Sei sulla pagina 1di 6

l
FUGA

LA VITA NELLA FAZENDA era divenuta difficile.


Vitoria. si faceva il segno della croce tremando, sgranava il
rosario, muoveva le labbra bibisgliando preghiere disperate.
Rattrappito sulla panca della veranda, Fabiano osservava la
catinga giallastra, dove le foglie secche si polverizzavano,
triturate dai mulinelli, ·e gli arbusti si torcevano, neri, bru-
ciati. Nel cielo azzurro gli ultimi stormi migratori erano spa-
a
riti. A poco poco il bestiame moriva, divorato dai parassi-
ti. E Fabiano resisteva, chiedendo a Dio un miracolo.
Ma quando la fazenda rimase deserta, vide 'che tutto
era perduto, deè::ise con la moglie il viaggio, ammazzò il vi-
tello agonizzante che ancora possedevano, ne salò la carne,
prese il largo con la famiglia, senza accomiatarsi dal padro-
ne. Mai sarebbe riuscito a saldare quel debito esagerato.
Non gli restava se non buttarsi nel mondo, come schiavo ne-
gro fuggiasco.
Partirono di mattina infilò il braccio nel
buco del muro e chiuse la porta col paletto. Attraversarono
l'aia, si lasciarono dietro nel buio lo stabbio dei bovini e

l quello delle capre, vuoti, con i cancelli spalancati, il carro


dei buoi che marciva, ijuazeiros. Passando vicino alle pietre
dove i bambini gettavano i serpenti morti, Vitoria si ricordò
della cagnetta Baleia, ma non ci si vedeva e nessuno si accor-
se del pianto.

- 109 -
FUGA
VITE SECCHE

sotto la tesa curva del cappello, gli proteggevano gli occhi


Scesero il versante, traversarono il fiume secco, si dires-
contro il chiarore e tremavano.
sero al sud. Con il fresco del mattino, procedettero per un
Lasciò cadere le braccia, flosce.
bel tratto, in silenzio, quattro ombre sul cammino stretto
- Non c'è niente da fare.
cosparso di pietre minute: i bambini avanti, portando fagot-
Prima di guardare il cielo, sapeva già che era nero da
ti di indumenti, Vitoria sotto il bauletto di lamiera dipinta
un lato, color sangue dall'altro, e sarebbe divenuto di un az-
e la zucca dell'acqua, Fabiano dietro, con il roncole e il pu- zurro cupo. Tuttavia, sussultò come se avesse scoperto una
gnale, la ciotola appesa a una cinghia fissata nel cinturone, cosa molto brutta.
la bisaccia a tracolla, il fucile ad acciarino su una spalla, il Fin da quando erano apparsi gli uccelli di pàsso viveva
sacco delle provviste sull'altra. Camminarono per tre buone inquieto. Lavorava molto per poter dormire. Ma nel bel
leghe prima che il sole si alzasse. mezzo del lavoro un brivido gli correva per la schiena, a me-
Fecero tappa. E Fabiano pose a terra una parte del cari- tà della notte si svegliava angustiato e si rannicchiava in un
cò, guardò il cielo, le mani a visiera sulla fronte. Si era tra- cantuccio del letto di assi, morso dalle pulci, immaginando
scinato fin li ancora incerto se quello fosse veramente un cose tristi.
trasloco. Si era attardato, e aveva rimproverato i bambini, La luce aumentò, si diffuse nella pianura. Solo li co-
che andavano troppo svelti, li aveva consigliati di risparmia- minciò il viaggio. Fabiano guardò la moglie e i figli, prese
re le forze. La verità è che non desiderava allontanarsi dalla il fucile e il sacco delle provviste, diede ordine di muoversi
\ fazenda. Il viaggio gli pareva senza scopo, non ci credeva. con un'esclamazione aspra.
L'aveva preparato con calma, l'aveva rimandato, era torna- Si allontanarono rapidi, come se qualcuno li pungolas-
to a prepararlo, e si era deciso a partire soltanto quando si se, e i sandali di Fabiano quasi toccavano i calcagni dei
era trovato definitivamente perduto. Poteva continuare a bambini. Il ricordo della cagnetta Baleia lo pungeva, insop-
vivere in un cimitero? Niente lo legava a quella terra dura, portabile. Non poteva liberarsene. I mandacarus e gli ala-
avrebbe trovato un luogo meno arido per seppellirsi. Era strados coprivano la pianura, spine, solo spine. E Baleia lo
quel che Fabiano diceva, pensando a cose che apparteneva- perseguitava. Bisognava fuggire da quella vegetazione ne-
no ad altri: lo stabbio dei bovini e quello delle capre, che mica.
avevano bisogno di riparazioni, il cavallo di fatica, buon I bambini correvano. Vitoria cercò con gli occhi il rosa-
compagno, la cavalla saura, le catingueiras, i vasi di assen- rio di grani bianchi e celesti che portava tra i seni, ma, con
zio, le pietre della cucina, il letto di assi. E i piedi perdevano il movimento che fece, il baule di lamiera dipinta quasi cad-
forza, i sandali non si sentivano nel buio. Era proprio neces- de. Si raddrizzò, rimise in sesto il baule, e mosse le labbra i l J

