà dialettale di Monteiasi.
Per motivi di distanza geografica non mi è stato possibile esaminare personal-
o un questionario63 che desse
la possibilità di spaziare nelle risposte riguardanti opinioni ed esperienze personali.

r così analizzare eventuali diffe-


renze sia per quanto riguarda le vere e proprie competenze linguistico dialettali che per
ciò che concerne la percezione che i parlanti hanno della comunicazione tramite il proprio
codice dialettale nei diversi contesti.
intervista si snoda in quattro sezioni principali:
La prima parte è caratterizzata da domande di tipo anagrafico, necessarie per la
sud
comprendere varie differenziazioni tra i parlanti su un livello puramente sociolinguistico.
In seguito, gli intervistati vengono interrogati sulla loro personale esperienza per
: a che età ricordano si aver co-
minciato ad interagire in dialetto e da chi lo hanno imparato principalmente; nella mede-
sima sezione si chiede ai parlanti di assegnarsi alcune autovalutazioni in merito alla per-
cezione delle proprie competenze linguistico-dialettali.
lla personale considerazione che gli
intervistati hanno del dialetto come forma comunicativa: vengono perciò poste domande
riguardanti i diversi registri linguistici utilizzati a seconda del variare dei contesti; si pon-
gono inoltre domande mirate ad avere

63
Appendice p. 49.

27
al relazionarsi in dialetto: se venga vissuto come un valore di cui andare fieri o se piuttosto
causi disagio e vergogna.
Inoltre, agli informatori vengono poste domande nelle quali si chiede loro se pen-

hanno della propria variante dialettale nel futuro.


riguarda le competenze linguistico-dialettali ed è
strutturata in due gruppi di esercizi pratici: nel primo vengono il parlante è invitato a
alcuni termini tratti dal lessico della vita quotidiana
e della tradizione popolare; la seconda parte si compone di una serie di brevi frasi semplici
delle quali gli intervistati dovranno fornire una traduzione in dialetto monteiasino se-
perciò si tratta di una vera e propria trascrizione della frase detta oral-
mente64.
4.2 Dati sociolinguistici
Al questionario hanno dato il loro contributo cento persone, delle quali il 38%
uomini ed il 62% donne; nonostante si sia cercato di mantenere un equilibrio anche dal
punto di vista del genere degli intervistati, le donne sono state più propositive ed hanno
accettato più volentieri di dedicare del tempo alla compilazione del questionario, spesso
invitando allo svolgimento anche altri membri della famiglia.65
Il range o è molto ampio: il più giovane degli intervistati ha 14 anni
mentre il più anziano ne dichiara
riore ai 35 anni, mentre il 18% supera i 50 anni.
Per agevolare la divisione dei contributi
separazione:
- Giovanissimi (tra i 14 ed i 24 anni) 15%
- Giovani adulti (tra i 25 ed i 35 anni) 20%
- Adulti (tra i 36 ed i 49 anni) 47%
- Over 50 (tra i 50 ed i 70 anni) 18%

64 A questo proposito sono state selezionate frasi propriamente parte della tradizione orale.

65 Dato riscontrabile attraverso alcuni casi nei quali più contributi (relativi a persone diverse) sono giunti
dallo stesso indirizzo di posta elettronica.

28
Il 94% degli informatori è nato nella regione Puglia e trenta persone dichiarano di
essere nati a Monteiasi (più della metà dei quali fa parte del gruppo over 50). Il 78% degli
intervistati risiede attualmente nel territorio del comune di Monteiasi e solo il 18% del
totale ha attualmente il proprio domicilio fuori dalla regione Puglia.
Solo il 16% degli informatori è attualmente occupato in un percorso di studi, il
56% è in possesso di un diploma di scuola media superiore, il 22% ha conseguito una
laurea universitaria ed il 16% ha una licenza di scuola media come titolo di studi più alto.

4.3 Apprendimento e personale percezione delle proprie compe-


tenze linguistico-dialettali

del dialetto di Monteiasi: solo due persone hanno replicato di no.


