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partecipazione. Le creature sono simili a Dio nella misura in cui prendono parte all’essere divino, ma
sono nel frattempo molto diverse da lui, essere infinitamente perfetto. Ecco perché tra l’uomo e Dio vi è
un rapporto di Analogia
“Perciò il piano stesso col quale Dio, come principe dell'universo, governa le cose ha natura di
legge. E poiché la mente divina non concepisce niente nel tempo, essendo il suo pensiero
eterno … questa legge deve essere eterna”.
La legge eterna è la ragione stessa di Dio, in quanto re dell’universo. Soltanto Dio e i beati
conoscono la legge eterna.
“Tutte le cose soggette alla divina provvidenza sono regolate e misurate dalla legge eterna …
tutte partecipano più o meno della legge eterna, perché dal suo influsso ricevono
un'inclinazione ai propri atti e ai propri fini”.
La legge naturale è la parte di legge eterna che s’irradia nella ragione umana. Tutti gli uomini,
in quanto esseri razionali, la conoscono. La legge naturale non è, quindi, l’istinto, non è “ciò
che la natura ha insegnato a tutti gli esseri animati”, come dice Ulpiano5. E’ razionale.
La ragione umana, se non è turbata dalle passioni, realizza una conoscenza piena, non
umbratile, uguale a quella divina, della quale non ha però l’infinita estensione. La legge
naturale è solo parte di quella eterna, ma non ne è una copia imperfetta: nella parte in cui
coincide con quella eterna è identica ad essa. L’uomo può conoscere come Dio, non quanto
Dio. L’uomo con la sua ragion pratica partecipa dell’essenza stessa di Dio.
In Dio volontà e ragione coincidono ed egli non può volere se non ciò che è razionale.
Tommaso è razionalista: nello scontro teologico medievale tra chi riconduce la fonte della
giustizia alla ragione divina e chi alla volontà divina, si colloca senza esitazione tra i primi.