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Il metodo di Rosa Agazzi si basa sul pensiero per il quale il canto può essere appreso
tramite vari tipi di imitazione, come ad esempio dal gioco o dalle parole, facendo si che sia
sempre integrato con le attività quotidiane del bambino.
Agazzi da‘ particolare rilievo sia a quella che è la bellezza del suono in sé, sia alle norme
regolatrici dell’educazione vocale come ad esempio: la respirazione, la pronuncia, la posizione
della bocca e la compostezza dell’individuo e il suo senso ritmico.
Per capirci meglio, facciamo pronunciare al bambino parole con due, tre
o quattro sillabe e, in contemporanea, gli facciamo battere le mani a tempo con la cadenza delle stesse. Si farà per
gradi e il bambino passerà al tempo successivo, quindi in questo caso alla parola trisillaba, solo quando avrà
assimilato in modo ottimale il tempo precedente (parola bisillaba).
Stessa cosa vale per i suoni: si inizia con un solo suono, aggiungendo successivamente altri suoni, proseguendo tramite semitono.
➢ Il metodo Orff-Schulwerk e lo strumentario Orff.
Innanzi tutto non è un metodo ma può essere definito come metodologia didattica
oppure come una linea pedagogica.
Carl Orff sviluppa questa tecnica sperimentale nel 1924. Essa viene inserita
nello sviluppo pedagogico-musicale e viene considerata come un’innovazione che
vuole creare artisti ed insegnanti capaci di unire la musica e il movimento del
corpo. L’idea viene presa dal metodo Dalcroze che già in precedenza aveva
sottolineato l’importanza della correlazione tra movimento e musica.
La caratteristica che però differenzia in maniera sostanziale le due metodologie sta nel
fatto che Orff aveva capito la fondamentale importanza il fattore ritmico nella sua
totalità e quindi non solo nel movimento ma anche nel canto e nella musica
strumentale.
L’esperienza nasce dall’uso della voce, del corpo e di un’approccio strumentale adatto ai
bambini fino ad arrivare all’acquisizione del linguaggio musicale tramite la
performance e l’integrazione dell’espressività del soggetto all’interno della didattica stessa,
così che alla fine i risultati vengano sentiti come il frutto di ogni singola e personale
esperienza.
Per far si che tutto ciò sia realizzabile nel corso degli anni si è creato uno “Strumentario“,
composto da strumenti a percussione ritmici, come ad esempio tamburi, campanacci e
triangoli, strumenti a percussione melodici, come metallofoni e xilofoni oltre alla creazione di materiale popolare come detti e
filastrocche.
Tramite la metodologia Orff i bambini si avvicinano alla musica facendola, venendo indotti ad
utilizzare la loro fantasia per creare delle nuove esperienze musicali.
I bambini sperimentano la musica in modo attivo, tramite l’utilizzo della propria voce e
del proprio corpo, ascoltando la musica per poterne ricavare informazioni utili alla
comprensione della stessa.
Come per il linguaggio, quindi, il bambino prima impara a parlare, o in questo caso a suonare, e solo successivamente inizia ad
utilizzare gli schemi preposti dall’insegnamento.
La forza della pedagogia di Orff sta nel fatto che la musica è una delle attività che più aiutano lo sviluppo formativo in quanto,
specialmente se svolta in gruppo, promuove la socializzazione, l’attenzione, l’inventiva, il confronto ed attiva degli stimoli che
nessuna altra area didattica può sviluppare in maniera così completa.
Inoltre un’altra prerogativa della musica sta nel poter unificare il meno abile col più abile e spesso anche col diversamente abile.
➢ Il metodo di Zoltàn Kodàly, la solmisazione e il metodo del “Do mobile”.
L’ungherese Zoltán Kodály, compositore, etnomusicologo e studioso della pedagogia si fece affiancare
da personalità specializzate come docenti, musicologi, compositori, pedagogisti e medici che
avevano il compito di studiare ed osservare cosa si studiava negli istituti scolastici di ogni ordine
e grado.