È interessante notare come tra gli under 35, il 57% affermi di aver cominciato ad

individuare
Genitori e nonni sono stati la maggior fonte di apprendimento del dialetto per oltre
il 70% degli intervistati, seguiti da scuole primarie e scuole secondarie di primo grado.
A questo punto, agli informatori veniva chiesto di auto valutare la propria compe-
tenza dialettale orale attiva in quanto parlante, ed orale passiva in quanto ascoltatore: in
generale è lampante come i partecipanti si sentano di gran lunga più sicuri come ascolta-

valutazione per quanto riguarda le proprie competenze di parlante.


È interessante notare come solo un terzo degli intervistati abbia affermato di co-
noscere perfettamente la lingua italiana, nonostante ciò,

89% si divide a metà tra chi preferisce parlare in italiano e chi invece non trova differenze
a livello di difficoltà.

4.4 Personale percezione del dialetto


negli uffici
comunali, allo sportello postale e quando ci si rapporta con i propri superiori, e ben

29
ottantasette persone su cento trovano inadeguato rispondere in dialetto se un estraneo
rivolgesse loro in italiano.
Circa il 70% preferisce rivolgersi in italiano al medico di base, agli insegnanti, ai
bambini piccoli, al sacerdote ed a eventuali propri dipendenti in ambito lavorativo.
I contesti nei quali si favorisce il dialetto sono sicuramente quello domestico
(anche se più della metà preferisce rapportarsi in italiano con i propri figli), informale
con gli amici e più del 50% ammette di utilizzare il dialetto nei momenti di rabbia.
Solo il 40% degli informatori è solito utilizzare il dialetto nella forma scritta, e lo
adopera unicamente per scrivere messaggi informali a parenti ed amici o attraverso i so-
cial network.
La metà degli intervistati si sente a proprio agio parlando in dialetto ed infatti,
nonostante la maggior parte dei partecipanti scelga di esprimersi in italiano quando si
trova in contesti formali, non si preoccupano di mascherare la propria cadenza dialettale;
tuttavia non è così per tutti: il 20% si sente a disagio e tenta di nascondere anche eventuali
cadenze regionali.
È unanime la percezione del dialetto come una sfaccettatura importantissima della
propria cultura che deve essere preservata in quanto espressione della tradizione. Nessuno
pensa che il dialetto dovrebbe essere sostituito completamente dalla lingua standard ma
al contempo sono cinque le persone che lo

destinato a scomparire (figura 6).

Figura 6

30
Il maggior numero degli informatori afferma di utilizzare alcune parole in dia-
letto anche mentre si esprime in italiano imputandone la ragione alla maggior espressi-
vità offerta dalla propria varietà locale. Solo il 23% dichiara di non ricorrere mai a voca-
boli italiani mentre utilizza il dialetto, il restante campione di intervistati si divide tra chi
ammette di non conoscere tutto il lessico del monteiasino e chi invece afferma di neces-
ti in dialetto.

4.5 Competenze linguistico-dialettali


Giunti alla quarta sezione del questionario, gli informatori sono stati posti da-
vanti ad una seria di vocaboli, la maggior parte dei quali tratta dalla vita quotidiana e le-
gati a tradizioni e cucina.

4.5.1 Carciofo /skar weppl /


La trascrizione più frequente è stata scarciuepplo, assolutamente la più vicina

della vocale finale che nelle risposte oscilla tra -o, -u, -e ed -a, il che è giustificato pro-
prio dalla presenza della vocale centrale media Schwa ( ).

4.5.2 Melanzana /maran ana/


uazione di questo vocabolo non vi sono stati grandi difficoltà,
la trascrizione più affricata sonora
al posto della sorda .

4.5.3 Ombelico / uddiko/


Vuddico è stata la scelta più frequente tra gli intervistati, coloro che si sono di-
scostati da questa risposta hanno scelto consonanti iniziali differenti come per puddico e
muddiclo.

4.5.4 Grembiule /sunale/


Termine indovinato con maggiore facilità dal gruppo degli adulti, e con ancor
minori difficoltà dagli over 50. La trascrizione fonologica coincide con la risposta più
gettonata.

31
4.5.5 Russare
I maggior dubbi sono evidentemente la scelta tra /k/ occlusiva velare sorda e /g/
sonora, sulla presenza o no della n- iniziale, e molti hanno preferito troncare la desinenza
-are in favore di una forma ngruffulà.

