l
FUGA
- 109 -
FUGA
VITE SECCHE
sario abbandonare tutto? I sandali di nuovo scricchiolavano in un'orazione. Dio Nostro Signore avrebbe protetto gli in-
nocenti. Vitoria senti l'animo venirle meno, una tenerezza
nel sentiero cosparso di pietre.
Ora Fabiano esaminava il cielo, la striscia che tingeva immensa le colmò il cuore. Si rianimò, tentò di 'liberarsi dai
l'oriente, e non voleva convincersi della realtà. Cercò di di- pensieri tristi e di conversare con il marito a monosillabi.
Sebbene avesse la lingua sciolta, sentiva una stretta alla .gola
stinguere qualcosa di diverso dal rosso che osservava tutti i
e non le sarebbe riuscito di spiegarsi bene. Ma si sentiva ab-
giorni, con il cuore che gli batteva forte. Le mani grosse,
- lii -
- 110 -
VITE SECCHE FUGA
bandonata e piccola nella solitudine, aveva bisogno di un di cui prendere cura. Vitoria cercò di tranquillizzarlo dicen-
appoggio, di qualcuno che le desse coraggio. Indispensabile do che poteva dedicarsi ad altre occupazioni, e Fabiano sus-
udire un qualche suono. La mattinata, senza uccelli, senza sultò, si voltò, allungò lo sguardo in direzione dellafazenda
foglie e senza vento, andava avanzando in un silenzio di abbandonata. Si ricordò degli animali feriti e subito scacciò
il ricordo. Cosa faceva li, voltandosi indietro? Gli animali
1 morte. La striscia rossa era sparita, s'era diluita nell'azzurro
che empiva il cielo, Vitoria aveva bisogno di parlare. Zitta, erano morti. Serrò le palpebre per trattenere le lacrime, una
sarebbe come un tronco di mandacaru che stesse seccando, grande nostalgia gli strinse il cuore, ma un istante dopo gli
morendo. Voleva ingannare se stessa, gridare, dire che era tornarono alla mente immagini insopportabili: il padrone,
forte e che il calore pauroso, gli alberi trasformati in stecchi il poliziotto, la cagnetta Baleia irrigidita vicino alle pietre al
contorti, l'immobilità e il silenzio non avevano importanza. margine dell'aia.
Si avvicinò a Fabiano, gli diede e ne ebbe conforto, dimenti- I bambini sparivano a una curva della strada. Fabiano
cò le cose vicine, gli spini, gli uccelli di passo, gli urubus che allungò il passo per raggiungerli . Bisognava approfittare
andavano in cerca di carcasse. Parlò del passato, lo confuse della loro buona disposizione, lasciare che andassero a loro
con l'avvenire. Non potevano tornare a essere quel che già piacere. Vitoria segui il maritò, si avvicinò ai figli. Superan-
erano stati? do il gomito della strada, Fabiano sentiva che si staccava dai
Fabiano esitò, brontolò, come faceva sempre quando luoghi in cui aveva vissuto alcuni anni: il padrone, l'agente
gli dirigevano parole incomprensibili. Ma fu contento che e la cagnettà Baleia andavano dissolvendosi nella sua mente.
Vitoria avesse avviato la conversazione. Si sentiva depresso, E la conversazione ricominciò. Ora Fabiano era mezzo
il sacco delle provviste e la bisaccia cominciavano a pesargli ottimista. Raddrizzò' il sacco delle provviste, esaminò il vol-
eccessivamente. Vitoria fece la domanda, Fabiano meditò e to bene in carne e le gambe grosse della moglie. Bene. Ebbe
prosegui per una mezza lega senza reagire. In principio vole- voglia di fumare. Poiché stringeva la bocca del:sacco e il cal-
va rispondere che evidentemente loro erano quelli che erano cio del fucile, non poté realizzare il desiderio. Ebbe timore
stati; poi trovò che erano mutati, piu vecchi e piu deboli. d'interrompere la marcia, deponendoli. Continuò a chiac-
Erano altri, a dire il vero. Vitoria insisté. Non sarebbe stato chierare, agitando la testa per scacciare una nuvola che, vi-
bello tornare a vivere come avevano vissuto, molto lontano? sta da vicino, nascondeva il padrone, l'agente di polizia e la
Fabiano scuoteva la testa, incerto. Forse era cosi, forse no. cagnetta Baleia. I piedi callosi, duri come zoccoli, con i san-
Mantennero a bassa voce una conversazione lunga e inter- dali nuovi, camminerebbero per mesi. O forse no? Vitoria
vallata, piena di malintesi e di ripetizioni. Vivere come ave- pensò di si. Fabiano le fu grato della fiducia e lodò le gambe
vano vissuto, in una casetta protetta dalla macina di Seu To- grosse di lei, le natiche voluminose, i seni gonfi. Le guance
mas. Discussero un poco e finirono per riconoscere che non di Vitoria si coprirono di rossore e Fabiano ripeté l'elogio
ne varrebbe la pena, perché vivrebbero sempre spaventati, con entusiasmo. Proprio cosi. Lei stava proprio bene, era
pensando alla siccità. Si avvicinavano ora ai luoghi abitati, forte, poteva camminare molto. Vitoria rise e abbassò gli
avrebbero pure trovato un soggiorno. Non andrebbero sem- occhi. Non era tanto come lui diceva; no. Tra poco tempo,
pre a casaccio, come zingari. Il bovaro si rabbuiava all'idea sarebbe stata magra, con i seni flosci. Ma avrebbe riacqui-
che si dirigevano verso terre dove forse non c'era bestiame stato ,la carne. E forse il luogo verso cui andayano sarebbe
- 112 - - 113 -
FUGA
VITE SECCHE
;I 11
- 115 -
- 114 - '· ii li
1
ii. \i
:;' il.
