Le raccomandazioni (NICE 2014 e WUWHS 2016) per la prevenzione delle UdP comprendono metodi
per:
1. l’identificazione dei soggetti a rischio di sviluppare una LdP, cioè persone con ridotta mobilità, con
significativa perdita della sensibilità, severo deterioramento cognitivo, incapaci di riposizionarsi
autonomamente, con pregressa storia di ulcere o alterazione della perfusione tessutale, o con gravi
carenze nutrizionali; la scala del rischio può rappresentare uno strumento utile per l’operatore sanitario
(Linee guida AHQR, 2013). La valutazione del rischio deve essere eseguita al momento dell’accettazione del
paziente (e comunque entro le 8 ore);
2. un accurato esame della cute da parte di un operatore sanitario esperto, con particolare attenzione alle
aree più vulnerabili, in prossimità delle prominenze ossee, per valutare l’integrità cutanea e rilevare la
presenza di calore e/o cambio di colore, eventuali differenze di consistenza del tessuto rispetto alle aree
circostanti, (specialmente nei pazienti con tonalità di pelle più scura) edema, segni di flogosi, secchezza e/o
macerazione. La valutazione dovrebbe, inoltre, tener conto di qualsiasi dolore o disagio riferito dal
paziente;
3. considerare l’uso di una barriera di protezione (crema o gel) per prevenire danni alla pelle causati da
dermatiti o da incontinenza urinaria;
4. incoraggiare i pazienti a rischio di sviluppare una UdP a cambiare la loro posizione frequentemente e
almeno ogni 6 ore. Laddove il paziente non fosse in grado di agire autonomamente, offrire loro aiuto
avvalendosi di ausili idonei (es. sollevatori), documentando su un apposito diario la frequenza del cambio e
la posizione (previsto ogni 4 ore);
5. prevedere l’utilizzo di una superficie antidecubito, per permettere una adeguata ridistribuzione della
pressione di appoggio. Le linee guida dell’AHRQ (2006) raccomandano l’utilizzo di prodotti in poliuretano
alti almeno 10 cm, meglio se 16 o 20 in modo da aumentare la superficie di appoggio e ridurre il carico
tessutale per ogni cm² (Bellingieri A., 2013);
6. valutare lo stato nutrizionale della persona e provvedere a correggere eventuali squilibri. Un insufficiente
apporto dietetico, in particolare di proteine (albumina<3,5 % ml) è un indice predittivo di sviluppo di lesioni.
È importante prevedere nella dieta quotidiana un apporto proteico da introdurre giornalmente che si
aggira intorno a 1-1,5 mg/kg/prodie, un adeguato apporto calorico e vitaminico, con almeno 1 gr di
vitamina C nelle 24 ore, di sali minerali e un controllo del bilancio idrico (AHRQ, 2006);
7. utilizzo di scale di valutazione a supporto del giudizio clinico, per individuare la presenza di elementi di
vulnerabilità del paziente e per avere a disposizione dati chiari e confrontabili per la trasmissione delle
informazioni. Le scale di valutazione del rischio più frequentemente utilizzate sono: il Norton Pressure
Ulcer Prediction Score, (Norton Scale) la Braden Scale for Predicting Pressure Sore Risk, specificatamente in
soggetti anziani fisicamente e cognitivamente compromessi o la Waterloo Score (WUWHS, 2016);
8. per quanto riguarda la valutazione dello stato nutrizionale per identificare i soggetti a rischio di
malnutrizione, la European Society for Clinical Nutrition and Metabolism (ESPEN) raccomanda il Mini
Nutrition Assessment (MNA) per l’età geriatrica (Santullo, 2009).
ciambella circolare
sacchetti riempiti di liquido
velli sintetici
uso di barriere protettive della cute (come pellicole liquide o trasparenti, idrocolloidi extrasottili,
medicazioni multistrato) o cuscini protettivi per ridurre lesioni da frizione;
ridurre al minimo l’esposizione della cute all’umidità causata da incontinenza, sudorazione o secrezione
delle ferite;
mantenimento di un adeguato stato nutrizionale ed un corretto bilanciamento dei principi nutritivi;
cambio di postura programmata e utilizzo di presidi antidecubito per la ridistribuzione della pressione, con
un microclima adeguato e/o funzioni terapeutiche (sistemi integrati, materassi, sovamaterassi, cuscini da
seduta, ausili minori) (Bellingieri A., 2013).
Per evitare che le superfici risultino inefficaci dal punto di vista preventivo e/o terapeutico, è
necessario:
posizionare il minor strato possibile di lenzuola nelle zone di contatto del paziente;
evitare l’uso di traverse assorbenti e pannolini, in modo da consentire l’affondamento massimo del
paziente sulla superficie e favorire la distribuzione del carico e ridurre la pressione di contatto;
evitare la manovra di rimboccare le lenzuola sotto il materasso affinché non si realizzi quello che viene
definito “effetto amaca”, che annulla l’azione di ridistribuzione del corpo da parte della superficie di
supporto, determinando una concentrazione della pressione sulle prominenze ossee (Linee Guida Friuli
Venezia Giulia, 2013).
Una revisione sistematica della letteratura (Moore Z, Webster J, 2013) ha evidenziato che l’applicazione
di medicazioni sulla cute in prossimità di una sporgenza ossea ha determinato una riduzione
significativa dell’incidenza delle LdP (p<0,001) rispetto all’assenza di medicazioni (WUWHS, 2016).
Lo scopo riguardo l’utilizzo delle medicazioni è quello di comprendere il modo in cui i materiali e la
struttura di cui sono composte possano influire sui fattori estrinseci:
ridurre le forze di attrito mediante una superficie esterna costituita da un materiale ad attrito ridotto;
ridurre le forze di taglio trasmesse ai tessuti con una medicazione composta da vari strati che possono
muoversi l’uno rispetto all’altro;
equilibrare il microclima cutaneo attraverso una medicazione che mantenga un ambiente umido, tra il 40 e
l’80% sulla superficie cutanea per contribuire all’elasticità della pelle;
fornire alla cute una barriera protettiva, non permettendo la penetrazione dell’umidità esterna (es. docce o
incontinenza).
Presenta un elevato spessore e contiene un’imbottitura che Comoda, adattabile, flessibile per
permetta una certa ammortizzazione in corrispondenza conformarsi alle diverse sedi
delle prominenze ossee anatomiche.
Ha la capacità di assorbire e ridistribuire le forze di taglio È sufficientemente ampia da ricoprire
attraverso una buona adesione alla cute, uno spessore l’area a rischio più un margine di cute
elevato e movimenti laterali degli strati della medicazione che non sia a rischio
Possiede una superficie esterna con basso coefficiente di Può essere utilizzata per diversi giorni e
attrito per ridurre l’azione delle forze di taglio consentire la rimozione e riapplicazione,
per permettere l’ispezione della cute.
Possiede un elevato tasso di trasmissione del vapore
acqueo (MVTR) per consentire il rilascio dell’umidità dal lato Facile da rimuovere (non causa traumi
esterno della medicazione alla cute circostante o al letto della
ferita.
È impermeabile ai liquidi (es. urina)
Efficace in terminidi costo
Le medicazioni utilizzate per la prevenzione delle LdP rappresentano presidi aggiuntivi in associazione
ai protocolli standard di prevenzione, che hanno come principi cardine l’insieme di misure denominate
SSKIN:
Bibliografia
Bellingeri A. Il prontuario per la gestione delle lesioni cutanee. CdG Editore; Pavia 2013: pp.14
Calosso A. Le lesioni cutanee. Carocci Faber; Roma 2004: p.100
Coleman S, Gorecki C, Nelson EA, et al. Patient risk factors for pressure ulcer development: systematic
review. Int J Nurs Stud 2013; 50:974-1003
Linee Guida Integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da decubito. IV°
Edizione della versione Italiana Integrata con fisioopatologia e profilassi. A cura di Calosso A. e Zanetti
E. Edito da AISLEC, Pavia 2006
Moore Z, Webster J. Dressing and topical agents for preventing pressure ulcers. Cochrane Database
Syst Rev 2013; 18(8): CD009362.
National Pressure Ulcer Advisory Panel, European Pressure Ulcer Advisory Panel and Pan Pacific
Pressure Injury Alliance. Prevention and Treatment of Pressure Ulcers: Quick Reference Guide. Emily
Haesler (Ed.). Cambridge Media: Osborne Park, Australia; 2014
National Institute for Health and Care Excellence (NICE) 2014. Pressure ulcer: prevention and
management. Clinical Guideline. Published: 23 aprile 2014
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