V.I.A. e A.I.A.
TITOLO: T8 GEN IQ RE 01
CODICE
ELABORATO: Relazione geologica e idrogeologica
CODICE PROGETTO: PVI 100010 DATA: 30 GIUGNO 2016 REVISIONE: 00
IL PROPONENTE:
Syndial S.p.A.
Piazza M. Boldrini, 1 - San Donato Milanese (MI)
SOMMARIO
1. PREMESSA................................................................................................................................................................. 4
2. UBICAZIONE............................................................................................................................................................... 5
5. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO............................................................................................................16
9.2. Analisi e descrizione di eventuali situazioni di dissesto idrogeologico e idraulico pregresso ..........34
9.3. Analisi e descrizione delle condizioni di antropizzazione presenti nel contorno ...........................34
11.3.1. Calcolo della VS30 per la definizione della categoria del suolo di fondazione.............................40
14. CONCLUSIONI.......................................................................................................................................................... 45
1. PREMESSA
Il progetto di cui alla presente relazione è redatto in conformità alla seguente normativa:
Decreto Ministeriale 14.01.2008,Testo Unitario ‐ Norme Tecniche per le Costruzioni Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici, Istruzioni per l’applicazione delle “Norme tecniche per le
costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008. Circolare 2 febbraio 2009.
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Pericolosità sismica e Criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale.Allegato al voto n. 36 del 27.07.2007 PCM ‐
Dip. Protezione Civile, Indirizzi e criteri per la Microzonazione sismica, Parti I , II e III. Roma
settembre 2008.
2. UBICAZIONE
Il polo chimico oggetto degli interventi di messa in sicurezza ricade interamente nel territorio del
Comune di Porto Torres, Provincia di Sassari, Sardegna Nord-Occidentale.
Settore “A”: che comprende l’area dello Stabilimento all’interno della recinzione fiscale,
nella quale sono concentrati gli impianti produttivi ed i serbatoi in esercizio;
Settore “B”: che si sviluppa in direzione nord-sud lungo il perimetro occidentale dello
stabilimento e che include le aree denominate “Minciaredda” e “Minciaredda Sud”;
Settore “D”: che comprende i terreni di proprietà Syndial ed Anic Partecipazioni ubicati
nella porzione ovest e sud-ovest dello Stabilimento.
Il presente elaborato si occupa principalmente di una porzione del Settore B dello stabilimento
identificata come area “Minciaredda Sud”.
Nelle seguenti immagini viene riportata l’ubicazione della piattaforma, del sito di raccolta e
dell’area di deposito dei terreni conformi presso Minciaredda Sud.
L’appalto ha per oggetto “le attività riguardanti la bonifica di alcune aree poste all’interno del sito
Syndial di Porto Torres: Minciaredda, Area Palte Fosfatiche, Area Peci DMT, trattamento terreni da
bonificare on site e Smaltimento dei rifiuti derivanti dalle Demolizioni dell’impianto acido fosforico e di
altri impianti presso il sito”. Trattasi di alcune aree interne alla proprietà Syndial nel SIN di Porto Torres
aventi le seguenti caratteristiche principali:
Minciaredda – superficie di circa 29 ha (cfr paragrafo 2.1 del Progetto di Messa in sicurezza
Permanente revisione 4 – Saipem 2010) caratterizzata dalla presenza di una grossa quantità
di residui delle lavorazioni industriali;
Palte Fosfatiche – superficie di circa 3 ha caratterizzata dalla presenza di residui di
produzione e lavorazione dell’acido fosforico a partire dalla fosforite Peci DMT – superficie
di circa 1,5 ha caratterizzata dalla presenza di vasche contenenti residui del processo di
produzione del dimetiltereftalato;
Terreni contaminati non trattabili con tecnologie in situ;
Residui della demolizione di impianto acido fosforico e di altri impianti ed edifici.
La presente relazione si riferisce in particolare all’area della piattaforma polifunzionale che verrà
realizzata in area Minciaredda Sud al fine di bonificare i terreni contaminati.
Il comune di Porto Torres ricade in larga parte su sedimenti del Miocene inferiore-medio:
depositi silicoclastici e carbonatici prevalentemente di ambiente marino. Questi sedimenti, nel
complesso, rientrano nel cosiddetto “secondo ciclo sedimentario miocenico”, che va dal
Burdigaliano superiore al Serravalliano inferiore.