Si rendeva necessario potenziare lo studio della musica sin dalle scuole dei più piccoli.
Gli studiosi notarono che nelle scuole superiori gli studenti avevano un incremento del
rendimento scolastico, sia nelle aree linguistiche che logiche, dopo aver studiato un mino di venti
minuti di canto a settimana. Studenti che fino ad allora non avevano mai studiato musica.
La metodologia Kodaly si basa un credo filosofico che è seguito dalla pratica, in esso la musica è
considerata un mezzo per crescere e per completare la formazione dei giovani.
In alcuni Paesi la musica è considerata e presentata come fondamentale per tutta l’età evolutiva, a fianco di lingua e matematica. E’
l’unica disciplina che permette il lavoro simultaneo di entrambi gli emisferi cerebrali, oltre a coinvolgere l’affettività e la capacità di
relazione in maniera intensa.
Inoltre, Zoltàn Kodaly riscopre e divulga l’ampio repertorio della musica tradizionale ungherese grazie a più di dieci anni di ricerca
sul territorio.
Questo patrimonio musicale ebbe ampia diffusione e fu posto alla base dello studio della musica.
Il grande merito del maestro Kodály fu quello di sviluppare un metodo educativo musicale nuovo e ben strutturato nelle istituzioni
scolastiche a tutti i livelli, dalla scuola materna agli studi universitari.
Molto spesso si parla di Concetto e non di metodo di Kodaly perché quello che manca è un manuale ma fu pieno di esercizi, articoli e
conferenze che riguardavano l’insegnamento della musica come fondamento della vita dell’uomo e della società però basata su alcuni
importanti principi pedagogici.
La musica rappresenta un ruolo fondamentale nella formazione dell’uomo così come il linguaggio e la matematica, poiché formata da
una serie di segni che aiutano a comprendere noi stessi e a relazionarci meglio con gli altri.
Grazie a questo concetto di musica come bene comune, ad uso di tutti e non solo di nicchia, si
avrà una umanità completa.
Bisognerebbe che i bambini iniziassero ad essere educati alla musica sin dal concepimento.
Nei primi anni di vita si darà il via alla creazione del buon gusto musicale certamente
seguito da un iter valido di studi.
I materiali didattici devono essere sempre di un livello ottimo e seguire le tradizioni popolari da cui derivano i singoli moduli ritmici e
melodici.
Kodaly crede fermamente nella educazione di massa alla musica attraverso l’attività corale, creare cantanti di coro per Kodaly è più
importante che educare all’uso dello strumento.
La voce è uno strumento che tutti possiedono e portano sempre con sé, inoltre cantare aiuta la creatività, l’emotività , la socialità ed a
sviluppare l’orecchio.
Kodaly riusci a far conoscere a livello globale il patrimonio cultural-musicale dell’Ungheria, prima di arrivare alle raccolte, alle
pubblicazioni, alle catalogazioni ed alle analisi, lo studioso, per non far scomparire questo inestimabile patrimonio girò i piccoli,
borghi, le campagne, i luoghi più sconosciuti per raccogliere quanto più possibile la tradizione musicale popolare. Si riuscì anche a
capire la differenza di stile e di scrittura nelle varie zone dell’ Ungheria.
Solmisazione: attraverso le sillabe si diventa capace di indicare i gradi di una scala musicale.
Il do mobile utilizza le sillabe convenzionali (do, re, mi ecc) per indicare i suoni in base alla loro
posizione nella scala e non in base alla loro altezza assoluta. Il riconoscimento di una melodia è legato quindi alla relazione che si
crea tra i singoli suoni e alla loro funzione all’interno del discorso musicale.
La lettura con il do mobile è molto più semplice di quella assoluta. In pratica, non si studiano note ed intervalli in tutte le diverse
tonalità, complicate da diesis e bemolli che potrebbero confondere il bambino, ma si chiama do il primo grado di ogni scala maggiore
e la il primo di ogni scala minore.
