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CAMPAGNA VACCINALE COVID-19 E SMR

Carla Young, 31 luglio 2021

In un articolo intitolato “MATEMALCHIMIA DELL’AIFA” pubblicato il 22 luglio sul sito Scienza


e Democrazia del professore di matematica ed epistemologo dell’Univeristà di Perugia Marco
Mamone Capria, avevo evidenziato come nel documento dell’AIFA “Rapporto sulla Sorveglianza
dei Vaccini COVID-19”, il rapporto standardizzato di mortalità (SMR – Standardized Mortality
Ratio) è stato calcolato in maniera errata e totalmente priva di senso logico.

Si rimanda all’articolo citato per una spiegazione più approfondita. Qui si ricorda soltanto che
l’applicazione corretta dell’SMR avrebbe dovuto prevedere il calcolo del rapporto tra:

- i decessi per qualunque causa osservati nella popolazione sottoposta al vaccino durante
il periodo preso in esame; e i decessi per qualunque causa attesi (ossia medi) valutati in
un periodo corrispondente su un campione uniforme rispetto alla popolazione
vaccinata considerata; tale campione, ovviamente, non deve essere stato sottoposto al
vaccino.

Se l’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) del rapporto SMR contiene il valore numerico 1,
il numero di decessi osservati e il numero di attesi non sono significativamente diversi, e
quindi si può concludere con un livello di confidenza del 95% che non si è verificata una
variazione significativa nel numero dei decessi.

Se l’estremo inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) del rapporto SMR è


maggiore di 1, il numero di decessi osservati è significativamente maggiore del numero di
decessi attesi, e quindi si può concludere con un livello di confidenza del
95% che il vaccino può aver determinato un aumento significativo del
numero di decessi.
Se, infine, l’estremo superiore dell’intervallo di confidenza al 95% (IC95%) del rapporto SMR è
minore di 1, il numero di decessi osservati è significativamente minore del numero di decessi attesi,
e quindi si può concludere con un livello di confidenza del 95% che il vaccino può aver determinato
una riduzione significativa del numero di decessi.

Nel documento citato dell’AIFA, invece, gli autori anonimi hanno erroneamente calcolato
l’SMR come rapporto tra:

- i decessi registrati sulla Rete Nazionale di Farmacovigilanza come attribuibili al vaccino


nel periodo preso in esame; e i decessi per qualunque causa attesi (ossia medi) valutati
in un periodo corrispondente su un campione (non sottoposto al vaccino) conforme
rispetto alla popolazione vaccinata.

Essendo i decessi registrati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza un’esigua frazione


della totalità dei decessi per qualunque causa nella popolazione vaccinata, il rapporto così
calcolato risulta molto inferiore a 1. In base a questa osservazione, il documento
suggerisce la conclusione che verosimilmente non c’è correlazione tra i decessi
registrati e la somministrazione del vaccino: in altre parole, quei decessi ci
sarebbero probabilmentestati anche in assenza di vaccino.