}l .
:!i' J1.
'' : .:' 1;
1 VlTE SECCHE FUGA
ra lui non conosceva quei paraggi? Stava dicendo sciocchez- Volavano sempre, non si poteva sapere di dove veniva-
ze? Se la moglie avesse assentito Fabiano si sarebbe inteneri- no tanti urubus.
to, poiché gli mancava la convinzione; ma poiché Vit6ria - Maledetti.
aveva dei dubbi, Fabiano si riscaldava, cercava d'incuterle Guardò le ombre mobili che riempivano la pianura.
Forse stavano facendo cerchi attorno al povero cavallo mo-
coraggio. Inventava l'abbeveratoio, lo descriveva, mentiva
rente in un angolo della staccionata. Poveretto, il cavallo .
senza sapere che stava mentendo. E Vitoria si eccitava, gli
Era magro, spelacchiato, affamato e sgranava occhi che pa-
infondeva speranze. Andavano per luoghi sconosciuti. Qua-
revano quelli di un essere umano.
le era il lavoro di Fabiano? Prender cura degli animali,
- Maledetti.
esplorare luoghi, in groppa a un cavallo. E lui esplorava tut-
Quel che indignava Fabiano era l'abitudine che aveva-
to. Al di là dei monti c'era un altro mondo, un mondo terri- no i miserabili di dare beccate agli occhi degli animali quan-
bile; ma da questo lato, nélla pianura, conosceva a memoria do questi non erano .pili in grado di difendersi. Si alzò, spa-
piante e animali, buche e pietre. · ventato, come se le bestiacce fossero scese dal cielo azzurro
I bambini si di.stesero e si addormentarono. Vitoria e si trovassero li vicino, in volo basso, facendo curve sempre
chiese l'acciarino al compagno e accese la pipa. Fabiano piu strette intorno al suo corpo, a quello di Vitoria e dei
preparò una sigaretta. Per il momento stavano tranquilli. bambini.
L'abbeveratoio incerto divenne una realtà. Tornarono a bi- Vitoria avverti l'inquietudine di lui nella faccia tortura-
sbigliare progetti, il fumo della sigaretta e quello della pipa ta e si alzò anche lei, svegliò i figli, sistemò i fagotti. Fabia-
si mischiarono. Fabiano insistette sulle sue cognizioni topo- no riprese il suo carico. Vitoria gli slegò la cinghia attaccata
grafiche, parlò del cavallo dellafazenda. Sarebbe morto di al cinturone, tolse la ciotola e la mise rovesciata sulla testa
certo un animale cosi buono. Se fosse . venuto con loro, del figlio maggiore, sopra un cercine di stracci. In cima vi
avrebbe trasportato il bagaglio . Per tempo avrebbe mise un fagotto. Fabiano approvò la sistemazione, sorrise,
mangiato foglie secche, ma al di là dei monti avrebbe trova- dimenticò gli urubus e il cavallo . Sissignore. Che donna!
to alimento fresco. Purtroppo apparteneva al padrone della Cosi lui aveva il carico alleviato e il piccolo aveva un riparo
fazenda, e moriva senza che ci fosse nessuno a dargli la ra- contro il sole. Il peso della ciotola era una cosa insignifican-
zione. Sarebbe morto l'amico, pieno di pustole e di spaven- te, ma Fabiano si senti leggero , avanzò con passo fermo in-
ti, in un angolo della staccionata, vedendo gli urubus che ar- camminandosi in direzione dell'abbeveratoio. Sarebbero ar-
rivavano ondeggiando, a balzi, a minacciargli gli occhi con rivati prima di notte, avrebbero bevuto, si sarebbero riposa-
i becchi. Il ricordo degli orribili uccelli, che con i becchi ti, avrebbero continuato il viaggio con la luce della luna.
puntuti minacciavano gli occhi delle creature ancora vive, Tutto questo era incerto, ma acquistava consistenza. E la
riempi Fabiano di orrore. Se avessero pazienza, mangereb- conversazione ricominciò, mentre il sole declinava.
. bero tranquillamente il cadavere. Non avevano pazienza, - Ne ho assaggiate di piu dure - dichiarò Fabiano sfi-
quei voraci maledetti che volavano là in alto, disegnando dando il cielo, gli spini e gli urubus.
[ curve.
- Maledetti!
- Non è vero? - mormorò Vitoria senza domandare,
a conferma di quel che egli diceva.
- 116 - - 117 -
VITE SECCHE
- 119 -
- 118 -
(
I.
·1 :.