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ANATOMIA – CURS

La biologia umana è la scienza che si occupa della struttura e delle funzioni del corpo umano.
Essa è composta da due parti principali:

- Morfologia umana (greco “morphe” = forma e “logos” = scienza) si occupa della normale struttura
del corpo umano in anatomia, ma anche dei suoi cambiamenti patologici nella morfologia
patologica (morfopatologia);
- Fisiologia (greco “physos” = natura e “logos” = scienza) tratta lo studio delle funzioni meccaniche,
fisiche e biochimiche del copro umano.

Definizione di anatomia:
L’anatomia umana è la scienza biologica che si occupa dello studio della forma e della struttura fisiologica
(normale) del corpo umano, attraverso l’osservazione e la dissezione.
L’uso della dissezione come metodo di ricerca principale ha dato anche il nome a questa scienza
“anatomia” che deriva da due parole con lo stesso significato di tagliare (latino “ana” e greco “temnein”).

L’anatomia si divide in:

- Anatomia macroscopica per lo studio della quale si usano il bisturi per dissezionare e l’osservazione
- Anatomia mesoscopica utilizza lente d’ingrandimento
- Anatomia microscopica che richiede l’uso del microscopio ottico ed elettronico.

    

Anatomia non invasiva:

- Anatomia radiologica ha contributi speciali nello studio delle ossa e di altre strutture anatomiche
- Anatomia ecografica per lo studio dello sviluppo intrauterino del feto, ma anche di altri ambiti
come per esempio per osservare le funzionalità degli organi interni;
- Anatomia tomografica è di tipo sezionale con alta risoluzione e possibilità di ricostruzione
tridimensionale computerizzata.

Anatomia dello sviluppo


Si occupa della comparsa e dello sviluppo del corpo umano e comprende:

- Filogenesi – si occupa della comparsa e dell’evoluzione storica dell’uomo- “ominizzazione”. L’uomo


(Homo) appartiene agli ominidi (Hominoidea), il gruppo di primati più evoluto; il più antico ominide
è il Ramapithecus vissuto oltre 14 milioni di anni fa.
5 milioni di anni fa invece viveva un suo discendente chiamato Australopithecus.
L’uomo bipede (Homo erectus) è l’antenato più vicino all’uomo di oggi ed è apparto solo 1 milione
di anni fa; seguono poi Homo sapiens, Homo sapiens rictus, noto come l’uomo di Cro Magnon, e
infine l’uomo contemporaneo (Homo census).
- Ontogenesi – comprende tutte le trasformazioni del corpo umano dal momento zero della
fecondazione tra la cellula uovo e lo spermatozoo fino alla morte dell’individuo.

Altri rami dell’anatomia generale:

- anatomia applicata,
- clinica,
- odontoiatrica
- comparata

Termini generali

Per spiegare questi termini è necessario definire la posizione normale, di


riferimento o anatomica.

La posizione anatomica è la posizione verticale o ortostatica, con gli arti


inferiore fianco a fianco, quelli superiori pendenti attaccati al corpo e
con il palmo delle mani rivolto in avanti (in supinazione).
Il corpo umano ha 3 assi e 3 piani principali. Ogni piano passa per due
assi principali.

ASSI ANATOMICI

- Asse verticale (Verticalis) o longitudinale (longitudinalis)  attraversa il corpo nella sua lunghezza
ed è perpendicolare al suolo. Parte dalla sommità della testa e cade al centro del poligono
portante, essendo un asse assiale
- Asse sagittale (Sagittalis) o antero-posteriore  corrisponde allo spessore del corpo ed è
perpendicolare a quello verticale.
L’asse medio-sagittale incontra quello verticale al centro.
Il termine sagittale lo troviamo nella sutura sagittale.
- Asse trasversale (trasversus/ trasversalis) o orizzontale  corrisponde alla larghezza del corpo ed è
perpendicolare sia all’asse verticale che quello sagittale.
L’asse mediano- trasversale incontra a metà quello verticale.
Il termine orizzontale lo troviamo per l’osso palatale chiamato anche lamina orizzontale, muscolo
addominale trasverso.

PIANI ANATOMICI
- Verticale o frontale  è parallelo alla fronte, formato dall’asse verticale e trasversale e divide il
corpo in due metà, una anteriore e una posteriore. Esso è anche chiamato piano coronale essendo
parallelo alla sutura coronaria (sutura coronalis) da cui prende il nome.
La posizione delle diverse formazioni rispetto a questo piano è definita dai seguenti termini:
anteriore (Anterior), ventrale (Ventralis), frontale (Frontalis), palmare (Palmaris), volare (Volaris). Il
termine di volare è sinonimo di palmare.
- Posteriore o dorsale o occipitale
- Sagittale o mediano  è il piano che passa attraverso la sutura sagittale e divide il corpo in due
metà simmetriche chiamate “antimeri”, destra e sinistra. Questa simmetria si riferisce
per lo più alle parti somatiche che non sono nemmeno perfettamente simmetriche.
Questo piano è formato dall’asse verticale e da quello sagittale ed è perpendicolare al
piano verticale.
Il piano mediano è un piano medio-sagittale e i piani paralleli ad esso sono chiamati
“para-mediani” o “para-sagittali”.
I termini di riferimento a questo piano sono: destro, sinistro, intermediale, ulnare,
tibiale, laterale, radiale, fibulare o peroneale.
A differenza dei piani sagittali che possono essere diversi, il piano mediano è unico e
quindi si usa il singolare nella terminologia.
- Piano trasversale o orizzontale  è il piano che divide il corpo in due metà, superiore e
inferiore, e passa per l’asse trasversale e sagittale ed è perpendicolare ai piani sopra
citati. Il piano trasversale può essere disegnato a diversi livelli, dividendo il corpo a
“fette” o “metameri” sovrapposti, da cui il nome del piano metamerico del corpo. Alcuni dei piani
trasversali hanno una terminologia prestabilita: piano sottocostale (planum subcostale) che passa
sotto il bordo costale, il piano sopra-cristallino che passa per le sommità delle creste iliache, il piano
intertuberculare che passa per le tuberosità pubiche, il piano interspinale che passa per le spine
sciatiche.
Sono correlati a questo piano: superiore, craniale, rostrale, apicale, inferiore, caudale, basale,
plantare, medio.

   

 
Nel corpo umano vi sono anche altri termini generali che aiutano a localizzare le formazioni anatomiche.
Esistono quindi termini riferiti alla profondità:
- esterno (exsternus), superficiale (superficialis)
- interno (internus), profondo (Profundus).

Un termine speciale utilizzato per i vasi e luminale (luminalis).

Altri termini che esprimono la distanza dall’asse del corpo sono:


- centrale (centralis), prossimale (proximalis)
- periferico (periphericus), distale (distalis)

LINEE VERTICALI

Oltre agli assi e ai piani citati, per la descrizione anatomica si utilizza una serie di linee verticali
convenzionali riferite al tronco:

- Linea mediana anteriore


- Linea sternale, corrispondente alla linea mediana anteriore passando per la metà dello sterno
- Linea parasternale, con riferimenti più limitati rispetto all’altra linea, è una linea verticale che
scende ai bordi dello sterno. Essa è simmetrica, perciò vi è una linea parasternale destra e una
sinistra (situazione che incontriamo in tutte le altre linee che seguono tranne l’ultima, quella
mediana posteriore)
- Linea medio-clavicolare è la linea verticale che divide la clavicola in due metà
- Linea mammellare è la linea verticale che divide i capezzoli
- Linea ascellare anteriore è la verticale che corrisponde al punto in cui il muscolo pettorale maggiore
si stacca dal torace
- Linea ascellare media situata a metà tra la linea ascellare anteriore e posteriore
- Linea ascellare posteriore
- Linea scapolare è verticale che passa attraverso la punta della scapola
- Linea paravertebrale passa lateralmente alle vertebre, approssimativamente all’articolazione costo-
trasversa
- Linea mediana posteriore, che come quella mediana-anteriore è unica (non è simmetrica)
(es. se una formazione si trova sotto la linea sternale sappiamo che passa alla metà dello sterno)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

OSTEOLOGIA
Il numero totale di ossa che compongono il corpo è 206 (se facciamo eccezione delle piccole ossa incostanti
come quelli sesamoidi dell’alluce o le ossa craniche intra-suturali.

Definizione:
“Le ossa sono costruzioni minime assolute, che assicurano la massima resistenza con un materiale minimo;
infatti il peso totale delle ossa a secco è di solo 5-6 kg.”
CLASSIFICAZIONE DELLE OSSA

Dal punto di vista della forma esteriore le ossa si dividono in:

- Ossa lunghe  caratteristiche dello scheletro degli arti, fungono da leve e possono compiere
movimenti rapidi e di grande ampiezza. Hanno un corpo più o meno cilindrico chiamato diafisi e
due estremità dette epifisi, più voluminose rispetto la diafisi.
Nei bambini tra diafisi e le epifisi si trova della cartilagine di crescita, è una rimanenza della
macchietta cartilaginosa dell’osso ed è chiamata metafisi.
- Ossa corte o brevi  consentono movimenti complessi e di minor ampiezza, hanno dimensioni
simili nelle tre dimensioni; sono caratteristiche della colonna vertebrale, del collo, della mano e
della caviglia.
- Ossa piatte  sono ossa larghe e sottili, formate da due lamine ossee tra le quali è presente un
tessuto osseo spugnoso di spessore variabile. Esse partecipano nella formazione di cavità (es.
scatola cranica) e hanno il ruolo di proteggere organi o fornire ampie aree di inserzione muscolare
(es. osso parietale)

Un’altra classificazione divide le ossa in:

- Ossa pneumatiche  sono ossa irregolari cave all’interno (es. seni paranasali) esempio: osso
frontale, sfenoide, mascella.
- Ossa sesamoidi  piccola ossa intra-legamentari, la più importante sono quelle della torula
- Ossa irregolari  sono ossa accessorie che a volte troviamo a livello delle suture craniche

Nel 1876 Hunter osserva che la forma e la dimensione delle ossa dipendono dalla forza e dalla direzione
della forza con cui agiscono i gruppi muscolari inseriti sulle ossa. Ciò significa che la superficie ossea viene
modellata durante la vita, in stretta connessione con le esigenze funzionali che deve affrontare (es negli
atleti gruppi muscolari be sviluppati, le ossa si modellano per rispondere al meglio alle sollecitazioni).

L’osso come organo vivente, dotato di vascolarizzazione ed innervazione, con un proprio metabolismo e le
proprie patologie, si sviluppa, cresce, si trasforma; esso è composto da:

- Cartilagine articolare
- Periostio
- Osso vero e proprio
- Cartilagine di crescita
- Endostio
- Canale midollare
- Vasi e nervi

CARTILAGINE ARTICOLARE

Essa è un tessuto connettivo di colore bianco-giallino, che brilla sotto la luce e ricopre le superfici articolari.
Esso presenta una struttura omogenea, per cui viene anche chiamata cartilagine ialina in quanto ha la
funzione di garantire un ottimo scorrimento tra i capi articolari delle ossa.
Lo spessore medio nelle grandi articolazioni è 2-4 m; lo spessore maggiore della cartilagine ialina articolare
è a livello della rotula, dove può raggiungere i 6-7 mm nella porzione centrale.
Lo spessore della cartilagine ialina sulle superfici convesse diminuisce dal centro verso la superficie, mentre
sulle superfici concave dalla periferia verso il centro, dove può anche mancare.
Lo spessore della cartilagine diminuisce con l’avanzare dell’età.