Al fine di verificare se è possibile rilevare una significativa variazione della mortalità dall’inizio della
campagna vaccinale, ho pensato di eseguire io stessa il calcolo dell’SMR in base ai dati dei decessi
nei vari comuni italiani reperibili sul sito dell’ISTAT all’indirizzo web
https://www.istat.it/it/archivio/240401 riferiti al periodo dal 1° gennaio 2011 al 31 maggio 20211. In
mancanza della possibilità di accesso ai dati riguardanti lo stato di vaccinazione COVID-19 della
popolazione deceduta, il calcolo dell’SMR è stato effettuato considerando al numeratore l’intera
popolazione deceduta, e non soltanto la frazione vaccinata, secondo la procedura prevista. L’analisi
che ne deriva, come mostrerò con un semplice esempio, non fornisce lo stesso grado di
precisione che si otterrebbe seguendo tale procedura, e questo implica una perdita
di informazione che potrebbe mascherare la potenziale letalità del vaccino.
Ma non ostante questo limite, si constaterà in ogni caso che per alcune fasce della popolazione la
mortalità nel 2021 risulta significativamente superiore alla mortalità media del periodo: il margine
inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% dell’SMR risulta infatti maggiore di 1 per tutto il
periodo considerato o gran parte di esso. Tali risultanze sono altamente suggestive del fatto
checi possa essere correlazione tra l’aumento del numero di decessi e la somministrazione
del vaccino.
1 Ciò che è anche interessante è confrontare il rapporto relativo ai decessi del 2021 con quello relativo ai
decessi del 2020, in presenza cioè della cosiddetta prima ondata dell’epidemia di COVID-19. Se, infatti, per
una data fascia di popolazione il margine inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% dell’SMR risulta
maggiore di 1, quando nel periodo corrispondente del 2020,con l’epidemia in corso, risultava minore di 1,
o in ogni caso se la mortalità nel 2021 risulta superiore rispetto al periodo corrispondente del 2020,
tale dato è da considerarsi come estremamente preoccupante. Vedremo che questo è proprio ciò
che si verifica. Occorre puntualizzare che i dati di mortalità registrati dall’ISTAT corrispondenti al periodo più recente
possono subire variazioni al rialzo nei successivi aggiornamenti, in quanto non necessariamente sono definitivi per via di
possibili ritardi di comunicazione da parte delle anagrafi comunali. Quindi i decessi registrati possono essere in
difetto rispetto ai decessi effettivi, e pertanto il corrispondente SMR calcolato in base a tali dati
può essere una sottostima dell’SMR effettivo.

2 Occorre puntualizzare che i dati di mortalità registrati dall’ISTAT corrispondenti al periodo più recente possono subire
variazioni al rialzo nei successivi aggiornamenti, in quanto non necessariamente sono definitivi per via di possibili ritardi di
comunicazione da parte delle anagrafi comunali. Quindi i decessi registrati possono essere in difetto rispetto ai
decessi effettivi, e pertanto il corrispondente SMR calcolato in base a tali dati può essere una
sottostima dell’SMR effettivo.

Metodo di calcolo
Nel documento dell’AIFA la popolazione è stata divisa per sesso ed è stata distinta in due fasce di
età, dai 30 ai 69 anni e dai 70 anni in su. Si è considerato l’SMR calcolato in base ai decessi registrati
sulla Rete Nazionale di Farmacovigilanza a una settimana e a due settimane dalla somministrazione
della prima e della seconda dose. Nella presente analisi, invece, visti i periodi diversi di inclusione
della popolazione nella campagna vaccinale, per evitare di perdere eccessivo
dettaglio, la popolazione è stata divisa in cinque fasce di età così ripartite:

I: 20-34 anni

II: 35-49 anni

III: 50-64 anni

IV: 65-79 anni

V: 80+ anni
Per ciascuna fascia di età, suddivisa per sesso, si è calcolato il numero di decessi settimanali (decessi
osservati, che verranno denotati con DO) dal 1° gennaio al 27 maggio in ciascuno degli anni dal 2011 al
20212.Si è calcolata, settimana per settimana, la media dei decessi dal 1° gennaio al 27 maggio (decessi
attesi, che verranno denotati con DA) considerando gli anni dal 2011 al 2019 (visto che neldocumento
dell’AIFA, per la valutazione dei decessi attesi, si è escluso il 2020).

La variabilità dei decessi settimanali è stata determinata in base alla deviazione standard (scarto
quadratico medio, denotato con Δ) dei decessi in settimane corrispondenti negli anni dal 2011 al 2020
e negli anni dal 2011 al 2019. Poiché la distribuzione dei decessi settimanali in settimane
corrispondenti è assimilabile a una gaussiana, il doppio del valore della deviazione standard 2Δ
corrisponde a una probabilità del 95% che i decessi settimanali ricadano nell’intervallo [DA – 2Δ ;
DA + 2Δ]: questo è l’intervallo di confidenza del 95% relativo ai decessi settimanali.

