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CHRISTA WOLF

Der geteilte Himmel (Il cielo diviso) è il titolo di un famoso romanzo di Christa Wolf, una storia
d'amore cresciuta e naufragata all'ombra del Muro di Berlino. Rappresenta qualcosa di eterno,
intoccabile, inviolabile contrapposto al trambusto e alla confusione della terra cittadina.
Il libro è stato composto durante il periodo appena successivo alla costruzione del muro ed è
ambientato tra il 1959 e il 1961. La protagonista è Rita, una diciannovenne un po’ ingenua, ma
anche coraggiosa e decisa nelle proprie scelte. Vive nella parte orientale di Berlino e studia per
diventare un’insegnante; contemporaneamente lavora in una fabbrica di carrozze ferroviarie della
DDR. In seguito ad un incidente avvenuto proprio sul posto di lavoro viene ricoverata presso un
sanatorio. Lì, durante la convalescenza, avrà modo di ripercorrere con ripetuti flashback gli ultimi
due anni della sua storia, ma soprattutto il suo rapporto con Manfred, un chimico abbastanza
scettico e da un passato trascorso nella Hitlerjugend, che dopo aver vissuto un periodo insieme a
lei decide di trasferirsi a Berlino Ovest dove gli si prospettano orizzonti professionali migliori e più
gratificanti. I progetti di Manfred erano stati infatti stroncati dai burocrati della DDR e il ragazzo
decide così di fuggire all’insaputa dei suoi conoscenti, quando ancora il muro fisicamente non
esiste, ed è speranzoso nel ritenere che Rita prima o poi l’avrebbe raggiunto seguendo il suo
esempio. Rita, dopo un’iniziale timore, lo raggiungerà in un mondo occidentale percepito dalla
ragazza come materialista, dal quale si sente estranea e prenderà le distanze. Il suo intento sarà
quello di persuadere il compagno a ritornare sui suoi passi. Reputa la decisione di Manfred
egoistica e da quel momento la distanza tra i due crescerà. Mancate comprensioni, valori distanti,
indisponibilità nel condividere azioni e discorsi diventeranno i temi dominanti del romanzo sullo
sfondo di una Germania che sta per spaccarsi parallelamente alla divisione della coppia. Il racconto
si svolge su due piani: un monologo rievocativo di Rita durante il periodo in sanatorio e il riesame
delle vicende trascorse. Christa Wolf incarna la figura dell’intellettuale costretto a mettere in luce i
difetti del sistema, ciò che non funziona. Svolge la sua mansione in un momento assai difficile e
complesso, compiendo di fatto una scelta coraggiosa. I dissidi intimi dei due protagonisti pongono
sulla scena in maniera vivida i contrasti di una fase storica. Le scissioni interiori dei personaggi e
della coppia riflettono le ansie, le incertezze, le contraddizioni di politica e società del tempo. Il
muro non viene visto come motivo di separazione: essa avviene prima. La sua costruzione è la
conseguenza di una scissione già avvenuta, già presente nell’aria; diventa una barriera che si
frappone fra individui già separati. Rita e Manfred racchiudono allegoricamente l’essenza di due
mondi: quello socialista e quello capitalista, divisi dalle loro visioni della vita e dalla profonda
incomunicabilità reciproca più che da un muro. Ne emergono dunque due ritratti sociali
rispettivamente positivi e negativi a seconda che vengano descritti con gli occhi e gli sguardi
dell’uno o dell’altro personaggio. La ragazza quando va a trovare Manfred trova un ovest cupo,
individualista dove l’Ich (Io) trionfa sul Wir (Noi) collettivo e quindi solo apparentemente più
democratico della DDR. Manfred reputa l’est castrante, svilente, fittizio.
Nel penultimo capitolo la Wolf ci regala l’essenza e la chiave dell’opera. Durante un brindisi tra
Rita e Manfred incombe lo spettro della separazione. Lui dice a lei: “Il cielo almeno non possono
dividerlo”, ma lei ribatte: “Sì invece. Il cielo è sempre il primo a essere diviso”. Una forte condensa
emotiva e metaforica ci fa ben comprendere quanto il cielo in realtà non sia altro che una
proiezione di noi stessi, del nostro vissuto quotidiano, delle nostre concezioni, idee, modi di essere
frammentati anche senza la pressione della Storia e la comparsa di muri. Anche Christa Wolf è
divisa da un conflitto interiore che cerca di esternare e riversare nella sua pubblicazione: da un
lato l’amore per la DDR e l’accettazione di alcune scelte e regole, dall’altra la presa di coscienza
che la costituzione di un socialismo avrebbe trascinato con sé dissidi e contese dolorose e spesso
senza soluzione.