4.5.6 Vaso/Anfora /kapas ne/


a causa
dei molteplici sinonimi legati alle varie utilità dei vasi; capasone, crasta e vummile sono
state le traduzioni più adottate. Interessante notare come i Giovanissimi ed i Giovani
adulti abbiano favorito il vocabolo capasone66, mentre vummile e crasta sono stati sele-

4.5.7 Cassetto /tiraturo/


La traduzione più adottata è stata tiretto, vocabolo italiano selezionato anche

4.5.8 Gallo /jaddo/; Gallina /jaddina/


-ll- -dd- è stato individuato dal 95% dei parlanti intervistati e solo po-
Si tratta in-
fatti di un indebolimento consonantico da occlusiva velare sonora ad approssimante labio-
velare ad inizio di parola davanti a vocale.
{/g/ /j/} / #___V

[+consonantico]
[-sillabico] [-consonantico]
[-sonorante] [+continuo]
[-continuo] [-posteriore] / #___ [+sillabico]
[-ril. rit.] [+sonorante]
[+alto]
[+posteriore]

66
parte del
gruppo dei Giovanissimi.

32
Il dubbio principale è sorto nella scelta della vocale finale nella traduzione di
-o ed -u.

4.5.9 Piede Piedi /pete/ /pj ti/


Ho selezionato questa traduzione come esempio per evidenziare la dittongazione
condizionata da metafonia.
Tutti coloro che si sono cimentati nella trascrizione del singolare e del plurale
-e- nel singolare ed il dittongo -je- del plurale.

4.5.10 Sciogliere /skua jare/


Con questo passaggio da italiano a dialetto monteiasino si voleva evidenziare il passag-
gio dalla laterale palatale / / /.
dividuato dalla maggior parte degli intervistati, che hanno fornito come unica alternativa
clusiva dentale sonora /d/: squaddiare.

4.5.11 Guscio /skwer l /


scuerclo, ma chi lo ha ricor-

4.5.12 Che ci dobbiamo mangiare oggi? Ce ne ma mancià osce?


Il problema principale ad essere sorto agli informatori è stata la trascrizione di particelle
che oralmente si dicono talmente velocemente e senza introdurre pause in mezzo da ri-
sultare difficili da individuare singolarmente.
Ce (Che) ne (ci) ma (dobbiamo) mancià (mangiare) osce (oggi)?
In linea di massima gli intervistati hanno fornito delle traduzioni corrette ed hanno sempre
dato / /t /.67

4.5.13 Hai inzuppato/bagnato bene la frisella? È sponzato bbona la frise-


dda?

67
Cfr. 2.2

33
Nel passaggio da frisella a frisedda è chiaro il fenomeno di rafforzamento consonantico
esaminato nel paragrafo 3.3.
Tutti i partecipanti hanno individuato il fenomeno fonologico.

4.5.14 Mi dai un pezzo di pane?


stuezzo, probabilmente pro-
veniente da tozzo presenta dittongazione condizionata / / /w /.
Gli intervistati si sono divisi tra la scelta del suddetto termine e la variante piezzo,
volta / / /j /.

4.5.15 Fa freddo! Dai muoviti che sto congelando! Fasc fridd! Mena
muevt ca m sto mpizziriddescio/chiatro.
Questa traduzione è utile insieme alla seguente per evidenziare la metafonia degli agget-
tivi freddo-fredda (friddo-fredda). Tutti i parlanti hanno risolto la frase correttamente,

dittonga solo in quella persona68.

4.5.16 No bevere
!
nella forma femminile fredda, que-
sto periodo è interessan tient (che non si veri-
tente
inizio di parola.

4.5.17 A) Adesso arrivo, dove hai conservato la cintura nuova? Mo


vengo, ddo è rruccato la curescia nova?
B) Ti sei sporcato/insudiciato il pantalone nuovo!
tato/inzivato lu casone nuevo!
Questa due semplici frasi sono state formulate sia per testare il vocabolario degli infor-

zionata di nuevo che non si verifica tuttavia nel femminile nova.

68
Io m movo; tu t muev; iddo s move; nu ni muvimo; vu vi muvite; loru s movono

34
I parlanti non hanno presentato difficoltà, hanno però dato possibilità di riflettere poiché
la forma nuevo-nova tende ad essere alternata a nueo-noa: si tratta di una lenizione della
fricativa labiodentale sonora (v), che passa ad approssimante labiodentale sonora ( ) e
continua ad indebolirsi fino a cadere.