Per ciascuna settimana dal 1° gennaio al 27 maggio, si sono calcolati il rapporto standardizzato di
mortalità medio SMR0 e i due estremi inferiore e superiore del suo intervallo di confidenza al 95%
SMRinf e SMRsup:

L’SMR è stato calcolato:


per l’anno 2021 considerando a denominatore i decessi settimanali avvenuti negli anni 2011-
2019; e, a scopo di confronto,

3-Più precisamente, per ciascun anno, si è calcolato il numero di decessi per milione di abitanti al 1° gennaio dell’anno corrispondente, dal
momento che la popolazione totale residente può variare anche sensibilmente da un anno all’altro. Poiché si è constatato che il rapporto tra la
numerosità della popolazione per fasce di età e la popolazione totale non è sostanzialmente variatodal 1° gennaio 2019 al 1° gennaio 2021
(http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=42869), non si è invece ritenuto di riferire il numero di decessi in ciascuna fascia di età alla numerosità
della popolazione nella fascia corrispondente
- per l’anno 2020 considerando a denominatore i decessi settimanali avvenuti negli anni 2011-
2019: e

- per l’anno 2019 considerando a denominatore i decessi settimanali avvenuti negli anni 2011-
2018.

Si sono poi tracciati i grafici dell’andamento settimanale dell’SMR (valor medio e margine superiore
e inferiore dell’intervallo di confidenza) dal 1° gennaio al 27 maggio relativi a ciascuna fascia di età
in esame per i tre anni considerati, 2019, 2020, 2021.

Si noti che, come anticipato nell’introduzione, una tale procedura, considerando la totalità della
popolazione, e non soltanto la frazione vaccinata, permette un minor grado di definizione
nell’analisi rispetto al caso in cui si considerasse soltanto la popolazione vaccinata:
potrebbe, cioè, esserci una perdita di informazione importante. Vediamo questo con un
esempio.
Supponiamo che la popolazione vaccinata in una data fascia costituita da 3000 individui sia di 1000
persone, che i decessi settimanali in quella fascia siano normalmente DAV ± ΔV = 8 ± 2 su 1000
persone e che delle 1000 persone vaccinate ne siano decedute 15 non necessariamente a causa del
vaccino (decessi osservati, DOV). L’estremo inferiore dell’SMR è SMRVinf
= DOV/(DAV + ΔV) = 15/(8 + 2) = 1,5. Quindi, essendo l’estremo inferiore maggiore di 1, possiamo
concludere che c’è una probabile correlazione tra la somministrazione del vaccinoe l’aumento
dei decessi.

Supponiamo ora di non avere accesso ai dati relativi allo stato di vaccinazione dei deceduti e che
siano decedute in tutto 28 persone (decessi osservati DO) nella fascia costituita da 3000 individui;
se i decessi settimanali sono normalmente DAV ± ΔV = 8 ± 2 su 1000 persone, sul campione di 3000
individui, i decessi saranno DA ± Δ = (DAV ± ΔV)×3 = (8 ± 2)×3 = 24 ± 6. Delle 28 personedecedute
non sappiamo, non avendo accesso ai registri, che 15 erano vaccinate. Calcolando l’estremo inferiore
dell’SMR con i dati che abbiamo a disposizione, otteniamo SMRinf = DO/(DA + Δ) =
28/(24 + 6) = 0,93. Quindi, essendo l’estremo inferiore minore di 1, non possiamo concludere
che ci sia stato un significativo aumento della mortalità, nonostante, come evidenziato sopra,
nella popolazione vaccinata di fatto l’incremento fosse significativo (SMRVinf = 1,5).

