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Il “Corpo di dolore”

Daniela Iacchelli 11 Gennaio 2016

Tratto da: Un Nuovo Mondo – Eckhart Tolle

Il corpo di dolore è una forma di energia semi-autonoma


che vive nella maggior parte degli esseri umani, un’entità
fatta di emozioni. Ha una sua intelligenza primitiva, non
dissimile dalla furbizia di un animale, diretta
principalmente alla sopravvivenza.

Come tutte le forme di vita, periodicamente ha bisogno di


nutrirsi, di prendere nuova energia, e il cibo che richiede,
consiste di energia compatibile con la propria, che è come
dire, un’energia che vibra a una frequenza simile. Ogni
esperienza emozionale dolorosa può essere usata come
cibo dal corpo di dolore; ecco perché prospera con il
pensiero negativo così come nel dramma delle relazioni. Il
corpo di dolore è dipendente dall’infelicità. Può essere
uno shock quando comprendete per la prima volta che vi
è qualcosa in voi che periodicamente cerca emozioni
negative, cerca l’infelicità. Per vederlo in voi stessi avete
perfino bisogno di più consapevolezza che per
riconoscerlo in un’altra persona. Una volta che l’infelicità
ha avuto la meglio su di voi, non solo non desiderate che
finisca, ma volete rendere anche gli altri miserabili come
voi per potervi nutrire anche delle loro emozioni negative.

Nella maggior parte delle persone, il corpo di dolore ha


uno stadio latente e uno attivo. Quando è nello stadio
latente, dimenticate facilmente che portate in voi una
nube oscura o un vulcano dormiente, che dipende dal
campo energetico del tipo particolare del vostro corpo di
dolore. Quanto a lungo stia nello stadio latente varia da
persona a persona. Alcune settimane è il caso più
comune, ma può essere anche solo qualche giorno o
perfino mesi. In qualche raro caso il corpo di dolore può
stare in ibernazione per anni, prima che qualche evento
inneschi la fase attiva.

Come il corpo di dolore si nutre dei


vostri pensieri
Il corpo di dolore si risveglia dallo stadio latente quando
ha fame, quando è tempo di alimentarsi; ma certe volte,
può anche attivarsi a causa di un evento. Quando è pronto
ad alimentarsi, può usare la cosa più insignificante come
pretesto per attivarsi, qualcosa che uno dice o fa, o
perfino solamente un pensiero. Se vivete soli o in quel
momento non c’è nessuno intorno, il corpo di dolore si
nutrirà dei vostri pensieri. Improvvisamente i pensieri
diventeranno profondamente negativi. Probabilmente non
siete neppure consapevoli che proprio un momento prima
del flusso di pensieri negativi, un’onda di emozione aveva
invaso la vostra mente, un umore nero e pesante, un’ansia
o una rabbia ardenti. Il pensiero è energia e il corpo di
dolore si sta nutrendo in questo momento dell’energia dei
vostri pensieri. Ma non si può nutrire di qualsiasi pensiero.
Non avete bisogno di essere particolarmente sensibili per
notare che un pensiero positivo ha un senso, un tono,
totalmente differente da uno negativo. È la stessa energia,
ma vibra a una frequenza differente. Un pensiero felice,
positivo, è indigesto per il corpo di dolore che può solo
nutrirsi di pensieri negativi perché solo quei pensieri sono
compatibili con il suo campo energetico. Tutte le cose
sono campi di energia vibrante in incessante movimento.
La sedia dove siete seduti, il libro che tenete in mano
appaiono solidi e fermi solo perché questo è il modo con il
quale i vostri sensi percepiscono la loro frequenza
vibrazionale, che è come dire, il movimento incessante
delle molecole, degli atomi, degli elettroni e delle
particelle subatomiche che insieme creano ciò che
percepite come sedia, libro, albero o corpo. Quello che
percepiamo come materia fisica è energia vibrante (in
movimento) in una particolare serie di frequenze. I
pensieri consistono della stessa energia che vibra a una
frequenza più alta della materia, ragion per cui non
possono essere né visti né toccati. I pensieri hanno la loro
serie di frequenze, con i pensieri negativi al gradino più
basso della scala e i pensieri positivi al più alto.
La frequenza vibrazionale del corpo di dolore risuona con
quella dei pensieri negativi, ecco perché solo quei pensieri
possono nutrirlo. Lo schema abituale del pensiero che
crea l’emozione è invertito nel caso del corpo di dolore,
almeno inizialmente. In questo caso l’emozione guadagna
rapidamente il controllo del vostro pensiero e, una volta
che la mente è stata sopraffatta dal corpo di dolore, il
pensiero diventa negativo. La voce nella testa vi
racconterà storie tristi, oppure piene di ansia o di rabbia,
su voi stessi o sulla vita, sugli altri, sul passato, sul futuro,
o su eventi immaginari. La voce starà incolpando,
accusando, lamentandosi, immaginando. E voi sarete
totalmente identificati con qualsiasi cosa vi dica quella
voce, credendo ai suoi pensieri distorti. A quel punto, la
dipendenza dall’infelicità è in atto. Non è tanto che voi non
possiate fermare la successione dei pensieri negativi, il
fatto è che voi non volete. Questo perché il corpo di
dolore in quel momento vive attraverso di voi, fingendo di
essere voi. E per il corpo di dolore, il dolore è piacere. Con
zelo divora ogni pensiero negativo e infatti la voce nella
testa diventa la voce del corpo di dolore. Si è impadronito
del dialogo interiore. Si stabilisce un circolo vizioso tra il
corpo di dolore e il pensiero. Ogni pensiero nutre il corpo
di dolore e a sua volta il corpo di dolore genera più
pensieri. A un certo punto, dopo qualche ora o perfino
dopo qualche giorno, si è rifocillato e ritorna allo stadio
latente, lasciandosi dietro un organismo esaurito e un
corpo molto più suscettibile alla malattia.
Se vi sembra come un parassita psichico, avete ragione. È
esattamente quello che è.