sario abbandonare tutto? I sandali di nuovo scricchiolavano in un'orazione. Dio Nostro Signore avrebbe protetto gli in-
nocenti. Vitoria senti l'animo venirle meno, una tenerezza
nel sentiero cosparso di pietre.
Ora Fabiano esaminava il cielo, la striscia che tingeva immensa le colmò il cuore. Si rianimò, tentò di 'liberarsi dai
l'oriente, e non voleva convincersi della realtà. Cercò di di- pensieri tristi e di conversare con il marito a monosillabi.
Sebbene avesse la lingua sciolta, sentiva una stretta alla .gola
stinguere qualcosa di diverso dal rosso che osservava tutti i
e non le sarebbe riuscito di spiegarsi bene. Ma si sentiva ab-
giorni, con il cuore che gli batteva forte. Le mani grosse,

- lii -
- 110 -
VITE SECCHE FUGA

bandonata e piccola nella solitudine, aveva bisogno di un di cui prendere cura. Vitoria cercò di tranquillizzarlo dicen-
appoggio, di qualcuno che le desse coraggio. Indispensabile do che poteva dedicarsi ad altre occupazioni, e Fabiano sus-
udire un qualche suono. La mattinata, senza uccelli, senza sultò, si voltò, allungò lo sguardo in direzione dellafazenda
foglie e senza vento, andava avanzando in un silenzio di abbandonata. Si ricordò degli animali feriti e subito scacciò
il ricordo. Cosa faceva li, voltandosi indietro? Gli animali
1 morte. La striscia rossa era sparita, s'era diluita nell'azzurro
che empiva il cielo, Vitoria aveva bisogno di parlare. Zitta, erano morti. Serrò le palpebre per trattenere le lacrime, una
sarebbe come un tronco di mandacaru che stesse seccando, grande nostalgia gli strinse il cuore, ma un istante dopo gli
morendo. Voleva ingannare se stessa, gridare, dire che era tornarono alla mente immagini insopportabili: il padrone,
forte e che il calore pauroso, gli alberi trasformati in stecchi il poliziotto, la cagnetta Baleia irrigidita vicino alle pietre al
contorti, l'immobilità e il silenzio non avevano importanza. margine dell'aia.
Si avvicinò a Fabiano, gli diede e ne ebbe conforto, dimenti- I bambini sparivano a una curva della strada. Fabiano
cò le cose vicine, gli spini, gli uccelli di passo, gli urubus che allungò il passo per raggiungerli . Bisognava approfittare
andavano in cerca di carcasse. Parlò del passato, lo confuse della loro buona disposizione, lasciare che andassero a loro
con l'avvenire. Non potevano tornare a essere quel che già piacere. Vitoria segui il maritò, si avvicinò ai figli. Superan-
erano stati? do il gomito della strada, Fabiano sentiva che si staccava dai