Der geteilte Himmel ist der Titel eines berühmten Romans von Christa Wolf, einer
Liebesgeschichte, die im Schatten der Berliner Mauer aufgewachsen und zerstört wurde. Es
repräsentiert etwas Ewiges, Unantastbares, Unantastbares im Gegensatz zur Hektik des
Stadtlandes.
Das Buch entstand in der Zeit unmittelbar nach dem Mauerbau und spielt zwischen 1959 und
1961. Die Hauptfigur ist Rita, eine 19-jährige ein wenig naiv, aber auch mutig und entschlossen in
ihren Entscheidungen. Er lebt im Osten Berlins und studiert Lehrer; gleichzeitig arbeitet er in einer
Eisenbahnwaggonfabrik in der DDR. Nach einem Arbeitsunfall wird sie in ein Sanatorium
eingeliefert. Dort wird er während seiner Rekonvaleszenz Gelegenheit haben, die letzten zwei
Jahre seiner Geschichte mit wiederholten Rückblenden nachzuvollziehen, vor allem aber seine
Beziehung zu Manfred, einem eher skeptischen Chemiker mit einer Vergangenheit in der
Hitlerjugend, der nach einiger Zeit mit ihr beschließt er, nach West-Berlin zu ziehen, wo ihn
bessere und lohnendere berufliche Horizonte erwarten. Manfreds Projekte wurden von den DDR-
Bürokraten tatsächlich zunichte gemacht und so beschließt der Junge ohne Wissen seiner
Bekannten zu fliehen, als die Mauer physisch noch nicht existiert und er hofft, dass Rita ihn früher
oder später über die Verfolgung erreichen würde das sein Beispiel. Rita wird nach anfänglicher
Angst mit ihm in eine westliche Welt eintreten, die das Mädchen als Materialistin wahrnimmt, von
der sie sich fremd fühlt und sich distanziert. Seine Absicht wird sein, seinen Partner zu überreden,
seine Schritte zurückzuverfolgen. Er findet Manfreds Entscheidung egoistisch und von diesem
Moment an wird die Distanz zwischen den beiden größer. Unverständnis, distanzierte Werte,
Unwille, Aktionen und Reden zu teilen, werden vor dem Hintergrund eines Deutschlands, das
parallel zur Teilung des Paares zu spalten droht, zu den beherrschenden Themen des Romans. Die
Geschichte entfaltet sich auf zwei Ebenen: einem Monolog, der an Rita während ihrer Zeit im
Sanatorium erinnert, und einem Rückblick auf vergangene Ereignisse. Christa Wolf verkörpert die
Figur des Intellektuellen, der gezwungen ist, die Mängel des Systems aufzuzeigen, was nicht
funktioniert. Er führt seine Arbeit in einem sehr schwierigen und komplexen Moment aus und trifft
tatsächlich eine mutige Entscheidung. Die intimen Meinungsverschiedenheiten der beiden
Protagonisten setzen die Gegensätze einer historischen Phase anschaulich in Szene. Die inneren
Spaltungen der Figuren und des Paares spiegeln die Ängste, Unsicherheiten, Widersprüche von
Politik und Gesellschaft der Zeit wider. Die Mauer wird nicht als Trennungsgrund gesehen: Sie
passiert zuerst. Seine Konstruktion ist die Folge einer bereits erfolgten Spaltung, die bereits in der
Luft liegt; es wird zu einer Barriere zwischen bereits getrennten Individuen. Rita und Manfred
umschließen allegorisch die Essenz zweier Welten: der sozialistischen und der kapitalistischen,
getrennt durch ihre Lebensvisionen und durch die tiefe gegenseitige Kommunikationslosigkeit
statt durch eine Mauer. So entstehen zwei soziale Porträts, positiv bzw. negativ, je nachdem, ob
sie mit den Augen und Blicken der einen oder anderen Figur beschrieben werden. Als das
Mädchen Manfred besucht, findet sie einen düsteren, individualistischen Westen vor, in dem das
Ich (I) über das Kollektiv Wir (Wir) triumphiert und damit nur scheinbar demokratischer als die
DDR. Manfred hält den Osten für kastrierend, erniedrigend, fiktiv.
Im vorletzten Kapitel gibt uns Wolf die Essenz und den Schlüssel des Werkes. Bei einem Toast
zwischen Rita und Manfred droht das Gespenst der Trennung. Er sagt zu ihr: „Zumindest können
sie den Himmel nicht teilen“, aber sie antwortet: „Ja stattdessen. Der Himmel ist immer der Erste,
der geteilt wird“. Eine starke emotionale und metaphorische Verdichtung macht uns begreiflich,
wie sehr der Himmel eigentlich nichts anderes ist als eine Projektion unserer selbst, unseres
täglichen Lebens, unserer Vorstellungen, Ideen, Fragmentierungsweisen auch ohne den Druck der
Geschichte und das Erscheinen von Mauern. Christa Wolf spaltet auch ein innerer Konflikt, den sie
zu externalisieren versucht und in ihre Publikation einfließen lässt: einerseits die Liebe zur DDR
und die Akzeptanz mancher Entscheidungen und Regeln, andererseits das Bewusstsein, dass die
Verfassung eines Sozialismusism haben schmerzhafte und oft ungelöste Streitigkeiten und
Streitigkeiten mit sich gezogen.

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