Come il corpo di dolore si nutre del


dramma
Se vi sono intorno altre persone, preferibilmente il vostro
partner o un membro della famiglia, il corpo di dolore
tenterà di provocarli, di schiacciare i “bottoni giusti”, come
si usa dire, così da potersi nutrire e garantirsi un dramma.

I corpi di dolore amano le relazioni intime e le famiglie


perché è lì che prendono la maggior parte del loro cibo. È
difficile resistere a un corpo di dolore di un’altra persona
determinata ad attirarvi in una reazione. Istintivamente
conosce i vostri punti deboli, quelli più vulnerabili. Se non
ha successo la prima volta, ci proverà ancora e ancora.

È un’emozione rozza che cerca di avere più emozione. Il


corpo di dolore dell’altra persona vuole risvegliare il
vostro, così che entrambi possano darsi energia a
vicenda. Molte relazioni attraversano episodi violenti e
distruttivi a intervalli regolari.

È quasi insopportabilmente doloroso per un bambino


piccolo dover assistere alla violenza emozionale dei corpi
di dolore dei genitori e tuttavia è il destino di milioni di
bambini in tutto il mondo, è l’incubo della loro esistenza
quotidiana. Questa è anche una delle modalità più
frequenti con la quale il corpo di dolore viene trasmesso
da generazione a generazione. Dopo ogni episodio, i
partner si ricompongono, e vi è un intervallo di relativa
pace fino al limite massimo consentito dall’ego.

Un consumo eccessivo di alcol spesso attiva il corpo di


dolore, particolarmente negli uomini, ma alle volte anche
nelle donne. Quando una persona si ubriaca, nel momento
in cui il corpo di dolore ha il sopravvento, subisce un
cambiamento completo di personalità. Una persona
profondamente inconsapevole, il cui corpo di dolore
solitamente si nutre di violenza fisica, spesso la dirige
contro il coniuge o i figli. Quando ritorna sobria, è
veramente dispiaciuta e può dire che non lo farà mai più, e
ne è convinta. Questa persona che parla e promette,
comunque, non è l’entità che commette le violenze e
potete stare sicuri che continuerà a ripeterle ancora fino a
che diventerà presente, riconoscendo in se stessa il corpo
di dolore così da rompere l’identificazione. In qualche
caso, una terapia appropriata può essere d’aiuto.

