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Il giusto mezzo

Da sempre nella cultura greca ciò che ha caratterizzato la spiritualità dei filosofi e degli
intellettuali è il “giusto mezzo”, la giusta misura da trovare in tutte le situazioni della vita. Il
culmine si è avuto con Platone il quale ha approfondito in senso “teoretico” dunque
concernente la conoscenza, il concetto di giusto mezzo.
Si è iniziato a ricercare in tutte le cose una via di mezzo tra il troppo e il troppo poco.
Secondo Platone esistono due criteri di misurazione di questa via media: una di carattere
matematico basata sulle relazioni fisiche tra le cose; l’altra secondo l’essenza, basata sulla
giusta misura in riferimento a valori ideali. Dunque il giusto mezzo si misura in base al
doveroso, al conveniente.
Dopo Platone l’altra interpretazione rilevante è quella di Aristotele, egli parte dalle virtù
distinguendole in etiche e dianoetiche, le prime sono oggetto di grande discussione, studio e
approfondimento. Infatti il giusto mezzo è la “giusta proporzione” tra i due eccessi delle
virtù: il troppo tanto e il troppo poco. Perciò secondo Aristotele la virtù etica è la medietà tra
due vizi, uno tale per eccesso, l’altro per difetto. Questa è come detto prima, il fulcro di tutta
la saggezza greca da sempre alla ricerca della via media.
In un certo senso si potrebbe dire che nella società odierna la “virtù” del saper riconoscere e
intraprendere la via del giusto mezzo stia pian piano affievolendosi. Riconosco che
un’affermazione del genere potrebbe sembrare affrettata, voglio però provare a condividere
il mio pensiero a riguardo. Quante volte la società di oggi ha rischiato di generare guerre,
carestie, ecc. ed in molti paesi c’è riuscita! Oggi l’uomo cerca sempre di avere il meglio; si
cerca sempre di eccellere a differenza di ciò che ci insegna il vangelo o -per restare in
tematiche non religiose- il mos maiorum. Quest’ultimo, sin dall’epoca romana indicava
l’insieme delle virtù che qualificavano l’uomo se nella giusta misura. Ripeto oggi ci siamo
concentrati più che sui valori umani, sulla “fortuna” individuale senza pensare alla
comunità, al resto del mondo. Dunque cercare di avere sempre il meglio “il di più” secondo
me ci ha portati a perdere quanto invece era fondamentale nella cultura classica greco-latina:
il giusto mezzo.

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