Risultati

In appendice si forniscono i grafici relativi a tutte le fasce di età considerate per i tre anni in esame.
Qui si commentano soltanto quelli più significativi, che evidenziano come il margine inferiore
dell’SMR, soprattutto nelle fasce della popolazione dai 50 anni in su sia superiore a 1 per gran parte
del periodo osservato. Non solo, per alcune fasce risulta superiore rispetto
all’SMR relativo al 2020, cioè durante la prima ondata dell’epidemia di
COVID-19. In altre parole, per tali fasce della popolazione, la mortalità
osservata durante la campagna vaccinale è superiore rispetto a quella che si
era registrata durante la prima ondata. Da considerare che, nel periodo in
esame (1° gennaio – 27 maggio), la popolazione vaccinata era costituita
prevalentemente da individui anziani e da personale sanitario e scolastico.
di Figura 1 è l’istogramma tracciato nel documento AIFA “Rapporto sulla Sorveglianza deiVaccini
COVID-19”.
Figura 1 – Somministrazioni per fasce di età (AIFA, “Rapporto sulla Sorveglianza dei Vaccini COVID-19”, p. 6)

La tabella che segue fornisce la consistenza relativa della popolazione italiana per ciascuna fascia di
età considerata.

FASCIA M% F%
I (20-34) 8,1 7,6
II (35-49) 10,2 10,3
III (50-64) 11,0 11,6
IV (65-79) 7,4 8,5
V (80+) 1,2 2,5

Quindi, proporzionalmente alla consistenza relativa, le fasce più vaccinate sono quelle dai 50 anni
in su, in particolare dai 65 anni in su.
Inoltre, da p. 9 del documento dell’AIFA si apprende che, nel periodo compreso tra il 1° gennaio eil 27 maggio
Si passa ora ad un esame dei grafici di maggiore interesse prodotti applicando la procedura descritta
nel paragrafo precedente.

In Figura 2 sono mostrati gli andamenti settimanali dell’SMR per la popolazione maschile nella fascia
di età III, da 50 a 64 anni, e nella fascia di età IV, da 65 a 79 anni, a confronto con i corrispondenti
andamenti relativi al 2020. Se si calcola il valor medio globale dell’SMR0 sui cinque mesi per le due
fasce, nel 2021 risulta pari a 1,17, contro 1,15 del 2020, quando cioè la primaondata dell’epidemia
di COVID-19 era in corso: ciò significa che in queste due fasce di età nel 2021si è registrata una
mortalità maggiore che nel 2020. Si osservi ancora che nel 2020 l’unico periodo in cui il margine
inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% dell’SMR era superiore a 1 era in concomitanza col
picco epidemico, il quale si esauriva completamente il 28 aprile, quando l’SMR corrispondente
tornava addirittura al di sotto del valore unitario, come nel periodo precedente al picco stesso. Nel
2021, al contrario, il margine inferiore SMRinf fa fatica a scendere sotto il
valore unitario, e il valore medio settimanale SMR0 è ovunque maggiore di 1: in altre
parole, si registra un aumento di mortalità molto significativo, la cui causa è
probabilmente da ascriversi alla campagna vaccinale.

Figura 2 – Andamento settimanale dell’SMR nel 2021 (in alto) e nel 2020 (in basso) per le fasce di età dai 50 ai 64
anni (a sinistra) e dai 65 ai 79 anni (a destra) della popolazione maschile. Se si esclude il picco conseguente alla prima
ondata dell’epidemia di COVID-19 nel 2020, l’SMR nel 2021 è sempre maggiore di quello relativo al 2020, e il
margine inferiore del suo intervallo di confidenza al 95% risulta per gran parte del periodo considerato
maggioredi 1

.
Anche nei grafici che rappresentano l’andamento relativo alla popolazione femminile nelle fasce
corrispondenti, il margine inferiore da marzo a maggio 2021 supera sensibilmente il
valoreunitario, il che implica un significativo incremento della mortalità.
L’SMR0 presentaper gran parte del periodo considerato valori maggiori di 1 e tendenzialmente
superiori rispetto al 2020: se si calcola, infatti, il valor medio globale dell’SMR0 sui cinque mesi in
esame per le due fasce, nel 2021 risulta pari a 1,11, contro 1,08 del 2020, con l’epidemia di
COVID-19 in corso.