Caratteristiche:

la cartilagine articolare è porosa, elastica e comprimibile. La porosità gli consente di immergersi nel liquido
sinoviale; l’alto contenuto d’acqua della cartilagine ialina conferisce elasticità. L’elasticità è direttamente
proporzionale allo spessore della cartilagine.
La cartilagine può resistere a pressioni elevate per deformazione, anche superiori a 300 kg, per poi tornare
al suo stato normale una volta che la pressione cessa; superata però la soglia la deformazione non è più
reversibile.
La cartilagine è priva di vasi e nervi (non fa male).
Essa è un tessuto con un basso metabolismo, e questo la rende più resistente a varie aggressioni.

PERIOSTIO

Il periostio è una membrana connettiva che ricopre l’osso, ad eccezione delle superfici articolari dove
continua con la capsula articolare.
Esso è di colore bianco-giallastro, ha uno spessore variabile essendo meglio rappresentato a livello delle
diafisi delle ossa lunghe.

Al microscopio presenta tre strati:

- Strato avventizio esterno formato da tessuto connettivo lasso con ruolo protettivo e trofico
(nutrimento)
- Strato fibroso intermedio con struttura connettiva
- Stato germinativo o staminale con ruolo nella rigenerazione ossea

Nei giovani gli strati del periostio sono meglio sviluppati rispetto che negli adulti dove lo spessore degli
strati diminuisce, maggiormente a livello dello strato staminale. Quest’ultimo può però ricomparire
immediatamente nel caso di lesioni ossee formando il callo, cioè la cicatrice ossea.

GIUNZIONE TENDINE-PERIOSTIO

Il tendine è un tessuto connettivo fibroso formato da collagene, con il suo supporto il tessuto muscolare si
fissa all’osso; la sua funzione è sopportare la pressione, e realizza l’inserzione del muscolo sull’osso.

A contatto con l’osso il tendine si dirama: le sue fibre periferiche si mescolano con il periostio, che a questo
livello viene interrotto. Le fibre centrali del tendine cambiano progressivamente, penetrando la corticale. I
tendinociti diventano sferici, si raggruppano e si separano dal collagene per mezzo di una lamina
extracellulare, creando così una struttura fibrocartilaginea.
Si verifica una mineralizzazione progressiva leggermente più in profondità di questa struttura
fibrocartilaginea. Le cellule subiscono una degenerazione citoplasmatica e nucleare. I depositi di calcio
aumentano man mano che si procede più in profondità nell’osso; poi si arriva in punto in cui il collagene del
tendine non si può più separare dalla matrice ossea. In conclusione, la transizione tra tendine ed osso
avviene in modo progressivo: dal tendine, fibrocartilagine, fibrocartilagine calcificata, osso a bassa densità,
osso corticale normale.
OSSO VERO E PROPRIO

Consiste macroscopicamente di due tipi di sostanza ossea, ovvero:


- sostanza compatta
- sostanza spugnosa

La sostanza compatta visibile ad occhio nudo è costituita da lamelle ossee adiacenti, senza alcuna
delimitazione di cavità intermedie. Alla periferia dell’osso vi son lamelle circonferenziali esterno, e verso
l’interno ve ne sono altre tra le quali vi sono lamelle interstiziali.
La sostanza compatta è presente praticamente all’esterno di tutte le ossa, ma ha la principale
rappresentazione a livello delle diafisi delle ossa lunghe.
Il tessuto osseo compatto è organizzato sottoforma di “sistemi Haversiani”; anche se compatto, è
attraversato da numerosi orifizi di varie dimensioni per il passaggio di vasi e nervi.

L’OSTEONE  è l’unità morfo-funzionale del tessuto osseo compatto ed è costituito principalmente da


sistemi Haversiani. L’ordine di grandezza di queste strutture è 100 µ, quindi per osservarli è necessaria una
lente di ingrandimento elevato o meglio un microscopio.
L’osteone è composto da osteoclasti ed osteociti, una rete di canalicoli intra-lamellare, attraversati da vasi e
nervi, e midollari costituiti da un canale centrale e canalicoli adiacenti.
L’osteone è una struttura dinamica in quanto si rinnova ogni 6 mesi circa.
 

La sostanza spugnosa è costituita anch’essa da lamelle ossee disposte in varie direzioni che delimitano
anche delle cavità.

Il principio di Pauwels e Kummer, cioè ottenere una resistenza massima con un materiale minimo, è più
rilevante in questo tipo di osso.

Nella sostanza spugnosa, le lamelle ossee sono organizzate in TRABECOLE ossee, orientate nella stessa
direzione delle linee di forza statiche.

Già nella prima metà dell’Ottocento si affermava che la sostanza spugnosa dell’osso ha una struttura tipica,
adattata funzionalmente ad ogni osso e ogni sua porzione. Ciò fu dimostrato matematicamente nel 1867,
prima dell’epifisi superiore del femore da Kulman, il quale scoprì che le trabecole ossee erano disposte
nella direzione delle traiettorie di pressione e trazione.

 
 

Tessuto osseo spugnoso nelle ossa lunghe è concentrato


nell’epifisi, invece nella cavità midollare vi è quello
compatto a livello della diafisi.

La sostanza spugnosa è situata prevalentemente a livello delle epifisi nelle ossa lunghe,
all’interno delle ossa piatte (chiamate “diploe”: tessuto formato da due tavolati di osso
compatto che racchiudono strato spugnoso), occupa quasi l’intera superficie delle ossa
corte, ad eccezione di un sottilissimo rivestimento di osso compatto (ossa brevi a livello
della colonna vertebrale, nelle mani, nella caviglia).

ENDOSTIO

È una membrana fibrocellulare incompleta che riveste il canale midollare e le cavità dell’osso spugnoso.
Esiste, inoltre, una continuità tra endostio e periostio a livello dei canali che attraversano la corticale e sono
rivestiti da una struttura fibrocellulare simile.

CANALE MIDOLLARE

Si trova a livello della diafisi e della metafisi ed è caratterizzato da pareti irregolari, derivanti dal processo di
rimodellamento osseo.
Contiene il midollo osseo, vasi e nervi.
Sia la dimensione del canale midollare che la corticale ossea circostante sono determinate dall’attività
meccanica dell’osso. Tra lo spessore della corticale ossea e quello del canale midollare esiste un rapporto
detto “indice midollare”

MIDOLLO OSSEO

Occupa il canale midollare e le cavità della sostanza spugnosa, penetrando anche nei canalicoli ossei.
Il midollo osseo esiste in 3 tipi:

- midollo osseo rosso  presente nei bambini ma anche negli adulti nei corpi vertebrali e nelle ossa
piatte del cranio. Inoltre nell’adulto si trova anche nell’epifisi prossimale dell’omero e del femore
- midollo osseo giallo  presente negli adulti
- midollo osseo gelatinoso  è una forma degenerativa presente negli anziani
VASCOLARIZZAZIONE ED INNNERVAZIONE

A livello dell’osso possiamo descrivere 4 sistemi circolatori principali; tra loro ed i tessuti molli circostanti
vengono ad instaurarsi delle anastomosi (apertura tra due strutture che consente un passaggio).
Questo sistema anastomotico consente una sufficiente irrorazione del sangue anche in condizioni di
distruzione di alcuni sistemi.

Il normale tono muscolare è un importante fattore meccanico della circolazione intraossea.

- Arteria nutritiva apporta il 50-70 % del sangue necessario; attraversa la diafisi ossea attraverso un
canale obliquo e si divide in due rami midollari, uno ascendete e l’altro discendete.

Nel canale midollare questi sistemi hanno una distribuzione varia, essendo ramificati in modo singolo o
multiplo.
Da questi rami si staccano piccoli vasi che attraversano la corticale collegando la rete midollare e quella
periostale.
La circolazione a livello delle epifisi e metafisi è assicurata dalle arterie epifisarie superiori e inferiori.

Le anastomosi tra le arterie epifisarie superiori ed il ramo midollare ascendete sono scarsamente
rappresentate, mentre il ramo discendente presenta numerose anastomosi.
Gli altri vasi intra-midollari sono capillari con alcune dilatazioni.

La circolazione periostale avviene attraverso le arterie periostali, che conservano ancora la tipica struttura
delle arterie.

La circolazione “heversiana”: il canale di Havers presenta un capillare che può essere individuato per sezioni
istologiche, mentre i suoi rami si presentano come semplici tubuli endoteliali non riconoscibili su sezioni
istologiche.

A livello osseo il sistema venoso è diverso da quello arterioso. Le vene delle ossa lunghe raramente
accompagnano il percorso delle arterie, tranne per l’arteria nutritiva accompagnata da due venule.
Altrimenti le venule si dirigono sempre verso le epifisi; all’uscita da quest’ultime, il diametro delle vene è
notevolmente maggiore di quello delle corrispondenti arterie.

L’innervazione dell’osso è costituita da una ricca rete nervosa presente soprattutto a livello del periostio
ARTROLOGIA GENERALE

Articolazione  punto in cui due o più ossa sono collegate tra loro.

Classificazione per:

- Struttura
- Funzionalità dal punto di vista meccanico o anatomico

Le articolazioni permettono movimenti o assicurano un supporto meccanico.

In base al tessuto che connette i capi ossei vi sono:

- Articolazioni fibrose
- Articolazioni cartilaginee
- Articolazioni sinoviali

Articolazioni fibrose (Sindesmosi – anfiartrosi)


I capi ossei sono uniti da tessuto connettivo denso ricco di fibre collagene

Esempi: suture, sindesmosi e gonfosi

Articolazioni cartilaginee (Sinfisi – anfiartrosi)


le ossa che partecipano a questa articolazione sono unite attraverso la cartilagine.

Queste articolazioni possono essere:

- Primarie  SINCONDROSI le ossa sono connesse per mezzo di cartilagine ialina o fibrocartilagine
che tende ad ossificarsi con l’avanzare dell’età (esempi: centri di ossificazione delle ossa lunghe,
sterno con il primo paio di costole).
- Secondarie  SINFISI presentano interposizione di un cuscinetto di fibrocartilagine tra i capi ossei
(esempi: dischi intervertebrali, sinfisi pubica).

Articolazioni sinoviali (Diartrosi)


Le ossa che partecipano all’articolazione sono separate da una cavità sinoviale; i collegamenti tra le ossa
avvengono per mezzo di una capsula articolare e legamenti accessori (legamenti articolari)

Esempi: localizzate di solito alle estremità delle ossa lunghe che costituiscono gli arti inferiori e superiori.

CLASSIFICAZIONE ARTICOLAZIONI IN BASE AL GRADO DI MIBILITA’

- Articolazioni fisse  SINARTROSI


- Articolazioni semi-mobili  ANFIARTROSI
- Articolazioni mobili  DIATROSI

SINARTROSI:
questa articolazione non permette movimento e conferisce stabilità. La maggior parte delle sinartrosi sono
articolazioni fibrose (es. suture craniche)
ANFIATROSI:
permettono un certo grado di mobilità, sono principalmente articolazioni cartilaginee (es. dischi
intervertebrali)

DIARTROSI:
sono articolazioni che permettono diversi ampi movimenti; sono tutte sinoviali (es. articolazione omero,
anca, gomito e ginocchio).

CLASSIFICAZIONE ARTICOLAZIONI DA UN PUNTO DI VISTA BIOMECCANICO

Da un punto di vista biomeccanico, le articolazioni sono divise in base al numero delle ossa coinvolte:

- Articolazioni semplici coinvolgono due superfici articolari (es. articolazione omero o dell’anca)
- Articolazioni composte coinvolgono 3 o più (es. articolazione radio-caprica, del gomito)
- Articolazioni complesse in cui sono presenti 2 o più superfici articolari con interposto un disco
articolare (es. articolazione temporo-mandibolare) o un menisco articolare (es. articolazione del
ginocchio).