La maggior parte dei corpi di dolore vogliono sia infliggere


sia subire dolore, ma certi sono prevalentemente carnefici
o vittime. In entrambe le situazioni si nutrono di violenza,
emozionale o fisica. Ci sono coppie che pensano di essere
molto innamorate ma in verità entrambi i partner si
sentono attratti l’una verso l’altro perché i rispettivi corpi
di dolore sono complementari. Qualche volta i ruoli del
carnefice e della vittima sono già chiaramente definiti fin
dal primo incontro. Alcuni matrimoni che si pensa siano
stati creati dal cielo sono in realtà creati dall’inferno.
Se avete mai vissuto con un gatto, saprete che, perfino
quando sembra addormentato, sa comunque tutto quello
che succede, perché al più piccolo rumore insolito
muoverà le orecchie in quella direzione e aprirà forse
anche leggermente gli occhi. I corpi di dolore nello stadio
latente sono così. A un certo livello sono ancora svegli,
pronti a mettersi in azione quando sono stimolati nella
maniera appropriata. Nelle relazioni intime, i corpi di
dolore sono abbastanza abili da rimanere in sordina finché
i partner non cominciano a vivere insieme o magari
firmano un contratto che li impegna a stare con l’altra
persona per il resto della vita. Voi non sposate solo vostra
moglie o vostro marito, sposate anche il suo corpo di
dolore e l’altro coniuge sposa il vostro. Può essere
davvero uno shock quando, probabilmente non molto
tempo dopo l’inizio della convivenza oppure dopo la luna
di miele, un giorno improvvisamente vi trovate di fronte a
un completo cambiamento nella personalità del vostro
partner. Le voci diventano stridenti e acute mentre i due si
accusano a vicenda, si danno la colpa o si mettono a
gridare, probabilmente riguardo a cose relativamente
banali. O uno dei due si rinchiude in se stesso
completamente. “Cosa c’è che non va?” chiedete.
“Niente!” è la risposta di lui o di lei. Ma l’energia emanata
dall’altro/ a è intensamente ostile quando la replica è:
“Tutto non va!”. Quando vi guardate negli occhi, non c’è
più luce, è come se fosse disceso un velo pesante e
l’essere che conoscevate e amavate e che prima era in
grado di risplendere attraverso l’ego, ora è totalmente
oscurato. Una persona completamente sconosciuta
sembra guardarvi e nei suoi occhi vi è odio, ostilità,
amarezza o rabbia. Quando lui o lei vi parla, non è il
partner che sta parlando ma il suo corpo di dolore che
parla attraverso lui o lei. Qualsiasi cosa lui o lei dicano, è la
versione della realtà del corpo di dolore, una realtà
completamente distorta dalla paura, dall’ostilità, dalla
rabbia e da un desiderio di infliggere e ricevere più dolore.
A questo punto vi potrete chiedere se questo è l’aspetto
reale del vostro partner che non avevate mai visto prima, o
se avete fatto uno spaventoso errore nello scegliere
questa persona. Non è naturalmente il suo aspetto reale, è
solo il corpo di dolore che temporaneamente ha preso il
suo posto. Sarebbe difficile trovare un partner che non
abbia un corpo di dolore, ma sarebbe forse saggio
scegliere qualcuno il cui corpo di dolore non sia
eccessivamente denso.

I corpi di dolore densi


Vi sono persone che hanno corpi di dolore così densi che
non sono mai completamente inattivi. Possono essere
persone che sorridono e sostengono conversazioni
educate, ma non avete bisogno di una grande intuizione
per sentire la palla di emozioni infelici che ribolle in loro
appena sotto la superficie, in attesa del prossimo evento
per reagire, la prossima persona da incolpare o con cui
confrontarsi, la prossima cosa per cui essere infelici. Il loro
corpo di dolore non ne ha mai abbastanza, è sempre
affamato. Essi danno un valore eccessivo al bisogno
dell’ego di avere dei nemici. Grazie alla loro reattività, delle
cose relativamente insignificanti sono gonfiate in modo
sproporzionato per attirare gli altri nel loro dramma,
inducendoli ad avere delle reazioni.