All'interno dei limiti comunali, in un'area che va da Nuraghe Minciaredda (a nord) e località
“Rosario” (a sud) fino al Rio Mannu, affiorano sedimenti della parte bassa della successione del
secondo ciclo miocenico. Questi, datati fra il burdigaliano e il langhiano medio-superiore, poggiano
su depositi clastici basali continentali, o direttamente in discordanza su un substrato costituito da
rocce vulcaniche oligo-mioceniche o vulcanoclastiche-epiclastiche. Le litologie variano da arenarie e
calciruditi ad ostree, talora con lenti argillose, a conglomerati ad ostree con cemento calcareo e
manganesifero con elementi di basamento paleozoico e di vulcaniti cenozoiche. Al di sopra di
questi depositi, il cui spessore è generalmente modesto, vi sono le tracce della presenza di una
Ad ovest di Porto Torres, dallo sbocco a mare di Fiume Santo fino a “Maccia dassona”, affiorano
depositi continentali del miocene superiore che testimoniano aree non interessate dalla
trasgressione tortoniana. Si tratta di depositi di ambiente alluvionale con caratteristiche
prevalentemente di alluvial fan, dominati da mud flow che danno origine a conglomerati fango-
sostenuti. Sono anche presenti facies francamente fluviali con caratteristiche di piana di tipo
braided; in questi casi i conglomerati sono clasto-sostenuti con matrice arenacea. L'età tortoniana è
stata confermata dal ritrovamento di denti di Oreopithecus. Poco più ad est, in una fascia
nordovest-sudest che arriva fino alla località “Barrabo”, affiorano vulcaniti del ciclo oligomiocenico
aventi composizione da intermedia ad acida (“serie ignimbritica”). La stratigrafia vulcanica, in
quest'area come in tutta la nurra orientale, si presenta di difficile ricostruzione a causa delle
numerose interdigitazioni tra i flussi lavici andesitici e quelli piroclastici, e per la mancanza di livelli
marini databili paleontologicamente. Sulla base delle datazioni radiometriche, dei rapporti
stratigrafici e dei caratteri vulcanologico-petrografici, la successione vulcanica risulta composta da
flussi lavici e domi andesitici, che si intercalano con depositi piroclastici pomiceo-cineritici da poco a
ben saldati. La successione continua verso l'alto con ignimbriti molto ben saldate (datate circa 20
Ma) con alternanze di flussi pomiceo-cineritici e ignimbriti saldate. La successione termina con
duomi e flussi lavici a composizione da dacitica a riolitica e subordinatamente da depositi
piroclastici. Il settore sud-occidentale del comune di Porto Torres presenta litologie molto diverse
da quelle finora esaminate. In una fascia che va da “Renuzzo” (a sud di nuraghe Margone) fino a
Monte delle Case, passando per Nuraghe Biunisi, e poi nei dintorni del Monte Elva si rinvengono
rocce del triassico medio-superiore che sovrastano depositi continentali permo-triassici. Si tratta di
carbonati marini in facies di Muschelkalk che talvolta possono poggiare direttamente sul
basamento metamorfico. La successione comprende dolomie e subordinatamente dolomie cariate
con lenti di marne gessose, seguite da calcari scuri, marne e calcari marnosi a lamellibranchi,
cefalopodi, brachiopodi e crinoidi. Lo spessore dei carbonati raggiunge nella Nurra i 150 metri. A
Lungo le sponde dei fiumi principali, Fiume Santo ad ovest e riu Mannu ad est, affiorano infine
sedimenti quaternari, da sabbie a ghiaie.
La geologia del Settore “B” è principalmente costituita da una serie sedimentaria di età Oligo
Miocenica, sovrapposta ad una serie vulcanica.
Di seguito si riporta uno stralcio della carta Geologica d’Italia (Foglio 179 - scala 1:100000) con
ubicazione dell’area di interesse. Nell’ Elaborato EL 2 Carta Geologico Geomorfologica viene
riportato inoltre stralcio della carta geologica a scala 1:10000.
• Depositi limo-sabbiosi
Sono costituiti prevalentemente da sabbia sciolta o poco addensata, frammista a ghiaia sub-
angolare poligenica ed eterometrica. Sovente sono stati rilevati frammenti di laterizi, residui di
demolizioni, frammenti vegetali e residui di lavorazione (teli plastici e granuli di polimeri, oli,
materiale nero oleoso e caratterizzati da odore acre e intenso); questi ultimi materiali sono presenti
Per maggiori informazioni riguardo alla distribuzione dei residui di lavorazione si rimanda al
tomo 1.