NOZIONI DI SVILUPPO DELLE ARTICOLAZIONI

Articolazioni originate dal MESENCHIMA in modo simile alle ossa interconnesse

MESENCHIMA  tipo di tessuto connettivo lasso indifferenziato che deriva principalmente dal
MESODERMA.

A seconda del tessuto risultante dal mesenchima si formano così le articolazioni fibrose, cartilaginee o
sinoviali.

ARTICOLAZIONI FIBROSE

Il collegamento tra i capi ossei attraverso tessuto connettivo denso.

Queste articolazioni sono fisse e non permettono alcun movimento: SINARTROSI.

Non presentano alcuna cavità articolare

tipologie:

- Suture
- Sindesmosi
- Gonfosi

1) SUTURE: situate tra le ossa del cranio, sono articolazioni


fibrose fisse (SINARTROSI). Esse rappresentano una riserva di
spazio per la crescita delle ossa del cranio.
Durante l’espulsione fetale consentono la sovrapposizione
delle ossa.
Esse si ossificano ni seguito alla completa crescita del cranio
(processo di “sinostosi”).
“Fontanelle”  spazi membranosi non ossificati della volta cranica situati a livello dell’intersezione
delle suture.
“Legamento suturale”  sempre a livello delle suture, deriva dal mesenchima; all’esterno si
continua con il periostio e all’interno, endocranio, si continua con la duramadre.
Esso permette l’ancoraggio all’osso per mezzo delle fibre
cartilaginee “fibre di Sharpey”.

A seconda della forma delle superfici ossee:


- Suture dentate (forma a denti di sega)
es. sutura sagittale (interparietale), sutura coronale
(frontoparietale);
- Sutura squamosa in cui le superfici ossee hanno margini tagliati in
senso obliquo e si sovrappongono nella sutura.
Es. sutura squamosa (temperoparietale)
- Sutura piana in cui i margini ossei sono piatti.
Es. sutura internasale.
SCHINDILESI  tipo particolare di articolazione sinartrosi, non è una vera e propria sutura; in
essa la lamina di un osso è fissata in un solco o fessura di un altro osso.
Esempio: vomere

2) SINDESMOSI: sono presenti tra le ossa lunghe degli arti (radio-


ulna, tibia-perone). Esse presentano un certo grado di movimento
(ANFIARTROSI).
Le ossa coinvolte sono unite da membrane interossee (a livello
dell’avambraccio e della gamba).

Un’altra particolarità è che le ossa coinvolte possono essere unite da


legamenti interossei (e non membrane): questa particolarità è unica,
è presente solo a livello dell’articolazione tibiofibulare distale
(“sindesmosi tibiofibulare”).

3) GONFOSI: si formano per strutturazione del


mesenchima attorno alle primitive sacche dentali.
Le gonfosi sono articolazioni dento-alveolari: collegano
infatti le radici dei denti con gli alveoli dentali dell’osso
mascellare e mandibolare.
essa rappresentate un collegamento fibroso che avviene
attraverso il legamento dento-alveolare o parodontale, le
cui porzioni terminali sono le cosiddette “fibre Sharpey”
che ancorano il cemento e il periostio dell’osso alveolare.

Nelle gonfosi esistono movimenti ridotti (nel tempo si può


ottenere un movimento importante attraverso l’utilizzo di
apparecchi dentali).

La gonfosi può essere considerata sia come una sinartrosi che come un’anfiartrosi

Essa è l’unico tipo di articolazione che non collega due ossa ma un osso e l’elemento dentario!

NB La
gonfosi è molto importante nell’annullamento delle forze meccaniche perché la struttura naturale e
biologica del dente non sarà mai come quella di un impianto dentario.
Il dente ha una struttura che permette una certa mobilità, invece l’impianto è artificiale e amorfo e
non gode della stessa elasticità; confrontando un dente con un impianto dal punto di vista
biomedico non vi sarà somiglianza alcuna in quanto un impianto non potrà mai avere la mobilità
fisiologica di un dente, essendo artificiale e privo del legamento periodontale che assicura
l’ancoraggio non può avere una mobilità fisica come il dente naturale.

PARADENTOSI (paradontite?)  patologia infiammatoria in cui i legamenti periodontali vengono


distrutti, l’osso alveolare subisce un riassorbimento da usare una evidente mobilità del dente e
successivamente la sua perdita.

ARTICOLAZIONI CARTILAGINEE
Sono articolazioni ANFIARTROSI in cui i capi ossei sono uniti per mezzo di cartilagine ialina (SINCONDROSI) o
attraverso fibrocartilagine (SINCONDROSI o SINFISI).

1) SINCONDROSI: sono articolazioni “transitorie” (ossificazione)


- Sincondrosi del cranio  sfeno-occipitale
- Sincondrosi delle parti ossee che compongono l’osso dell’anca
- Sincondrosi sternali dello sterno  manubrio sternale e xifosternale
- Cartilagini epifisarie di crescita delle ossa lunghe

2) SINFISI: sono un tessuto che garantisce una continuità tra le ossa, è fibrocartilagineo e
solitamente a forma di disco.
- Dischi intervertebrali
- Sinfisi pubica  inizialmente il mesenchima tra le due ossa delle anche forma la cartilagine ialina;
con l’età diventa fibrocartilagine ma le superfici articolari restano rivestite da cartilagine ialina.
ARTICOLAZIONI SINOVIALI

È una DIARTROSI quindi permettono ampi gradi di movimenti rispetto


agli altri tipi di articolazioni. Solitamente sono localizzate alle estremità
delle ossa lunghe, come quelle degli arti inferiori e superiori.

Elementi che compongono una diartrosi sono:

- Superfici articolari costituite da CARTILAGINI IALINA

“Elementi di collegamento”:
- CAPSULA ARTICOLARE  avvolge la diartrosi unendo i
capi ossei coinvolti, presenta due strati, uno esterno,
la MEMBRANA FIBROSA, che può includere anche dei
legamenti articolari intrinseci, ed uno interno, la
MEMBRANA SINOVIALE, che secerne il LIQUIDO
SINOVIALE (funzione di lubrificare, ammortizzare e
trofico/nutrimento).
La capsula articolare è iper innervata ma è anche
avascolare (priva di vasi sanguigni e linfatici): il suo
nutrimento avviene attraverso il fenomeno di diffusione dai vasi limitrofi.
LEGAMENTI ARTICOLARI  sono extra-capsulari, intra-capsulari o intrinseci alla capsula.
- CAVITÀ SINOVIALE, CON LIQUIDO SINOVIALE;

Occasionalmente sono presenti formazioni in grado di modificare la forma per rendere più congrua
la forma delle superfici articolari delle ossa coinvolte:

- FIBROCARTILAGINI DI INGRANDIMENTO con il ruolo di ampliare una superficie articolare per


creare una congruenza con l’altra superficie articolare
esempio: labbro glenoidale che amplia la cavità glenoidale della scapola
labbro acetabolare nell’articolazione coxo-femorale (coscia)
- FIBROCARTILAGINE INTRA-ARTICOLARE come per esempio il disco dell’articolazione temporo-
mandibolare, o il menisco nell’articolazione del ginocchio - assicura la concordanza di due superfici
articolari di forma simile.
- CUSCINETTI ADIPOSI ARTICOLARI spesso situati alla periferia dell’articolazione, forniscono
protezione alle cartilagini articolari e agiscono come materiale “di imballaggio” per l’intera
articolazione. Inoltre, riempiono gli spazi che si creano quando il movimento dei segmenti
scheletrici modifica la forma della cavità articolare
- BORSE SINOVIALI sono piccole tasche di tessuto connettivo che riducono l’attrito e assorbono gli
urti
- TENDINI INTER-ARTICOLARI mantengono e sostengono l’articolazione durante i movimenti.
CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA FORMA DELLE SUP. ARTICOLARI DELLE DIARTROSI (SINOVIALI)

1) Diartrosi piana  ARTRODIE hanno


superfici articolari piatte che scivolano o
ruotano l’una sull’altra, ma i movimenti
permessi sono molto scarsi.
Esempi: articolazioni acromioclavicolare,
articolazioni Intercarpiche e intertarsali,
articolazioni Costovertebrali, articolazioni
sacroiliache.

2) Articolazione a cerniera  TROCLEARE o


GINGLIMO ANGOLARE (frontale) (4)
permette movimenti angolari su un singolo
piano, come quando si apre o si chiude una
porta.
Esempio: articolazione del gomito, del
ginocchio della caviglia e interfalangea.

- Articolazioni a perno  TRICOIDEE o


GINGLIMO LATERALE (5) permette la sola
rotazione
Esempi: articolazione tra atlante ed
epistrofeo, articolazione radio-ulnare
prossimale

- Diartrosi ellissoidale  CONDILOARTROSI (2) simile all’enartrosi ma è a forma ovoidale che ne


impedisce la rotazione, in cui una superficie articolare ovale prende contatto e ruota all’interno di
una depressione corrispondente alla superficie opposta.
Esempio: articolazione radiocarpica, articolazione metatarsofalangee.

- Diartrosi a sella  ARTICOLAZIONE A SELLA (3) possiedono superfici articolari complesse a forma
di sella, su ognuna delle quali è presente la convessità su un asse e la concavità dall’altra; entrambe
le ossa presentano una superficie concava e una convessa: la parte convessa di un capo osseo si
inserisce sulla superficie concava dell’altro capo osseo. La rotazione è ancora più limitata.
Esempio: articolazione carpometacarpica nel pollice.

- Diartrosi sferica  ENARTROSI (1), in cui il capo articolare sferico di un osso corrisponde a una
depressione a forma di coppa di un altro osso.
Esempio: articolazione della spalla o dell’anca.
TIPI DI MOVIMENTO ARTICOLARE NELLE DIARTROSI

Tra le ossa che compongono una diartrosi si possono eseguire 3 tipi di movimenti elementari:

- Scorrimento  scivolamento tra le superfici articolari l’una sull’altra


- Inclinazione  flessione, estensione
- Rotazione  attorno all’asse dell’osso

Questi movimenti si combinano tra loro. Durante i movimenti articolari le ossa/segmenti degli arti
assumono determinate posizioni tra loro.

In base alla tipologia del movimento si distinguono:

- flessione ed estensione: è un movimento che si svolge sul piano sagittale (antero-posteriore) che
riduce l’angolo tra gli elementi ossei che si articolano, avvicinando o allontanando le loro superfici
ventrali, e quindi diminuendo o incrementando l’angolo tra gli elementi ossei.
 Ginglimo angolare
 Enartrosi (permette qualsiasi movimento)
 Condiloartrosi
 A sella

- abduzione e adduzione: è il movimento di allontanamento o l’avvicinamento dall’asse longitudinale


mediano del corpo lungo il piano frontale.
 Enartrosi
 Condiloartrosi
 A sella

- Circumduzione: è il movimento circolare combinato dei 4 movimenti precedenti.


