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Cariotipo
Con il termine cariotipo si indica, in
citogenetica, la costituzione del patrimonio
cromosomico di una specie dal punto di
vista morfologico.
Il cariotipo di una cellula eucariota è dato
dal numero e dalla morfologia dei suoi
cromosomi.
L'analisi del cariotipo è una
rappresentazione ordinata del corredo
cromosomico di un individuo.
I vari passi dello studio del cariotipo umano
sono:
1. Prelievo di sangue
2. Centrifugazione per ottenere i globuli
bianchi Cariotipo femminile umano
Cariotipo umano
Utilizzando tecniche di coltura in vitro, fu stabilito nel 1956 da Joe Hin Tjio e Albert Levan che il numero
cromosomico dell'uomo è di 46, cioè 23 coppie, di cui 22 coppie sono dette autosomi e la ventitreesima coppia è
quella dei cosiddetti eterosomi o cromosomi sessuali.
La prima definizione del cariotipo fu formulata alla Conferenza di Denver nel 1960, ed è basata su criteri di
lunghezza del cromosoma e posizione del centromero. Le coppie quindi sono numerate in ordine decrescente di
grandezza e gli eterosomi sono indicati come X e Y.
In seguito, nella Conferenza di Chicago del 1966 è stata messa a punto una nomenclatura più dettagliata, nella quale
i cromosomi sono raggruppati in sette gruppi, nominati con le lettere maiuscole da A a G. L'analisi del cariotipo può
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Q, R, T e C, usando coloranti specifici per le regioni ricche in AT (adenina e timina) e GC (guanina e citosina).
Nel bandeggio G i cromosomi sono sottoposti a digestione enzimatica con tripsina che elimina le proteine
cromosomiche e colorati con Giemsa che ha affinità per le regioni ricche in basi AT che sono facili da denaturare e
digerire enzimaticamente perché le coppie AT sono unite solo da 2 legami H, sono costituite da cromatina molto
condensata o eterocromatina costituite da pochi geni che si replicano nella fase S tardiva del ciclo cellulare, cioè
dopo la fase S, poco attive dal punto di vista trascrizionale, per cui dopo colorazione Giemsa si osserva al
microscopio un'alternanza tra le bande G-positive, scure, e le bande G-negative, chiare.
Nel bandeggio Q i cromosomi sono sottoposti a digestione enzimatica e colorati con un colorante fluorescente, cioè
la Quinacrina che ha affinità per le regioni ricche in basi AT ma mette in evidenza bande fluorescenti dette bande Q,
corrispondenti a quelle G, e spesso consente di valutare la presenza di polimorfismo cioè una variazione di
grandezza del braccio lungo del cromosoma Y, che si trasmette da padre a figlio, anche se non rappresenta una
condizione patologica.
Nel bandeggio R i cromosomi sono
denaturati ad alte temperature (60 °C) in una
soluzione salina tamponata e colorati con
Giemsa mettendo in evidenza regioni ricche
in basi AT che sono complementari, opposte
a quelle delle bande G e Q, infatti, la lettera
"R" sta per "reverse", osservando al
microscopio le bande R, chiare, dette
G-negative, opposte alle bande scure G.
Invece, per mettere in evidenza le regioni
cromosomiche ricche in basi GC si usa un
colorante specifico, cioè la cromomiocina,
mettendo in evidenza le bande R opposte
alle bande Q, dette Q-negative. Le regioni
ricche in GC sono più difficili da denaturare
Cariogramma di un maschio umano ottenuto mediante colorazione Giemsa
poiché le coppie di basi sono unite da 3
legami H, sono costituite da cromatina meno
condensata o eucromatina, ricca di geni che si replicano nella fase S precoce del ciclo cellulare, cioè prima della fase
S, molto attivi dal punto di vista trascrizionale, detti geni housekeeping importanti per tutte le funzioni e la vita della
cellula.
Le bande T corrispondono alle regioni telomeriche localizzate alle estremità dei cromosomi, corrispondono a gruppi
di bande R che si colorano più intensamente, trattando i cromosomi ad alte temperature e colorando con Giemsa o
fluorocromi.
Le bande C si ottengono denaturando i cromosomi in soluzione satura di idrossido di bario e colorando con Giemsa,
in modo da colorare selettivamente l'eterocromatina che si presenta monocromatica in tutti i cromosomi e in
qualsiasi fase del ciclo cellulare, localizzata nelle regioni attorno al centromero o pericentromeriche e sul braccio
lungo del cromosoma Y, ad alto grado di condensazione, costituite da sequenze di DNA altamente ripetute, ricche in
basi AT, costituita da pochissimi geni codificanti che si replicano in fase S tardiva, mentre l'attività trascrizionale è
assente. Le bande C corrispondono a eteromorfismi cromosomici.
Il numero delle bande cromosomiche dipende dal grado di condensazione dei cromosomi e quindi dalla fase del ciclo
cellulare, infatti, durante la metafase si osservano ~ 320 bande formate da 6.000-8.000 kb (chilobasi o migliaia di
basi), mentre in profase e prometafase (inizio della metafase) il numero delle bande può triplicarsi sui cromosomi
meno condensati, ottenendo dei preparati cromosomici ad alta risoluzione utili per evidenziare anomalie di struttura
molto fini, non riconoscibili con le tecniche tradizionali, osservando bande piuttosto corte, pari a 800-1.000 kb,
Cariotipo 4
ottenute bloccando la divisione cellulare con metotrexate o timidina, introducendo successivamente nella coltura
acido folico o deossicitidina che sbloccano le cellule in sincronia, procedendo nella mitosi. Giunti in prometafase si
aggiunge la colchicina ad intervalli di tempo specifici, perché i cromosomi non sono completamente contratti e sono
in grado di fornire un bandeggiamento più fine.
In condizioni patologiche bisogna specificare la presenza di un difetto di numero dei cromosomi e la presenza di
anomalie strutturali a carico delle braccia, regioni o bande. Ad es. in una donna con sindrome di Down o Trisomia 21
si scrive 47,XX,+21 che indica la presenza di un cromosoma 21 in soprannumero, mentre la sigla
46,XY,del(1)(p32.2) indica una delezione o perdita (del) di una parte del braccio corto (p) del cromosoma 1 a livello
della regione 3, nella banda 2, nella sottobanda 2, in un maschio (XY) a 46 cromosomi.
Voci correlate
• Cromosoma
• DNA
• Ereditarietà (genetica)
Altri progetti
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Fonti e autori delle voci 5
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