Depositi limo-sabbiosi
Risultano posizionati al di sotto dei materiali di riporto e sono caratterizzati dalla presenza di
depositi terrigeni moderatamente addensati. Sono costituiti da sabbia fine debolmente limosa, di
colore variabile da ocra a marrone, con frammenti litici grossolani di natura calcarenitica. A tratti si
osservano intercalazioni argillose o limose centimetriche, di colore variabile dal grigio al verdastro.
Tali depositi sono formazioni del Plio-Quaternario e vanno considerati come elementi residui di
un sistema fluvio-litorale.
In seguito alle variazioni del livello medio dei mari e delle conseguenti reimpostazioni della
quota di base dei corsi d'acqua, si è avuta una alternanza di fasi erosive e fasi di prevalente
accumulo.
Nell'ambito della stessa formazione sono presenti variazioni di composizione, che individuano
zone a prevalente composizione arenacea e altre con caratteri più marcatamente calcarei.
I depositi del ciclo vulcanico sono caratterizzati dalla presenza di due diversi litotipi:
• Tufiti cineritico-pomicee.
Nel settore B i litotipi dell'Unità vulcanica affiorano in aree limitate in corrispondenza della
"cava gessi" e lungo il perimetro orientale del settore.
Unità carbonatica-mesozoica
E' costituita da calcari e calcari dolomitici lapidei e con diverso grado di fatturazione. Le fratture
possono presentare un riempimento argilloso grigio verdastro
5. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO
L’intero territorio nord occidentale della Sardegna assume un significativo ruolo nell’ambito
della geomorfologia e dell’evoluzione del paesaggio dell’intera isola; non a caso, solo
recentemente, agli inizi degli anni ’90 sono state riconosciute le precise età dei sedimenti fluvio-
continentali che orlano i rilievi ed hanno imposto una nuova rivisitazione degli aspetti morfologici e
stratigrafici di quest’area. Si rimanda alla tavola Carta Geomorfologica allegata alla presente
relazione per la caratterizzazione dell’area di intervento.
Il territorio di Porto Torres “oltre Rio Mannu”, ad ovest del corso del fiume, è caratterizzato da
un paesaggio fossile scolpito in un ambiente sub tropicale riferibile al Miocene medio-superiore; le
recenti vicissitudini geologiche subentrate successivamente negli ultimi 3 milioni di anni non hanno
avuto un particolare ruolo di rimodulazione del paesaggio poiché l’intera area della Nurra ha subito
solo un modesto riequilibrio isostatico insufficiente ad un profondo ringiovanimento del paesaggio
e conservando le linee dominanti dell’antica morfogenesi miocenica.
Un ulteriore significato generale per questo territorio è offerto dai rilievi carsici che
caratterizzano tutta l’area ad occidente del rio Mannu di Porto Torres; queste colline sono la
continuità morfologica ed idrogeologica dei più noti affioramenti carbonatici della zona di Alghero
che culminano con il promontorio di Capo Caccia e Punta Giglio. Infatti, la circolazione carsica in
I lavori effettuati a Fiume Santo per la costruzione delle strutture della termocentrale hanno
messo in luce la particolare condizione del basamento calcareo del Mesozoico lungo la fascia
costiera. Queste rocce appaiono fortemente fratturate e dislocate a differenti profondità, offrendo
una situazione di particolare squilibrio nella continuità dell’appoggio delle formazioni superficiali.
Dall’analisi dei dati appare evidente una linea di distacco che segue parallela all’attuale linea dei
versanti gli affioramenti del Mesozoico, mentre più ad ovest, verso Stintino, al cambio della litologia
sul basamento paleozoico lo spessore dei depositi terziari riconducibili a Scala Erre raggiungono
potenze superiori ai 15/20 metri fino al substrato e i dati in possesso appaiono insufficienti per
ipotizzare una continuità di tali morfologie strutturali.
Come precedentemente accennato la zona in interesse mostra caratteri differenti nelle diverse
zone geografiche che, sebbene con caratteri generali uniformi, rispondono ed hanno risposto nel
tempo con morfologie e forme di deposito proprie dei processi morfoevolutivi che hanno dominato
in ogni singola fascia di territorio. E’ quindi indicato esaminare le caratteristiche proprie di queste
sottozone che costituiscono l’area della Nurra di Porto Torres.
La linea di spartiacque geografico tra la porzione della Nurra di Porto Torres e quella di Alghero
segue la cresta di rilievi delle formazioni giurassiche costituite da calcari compatti e calcari
localmente marnosi che connotano il paesaggio con morfologie a cupola emergenti da un
paesaggio dolce e modellato dove dominano le microforme carsiche quali inghiottitoi, karren o
solchi di ruscellamento incisi sulla superficie dei calcari. I rilievi a forma di cupola sono il prodotto
del lungo operare del clima caldo umido che ha caratterizzato questa zono durante il Terziario
Proprio su questa zona insistono le maggiori attività industriali dell’intera area del nord ovest
dell’isola e proprio dall’attività di queste industrie sono emersi i maggiori elementi e le più
importanti testimonianze che hanno permesso una nuova conoscenza del territorio restituendoci
alcuni dei più importanti giacimenti fossiliferi dell’isola che costituiscono un significativo patrimonio
culturale oggi solo parzialmente protetto. Nell’area del carbonile della centrale termoelettrica di
Fiume Santo è situato il giacimento fossilifero della fine del Miocene con una ricca fauna di tipo
africano che consente di ricostruire con particolari dettagli la paleogeografia dei luoghi.
Morfologicamente la fascia costiera era rappresentata da un evidente gradino morfologico che
seguiva il profilo della costa a circa 30/40 metri dalla battigia; tale gradino segnava l’antica linea di
riva attribuibile a circa 120mila anni dal presente (noto come livello del Tirreniano) quando il livello
marino si trovava in posizione più elevata dell’attuale. La presenza degli impianti industriali ha
sostanzialmente modificato il profilo della costa determinando il alcuni tratti una situazione che
viene identificata come tecnocoast cioè una situazione totalmente costruita o modificata
dall’uomo. In particolare, la zona sulla sponda sinistra (ovest) del rio Mannu di Porto Torres è
certamente una parte profondamente interessata da queste modificazioni che hanno reso
artificiale la superficie del pediment e, forse, anche la composizione superficiale del deposito e della
stratigrafia in esso contenuta. A marcare questo dubbio interviene il confronto tra la preesistente
cartografia degli anni ’50 che ci mostra una tipologia di costa ricca di spiagge e zone umide che oggi
si può riconoscere solamente nell’area di Fiume Santo e dello Stagno di Pilo. Bisogna comunque
notare che il corso d’acqua ha una foce ad estuario e risulta incassato nelle rocce marnoso calcaree
del Miocene; questa condizione rende più accettabile la situazione di modifica dell’ambiente di
retrospiaggia a causa della ridotta presenza dei depositi più recenti, tuttavia la condizione di
originalità della spiaggia e della costa rocciosa di Marinella e di Gennano non esiste più si ritrova
solamente nella costa di Gamburra, subito ad est della foce del rio di Fiume Santo. La costruzione di
moli e pennelli ha decisamente sanzionato la scomparsa del drift litoraneo che si è ripercosso su
ampi tratti di litorale, favorito anche dalla costruzione di difese parallele che seguono per circa 3
Un breve cenno sulla porzione sommersa che si appoggia alla costa in oggetto consente di
comprendere meglio la stretta corrispondenza tra la porzione continentale ed i fondali antistanti il
litorale descritto. I lavori di escavo e di modifica della costa attuati per la messa in opera delle
centrali di Fiume Santo e degli impianti del petrolchimico hanno fornito una mole di dati che solo
parzialmente è stata elaborata ed ha prodotto interessanti studi. Dalla ricostruzione del fondale si
evince con estrema chiarezza che tutte le morfologie erosive e deposizionali della costa tra
P.Torres e Stintino sono dettate dalla continua oscillazione del livello marino dal Miocene finale fino
al Pleistocene superiore, includendo uno spazio temporale di circa 8 milioni di anni, condizione
straordinaria per l’intera Sardegna. Sono documentare forme di ristagno delle acque dolci e
salmastre fino alle batimetriche dei 100 metri, molto distanti dall’attuale linea di costa; sono state
riconosciute antiche linee di riva e barre litoranee sino alla profondità di 120 metri mentre sondaggi
a mare hanno consentito di valutare e testimoniare lo spessore di questi depositi recenti. Inoltre le
carte batimetriche recenti effettuate periodicamente nell’arco di 18 mesi hanno consentito di
valutare la mobilità delle sabbie in parte di questa zona del golfo, documentando una dinamica del
mare assai vivace. Tutti questi dati hanno permesso di valutare l’area sommersa come la
documentazione storica e geologica delle sostanziali modifiche dell’ambiente e del clima in tutti i
suoi aspetti e per un tempo assai lungo dove anche l’uomo ha collocato il suo intervento sempre
più imponente; non si dimentichi che le sabbie del fondale più prossimo alla riva è stato oggetto di
estrazione fino agli anni ’50 mentre testimonianze archeologiche ci riconducono a un livello marino
decisamente più basso dell’attuale fino al periodo romano con i resti di una villa romana nei pressi
di Fiume Santo.