Figura 3 – Andamento settimanale dell’SMR nel 2021 (in alto) e nel 2020 (in basso) per le fasce di età dai
50 ai 64 anni (a sinistra) e dai 65 ai 79 anni (a destra)della popolazione femminile. Se si esclude il
picco conseguente alla prima ondata nel 2020, l’SMR nel 2021 è sempre maggiore di quello nel
2020.

Per quanto riguarda la fascia V (dagli 80 anni in su) della popolazione sia maschile che femminile,
anche qui l’incremento di mortalità rispetto ai periodi corrispondenti del
2020,escludendo il picco epidemico, è molto marcato (si rimanda all’appendice per i
dettagli). Occorre peraltro considerare che il picco dell’SMR registrato nel 2020 potrebbe
essere statomolto più contenuto (o addirittura assente) se fossero state somministrate terapie
precoci di

sicura e nota efficacia, peraltro criminosamente osteggiate3. Ancora degni di particolare


attenzione sono i grafici relativi alla popolazione femminile in fascia I, dai 20 ai 34 anni. Si
ricorda che nel periodo in esame la popolazione ammessa alla campagna vaccinale in
questafascia era unicamente il personale sanitario e scolastico, e quindi rappresentava
una piccola.frazione della popolazione complessiva rientrante in tale fascia, come attesta
anche l’istogramma di Figura 1
Benché il margine inferiore dell’intervallo di confidenza al 95% dell’SMR risulti sempre minore di
1, e anche il valore medio globale dell’andamento dell’SMR0 calcolato sui cinque mesi considerati
(pari a 0,91) sia minore di 1, nel corso di tale periodo numerosi valori dell’SMR0 superano l’unità
e arrivano quasi a sfiorare il valore di 1,50. Si rileva un sensibile aumento del valor medio globale
(0,91) non solo rispetto al 2019 (0,82), ma anche rispetto al 2020 (0,83), cioè con la prima ondata
dell’epidemia di COVID-19 in corso: peraltro, come ampiamente ribadito anche dai mezzi di
comunicazione di massa, il COVID-19 colpisce questa fascia in maniera per lo più paucisintomatica,
e questo è evidenziato dal fatto che il valore medio globale nel 2020 (0,83) è del tutto in linea con
quello del 2019 (0,82). È possibile che, eseguendo il calcolo dell’SMR
considerando soltanto la popolazione vaccinata, risulti un effettivo incremento
significativo di mortalità in tale fascia di popolazione: come si è
spiegato,infatti, la procedura di calcolo applicata in questa analisi può determinare perdita
di informazione, che è tanto maggiore quanto più ridotta è la frazione di popolazione sottoposta
al vaccino rispetto al campione considerato.

