La biologia umana è la scienza che si occupa della struttura e delle funzioni del corpo umano.
Essa è composta da due parti principali:
- Morfologia umana (greco “morphe” = forma e “logos” = scienza) si occupa della normale struttura
del corpo umano in anatomia, ma anche dei suoi cambiamenti patologici nella morfologia
patologica (morfopatologia);
- Fisiologia (greco “physos” = natura e “logos” = scienza) tratta lo studio delle funzioni meccaniche,
fisiche e biochimiche del copro umano.
Definizione di anatomia:
L’anatomia umana è la scienza biologica che si occupa dello studio della forma e della struttura fisiologica
(normale) del corpo umano, attraverso l’osservazione e la dissezione.
L’uso della dissezione come metodo di ricerca principale ha dato anche il nome a questa scienza
“anatomia” che deriva da due parole con lo stesso significato di tagliare (latino “ana” e greco “temnein”).
- Anatomia macroscopica per lo studio della quale si usano il bisturi per dissezionare e l’osservazione
- Anatomia mesoscopica utilizza lente d’ingrandimento
- Anatomia microscopica che richiede l’uso del microscopio ottico ed elettronico.
- Anatomia radiologica ha contributi speciali nello studio delle ossa e di altre strutture anatomiche
- Anatomia ecografica per lo studio dello sviluppo intrauterino del feto, ma anche di altri ambiti
come per esempio per osservare le funzionalità degli organi interni;
- Anatomia tomografica è di tipo sezionale con alta risoluzione e possibilità di ricostruzione
tridimensionale computerizzata.
- anatomia applicata,
- clinica,
- odontoiatrica
- comparata
Termini generali
ASSI ANATOMICI
- Asse verticale (Verticalis) o longitudinale (longitudinalis) attraversa il corpo nella sua lunghezza
ed è perpendicolare al suolo. Parte dalla sommità della testa e cade al centro del poligono
portante, essendo un asse assiale
- Asse sagittale (Sagittalis) o antero-posteriore corrisponde allo spessore del corpo ed è
perpendicolare a quello verticale.
L’asse medio-sagittale incontra quello verticale al centro.
Il termine sagittale lo troviamo nella sutura sagittale.
- Asse trasversale (trasversus/ trasversalis) o orizzontale corrisponde alla larghezza del corpo ed è
perpendicolare sia all’asse verticale che quello sagittale.
L’asse mediano- trasversale incontra a metà quello verticale.
Il termine orizzontale lo troviamo per l’osso palatale chiamato anche lamina orizzontale, muscolo
addominale trasverso.
PIANI ANATOMICI
- Verticale o frontale è parallelo alla fronte, formato dall’asse verticale e trasversale e divide il
corpo in due metà, una anteriore e una posteriore. Esso è anche chiamato piano coronale essendo
parallelo alla sutura coronaria (sutura coronalis) da cui prende il nome.
La posizione delle diverse formazioni rispetto a questo piano è definita dai seguenti termini:
anteriore (Anterior), ventrale (Ventralis), frontale (Frontalis), palmare (Palmaris), volare (Volaris). Il
termine di volare è sinonimo di palmare.
- Posteriore o dorsale o occipitale
- Sagittale o mediano è il piano che passa attraverso la sutura sagittale e divide il corpo in due
metà simmetriche chiamate “antimeri”, destra e sinistra. Questa simmetria si riferisce
per lo più alle parti somatiche che non sono nemmeno perfettamente simmetriche.
Questo piano è formato dall’asse verticale e da quello sagittale ed è perpendicolare al
piano verticale.
Il piano mediano è un piano medio-sagittale e i piani paralleli ad esso sono chiamati
“para-mediani” o “para-sagittali”.
I termini di riferimento a questo piano sono: destro, sinistro, intermediale, ulnare,
tibiale, laterale, radiale, fibulare o peroneale.
A differenza dei piani sagittali che possono essere diversi, il piano mediano è unico e
quindi si usa il singolare nella terminologia.
- Piano trasversale o orizzontale è il piano che divide il corpo in due metà, superiore e
inferiore, e passa per l’asse trasversale e sagittale ed è perpendicolare ai piani sopra
citati. Il piano trasversale può essere disegnato a diversi livelli, dividendo il corpo a
“fette” o “metameri” sovrapposti, da cui il nome del piano metamerico del corpo. Alcuni dei piani
trasversali hanno una terminologia prestabilita: piano sottocostale (planum subcostale) che passa
sotto il bordo costale, il piano sopra-cristallino che passa per le sommità delle creste iliache, il piano
intertuberculare che passa per le tuberosità pubiche, il piano interspinale che passa per le spine
sciatiche.
Sono correlati a questo piano: superiore, craniale, rostrale, apicale, inferiore, caudale, basale,
plantare, medio.
Nel corpo umano vi sono anche altri termini generali che aiutano a localizzare le formazioni anatomiche.
Esistono quindi termini riferiti alla profondità:
- esterno (exsternus), superficiale (superficialis)
- interno (internus), profondo (Profundus).
LINEE VERTICALI
Oltre agli assi e ai piani citati, per la descrizione anatomica si utilizza una serie di linee verticali
convenzionali riferite al tronco:
OSTEOLOGIA
Il numero totale di ossa che compongono il corpo è 206 (se facciamo eccezione delle piccole ossa incostanti
come quelli sesamoidi dell’alluce o le ossa craniche intra-suturali.
Definizione:
“Le ossa sono costruzioni minime assolute, che assicurano la massima resistenza con un materiale minimo;
infatti il peso totale delle ossa a secco è di solo 5-6 kg.”
CLASSIFICAZIONE DELLE OSSA
- Ossa lunghe caratteristiche dello scheletro degli arti, fungono da leve e possono compiere
movimenti rapidi e di grande ampiezza. Hanno un corpo più o meno cilindrico chiamato diafisi e
due estremità dette epifisi, più voluminose rispetto la diafisi.
Nei bambini tra diafisi e le epifisi si trova della cartilagine di crescita, è una rimanenza della
macchietta cartilaginosa dell’osso ed è chiamata metafisi.
- Ossa corte o brevi consentono movimenti complessi e di minor ampiezza, hanno dimensioni
simili nelle tre dimensioni; sono caratteristiche della colonna vertebrale, del collo, della mano e
della caviglia.
- Ossa piatte sono ossa larghe e sottili, formate da due lamine ossee tra le quali è presente un
tessuto osseo spugnoso di spessore variabile. Esse partecipano nella formazione di cavità (es.
scatola cranica) e hanno il ruolo di proteggere organi o fornire ampie aree di inserzione muscolare
(es. osso parietale)
- Ossa pneumatiche sono ossa irregolari cave all’interno (es. seni paranasali) esempio: osso
frontale, sfenoide, mascella.
- Ossa sesamoidi piccola ossa intra-legamentari, la più importante sono quelle della torula
- Ossa irregolari sono ossa accessorie che a volte troviamo a livello delle suture craniche
Nel 1876 Hunter osserva che la forma e la dimensione delle ossa dipendono dalla forza e dalla direzione
della forza con cui agiscono i gruppi muscolari inseriti sulle ossa. Ciò significa che la superficie ossea viene
modellata durante la vita, in stretta connessione con le esigenze funzionali che deve affrontare (es negli
atleti gruppi muscolari be sviluppati, le ossa si modellano per rispondere al meglio alle sollecitazioni).
L’osso come organo vivente, dotato di vascolarizzazione ed innervazione, con un proprio metabolismo e le
proprie patologie, si sviluppa, cresce, si trasforma; esso è composto da:
- Cartilagine articolare
- Periostio
- Osso vero e proprio
- Cartilagine di crescita
- Endostio
- Canale midollare
- Vasi e nervi
CARTILAGINE ARTICOLARE
Essa è un tessuto connettivo di colore bianco-giallino, che brilla sotto la luce e ricopre le superfici articolari.
Esso presenta una struttura omogenea, per cui viene anche chiamata cartilagine ialina in quanto ha la
funzione di garantire un ottimo scorrimento tra i capi articolari delle ossa.
Lo spessore medio nelle grandi articolazioni è 2-4 m; lo spessore maggiore della cartilagine ialina articolare
è a livello della rotula, dove può raggiungere i 6-7 mm nella porzione centrale.
Lo spessore della cartilagine ialina sulle superfici convesse diminuisce dal centro verso la superficie, mentre
sulle superfici concave dalla periferia verso il centro, dove può anche mancare.
Lo spessore della cartilagine diminuisce con l’avanzare dell’età.
Caratteristiche:
la cartilagine articolare è porosa, elastica e comprimibile. La porosità gli consente di immergersi nel liquido
sinoviale; l’alto contenuto d’acqua della cartilagine ialina conferisce elasticità. L’elasticità è direttamente
proporzionale allo spessore della cartilagine.
La cartilagine può resistere a pressioni elevate per deformazione, anche superiori a 300 kg, per poi tornare
al suo stato normale una volta che la pressione cessa; superata però la soglia la deformazione non è più
reversibile.
La cartilagine è priva di vasi e nervi (non fa male).
Essa è un tessuto con un basso metabolismo, e questo la rende più resistente a varie aggressioni.
PERIOSTIO
Il periostio è una membrana connettiva che ricopre l’osso, ad eccezione delle superfici articolari dove
continua con la capsula articolare.
Esso è di colore bianco-giallastro, ha uno spessore variabile essendo meglio rappresentato a livello delle
diafisi delle ossa lunghe.
- Strato avventizio esterno formato da tessuto connettivo lasso con ruolo protettivo e trofico
(nutrimento)
- Strato fibroso intermedio con struttura connettiva
- Stato germinativo o staminale con ruolo nella rigenerazione ossea
Nei giovani gli strati del periostio sono meglio sviluppati rispetto che negli adulti dove lo spessore degli
strati diminuisce, maggiormente a livello dello strato staminale. Quest’ultimo può però ricomparire
immediatamente nel caso di lesioni ossee formando il callo, cioè la cicatrice ossea.
GIUNZIONE TENDINE-PERIOSTIO
Il tendine è un tessuto connettivo fibroso formato da collagene, con il suo supporto il tessuto muscolare si
fissa all’osso; la sua funzione è sopportare la pressione, e realizza l’inserzione del muscolo sull’osso.
A contatto con l’osso il tendine si dirama: le sue fibre periferiche si mescolano con il periostio, che a questo
livello viene interrotto. Le fibre centrali del tendine cambiano progressivamente, penetrando la corticale. I
tendinociti diventano sferici, si raggruppano e si separano dal collagene per mezzo di una lamina
extracellulare, creando così una struttura fibrocartilaginea.
Si verifica una mineralizzazione progressiva leggermente più in profondità di questa struttura
fibrocartilaginea. Le cellule subiscono una degenerazione citoplasmatica e nucleare. I depositi di calcio
aumentano man mano che si procede più in profondità nell’osso; poi si arriva in punto in cui il collagene del
tendine non si può più separare dalla matrice ossea. In conclusione, la transizione tra tendine ed osso
avviene in modo progressivo: dal tendine, fibrocartilagine, fibrocartilagine calcificata, osso a bassa densità,
osso corticale normale.
OSSO VERO E PROPRIO
La sostanza compatta visibile ad occhio nudo è costituita da lamelle ossee adiacenti, senza alcuna
delimitazione di cavità intermedie. Alla periferia dell’osso vi son lamelle circonferenziali esterno, e verso
l’interno ve ne sono altre tra le quali vi sono lamelle interstiziali.
La sostanza compatta è presente praticamente all’esterno di tutte le ossa, ma ha la principale
rappresentazione a livello delle diafisi delle ossa lunghe.
Il tessuto osseo compatto è organizzato sottoforma di “sistemi Haversiani”; anche se compatto, è
attraversato da numerosi orifizi di varie dimensioni per il passaggio di vasi e nervi.
La sostanza spugnosa è costituita anch’essa da lamelle ossee disposte in varie direzioni che delimitano
anche delle cavità.
Il principio di Pauwels e Kummer, cioè ottenere una resistenza massima con un materiale minimo, è più
rilevante in questo tipo di osso.
Nella sostanza spugnosa, le lamelle ossee sono organizzate in TRABECOLE ossee, orientate nella stessa
direzione delle linee di forza statiche.
Già nella prima metà dell’Ottocento si affermava che la sostanza spugnosa dell’osso ha una struttura tipica,
adattata funzionalmente ad ogni osso e ogni sua porzione. Ciò fu dimostrato matematicamente nel 1867,
prima dell’epifisi superiore del femore da Kulman, il quale scoprì che le trabecole ossee erano disposte
nella direzione delle traiettorie di pressione e trazione.
La sostanza spugnosa è situata prevalentemente a livello delle epifisi nelle ossa lunghe,
all’interno delle ossa piatte (chiamate “diploe”: tessuto formato da due tavolati di osso
compatto che racchiudono strato spugnoso), occupa quasi l’intera superficie delle ossa
corte, ad eccezione di un sottilissimo rivestimento di osso compatto (ossa brevi a livello
della colonna vertebrale, nelle mani, nella caviglia).
ENDOSTIO
È una membrana fibrocellulare incompleta che riveste il canale midollare e le cavità dell’osso spugnoso.
Esiste, inoltre, una continuità tra endostio e periostio a livello dei canali che attraversano la corticale e sono
rivestiti da una struttura fibrocellulare simile.
CANALE MIDOLLARE
Si trova a livello della diafisi e della metafisi ed è caratterizzato da pareti irregolari, derivanti dal processo di
rimodellamento osseo.
Contiene il midollo osseo, vasi e nervi.
Sia la dimensione del canale midollare che la corticale ossea circostante sono determinate dall’attività
meccanica dell’osso. Tra lo spessore della corticale ossea e quello del canale midollare esiste un rapporto
detto “indice midollare”
MIDOLLO OSSEO
Occupa il canale midollare e le cavità della sostanza spugnosa, penetrando anche nei canalicoli ossei.
Il midollo osseo esiste in 3 tipi:
- midollo osseo rosso presente nei bambini ma anche negli adulti nei corpi vertebrali e nelle ossa
piatte del cranio. Inoltre nell’adulto si trova anche nell’epifisi prossimale dell’omero e del femore
- midollo osseo giallo presente negli adulti
- midollo osseo gelatinoso è una forma degenerativa presente negli anziani
VASCOLARIZZAZIONE ED INNNERVAZIONE
A livello dell’osso possiamo descrivere 4 sistemi circolatori principali; tra loro ed i tessuti molli circostanti
vengono ad instaurarsi delle anastomosi (apertura tra due strutture che consente un passaggio).
Questo sistema anastomotico consente una sufficiente irrorazione del sangue anche in condizioni di
distruzione di alcuni sistemi.
- Arteria nutritiva apporta il 50-70 % del sangue necessario; attraversa la diafisi ossea attraverso un
canale obliquo e si divide in due rami midollari, uno ascendete e l’altro discendete.
Nel canale midollare questi sistemi hanno una distribuzione varia, essendo ramificati in modo singolo o
multiplo.
Da questi rami si staccano piccoli vasi che attraversano la corticale collegando la rete midollare e quella
periostale.
La circolazione a livello delle epifisi e metafisi è assicurata dalle arterie epifisarie superiori e inferiori.
Le anastomosi tra le arterie epifisarie superiori ed il ramo midollare ascendete sono scarsamente
rappresentate, mentre il ramo discendente presenta numerose anastomosi.
Gli altri vasi intra-midollari sono capillari con alcune dilatazioni.
La circolazione periostale avviene attraverso le arterie periostali, che conservano ancora la tipica struttura
delle arterie.
La circolazione “heversiana”: il canale di Havers presenta un capillare che può essere individuato per sezioni
istologiche, mentre i suoi rami si presentano come semplici tubuli endoteliali non riconoscibili su sezioni
istologiche.
A livello osseo il sistema venoso è diverso da quello arterioso. Le vene delle ossa lunghe raramente
accompagnano il percorso delle arterie, tranne per l’arteria nutritiva accompagnata da due venule.
Altrimenti le venule si dirigono sempre verso le epifisi; all’uscita da quest’ultime, il diametro delle vene è
notevolmente maggiore di quello delle corrispondenti arterie.
L’innervazione dell’osso è costituita da una ricca rete nervosa presente soprattutto a livello del periostio
ARTROLOGIA GENERALE
Articolazione punto in cui due o più ossa sono collegate tra loro.
Classificazione per:
- Struttura
- Funzionalità dal punto di vista meccanico o anatomico
- Articolazioni fibrose
- Articolazioni cartilaginee
- Articolazioni sinoviali
- Primarie SINCONDROSI le ossa sono connesse per mezzo di cartilagine ialina o fibrocartilagine
che tende ad ossificarsi con l’avanzare dell’età (esempi: centri di ossificazione delle ossa lunghe,
sterno con il primo paio di costole).
- Secondarie SINFISI presentano interposizione di un cuscinetto di fibrocartilagine tra i capi ossei
(esempi: dischi intervertebrali, sinfisi pubica).
Esempi: localizzate di solito alle estremità delle ossa lunghe che costituiscono gli arti inferiori e superiori.
SINARTROSI:
questa articolazione non permette movimento e conferisce stabilità. La maggior parte delle sinartrosi sono
articolazioni fibrose (es. suture craniche)
ANFIATROSI:
permettono un certo grado di mobilità, sono principalmente articolazioni cartilaginee (es. dischi
intervertebrali)
DIARTROSI:
sono articolazioni che permettono diversi ampi movimenti; sono tutte sinoviali (es. articolazione omero,
anca, gomito e ginocchio).
Da un punto di vista biomeccanico, le articolazioni sono divise in base al numero delle ossa coinvolte:
- Articolazioni semplici coinvolgono due superfici articolari (es. articolazione omero o dell’anca)
- Articolazioni composte coinvolgono 3 o più (es. articolazione radio-caprica, del gomito)
- Articolazioni complesse in cui sono presenti 2 o più superfici articolari con interposto un disco
articolare (es. articolazione temporo-mandibolare) o un menisco articolare (es. articolazione del
ginocchio).
MESENCHIMA tipo di tessuto connettivo lasso indifferenziato che deriva principalmente dal
MESODERMA.
A seconda del tessuto risultante dal mesenchima si formano così le articolazioni fibrose, cartilaginee o
sinoviali.
ARTICOLAZIONI FIBROSE
tipologie:
- Suture
- Sindesmosi
- Gonfosi
La gonfosi può essere considerata sia come una sinartrosi che come un’anfiartrosi
Essa è l’unico tipo di articolazione che non collega due ossa ma un osso e l’elemento dentario!
NB La
gonfosi è molto importante nell’annullamento delle forze meccaniche perché la struttura naturale e
biologica del dente non sarà mai come quella di un impianto dentario.
Il dente ha una struttura che permette una certa mobilità, invece l’impianto è artificiale e amorfo e
non gode della stessa elasticità; confrontando un dente con un impianto dal punto di vista
biomedico non vi sarà somiglianza alcuna in quanto un impianto non potrà mai avere la mobilità
fisiologica di un dente, essendo artificiale e privo del legamento periodontale che assicura
l’ancoraggio non può avere una mobilità fisica come il dente naturale.
ARTICOLAZIONI CARTILAGINEE
Sono articolazioni ANFIARTROSI in cui i capi ossei sono uniti per mezzo di cartilagine ialina (SINCONDROSI) o
attraverso fibrocartilagine (SINCONDROSI o SINFISI).
2) SINFISI: sono un tessuto che garantisce una continuità tra le ossa, è fibrocartilagineo e
solitamente a forma di disco.
- Dischi intervertebrali
- Sinfisi pubica inizialmente il mesenchima tra le due ossa delle anche forma la cartilagine ialina;
con l’età diventa fibrocartilagine ma le superfici articolari restano rivestite da cartilagine ialina.
ARTICOLAZIONI SINOVIALI
“Elementi di collegamento”:
- CAPSULA ARTICOLARE avvolge la diartrosi unendo i
capi ossei coinvolti, presenta due strati, uno esterno,
la MEMBRANA FIBROSA, che può includere anche dei
legamenti articolari intrinseci, ed uno interno, la
MEMBRANA SINOVIALE, che secerne il LIQUIDO
SINOVIALE (funzione di lubrificare, ammortizzare e
trofico/nutrimento).
La capsula articolare è iper innervata ma è anche
avascolare (priva di vasi sanguigni e linfatici): il suo
nutrimento avviene attraverso il fenomeno di diffusione dai vasi limitrofi.
LEGAMENTI ARTICOLARI sono extra-capsulari, intra-capsulari o intrinseci alla capsula.
- CAVITÀ SINOVIALE, CON LIQUIDO SINOVIALE;
Occasionalmente sono presenti formazioni in grado di modificare la forma per rendere più congrua
la forma delle superfici articolari delle ossa coinvolte:
- Diartrosi a sella ARTICOLAZIONE A SELLA (3) possiedono superfici articolari complesse a forma
di sella, su ognuna delle quali è presente la convessità su un asse e la concavità dall’altra; entrambe
le ossa presentano una superficie concava e una convessa: la parte convessa di un capo osseo si
inserisce sulla superficie concava dell’altro capo osseo. La rotazione è ancora più limitata.
Esempio: articolazione carpometacarpica nel pollice.
- Diartrosi sferica ENARTROSI (1), in cui il capo articolare sferico di un osso corrisponde a una
depressione a forma di coppa di un altro osso.
Esempio: articolazione della spalla o dell’anca.
TIPI DI MOVIMENTO ARTICOLARE NELLE DIARTROSI
Tra le ossa che compongono una diartrosi si possono eseguire 3 tipi di movimenti elementari:
Questi movimenti si combinano tra loro. Durante i movimenti articolari le ossa/segmenti degli arti
assumono determinate posizioni tra loro.
- flessione ed estensione: è un movimento che si svolge sul piano sagittale (antero-posteriore) che
riduce l’angolo tra gli elementi ossei che si articolano, avvicinando o allontanando le loro superfici
ventrali, e quindi diminuendo o incrementando l’angolo tra gli elementi ossei.
Ginglimo angolare
Enartrosi (permette qualsiasi movimento)
Condiloartrosi
A sella
- Pronazione e supinazione: è il caso dell’osso radio che viene davanti all’ulna che rimane
relativamente ferma, con il palmo rivolto in avanti e viceversa (ricorda: il ginglimo angolare
impedisce all’ulna di ruotare attorno al radio).
Il movimento di rotazione è garantito sia dall’articolazione radio-ulnare prossimale che da quella
distale; la combinazione delle due crea questo movimento rotatorio di pronazione e supinazione.
Ginglimo laterale
Enartrosi
ARTICOLAZIONE DELL’ARTO SUPERIORE
STERNO-CLAVICOLARE
ACROMIO-CLAVICOLARE
GIUNZIONE SCAPOLO-TORACICA (reticolo toracico)
SCAPOLO-OMERALE (o Gleno-omerale)
BORSA SIEROSA VARIABILE SOTTO ACROMIO.DELTOIDEA (SUBACROMIALE E SUBDELTOIDEA)
ARTICOLAZIONE STERNO-CLAVICOLARE
superficie articolare realizzata da una congruenza imperfetta, non si
sovrappongono perfettamente.
LEGAMENTI:
- STERNO-CLAVICOLARE ANTERIORE
- STERNO-CLAVICOLARE POSTERIORE molto forte (perciò
raramente vi è la possibilità di verificarsi una lussazione
posteriore. Può portare lesioni a livello dei nervi frenici o nervo
vago)
- INTER-CLAVICOLARE due tipi di fibre: Vista anteriore
- superficiali: uniscono le estremità sternali 1. Sterno
- profonde: assicurano unione clavicola-manubrio sternale 2. Clavicola
- COSTO-CLAVICOLARE (ROMBOIDE) molto forte e corto 3. 1° costa
4. Leg. Sterno-clavicolare anteriore
5. Leg. Interclavicolare
6. Leg. Costoclavicolare
CAPSULA ARTICOLARE
Vista anteriore
1. Leg. Inter-clavicolare
2. Capsula articolare
3. Disco inter-articolare
4. Leg. Sterno-clavicolare anteriore
5. Leg. Costoclavicolare
6. Clavicola
7. 1° costa
8. Manubrio sternale
Questa articolazione permette il movimento simultaneo della stessa in piani diversi: a questo livello
possono avvenire sia movimenti di sollevamento e abbassamento dell’arto superiore, oltre che al suo
movimento di rotazione.
La forma contorta della clavicola fa sì che le sue estremità si muovano simultaneamente in direzioni
diverse; è come se la clavicola fosse costituita da due coni uniti alle estremità e con basi differenti, più
piccolo prossimale e più grande distale.
Ripasso della scapola…
Scapola situata nella parte poster-superiore del torace, tra il 1° spazio intercostale e l’8° costa.
Vista posteriore:
- Margine superiore
- Acromion
- Processo coracoideo
- Spina
- Fossa sovraspinata
- Fossa infraspinata
Vista laterale:
ARTICOLAZIONE
ACROMIO-
CLAVICOLARE
È un’articolazione piana con tre
varianti:
- 27% di tipo verticale
- 49% di tipo superiore (clavicola va sopra
l’acromion)
- 3% di tipo inferiore (clavicola sotto
l’acromion)
È un’articolazione piana di tipo superiore, un’artroidia talvolta doppia, la cui capsula articolare risulta
essere divisa in due da un menisco fibrocartilagineo.
LEGAMENTI:
quelli a distanza sono il LEGAMENTO CORACO-CLAVICOLARE, che dal processo coracoideo della scapola si
diparte in due fasci che trovano attacco sulla clavicola; essi sono:
Superficie articolare:
7. Leg. Acromio-clavicolare
8. Leg. Coraco-acromiale
9. Labbro glenoideo
10. Capsula art. scapolo-omerale
11. Tendine del muscolo bicipite brachiale
ARTICOLAZIONE SCAPOLO-OMERALE
(o Gleno-omerale)
Di tipo sferoidale (a forma di sfera)
1 – omero
3 – cavità articolare
4 – scapola
5 – tuberosità sopraglenoidea
6 – acromion
OMERO:
- Diametro verticale 48 mm
- Diametro trasversale 45 mm
- Angolo di inclinazione di 120-135° rispetto alla diafisi
- Angolo di retroversione di 20-30° rispetto al piano frontale
CAVITA’ GLENOIDEA:
- Aspetto concavo
- Diametro verticale di 35 mm
- Diametro trasversale di 25 mm
- Orientata in modo perpendicolare alla superficie della scapola.
La scapola intera è invertita di 30°
LABBRO GLENOIDEO: lamina fibrocartilaginea inserita sul contorno della cavità glenoidea.
Ruolo:
- approfondire e ampliare la cavità
- proteggere i margini della cavità
- migliorare la lubrificazione interna
- stabilizzare l’articolazione
1– scapola
2 – processo coracoide
3 – acromion
4 – grande trocantere omerale
5 – solco bicipite
6 – CAPSULA ARTICOLARE SCAPOLO-OMERALE:
sottile, lassa, non fornisce né protezione né resistenza
- Si inserisce dal collo anatomico dell’omero sulla faccia esterna del labbro.
- I tendini muscolari agiscono su questo livello come “legamenti attivi”.
7 – sinoviale intertrocanterico
8 – leg. Coraco-acromiale
9 – tendine muscolo bicipite brachiale
10 – leg. Coraco-omerale
- BORSA RETROTENDINEA del muscolo sotto-scapolare (centro- inferiore, colore viola chiaro)
- BORSA SUBCORACOIDEA sotto il processo coracoide
- TONACA SINOVIALE INTERTUBERCOLARE che è
formata dalla membrana sinoviale a livello del solco
tubercolare.
LEGAMENTI
LEGAMENTO GLENO-OMERALE:
LEGAMENTO CORACO-OMERALE:
Leg. Coraco-omerale
LEGAMENTO OMERALE TRASVERSO
È una fascia fibrosa che trasforma il solco intertrocanterico in un canale.
Leg. Gleno-omerale
Capsula articolare:
- Sottile, flaccida
- Strato interno ed esterno
- Fasci muscolari del tricipite e bicipite brachiale
2. LEG. COLLATERALE RADIALE (8): è un legamento forte che stabilizza la sup. laterale
dell’articolazione e si estende tra l’epicondilo laterale dell’omero e il leg. Anulare (che collega la
testa del radio all’ulna).
È diviso in 2 fasci divergenti: uno anteriore e uno posteriore, entrambi orientati verso la testa
radiale.
Le fibre di questo legamento hanno relazioni intime con quelle del legamento anulare radiale.
ASPETTO POSTERIORE
1. Omero
2. Epitroclea
3. Epicondilo laterale
4. Olecrano
5. Capsula articolare
6. Leg. collaterale ulnare
7. Leg. Collaterale radiale
8. Fossa olecrano-omerale
6. LEG. QUADRATO (7) – fascia fibrosa di forma quadrata tra il margine inferiore della piccola cavità
sigmoidea ulnare e la faccia interna del collo radiale.
Nella posizione intermedia dell’avambraccio il legamento è rilassato mentre durante la supinazione
o pronazione il legamento viene teso limitando i movimenti.
ARTICOLAZIONE RADIO-ULNARE SUPERIORE
(prossimale – trocoide)
Cartilagine ialina
Funzione:
- realizza una separazione funzionale dell’articolazione (l’art. radio-ulnare distale da quella radio-
carpale)
Legamenti:
- radio-ulnare anteriore si inserisce dal margine anteriore dalla piccola cavità sigmoidea
radiale alla testa dell’ulna
- radio-ulnare posteriore che sostiene posteriormente le due ossa dell’avambraccio.
1. Ulna
2. Radio
3. Scafoide
4. Semilunare
5. Pisiforme
6. Uncinato
7. Trapezio
8. Capitato
9. Metacarpo ARTICOLAZIOE RADIO-CARPALE
10. Leg. Radiocarpico palmare (POLSO)
11. Leg. Piso-uncinato
(ellissoidale)
12. Leg. Trasversale carpale
Superfici articolari:
ARTICOLAZIONI INTER-CARPALI
(diartrosi pianiformi)
8 ossa carpali disposte su 2 file, determinano la
formazione delle seguenti articolazioni:
ARTICOLAZIONE MEDIO-CARPALE
Tra le file prossimale e distale delle ossa carpali
- Mediale (testa osso capitato) fissata nella cavità formata da osso scafoide + semilunare +
piramidale
- Laterale, il polo distale dello scafoide è ospitato dal trapezio + trapezoide
Legamenti che partecipano al mantenimento della posizione delle ossa sono disposti anteriori / posteriori /
laterali esterni / laterali interni. Essi sono:
- Palmare o radiale del capo a forma di “V”, unisce il capitato con lo scafoide (esterno) e il
piramidale (interno)
- Dorsale, meno sviluppato dispone tra piramidale-scafoide (primo fascio) e tra trapezio-
trapezoide (secondo fascio).
- Laterale esterno tra scafoide-trapezio
- Laterale interno tra piramidale-uncinato
ARTICOLAZIONI CARPO-METACARPALI
ARTICOLAZIONI METACARPO-FALANGEE
(condiloidee)
Effettuano il passaggio da metacarpi alla base delle falangi prossimali delle dita.
ARTICOLAZIONI INTERFALANGEE
(ginglimo articolare)
Le articolazioni tra le falangi di un dito sono realizzate tra le basi e le estremità delle falangi.
ARTICOLAZIONE DELL’ANCA
L'articolazione coxo-femorale è un'enartrosi alla base della coscia
Facce articolari:
testa del femore
- 2/3 della sfera con una depressione centrale – la
fossa del capo femorale
- continua lateralmente con il collo del femore
- l'asse lungo del collo rispetto all'asse diafisario
forma l'angolo di inclinazione di 125°- 135°
- l'asse lungo del collo forma con il piano
anteriore un angolo di declinazione di 15°-25°
- ad eccezione della fossetta, il capo è ricoperto da cartilagine ialina su tutta la superficie
Acetabolo
- cavità emisferica situata sulla faccia laterale dell’osso coxale
- la superficie articolare è a forma di un anello incompleto - mezzaluna - alla periferia
dell'acetabolo
- fossa acetabolare - non ricoperta da cartilagine, ma ricoperta da membrana sinoviale
- intorno all'acetabolo c'è un tessuto fibroelastico - il labbro acetabolare - con il ruolo di
aumentare la sua superficie a 2/3 di una sfera
- il labbro attraversa l’incisura come legamento trasverso acetabolare completando così
l’anello
MEZZI DI CONTENIMENTO
- Capsula articolare forma di tronco con inserzione sulla circonferenza acetabolare, anteriormente sulla
linea intertrocanterica e posteriormente a 1-1,5 cm dalla cresta intertrocanterica.
Nella posizione normale dell'articolazione la maggior parte della capsula è sotto tensione
Ruolo:
- limitazione dell'abduzione e della rotazione laterale
Ruolo:
- limitazione della rotazione interna e adduzione della coscia
- leg. della testa del femore – l’apice inserito nella parte antero-superiore della fossa del capo femorale,
con origine da 3 fasci sopra leg. trasversale dell'acetabolo e la parte superiore e inferiore dell'incisura
acetabolare.
Supporta fino a 45 kg
Innervazione - n. femorale
- n. otturatore
- n. ischiatico
- n. quadrato femorale
- n. cutaneo femorale posteriore
- Il movimento dell'articolazione dell'anca è prodotto dal movimento del bacino sul femore
In questa situazione la concavità acetabolare si muove nella stessa direzione di quella della pelvi opposta.
Movimenti dell'articolazione dell'anca
- Lo sviluppo del legamento risparmia la forza muscolare e previene la caduta del tronco, soprattutto
posteriore
- Consente all'arto inferiore di partecipare sia all'oscillazione nella fase del pendolo dell'arto che alla
stabilizzazione nella fase propulsiva
Muscoli estensori:
- m. grande gluteo – il più forte, muscoli per definizione
antigravitazionali
Abduzione – ampiezza 45° con coscia estesa e 50-65° se associata alla flessione del ginocchio
- nell’uomo è femore-tibiale
• SUPERFICI ARTICOLARI
o Rotula
- La faccia posteriore della rotula è divisa da una cresta in due superfici articolari che normalmente
non sono uguali
• MENISCHI ARTICOLARI
- Ha una faccia articolare superiore concava e una faccia inferiore piatta rispetto al
piatto tibiale e una base attraverso la quale aderisce alla capsula articolare
• MENISCO MEDIALE
■ MENISCO LATERALE
- Ha la forma di un anello, le 2 estremità essendo più vicine al punto di inserimento sui 2 lati dell'eminenza
intercondiloidea
I menischi mostrano mobilità intra-articolare muovendosi sulle superfici articolari dei condili tibiali
Le forze di compressione possono raggiungere 2xG o 3xG durante una normale camminata e 5-6xG durante
la corsa.
I menischi possono assumere oltre il 50% di questi compiti
• MEZZI DI CONTENIMENTO
o Capsula articolare
o LEGAMENTI:
- LEGAMENTI CROCIATI ANTERIORE E POSTERIORE sono localizzati intra-capsulare ma extra-
sinoviali. Sono denominati in base alla loro inserzione tibiale
- LEGAMENTO PATELLARE
- LEGAMENTO POPLITEO OBLIQUO
- LEGAMENTO COLLATERALE ESTERNO
- LEGAMENTO COLLATERALE INTERNO
- LEGAMENTO POPLITEO ARCUATO
LEGAMENTO PATELLARE è trapezoidale con ampia base sulla rotula e piccola base sulla tuberosità tibiale
- Fianco laterale e mediale della rotula che si fonde nella capsula con i reticoli rotulei laterali e mediali
LEG. POPLITEO OBLIQUO - si sviluppa dal tendine semimembranoso, mescolandosi parzialmente con la
capsula
LEG. COLLATERALE ESTERNO inserito sull'epicondilo femorale esterno e sulla testa del perone
►VASCOLARIZZAZIONE: a. Discendente del ginocchio, aa. articolare laterale superiore, articolare mediale
superiore, articolare mediale, articolare inferiore
Allineamento tibio-femorale
- Gli assi longitudinali del femore e della tibia formano un angolo aperto laterale
di 185 - 190º.
- L'asse meccanico dell'arto inferiore unisce il centro della testa del femore con
il centro della superficie superiore della testa tibiale. Normalmente questa linea
passa attraverso il centro dell'articolazione del ginocchio tra i tubercoli inter-
condilari
► Flessione ed estensione
Se consideriamo due punti simmetrici in flessione, il punto femorale si muove più di quello tibiale
I menischi articolari contribuiscono, essendo più sottili al centro che alla periferia
In estensione, i menischi aumentano il loro raggio di curvatura e la loro parte anteriore si sposta
anteriormente
Agenti motori: bicipite, semitendinoso e semimembranoso, sarto secondario mm, gracile, gastrocnemio e
popliteo
La rotazione mediale del femore che accompagna le fasi finali dell'estensione non è né conduzione
volontaria né muscolare - rotazione automatica che blocca l'articolazione
► Estensione
- Ha un'ampiezza di 180º
- Una volta esteso il ginocchio raggiunge una posizione bloccata in cui l'azione
► Rotazione
ARTICOLAZIONE FEMORO-
ROTULEA
Collega le ossa della gamba attraverso l’astragalo, allo scheletro del piede.
LEGAMENTI:
INNERVAZIONE: - n. safeno
- n. peroneo profondo
- n. tibiale
Il talo è saldamento unito alle ossa del piede nella flessione sulla gamba, e saldo sulla gamba nei movimenti
del piede
Movimenti:
L’asse della caviglia è considerato - ruotato lateralemente di 20-30° sul piano trasversale
- inclinato di 10° verso il basso da mediale a laterale
Avviene attraverso il simultaneo alzamento della parte dorsale del piede verso
la gamba e abbassamento del tallone o attraverso l’inclinazione anteriore della
gamba.
I muscoli che agiscono sono quelli della porzone anteriore della gamba.
ARTICOLAZONE SOTTO-TALARE
(o TALOCALCANEARE)
È formata da 3 articolazioni piane situate nella parte inf. dell’astragalo
(talo) e la parte sup. del calcagno.
Supinazione – abduzione (asse verticale) + inverso (asse longitudinale) + flessione plantare del calcagno
(asse frontale)
Pronazione – abduzione (asse verticale) + eversione (asse longitudinale) + dorsiflessione (asse frontale)
Dato che l’asse sotto-talare è quasi situato a metà tra il piano longitudinale e quello verticale, l’ampiezza
abduzine/adduzione = eversione/inversione
ARTICOLAZIONE TALOCALCANEONAVICOLARE
ARTICOLAZIONE METATARSO-FALANGEA
È quell’articolazione che unisce i capi delle ossa metatarsali alle basi prossimali delle falangi.
Movimenti: - flessione
- estensione
- abduzione
adduzione
OSTEOLOGIA
Lo scheletro è formato ossa che si presentano dure, resistenti, biancastre e articolate l’una all’altra.
COLONNA VERTEBRALE
Le vertebre del sacro intorno all’età di 25 anni si fondono tra loro, scompaioni i dischi cartilaginei inter-
vertebrali; si forma così un unico osso compatto
TORACE
COSTOLE – si staccano dalla colonna vertebrale toracica, precisamente a livello dei processi articolari
laterali delle vertebre.
prime 7 paia “costole vere” in qunato si articolano direttamente con lo sterno per mezzo di una
cartilagine costale
le succesive 3 paia si articolano con lo sterno attraverso della cartilagine costale della 7° coppia
ultime 2 paia non si articolano allo sterno e per questo chiamate “costole fluttuanti”
SPALLA
CINTURA DELL’ARTO SUPERIORE – forma lo scheletro della spalla e assicura il collegamento tra le ossa
dell’arto libero e il torace.
CLAVICOLA – è un osso lungo pari e simmetrico, situato al confine tra torace e collo. È orientata trasversale,
essenso compresa tra il manubrio dello sterno e l’acromion.
Presenta 2 curvature ineguali che rendono la clavicola a forma di “S”.
SCAPOLA – osso piatto di forma triangolare, situato nella parte posteriore del toace. L’osso è applicato al
torace, ma sporge lateralmente partecipando così alla delimitazione dell’ascella.
Presenta: - 2 facce
- 3 margini
- 3 angoli
BRACCIO
OMERO – osso lungo pari e simmetrico che presenta una diafisi (corpo) e 2 epifisi (teste) – prossimale e
distale. È orientato verso l’alto in cui presenta un’epifisi di forma sferica, la cui parte mediale è
rappresentata dalla sua superficie articolare, anteriormente presenta un solco profondo.
Faccia anterlo-laterale
- tuberosità deltoidea – è situata sopra la sua metà della faccia, ed è una rugosità a forma di “V”
in cui si inserische il m. deltoide e il m. brachiale.
- solco del nervo radiale – sanalatura poco pronunciata al di sotto della tuberosità deltoidea,
permette passaggio nervo radiale e arteria brachiale profonda
- al di sopra della tuberosità la faccia antero-laterale è circondata dal nervo ascellare
Epifisi distale (inferiroe) – forma appiattita e presenta una curvatura diretta postero-anteriore, in modo che
il diametro trasversale > diametro antero-posteriore.
- presenta: - un condilo
- 2 epicondili
- condilo omerale – superfici articolari destinate a radio e ulna e sono
- troclea omerale
- capitello omerale
- solco intermediario
- epicondili omerali – mediale e laterale, sono due prominenze per le inserzioni
muscolari
AVAMBRACCIO – presenta 2 ossa parallele, uno situato in continnuità con il dito mignolo (ulna) e l’altro in
continuità con il pollice (radio). Le due ossa tra loro a livello delle loro epifisi, rimanendo distanziate a livello
delle diafisi (spazio interosseo).
Epifisi prossimale (superiore) – capo – cilindrico pieno, più alto nella sua parte mediale
- collo – porzione ristretta unisce il capo al corpo
- tuberosità radiale – prominenza ovoidale situata sotto al collo, sulla quale si
inserisce il m. bicipite brachiale
ULNA – osso lungo situato nella parte mediale dell’avambraccio, ha un corpo (diafisi) e due epifisi
Diafisi: - 3 facce
- 3 margini
Brachiale
MANO
Nel periodo embrionale e nei primi anni dell’individuo è formato da 3 elementi ossei separati:
- ileo
- ischio
- pube
Che si fondono definitivamente tra 12 – 16 anni nelle ragazze, e 13 – 18 anni nei ragazzi.
ILEO – forma la parte superiore dell’osso coxale e rappresenta più della sua metà.
presenta: - corpo che partecipa alla formazione dell’acetabolo
- una porzione sup. appiattita – ala dell’osso iliaco
FEMORE – osso lungo pari e simmetrico (è l’osso più lungo del corpo)
presenta: - un corpo (diafisi)
- due epifisi (prossimale e distale)
Epifisi distale – è più voluminosa, estesa in senso trasversale rispetto che antero-posteriore
formata da 2 prominenze articolari molto pronunciate – condili (mediale e laterale)
anteriormente i due condili convergono verso una sup. articolare chiamata faccia patellare
posteriormente i condili sono separati da una fossa inter-condiloidea
GAMBA
Rappresentata da 2 ossa unite a livello delle loro epifisi e separate a livello delle diafisi (spazio interosseo).
FIBULA – osso lungo pari e simmetrico, laterale più sottile, appare torsionato lungo il suo asse
Epifisi inferiore – prominenza appiattita, visibile sotto cute: malleolo laterale (o esterno o peroneale)
- discende maggiormente verso il basso rispetto al malleolo mediale
PIEDE