Il territorio comunale di Porto Torres ricadono nel bacino idrografico Riu Mannu di Porto
Torres, Nel PTA (Piano di Tutela delle Acque) questi bacini sono inclusi nell’ U.I.O.(Unità
Idrografiche Omogenee) del Flumini Mannu di Portotorres .
Il Riu Mannu di Portotorres è uno fra i più importanti corsi d'acqua della Sardegna
settentrionale con lunghezza dell'asta principale di 64,50 Km ed estensione areale di circa 667 Kmq.
L'entità dei deflussi e una certa regolarità degli stessi rendono improprio il nome di Riu: quello di
fiume sarebbe sicuramente più appropriato. Nasce dalla confluenza, presso Santa Maria De Sea, del
Riu Bidighinzu con il Riu Funtana Ide e prosegue fino alla foce senza mutare la denominazione. Tra i
numerosi centri abitati compresi all'interno della linea di displuvio è inserito quello di Portotorres,
mentre Osilo è solo intersecato dal limite del bacino.
Il Riu Bidighinzu ha origine tra il Monte Pelao (730 m) e Punta Matteuzzu (540 m), raccogliendo
le numerose sorgenti dei calcari miocenici e delle andesiti; il Riu Funtana Ide (detto anche Riu
Binza'e Se) proviene invece dalle sorgenti che emergono dai basalti e dalle arenarie compresi tra il
Monte Pelao ed il Monte Santo.
I parametri morfometrici riferiti alla porzione areale del bacino che drena la superficie di 180,3
Dalla foce del Riu Mannu di Portotorres a quella del Riu di Sorso (Fiume Silis), un'area di 70,47
Kmq è drenata dal Riu di Buddi Buddi e da pochi altri rigagnoli, dei quali le carte non riportano la
denominazione e che in alcuni casi sono privi di sbocco al mare.
La diversa natura dei litotipi affioranti nei bacini idrografici determina una netta distinzione
anche nelle caratteristiche di permeabilità. Nell’ambito del presente studio si è operato un
accorpamento esemplificativo dei diversi litotipi.
L’idrogeologia di un settore dipende in maniera predominante dalla natura dei litotipi affioranti
e dal loro grado di fessurazione: infatti sono acquifere le rocce con caratteristiche tali da consentire
l’assorbimento, l’immagazzinamento, il deflusso e la restituzione di acque sotterranee in quantità
apprezzabili. Rocce molto porose, come sabbie e ghiaie, costituiscono ottimi acquiferi in grado di
ospitare importanti falde idriche. Laddove le rocce non sono porose eventi tettonici, contrazioni
termiche ed altro possono generare fratture entro le quali può instaurarsi, anche se solo lungo
lineamenti preferenziali, una circolazione idrica.
Nel PTA sono state individuate 14 Unità Idrogeologiche di ognuna delle quali è indicato il tipo
litologie che la costituiscono ed il grado di permeabilità. Di queste unità nel bacino in esame sono
presenti:
Figura 6: unità idrogeologiche presenti nel bacino idrografico del Flumini Mannu
Marne, marne arenacee e siltose, conglomerati a matrice argillosa con subordinate arenarie,
calcareniti e sabbie, con locali intercalazioni tufacee. Permeabilità complessiva medio-bassa
per porosità; localmente medio-alta per porosità nei termini sabbioso-arenacei.
Conglomerati e arenarie con matrice generalmente argillosa, siltiti e argille, con locali
intercalazioni di tufi e di calcari selciosi, di ambiente continentale. Permeabilità per porosità
bassa.
Per meglio comprendere l’assetto geo-idrogeologico dell’area di interesse è stata redatta una
carta della permeabilità in scala 1: 10000 .
