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Raffaello

architetto

N el 1512, Raffaello ebbe l’occasione


di mettersi alla prova come archi-
tetto, progettando nella Chiesa di Santa Maria

2. Raffaello, Cappella
Chigi, pianta.
del Popolo, a Roma, la cappella funeraria del
ricchissimo banchiere Agostino Chigi. I lavori, av-
viati nel 1513, furono poi seguiti da Lorenzo Lotti
(1490-1541), allievo di Raffaello nonché cogna-
to di Giulio romano. La Cappella Chigi [fig. 1]
avrebbe rappresentato l’esempio più alto di ri-
proposizione dell’architettura antica in tutto il suo
splendore cromatico e materico. La sua imposta-
zione generale è un esplicito omaggio all’amico e
maestro Bramante e alle sue sperimentazioni in

ambito classicistico. 1. Raffaello, Cappella
Chigi, 1512-14, interno.
Si tratta di un piccolo vano quadrato dagli Roma, Chiesa di Santa
angoli smussati e coperto a cupola [fig. 2]; un lato Maria del Popolo.

della cappella è aperto dall’arcone d’ingresso, gli 


altri tre sono invece appena scavati da archi ciechi 3. Raffaello, Cappella Chigi,
interno con la cupola.
della stessa altezza: un espediente per accenna-
re alla forma centrica della croce greca. Raffaello
fornì anche i disegni per la decorazione musiva
della cupola [fig. 3], poi realizzata da Francesco
Salviati, e per le statue da collocarsi nelle quattro
nicchie angolari (tre delle quali furono scolpite
senza seguire i progetti raffaelleschi dallo scul-
tore Lorenzo Bernini nel Seicento). I due sepolcri
di Agostino Chigi e del fratello Sigismondo sono
costituiti da due piramidi a base quadrata che ri-
mandano al tema dell’immortalità dell’anima e
della salvezza eterna. Raffaello scelse per le pa-
reti della Cappella Chigi un fastoso rivestimento
di marmi rossi e bruni, gli stessi che si possono
ammirare nel Pantheon: il rosso antico, dal co-
lore acceso, l’africano, ricco di sfumature verdi,
rosse, nere e bianche, e ancora il giallo antico dal
morbido color miele. Su queste tinte contrastava il
candore delle membrature architettoniche. Anche
in tal senso, la Cappella Chigi, puntando a ricon-
quistare non solo le forme ma persino la pienezza
cromatico-materica dell’architettura romana an-
tica, rappresenta una tappa fondamentale nella
storia del classicismo europeo.
Nel 1513, l’avvento al soglio pontificio
di Leone X coincise con un rilancio e una diffu-
sione delle arti senza precedenti, che portarono

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alla maturazione di quel linguaggio antichizzante trattato, il primo del Rinascimento, sulle antichi-
e classicista su cui si erano così a lungo eserci- tà di Roma. Raffaello, però, non era guidato da
tati gli umanisti quattrocenteschi. Il papa aveva uno spirito puramente archeologico: egli riteneva
l’ambizione di far rivivere una nuova Roma sul che il mirabile esempio dell’architettura romana
modello di quella antica: così, grazie al suo me- potesse e dovesse guidare l’opera degli architetti
cenatismo e alla sua passione antiquaria, non moderni, che aspiravano a eguagliare e superare
solo si avviarono opere sia architettoniche sia sul i loro predecessori. Si adoperò pertanto affinché
piano urbanistico ma si presero anche provvedi- i monumenti classici fossero rilevati, restaurati e
 menti in materia di conservazione del patrimo- conservati.
4. Raffaello, Villa Madama,
1517-25, prospetto sud. nio monumentale antico, minacciato dalle inces- Nel 1519 Raffaello scrisse un memoriale in
Roma.
santi attività edilizie. L’intento del papa e degli forma di lettera a Leone X, con la collaborazione
 artisti al suo servizio era quello di recuperare e di Baldassarre Castiglione che ne curò la forma
5. Raffaello, Villa Madama,
esterno della Loggia e conservare nel miglior modo possibile quanto era letteraria in vista di una possibile pubblicazione.
giardino.
sopravvissuto al passare del tempo, ricomponen- Il testo perorava, appunto, la causa del recupero e
 done l’aspetto originario. Per questo motivo, il della conservazione dei magnifici monumenti ro-
6. Raffaello, Villa Madama,
pianta del progetto
pontefice incaricò Raffaello, nominato nel 1515 mani, che non solo il tempo ma l’incuria dell’uo-
originario. Conservatore delle Antichità Romane, di pro- mo stavano drammaticamente rovinando. Nella
1. Strada Roma-Viterbo; 2. durre una carta di Roma antica, che fosse una sua lettera, in particolare, Raffaello riconosceva
Strada per Roma; 3. Primo
cortile; 4. Vestibolo; 5. fedele ricostruzione della città imperiale redatta la continuità fra la grande Roma dei Cesari e la
Teatro; 6. Cortile circolare;
7. Loggia; 8. Xystus in base agli scavi e alle informazioni letterarie. Roma capitale del mondo cristiano, una continui-
(giardino); 9. Vasca dei Probabilmente, il Sanzio aveva in mente un pro- tà che gli edifici sopravvissuti avevano il compito
Pesci; 10. Ippodromo; 11.
Scuderie. getto ancora più ambizioso, ossia la stesura di un di testimoniare: essi erano «reliquie», osserva il
Sanzio, tracce «de la macchina del tutto, ma senza
ornamenti, e, per dir così, l’ossa del corpo senza
carne».
Negli anni intorno al 1517, Raffaello ebbe
modo di esprimere la sua cultura architettonica
antiquaria progettando la Villa Medici di Monte
Mario, nota come Villa Madama [fig. 4]. Il com-
mittente, Giulio dei Medici, cugino di papa Leone
X (ed egli stesso pontefice dal 1523, con il nome di
Clemente VII), era un uomo estremamente colto e
un appassionato collezionista di antichità: per lui,
Raffaello concepì un edificio ispirato alle architet-
ture di età imperiale, rimasto poi incompiuto.
Per definire la forma e la distribuzione de-
gli ambienti, Raffaello Sanzio rilevò i resti della
Villa Adriana di Tivoli e studiò tutti quei testi di
letteratura latina che contenevano descrizioni di
antichi edifici imperiali. Nel progetto gli furono
accanto Antonio da Sangallo il Giovane, Giulio
Romano e Giovanni da Udine, che continuarono
i lavori dopo la sua morte, sino al 1525. È stato
possibile ricostruire la pianta del progetto ori-
ginale [fig. 6], grazie alla celebre lettera dello