Alcuni sono coinvolti in battaglie che si protraggono nel


tempo e che, alla fine, non hanno senso, o in cause
giudiziarie contro organizzazioni oppure individui. Altri
sono consumati da un odio ossessivo verso un ex coniuge
o partner. Inconsapevoli del dolore che si portano dentro,
con le loro reazioni lo proiettano su eventi o situazioni. A
causa di una completa mancanza di consapevolezza di sé,
non possono vedere la differenza tra un evento e la loro
reazione all’evento stesso. Per loro l’infelicità e perfino il
dolore sono sempre fuori, nell’evento o nella situazione.
Inconsapevoli del loro stato interiore, non sanno nemmeno
di essere profondamente infelici, di stare soffrendo.
Qualche volta le persone con un corpo di dolore così
denso diventano attiviste, lottando per una causa. La
causa può essere assolutamente valida, e in un primo
tempo queste persone possono avere successo e far
funzionare le cose; comunque, l’energia negativa che
fluisce in quello che dicono e fanno e il loro inconscio
bisogno di avere nemici e di creare conflitti, tende a
generare delle opposizioni crescenti alla loro causa. Di
solito finiscono per crearsi dei nemici dentro la loro stessa
organizzazione, perché, dovunque vadano, trovano ragioni
per stare male, e in questo modo il loro corpo di dolore
continua a trovare esattamente quello di cui andava in
cerca.

Liberarsi dal corpo di dolore


Una domanda che le persone pongono frequentemente è:
“Quanto tempo è necessario per liberarsi dal corpo di
dolore?” La risposta ovvia è che questo dipende sia dalla
densità del corpo di dolore della singola persona, sia
dall’intensità con cui cresce la sua Presenza. Però, non è
tanto il corpo di dolore, quanto piuttosto l’identificazione
con questo a causare le sofferenze che voi infliggete a voi
stessi e agli altri. Non è il corpo di dolore, ma
l’identificazione con esso che vi costringe a rivivere
ripetutamente il passato e vi mantiene in uno stato
d’inconsapevolezza. Quindi, una domanda ancora più
importante da porre potrebbe essere questa: “Quanto
tempo occorre per potersi liberare dall’identificazione con
il corpo di dolore?”. E la risposta a questa domanda è la
seguente: Non è questione di tempo. Quando il corpo di
dolore diventa attivo, sappiate che ciò che state sentendo
è il corpo di dolore dentro di voi. Il saperlo è tutto quello
che serve per rompere la vostra identificazione con esso.
E quando cessa questa identificazione, inizia la
trasmutazione. Il saperlo impedisce alla vecchia emozione
di salirvi alla testa e di impadronirsi non solo dei dialoghi
interni, ma anche delle vostre azioni e interazioni con gli
altri. Ciò significa che il corpo di dolore non può più
servirsi di voi e rivitalizzarsi attraverso di voi. La vecchia
emozione può allora continuare a vivere in voi per un po’ e
ripresentarsi periodicamente. Di quando in quando può
ancora occasionalmente imbrogliarvi, inducendovi
nuovamente a identificarvi con essa, oscurando quindi il
vostro sapere, ma non a lungo. Il non proiettare la vecchia
emozione nelle situazioni significa confrontarla
direttamente al vostro stesso interno. Può non essere
piacevole, ma questo non vi ucciderà. La vostra Presenza
è più che capace di contenere tutto ciò. L’emozione non è
chi siete. Quando sentite il corpo di dolore, non cadete
nell’errore di pensare che c’è qualcosa di sbagliato in voi.
All’ego piace trasformarvi in un problema. Il saperlo ha
bisogno di essere seguito dall’accettazione. Allora
nient’altro potrà più oscurarlo. Accettare significa che vi
date il permesso di sentire qualunque cosa stiate
sentendo in quel momento. Questo è parte dell’Essere
così come è dell’Adesso. Non potete lottare con ciò che è.
O meglio, potete farlo ma, se lo fate, soffrirete. Attraverso
il permettere, diventate ciò che siete: ampi, spaziosi.
Diventate integri. Ora non siete più un frammento, che è
come l’ego percepisce se stesso.

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