4.5.18 Iddo ha sban-

-ll- a occlusiva dentale -dd- in posizione


intervocalica di lat. illo monteiasino iddo e di lat. anellus monteiasino anieddo.
Inoltre, notiamo la dittongazione condizionata / / /j /
creteva.
creteva
vocalica da metafonia, rafforza anche la fricativa dent
fricata: pintsava.

35
36
CONCLUSIONI

I dialetti, oltre ad essere espressione della propria tradizione e cultura, sono anche
pregni di storia ed emozione ed è dovere dei parlanti prendersene cura e tramandarli alle
generazioni più giovani.
In questo elaborato si è cercato di analizzare la struttura e la storia che ha portato
alla formazione della varietà dialettale parlata a Monteiasi.
Si è trattato di un lavoro di ricerca ed analisi poiché la bibliografia riguardante
questa zona di confine tra Puglia e Salento è purtroppo rara e di difficile reperibilità.
Nonostante ciò, i contenuti relativi al territorio Salentino e quelli riguardanti la
Puglia settentrionale sono stati per me preziosissimi, poiché mi hanno permesso, in
quanto parlante del dialetto Monteiasino, di cogliere fenomeni fonologici e similarità les-

La complessità della storia del territorio pugliese è resa ancora più interessante
dalle diverse culture che vi si sono incrociate nei secoli. Il fatto che que-
ste due grandi aree linguistiche (Puglia e Salento), che siano
ma che si incontrino lungo il percor
zandosi costantemente, è certamente segno di una terra piena di peculiarità dialettali an-
cora da individuare e catalogare.

chiesta tra i parlanti del paese, in molti si sono domandati cosa ci fosse mai di parti-
colare nella varietà linguistica di un comune con poco più di 5000 abitanti. Quando poi
accennavo al fatto che nonostante sia nella zona del dialetto Tarantino, si tratta invece di
un dialetto Salentino Settentrionale di varietà brindisina, tutti i miei interlocutori resta-
vano positivamente sorpresi ed incuriositi.
Si è sempre così affezionati al proprio dialetto ed alla cultura che esso porta con
sé, ma siamo sicuri di conoscerne realmente la storia?
La moltitudine di fenomeni fonologici, che rendono diversissimi fra loro anche
dialetti geograficamente vicini, funge da linea guida per ricostruire antichi contatti tra
popoli diversi, i quali avvenivano magari attraverso la regina delle strade, una delle più
importanti vie romane della storia che da Roma portava sino a Brindisi, porto importan-

37
360 miglia romane lungo le quali i dialetti si incontravano, si univano, si modifi-
cavano a vicenda e creavano spontaneamente nuove varietà linguistiche.

interessanti. A partire dal diverso rapporto personale col dialetto in base alla
di appartenenza: basti citare come dato che dei sedici appartenenti al gruppo dei Giova-
nissimi (dai 14 ai 24 anni) sono ben sette ad affermare di cercare di nascondere e masche-
rare la propria cadenza dialettale quando abbandonano il contesto paesano-famigliare
(43,75%); al contempo, sono sempre sette le persone tra gli intervistati con più di 25 anni
ad aver affermato lo stesso, ma si tratta in questo caso di una cifra irrisoria se conside-
riamo il totale di ottantaquattro persone che fanno part
(8,33%).

entro il

in contatto attivamente con il dialetto prima dei 10 anni, l

sta:
sono stati infatti i più giovani, qualcuno ha tentato con una regionalizzazione del vocabolo
italiano dando come risposta

scelta di capasone da parte degli under 25, contrapposta a vummile, versione favorita delle
fasce di età superiori.

autovalutazione e presa di consapevolezza di quanto effettivamente ci si senta a proprio


, ma la mag-

quale hanno potuto mettere alla prova delle competenze che nessun esaminatore ha mai
effettivamente testato.

38
voluto assolutamente ricevere delle vere e proprie correzioni, ed altri hanno addirittura
ringraz
alcuni termini legati a
La stesura del presente elaborato si è svelata un potente viaggio nella storia lin-
guistica della mia terra e della mia famiglia e, nonostante le molteplici nuove conoscenze
acquisite, è aumentata la consapevolezza di avere ancora molte sfaccettature da ricercare
ed esaminare, sia per quanto riguarda la varietà linguistica, ma anche la storia del territo-
rio che ne è culla.