Fabiano esitò, brontolò, come faceva sempre quando luoghi in cui aveva vissuto alcuni anni: il padrone, l'agente
gli dirigevano parole incomprensibili. Ma fu contento che e la cagnettà Baleia andavano dissolvendosi nella sua mente.
Vitoria avesse avviato la conversazione. Si sentiva depresso, E la conversazione ricominciò. Ora Fabiano era mezzo
il sacco delle provviste e la bisaccia cominciavano a pesargli ottimista. Raddrizzò' il sacco delle provviste, esaminò il vol-
eccessivamente. Vitoria fece la domanda, Fabiano meditò e to bene in carne e le gambe grosse della moglie. Bene. Ebbe
prosegui per una mezza lega senza reagire. In principio vole- voglia di fumare. Poiché stringeva la bocca del:sacco e il cal-
va rispondere che evidentemente loro erano quelli che erano cio del fucile, non poté realizzare il desiderio. Ebbe timore
stati; poi trovò che erano mutati, piu vecchi e piu deboli. d'interrompere la marcia, deponendoli. Continuò a chiac-
Erano altri, a dire il vero. Vitoria insisté. Non sarebbe stato chierare, agitando la testa per scacciare una nuvola che, vi-
bello tornare a vivere come avevano vissuto, molto lontano? sta da vicino, nascondeva il padrone, l'agente di polizia e la
Fabiano scuoteva la testa, incerto. Forse era cosi, forse no. cagnetta Baleia. I piedi callosi, duri come zoccoli, con i san-
Mantennero a bassa voce una conversazione lunga e inter- dali nuovi, camminerebbero per mesi. O forse no? Vitoria
vallata, piena di malintesi e di ripetizioni. Vivere come ave- pensò di si. Fabiano le fu grato della fiducia e lodò le gambe
vano vissuto, in una casetta protetta dalla macina di Seu To- grosse di lei, le natiche voluminose, i seni gonfi. Le guance
mas. Discussero un poco e finirono per riconoscere che non di Vitoria si coprirono di rossore e Fabiano ripeté l'elogio
ne varrebbe la pena, perché vivrebbero sempre spaventati, con entusiasmo. Proprio cosi. Lei stava proprio bene, era
pensando alla siccità. Si avvicinavano ora ai luoghi abitati, forte, poteva camminare molto. Vitoria rise e abbassò gli
avrebbero pure trovato un soggiorno. Non andrebbero sem- occhi. Non era tanto come lui diceva; no. Tra poco tempo,
pre a casaccio, come zingari. Il bovaro si rabbuiava all'idea sarebbe stata magra, con i seni flosci. Ma avrebbe riacqui-
che si dirigevano verso terre dove forse non c'era bestiame stato ,la carne. E forse il luogo verso cui andayano sarebbe

