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La critica della ragion pura ricalca quelle che sono le facoltà conoscitive principali:
La sensibilità
L’intelletto
La ragione
TRASCENDENTALE L'immanenza è un concetto filosofico metafisico (antitetico a quello
di trascendenza) che si riferisce alla qualità di ciò che è immanente, ossia ciò che esiste, in quanto
parte della realtà abitata dall'uomo. Viene generalmente opposto a ciò che è trascendente, ovvero ciò
che esiste al di là della realtà percepita dall'uomo)
La conoscenza deve pur avere un punto di inizio: questo mondo interno al soggetto
e esterno devono pur incontrarsi in qualche modo. La conoscenza parte
dell’approccio sensoriale, ecco perché il primo punto di questa critica che si occupa
di conoscenza si chiama estetica→ sensibilità (sensi, far riferimento al contrario di
estetico, che è anestetico quindi insensibile). Questo qualcosa di trascendentale che
ci pone come prima istanza la conoscenza sensibile che è il primo gradino di tutto il
processo conoscitivo, questo che possiamo definire come forme pure a priori della
sensibilità si chiamano spazio e tempo: hanno il carattere di essere trascendentali,
cioè appartengono ad ogni soggetto e sono per questo intersoggettive, tutti i
soggetti partono nel conoscere attraverso queste forme pure a priori che sono lo
spazio e il tempo.
Cant individua anche una leggera scala gerarchica tra questi due elementi:
Lo spazio è il senso esterno
Il tempo è il senso interno
Tra i due il senso interno è preminente rispetto al senso esterno, perché per
collocare un oggetto nello spazio io devo avere in mente anche il tempo, per
collocare un oggetto nel tempo non ho bisogno necessariamente di far
riferimento allo spazio esterno. Ex: pensiamo alla posizione di un oggetto nello
spazio, l’analizziamo facendo riferimento a questi due forme a priore spazio e
tempo. C’è un grosso legame fra la filosofia kantiana e la fisica newtoniana, una
volta che collasserà quest’ultima collasserà anche la filosofia kantiana un grande
problema del novecento.
Si parte dal presupposto che la conoscenza è limitata e a farcelo capire è la
distinzione tra fenomeno e noumeno. La conoscenza per quanto limitata è
comunque possibile. Cos’è che la rende possibile? Il trascendentale, in quanto
precondizione della conoscenza. Ma ancora, cos’è che rende il trascendentale una
precondizione della conoscenza ma anche della comunicabilità della conoscenza? Il
fatto che è insito nell’individuo. E a questo proposito abbiamo associato due
termini: soggettivo e intersoggettivo. Abbiamo visto la prima parte di questa critica.
Quali sono le prime strutture alle quali noi abbiamo accennato rifacendoci alla
parola estetica? Spazio e tempo, parole che troviamo nell’estetica trascendentale. Si
chiama estetica, perché questa parola significa sensibile, e l’estetica trascendentale
va a studiare le forme a priori della sensibilità che sono spazio e tempo. Questo è il
primo step di questo viaggio nella conoscenza. Abbiamo bisogno di un qualcosa che
vada a mettere ordine in questo materiale che noi ricaviamo in maniera bruta e
grossolana dall’esperienza. L’uomo si approccia al mondo. Intanto recuperando
l’esperienza interna all’illuminismo e in particolare di una corrente dell’illuminismo
che si chiama sensismo, noi stiamo facendo convergere l’illuminismo all’interno di
quest’opera e diamo ai sensi l’importanza che devono avere, perché se non fosse
per i sensi, noi non avremmo il primo approccio con il mondo. I sensi, però, da soli
non bastano e abbiamo bisogno di un qualcosa all’interno del quale unificare tutto
questo materiale che potrebbe apparire scollegato e informe. Ricordiamo che spazio
è senso esterno e tempo è senso interno, e che l’interiorità ha la priorità
sull’esteriorità, perché noi prima di collocare qualcosa nello spazio la dobbiamo
collocare nel tempo. Ciò fatto, non è detto che se noi abbiamo collocato qualcosa in
spazio e tempo, lo abbiamo anche conosciuto. Ecco che interviene il discorso sulle
categorie (Aristotele). Ricordiamo che anche Aristotele aveva individuato delle
categorie di riferimento. Le categorie sono elementi di logica desunti dalla logica
aristotelica che ci consentono di fare ordine sul materiale che deriva dall’esterno.
Kant recupera quasi tutte le categorie aristoteliche e le raggruppa in quattro gruppi:
quelli della quantità, della qualità, della relazione e della modalità. Le categorie al
proprio interno presentano una determinata articolazione (pagina 487) che si
rispecchia tanto nei giudizi quanto nelle categorie.Cosa significa riordinare il
materiale che ci deriva dall’esterno attraverso spazio e tempo all’interno delle
categorie? Quanti e quali oggetti vedo? Uno, molti o tutti. Ed ecco che la categoria
della quantità si divide in unità, pluralità e totalità. Sempre questo materiale che mi
deriva da spazio e tempo secondo la qualità, si divide in realtà, limitazione e
negazione. Cosa significa? Che questo oggetto che ho davanti a me, quali
problematiche mi pone rispetto alla qualità della sua esistenza? E’ reale, è un
oggetto che delimita ed esclude qualcos’altro, è un oggetto che limita? Relazione:
allo stesso modo, è un elemento primordiale della conoscenza come il soggetto della
frase o è un fatto accidentale come un complemento? Relazione, sostanza o
accidente. Della casualità e dipendenza, è causa o è effetto di qualcos’altro e così
via. In che modo si manifesta a me? E’ qualcosa di necessario o qualcosa di
contingente? Noi riordiniamo ciò che lo spazio tempo mi comunica attraverso
queste categorie prese da Aristotele. C’è una differenza tra Aristotele e Kant, ossia
che, in Aristotele hanno delle funzioni logiche (la logica non è altro che uno
strumento attraverso il quale l’organon noi facevamo scienza **che significa,
bah**), ma in Kant è come se prendessero vita e diventassero non un qualcosa di
esterno a noi ma un qualcosa di trascendentale (interno a noi), ossia non sono delle
mere funzioni logiche (in Kant sono uno strumento attraverso il quale facciamo
conoscenza). La mente, attraverso le categorie, da unità all’esperienza proveniente
dall’esterno rendendola sempre più un qualcosa di intelligibile. Fanno sempre parte
del trascendentale, però mentre spazio e tempo riguardano l’esperienza sensibile,
con le categorie ci avviciniamo all’approccio intelligibile della realtà. Ovviamente la
realtà fenomenica è quella piccola parte di tutto ciò che esiste, quindi le categorie
valgono fino a che le facciamo valere nell'ambito della conoscenza fenomenica e
non della conoscenza noumenica. Per arrivare ad una conoscenza noi stiamo
mentalizzando quello che ci arriva dall'esterno e stiamo individuando questi driver.
Spazio e tempo sono le periferiche esterne; adesso ci stiamo addentrando nel
software.
Uomo: limitato
Sullo sfondo la filosofia cartesiana delle problematiche della sua filosofia: l’uomo
che è consapevole di questa interiorità a differenza degli altri esseri viventi ed è
consapevole tanto della sua interiorità tanto del mondo esteriore. 1 critica Io pongo
questo oggetto e dobbiamo vedere quanto questo oggetto è interno o esterno,
come lo si interpreta come lo si legge. 2 critica deviare tra intelletto e ragione
soprattutto tr