Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
mandato di comparizione notificato al Presidente Berlusconi, sia quelli di tutti gli italiani
Data, 24/1/2011
Leggendo le Fonti di Prova sulle 389 pagine dell’invito a comparire notificato dalla Procura
di Milano al Presidente Berlusconi, sembra emergere una gravissima violazione relativa al
trattamento ed all’utilizzo dei dati di localizzazione, violazione attuata sia dalla Procura di
Milano, sia da quegli operatori mobili che hanno fornito alcune tipologie di dati.
Tale violazione non é riferibile solo al caso del Presidente Berlusconi, ma a tutti noi italiani.
In particolare al "foglio 32" dell’invito a comparire é presente una tabella contenente i dati di
localizzazione inseriti dalla Procura come Fonte di Prova.
La tabella riporta in mdo cronologico l’identificativo delle celle a cui era collegata l’utenza.
Ogni volta che l'utente radiomobile, con il suo telefonino accesso, si sposta sul territorio transita
attraverso la copertura radio fornita da circa 15.000 celle radio, che in ambito cittadino posso
avere un raggio di copertura molto stretto fino a qualche centinaio di metri.
Spostandosi da una cella radio ad un'altra cella, anche in stand-by, il telefonino invia un segnale
alla rete mobile confermando l'avvenuto cambio di cella. Questa operazione viene fatta in modo
automatico e passivo per l’utilizzatore del servizio di telefonia.
La rete mobile conosce in ogni momento l'identificativo della cella in cui si trova ogni telefonino
acceso.
Il telefonino, ogni qual volta che l'abbonato si sposta sul territorio e cambia cella, comunica
alla rete: "mi trovo in questa cella" e la rete memorizza che il telefonino si trova nella cella con
identificativo x.
Ai fini del corretto funzionamento della rete mobile ed alla corretta erogazione del servizio
telefonico, è strumentale per la rete conoscere solo ed esclusivamente l'identificativo di cella
relativo all'ultima posizione: non occorre quindi tenere la traccia di tutti i cambi di cella con
relativi identificativi, data e ora.
Mi limito a riportare per comodità di lettura solo le voci inerenti la telefonia fissa e mobile di tale
articolo, escludendo gli altri servizi basati su Internet:
Art. 3 Comma 1
Le categorie di dati da conservare per le finalità di cui all'articolo 132 del Codice della Privacy
sono le seguenti:
e) i dati necessari per determinare le attrezzature di comunicazione degli utenti o quello che si
presume essere le loro attrezzature:
1) per la telefonia di rete fissa, numeri telefonici chiamanti e chiamati;
2) per la telefonia mobile:
2.1 numeri telefonici chiamanti e chiamati;
2.2 International Mobile Subscriber Identity (IMSI) del chiamante; (numero
seriale della SIM)
2.3 International Mobile Equipment Identity (IMEI) del chiamante; (numero
seriale del telefono)
2.4 l'IMSI del chiamato;
2.5 l'IMEI del chiamato;
2.6 nel caso dei servizi prepagati anonimi, la data e l'ora dell'attivazione
iniziale della carta e l'etichetta di ubicazione (Cell ID) dalla quale e' stata
effettuata l'attivazione;
[omissis]
Gli unici trattamenti consentiti ai fini di giustizia per la conservazione delle informazioni di
localizzazione di un cellulare ovvero dell’identificativo di cella sono quelli sopra evidenziati in
giallo. In sintesi é possibile per l’operatore salvare l’identificativo di cella per tutti gli abbonati
della sua rete indipendentemente da indagini in corso solo ed esclusivamente nei seguenti casi:
Comma e) 2.6 -> identificativo della cella in cui viene attivata una carta prepagata di tipo
anonimo.
Comma f) 1) -> identificativo della cella in cui inizia qualsiasi comunicazione (voce, SMS o dati)
Comma f) 2) -> tabella storica di conversione tra identificativo di cella e suo indirizzo
geografico. Lo storico é necessario perché talvolta gli identificativi di cella possono essere
spostati da un indirizzo ad un altro. Ad esempio le stazioni carrellate utilizzate in occasione di
manifestazioni.
In base al Codice della Privacy ed al DL attuativo della direttiva europea 2006/24/CE, non é
possibile conservare senza preventiva autorizzazione al trattamento dell’interessato qualsiasi
altra categoria di dato non espressamente prevista dall’articolo 3 sopra riportato.
1) degli identificativi di cella associati allo spostamento del telefono durante una
conversazione. E possibile conservare esclusivamente l'identificativo della cella in cui
inizia la conversazione.
2) degli identificativi di cella in cui si trova il telefono quando non effettua traffico (voce,
sms, dati), inclusi quelli relativi agli spostamenti da una cella all’altra.
Se il telefono non genera traffico (voce, sms, o dati) l’operatore di telefonia mobile non può
conservare alcun identificativo di cella. Anzi, l'informazione relativa all'ultima posizione del
telefono, strumentale solo all’erogazione del servizio, deve essere cancellata nel momento in
cui il telefono dovesse essere spento.
Per cui i dati di localizzazione possono essere conservati solo ed esclusivamente
quando si effettua traffico telefonico entrante o uscente così come espresso in modo
inequivocabile dall’Art. 3 del DL 109 del 30/5/2008. In nessun altro caso.
La normativa europea é molto chiara. Anche il decreto legge italiano attuativo della normativa
europea é molto chiaro.
Tale normativa non potrebbe neppure essere interpretata in modo diverso, in quanto se per
assurdo fosse possibile per l’operatore mobile conservare gli identificativi di tutte le celle
attraverso le quali passano tutti gli abbonati, di fatto si verrebe a creare un archivio in cui
verrebbero conservati i percorsi e le permanenze in ogni luogo di tutti i cittadini italiani, in
violazione dei più elementari principi costituzionali di uno stato di diritto.
Per intenderci é come se tutti i cittadini italiani fossero dotati, a loro insaputa, del così
detto "braccialetto elettronico" ovvero quel dispositivo utilizzato in alcuni paesi evoluti per la
gestione moderna del detenuto che si trova agli arresti domiciliari.
Risulta evidente che almeno alle pagine 5 (XV), 32 (tabella), 33 (tabella), 235 (h e k), 251
(a) dell’invito a comparire, siano state effettuate delle estrazioni dei percorsi e posizioni
di telefoni interrogando un database, che contiene lo storico degli identificativi di cella
riferibili alla registrazione del telefono in un a nuova cella. Tali dati sono illecitamente
basati esclusivamente sui cambi di cella e non riferiti a traffico entrante/uscente generato
così come previsto dall’Art. 3 del DL attuativo 109.
L'articolo 126 del Codice della Privacy regola il trattamento dei dati relativi all'ubicazione
degli abbonati nei servizi di telecomunicazioni, escludendo i dati previsti per la data retention
dall’Art. 3 del DL attuativo 109, ovvero il trattamento obbligatorio ai fini di giustizia (prima
localizzazione all’inizio della chiamata).
L'art. 126 comma 1 recita: I dati relativi all'ubicazione diversi dai dati relativi al traffico, riferiti agli
utenti o agli abbonati di reti pubbliche di comunicazione o di servizi di comunicazione elettronica
accessibili al pubblico, possono essere trattati solo se anonimi o se l'utente o l'abbonato ha
manifestato previamente il proprio consenso, revocabile in ogni momento [omissis].
Sembra proprio che nell'invito a comparire recapitato al Presidente Silvio Berlusconi l'articolo
126 del codice sulla privacy sia stato violato dall'operatore mobile che ha fornito i dati
di localizzazione, dalla PG e dalla Procura. I dati di localizzazione relativi ai cambi di cella in
assenza di traffico telefonico, non sembrano essere trattati in forma anonima ed i titolari non mi
pare abbiano manifestato alcun consenso al loro trattamento.
Il Capo II del Codice della Privacy riporta gli illeciti penali per le violazioni al Codice della
Privacy. L'Art. 167 Comma 1 recita:
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarne per sè o per altri
profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di
quanto disposto dagli articoli 18, 19, 23, 123, 126 e 130, ovvero in applicazione dell'articolo 129,
è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione da sei a diciotto mesi o, se il fatto
consiste nella comunicazione o diffusione, con la reclusione da sei a ventiquattro mesi.