 Enartrosi
 Condiloartrosi
 A sella

- Pronazione e supinazione: è il caso dell’osso radio che viene davanti all’ulna che rimane
relativamente ferma, con il palmo rivolto in avanti e viceversa (ricorda: il ginglimo angolare
impedisce all’ulna di ruotare attorno al radio).
Il movimento di rotazione è garantito sia dall’articolazione radio-ulnare prossimale che da quella
distale; la combinazione delle due crea questo movimento rotatorio di pronazione e supinazione.
 Ginglimo laterale
 Enartrosi
ARTICOLAZIONE DELL’ARTO SUPERIORE

- Articolazioni del cingolo scapolare (spalla):

 STERNO-CLAVICOLARE
 ACROMIO-CLAVICOLARE
 GIUNZIONE SCAPOLO-TORACICA (reticolo toracico)
 SCAPOLO-OMERALE (o Gleno-omerale)
 BORSA SIEROSA VARIABILE SOTTO ACROMIO.DELTOIDEA (SUBACROMIALE E SUBDELTOIDEA)

- Articolazioni dell’arto superiore libero:


 SCAPOLO-OMERALE
 GOMITO
 RADIO-ULNARE
 ARTICOLAZIONI DELLA MANO
 ARTICOLAZIONI DELLE DITA

ARTICOLAZIONE STERNO-CLAVICOLARE
superficie articolare realizzata da una congruenza imperfetta, non si
sovrappongono perfettamente.

- Manubrio sternale (=parte superiore dello sterno) + 1° cartilagine costale


- Clavicola: faccia articolare forma angoli diedri

Superficie articolare – verticale e orizzontale 1. Sterno


2. Legamento sterno-clavicolare anteriore
Relazione della clavicola con: 3. Disco articolare
- vasi sub-clavicolari 4. Clavicola
5. 1° costa
- plesso brachiale 6. Legamento costo-clavicolare
Fibrocartilagine 7. Cartilagine 1° costa

Disco articolare = tessuto fibrocartilagineo piatto e circolare aderisce alle


superfici ossee + complesso di legamenti periferici.

LEGAMENTI:

- STERNO-CLAVICOLARE ANTERIORE
- STERNO-CLAVICOLARE POSTERIORE molto forte (perciò
raramente vi è la possibilità di verificarsi una lussazione
posteriore. Può portare lesioni a livello dei nervi frenici o nervo
vago)
- INTER-CLAVICOLARE due tipi di fibre: Vista anteriore
- superficiali: uniscono le estremità sternali 1. Sterno
- profonde: assicurano unione clavicola-manubrio sternale 2. Clavicola
- COSTO-CLAVICOLARE (ROMBOIDE) molto forte e corto 3. 1° costa
4. Leg. Sterno-clavicolare anteriore
5. Leg. Interclavicolare
6. Leg. Costoclavicolare
CAPSULA ARTICOLARE

Il DISCO FIBROCARTILAGINEO determina la formazione di due


compartimenti:

- MENISCO STERNALE – mediale

- MENISCO CLAVICOLARE – laterale ( zona in cui predominano i


movimenti).

Vista anteriore

1. Leg. Inter-clavicolare
2. Capsula articolare
3. Disco inter-articolare
4. Leg. Sterno-clavicolare anteriore
5. Leg. Costoclavicolare
6. Clavicola
7. 1° costa
8. Manubrio sternale

Questa articolazione permette il movimento simultaneo della stessa in piani diversi: a questo livello
possono avvenire sia movimenti di sollevamento e abbassamento dell’arto superiore, oltre che al suo
movimento di rotazione.
La forma contorta della clavicola fa sì che le sue estremità si muovano simultaneamente in direzioni
diverse; è come se la clavicola fosse costituita da due coni uniti alle estremità e con basi differenti, più
piccolo prossimale e più grande distale.
Ripasso della scapola…

Scapola  situata nella parte poster-superiore del torace, tra il 1° spazio intercostale e l’8° costa.

(guardo elementi della scapola nella parte di laboratorio)

Vista posteriore:

- Margine superiore
- Acromion
- Processo coracoideo
- Spina
- Fossa sovraspinata
- Fossa infraspinata

Oltre a questi elementi nella vista anteriore vi sono anche:

- Incisura della scapola


- Processo coracoideo
- Fossa sottoscapolare

Vista laterale:

- Cavità glenoidea (zona articolare)


- Acromion
- Spina
- Tubercolo sopraglenoideo
- Tubercolo infraglenoideo

ARTICOLAZIONE
ACROMIO-
CLAVICOLARE
È un’articolazione piana con tre
varianti:
- 27% di tipo verticale
- 49% di tipo superiore (clavicola va sopra
l’acromion)
- 3% di tipo inferiore (clavicola sotto
l’acromion)

È quella articolazione che collega


l’acromion scapolare e l’estremità laterale
della clavicola, ed è formata da due faccette ossee rivestite da cartilagine e da una capsula articolare
rinforzata da legamenti acromio-clavicolari.

È un’articolazione piana di tipo superiore, un’artroidia talvolta doppia, la cui capsula articolare risulta
essere divisa in due da un menisco fibrocartilagineo.

Consente movimenti di scorrimento della clavicola e rotazione della scapola.


La sua funzione è quella di garantire un movimento di sollevamento del braccio sopra la testa. Aiuta anche i
movimenti della scapola con conseguente rotazione del braccio.

LEGAMENTI:

quelli a distanza sono il LEGAMENTO CORACO-CLAVICOLARE, che dal processo coracoideo della scapola si
diparte in due fasci che trovano attacco sulla clavicola; essi sono:

- LEG. CONOIDE si inserisce sul tubercolo conoide


- LEG. TRAPEZOIDE sulla linea trapezoidea

Quelli diretti sull’articolazione, i LEGAMENTI ACROMIO-CLAVICOLARI,


che rafforzano la capsula articolare, limitando i movimenti della 1. Margine ascellare della scapola
2. Acromion
clavicola a livello dell’acromion.
3. Processo coracoideo
LEGAMENTO CORACO-ACROMIALE lega il processo coracoideo 4. Clavicola
5. Leg. Trapezoide del leg. Coracoclavicolare
all’acromion.
6. Leg. Conoide del leg. Coracoclavicolare
7. Leg. Acromio-clavicolare
8. Leg. Coraco-acromiale
LABBRO GLENOIDEO sul margine della cavità glenoidea, è un bordo 9. Labbro glenoideo
10. Capsula articolare scapolo-omerale
fibrocartilagineo.
11. Tendine del muscolo bicipite brachiale

Superficie articolare:

-faccia ovale, discretamente convessa della clavicola


- faccia ovale, discretamente concava dell’acromion
- interposto tra le due vi è un disco fibrocartilagineo
nel 40 % dei casi.

CAPSULA ARTICOLARE SCAPOLO-OMERALE,


rinforzata dal legamento acromio-clavicolare,
possiede:

- strato esterno fibroso


- strato interno sinoviale
ARTICOLAZIONE CORACO-CLAVICOLARE

È un’articolazione sindesmosi di tipo fisso.

1. Margine ascellare della scapola


2. Acromion
3. Processo coracoideo
4. Clavicola
5. Leg. Trapezoide del leg. Coracoideo = lamina fibrosa
forma di quadrilatero e disposta in senso antero-
laterale
6. Leg. Conoide del leg. Coracoideo = lamina fibrosa di
forma triangolare disposta in senso postero-laterale

Il ruolo di questi due legamenti è quello di:


- limitare i movimenti tra la scapola e la clavicola
- garantire che il peso dell’arto superiore venga
sostenuto più dalla clavicola e meno dall’acromion

7. Leg. Acromio-clavicolare
8. Leg. Coraco-acromiale
9. Labbro glenoideo
10. Capsula art. scapolo-omerale
11. Tendine del muscolo bicipite brachiale

LEGAMENTI PROPRI DELLA SCAPOLA:

- LEGAMENTO CORACO-ACROMIALE di tipo fibroso e a


forma di ventaglio triangolare, con vertice acromiale e
base sul processo coracoideo.
Ruolo di protezione dell’epifisi superiore dell’omero.
- LEGAMENTO TRASVERSO SCAPOLARE SUPERIORE che
passa sopra l’incisura coracoidea, formando un orifizio
per il nervo soprascapolare.
Al di sopra vi è un fascio vascolare deputato alla
vascolarizzazione di questa zona.
- LEGAMENTO TRASVERSO SCAPOLARE INFERIORE
incostante che si estende dal margine laterale della spina
scapolare al margine posteriore della cavità glenoidea.
Trasforma l’incisura in un orifizio per il passaggio del
fascio vascolo-nervoso soprascapolare dalla fossa
sovraspinata alla fossa infraspinata.

ARTICOLAZIONE SCAPOLO-OMERALE
(o Gleno-omerale)
Di tipo sferoidale (a forma di sfera)

1 – omero

2 – capsula articolare sezionata

3 – cavità articolare

4 – scapola

5 – tuberosità sopraglenoidea

6 – acromion

7 – collo chirurgico dell’omero

8 – tendine del muscolo bicipite brachiale

Superfici articolare in congruenza 75%

OMERO:

- Diametro verticale 48 mm
- Diametro trasversale 45 mm
- Angolo di inclinazione di 120-135° rispetto alla diafisi
- Angolo di retroversione di 20-30° rispetto al piano frontale

CAVITA’ GLENOIDEA:

- Aspetto concavo
- Diametro verticale di 35 mm
- Diametro trasversale di 25 mm
- Orientata in modo perpendicolare alla superficie della scapola.
La scapola intera è invertita di 30°

LABBRO GLENOIDEO: lamina fibrocartilaginea inserita sul contorno della cavità glenoidea.

Ruolo:
- approfondire e ampliare la cavità
- proteggere i margini della cavità
- migliorare la lubrificazione interna
- stabilizzare l’articolazione

11 - Il tendine del bicipite brachiale si fonde con il tessuto fibroso


del labbro nella sua parte superiore.

1– scapola
2 – processo coracoide
3 – acromion
4 – grande trocantere omerale
5 – solco bicipite
6 – CAPSULA ARTICOLARE SCAPOLO-OMERALE:
sottile, lassa, non fornisce né protezione né resistenza
- Si inserisce dal collo anatomico dell’omero sulla faccia esterna del labbro.
- I tendini muscolari agiscono su questo livello come “legamenti attivi”.
7 – sinoviale intertrocanterico
8 – leg. Coraco-acromiale
9 – tendine muscolo bicipite brachiale
10 – leg. Coraco-omerale

La capsula articolare comunica con diverse BORSE ARTICOLARI:

- BORSA RETROTENDINEA del muscolo sotto-scapolare (centro- inferiore, colore viola chiaro)
- BORSA SUBCORACOIDEA sotto il processo coracoide
- TONACA SINOVIALE INTERTUBERCOLARE che è
formata dalla membrana sinoviale a livello del solco
tubercolare.

LEGAMENTI

LEGAMENTO GLENO-OMERALE:

- Superiore (1) dalla punta del labbro glenoideo alla


circonferenza anteriore del collo anatomico
dell’omero.
- Medio (2)  dal bordo anteriore della cavità glenoidea alla base del piccolo trocantere
inferiore
- Inferiore (3)  dalla parte inferiore e posteriore della cavità al collo chirurgico dell’omero.
Questo fascio rappresenta l’elemento più importante che garantisce la stabilità anteriore della
spalla.

LEGAMENTO CORACO-OMERALE:

Ha una disposizione antero-laterale e leggermente posteriore, parte


dal processo coracoideo e arriva a livello del grande trocantere
omerale.

Ha la funzione di sostenere e sospendere la testa dell’omero, oltre a


limitare la rotazione esterna dell’omero.

Leg. Coraco-omerale
LEGAMENTO OMERALE TRASVERSO
È una fascia fibrosa che trasforma il solco intertrocanterico in un canale.