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stesso Raffaello a Leone X, ricca di riferimenti a chiamate perché gli originali si trovavano in am-
Plinio e Vitruvio. Un ampio cortile circolare, diret- bienti oramai interrati (“grotte”).
tamente desunto dai riferimenti di Plinio il Giova- Il primo ambiente affrescato “all’antica”
ne al proprio cortile del Laurentino, era il perno da Raffaello fu la stanza da bagno, o Stufetta [fig.
attorno al quale ruotavano ambienti e scale e da 7], dell’Appartamento del Cardinal Bibbiena in
cui si accedeva a un teatro all’antica, a un vesti- Vaticano (1516), ricreata sulla base di alcune fonti
bolo che dava su un grande cortile di ingresso e letterarie che lo stesso committente aveva sele-
a una loggia aperta su uno Xystus, cioè un giar- zionato. Nella Loggetta dello stesso appartamen-
dino all’italiana che a sua volta si affacciava su to [figg. 8-9], decorata nel 1519, si riconoscono
un’ampia vasca pescosa. Il progetto raffaellesco
prevedeva la presenza di ambienti termali, di un
ippodromo, di un ninfeo, di coenationes e diae-
tae (foresterie) per gli ospiti, di criptoportici ed
esedre di ispirazione termale. Di questo grandioso
progetto venne realizzata solo una piccola parte,
con mezzo cortile circolare da cui oggi si accede
direttamente alla loggia e al giardino [fig. 5].
Nella sua incessante attività di architetto,
Raffaello fece rivivere con particolare freschezza
anche le antiche decorazioni romane, ispirandosi
alle rovine della Domus Aurea di Nerone. Questo
grandioso edificio, scoperto alle pendici dell’E-
squilino nel 1480, aveva conservato le sue de- 
7. Raffaello e aiuti, Stufetta
corazioni a volute vegetali interrotte da piccoli del Cardinal Bibbiena, 1516.
Roma, Palazzi Vaticani.
paesaggi, gli scomparti geometrici incorniciati in
stucco con figurine mostruose o ibride, le piccole 
8. Raffaello e aiuti,
scene mitologiche, le architetture stilizzate dipin- Loggetta del Cardinal
te in prospettiva e in tal modo aveva fornito un Bibbiena, 1519. Roma,
Palazzi Vaticani.
ricco catalogo di elementi decorativi pronti per
essere usati come modelli o come motivi ispira- 
9. Raffaello e aiuti,
tori. Fu proprio dalla Domus Aurea, infatti, che gli Decorazione della Loggetta
del Cardinal Bibbiena, 1519,
architetti rinascimentali trassero ispirazione per particolare. Roma, Palazzi
l’elaborazione delle fantasiose grottesche, così Vaticani.