Figura 4 – Andamento settimanale dell’SMR nel 2021 (in alto) e nel 2020 (in basso) per la fascia di età dai 20 ai 34anni della
popolazione femminile. L’SMR medio globale sui cinque mesi considerati è maggiore nel 2021 (0,91) rispetto a quello relativo
al 2020 (0,83), durante l’epidemia di COVID-19, e a quello relativo al 2019 (0,82
Un eventuale incremento di mortalità correlabile alla somministrazione dei
vaccini COVID-19, come sembra suggerire il grafico in alto in Figura 4, non
sarebbe minimamente controbilanciato da possibili benefici degli stessi
in termini di contenimento dei contagi: infatti, non solo i vaccini si sono
dimostrati non in grado di arrestare i contagi, ma anzi, come è espresso
candidamente a p.5 del documento dell’AIFA “Rapporto sulla Sorveglianza
dei Vaccini COVID- 19”, “Per tutti i vaccini le reazioni avverse gravi
correlabili più frequentemente segnalate configurano un quadro di sindrome
similinfluenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei
vaccini a mRNA e dopo la primadose di Vaxzevria”: in altre parole, si ammette
esplicitamente che i vaccini causano, come effetto avverso grave più comune,
sindrome simil-influenzale4 (quale è anche il COVID-19, con tutte le sue
varianti) con sintomatologia intensa. D’altra parte oramai non si contano i
casi di sintomatologia anche grave, talora con esito fatale, associata a
positività al test PCR-RT, a seguito della somministrazione della prima o
della seconda dose vaccino, casi regolarmente attribuiti dai mezzi di
comunicazione di massa a infezioni avvenute durante il periodo di
incompleta risposta anticorpale (infezioni che possono solo essere presunte,
vista la frequente assenza di precedenti contatti con persone malate);
cosiccome innumerevoli sono le testimonianze e le notizie di contagi di
persone non vaccinate da parte di individui vaccinati affetti da talisindromi
simil-influenzali da vaccino o di contagi tra persone completamente
vaccinate (emblematico il caso della portaerei Queen Elisabeth, dove tutti i
membri dell’equipaggio avevano ricevuto doppia dose di vaccino).

3 Se tali terapie convenzionali non fossero pervicacemente osteggiate, non sussisterebbero le basi legali per poter attuare il Reg. EC
507/2006 e il d.m. 07/09/2017, che dettano i requisiti, rispettivamente, per l’autorizzazione al commercio e per l’uso compassionevole
di farmaci (vaccini inclusi) non ancora approvati in quanto in fase di sperimentazione: tali requisiti si possono riassumere in: i) assenza
di terapie convenzionali efficaci; e ii) potenziale letalità della malattia. Dato il business coinvolto nel commercio di farmaci sperimentali
(il cui costo per cinque-sette giorni di trattamento di un paziente è di migliaia di euro a fronte di costi di produzione irrisori – qualche
euro o poche decine di euro), riconoscere l’esistenza di valide terapie convenzionali di basso costo farebbe crollare istantaneamente
una più che allettante occasione di profitto per i colossi del farmaco.
Conclusioni
Da questa analisi, basata sul calcolo dell’SMR sulla popolazione italiana nei
cinque mesi compresi tra inizio gennaio e fine maggio del 2021, si è
constatatoche per talune fasce di età si sono verificati significativi
incrementi dellamortalità nel periodo in esame rispetto alla mortalità attesa
calcolata sul periodo corrispondente degli anni 2011-2019. Si rileva inoltre un
tendenziale aumentodella mortalità a confronto non solo col 2019, ma
addirittura col 2020, cioè
durante la prima ondata dell’epidemia di COVID-19. Questi incrementi
sono verosimilmente correlati alla campagna vaccinale in atto, campagna
iniziata il 27 d L’incremento di mortalità rispetto alla mortalità attesa risulta
significativo (margine inferiore dell’intervallo di confidenza dell’SMR maggiore di 1)
almeno nelle fasce di popolazione su cui si era concentrata maggiormente la campagna
vaccinale nel periodo in icembre 2020.
L’incremento di mortalità rispetto alla mortalità attesa risulta significativo (margine inferiore
dell’intervallo di confidenza dell’SMR maggiore di 1) almeno nelle fasce di popolazione su
cui si era concentrata maggiormente la campagna vaccinale nel periodo in esame, ossia le
fascedai 50 anni in su. Quindi in tali fasce, considerate più a rischio, non si osservano
benefici rispetto alla mortalità registrata nel corso della prima ondata, e questo vale a maggior
ragione se si tiene conto del fatto ormai assodato che, attuando fin dalla comparsa dei
primi sintomidel COVID-19 terapie convenzionali efficaci, la mortalità si riduce
drasticamente, come dimostra nel 2020 il calo repentino dell’SMR fino a
valori unitari che si è registrato subito dopo il picco della prima ondata,
grazie appunto all’introduzione delle terapie precoci.
Per quanto riguarda le fasce della popolazione statisticamente non colpite in
forma grave/fatale dal COVID-19, quindi le fasce più giovani, la presente analisi
indica un incremento della mortalità nel 2021 rispetto al 2020 che, seppure
nonsignificativo, non è da sottovalutare; infatti, per via dei limiti della procedura di
calcolo applicata, effettuata sull’intera popolazione e non esclusivamente sulla frazione
vaccinata, nonè possibile stabilire se vi sia stato un incremento significativo di mortalità
ascrivibile alle conseguenze del vaccino nel breve e medio termine (l’analisi, effettuata su
soli cinque mesi, non permetterebbe comunque di fare previsioni su eventuali
conseguenze nefaste a lungo termine). In ogni caso, vista la sostanziale innocuità della
patologia per queste fasce di età, eventuali effetti avversi potenzialmente letali dei
vaccini, anche ammettendo che siano rari,non sono controbilanciati da possibili benefici in
termini di contenimento dei contagi, benefici che i vaccini non sono in grado di realizzare:
infatti, non solo essi non paiono garantire VACCINAZIONE STERILE, ma, quel che è peggio,
possono essere causa di “sindrome simil- influenzale con sintomatologia anche intensa”,
come riconosciuto nel documento dell’AIFA “Rapporto sulla Sorveglianza dei Vaccini
COVID-19”. MIOCARDITI E PERICARDITI.