Leg. Gleno-omerale

ARTICOLAZIONE DEL GOMITO

Il gomito di per sé è un ginglimo angolare, monoassiale, che permette la flessione e l’estensione.

È costituita dalle articolazioni:

- OMERO-ULNARE (trocleoartrosi) queste agiscono accoppiate, come un’articolazione


- OMERO-RADIALE (sferoidale) uniassiale
- RADIO-ULNARE PROSSIMALE (trocoide)

L’articolazione del gomito è insolita poiché le 3 articolazioni si trovano nella


stessa capsula articolare.

Capsula articolare:

- Sottile, flaccida
- Strato interno ed esterno
- Fasci muscolari del tricipite e bicipite brachiale

Membrana sinoviale copre:

- Faccia interna della capsula


- Leg. anulare
- Fosse articolari
- Faccia mediale troclea 1. Omero
- Incavo sup. attorno al collo radiale 2. Ulna
3. Sezione del tendine del muscolo bicipite
brachiale
Nella parte dx delle 3 fosse articolari, tra la membrana fibrosa e 4. Legamento collaterale ulnare
quella sinoviale, si formano 3 strati di tessuto adiposo con funzione 5. Legamento collaterale radiale
6. Legamento anulare
di frenare le ampiezze estreme di movimento.
7. Legamento anteriore
8. Capsula articolare
9. Legamento di Weitbrecht
10. Membrana interossea
11. Orifizio nutritivo
1. LEG. COLLATERALE ULNARE (7), fascia fibrosa triangolare
divisa in 3 fasci:
- fascio anteriore  leg. omero-coronoideo che si estende dall’epitroclea dell’omero,
anteriormente al processo coronoideo dell’ulna e posteriormente all’olecrano
- fascio posteriore  leg. omero-olecranico di Bardinet che collega l’epitroclea omerale con il
margine interno dell’olecrano. È il più robusto e va dalla parte posteriore dell’epitroclea alla
faccia mediale dell’olecrano.

I due fasci si dipartono dall’epitroclea


dell’omero diretti obliquamente
verso il basso, a parte la fascia
obliqua.

- Fascio medio  leg. Di Poirier che


collega l’epitroclea con il tubercolo
coronoideo

2. LEG. COLLATERALE RADIALE (8): è un legamento forte che stabilizza la sup. laterale
dell’articolazione e si estende tra l’epicondilo laterale dell’omero e il leg. Anulare (che collega la
testa del radio all’ulna).
È diviso in 2 fasci divergenti: uno anteriore e uno posteriore, entrambi orientati verso la testa
radiale.
Le fibre di questo legamento hanno relazioni intime con quelle del legamento anulare radiale.

ASPETTO POSTERIORE

(avambraccio flesso a 90°)

1. Omero
2. Epitroclea
3. Epicondilo laterale
4. Olecrano
5. Capsula articolare
6. Leg. collaterale ulnare
7. Leg. Collaterale radiale
8. Fossa olecrano-omerale

3. LEG. POSTERIORE costituito da fibre


- Omero-omerali disposti a ponte tra i margini mediale e laterale della cavità dell’olecrano
- Omero-olecraniche che collegano il margine della cavità olecranica con il margine dell’olecrano.

ASPETTO ANTERIORE (braccio teso)


4. LEG. ANTERIORE (8), sottile, ha origine in prossimità della fossa
coronoidea e si dirige dividendosi in 3 fasci:
- Superficiale, al leg. Orbicolare, anulare
- Medio, verticale al processo coronoideo
- Trasverso, perpendicolare ai primi due

5. LEG. ANULARE (6) unisce il margine anteriore con quello posteriore


dell’incisura radiale, connette la testa del radio all’ulna
mantenendo così un contatto permanente tra le due ossa.

ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE SUPERIORE (8) – aspetto ottenuto


spostando il radio e sezionando il leg. Anulare.

6. LEG. QUADRATO (7) – fascia fibrosa di forma quadrata tra il margine inferiore della piccola cavità
sigmoidea ulnare e la faccia interna del collo radiale.
Nella posizione intermedia dell’avambraccio il legamento è rilassato mentre durante la supinazione
o pronazione il legamento viene teso limitando i movimenti.
ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE SUPERIORE
(prossimale – trocoide)

Superfici articolari – sono sproporzionate e rappresentate da:

- INCISURA RADIALE dell’ulna (forma il segmento di cilindro


cavo)
- META’ MEDIALE DELLA TESTA RADIALE

Cartilagine ialina

Capsula articolare comune con quella del gomito


1. Punta olecrano
2. Fossetta coronoidea
LEG. QUADRATO (7) 3. Processo coronoideo
4. Coppa radiale
LEG. ANULARE (8) – formazione fibrosa che parte dall’estremità anteriore 5. Tuberosità bicipitale del radio
6. Ulna
dell’incisura radiale diretto posteriormente e lateralmente alla testa radiale.
7. Leg. Quadrato
Esso è poco visibile perché è coperto per la maggior parte dalla porzione
8. Leg. Anulare sezionato
laterale esterna del legamento collaterale radiale del gomito.

ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE CENTRALE


o MEMBRANA INTEROSSEA
(sindesmosi)

- Localizzata tra radio e ulna


- Il margine superiore raggiunge 2-3 cm sotto la tuberosità radiale
- Struttura bi-lamellare:
anteriore – le fibre scendono dal radio all’ulna
posteriore – le fibre scendono inversamente

LEG. OBLIQUO (O ROTONDO) è un piccolo fascio con direzione obliqua che


parte dal processo coronoideo ulnare e scende obliquamente fino alla
tuberosità radiale. La disposizione delle fibre nel legamento è opposta a quelle
della membrana interossea.
ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE INFERIORE
(distale – trocoide)
Superfici articolari:

- Testa dell’ulna convessa


- Incisura radiale concava

Capsula articolare – sottile ma resistente divisa in anteriore e posteriore

Membrana sinoviale si espande superiormente formando il recesso sacciforme

Disco articolare – ha una forma triangolare con:

- apice sulla base del processo stiloideo ulnare


- base sul margine distale dell’incisura ulnare del radio

Funzione:

- realizza una separazione funzionale dell’articolazione (l’art. radio-ulnare distale da quella radio-
carpale)

Legamenti:

- radio-ulnare anteriore  si inserisce dal margine anteriore dalla piccola cavità sigmoidea
radiale alla testa dell’ulna
- radio-ulnare posteriore  che sostiene posteriormente le due ossa dell’avambraccio.

ARTICOLAZIONI DELLA MANO

- ART. RADIOCARPALE (ellissoidale)


- ART. INTERCARPALI (piane) – fila I e II
- ART. INTERMETACARPALI (piane)

FACCIA DORSALE – PALMARE

1. Ulna
2. Radio
3. Scafoide
4. Semilunare
5. Pisiforme
6. Uncinato
7. Trapezio
8. Capitato
9. Metacarpo ARTICOLAZIOE RADIO-CARPALE
10. Leg. Radiocarpico palmare (POLSO)
11. Leg. Piso-uncinato
(ellissoidale)
12. Leg. Trasversale carpale
Superfici articolari:

- Estremità distale del disco articolare


R + scafoide, semilunare e
piramidale

Capsula articolare – più spessa palmare, più


sottile dorsale

Legamenti – per rinforzare la capsula:

- Leg. Collaterale radiale del carpo,


che si estende dal processo stiloideo
radiale alla faccia antero-laterale
dello scafoide. Le fibre che vanno al
trapezio e al leg. Anulare del carpo
possono essere staccate
- Leg. Collaterale ulnare del carpo, si
estende dal processo stiloideo
dell’ulna al piramidale, pisiforme, e
attraverso alcune fibre raggiunge il
leg. Anulare del carpo
- Leg. Anteriore formato da 2 fasci:
uno radio-carpale lungo e l’altro
ulna-carpale corto
- Leg. Dorsale, meno forte del precedente, in inserisce superiormente sul margine posteriore
della faccia articolare del radio, ed inferiormente sull’osso semilunare e piramidale

ARTICOLAZIONI INTER-CARPALI
(diartrosi pianiformi)
8 ossa carpali disposte su 2 file, determinano la
formazione delle seguenti articolazioni:

- Articolazioni prossimale della 1° fila di ossa


carpali: scafoide e semilunare (art.
dell’impalcatura), e articolazione tra
semilunare e piramidale
- Articolazioni distali della 2° fila di ossa carpali:
trapezio e trapezoide, trapezio e capitato
(grande osso), capitato e uncinato
- Articolazioni tra le ossa carpali (medio-carpali)

La stabilità delle articolazioni inter-carpiche aumenta


grazie alla presenza dei tendini del muscolo flessore sulla
faccia anteriore del tunnel carpale.

ARTICOLAZIONI PROSSIMALI DELLA 1° FILA DI OSSA CARPALI


1- Palmare, in numero di 2, uniscono le articolazioni tra scafoide-semilunare, semilunare-piramidale e
sono poste sotto i legamenti anteriori dell’articolazione radio-carpica
2- Dorsale, anch’esse in numero di 2, sono poste trasversalmente sopra lo scafoide, semilunare e
piramidale, unendo queste ossa
3- Interossee, poste tra scafoide-semilunare e semilunare-piramidale
4- Proprie: il legamento Piso-uncinato che va dall’osso pisiforme all’uncinato
5- Piso-metacarpale, che unisce l’osso pisiforme con la base del metacarpo

ARTICOLAZIONI DISTALI DELLA 2° FILA DI OSSA CARPALI


I legamenti che rafforzano la capsula articolare sono:

- Legamenti dorsali, disposti sulla faccia posteriore, uniscono le ossa: trapezio-trapezoide,


trapezoide-capitato (grande osso), capitato-uncinato
- Legamenti palmari disposti sulla faccia anteriore e con orientazione simile a quella dei
legamenti anteriori
- Legamenti interossei, uno posto sulla faccia laterale esterna del capitato (grande osso) verso
l’osso trapezoide, e l’altro sulla faccia interna mediale verso l’uncinato.

ARTICOLAZIONE MEDIO-CARPALE
Tra le file prossimale e distale delle ossa carpali

Aspetto ad “S” determina una buona congruenza tra i compartimenti:

- Mediale (testa osso capitato) fissata nella cavità formata da osso scafoide + semilunare +
piramidale
- Laterale, il polo distale dello scafoide è ospitato dal trapezio + trapezoide

Capsula articolare + membrana sinoviale

Legamenti che partecipano al mantenimento della posizione delle ossa sono disposti anteriori / posteriori /
laterali esterni / laterali interni. Essi sono:

- Palmare o radiale del capo a forma di “V”, unisce il capitato con lo scafoide (esterno) e il
piramidale (interno)
- Dorsale, meno sviluppato dispone tra piramidale-scafoide (primo fascio) e tra trapezio-
trapezoide (secondo fascio).
- Laterale esterno tra scafoide-trapezio
- Laterale interno tra piramidale-uncinato

ARTICOLAZIONI CARPO-METACARPALI

Tra la fila distale delle ossa carpali e i metacarpi fissi da I a V.


Sono considerate diartrosi pianiformi con mobilità limitata.

La capsula articolare è rinforzata dai legamenti:

- Carpo-metacarpali palmari che sono 4:


uno disposto tra trapezio-metacarpo III
gli altri 3 tra il capitato (grande osso) - basi metacarpi II, III e IV
- Capo-metacarpali dorsali che uniscono:
trapezio – metacarpo II
trapezoide – metacarpo III
capitato – metacarpo III
uncinato – metacarpo IV e V

ARTICOLAZIONE CARPO-METACARPO DEL POLLICE


(a sella)

Con mobilità speciale derivante dall’aspetto anatomico del metacarpo I e trapezio

Capsula articolare rinforzata dai legamenti solidi disposti:


- laterale
- palmare
- dorsale

ARTICOLAZIONI METACARPO-FALANGEE
(condiloidee)

Effettuano il passaggio da metacarpi alla base delle falangi prossimali delle dita.