39
40
SUMMARY

This dissertation is aimed at giving a panoramic overview of the dialectal situation


in the Apulia region, describing the major differences between Salentino and Apulian
dialect and the main reasons this split is due to.
Then I will focus on the linguistic code of Monteiasi, a tiny village part of the
province of Taranto which shows plenty of peculiar features as it is part of Northern
Salento, but it is also strongly influenced by Apulian dialects.
In order to be as clear as possible, firstly I will introduce the reader to dialectology
and to some terms necessary to fully understand this paper.
A dialect is a regional variety of language distinguished by features of vocabulary,
grammar, and pronunciation from other regional varieties and constituting together with
them a single language. 69
The branch of knowledge which studies the evolution of dialects over time is

Saussure to the study of linguistics, traditional synchronic linguistics made room for a
new diachronic (horizontal) way of studying the development of a language.
The actual focus of this dissertation is Monteiasi a tiny village near Taranto which
truly was an unexpectedly inspiring starting point since its dialects are cataloged as North-
ern Salentino (Brindisino group) despite its political belonging to Taranto province.
With the aim to accurately pinpoint the linguistic features characterizing the dia-
lect of Monteiasi, I decided to elaborate a brief introduction to the main divisions and
dialectal categories of Southern Italy.
Apulia region is split into two major groups: Apulia and Salento.
Apulian dialect is part of Neapolitan varieties while Salentino belongs to the Ital-
ian dialects usually referred to as Extreme Southern ones.
But which were the main causes that historically led to this separation? In ancient
times, the Apulian area was split into three main regions: Daunia, Peucezia, and Messa-
pia. These three sections always kept a strong cultural identity, despite lots of invasions
and occupations of Greek, Roman and then Byzantine and Langobard armies.

69
Merriam Webster definition of dialect.

41
In Roman times, Apulia was split into Apulia and Calabria and the boundary was
marked by Via Appia (Appian Way), the ancient Roman street which is still nowadays
considered the border between Apulian dialects and Salentino ones.
The main difference between these two dialectal varieties concerns the vowel sys-
tems they adopt: Salentino dialects identify a seven vowel system based on the Proto-
Romance one, on the other hand, Apulian dialects select nine vowels since they distin-
guish and open and a close I and U.
Neapolitan metaphony plays a main role in Salento linguistics features: high mid
vowels are raised to high before a high vowel. In the same context, low mid vowels can
be raised to high mid, or diphthongized. This has resulted in numerous alternations, as in
the examples /kulore kuluri/ "colour- pjeti/ "foot-feet", where the
plural form shows metaphonic effects70.
Monteiasi linguistic variety is affected by Metaphony (apophony or diphthongi-
zation), this happens because this dialect is included in Northern Salentino (Brindisino
variety) where this phonological process reflects specific triggers.
The area where Monteiasi is located on the boundary between Apulia and Salento
and this inevitably means that those dialects which are spoken there will show influences
from both the dialectal varieties.
For instance, Monteiasino is affected by Neapolitan Metaphony but at the same
time shows a discontinuous switch between voiced and unvoiced consonants: from tempo
to dialectal tiembe (time/weather) but also from dente to Monteiasino ttiente (teeth) or
dialectal man are from mangiare (to eat).
The last chapter of this dissertation shows the results of a dialectological inquest.
I surveyed 100 people among speakers of Monteiasino dialect in order to discover and
analyse any sociolinguistics differences.
The survey is structured in four main sections through which the interviewee was
asked to answer some brief open questions and multiple-choice ones. Because of the ge-
ographical distance I was not able to carry out this investigation in person, so I created an
online form in order to collect the interviews.