In definitiva, la conclusione a cui si perviene con la presente analisi è diametralmente opposta


rispetto a quella suggerita nel documento dell’AIFA in questione, dove peraltro – si
puntualizza ancora una volta – l’SMR era stato calcolato in maniera
completamenteerrata.
Mi auguro vivamente che la campagna vaccinale cessi prima di dover tristemente
constatare, nei mesi a venire, un incremento significativo della mortalità rispetto
alla mortalità attesa anche nelle fasce giovani, le quali sono attualmente
oggetto di un’intensa campagna vaccinale, col ricorso addirittura a metodi
ricattatori.

Ritengo in ogni caso che, sulla base delle risultanze del presente studio,
sarebbe opportuno che la magistratura acquisisse e analizzasse i dati
aggiornati relativi
alla mortalità registrata nella popolazione vaccinata e, qualora emergessero
pesanti indizi di una possibile importante letalità del vaccino, aprisse nei
confronti dei responsabili un fascicolo per strage ex art. 422 del Codice Penale.

4 Se tali terapie convenzionali non fossero pervicacemente osteggiate, non sussisterebbero le basi legali per poter attuare il Reg. EC
507/2006 e il d.m. 07/09/2017, che dettano i requisiti, rispettivamente, per l’autorizzazione al commercio e per l’uso compassionevole
di farmaci (vaccini inclusi) non ancora approvati in quanto in fase di sperimentazione: tali requisiti si possono riassumere in: i) assenza
di terapie convenzionali efficaci; e ii) potenziale letalità della malattia. Dato il business coinvolto nel commercio di farmaci sperimentali
(il cui costo per cinque-sette giorni di trattamento di un paziente è di migliaia di euro a fronte di costi di produzione irrisori – qualche
euro o poche decine di euro), riconoscere l’esistenza di valide terapie convenzionali di basso costo farebbe crollare istantaneamente
una più che allettante occasione di profitto per i colossi del farmaco.

5 “La sindrome simil-influenzale (ILI, Influenza-Like Illness) è una malattia respiratoria aspecifica caratterizzata da febbre, spossatezza,
tosse, e altri sintomi (…). La maggioranza dei casi di ILI non è causata dall’influenza, ma da altri virus (es. rhinovirus, coronavirus,
virus sinciziale respiratorio umano, adenovirus, e virus parainfluenzali umani).” [Traduzione da:
https://en.wikipedia.org/wiki/Influenza-like_illness].
A SEGUIRE APPENDICI

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