- 112 - - 113 -
FUGA
VITE SECCHE

Si assestò; diede una spinta al carico. La conversazione di


stato migliore di tutti gli altri in cui erano già stati. Fabiano
Vitoria era servita molto: avevano camminato per alcune le-
protese il labbro, dubbioso. Vitoria combatté il dubbio.
ghe quasi senza accorgersene. Di colpo venne la stanchezza.
Perché non dovevano essere come le altre persone, possede-
Doveva essere farne. Fabiano alzò la testa, strizzò gli occhi
re un letto uguale a quello di Seu Tornas della macina? Fa-
sotto la tesa nerastra e bruciata del cappello di cuoio. Mez-
biano corrugò la fronte: ecco che venivano gli spropositi.
zogiorno, piu o meno. Abbassò gli occhi abbagliati, cercò
Vitoria insisté e lo dominò. Perché dovevano essere sempre
di scoprire nella pianura un'ombra o un indizio d'acqua.
dei disgraziati, come bestie in fuga per la sterpaglia? Certa-
Aveva realmente un buco nello stomaco . Raddrizzò di nuo-
mente esistevano nel mondo cose straordinarie. Potevano
vo il sacco e, per conservarlo in equilibrio, avanzò inclinato:
vivere nascosti, come bestie? Fabiano rispose che non pote-
una spalla alta, l'altra bassa. L'ottimismo di Vitoria non gli
vano. faceva piu impressione. Lei ancora si attaccava a fantasie.
- Il mondo è grande. Poverella. Costruire simili piani, cosi stanca, con il peso del
In realtà per loro era molto piccolo, ma affermavano
baule e della zucca dell'acqua che le premevano il collo nel
che era grande - e marciavano, mezzo fiduciosi, mezzo in-
corpo.
quieti. Osservarono i bambini che guardavano i monti di-
Andarono ·a riposare sotto i rami spogli di una
stanti, dove e' erano esseri misteriosi. quixabeira31 , masticarono qualche di farina e
- Chi sa a cosa pensano? "--bisbigliò Vitoria. Fabiano
qualche pezzo di carne, bevvero nella ciotola qualche sorso
trovò strana la domanda e borbottò un'obiezione. I bambi-
d'acqua. Sulla fronte di Fabiano il sudore :si seccava, mi-
ni sono come bestiole, non pensano. Ma Vitoria ripeté la
schiandosi alla polvere che riempiva le rughe profonde, im-
domanda - e la certezza del marito fu scossa. La donna do-
bevendo il sottogola. Il giramento di testa era scomparso, lo
veva avere ragione, aveva sempre ragione. Ora desiderava
stofllaco s'era calmato. Quando si fossero rimessi in marcia,
sapere che cosa avrebbero fatto i figli una volta cresciuti.
la zucca dell'acqua non avrebbe curvato la schiena di Vit6-
- I bovari - sentenziò Fabiano. ria. Istintivamente cercò nella pianura un indizio di fonte.
Vit6ria, con una smorfia di disgusto, scosse la testa ne-
lo :ece rabbrividire. Mostrò i denti sporchi
gativamente, col pericolo di far cadere il baule di lamiera.
m un sornso mfant1le. Come poteva aver freddo con simile
La Madonna li salvasse da simile disgrazia. Fare il bovaro,
Rimase un istante cosi, come istupidito, guardando
che idea! Arriverebbero a una terra lontana, dimentichereb-
1 la moglie e il bagaglio pesante. II figlio maggiore ro-
bero la catinga in cui c'erano monti bassi, pietrisco, fiumi
sicchiava un osso con appetito. Fabiano si ricordò della ca-
secchi, spini, urubus, bestie che morivano, uomini che mori-
vano. Non tornerebbero mai piu, resisterebbero alla nostal- I: gnetta Baleia, un altro brivido gli corse per la spina dorsale
il ' sorriso stupido si dissolse. . '
gia che prende i sertanejos riella foresta. Allora loro erano
Trovando acqua li vicino, berrebbero, riprenderebbero
buoi da morire di tristezza per mancanza di spini? Si fisse- il la marcia soddisfatti, trascinando i piedi. Fabiano comuni-
rebbero in luoghi molto distanti, adotterebbero altri co-
\i cò questa speranza a Vitoria e indicò .una depressione del
stumi. jl terreno. Era un abbeveratoio, no? Vitoria protese il labbro
Fabiano ascoltò i sogni della moglie, incantato, rilasciò
indecisa, e Fabiano asseri quel che aveva domandato.
i muscoli, e il sacco delle provviste gli scivolò per la spalla. '
1\
1,.
'i '·1 1