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molti riferimenti alle decorazioni della Domus Au- zione sul secondo piano del loggiato, la Loggia
rea [figg. 10-11]. di Leone X detta anche Loggia di Raffaello [fig.
Nel 1518, Raffaello ereditò il cantiere bra- 12], del quale progettò pure la complessa decora-
mantesco delle cosiddette Logge Vaticane, che zione. L’esecuzione degli affreschi venne affidata
portò a termine occupandosi anche dell’intero in gran parte ai pittori della sua bottega: Giulio
apparato decorativo. Le Logge Vaticane, proget- Romano, Perin del Vaga, Polidoro da Caravag-
tate da Bramante come raccordo estetico e fun- gio, Gianfrancesco Penni, Tommaso Vincidor e
zionale tra i vari ambienti della residenza papale, Giovanni da Udine. Lo stupendo ciclo decorativo
alla morte del loro autore, nel 1514, erano state all’antica comprende oggi 52 riquadri con episodi
realizzate solo fino all’ordine inferiore. Raffaello, biblici (in origine 65). L’estrema chiarezza narra-
ripresi i lavori nel 1518, concentrò la sua atten- tiva di questa cosiddetta “Bibbia di Raffaello” non


10. Domus Aurea,
Particolare della
decorazione interna,
ricostruzione. Acquerello.
Parigi, Musée du Louvre.


11. Ricostruzione della
decorazione interna della
Domus Aurea. Acquerello.
Parigi, Musée du Louvre.

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12. Raffaello e aiuti,
Loggia di Raffaello,
1518-19. Roma, Palazzi
Vaticani.

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 costringe lo spettatore ad alcuno sforzo di inter-
13. Raffaello e aiuti, La
creazione degli animali,
pretazione; essa non ha le ambizioni di una sum-
1518-19. Affresco. Roma, ma teologica ma rappresenta semplicemente uno
Palazzi Vaticani, Loggia di
Raffaello. “svago erudito”, appena un’occasione di medita-
zione per chi passeggia lungo la loggia, godendo
dei suoi disegni e dei suoi colori [fig. 13]. Tra le
altre decorazioni della loggia sono da ricordare
le grottesche a volute vegetali, i festoni di fiori
e frutta nonché i finissimi stucchi di Giovanni da
Udine, che aveva riscoperto il procedimento usato
in epoca romana.


14. Raffaello e aiuti, La
creazione degli animali,
1518-19. Affresco. Roma,
Palazzi Vaticani, Loggia di
Raffaello.

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Fra il 1517 e il 1524, Raffaello e due dei
suoi più promettenti collaboratori, Giovanni da
Udine e Giulio Romano, furono impegnati nella
decorazione di altre due logge: la Loggia di Psi-
che alla Farnesina, cioè la villa suburbana proget-
tata dal Peruzzi e la Loggia di Villa Madama. Nella
Loggia di Psiche alla Farnesina [fig. 14], Raf-
faello e i suoi compagni riuscirono a rievocare gli
ideali di vita agreste degli antichi Romani. Questa
loggia, decorata fra il 1517 e il 1518, venne infat-
ti concepita come un grande pergolato composto
da ghirlande e grandi festoni di fiori e frutta che
sottolineavano le forme dell’architettura, incor-
niciando ampi affreschi con scene mitologiche
[fig. 16]. Giovanni da Udine poté dare prova, in
questo caso, della sua straordinaria abilità di pit-

tore di soggetti naturalistici, o nature morte, come 15. Giovanni da
si sarebbero chiamate più di cento anni dopo. Udine, Grottesca,
decorazione della
Anche Leone X mostrò di apprezzarlo, tanto da prima Loggia Vaticana,
1519. Affresco. Roma,
richiedere a Giovanni, nel 1519, una decorazione Palazzi Vaticani.
interamente naturalistica per il primo piano delle
Logge Vaticane, quello bramantesco, che il pittore

16. Raffaello e
ricoprì – sono parole del Vasari – di «pergolati fin- Giovanni da Udine,
Cupido e le tre Grazie,
ti di canne in vari spartimenti, e tutti pieni di viti particolare dalla
carichi d’uve, di vitalbe, di gelsomini, di rosai e di Loggia di Psiche, 1517-
18. Affresco. Roma,
diverse sorti di animali e uccelli» [fig. 15]. Farnesina.

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La Loggia di Villa Madama [fig. 18], co-
stituita da tre campate dilatate da esedre ricoper-
te a volta, ricorda certi volumi delle antiche terme
romane. L’ambiente, concepito come diaframma
tra architettura e natura, è interamente decora-
to da vivacissimi dipinti e magnifici stucchi [fig.
17], attribuiti rispettivamente a Giulio Romano e
Giovanni da Udine. I temi sono tratti dalle Meta-
morfosi di Ovidio, un soggetto profano richiesto
dal committente; anche il repertorio iconografico
è ampiamente attinto da quello classico: festoni,
trofei, grottesche, candelabre, conchiglie, teste di
leone e animali mitologici furono sapientemen-
te orchestrati dall’abile regia di Raffaello, che
raggiunse con questa villa una delle massime
espressioni dell’atmosfera all’antica.


17. Giovanni da Udine, Decorazione a stucco con grottesche,
particolare della Loggia di Villa Madama.


18. Giulio Romano e Giovanni da Udine, decorazione della Loggia di
Villa Madama, 1520-24. Roma, Villa Madama.

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