La modellazione geologica del sito consiste nella ricostruzione dei caratteri litologici,
stratigrafici, strutturali, idrogeologici, geomorfologici e, più in generale, di pericolosità geologica
del territorio (e non del sito di intervento cfr § 6.2.1 NTC 08).
Quindi, una completa o esaustiva definizione del modello geologico, tende ad analizzare tutti gli
aspetti utili alla caratterizzazione del sito (partendo da un ambito morfologico più esteso del
territorio) ai fini della definizione degli scenari di pericolosità geologica.
La grande quantità di indagini eseguite nell’area di interesse nell’ambito del Piano della
Caratterizzazione e di tutte le successive integrazioni di indagine è stato possibile ricostruire
l’assetto stratigrafico e la reale stratificazione delle formazioni oligo- mioceniche. A titolo
esemplificativo si riporta la stratigrafia del Sondaggio PCF1 che ha raggiunto la profondità di 45 m
dal piano di campagna. Fig. 7/A.
Tale variabilità è imputabile alle variazioni degli ambienti deposizionali e dalla tettonica
sindeposizionale e di quella successiva “neotettonica”.
Per evidenziare il risentimento dei terremoti passati avvenuti nell’area di studio, è stata ricostruita la
storia sismica dei comuni interessati dall’opera in progetto. I dati sono stati tratti dal database disponibile
sul web “DBMI04”, un database di osservazioni macrosismiche di terremoti di area italiana (a cura di
Stucchi M. ET al., 2007), che contiene i dati macrosismici provenienti da studi INGV e di altri enti, che sono
stati utilizzati per la compilazione del catalogo parametrico CPTI04.
Sulla base del database “DBMI04” non sono emersi eventi sismici significativi in Sardegna.
Che la sismicità della Regione Sardegna sia bassa, anzi bassissima, ce lo dicono molti indicatori:
l'evoluzione cinematica del Mediterraneo centrale, secondo qualsiasi ricostruzione, ci dice che l'intero
blocco sardo-corso è rimasto stabile negli ultimi 7 milioni di anni.
Il catalogo storico dei terremoti riporta, infatti, solo 2 eventi nel Nord della Sardegna, entrambi di
magnitudo inferiore a 5 (nel 1924 e nel 1948); il catalogo strumentale (sismicità degli ultimi 25 anni
registrata dalla rete nazionale) riporta solo alcuni eventi nel Tirreno e pochissimi eventi a Sud della
Sardegna (come gli ultimi eventi del marzo 2006), tutti eventi di magnitudo inferiore a 5.
Si tratta, insomma, di eventi di bassa energia, rari, che possono avvenire un po’ ovunque; in particolare i
terremoti localizzati in mare nel Tirreno Orientale, risultano
piuttosto superficiali (profondità inferiori a 20 km). Dal punto di
vista della pericolosità sismica, vale a dire della probabilità di
occorrenza di questi eventi, il livello è così basso che non si riesce
a valutare in maniera adeguata e affidabile. Per questi motivi si
propone un valore di “default” per tutta la Sardegna di
accelerazione massima pari a 0,050 g, cioè un valore di
pericolosità prefissato, basso, di cautela per l'intera isola.
Per quanto riguarda la Sardegna, data la bassa sismicità dell'isola, non è stata ricostruita alcuna zona
sismogenetica affidabile (Stucchi ET al., 2007).
Nel territorio comunale di Porto Torres non si registrano fenomeni franosi pregressi di rilievo.
Nel settore di studio non si evidenziano particolari eventi di franosità o di dissesto idrogeologico e
idraulico pregresso.
L’area risulta fortemente antropizzata a seguito, negli anni settanta, dell’insediamento del Polo
Chimico, che ha modificato l’intero assetto morfologico originario. Altre modificazioni sono da
imputarsi alla generazione di importanti discariche di Rifiuti Industriali. Un esempio è rappresentato
dalla discarica di Minciarredda.
In base alla cartografia allegata al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) della
Regione Sardegna, l’area interessata dalla lottizzazione ricade nel Sub Bacino 3 “Coghinas, Mannu e
Temo”.
Dall’analisi della cartografia non si evidenziano aree caratterizzate da pericolosità idraulica e o da frane
che possano interferire con le attività previste.
La valutazione del terremoto di progetto, cioè dell’evento sismico di riferimento rispetto al quale
effettuare il dimensionamento dell’opera, può essere eseguita con metodologie diverse.
Le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (N.T.C.) D.M. 14.01.2008 introducono il concetto di
pericolosità sismica di base in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica
orizzontale.
Allo stato attuale, la pericolosità sismica su reticolo di riferimento nell’intervallo di riferimento è fornita
dai dati pubblicati sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV, http://esse1.mi.ingv.it/).
T*c = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.
Da un punto di vista normativo, pertanto, la pericolosità sismica di un sito non è sintetizzata più
dall’unico parametro (ag), ma dipende dalla posizione rispetto ai nodi della maglia elementare del reticolo
di riferimento contenente il punto in esame (Tabella A1 delle N.T.C.), dalla Vita Nominale e dalla Classe
d’Uso dell’opera. I punti del reticolo di riferimento riportati nella Tabella A1 delle N.T.C. hanno un passo di
circa 10 km e sono definiti in termini di Latitudine e Longitudine.
La rappresentazione grafica dello studio di pericolosità sismica di base dell’INGV, da cui è stata tratta la
Tabella A1 delle N.T.C., è caratterizzata da una mappa di pericolosità Sismica del Territorio Nazionale,
espressa in termini di accelerazione massima del suolo rigido (in g) in funzione della probabilità di
eccedenza nel periodo di riferimento considerato.
Per tutte le isole, con l’esclusione della Sicilia, Ischia, Procida, Capri gli spettri di risposta sono definiti in
ag Fo TC *
TR=30
0,186 2,61 0,273
TR=50
0,235 2,67 0,296
TR=72
0,274 2,70 0,303
TR=101
0,314 2,73 0,307
TR=140
0,351 2,78 0,313
TR=201
0,393 2,82 0,322
TR=475
0,500 2,88 0,340
TR=975
0,603 2,98 0,372
TR=2475
0,747 3,09 0,401
Tabella 1 Parametri spettrali della Sardegna per i diversi tempi di ritorno
11.2.1. PARAMETRI VN E CU
Le azioni sismiche sulle opere vengono valutate in relazione ad un periodo di riferimento VR che si
ricava puntualmente moltiplicando la Vita Nominale VN per il Coefficiente d’Uso CU.
VR VN C U
La vita nominale di un’opera strutturale VN è intesa come il numero di anni nel quale la struttura,
purché soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo al quale è
destinata. La vita nominale dei diversi tipi di opere è quella riportata nella Tab. 2.
In presenza di azioni sismiche, con riferimento alle conseguenze di una interruzione di operatività o
di un eventuale collasso, le costruzioni sono suddivise in classi d’uso così definite (Tab. 3
Classe Descrizione
Classe I
Costruzione con presenza solo occasionale di persone, edifici agricoli
Classe II
Costruzioni il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti pericolosi per l'ambiente e
senza funzioni pubbliche e sociali essenziali. Industrie che e sociali essenziali. Industrie con attività
non pericolose per l’ambiente. Ponti, opere infrastrutturali, reti viarie non ricadenti in Classe d’uso
III in Classe d’uso IV, reti ferroviarie la cui interruzione non provochi situazioni di emergenza.
Dighe il cui collasso non provochi conseguenze rilevanti.
Classe III
Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività pericolose per
l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV. Ponti e reti ferroviarie la cui
interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevanti per le conseguenze di un loro
eventuale collasso.
Classe IV
Costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione
della protezione civile in caso di calamità Industrie con attività particolarmente pericolose per
l’ambiente. Reti viarie di tipo A o B, di cui al D.M. 5 novembre 2001, n. 6792, “Norme funzionali e
geometriche per la costruzione delle strade”, e di tipo C quando appartenenti ad itinerari di
collegamento tra capoluoghi di provincia non altresì serviti da strade di tipo A o B. Ponti e reti
ferroviarie di importanza critica per il mantenimento delle vie di comunicazione, particolarmente
dopo un evento sismico. Dighe connesse al funzionamento di acquedotti e a impianti di produzione
di energia elettrica.
TR = (1 - PVR) = -CUVN/Ln(1-PVR)
Opere ordinarie di Classe II VR ≥50 N.T.C. Tab. 2.4.I/ Istruzioni N.T.C./Decreto dal
importanza normale capo dipartimento della Protezione Civile
CU = 1,0
nr. 3685 del 21/10/2003.
VN ≥ 50 anni
Tabella 4: Classi d’uso e tempi di riferimento
TR = 30 anni
Stati limite d’esercizio SLO
SLE TR = 50 anni
SLD
TR = 475 anni
Stati limite ultimi SLV
Poiché non sono disponibili i parametri spettrali per i diversi tempi di ritorno di Tab. 5 a titolo
cautelativo si assumono i valori di Tab. 6
TR = 30 anni
Stati limite d’esercizio SLO
SLE TR = 50 anni
SLD
TR = 475 anni
Stati limite ultimi SLV
Tabella 6: nuovi valori di TR per i diversi stati limite calcolati per VR≥50
SL 30
O 0.0186 2,61 0,273
SLE
SLD 50 0.0235 2.67 0,296
11.3.1. CALCOLO DELLA VS30 PER LA DEFINIZIONE DELLA CATEGORIA DEL SUOLO DI
FONDAZIONE
Per l’identificazione della categoria di sottosuolo è fortemente raccomandata la misura della velocità di
propagazione delle onde di taglio Vs. In particolare, fatta salva la necessità di estendere le indagini
geotecniche nel volume significativo di terreno interagente con l’opera, la classificazione si effettua in
base ai valori della velocità equivalente Vs30, definita mediante l’equazione 3.2.1) delle NTC. La velocità
equivalente è ottenuta imponendo l’equivalenza tra i tempi di arrivo delle onde di taglio in un terreno
omogeneo equivalente, di spessore pari a 30 m, e nel terreno stratificato in esame, di spessore
complessivo ancora pari a 30 m. Essa assume quindi valori differenti da quelli ottenuti dalla media delle
velocità dei singoli strati pesata sui relativi spessori, soprattutto in presenza di strati molto deformabili
di limitato spessore. Lo scopo della definizione adottata è quello di privilegiare il contributo degli strati
più deformabili.
Nel caso specifico sono state eseguite tutta una serie di indagini sismiche che hanno permesso di
determinare la velocità delle Onde Sismiche. In particolare si hanno valori compresi tra minimi di 500
m/s e massimi di 3200 m/s. Considerando i primi trenta metri ai quali con buona approssimazione si
possono associare depositi sabbiosi alternati a livelli argillosi si può attribuire un Vs30 di 500 m/s
Categoria
Descrizione
A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs,30 superiori
a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con
spessore massimo pari a 3 m.
B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fina
molto consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale
miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di V s,30
compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 >
250 kPa nei terreni a grana fina).
C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina
mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale
miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di V s,30 compresi
tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 <
250 kPa nei terreni a grana fina).
D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o di terreni a grana fina
scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale
miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di V s,30 inferiori
a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 < 70 kPa nei terreni a
grana fina).
E Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul
substrato di riferimento (con Vs > 800 m/s).
Tabella 8: Categorie di sottosuolo (Tabella 3.2.II D.M. 14.01.2008)
Categoria SS
sottosuolo
A 1.00
Sulla base dei dati sopra riportati in Tab. 12 i valori di ag per i diversi tempi di ritorno.
SLE SL 30 0.02232
O
SLD 50 0,02820
Col termine di liquefazione si intende generalmente la perdita di resistenza dei terreni saturi, sotto
sollecitazioni di taglio cicliche o monotoniche, in conseguenza delle quali il terreno raggiunge una
condizione di fluidità pari a quella di un liquido viscoso. Ciò avviene quando la pressione dell’acqua nei
pori aumenta progressivamente fino ad eguagliare la pressione totale di confinamento e quindi allorché
gli sforzi efficaci, da cui dipende la resistenza al taglio, si riducono a zero.
Questi fenomeni si verificano soprattutto nelle sabbie fini e nei limi saturi di densità da media a bassa e
a granulometria piuttosto uniforme, anche se contenenti una frazione fine limoso-argillosa.
Nel caso specifico, in accordo con quanto previsto nelle N.T.C., al punto 7.11.3.4.2, la verifica a
liquefazione può essere omessa in quanto per tempi di ritorno di 975 anni corrispondenti allo stato
limite ultimo SLV di salvaguardia della vita:
14. CONCLUSIONI
Per la definizione del modello geologico ci si è avvalsi di un rilievo geologico che ha consentito di
individuare la natura e potenza dei terreni costituenti il substrato e di quelli affioranti.
Sulla base delle considerazioni su esposte e dopo una valutazione delle problematiche esistenti, si
ritiene che l’area è idonea alla destinazione d’uso prevista, fermo restando in fase progettuale e
costruttiva l’osservanza di tutti gli accorgimenti mirati alla regimazione delle acque meteoriche.