Capsula articolare sono lasse e rinforzate dai legamenti:

- Palmare (placche volanti) situato nello spazio tra i legamenti collaterali


- Collaterale, 2 per ogni dito, inserito sulle facce collaterali delle estremità carpali e alla base
delle falangi prossimali
- Trasverso profondo che si estende dal metacarpo II al V sulla faccia anteriore della testa dei
metacarpi inserendosi alla base delle falangi prossimali

ARTICOLAZIONI INTERFALANGEE
(ginglimo articolare)

Pollice  solo 2 falangi


altre dita  3 falangi

Le articolazioni tra le falangi di un dito sono realizzate tra le basi e le estremità delle falangi.

Ogni capsula articolare è rinforzata da 2 legamenti: - leg. Collaterale


- leg. Palmare

ARTICOLAZIONE ARTO INFERIORE


Le articolazioni dell'arto inferiore permettono una forte stabilità, rispetto l'arto superiore
L'ampiezza dei movimenti è ridotta

ARTICOLAZIONE DELL’ANCA
L'articolazione coxo-femorale è un'enartrosi alla base della coscia

Realizzata tra: - estremità prossimale del femore


- cavità acetabolare

È un'articolazione rinforzata dai legamenti.

Facce articolari:
testa del femore
- 2/3 della sfera con una depressione centrale – la
fossa del capo femorale
- continua lateralmente con il collo del femore
- l'asse lungo del collo rispetto all'asse diafisario
forma l'angolo di inclinazione di 125°- 135°
- l'asse lungo del collo forma con il piano
anteriore un angolo di declinazione di 15°-25°
- ad eccezione della fossetta, il capo è ricoperto da cartilagine ialina su tutta la superficie

Acetabolo
- cavità emisferica situata sulla faccia laterale dell’osso coxale
- la superficie articolare è a forma di un anello incompleto - mezzaluna - alla periferia
dell'acetabolo
- fossa acetabolare - non ricoperta da cartilagine, ma ricoperta da membrana sinoviale
- intorno all'acetabolo c'è un tessuto fibroelastico - il labbro acetabolare - con il ruolo di
aumentare la sua superficie a 2/3 di una sfera
- il labbro attraversa l’incisura come legamento trasverso acetabolare completando così
l’anello

MEZZI DI CONTENIMENTO
- Capsula articolare forma di tronco con inserzione sulla circonferenza acetabolare, anteriormente sulla
linea intertrocanterica e posteriormente a 1-1,5 cm dalla cresta intertrocanterica.

Nella posizione normale dell'articolazione la maggior parte della capsula è sotto tensione

La capsula è rafforzata dai legamenti:

- leg. ileofemorale anteriore, intimamente “mescolato” con fibre della capsula.


Ruolo:
- limitare adduzione e rotazione laterale
(fascio obliquo)
- limitare l'abduzione e l'estensione
(fascio verticale)

- leg. Pubofemorale – base è inserita sull'eminenza


ileopettinea, la cresta ileopettinea, solco superiore del pube

Inserzione sul piccolo trocantere

Ruolo:
- limitazione dell'abduzione e della rotazione laterale

- leg. Ischiofemorale – inizia dall’ischio dietro il collo del femore

Inserzione anteriore alla fossa trocanterica

Ruolo:
- limitazione della rotazione interna e adduzione della coscia

- leg. della testa del femore – l’apice inserito nella parte antero-superiore della fossa del capo femorale,
con origine da 3 fasci sopra leg. trasversale dell'acetabolo e la parte superiore e inferiore dell'incisura
acetabolare.

Supporta fino a 45 kg

Contiene vasi sanguigni


Ruolo trofico e limitazione di adduzione, abduzione e rotazione lat. con la coscia flessa

Area orbicolare – condensazione delle fibre profonde della capsula

Vascolarizzazione - a. iliaca interna (a. otturatoria, a. ischiadica, a. glutea superiori)


- a. femorale profonda (a. circonflessa femorale mediale e laterale)

Innervazione - n. femorale
- n. otturatore
- n. ischiatico
- n. quadrato femorale
- n. cutaneo femorale posteriore

BIOMECCANICA ARTICOLARE DELL’ANCA


L'articolazione dell'anca è un'articolazione di carico

- Il femore è relativamente fisso

- Il movimento dell'articolazione dell'anca è prodotto dal movimento del bacino sul femore

In questa situazione la concavità acetabolare si muove nella stessa direzione di quella della pelvi opposta.
Movimenti dell'articolazione dell'anca

- Articolazione sferoidale con 3 gradi di rilascio e conduzione legamentosa

- Lo sviluppo del legamento risparmia la forza muscolare e previene la caduta del tronco, soprattutto
posteriore

- Consente all'arto inferiore di partecipare sia all'oscillazione nella fase del pendolo dell'arto che alla
stabilizzazione nella fase propulsiva

Flessione – consiste nel sollevare e avvicinare la coscia alla parete


anteriore dell'addome

Se la flessione della coscia è associata all'estensione della gamba,


l'ampiezza è di 90° e con la flessione del ginocchio l'ampiezza è di
130°.

I muscoli flessori sono lunghi e forti:


- muscolo ileopsoas è il più forte flessore della coscia

- muscolo iliaco interviene nella componente di forza


- muscolo psoas interviene nella componente di allungamento
- i sinergici dell'ileopsoas sono deboli

Nella paralisi l'andatura è lenta.


- muscolo pettineo e le fibre anteriori del m. gluteo medio
partecipano al sollevamento della coscia sopra l'orizzontale.

Estensione – movimento di flessione inverso


Ampiezza di circa 15 – 20°

Nel balletto, l'iperestensione del pattinaggio in realtà è una flessione dell'anca


opposta e l'accentuazione della lordosi lombare

Muscoli estensori:
- m. grande gluteo – il più forte, muscoli per definizione
antigravitazionali

Adduzione – ha un'ampiezza inferiore di 10°, essendo limitata


dall'incontro delle cosce e dall'incrocio dei leg. capo femorale e
ischiofemorale.

Se la coscia è flessa, può essere superata la linea mediana

Muscoli adduttori: - m. pettineo


- m. ileopsoas
- m. gemello
- m. otturatore interno
- m. quadrato femorale

Abduzione – ampiezza 45° con coscia estesa e 50-65° se associata alla flessione del ginocchio

Limitazione del leg. pubofemorale

Muscoli abduttori: - fibre anteriori del gluteo medio, piccolo,


- tensore della fascia larga
- sartorio
- femorale destro.

Rotazione laterale – ampiezza di circa 44° con coscia in estensione


e 100° con coscia in flessione.

Muscoli rotatori laterali – grande gluteo


- m. pettineo
- m. sartorio
- m. pelvi-trocanterici
- m. ileopsoas

Sono agenti motori più forti dei rotatori mediali.

Rotazione mediale – ha un'ampiezza di circa 35-45° con una coscia estesa

Limitazione da leg. ischiofemorale e ileofemorale

Agenti motori: - m. glutei medio e piccolo attraverso le fibre anteriori


- m. grande adduttore,
- m. femorale destro,
- m. bicipite

Circumduzione – il movimento che racchiude tutti gli altri.

La testa del femore ruota nell'acetabolo e la diafisi si muove come


un cono.

ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO


- La più grande articolazione del corpo

- nell’uomo è femore-tibiale

- Anche l'articolazione femore-rotulea partecipa alla formazione


- La testa della piccola fibula non partecipa alla composizione dell'articolazione

• SUPERFICI ARTICOLARI

o Epifisi distale del femore partecipa


attraverso i 2 condili femorali
- Gli assi anteroposteriori dei condili
sono divergenti posteriormente in
modo che l'epifisi inferiore sia più
voluminosa posteriormente che
anteriormente
- Il segmento anteriore della curva
fa parte di un cerchio con raggio di
45 mm, affinché quello posteriore
raggiunga i 15 mm.
- Il condilo mediale è più
prominentemente inferiore rispetto
a quello laterale in modo che il
femore in supporto bicondilare
descriva un angolo aperto laterale
ottuso di 170-175º - genere valgo
fisiologico
- Anteriormente, il femore si
articola con la rotula attraverso la
faccia rotulea
- La diafisi verticale non è diritta, le
onde femorali non si trovano sotto
la testa del femore ma più
medialmente il condilo laterale si
trova approssimativamente sotto la testa del femore.

o Epifisi tibiale prossimale


- voluminoso, leggermente incurvato posteriormente di forma relativamente quadrilatera con
grande asse trasversale
- Composto da 2 condili ciascuno con un sospiro articolare superiore per i condili femorali
- Le facce sono leggermente concave e ovali con l'asse sagittale grande. Tra le 2 superfici articolari è
il massiccio spinoso - non articolare
- Il leg viene inserito nell'area intercondiloidea anteriore. incrociate anteriormente e sulla leg
posteriore. croce posteriore
- Sulla faccia laterale del condilo laterale si trova la faccia articolare per il perone.
- La tuberosità tibiale è situata sulla linea mediana.
- lateralmente ad essa si trova il tubercolo Gerdi - l'inserzione del tratto ileofemorale

o Rotula
- La faccia posteriore della rotula è divisa da una cresta in due superfici articolari che normalmente
non sono uguali

• MENISCHI ARTICOLARI

- Formazioni fibrocartilaginee sviluppate alla periferia delle superfici articolari dei


condili tibiali

- Ha una faccia articolare superiore concava e una faccia inferiore piatta rispetto al
piatto tibiale e una base attraverso la quale aderisce alla capsula articolare

- Ciascuno è inserito tramite 2 estremità nelle rispettive aree intercondiloidee.

- Sono uniti anteriormente dal legamento trasverso del


ginocchio

• MENISCO MEDIALE

- La forma della lettera c, essendo maggiore la distanza tra


le 2 estremità

- Attraverso il corno anteriore è fissato al bordo della


formica del piatto tibiale e attraverso il corno del perno
nella zona retro-spinale

■ MENISCO LATERALE

- Ha la forma di un anello, le 2 estremità essendo più vicine al punto di inserimento sui 2 lati dell'eminenza
intercondiloidea

- È più stretto, ma più spesso alla periferia

I menischi mostrano mobilità intra-articolare muovendosi sulle superfici articolari dei condili tibiali
Le forze di compressione possono raggiungere 2xG o 3xG durante una normale camminata e 5-6xG durante
la corsa.
I menischi possono assumere oltre il 50% di questi compiti

• MEZZI DI CONTENIMENTO

o Capsula articolare
o LEGAMENTI:
- LEGAMENTI CROCIATI ANTERIORE E POSTERIORE sono localizzati intra-capsulare ma extra-
sinoviali. Sono denominati in base alla loro inserzione tibiale
- LEGAMENTO PATELLARE
- LEGAMENTO POPLITEO OBLIQUO
- LEGAMENTO COLLATERALE ESTERNO
- LEGAMENTO COLLATERALE INTERNO
- LEGAMENTO POPLITEO ARCUATO

LEGAMENTI CROCIATI ANTERIORE

- Inserimento nella parte anteriore della tibia posteriore da


parte del legamento trasverso.