;I 11
- 115 -
- 114 - '· ii li
1
ii. \i
:;' il.
}l .
:!i' J1.
'' : .:' 1;
1 VlTE SECCHE FUGA

ra lui non conosceva quei paraggi? Stava dicendo sciocchez- Volavano sempre, non si poteva sapere di dove veniva-
ze? Se la moglie avesse assentito Fabiano si sarebbe inteneri- no tanti urubus.
to, poiché gli mancava la convinzione; ma poiché Vit6ria - Maledetti.
aveva dei dubbi, Fabiano si riscaldava, cercava d'incuterle Guardò le ombre mobili che riempivano la pianura.
Forse stavano facendo cerchi attorno al povero cavallo mo-
coraggio. Inventava l'abbeveratoio, lo descriveva, mentiva
rente in un angolo della staccionata. Poveretto, il cavallo .
senza sapere che stava mentendo. E Vitoria si eccitava, gli
Era magro, spelacchiato, affamato e sgranava occhi che pa-
infondeva speranze. Andavano per luoghi sconosciuti. Qua-
revano quelli di un essere umano.
le era il lavoro di Fabiano? Prender cura degli animali,
- Maledetti.
esplorare luoghi, in groppa a un cavallo. E lui esplorava tut-
Quel che indignava Fabiano era l'abitudine che aveva-
to. Al di là dei monti c'era un altro mondo, un mondo terri- no i miserabili di dare beccate agli occhi degli animali quan-
bile; ma da questo lato, nélla pianura, conosceva a memoria do questi non erano .pili in grado di difendersi. Si alzò, spa-
piante e animali, buche e pietre. · ventato, come se le bestiacce fossero scese dal cielo azzurro
I bambini si di.stesero e si addormentarono. Vitoria e si trovassero li vicino, in volo basso, facendo curve sempre
chiese l'acciarino al compagno e accese la pipa. Fabiano piu strette intorno al suo corpo, a quello di Vitoria e dei
preparò una sigaretta. Per il momento stavano tranquilli. bambini.
L'abbeveratoio incerto divenne una realtà. Tornarono a bi- Vitoria avverti l'inquietudine di lui nella faccia tortura-
sbigliare progetti, il fumo della sigaretta e quello della pipa ta e si alzò anche lei, svegliò i figli, sistemò i fagotti. Fabia-
si mischiarono. Fabiano insistette sulle sue cognizioni topo- no riprese il suo carico. Vitoria gli slegò la cinghia attaccata
grafiche, parlò del cavallo dellafazenda. Sarebbe morto di al cinturone, tolse la ciotola e la mise rovesciata sulla testa
certo un animale cosi buono. Se fosse . venuto con loro, del figlio maggiore, sopra un cercine di stracci. In cima vi
avrebbe trasportato il bagaglio . Per tempo avrebbe mise un fagotto. Fabiano approvò la sistemazione, sorrise,
mangiato foglie secche, ma al di là dei monti avrebbe trova- dimenticò gli urubus e il cavallo . Sissignore. Che donna!
to alimento fresco. Purtroppo apparteneva al padrone della Cosi lui aveva il carico alleviato e il piccolo aveva un riparo
fazenda, e moriva senza che ci fosse nessuno a dargli la ra- contro il sole. Il peso della ciotola era una cosa insignifican-
zione. Sarebbe morto l'amico, pieno di pustole e di spaven- te, ma Fabiano si senti leggero , avanzò con passo fermo in-
ti, in un angolo della staccionata, vedendo gli urubus che ar- camminandosi in direzione dell'abbeveratoio. Sarebbero ar-
rivavano ondeggiando, a balzi, a minacciargli gli occhi con rivati prima di notte, avrebbero bevuto, si sarebbero riposa-
i becchi. Il ricordo degli orribili uccelli, che con i becchi ti, avrebbero continuato il viaggio con la luce della luna.
puntuti minacciavano gli occhi delle creature ancora vive, Tutto questo era incerto, ma acquistava consistenza. E la
riempi Fabiano di orrore. Se avessero pazienza, mangereb- conversazione ricominciò, mentre il sole declinava.
. bero tranquillamente il cadavere. Non avevano pazienza, - Ne ho assaggiate di piu dure - dichiarò Fabiano sfi-
quei voraci maledetti che volavano là in alto, disegnando dando il cielo, gli spini e gli urubus.
[ curve.
- Maledetti!
- Non è vero? - mormorò Vitoria senza domandare,
a conferma di quel che egli diceva.