70
Calabrese A. (2011), Metaphony in Romance, in Phonology across languages

42
First of all, the interviewees were asked some information regarding their age,
gender, job, and level of instruction, these data allowed me to interpret in a better way the
results of the survey as I was able to create groups targeted by diverse sociolinguistics
elements.
38% of interviewees were men, the majority of contributes came from women
(62%) who seemed to be way more intrigued by this research.
I tried to keep a balance between age ranges with the aim to have an overview the
as complete as possible; 35% of the participants were younger than 35 years old, whilst
18% is over the age of 50.
The second section is about the process of learning the dialect; the participants
were requested to remember at what age they started to express themselves by using Mon-
teiasino and where they learnt it the most.
72% of over 35 interviewees claim that have begun to interact in dialect before
their tenth birthday, this data is way lower (50%) among under 35 participants.
The top three ways in which people said to have learnt Monteiasino are grandpar-
ents, parents, and primary schools.
After this, I asked the informants to self-evaluate themselves and their linguistic
skills both as an active speaker and as a passive listener of their dialect; they were also
required to reflect about their actual knowledge of Italian as a standard language and us-
ing which code (Italian or dialect) they feel more comfortable,
Part three is about the personal perception of the dialect: I questioned the inter-
viewees about which context they consider proper and which unsuitable to communicate
in dialect. Familiar situations seem to be a common answer even though half of the par-
ticipants state that do not use dialect while talking to their sons.
Only a few participants would express themselves in dialect at the city hall or to
the family doctor, also teachers, postal office, and the priest seem to require the use of the
Italian language.
Moreover, only 40% of the participants use their dialect also in the written form,
and those who gave a positive answer claimed that they employ it only while texting
friends or posting on social networks.
The following set of questions were about how comfortable the participants felt
using their dialect, I asked them whether they were worried about their accent and if they

43
ever tried to hide it. Many people stated that they do not always feel at ease and even try
to camouflage their accent in a more formal context.
It was pleasant to notice how spread is the perception of Monteiasino as a funda-
mental feature of the culture and that we all need to preserve it.
70% of interviewees claimed that it can happen to use some words in Monteiasino
even while speaking Italian, they justify this choice saying that dialect helps to be more
expressive.
But it can also happen to use some Italian vocabulary while speaking dialect, peo-
ple who said this, split into two groups: on the one hand, the ones who claim not to know
the whole dialectal lexicon, on the other hand, the ones who state that there are some
concepts impossible to be expressed in dialect.

generations to learn: only standard Italian, onl


Everyone seems to like the idea of spreading the knowledge of the Monteiasino
dialect, even though 20% od the participants believe that sooner or later dialect will dis-
appear.
The fourth section is structured in two main sets of translation tasks from Italian
to Monteiasino.
In the first part, I selected twenty-one words part of the everyday vocabulary,
words related to cooking, and housekeeping.
For instance, scarciuepplo (artichoke), maranciana (eggplant/aubergine), but also
sunale (kitchen apron) and capasone (vase/amphora).
Some of these words were chosen with the aim to analyse any difference in
spelling or lexicon due to the belonging to diverse age group, or other distinctive data.

considered capasone as the correct answer, and the same did most of the people younger
than 35 years old; those interviewees belonging to another age group selected vummile as
their first choice, but also used capasone/capasa and crasta.
I also subjected the informer to some easy vocabulary, which could seem too close
to standard Italian but that was necessary to highlight some phonological processes which
show how spontaneous is the innate linguistic competence71 of native speakers.

71
Chomsky, N. (1965), Aspects of the Theory of Syntax, MIT Press, Cambridge

44
Fair examples could be the pairs iaddo/iaddina (rooster/hen) or pete/piete
(foot/feet): in the first one there is the traditional switch from -ll- to -dd- (in the standard
rule of Salentino dialect it should become a cacuminal retroflexed sound - -, but Mon-
teiasi takes the Brindisino dental variant), and the consonantal weakening from the plo-
sive -g- to the semivowel -j- at the beginning of the word.
The pair pete/piete is a good example to show the diphthongizing caused by Nea-
politan metaphony.
At the end of the fourth section there are ten brief and simple Italian sentences to
translate into the Monteiasino dialect.
I structured the Italian sentences in a version as close as possible to the spoken
dialectal way of saying them with the purpose to avoid any forcing.
Also, in these sentences I tried to keep a traditional vocabulary with cross-refer-
ences to cooking, dressing and frequently used expressions.
This dissertation opens the way for further in-depth analysis of the marvellous
dialectal system of Monteiasi.

45
46
APPENDICE
Questionario: Inchiesta dialettologica a Monteiasi
Gentile informatore,
Sono una studentessa dell'Università di Padova e La ringrazio per aver deciso di
aiutarmi compilando questo breve questionario, che sarà alla base della mia tesi di laurea,
La prego pertanto di compilare il questionario nel modo più serio e sincero possibile,
senza ricorrere ad aiuti esterni.
Il questionario è anonimo ed i risultati verranno adoperati sotto forma di dati sta-
tistici d'insieme.

