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I PARADOSSI DI SOCRATE

Si parla di paradossi anche nella vita socratica, cose che non ti aspetti e che possono essere anche un po'
discutibili. L'etica, in Socrate, ha a che fare con la cura della propria interiorità, e si basa sulla conoscenza
del bene e del male. Bisogna saperli distinguere perché da questo dipende il buon comportamento, sai di
comportarti bene perché conosci cosa è bene fare in ogni situazione, sei in pace con te stesso e con la tua
coscienza, ma ti comporti anche bene con gli altri facendo ciò che è giusto. La centralità della conoscenza e
dell'intelletto mi fa conoscere ciò che è bene e che mi fa evitare il suo contrario. La virtù è uguale al sapere
cosa è bene e cosa è male, e può essere patrimonio di tutti e può essere insegnata. L'intellettualismo dà
una grande importanza alla conoscenza del bene, se non so cosa è il mio bene mi perdo in tante azioni
inutili e scollegate. In greco "felicità" si dice con il termine "eudaimonia" da cui viene eudemonismo, cioè il
benessere del proprio daimon, del proprio demone interiore, demone non in senso negativo ma qualcosa
assimilabile all'anima, qualcosa che dentro di noi è una sorta di voce della coscienza. Uno dei paradossi
dell'etica socratica, Socrate dice che coloro che agiscono male e fanno cose brutte, non lo fanno
intenzionalmente ma per ignoranza del bene, questo paradosso è stato criticato perché non prende in
considerazione il libero arbitrio, la volontà dell'uomo. Altro paradosso dell'etica socratica, Socrate dice che
è meglio subire un'ingiustizia piuttosto che commetterla, perché è meglio preservare la propria anima da
ogni crimine, da ogni macchia. L'ascetismo è un tipo di vita che ti porta a staccarti dai beni materiali. A
differenza dei sofisti, Socrate che la realtà sia una realtà governata da un ordine buono dell'universo, quindi
non è un nichilista, crede che una realtà esista.

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