- 116 - - 117 -
VITE SECCHE

A poco a poco una vita nuova, ancora confusa, si ven- I '


ne sbozzando. Si sarebbero sistemati in una piccola proprie-
tà, il che pareva difficile a Fabiano, cresciuto libero nella fo-
resta. Avrebbero coltivato un pezzo di terra. Poi si sarebbe- . NOTE
ro trasferiti in città, e i bambini avrebbero frequentato scuo-
le, sarebbero stati diversi da loro. Vitoria si riscaldava. Fa-
biano rideva, aveva voglia di stropicciarsi le mani che
stringevano la bocca del sacco e il càlcio del fucile ad accia-
rino.
Non sentiva il fucile, il sacco, le pietre minute che gli
entravano nei sandali il fetore delle carcasse che ammorba- !. Juazeiro, albero della famiglia delle raminacee (Zizyplzusjoazeiro).
il cammino. Le,parole di Vitoria lo incantavano. Sa- 2. Catinga (pili frequentemente caatinga), zona con vegetazione a
rebbero andati avanti, avrebbero raggiunto una terra scono- macchia, tipica del nord-est, in cui, a fianco di alberi bassi, predomi-
sciuta. Fabiano era contento e credeva in quella terra, per- nano arbusti spinosi, cardi e cactacee .
3. Urubu (pronuncia ossitona), specie di avvoltoio sudamericano
ché non sapeva come era né dove era. Ripeteva docilmente (Catlzartes urubu) dal piumaggio nero e testa·complctamente spoglia,
le parole di Vitoria, le parole che Vitoria mormorava perché che si nutre di immondizia e di carogne.
aveva fiducia in lui. E andavano verso il sud, immersi in 4. Serlanejo, abitante del sertào (vedi nota 17).
quel sogno. Una città grande, piena di persone forti. I bam- 5. Vaquejadas, feste popolari del nord-est incentrate su gare di abilità
fra bovari.
bini a scuola, a imparare cose difficili e necessarie. Loro due
6. Catingueira, albero della famiglia delle leguminose (Caesalpinia
vecchietti, finendo come cani, inutili, finendo come Baleia. pyramidalis), tipica della caatinga.
Che andavano a fare? Si attardarono, timorosi. Sarebbero 7. Rosa da Turquia, o turco, come è indicato nell'originale, è un al-
arrivati a una terra sconosciuta e civilizzata, sarebbero ri- bero della famiglia delle leguminose-cesalpinacee, ,originario dell'A-
masti presi in essa. E il sertiio avrebbe continuato a mandare merica Centrale.
8. Macambira, pianta della famiglia delle bromeliacee (Brome/ia laci-
gente. Il sertiio avrebbe mandato alla città uomini forti, niosa). Nei periodi di siccità, uomini e animali si cibano del suo rizo-
bruti; come Fabiano, Vitoria e i due bambini. ma, di scarsissimo valore nutritivo.
9. Seu, forma contratta di senlzor, spesso premessa, nell'uso popola-
re del nord-est, al nome proprio, al cognome o al soprannome di una
persona, o a titoli professionali e altre particolari qualificazioni (seu
Jorge, seu Zé, seu doutor, ecc.). Sinha è la corrispondente forma
femminile (contrazione di se11hora).
10. Xiquexique, pianta della famiglia delle cactacee (Pilocereus gou-
ne/le1), dai fiori bianchissimi. ·
11. Mandacaru (pron. ossitona),· grande pianta della famiglia delle
cactacee (Cereus jamacaru).
12. Cabra. Il termine, nelle sue varie accezioni, sorge inizialmente
con riferimento a persone che vivono in zone rurali e in condizione
, subordinata. Vi è pertanto implicito un concetto di marginalità socia-

- 119 -
- 118 -

(
I.
·1 :.

Potrebbero piacerti anche