SEZIONE 1
Cominciamo con alcune brevi domande anagrafiche:
Età:
Sesso: Maschio
Luogo di nascita:
Luogo in cui risiede attualmente:
I suoi genitori sono originari di Monteiasi?
I suoi nonni materni sono originari di Monteiasi?
I suoi nonni paterni sono originari di Monteiasi?
Lei è un parlante del dialetto di Monteiasi?
Professione:
(per i pensionati:) Quale professione svolgeva in passato?
È uno studente?
In sede (studi entro i confini provinciali)
Pendolare nella mia stessa regione o in regioni limitrofe
Fuori sede in regioni del nord Italia
Fuori sede in regioni del centro Italia
Fuori sede nelle Isole
Fuori sede all'estero
Non sono uno studente

47
Titolo di studi più alto in suo possesso:

Altro
SEZIONE 2
Apprendimento e personale percezione delle proprie competenze linguistico-dialettali
In questa sezione le verranno poste delle semplici domande riguardanti le modalità di
apprendimento del dialetto monteiasino
1. Conosce il dialetto di Monteiasi?
2. A quanti anni ha cominciato a parlare il dialetto?
3. Dove ha imparato il dialetto?

4. Se dovesse dare un voto alla sua competenza dialettale ORALE ATTIVA (come
parlante):
ottima distinta buona discreta sufficiente insufficiente
5. Se dovesse dare un voto alla sua competenza dialettale ORALE PASSIVA (come
ascoltatore):
ottima distinta buona discreta sufficiente insufficiente
6. Come pensa di saper parlare italiano?

7. Le viene meglio parlare in italiano o dialetto?

SEZIONE 3
Personale percezione del dialetto
In questa sezione le verranno poste delle semplici domande riguardanti il suo personale
rapporto con il dialetto Monteiasino

48
1. Indichi con dei valori da 0 a 5 con quale frequenza userebbe il dialetto nei contesti
elencati (in cui 0 equivale a MAI, 1 a QUASI MAI, 2 ad A VOLTE, 3 a SPESSO,
4 a QUASI SEMPRE e 5 a SEMPRE) (oppure scelta tra italiano e dialetto)
- Con la madre
- Con il padre
- Con i figli
- Con i nonni
- Colleghi
- Compagni di scuola
- Insegnanti
- Con i propri superiori
- Con i propri dipendenti
- Col sacerdote
- Con il medico
- Con i negozianti della zona
- Con i bambini piccoli
- Amici del paese
- Amici di un altro paese
- Estranei ma compaesani
- Estraneo che le si rivolge in dialetto
- Estraneo che le si rivolge in italiano
- Alla posta
- Al comune
- Nei momenti di rabbia
2. Utilizza il dialetto anche nella forma scritta?
3. Se adopera il dialetto anche nella forma scritta, in quale di questi contesti?
Messaggi a parenti ed amici
Lettere e cartoline ad amici
Social Network
ima volta
Non utilizzo il dialetto scritto
4. Da 1 a 5, quanto si sente a proprio agio nel parlare in dialetto?

49
(1= Non sono a mio agio. Spesso cerco di mascherare anche la mia cadenza;

5. Si ritrova a cambiare modo di parlare a seconda che si trovi in un contesto formale


o informale?
Sì, parlo in italiano ma non mi preoccupo della mia cadenza dialettale
Sì, cerco in ogni modo di mascherare il mio accento
No, adopero il dialetto senza preoccuparmi dei diversi contesti
6. Secondo lei il dialetto:
a. È una parte importante della propria cultura e deve essere salvaguardato
b. È espressione della tradizione
c. È la lingua dei non istruiti
d. È utile per comunicare in determinati contesti
e.
f.
7. Secondo lei vi sono differenze tra il dialetto parlato da lei e quello dei suoi geni-
tori/nonni?
Sì No Solo quello dei nonni
8. Le capita di usare parole in dialetto mentre parla in italiano?
Sì No
Se sì, perché?
perché non conosco tutte le parole in italiano
perché in dialetto sono più espressive
altro
9. Le capita di usare parole in italiano mentre parla in dialetto?
Sì No
Se sì, perché?
perché non conosco tutte le parole in dialetto
perché certe cose non si possono dire in dialetto
altro
10. Vorrebbe che le generazioni future imparino:
Solo il dialetto Entrambi
11. Secondo lei la conoscenza del dialetto sarà destinata a scomparire?

50
Sì Si sta già indebolendo
No Si indebolirà ma non scomparirà

SEZIONE QUATTRO
Gentile informatore,
Siamo giunti all'ultima sezione di questo questionario: vi presento alcuni semplici
esercizi che prenderanno in esame le competenze dialettali,
Le chiedo cortesemente di non chiedere aiuti o cercare indicazioni, in quanto per
questo lavoro di ricerca ho bisogno di risposte autentiche e non di risposte giuste!
Grazie mille.
Le sottopongo una serie di vocaboli e brevi frasi in italiano che lei dovrà tradurre
nella sua parlata nativa. Può quindi usare una trascrizione molto semplice e
tografia italiana, purché sufficientemente chiara. Nel rendere la sua intuizione personale,
faccia pure uso di segni speciali aggiuntivi, il cui valore deve però risultare chiaro.
Può anche fornire versioni alternative di una stessa frase/parola.
1. Scriva la traduzione delle segue
1. Carciofo Scarciueppl
2. Ombelico Vuddico
3. Distrarsi/Svagarsi Sbariare /zbariare/
4. Orecchio Recchia /r kkja/
5. Melanzana Maranciana
6. Capriccio Piccio /pitt o/
7. Abbiocco Papagna /papa a/
8. Bernoccolo Panocchia
9. Schizzinoso Fizzuso /fittsuso/
10. Gallo Iaddo /jaddo/
11. Gallina Iaddina /jaddina/
12. Guscio Scuercl /skwer l /
13. Scarafaggio Milota /milota/
14. Sciogliere Squagghiare /skua jare/
15. Traboccare Spittirrare /spittirrari/
16. Piede / Piedi Pete / Piete /pete/ /pj ti/

51
17. Svegliarsi Discitarsi /di itarsi/
18. Cassetto Tiraturo /tiraturo/
19. Russare Ngruffulare
20. Grembiule Sunale /sunale/
21. Vaso / Anfora Capasone /kapasone/
2.
a. Che ci dobbiamo mangiare oggi?
Ce ne ma mancià osce?
b. Hai inzuppato/bagnato bene la frisella?
È sponzato bbona la frisedda?
c. Mi dai un pezzo di pane?
uezz t pane?
d. Fa freddo! Dai muoviti che sto congelando!
Fasc fridd! Mena muevt ca m sto mpizziriddescio
e. Adesso arrivo, dove hai conservato la cintura nuova?
Mo vengo, ddo è rruccato la curescia nova?
f. Ti sei sporcato/insudiciato il pantalone nuovo!
uevo!
g.
N edda, ca poe t toluno li tient !
h.
Idd ieddo.
i. Mio padre si è arrabbiato/innervosito.
Tan ma
j. Mi puoi schiacciare un po' di mandorle?

DICHIARAZIONE CONSENSO DATI PERSONALI

informa che:

52
- i dati forniti saranno trattati scien-
tifiche;
- la raccolta e il trattamento dei dati sarà effettuato con modalità informatizzate e manuali;
- i dati personali saranno trattati secondo quanto previsto dal D. Lgs. 196 del 30/06/2003
e non verranno diffusi a soggetti terzi;
- in ogni momento l interessato potrà esercitare i suoi diritti nei confronti del titolare del
trattamento, ai sensi del art. 7 del D. Lgs. 196/2003.

53
https://docs.google.com/spread-
sheets/d/1qlfLGmQSiuOcvrO1L9CuXPxOkd6mDOMfFX3tD6AlGQ
s/edit?usp=sharing

54
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58
sponibilità e pazienza dimostratemi, per i preziosi consigli, brillanti spunti di riflessione e per avermi
permesso di

mi hanno permesso la realizzazione di questa ricerca.


Un ringraziamento speciale va alla mia famiglia, a mamma Antonella, papà Ciro ed Antonio che mi
supportano (e sopportano) sempre.

Grazie ai miei coinquilini, siete la mia seconda famiglia.


Grazie agli amici con cui ho condiviso questi indimenticabili tre anni universitari.
Grazie a Daniele, per crescere assieme e migliorarci a vicenda ogni giorno, da un bel

Grazie a tutti.

59

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