- Direzione verso l’alto e posteriore

- Le fibre possono essere raggruppate in 2 fasci: anteromediale


e posterolaterale

- Impedisce il movimento anteriore dei condili femorali sul


piatto tibiale

- Una piccola traslazione può verificarsi a 30º di flessione quando il


legamento si rilassa

- Ruolo nel controllo della rotazione della tibia

- Si infortuna quando il ginocchio è in flessione e viene aggiunta una


componente rotazionale della tibia.

LEGAMENTI CROCIATI POSTERIORE

- Ha una traiettoria ascendente e un po 'anteriore alla sua origine


tibiale posteriore

- È più corto e meno obliquo del precedente

- Dispone di 2 fasci anteromediali e posterolaterali Impedisce la


lussazione posteriore della tibia davanti ai condili femorali

- Il massimo spostamento posteriore si verifica a 75 ° di flessione

LEGAMENTO PATELLARE è trapezoidale con ampia base sulla rotula e piccola base sulla tuberosità tibiale

- È separato dalla tibia dalla borsa pretibiale

- Fianco laterale e mediale della rotula che si fonde nella capsula con i reticoli rotulei laterali e mediali
LEG. POPLITEO OBLIQUO - si sviluppa dal tendine semimembranoso, mescolandosi parzialmente con la
capsula

LEG. COLLATERALE ESTERNO inserito sull'epicondilo femorale esterno e sulla testa del perone

Non aderisce alla capsula e al menisco esterno

LEG. COLLATERALE INTERNO


- Sviluppato tra l'epicondilo femorale interno e il condilo mediale
della tibia

- Discende al bordo mediale della tibia e alla superficie postero-


mediale posteriore della difesa tibiale

LEG. POPLITEO ARCUATO

- Situato sotto il legamento popliteo obliquo

- Rafforza la capsula vicino al condilo laterale del femore

►VASCOLARIZZAZIONE: a. Discendente del ginocchio, aa. articolare laterale superiore, articolare mediale
superiore, articolare mediale, articolare inferiore

Allineamento tibio-femorale

- L'asse anatomico longitudinale è diretto obliquamente inferiormente e


medialmente da prossimale a distale

- Gli assi longitudinali del femore e della tibia formano un angolo aperto laterale
di 185 - 190º.

- Il femore forma un angolo tra 5-10º verticalmente

- L'asse meccanico dell'arto inferiore unisce il centro della testa del femore con
il centro della superficie superiore della testa tibiale. Normalmente questa linea
passa attraverso il centro dell'articolazione del ginocchio tra i tubercoli inter-
condilari

- L'asse meccanico forma un angolo di 3º verticalmente


BIOMECCANICA DELL'ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

► Articolazione con conduzione legamentosa

► Funziona come una leva di terzo grado

► Flessione ed estensione

- si svolgono nel piano superiore del giunto

- i movimenti possono essere eseguiti in 3 modi:

spostando il femore sulla tibia - la posizione di supporto a terra

spostando la tibia sul femore - posizione seduta

muovendo contemporaneamente entrambe le ossa - oscillando il polpaccio


mentre si cammina

In flessione l'asse si muove superiormente e posteriormente e in estensione inversamente

Se consideriamo due punti simmetrici in flessione, il punto femorale si muove più di quello tibiale

I menischi articolari contribuiscono, essendo più sottili al centro che alla periferia

In estensione, i menischi aumentano il loro raggio di curvatura e la loro parte anteriore si sposta
anteriormente

La flessione attiva ha un'ampiezza di 135º e quella passiva di 150º

Agenti motori: bicipite, semitendinoso e semimembranoso, sarto secondario mm, gracile, gastrocnemio e
popliteo

Il movimento è rallentato dai quadricipiti

La rotazione mediale del femore che accompagna le fasi finali dell'estensione non è né conduzione
volontaria né muscolare - rotazione automatica che blocca l'articolazione

Per iniziare la flessione, il ginocchio deve essere inizialmente sbloccato

Per sbloccare il femore deve essere ruotato (ruotato lateralmente). La forza di


flessione determinerà automaticamente l'orotazione laterale del femore.

► Estensione

- Ha un'ampiezza di 180º

- L'estensore più forte è il muscolo quadricipite femorale

- Forza maggiore dei flessori - muscoli antigravitazionali


- L'estensione è limitata dai legamenti posteriori del ginocchio

- Una volta esteso il ginocchio raggiunge una posizione bloccata in cui l'azione

► Rotazione

- È fatto solo per la gamba flessa

- Quando il ginocchio raggiunge una flessione di 70 °, si associa un


movimento rotatorio interno che può raggiungere i 20 °

- L'asse di movimento è verticale e passa attraverso l'eminenza


intercondiloidea

- La rotazione interna è limitata dai legamenti crociati

- La rotazione laterale può raggiungere i 40º ed è limitata dalla tensione


dei legamenti collaterali

ARTICOLAZIONE FEMORO-
ROTULEA

- In piena estensione arriva in relazione alla faccia anteriore


dell'estremità distale del femore

- In flessione trasla distalmente e si avvicina all'incisione


intercondiloidea, flessione tra 25 e 130º

- Se il femore ruota medialmente, la porzione superiore della


rotula seguirà il femore, mentre la porzione inferiore essendo
collegata al tendine rotuleo rimarrà laterale con la rotula =
rotazione laterale della rotula

- La rotazione mediale della rotula appare con la rotazione


laterale del femore - ruota lateralmente di 6º con la flessione del
ginocchio da 25 a 130º
ARTICOLAIZONE TALO-CLURARE o TIBIO-TARSICA

Collega le ossa della gamba attraverso l’astragalo, allo scheletro del piede.

Superfici articolari: - tibia – faccia articolare inf. e faccia articolare malleolo


- Fibula – faccia articolare malleolo

I due malleoli formano una cavità in cui si inserisce l’astragalo.


- Astragalo – partecipa attraverso la sup. articolare superiore e con le parti superiori
delle faccette laterali.
- il corpo
dell’astragalo è più largo anteriormente rispetto
posteriormente

L’articolazione della caviglia è quella più


congruente del corpo umano.

CAPSULA ARTICOLARE – è più sottile nella parte


antero-posteriore

LEGAMENTI:

- Leg. Collaterale mediale (o Deltoideo)


- origina a livello mediale del
malleolo, da cui si diparte a ventaglio
sulle ossa del tarso
- si divide in 4 fasci
- leg. tibio-talare anteriore: si inserisce sul margine mediale del collo del talo
- leg. tibio-navicolare: inserito sulla faccia mediale e dorsale dell’osso navicolare
- leg. tibio-calcaneare: le sue fibre si inseriscono sul margine mediale del
sostentacolo del calcagno
- leg. tibio-talare: le sue fibre si inseriscono sul processo posteriore del talo

- Leg. Collaterale laterale


- si diparte dalla caviglia alle vicine ossa tarsali
- 3 fasci:
- leg. Talofibulare anteriore – dal malleolo fibulare alla parte laterale del collo dell’
astragalo
- leg. Talofibulare posteriore – si inserisce nella fossa del malleolo laterale e sul
tubercolo laterale del processo posteriore del talo
- leg. Calcaneofibulare – attaccato alla punta malleolo laterale e sulla faccia laterale
del calcagno con le fibre orientate verso il basso e verso la
parte posteriore
RAPPORTI: - anteriore  tendini m. tibiale anteriore
 m. estensore lungo dell’alluce e delle dita
 fascio vascolo-nervoso tibiale anteriore
- posteriore  m. tibiale posteriore
 m. flessore lungo delle dita e dell’alluce
 fascio vascolo-nervoso tibiale posteriore
 adipe
 tendini lungo e corto dei m. peronei

VASCOLARIZZAZIONE: - art. tibiale anteriore (arteria maleolare mediale e la terale)


- art. tibiale posteriore
- art. peroneale

INNERVAZIONE: - n. safeno
- n. peroneo profondo
- n. tibiale

BIOMECCANICA DELL’ARTICOLAZIONE TALO-CLURALE

Ha un ruolo: - statico – mantenimento dell’equilibrio della gamba sul piede


- dinamico – nel camminare

Il talo è saldamento unito alle ossa del piede nella flessione sulla gamba, e saldo sulla gamba nei movimenti
del piede

Movimenti:

- Flessione dorsale – associata all’inversione (sollevamento margine mediale)


- Flessione plantare – associata con l’inverso (abbassamento margine mediale)
- Il movimento avviene attorno ad un asse che unisce i due malleoli che attraversano il corpo del
talo.
Il malleolo fibulare discende più distalmente rispetto al tibiale e si trova più posteriormente

L’asse della caviglia è considerato - ruotato lateralemente di 20-30° sul piano trasversale
- inclinato di 10° verso il basso da mediale a laterale

Flessione dosale  movimento di avvicinamento del piede alla parte anteriore


gamba.

Avviene attraverso il simultaneo alzamento della parte dorsale del piede verso
la gamba e abbassamento del tallone o attraverso l’inclinazione anteriore della
gamba.

I muscoli che agiscono sono quelli della porzone anteriore della gamba.

Ampiezza di movimento 15-20°

Flessione plantare  movimento inverso di allontanamento del piede dalla


gamba.

Ampiezza è maggiore, fino a 45°


I muscoli che agiscono sono quelli passanti posteriormente l’asse del
movimento e sono rappresentati dai muscoli della regione posteriore della
gamba (trannei m. peronei, m. poplitei). Essi sono più forti rispetto ai loro
antagonisti e hanno un’azione antigravitazionale.

ARTICOLAZONE SOTTO-TALARE
(o TALOCALCANEARE)
È formata da 3 articolazioni piane situate nella parte inf. dell’astragalo
(talo) e la parte sup. del calcagno.

È la più grande è la più importante dal punto di vista funzionale è quella


talo calcaneare posteriore.

Presenta: - capsula articolare


- legamenti propri

Articolazione talocalcaneare anteriore e mediale presenta una capsula


all’interno dell’art. talonavicolare.

Legamenti: - leg. Interosseo talocalcaneare


- leg. Collaterale della caviglia

L’articolazione sotto-talare è un’articoazione uniaasiale con un unico grado


di libertà  supinazione/pronazione

Supinazione – abduzione (asse verticale) + inverso (asse longitudinale) + flessione plantare del calcagno
(asse frontale)

Pronazione – abduzione (asse verticale) + eversione (asse longitudinale) + dorsiflessione (asse frontale)

Dato che l’asse sotto-talare è quasi situato a metà tra il piano longitudinale e quello verticale, l’ampiezza
abduzine/adduzione = eversione/inversione
ARTICOLAZIONE TALOCALCANEONAVICOLARE

È un’articolazione tripla, con un grado di libertà –


supinazione/pronazione

Asse di movimento è inclinato a 40° supero-anteriormente e 30°


medio-anteriormente.

L’ampiezza di movimento è maggiore rispetto all’art. sotto-talare a


causa dell’inclinazione dell’asse.

È chiamata “chiave della funzione del piede”

ARTICOLAZIONE TARSALE TRASVERSALE

È composta da: - art. talocalcaneonavicolare


- art. talocuboidea

Il movimento è considerato come movimento dell’astragalo e del calcagno sull’unità navicolo-cuboide


relativamente fissa.

I movimenti sono: - supinazione/pronazione


- inversione/eversione
- dorsi-flessione/flessione plantare

ARTICOLAZIONE METATARSO-FALANGEA
È quell’articolazione che unisce i capi delle ossa metatarsali alle basi prossimali delle falangi.

I capi ossei sono di forma ellittica o arrotondata.

Movimenti: - flessione
- estensione
- abduzione
adduzione
OSTEOLOGIA
Lo scheletro è formato ossa che si presentano dure, resistenti, biancastre e articolate l’una all’altra.

Lo scheletro svolge diverse funzioni nel corpo:

 fornire sostegno al corpo


 formare leve messe in moto dai muscoli striati che si inseriscono sulle ossa
 Protezione di vari organi
 Deposito di Sali fosfo-calcici
 Da forma a tutto il corpo e ai suoi diversi segmenti

OSSA DEL CRANIO

- NEUROCRANIO - osso frontale


- 2 ossa temporali
- 2 ossa parietali
- osso occipitale
- osso etmoidale
- osso sfenoide

- VISCEROCRANIO - 2 ossa nasali


- 2 ossa lacrimali
- 2 ossa zigomatiche
- 2 ossa mascellari
- mandibola
- vomero
- osso palatino

COLONNA VERTEBRALE

Composta da 35 vertebre: - cervicali – 7


- toraciche – 12
- lombari – 6
- sacrali – 5
- coccigee – 5

Le vertebre del sacro intorno all’età di 25 anni si fondono tra loro, scompaioni i dischi cartilaginei inter-
vertebrali; si forma così un unico osso compatto

TORACE

Rappresentato da: - 12 paia di costole


- sterno

COSTOLE – si staccano dalla colonna vertebrale toracica, precisamente a livello dei processi articolari
laterali delle vertebre.

prime 7 paia  “costole vere” in qunato si articolano direttamente con lo sterno per mezzo di una
cartilagine costale

le succesive 3 paia  si articolano con lo sterno attraverso della cartilagine costale della 7° coppia
ultime 2 paia  non si articolano allo sterno e per questo chiamate “costole fluttuanti”

Queste ultime 5 paia di costole sono infatti chiamate “costole false”

SCHELETRO ARTO SUPERIORE

- Spalla (clavicola, scapola)


- Braccio (omero)
- Avambraccio (radio, ulna)
- Mano (ccarpo, metacarpo e falangi)

SPALLA

CINTURA DELL’ARTO SUPERIORE – forma lo scheletro della spalla e assicura il collegamento tra le ossa
dell’arto libero e il torace.

Costituito da: - clavicola


- scapola

CLAVICOLA – è un osso lungo pari e simmetrico, situato al confine tra torace e collo. È orientata trasversale,
essenso compresa tra il manubrio dello sterno e l’acromion.
Presenta 2 curvature ineguali che rendono la clavicola a forma di “S”.

SCAPOLA – osso piatto di forma triangolare, situato nella parte posteriore del toace. L’osso è applicato al
torace, ma sporge lateralmente partecipando così alla delimitazione dell’ascella.
Presenta: - 2 facce
- 3 margini
- 3 angoli

È composta da: - spina scapolare


- acromion
- fossa sovraspinosa
- fossa infraspinosa

BRACCIO

OMERO – osso lungo pari e simmetrico che presenta una diafisi (corpo) e 2 epifisi (teste) – prossimale e
distale. È orientato verso l’alto in cui presenta un’epifisi di forma sferica, la cui parte mediale è
rappresentata dalla sua superficie articolare, anteriormente presenta un solco profondo.

Il corpo dell’omero è uqasi cilindrico superiormente e prismatico triangolare inferiormente.


Presenta: - 3 facce
- 3 margini

Faccia anterlo-laterale
- tuberosità deltoidea – è situata sopra la sua metà della faccia, ed è una rugosità a forma di “V”
in cui si inserische il m. deltoide e il m. brachiale.
- solco del nervo radiale – sanalatura poco pronunciata al di sotto della tuberosità deltoidea,
permette passaggio nervo radiale e arteria brachiale profonda
- al di sopra della tuberosità la faccia antero-laterale è circondata dal nervo ascellare

Epifisi prossimale (superiore) - unita al corpo attraverso il collo chirugico dell’osso


- presenta vari elementi: - capo omerale
- collo anatomico
- tubercolo grande e piccolo
- solco inter-tubercolare

Epifisi distale (inferiroe) – forma appiattita e presenta una curvatura diretta postero-anteriore, in modo che
il diametro trasversale > diametro antero-posteriore.
- presenta: - un condilo
- 2 epicondili
- condilo omerale – superfici articolari destinate a radio e ulna e sono
- troclea omerale
- capitello omerale
- solco intermediario
- epicondili omerali – mediale e laterale, sono due prominenze per le inserzioni
muscolari

AVAMBRACCIO – presenta 2 ossa parallele, uno situato in continnuità con il dito mignolo (ulna) e l’altro in
continuità con il pollice (radio). Le due ossa tra loro a livello delle loro epifisi, rimanendo distanziate a livello
delle diafisi (spazio interosseo).

RADIO – osso lungo situato sulla parte laterale dell’avambraccio


presenta: - un corpo (diafisi)
- due epifisi
Diafisi – forma prismatica triangolare presenta: - 3 facce
- 3 margini

Epifisi prossimale (superiore) – capo – cilindrico pieno, più alto nella sua parte mediale
- collo – porzione ristretta unisce il capo al corpo
- tuberosità radiale – prominenza ovoidale situata sotto al collo, sulla quale si
inserisce il m. bicipite brachiale

Epifisi distale (inferiore) – 4 facce


- base
presenta incisura ulnare – si articolare con il capo dell’ulna
faccia laterale: presenta un solco per il passaggio dei tendini m. lungo abduttore e
m. estensore corto del pollice.
Questa faccia si continua in basso con il processo stiloideo del radio
faccia posteriore: - cresta verticale (palpabile sotto la pelle) vero la sua metà
- tubercolo dorsale che divide la faccia in 2 fossette
faccia anteriore: da inserzione al m. quadrato pronatore
base: entra uìin relazione con le ossa carpali scafoide e semilunare

ULNA – osso lungo situato nella parte mediale dell’avambraccio, ha un corpo (diafisi) e due epifisi

Diafisi: - 3 facce
- 3 margini

Epifisi prossimale – formata da 2 prominenze ossee: una verticale – olecrano


una orizzontale – processo coronoideo
tra le due prominenze si inserisce un’incisura trocleare che si articola con la troclea
omerale.
sull’olecrano si inserisce m. tricipite brachiale
al si sopra del processo coronoideo si trova la tuberosità ulnare sulla qualse si inserisce m.

Brachiale

Epifisi distale – testa


- processo stiloideo
sulla faccia posteriore dell’osso, tra i due si forma un solco per l’inserzione del tendine m.
estensore ulnare del carpo

MANO

In totale 27 ossa divise in 3 gruppi: - carpo


- metacarpo
- falangi

CARPO – formato da 8 ossa disposte in 2 file


1° fila – prossimale – dal pollice al mignolo si trovano 4 ossa: - scafoide
- semilunare
- piramidale
- pisiforme

2° fila – distale – altre 4 ossa: - trapezio


- trapezoide
- patitato
- uncinato

Tutte queste ossa sono di forma quasi cubica

METACARPO – scheletro del palmo e del dorso della mano


- 5 ossa metacarpiche, in senso radio-ulnare da i° a V°
- sono ossa lunghe pari e simmetriche, presentano: - corpo
- base
- testa

FALANGI – formano le 5 dita , numerato in senso radio-ulnare da I° a V°


(pollice – indice – medio – anulare – mignolo)
in tot son 14 falangi – falange prossimale, media e distale
ogni dito formato da 3 falangi (tranne il pollice che ne ha solo 2)

SCHELETRO ARTO INFERIORE

CINTURA DELL’ARTO INFERIORE – CINTURA PELVICA

OSSO COXALE – osso piatto, voluminoso e irregolare, torsionato a elica

Nel periodo embrionale e nei primi anni dell’individuo è formato da 3 elementi ossei separati:
- ileo
- ischio
- pube

Che si fondono definitivamente tra 12 – 16 anni nelle ragazze, e 13 – 18 anni nei ragazzi.
ILEO – forma la parte superiore dell’osso coxale e rappresenta più della sua metà.
presenta: - corpo che partecipa alla formazione dell’acetabolo
- una porzione sup. appiattita – ala dell’osso iliaco

ISCHIO – comprende la porzione posteriore e inferiore dell’osso


presenta: - un corpo
- un ramo

PUBE – rappresenta la porzione antero-infeiore dell’osso


presenta: - un corpo
- due rami

OSSO PELVICO o BACINO – formato dalle 2 ossa coxali + sacro + coccige

Contiene al suo interno la cavità pelvica che contiente organi importanti


forma a cono capovolto

FEMORE – osso lungo pari e simmetrico (è l’osso più lungo del corpo)
presenta: - un corpo (diafisi)
- due epifisi (prossimale e distale)

Epifisi prossimale – presenta - un capo femorale


- 2 tuberosità – grande e piccolo trocantere

Epifisi distale – è più voluminosa, estesa in senso trasversale rispetto che antero-posteriore
formata da 2 prominenze articolari molto pronunciate – condili (mediale e laterale)
anteriormente i due condili convergono verso una sup. articolare chiamata faccia patellare
posteriormente i condili sono separati da una fossa inter-condiloidea

GAMBA

Rappresentata da 2 ossa unite a livello delle loro epifisi e separate a livello delle diafisi (spazio interosseo).

TIBIA – osso mediale è pari e simmetrico con direzione verticale


unico osso della gamba articolato al femore
è il più voluminoso e resistente, sostiene il peso del corpo
presenta: - un corpo (diafisi) prismatico triangolare - 3 facce
- 3 margini
(margine anteriore è molto pronunciato – “cresta tibiale”)

- due epifisi (prossimale e distale)

Epifisi prossimale – voluminosa di forma allungata in senso trasversale


- 2 condili (mediale e trasversale)
i condili presentano una faccia superiroe (“piatto tibiale”) comune e una circonferenza
sulla porzione anteriore della circonferenza vi è una sup. triangolare in cui si trova la
tuberosità tibiale che assicura l’inserzione del leg. Patellare

Epifisi distale – più piccola e meno sviluppata; di forma cuboidale e irregolare


presenta - una faccia superiore che si confonde con il corpo
- una faccia inferiore articolare
- faccia mediale in cui si continua con un’apofisi prominente chiamata malleolo
meidale (o malleolo interno della caviglia), visibile e palapabile sotto la cute

FIBULA – osso lungo pari e simmetrico, laterale più sottile, appare torsionato lungo il suo asse

Corpo – forma di prisma triangolare e ricoperto quasi totalmente da muscoli

Epifisi prossimale – testa della fibula, palpabile sotto cute

Epifisi inferiore – prominenza appiattita, visibile sotto cute: malleolo laterale (o esterno o peroneale)
- discende maggiormente verso il basso rispetto al malleolo mediale

PIEDE

In tot 26 ossa disposte in 3 gruppi: - tarso


- metatarso
- falangi

TARSO – 7 ossa disposte in 2 file

Fila posteriore – 2 ossa: - Astragalo (talo) in alto


- Calcagno in basso

Fila anteriore – 5 ossa: - Navicolare


- Cuboide
- 3 ossa cuneiformi

METATARSO – 5 ossa numerate da I° a V° in senso medio-laterale


ossa lunghe pari e simmetriche
presentano corpo, base e capo

FALANGI – dita numerate da I° a V° in senso medio-laterale (1° dito = allice)


in totale 14 falangi
ogni dito – 3 falangi (tranne alluce che ha solo 2 falangi)
corpo, base, capo
divise in falangi prossimale, medie, distali
(faccia dorsale della falange distale sostiene l’unghia)

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