➢ Il metodo di Jaques-Dalcroze e l’euritmia.
Émile Jaques-Dalcroze diventa conosciuto, nel campo della formazione musicale, nel 1905, grazie al criterio
formativo della ginnastica ritmica.
Questo tipo di didattica definisce l’allievo come entità globale, con competenze e capacità già acquisite.
La disciplina pone in modo centrale il movimento, mettendo anche in relazione le movenze naturali del
corpo, il linguaggio musicale e le capacità di immaginazione e riflessione.
Attraverso la ritmica si crea una connessione tra ciò che si percepisce e le azioni, che diventano
consapevoli, facilitando così l’incremento del pensiero musicale contemporaneamente al
ragionamento, alla funzione mnemonica, alla concentrazione e all’inventiva.
Come già precisato precedentemente, le differenti tipologie del discorso musicale vengono comprese e
formulate con il moto: vengono dati, da un docente, degli stimoli a cui l’individuo risponde, con movimenti
spontanei.
Successivamente ci si sposta sulle sfere cognitiva, dell’inventiva e della socialità. Tutto ciò seguito dall’elaborazione concettuale
dell’esperienza.
i. La ritmica, con la quale si accresce l’abilità di reazione istintiva del corpo alle melodie attraverso il movimento.
ii. Il solfeggio.
iii. L’improvvisazione, che svincola le possibilità dell’estro del singolo.
Bisogna comunque partire dalla marcia, che è l’azione più semplice e cadenzata, per poi, successivamente, allontanarsi sempre di più dalla
schematizzazione, lasciando la libertà di trovare i movimenti che più si ritengono corretti nell’immaginario personale.
Il metodo Dalcroze si occupa principalmente del legame fra “musica e movimento”, soprattutto della stretta relazione fra il tempo, l’energia e lo
spazio. Educa profondamente il senso cinestetico, il senso dell’uditivo, il senso ritmico e melodico, il senso artistico e le capacità immaginative
risvegliando la creatività. Il caposaldo che ci colpisce maggiormente è senza dubbio la concretezza e il carattere propositivo non addestrativo delle
attività. Il coinvolgimento costante del corpo ci induce a sviluppare la nostra capacità propriocettiva,
Cosa è euritmica? È uno dei concetti fondamentali di Dalcroze. Si incentra più che altro sul ritmo.
Il metodo Kodaly si incentra invece sulla riflessione filosofica-seguita dalla pratica. Questo Maestro da molta importanza alla musica
popolare. Afferma che l’educazione musicale deve essere aperta a tutti e presente in tutti i livelli di educazione.
➢ Insegnare musica con il METODO MONTESSORI
Maria Montessori sviluppa, poco a poco, l’interesse nell’educazione, dopo lunghi studi, grazie anche
alla sua esperienza lavorativa con i subnormali e con persone con handicap.
La Montessori, all’interno del suo metodo, da grande importanza all’educazione della sensibilità
acustica, utilizzando esercizi come la “lezione del silenzio“, dove il bambino cercherà di ascoltare e
riconoscere suoni e rumori che lo circondano, e allo sviluppo dei cinque sensi del bambino,
cercando di mettere in comunicazione il più possibile le esperienze musicali all’uso dei sensi.
Uno dei più importanti modelli del suo metodo, in riferimento all’uso dei sensi, è l’impiego di una
serie di campane che riproducono toni e semitoni compresi in un’ottava, quindi diverse di suono
ma uguali in dimensione, forme e materiale.
In questo metodo hanno grande rilievo anche le esercitazioni ritmiche, evidenziate dall’uso di diversi strumenti di cui si dispone.
La durata degli esercizi non deve superare i 20 minuti, specialmente se essi non comprendono il movimento; in ogni caso, quando i
bambini mostrano segni di noia o stanchezza, bisognerà ridurre la durata del canto.
Il canto sarà sempre accompagnato da uno strumento, e per quanto riguarda l’insegnamento dello stesso dovremo tener presenti questi
elementi: