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~ Silvia Kanizsa e Sergio Tramma
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Il www.twitter.com/caroccieditore
Carocci editore
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Indice
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Il libro è frutto di esperienze, riflessioni e lavoro comune. A Silvia Kanizsa e
Introduzione 9
Sergio Tramma si devono la progettazione e il coordinamento dell'intero volume.
Dell'attribuzione dei singoli paragrafi si dà conto nelle pagine finali (Le autrici e gli 1. La definizione dell'oggetto di studio 13
autori). 1. L'educazione e le sue possibili letture 13
1.1. L'educazione come necessità vitale/ 1.2. Esercizi di chiarificazione e riflessione
2. L'educazione e la pedagogia 19
z.1. Pedagogia, scienza o scienze dell'educazione/ 2.2. Pedagogia e scienze dell' edu-
cazione oggi
In questo capitolo 39
2. Educazione e storie di vita dei soggetti 41
1. Le storie di vita: traiettorie cariche di significato 41.
1.1.I molteplici sguardi disciplinari / 1.2. La "presa in carico" di una storia di vita
nel lavoro educativo / 1.3. Intenzionalità soggettiva e intenzionalità educativa /
1 + Essere nodi di una rete
.,
T
7. La prostituzione 85
I
Introduzione
8.
9.
10.
La salute mentale 88
Il carcere 92
Le dipendenze 96
I
11. La disabilità 100
13.
12. I malati 104
Gli stranieri 107
In questo capitolo 109
I
4.
1.
Strumenti metodologici 111
Le aree e i contesti di azione educativa 111
I
1.1. Benessere e "normalità" I 1.2. Disagio, devianza, marginalità/ 1.3. Promozione Per comprendere meglio il senso di un qualsiasi libro sarebbe sempre utile
2.
prevenzione, riabilitazione
Il territorio 120
2.1. Lo scenario del lavoro educativo / 2.2. La comunità
'
partire dalle caratteristiche e dalle motivazioni che hanno spinto le autrici e
gli autori a realizzarlo, anche perché ciò rappresenterebbe una doverosa
prima presentazione di chi l'ha scritto a chi si appresta a leggerlo. In questo
I
3. La logica invariante dell'azione: la logica progettuale
3.1.
123
La progettazione come prassi intenzionale e professionale/ 3.2. Possedere un at-
teggiamento progettuale I 3.3. Darsi obiettivi auspicabili, opportuni, realizzabili /
caso, le persone che hanno elaborato Introduzione alfa pedagogia e al lavoro
educativo sono tutte coinvolte, a differenti livelli e in diversi contesti, nella I
•Il
formazione universitaria dei futuri educatori professionali e anche· nel "la-
3.4. ?li eleme?ci che interagiscono nel progetto educativo professionale / 3. 5. Gli voro educativo". Ognuna, nella propria storia passata e presente, è stata ed
atton comvolt1
è impegnata in attività accademiche (responsabilità istituzionali, docenza,
4- Lo strumento invariante dell'azione: la relazione educativa 134 collaborazione con insegnamenti, supervisione pedagogica delle attività di
4.1. Relazione e apprendimento I 4.2. Una relazione professionale/ 4.3. La relazio- tirocinio) e in attività extra-accademiche (direzione di organizzazioni e
ne con il contesto e nel contesto
progetti, ricerche, consulenza, supervisione, coordinamento). La coralità
In questo capitolo 142 del libro e la presenza professionale degli autori in campi d'interesse distin-
5. La figura professionale 143 ti, seppure non scollegati tra loro, hanno consentito a ciascuno di acquisire
1. Inserirsi in una storia per comprendere da dove si viene e a chi si as-
somiglia 143
1.1. Dopoguerra: le giovani e i giovani "disadattati"/ 1.2. La scuola: i temi del dirit-
esperienze differenziate e riflettere da angolazioni diverse sulla formazione
al lavoro educativo.
In particolare, tale molteplicità di esperienze e riflessioni ha progressiva-
Il
mente evidenziato la necessità di fornire alle studentesse e agli studenti dei
Il
to, dell'uguaglianza, delle opportunità e della partecipazione/ 1.3. Gli anni settan-
ta: fuori dagli istituti I 1.4. La creatività e la partecipazione: l'arte decentrata e i] corsi di laurea in Scienze dell'educazione, soprattutto a coloro che sono
nuovo teatro/ 1.5. L'educatore di nido: da assistente a professionista nella fase iniziale di tale formazione, uno strumento in grado di svolgere la
2. Caratteristiche e competenze di una professione in continua evolu- funzione di vera e propria introduzione alla pedagogia e al lavoro educati-
3.
zione 149
2.1. "Che cosa
Formare chi educa
fa l'educatore professionale?"/ 2.2. Le competenze professionali
157
vo. L'obiettivo di questo manuale è, quindi, fornire le prime conoscenze
preliminari e di orientamento funzionali allo sviluppo di un processo di
formazione che si protrarrà per tutta la durata degli studi universitari, e an-
Il
3:1. La formaz!one di base dell'educatore professionale fra teoria, pracica e supervi-
s10ne pedagogica I 3.2. La formazione permanente dell'educatore in servizio
In questo capitolo 164
che oltre.
Nel libro sono connesse le dimensioni teoriche del lavoro educativo con
quelle pratiche, è prospettato un pensiero pedagogico che orienta l'azione
Il
educativa, ma che da tale azione è, a sua volta, orientato. Ciò, muovendo
Riferimenti bibliografici 165
Indice dei nomi in
dalla consapevolezza di quanto l'educazione sia processo complesso che
non può essere ridotto ad alcune sue componenti e, nello stesso tempo, og-
getto che deve essere analizzato per individuarne gli elementi costitutivi e
Il
le autrici e gli autori 179 le connessioni che li legano.
q
I Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo Introduzione
Il modo nel quale questo manuale è stato pensato e realizzato nasce dalla da coloro che già operano in campo educativo e che vogliono trovarvi una
11
10
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I
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1
La definizione dell'oggetto di studio
I
,.,.,
I
1.
1.1.
L'educazione e le sue possibili letture
'Il
essi più coerenti. Accade così che alla scuola sia _af~_4~ta la "missione" ele!-
tiva di istruire; alla prep.-'.1:r~zion~ al lavoro di formare ~iutt~~ 5_~e ';il adde= ..
strare; alla famiglia la consuetudine millenaria di associare alle pratiche di
cura, di alfevamenro:- di~ustodia un ruolo ~ che di carattere educativo
ispirato ai mòaélff e ai pnn-cipi cui essa aderisce. Ai servizi non scolastièi,
.soci"osanitiii terapeuticCi-esponsabilità di tipo rieduc'"ativo, riabilitativo, d~
mtegraz1one; di accompagnamento indfviduale ecc. A queste considerazio-
mcloljti"iamo poi aggiungere che non va s;ttaciuto -il riferimento d'obbligo
a questioni di grande rilievo antropologico e storico. L'evoluzione socio-
culturale dell' umanità, le incessanti mutazioni e contaminazioni linguisti-
'
'
che, l'avvento dei regimi democratici e la conseguente espansione dell'i-
struzione hanno giocoforza modificato, più e più volte, le locuzioni impie-
gate per spiegare a che cosa servisse l'educazione. In riferimento ai vantaggi
per le economie, alla ricerca e alla competizione tecnologica, alla necessità
,
I,j
'
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 1. La definizione dell'oggetto di studio
di essere educati più di una volta, soprattutto nelle società attuali, nell'arco bertà di parola, di pensiero, di stampa possano contrastare e controbattere
intero della vita: da.D'infanzia aUa vecchiaia.
le "educazioni" avversarie. . ,. . . ,
È quindi opportuno sottolineare che, fin dai suoi esordi - coincidenti con In passato_ com~ oggi - e ~a q~1 l 11:1por~anza di c~lt1vare s_e~pre ~n _atte_n- L'attenzione storica
la lotta per la sopravvivenza, con la trasmissione dei caratteri genetici, con . ne storica nei confronti dei fatti e dei problemi educanv1 - noi ncev1a- ai fatti e ai problemi
la difesa e l'espansione del proprio territorio - la "questione educativa" si zi~ (od offriamo) un'educazione volta ad inserirci nella società, a iniziarci educativi
coniugò subito al plurale. rnperfezionarci rispetto al lavoro, alla protezione dei figli, a dotarci di com-
_La pluralità
_____ ,,.
Più le società si sono fatte complesse e più l'educazione ne ha seguito, 0 an- eetenze e abilità intellettive, a fornirci strumenti di comunicazione e di ge-
dell'educazione ticipato, le sorti; a seconda delle classi sociali, delle gerarchie di potere, tri- ~tione delle relazioni interpersonali, piuttosto che di accrescimento intel-
bali o sacrali, delle tipologie dei mestieri, essa ha dovuto piegarsi e adeguar- lettuale. Per non citare quanto dobbiamo alle differenziazioni odierne del-
si ai diversi interessi di parte. Per motivi riconducibili all'organizzazione l'educare a livello di miglioramento delle condizioni di vita e di salute; di
del lavoro e della distribuzione delle risorse, della ricchezza, dei privilegi. valorizzazione e _incremento delle capacità mentali, ben oltre gli anni della
Alle "educazioni", di conseguenza, venne affidata la funzione di trasmette- scuola; di stimolo e sollecitudine motivazionale a riutilizzare quanto appre-
re ai membri più giovani delle comunità le arti per procacciarsi il cibo, di- so in precedenza. Al fine di poter rendere più accettabile e meno difficile
fendersi, sconfiggere gli avversari e, naturalmente, agli adulti e agli anziani l'esistenza, anche nei suoi aspetti più intimi e personali.
di diventare i primi educatori (Morin, 2001) assai prima che si imponesse L;educazione, di conseguenza, si rivela una necessità vitale. Attraversa le
la necessità di delegare tali compiti a figure magistrali a ciò preposte. nostre esistenze, consolida quanto già appreso o si incarica di aggiornare le
Le dimensioni Ma le forme dell'educazione, elettive e intramontabili, volte a perpetuare, a conoscenze precedenti; dovrebbe far parte della coscienzà' civile di ogni
simboliche trasmettere, a scambiare saperi di natura tecnica, morale, spirituale da una uomo e donna; ci chiede di diventare una parte costitutiva in rinnovamen-
dell'educazione generazione all'altra, non si fermano qui. Dal momento che ogni entità f~- to delle nostre vite (Demetrio, 2009).
miliare o societaria, organizzata o meno in forma di Stato, ogni gruppo as- Il contrarsi delle risorse che le società contemporanee mettono a sua dispo-
sociato, ogni impresa sociale, Chiesa o partito politico, come diremo tra sizione rappresenta quindi sempre un danno sia a livello pubblico sia ri-
breve, per la propria coesione, per cercare il consenso ricorrendo ad ogni spetto alle carriere individuali, non solo occupazionali,, interessate al mi-
mezzo, ha bisogno di curare nondimeno gli aspetti attinenti alle dimensio- glioramento dei criteri di una più equa ripartizione del benessere, o_ltre eh~
materiale, intellettuale. I livelli di civiltà e di agiatezza di una nazione, di
ni simboliche dell'educazione, che riguardano il grandè tema dçi valori, dei
un territorio, vanno di conseguenza commisurati alle opportunità educati-
principi, delle credenze, delle speranze utopiche di rinnovamento. La diffe-
ve, le più disparate, che vengono messe a disposizione dei suoi cittadini,
renziazione educativa e delle agenzie che si occupano di garantirla a livello
sollecitandoli ad avvalersene senza soluzione di continuità.
pubblico o privato, seppur in modalità meno complesse è "complicate"
Le declinazioni dell'educazione come necessità vitale, in prima conclusio- Le declinazioni
delle attuali, costituisce quindi un aspetto antico che non può essere sotta-
ne, sono dunque dettate dalle richieste materiali del vivere, della riprodu- dell'educazione
ciuto, oltre a rappresentare le condizioni stesse, dinamiche, dialettiche, di
zione sessuale e sociale, dell'importanza di usufruire di occasioni di tempo
ogni assetto che si definisca democratico. Dove le possibilità di partecipare
libero sempre più dedite alla cultura. Esse ci consentono di migliorarci a li-
alla vita politica, di incidere sui suoi equilibri, di influenzare e condizionare
vello di consapevolezza individuale e civica o possono essere impiegate in
l'opinione pubblica non possono che essere questioni certamente non
rapporto alle esigenze di sviluppo del pensiero, delle tecniche e delle proce-
estranee ai temi dell'educazione. I quali in tal modo - si pensi oggi al peso dure di carattere artistico, scientifico, creativo. Non vi è ambito, insomma,
dei media o delle nuove tecnologie digitali e dell'informazione - evadono che non abbia bisogno di fasce sociali, d'età, di genere, di etnie emergenti
dagli ambienti consueti per riproporre l'educazione a livello di "virtù" ma- al m eglio educate (ovvero istruite, informate, preparate, addestrate, in una
nipolatorie, seduttive, subliminali.
parola sempre più alfabetizzate e colte) per ragioni attinenti non soltanto al
Quanto detto, ci porta a sostenere che non è mai esistita un'educazione progresso, al profitto, all'aumento del reddito, ma anche al grado di civiliz-
neutrale; l'educazione non è neutrale, il suo utilizzo, quali fossero (e siano zazione e acculturazione diffusa (Bauman, 1996).
tuttora) i mezzi tradizionali o avanzati di cui si avvalse e avvale, è sempre
stato, è, e probabilmente sarà, sempre di parte. Vivere l'educazione in de- 1.2. Esercizi di chiarificazione e riflessione Per questo, prima di inoltrarsi
mocrazia, piuttosto che in paesi in cui vigono regimi autoritari dove essa nei "discorsi pedagogici" che hanno eletto l'educazione a oggetto filosofi-
obbedisce ai diversi pensieri unici, equivale quindi a fare in modo che le li- co, a campo scientifico ed empirico di ricerca, nonché ad universo di carat-
14 15
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 1. La definizione dell'oggetto di studio I
ed di sé); mentre in epoca medievale e poi preromantica essa fu associata al
tere didattico, al fine di individuare le migliori procedure per insegnare
apprendere è indispensabile chiarire quali significati e spiegazioni attribuir-
le là dove si fa educazione, la si propone e progetta.
ruolo che i "maestri" (il padre, la madre, il precettore nelle famiglie di ran-
go) svolgevano nell'allontanare progressivamente da sé l'allievo (maschio),
I
Non si tratta di intraprendere un'esercitazione puramente accademica. nel favorirne il distacco e l' autonomizzazione. Se però il giovane che si in-
Poiché sono innanzitutto coloro che professionalmente scelgono l'ed uca-
zione a loro ambito peculiare di interessi i primi a doversi interrogare, caso
camminava verso l'età adulta aveva l'obbligo di sottrarsi alla tutela genito-
riale per trovare la propria strada, rischiando, viaggiando, in una concezio- I
•
per caso, situazione per situazione, in relazione a destinatari e interlocutori ne educativa emancipatrice già borghese, ben diversa sorte, per millenni, fu
i più disparati, sui confini o sulle potenzialità del loro lavoro, sulla disparità prevista per la bambina e la giovane donna. Mentre il maschio era spinto a
~i opinioni che esistono e si confrontano attorno a questi temi. educarsi imparando a esplorare il mondo, alla guerra, ad affrontarne le pro-
ve iniziatiche, a rischiare, la femmina veniva addestrata a compiti sedentari
•I
Stabilire di che cosa E, di conseguenza, un'utile regola propedeutica, tra studenti di Scienze
si parla dell'educazione, tra colleghi ed operatori di altre provenienze universitarie, di tutela della casa e della futura prole e, se di umile condizione, anche a
prefiggersi di stabilire, di volta in volta, di che cosa si stia parlando, laddove provvedere al sostentamento del nucleo familiare o della comunità di ap-
questa nostra parola e i suoi sinonimi vengano evocati in riferimento ai ser- partenenza. . . .
vizi cui istituzionalmente siano già affidati compiti educativi. Senza p er al- Al contempo, un altro significato attribuito al nostro termme rmv1ava al- Le molteplici
tro dimenticare che ogni vicenda ed esperienza umana ha origine in rela- l'attività invece prescrittiva, performativa, repressiva volta a "modellare" funzioni educative
zione ad antefatti educativi o può imparare, se aiutata ad interrogarsi, a ri- il destinatario dell'educazione a seconda dei valori adulti di riferimento e
conoscersi, a riscoprirsi come implicitamente attraversata dall'educazione. delle richieste parentali. O, ancora, educare poteva indicare una funzione
meramente nutritiva (se ci atteniamo, in questo caso, al verbo educare, del-
Purché in tali ambiti sussistano a livello tacito e latente, o vengano inten-
zionalmente fatte germinare e promosse in essi, richieste riconducibili a
quanto già abbiamo attribuito alle diverse parole dell'educazione. Poiché,
la prima coniugazione), e tale da rinviare ai processi di mera assimilazione
del cibo, paragonato, ancora metaforicamente, ai più diversi saperi da me-
I
come accennato, se è vero che le implicazioni teoriche che la sottendono morizzare, assumere acriticamente, rielaborare nell'organismo. Per raffor-
sono molteplici, ad ogni buon conto l'educazione è pur sempre una prati-
ca, prima ancora che un concetto, appartiene ai "mondi di vita", alle no-
zare il carattere, il fisico, la coscienza di sé.
Anche se tali riferimenti storico-etimologici possono app"arirci assai lontani
dal tempo presente, tuttavia non è impossibile riconoscere nella propria
I
•I
stre quotidianità (Demetrio, 1990a). -
Pertanto, dal fare anche intuitivo, dallo sperimentare, dal[' agire, sovente storia personale l'intrecciarsi, l'alternarsi di tali funzioni e significati educa-
scaturiscono le categorie indispensabili a teorizzare l'educazione; a genera- tivi. Essi (educare = sollecitare a riflettere in autonomia di giudizio; edu-
lizzare, come è consuetudine scientifica, i dati empirici; a monitorare il ri- care = condurre altrove; educare = nutrire, accudire) costituiscono una
prodursi di alcuni fenomeni nelle identiche circostanze; ad ipotizzare che triangolazione che ispira una matrice concettuale ancora utile, qualora si
un pensiero sull'educazione; più che generale, locale e circoscritto, possa ri- voglia identificare e riconoscere quali funzioni prioritarie, ancora una volta
nascere ed essere riformulato ogni volta grazie soprattutto ad un'attitudine operative e simboliche, un educatore "spontaneo" o professionale adotta
a ragionare, ad argomentare, a trarre conclusioni di carattere induttivo da nel gestire contesti e relazioni. Si tratta certamente di un modello essenzi~-
quanto direttamente osservato e vissuto (Colicchi, 2004).
Gli esempi che ora introdurremo, circa le origini della parola educazione,
potranno aiutarci a stabilire un nesso storico tra il passato e il presente.
le, ma esso ci mostra che nella storia educativa di tutti noi, e nelle stone
che abbiamo la responsabilità di educare, assai difficile è non riconoscere
nel lavoro educativo proposto (e retrospettivamente in quello ricevuto)
Il
momenti di mero accudimento e cura, di trasferimento (nutrizionale) di
Non sarà difficile notare che, nuovamente sul piano simbolico, se innume-
revoli funzioni educative sono cambiate, purtuttavia restano ancora in
auge taluni orizzonti di senso che ali' educazione vennero assegnati, per lo
alcuni saperi indispensabili; oppure momenti di sollecitazione a pensare
con la propria testa; e, infine, momenti in cui al[' educazione viene affidato I
•Il
meno fìn dagli albori della cultura occidentale e mediterranea. l'onere di spingerci ad entrare nella vita allontanandoci dai luoghi più_ noti
In italiano, ad esempio, in riferimento al ben noto etimo latino, la nostra e quotidiani. A mettersi in gioco, separarsi, rischiare per diventare piena-
parola (proveniente da e-ducere = "trasferire da un luogo ad un altro") mente donne e uomini (Demetrio, 2009).
venne ricondotta nel Rinascimento alla :filosofia socratico-platonica (e Ciò che abbiamo discusso in precedenza potrebbe correre il rischio di risul-
quell' e-ducere divenne verbo della terza coniugazione: "trar fuori, far emer- tare quanto mai connesso ad una interpretazione formale, sintattica, logica
gere mediante ragionamento dialettico" idee e saperi già custoditi dentro dell'impegno educativo o di ciò che fenomenologicamente (Bertolini,
lntrbduzione alla pedagogia e al lavoro educativo L La definizione dell'oggetto di studio
2001) avviene in una storia di vita, senza che si provveda a rispettare e gesti- ai cambiamenti epocali e locali; sempre è stata strumento, metodo, occa-
re consapevolmente le regole sopra accennate. L'educazione, secondo sione di controllo e indirizzo nei confronti delle nuove generazioni ad ope-
quanto detto, si compie comunque: non vi è mai totale assenza di stimoli ra dei gruppi di potere e delle aristocrazie intellettuali, religiose, culturali di
educativi. Si impara, certo assai meno, si cresce, si diventa adulti, anche ogni tempo; sempre, nondimeno, in forme ufficiali, informali, trasgressive
senza insegnanti ed educatori. ha favorito, in quanto veicolo di estensione dell'alfabetismo, dell'istruzio-
Il vivere, anche in condizioni di trascuratezza e abbandono pedagogico, si ne, dei saperi, l'emergere e il consolidarsi di modifiche attinenti sia .alle
incarica di modellarci e fornirci -.per attitudini genetiche, perché comun- mentalità e alla vita privata delle donne e degli uomini, sia ai principi guida
que si imitano comportamenti e idee - il minimo indispensabile per la so- ispirat~r~ (in opposizio~e a quelli ~aggiorit~ri) del cambi~ent~ ~ia via
pravvivenza. impost1s1 a seconda dell emergere di nuove esigenze e necessita sociali, eco-
Vige quindi un'educazione adattiva, spontaneamente assorbita nelle situa- nomiche e politiche; le quali, mutando anche il costume, le sensibilità, le
zioni d'esistenza anche le più precarie e ingrate; così come deve sussistere, singole esistenze individuali, non poterono e non possono che introdurre
in opposizione alla precedente, un'educazione di carattere intenzionale. La · incessantemente nei modi, nei fini e negli obiettivi concreti dell' educazio-
cui funzione consiste, oltre che nel contrastare gli eccessi di "naturismo ne variazioni significative. Forse, all'apparenza, slegate dagli orientamenti
educativo", nel programmare, prevedere, organizzare, gestire e valutare gli valoriali cui si è accennato, ma - in realtà - da essi sempre ispirati. Ogni
interventi ritenuti i più appropriati in relazione alle età, alle condizioni psi- atto educativo, connesso giocoforza ali' apprendimento di saperi, saper es-
cofisiche, ai saperi da trasmettere, ai condizionamenti originari (Cambi, sere, saper fare, è impregnato in misura implicita o esplicita di opinioni,
2004). modelli mentali, pregiudizi e dichiarati indirizzi valoriali (Iori,1,000).
Le educazioni L'educazione appartiene, e ne è un'espressione saliente, come più volte ri- Ne deriva che se l'educazione da un lato possiede una sua "vocazione" con-
appartengono badito, alle culture, e quindi il suo compito è volto a fornire indicazioni, servatrice, dall'altro contribuisce, e non poco, a seconda delle opinioni di
alla cultura regole, comportamenti di carattere socializzatorio e acculturativo, al fine di chi educa, al rinnovamento, sia sociale che dei destini individuali. Grazie a
consentire un adeguato ingresso nell'una o nell'altra compagine umana. Le tale lettura possiamo analizzare quali siano le condotte, le norme, i com-
parole dell'educazione non possono che rinviare anche ai valori, alle con- portamenti che regolano i contesti ai quali è "bene", con"'.~niente e dovero-
suetudini, ai dover essere e fare di quelle società e culture che, nel corso del so conformarsi per dirsi educati. O in corso di diventarlo. E questa un'ulte-
tempo, li hanno concepiti, riprodotti e trasmessi, in quanto rivelatisi fun- riore analisi, non difficile da applicare ai luoghi cosiddetti naturali preposti
zionali ora alla conservazione e perpetuazione di un dato ordine sociale, all'educazione (la famiglia, la scuola, le relazioni interpersonali, il lavoro
complesso o primitivo, ora alla rottura con tradizioni e consuetudini legi- ecc.) ai quali ciascuno di noi appartiene ed è appartenuto, che ci invita ari-
slative, forme di ingiustizia e oppressione, divenute incompatibili e d'osta- s~lire ancora una volta in primo luogo alle pratiche dell'educazione, for- ·
colo con l'evoluzione del progresso civile, scientifico, tecnologico. Con le mulando successivamente ipotesi di carattere teorico. Senz'altro utili al
legittime aspettative di chi aspirasse a modificare quelle regole consolidate passaggio metodologico dallo sguardo educazionale, esperienziale, esi~ten-
di cui l'educazione si rendeva garante. ziale (Demetrio, 2009), attento alle più disparate fenomenologie mediante
È, questo, il volto dell'educazione che è stato definito normativo: al quale, le quali l'educazione si manifesta, costruisce, organizza ecologicamente, a
quasi intuitivamente e per esperienza, si rinvia e si ricorre per rispondere quello prettamente pedagogico.
alla domanda eventuale che qualcuno potrebbe rivolgerci, per conoscere la
nostra opinione in merito. 2. L'educazione e la pedagogia
Questa ultima lettura, forse la più consueta e tradizionale quando si argo-
2.1. Pedagogia, scienza o scienze dell'educazione La pedagogia ha per oggetto L'educazione oggetto
menta d'educazione, non va comunque mai trascurata poiché costituisce lo
l'educazione, o più propriamente ha per oggetto una «riflessione organica, della pedagogia
sfondo contro il quale collocare i diversi aspetti considerati. Uno sfondo
che a seconda delle posizioni e delle ideologie educative ora viene enfatiz- razionale e critica sui problemi educativi» (Cambi, in Cambi, Giosi, Mariani,
zato, piuttosto che trascurato, ma che comunque costituisce un dato ineli- Sarsini, 2009, p. n) ovvero una teorizzazione «di quel processo rivolto a edu-
minabile rispetto alla varietà dei condizionamenti culturali, delle libertà di care, istruire e formare i soggetti, individualmente e socialmente intesi» (Ma-
scelta e di rifiuto degli stessi. riani, in Cambi, Giosi, Mariani, Sarsini, 2009, p. 103); quindi si occupa in
L'educazione, di conseguenza, approfondendo ora questa analisi prelimi- primo luogo delle conoscenze/teorie in campo educativo e in secondo luogo
nare, si è sempre uniformata e adattata - nelle sue declinazioni e funzioni - delle modalità di gestione dei processi educativi/formativi (Chiasso, 2002).
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 1. La definizione dell'oggetto di studio I
Nella Grecia antica il pedagogo era lo schiavo o il liberto che accompagna- educativa; questo perché iniziò a prender piede l'idea che si potesse fare un
'
va il fanciullo a scuola e che lo seguiva nei suoi studi (di questa figura si ha discorso filosofico autonomo e sensato sul!' educazione senza farlo discendere
testimonianza fin dai poemi omerici) ed è sempre in quel periodo che ini- da un sistema più complesso e che questo discorso potesse aiutare a migliora-
ziano le riflessioni sulla paideia (:n:mbcta), vale a dire sull'educazione, sulla re l'uomo e la società. Indicazioni di questo tipo pongono le basi per uno svi-
formazione dell'uomo greco. Infatti se fino a quel momento l'educazione
era concepita semplicemente come una pratica mediante la quale i giovani
venivano preparati ad entrare nella società, in Grecia, parallelamente alla
luppo della pedagogia come disciplina autonoma._ Significativo a_ quest? pro-
posito è il pensiero di Ro~sseau - per altro cons1de:ato un? de1_padn d~lla
moderna pedagogia per 1aver messo al centro del! educazione 11 bambmo
I
pratica, iniziò a svilupparsi un sapere relativo ai fini dell'educazione e alle
modalità più corrette per raggiungere lo scopo di formare un uomo "edu-
cato". Tali riflessioni si intrecciavano con quelle più generali sul tipo di so-
~ietà ideale cui l'educazione avrebbe dovuto preparare i giovani (Mariani,
con le sue esigenze e le sue capacità legate alle fasi di sviluppo di cui il mae-
stro deve tener conto nell'offiire esperienze di apprendimento - che solo una
«teoria pedagogica può autonomamente prospettare l'educazione dell'uo-
mo» (Chiasso, 2002, p. 20). Certamente anche per Rousseau la teoria peda-
I
m Cambi, Giosi, Mariani, Sarsini, 2009). Inizia qui a porsi il problema del- gogica e le proposte che ne conseguono sono funzionali ~ d_iscorso fìlosofìc?
la pedagogia, anche se ancora in forma implicita perché le teorizzazioni in- più generale, ma in ogni caso è importante che egli abbia ritenuto che la ri-
torno al!' educazione avanzate da Platone o da Aristotele e poi via via da flessione sull'educazione possa essere anche considerata in modo autonomo.
molti altri pensatori, e ciò almeno fino al XVII secolo, sono in realtà stretta- L'idea che la pedagogia potesse essere una scienza autonoma dalla filosofia L'autonomia
mente legate alle loro concezioni sulla società di volta in volta filosofiche si fece sempre più forte con l'avvento del positivismo nel XIX secolo. Il po- della pedagogia
politiche, letterarie o teologiche. In una parola, la pedagogia fino a queÌ sitivismo sosteneva che la conoscenza "vera" fosse solo quella derivante
mo~ento non è considerata una disciplina autonoma con un proprio sape- dallo studio della realtà secondo parametri scientifici (identificati in quelli
re. S1 dovrà aspettare dopo la seconda metà del Cinquecento, per lo meno utilizzati per le scienze esatte) e che anche lo studio dell'uomo e della socie-·
fino alle Rationes Studiorum che seguirono la Riforma protestante (la più tà dovesse essere condotto seguendo gli stessi criteri "oggettivi". Sulla scia
celebre delle quali fu quella dei padri Gesuiti del 1599), o le opere di autori di questa concezione anche le scienze umane - sociologia, psicologia, an-
come Comenio, per iniziare a intravvedere lo svilupparsi di un pensiero tropologia ecc. e, buona ultima, la pedagogia - iniziar~no a costituirsi
autonomo in materia di educazione (Chiosso,-2002). Ad.esempio Come- come "scienze sperimentali" e ad appoggiare le loro teorizzazioni sulla ri-
nio nella Didactica Magna (1657), partendo dalla finalità più generale che cerca empirica e non sulla speculazione 6.loso6.ca. Per marcare la differenza
tutti gli uomini/donne hanno il diritto/dovere ad essere educati, propone fra una riflessione sull'educazione strettamente legata alla filosofia e una
un p~rcorso f?r_m~tivo molto articolato sia dal punto di vista dello sviluppo che procedeva utilizzando criteri scientifici, gli studiosi dell'educazione ini-
(gradi scolasnc1) sta da quello delle modalità pratiche di lavoro con gli al- ziarono a definire la loro disciplina "scienza dell'educazione" e non più
lievi (orari, programmi, libri di testo, disciplina ecc.) che tengono conto "pedagogia", termine al quale, per altro, in quel periodo furono pratica-
del!' età e delle capacità dei singoli (per lui anche i disabili dovevano essere mente sempre associati gli aggettivi "sperimentale" o "scientifica", che sot-
educati). La cosa importante è che egli mise in pratica in vari contesti i pre- tolineano proprio la distanza fra un impianto metodologico «in grado di
supposti del suo metodo, vale a dire legò strettamente teoria e pratica edu- fornire strumenti scientifici agli insegnanti per sconfiggere ogni fo rma di
cativa e didattica. empiria e per porre sotto controllo ogni aspetto del fatto educativo» (ivi, p.
Il legame fra teoria Fi~o a quel momento le speculazioni filosofiche sul!' educazione e la pratica 22) e un impianto teoretico che derivava dalla «tradizione filosofica e reli-
e pratica educativa educativa avevano proceduto separatamente: da una parte c'era il pensato- giosa che, in genere, aveva affiontato le tematiche educative attribuendo il
re che avanzava proposte su come avrebbe dovuto essere la "buona educa- carattere "educativo" soprattutto al nucleo degli aspetti spirituali» (ibid. ).
zione" e dall'altra c'era la "realtà" educativa, le istituzioni educative, le Nel periodo successivo, al termine "scienza dell'educazione" si sostituì
scuole, le pratiche di allevamento. quello di "scienze dell'educazione", ancor oggi in uso, che sottolineava la
La scissione fra la riflessione teorica/filosofica e la realtà educativa del tempo necessità, per poter avanzare nella costruzione di una pedagogia c~~e
è continuata per circa un altro secolo e mezzo durante il quale, però, ad opera scienza, che il pedagogista lavorasse in stretta connessione con le altre disci-
di vari studiosi (fra gli altri Rousseau con l'Emilio del 1762 e Kant con il testo pline umanistiche (psicologia e sociologia in primis).
Pedagogia del 1803) si veniva affermando sempre di più la concezione che la Uno dei massimi teorizzatori di questo cambio di rotta fu Dewey, che nel
riflessione sull'educazione potesse/dovesse riguardare le questioni e i fatti suo saggio Le fonti di una scienza dell'educazione (1929) sostenne che la pe-
educativi, vale a dire dovesse basarsi non sulla teoria astratta ma sulla pratica dagogia è una scienza interdisciplinare perché nel suo lavoro deve tener
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
T 1. La definizione dell'oggetto di studio
conto d:gl~ ap~o~ ~ ~olte al~e ~sciplin: che nel loro procedere posso- ogico. Ma non solo: negli ultimi anni si è iniziato ad ammettere l'impor-
no formre mdicaz10m 1n matena di educazione. Le scienze coinvolte so g za dei temi educativi legati oltre che alle situazioni scolastiche anche a
le più varie, innanzitutto la fìlosofìa e tutte le scienze umane (psicolo ~o t: elle extrascolastiche, si sono riconosciute l'importanza e la possibilità di
· log1a,
s~c10 · ~tropo log~a · ) , ma ~neh e, le scienz~
· ga,
esatte. Il ruolo della pedago- ;ducazione in ogni età della vita e sono state ritenute passibili di educazio-
gia, o della scienza dell educaz10ne, e quello di armonizzare tutte queste co- e anche situazioni diverse da quelle in cui vi sia un educatore formalmen-
noscenze in chiave educativa. In questo modo la pedagogia assume per De- ne incaricato. Tutto questo ha portato alla richiesta di una maggiore specia-
wey le_ caratteristiche di scienz;i. au~ono~a ·con un proprio statuto .episte- ~zzazione settoriale e alla nascita di una pletora di "pedagogie", ciascuna
mologico che le permette, ad esempto, di operare delle scelte all'interno dei delle quali rivolta a un aspetto o a un momento particolare della formazio-
risultati delle altre discipline fra ciò che è proprio del campo educativo e ne dell'individuo: fra le altre, la pedagogia dell'infanzia, la pedagogia della
ciò che non gli appartiene. famiglia, l'educazione degli adulti, la pedagogia soci_ale, de~ lavoro, la pe~-
gogia della marginalità e della devian~a,_ la pedag?~1a med1ca,,_la pedagogia
2._2. Pedagogia_e scienze dell'edu~azi~ne og~i In _tutto il xx secolo la pedago- speciale, la pedagogia del corpo e cosi via. Bertolmi (1973!, ~ mterno de~,e
gia accentuò il suo carattere d1 scienza mterd1sciplinare. Questa scelta fu scienze dell'educazione distingueva opportunamente fra scienze umane ,
anche !l frutto del desiderio di offrire a co!oro che operavano in campo intendendo con questa dizione quelle scienze come la psicologia, la socio-
educativo alcune proposte che avessero solide basi scientifìche. Nel frat- logia, la linguistica e cosi via per il versante in cu~ a~evano a che ~are _co~
tempo le scienze cui la pedagogia faceva riferimento, oltre che complessifi- l'educativo, e le "discipline pedagogiche", che cosmmscono le declmaz10n~
carsi, vennero articolandosi al loro interno e gli studiosi di pedagogia ini- settoriali della pedagogia e che, ciascuna per il proprio settore, utilizzano 1
ziarono a specializzarsi. Nacquero cosi la psicologia dell'educazione, la so- risultati sia delle scienze umane che di altre scienze (si pensi ad esempio
ciologia dell'educazione, la fìlosofìa dell'educazione e cosi via, mentre la agli studi sulle nuove tecnologie in educazione) e quelli _di al~re dis~ip~ine.
stretta collaborazione con coloro che agiscono in ambito educativo portò Questa grande espansione, questa vivacità, questo fionre di specifici set- Pedagogia legata
la pedagogia ad occuparsi, oltre che della riflessione più generale sull' edu- tori di ricerca derivano dal fatto che la pedagogia è suettamente legata alla realtà
cazione, anche della strumentazione necessaria ad operare con successo alla realtà e si pone come una scienza che prospetta soluzi~ni alle necessità
nella pratica educativa stessa. Attualmente le scienze dell'educazione costi- via via poste dalla società in cui opera. Ma ciò pone problemi ~ interr~ga-
tufs_c~no _un~ «ret: sistemica ( ~ unit:ria e coerente) di "scienze" (saperi tivi che sono parte del dibattito attuale riguardo alla pedagogia. Il pnmo
cnttci e giustifìcatt) nella quale mterag1scono» (Chiosso, 2002, p. 24) disci- problema riguarda l' esisten~a o meno ~i un og~etto eh: dia unità e costi~
pline che a vario titolo e livello si occupano di educazione. In una parola, tuisca un filo conduttore d1 tutte le scienze dell educazione, anche perche
oggi la pedagogia è «un arcipelago di saperi in continuo movimento e in la proliferazione dei sottosettori sembra rendere più difficile il compito di
costante metamorfosi/evoluzione che dialogano fra loro concentrandosi collegare fra loro tutte le scienze e le discipline dell'educazione, visto che
intorno a un focus centrale e prioritario: la formazione del soggetto, singo- la riflessione sulla formazione e sull'esperienza formativa, che è la base
larmente o socialmente inteso» (Mariani, in Cambi, Giosi, Mariani, Sarsi- sulla quale la pedagogia è in grado di dialogare con le altre scienze, sem-
ni, 2009, p. 130). bra troppo ampia e generica. Un aluo motivo di dibattito fra i pedagogi-
Arcipelago di saperi Nonostante l'oggetto sia chiaro e unitario, a volte, affrontando le varie sti riguarda il ruolo della pedagogia nei confronti delle altre sci~nze dell' e-
scien2:_che co~tituiscono l'arc!pelago delle scienze dell'educazione, si può ducazione. In particolare, se la pedagogia intesa come pedagogia generale
avere l 1mpress10ne che non esista uno schema unitario cui riferire i risulta- sia da considerarsi sullo stesso piano delle altre scienze o se debba essere
ti delle '.nd~gini cond?tte i~ c_ampi cosi differenti sia per metodologie di considerata la disciplina di raccordo, di gestione delle diverse letture che
approcc10 sta per tecmche d1 ncerca. Ad esempio, lo storico della pedago- del fatto educativo danno le diverse scienze. Oltre a ciò, la stessa pedago-
gia utilizzerà le metodologie proprie dell'indagine storica, lo psicologo del- gia risente delle differenti impostazioni ideo~ogiche, filosofi~he e r_eligiose
1' educazione o il sociologo dell'educazione indagherà utilizzando le meto- dei suoi studiosi per cui vi può essere una diversa accentuazione nguardo
dologie e i paradigmi propri di quelle discipline e cosi via. L'impressione alle finalità dell'educazione, alle dimensioni etiche e valoriali dell'educa-
sarà avvalorata dalla presenza di società scientifiche legate alle singole disci- zione oppure alle dimensioni più concrete dell'esperienza e alle loro r:dici
pline. In effetti la proliferazione di campi di ricerca e di diverse discipline storiche, sociali e culturali. Anche il ruolo assegnato alla filosofia puo e~-
che si occupano di educazione che non sempre sembrano coordinate fra sere diverso: c'è chi ritiene che la filosofia stia comunque alla base della ri-
loro è una delle maggiori difficoltà che si riscontrano oggi in campo peda- flessione pedagogica e chi, invece, pur riconoscendo l'importanza della fi-
22
.,.,
1. La definizione dell'oggetto di studio
introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
L'educazione
piega di qualsiasi società e nell'intera esistenza di ogni soggetto indivi-
duale e collettivo.
Oltre le sue dimensioni formali, intenzionali, negoziate e condivise (la
praticabilità o l'impraticabilità di nuove di~~~ion_i dell'~i~t~nza, ~ inter~
rogarsi in maniera nuova rispetto alla possibilita o imposs1~1htà dei propn
progetti (apprendere una possibilità altra rispetto a sé stessi). .
I
è un fenomeno
diffuso
e complesso
scuola in primo luogo), i cui esiti corrispondono o dovrebbero corrispon-
dere ai desiderata di coloro che vi sono coinvolti, l'educazione si avvera nel-
le famiglie, nei quartieri, in compagnia di amici e/o amiche, in solitudine,
Le didattiche che è possibile incontrare nella fitta trama del nostro quoti-
diano educativo informale sono molte e diverse e possono, ad esempio, af-
fidarsi all'imitazione mediante cui si apprendono e si ripropongono, quasi
I
in episodi eccezionali od ordinari, nelle varie prime o ultime volte che co- con naturalezza, per introiezione modelli di vita, modi di pensare, sistemi
stellano la vita di ciascuno. Si realizza altresl nelle esperienze professionali,
nell'esposizione ai mezzi di comunicazione di massa, nelle dimensioni af-
fettive, ludiche, operative, luttuose dell'esistenza (Demetrio, 1995), e ognu-
di conoscenze, miti, riti e altro. Questo ci porta a riprodu~re e a trasmettere
l'ethos che abbiamo "respirato" negli anni dell'infanzia in famiglia, cosi
come ad assimilare con facilità i valori che i mezzi di comunicazione di
I
na di tali esperienze costituisce una metaforica e/o reale "aula" in cui acca-
dono cambiamento, trasformazione, ripensamento, apprendimento. La di-
mensione diffusa dell'educazione vive attorno e, contemporanean1ente,
massa ci propongono con maggiore frequenza, o, ancora, a imitare modelli
sociali che appaiono, o sono fatti apparire, vincenti. Tutto ciò accade sul
luogo di lavoro, nella scuola, in fam.iglia, con il gruppo dei pari, in una pa-.
I
rola, nel quotidiano. L'educazione è quindi un'esperienza di cambiame~to,
dentro quella formale, influenzandola, supportandola o, a volte, conflig-
gendo con essa. La sua azione si attua anche senza che i protagonisti se ne
avv~dano; anzi, il suo portato sembra a volte trarre energia proprio da que-
e questo a prescindere dal fatto che tale cambiamento possa essere conside-
rato auspicabile o non auspicabile, consapevole o inconsapevole, program- I
sta mconsapevolezza, da questo suo agire senza "permesso". mabile o no (Tramma, 20086).
La storia educativa di qualsiasi soggetto non si presenta quindi come un li- La storia educativa
La consapevolezza attorno a tali articolazione e complessità dell'educazione
invita quindi a non semplificare rispetto alla sua essenza e alle sue moltepli-
ci manifestazioni, pena l'escludere da un'analisi pedagogica molte pratiche
neare e continuo processo di accumulazione e sedimentazione di saperi,
così come i differenti saperi non assumono una configurazione a "canne
I
d'organo" - cioè distinti e separati che non interagiscono gli u~i c~n. gli al-
e molti esiti educativi che coinvolgono le persone nel corso di tutta la loro
esistenza. Nello stesso tempo, tale consapevolezza obbliga a non lasciare
nel vago la sostanza dell'educazione e a tentare di tracciarne un'identità che
tri - 0 una configurazione a "piramide" - cioè una larga base di solidi sape-
ri essenziali sulla quale poggiano e si accumulano ordinatamente e irrever-
I
permetta di individuare il suo reale farsi, cioè consenta di riconoscere e di- sibilmente saperi specialistici e apicali-, ma assumono invece una configu-
razione dinamica nella quale si combinano differentemente i saperi pre-
'I
stinguere un'esperienza educativa da una qualsiasi altra pratica di vita o,
meglio, di capire quando un'esperienza di vita è, è stata o potrà essere senti, sia attivi ed espliciti sia inattivi e latenti, ma anche i saperi assenti,
educativa. cioè la consapevolezza, o solo la vaga percezione, di non posseder~ suffi-
La necessità di tenere insieme la consapevolezza della complessità dell'edu- cienti strumenti per i propri progetti di vita. In questo senso, la stona edu-
cazione con l'esigenza di individuare una definizione funzionale si rivela cativa di qualsiasi soggetto può essere intesa come sequenza ininterrotta di
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
1 1. La definizione dell'oggetto di studio
continuità
,. · e discontinuità,
. di acquisizioni e perdite di saperi differenti· , eh e
Anche le finalità e i contenuti che connotano le esperienze educative ma-
s mtrecc1ano e mteragiscono tra loro, dando luogo a ibridazioni, a solidi ,
ma anche a debolezze. tà.
curano e si configurano in un periodo storico e in un luogo geografìco-
culturale, anche loro devono essere contestualizzati, pur se tale contestua-
I~ questo quadro, il lavoro educativo intenzionale si pone come un'es e-
lizzazione non comporta negare la presenza di elementi (saperi, auspici di
nenza tendente a perturbare tale dinamicità: è azione che fa emerger;!
apprendimenti, istituzioni, metodi didattici, idee di essere umano e di so-
consapevolezza della mancanza di saperi ("so di non sapere") e la con a
I d Il' · sape- cietà) che attraversano i tempi e i luoghi mantenendo sostanzialmente in-
v~ ezza e es~stenza dì saperi _("so di sapere") per stimolare a combin r
variati, anche per lunghi periodi, i loro caratteri costitutivi. Piuttosto, la_
di~ersamente m relazione ai diversi piani dell'esistenza dei soggetti inter::~
sat1. contestualizzazione nega l'immutabilità di tali caratteri, cioè il loro porsi
come universali immodificabili e perenni che trascendono il tempo storico
I progetti e le pratiche educative intenzionali, nei quali gli obiettivi so
(dovrebbero essere) identifìcati e dichiarati, mirano quindi a tracciare no in cui si collocario, così come nega il loro essersi creati fuori dell'immanen-
. ' d" op- za di tempi e di luoghi, a priori dell'esistenza per come·storicamente ha
portumta. 1 consapevolezza,
. occasioni di trasformazione e possibilit'a d.I
preso forma. Anche in questo caso, si potrebbe dire con Sartre (1968), è
P:rotagoms~o sos~mge~do ~ ~o~etto, individuale e collettivo, al raggiun-
g~m~nto ~ _una piena t1tolar1ta d1 sé, quanto meno alla massima titolarità l'esistenza che precede l'essenza, anche ciò che appare universale ed eterno
dr se possibile nelle condizioni date. è stato prodotto in un luogo e in un tempo. Finalità e contenuti di espe-
L'educazione avviene rienze educative che oggi appaiono esistenti da sempre potrebbero non
Quella ~d~~ativa è un_' espe~i~nz~ che avviene sempre in un tempo e in un
in un tempo trovare nel passato una corrispondenza o non sopravvivere al trascorrere
luogo,• eroe m• contesti stonc1 (dimensione macro) in cui si è "gettati" ("1n
e in un luogo • • , e, . • ,,
del tempo.
una v1ta m cm s1 e ospm : «essere ospiti della vita vuol dire che siamo nati
senza vol~rlo o_ ~aperlo_ in un deter~ìnato tempo e luogo» (Bodei, 2010 , Il luogo-tempo in cui l'educazione avviene procura i materiali e le proce- Vincoli e possibilità
~- 4) e ne1 quali mterag1scono fatton economici, politici, societari, cultura- dure di dettaglio con i quali essa si costruisce, e tale luogo-tempo si presen-
li eh~ dann~ for~a sp~c~fìca alle circostanze relazionali-esperienziali (di- ta contemporaneamente come un quadro di vincoli e di possibilità: da una
me~sJO~e m1c:o)_ m cml educazione si avvera. Per esempio, l'educazione parte, si pone come ostacolo, freno, inibizione allo sviluppo individuale e
a:-v1ene m famiglia, _ma la f~iglia non è un'idea-prassi perenne e immuta- collettivo e, dall'altra, offre anche opportunità inedite e inaspettate, utili
bile, beasi ~ la pranca relazionale che si confìgura in un determinato ·mo- alla trasformazione dell'esistenza delle persone e dello stesso incedere stori-
mento ston~o m u~ particolare luogo geografìco e culturale: la famiglia co. Queste coordinate spazio-temporali definiscono quindi la cornice en-
estesa e patriarcale t1p1ca delle società tradizionali, piuttosto che quella nu- tro cui è gettata e si compie la vita di ognuno, in cui si dispongono e si at-
cleare diffusa nelle società moderne; la famiglia in una società (in una mo- traversano quelle particolari esperienze che contribuiranno a comporre in
rale) che prevede l'istituto del divorzio e quella in una società (in una mo- modo unico le identità, individuali e collettive. Nonostante la contempo-
rale) che non lo ~revede, la ~iglìa ~terosessuale, ma anche quella omo- raneità si caratterizzi per la sua spiccata vocazione individualista (atomi-
sessual_e ecc. Pensiamo~ ~ual~ npo ~1 educazione valoriale albergasse, per sta), la personale e unica biografìa formativa di ognuno continua ad assu-
esempio, presso le famiglie d1 quell Italia ancora rurale e tradizionale del mere una propria precipua forma sempre e solo all'interno di quel com-
sec~ndo dopogu~rra, a quali tipi di valori queste famiglie avviassero i loro plesso intreccio che la vede componente di una storia più ampia, una storia
figli: o le loro ~gl~e: troveremmo orientamenti valoriali differenti se analiz- collettiva senza la quale essa neppure esisterebbe (Barcellona, 2000, p. 17).
zassimo le famiglie urbane di quegli stessi anni. E questa dialettica tra la storia individuale e quella collettiva, tra il presen-
~'edu~azione avviene a scuola, ma la scuola non è un'istituzione immate- te, il passato e il futuro, in virtù della complessità che la contraddistingue
n~e; ~vece è quel particolare tipo di organizzazione della formazione che non può mai dirsi certa, esaurita, definitiva, ma aperta e attiva.
a~1sce ~n una società sviluppata o in una arretrata, nel centro di una citta-
d~na d1 provincia o ai margini di una megalopoli: immaginiamo per esem- 3.2. L'educazione nel bene e nel male La constatazione della complessità
p10 una sc~o~a_durante il per~odo ~ascis~a e la stessa alla fine degli anni ses- dell'educazione, della sua intrinseca contraddittorietà, del suo disseminarsi
santa o ali m1Z10 del terzo m1llenmo. L educazione avviene nelle relazioni nella vita, pone le basi per lo sviluppo di ulteriori riflessioni: l'educazione
con altre persone, ma la persona non è un'entità astratta, bensì la risultan- non può essere concepita e percepita come un'esperienza che produce sem-
te delle appartenenze e dei processi materiali che hanno contribuito a for- pre e comunque effetti positivi per l'insieme dei soggetti interessati o per
marla e che essa stessa ha contribuito e contribuisce a determinare.
l'umanità intera.
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo T 1. La definizione dell'oggetto di studio
e attraente di educazione, più condivisa e/o dichiarata (alle volte solo for-
L'educazione Nella storia dell'educazione sono state scritte pagine bianche, m a anche
non produce sempre pagine nere, vi sono casi di educazione tendenti alla libertà, all'autodeter- malmente condivisa e dichiarata) che si è stabilizzata come punto di riferi-
effetti positivi minazione, alla democrazia, ma anche casi tendenti in tutt'altre direzioni· mento dopo anni di dibattito pedagogico e culturale, ma è solo una tra le
indottrinamento politico e sociale, violenza, sterminio (si pensi al fascism~ possibilità che si sono materializzate nel corso della storia e sono presenti
e al nazismo). Paradigmatici in questo senso (anche per l'attualità della oggi.
questione in tempi di importanti processi migratori internazionali) sono la L'educazione ha una sua storia peculiare che sta nella storia generale. La
concezion~, ~I ~issuto ~ I~ pr~t~ca del rapporto-con l'altro (individuo, grup- storia del!' educazione non è limitabile solo a quella delle istituzioni educa-
po, co_llett1v1t~) da se (md1v1duo, gruppo, collettività). Se si legge, per tive (della scuola) o alla storia di alcune pur importanti e pressoché univer-
esemp10, Monn ( «Dobbiamo non più opporre l'universale alle patrie, ben- sali esperienze (la famiglia), ma è compresa nella storia della società tutta e
sì legare concentricamente le nostre patrie - familiari, regionali, nazionali, interagisce continuativamente con le altre storie "parziali" che vi sono
europee - e integrarle nell'universo concreto della pratica terrestre», Mo- comprese.
rin, 2001, p. 78), si evince un'intenzionalità educativa tesa a favorire il reci- L'educazione vede intrecciarsi in un gioco di reciproche influenze il passa- L'intreccio
to, il presente e il futuro, e questo sia per le esperienze educative intenzio-
tra passato,
proco e maturo riconoscimento tra soggetti diversi. Ma vi possono essere
anche altri messaggi ed altre esperienze educative, collocati soprattutto sul nali e formalizzate sia per quelle informali e non intenzionali. Si educa nel- presente e futuro
piano dell'informalità (dai mezzi di comunicazione di massa alle "chiac-
chiere da bar", dall'espressione di alcune posizioni politiche alle reazioni
l'adesso per il presente e per il futuro, ma il presente e il futuro sono in-
fluenzati dal passato, a volte come vincolo dal quale non si può prescindere
(pensiamo per esempio a quelle tradizioni culturali, familiari, valoriali che,
l
degli autoctoni in un quartiere a forte presenza di migranti), in cui il rap-
nell'Italia rurale premoderna, sono state tramandate "senza errori" da una
L'idea e la pratica
porto con l'altro può essere appreso diversamente, in cui le "nostre patrie"
sono separate e contrapposte.
Infatti, l'idea-pratica dell'altro che può svilupparsi in una società e/o in
generazione all'altra per secoli), altre volte, quando possibile, tale passato
di riferimento è "scelto" (selezionato, enfatizzato, utilizzato) e reinterpre-
I
dell'altro una cultura aperta, che valorizza le componenti culturali interne ed esterne tato anche sulla base delle condizioni del presente e dell'immaginazione del
ad essa, che ritiene che la diversità attivi processi che producono un bilan-
cio positivo per l'insieme della società, è diversa dall'idea-pratica dell'altro
futuro.
L'intreccio tra i diversi tempi dell'educazione trova nella'scuola una delle
esperienze di massima evidenza; infatti, la scuola è un progetto sociale or-
I
che matura in una società che considera la contaminazione tra culture di-
ganizzato che si svolge nell'attuale con il compito di favorire l'ingresso del-
verse un indebolimento delle proprie strutture, che pensa di essere stata
prodotta da una storia monoculturale separata e autosufficiente.
Vi è un'educazione che tende a mostrare l'altro come alleato, amico, com-
le nuove generazioni nella società presente, generazioni che saranno adulte
nelle società future (si educa il bambino del presente anche in funzione del
I
partecipe, ma anche un'educazione che vede l'altro come nemico, m inac- suo essere adulto nel futuro). Gli educatori (insegnanti) del presente si
cia, essere inferiore, e gli esempi nel corso della storia dell'umanità non
mancano certo.
sono formati nel passato, in altri tempi sociali ed educativi, e sono impe-
gnati a educare per un presente e un futuro diversi da quelli in cui si è stati
e si è formati. Lo stesso vale per l'esperienza familiare: i genitori attuali
I
L'i~ea che l'e~u~ione sia un processo che tende a dare forma a un sogget-
sono stati in buona parte formati nel passato, educano al presente, ma an-
to m grado d1 sviluppare le proprie potenzialità, costruire con piena auto-
nomia la propria vita, essere coinvolto in relazioni di reciprocità positiva
con gli altri, è una delle possibili idee/prassi di educazione, un nucleo inva-
che a un futuro non sempre prevedibile nelle sue configurazioni.
Il gioco tra passato, presente e futuro è influenzato dalle condizioni stori-
I
riante che, per quanto riguarda l'Occidente, origina dalla paideia greca per che in cui si svolge, in particolare dalla solidità e dalla durata dei tre tempi.
ripresentarsi in tutti gli "umanesimi" sino ai nostri giorni. È l'idea che in-
travede con convinzione il fine dell'educazione derivandolo dalla stessa na-
In una società statica, tradizionale, ferma, le tre dimensioni temporali han-
no (hanno avuto) solidità e durata: il passato costituisce il deposito da cui I
tura umana, e che trova nelle lezioni kantiane la sua esplicitazione più net- trarre i saperi (immutabili, validi, certificati dalla tradizione) da trasmette-
ta: «l'educazione ha per fine di realizzare, nell'uomo, la vera umanità [... ]
l'essenza razionale e morale dell'uomo, la moralità.L'educazione deve con-
re per affrontare un presente che si pensa uguale al passato, e per proiettarsi
in un futuro visto come lineare continuazione di quello che c'è stato e c'è.
In una società statica sono molto ben chiari gli obiettivi, i contenuti e i me-
1
durre l'uomo dall'animalità all'umanità; deve trasformarlo da essere sensi-
todi dell'educazione: la perpetuazione di un esistente che proviene dal pas-
bile in essere razionale; deve portarlo dal dominio della necessità fisica al
dominio della libertà razionale» (Abbagnano, s.d., p. x). È l'idea più solare sato. Questo riguarda tutta la possibile gamma dei saperi: da quelli profes- I
--------~----·- - - - - - - - - - - - - - - - -~ ==·-·- ----- -··-··-·--·· - - - - - - - - - - - - --- -
s,io~~i a quelli ~elativi ai rapporti tra donne e uomini, dalle spiegazioni sul-
dalle orme di chi li aveva preceduti. Per la prima volta i figli (e più tardi le
I ongme della vita alle mete cui le persone possono aspirare.in relazione alla
fìglie) dei contadini hanno potuto immaginare e percorrere per sé stessi
loro c?llocazione sociale. In una società moderna il gioco tra i tempi è alte-
I
strade nuove, oltremodo diverse da quelle di coloro che li avevano prece-
rato, il passato non è più il magazzino in cui trovare orientamenti per il duti.
presente e il futuro, i saperi necessari devono essere continuativamente "in- L'avvento della grande industria, le migrazioni interne di massa, la diffu-
ventati" e costantemente legittimati.
sione di un "benessere" sino ad allora inimmaginabile cambiano in modo
Ciascuna persona si trova, infatti, al centro di un complesso tessuto educa" irreversibile le cornici che non soltanto hanno fatto da sfondo alle espe-
rivo che la rende, indipendentemente dalla sua consapevolezza, il crocevia rienze del quotidiano lavorativo, scolastico, familiare e sociale, ma ne han-
di messaggi, esperienze, suggestioni di apprendimento che maturano nelle no stabilito una nuova cifra.
culture dei tempi storicamente abitati. Il riconoscimento dell'esistenza e N el complesso e variegato mondo della modernità e del consumo si ri- Il compimento
dell'importanza dell'educazione "diffusa" permette di constatare la presen- scontra, infatti, la presenza di esperienze educative del tutto nuove, por- della modernità
za di soggetti educanti non tradizionalmente intesi, che afferiscono a pre- tattici di messaggi e valori differenti che hanno contribuito a modificare
senze d'ordine materiale, oggettuale ma anche virtuale. È possibile così in modo sostanziale il rapporto con le cose, con gli altri, con la propria
scoprire e analizzare, per esempio, il portato formativo di eventi storici tradizione, con sé stessi. La descrizione del clima educativo di questi
come i conflitti bellici, i disastri naturali, le emigrazioni e le immigrazioni, anni passa proprio attraverso gli ogg:tti che di _quèsta tr~sf~rmaz~one,_ :
o di alcune forme di comunicazione e intrattenimento, come nel caso di di una nuova educazione di massa, s1 sono fatti portaton. E dall anal1SI
trasmissioni radiofoniche, programmi televisivi, accessi multimediali (sia- pedagogica della loro materialità educativa che è possibile cogliere il por-
no essi cl' ordine culturale, politico, commerciale, religioso). L'educazione tato di questi tempi, a partire da quella "irresistibile" natura che con-
cessa di essere ricondotta esclusivamente/prevalentemente a una relazione traddistingue le "cose" appartenenti al quotidiano, e dell'inappellabile
diretta tra un soggetto che educa e uno che è da questi educato per assume- fo rza educativa che esse, nella loro semplice presenza, sprigionano (Paso-
re configurazioni assai più varie, complesse e diversificate.
lini, 2003, pp. 34-5). .
La repentinità che ha segnato questi tempi, che non a c~so ~ono passati
4. L'educazione e il tempo storico alla storia con il nome di "miracolo economico", ha contribmto a marca-
re e a rendere più evidenti e dunque più facilmente percepibili le con-
4.1. La modernizzazione dell'Italia L'educazione degli inizi del primo secolo traddizioni fra !"'antico" e il "moderno", stimolando differenti modi di
del nuovo millennio è un prodotto indiretto della storia tutta, e diretto della pensare e di agire nuove identità, e trasformazioni che hanno i~ciso an-
seconda parte del Novecento e dei cambiamenti che l'hanno interessato, che sugli apprendimenti. Col passare del tempo sono andate diffonden-
cioè di quei decenni in cui si è compiuto, affermato e superato il processo dosi, per esempio, modalità più individuali e libere, meno vincolanti che
di modernizzazione (industrializzazione) dell'Italia. in passato, di vivere la dimensione privata e collettiva. In questo senso, il
L'Italia
In brevissimo tempo l'Italia agricola ancora prevalente alla fine dell'ultima diffuso inurbamento ha dato vita a nuove opportunità culturali e ricrea-
del Novecento
guerra si è trasformata in potenza economica industriale di rilevanza mon- tive fra cui poter scegliere, la fabbrica ha suggerito nuove dimensioni
diale. I repentini cambiamenti economici e sociali che si sono verificati dal- identitarie e politiche, il cinema e la televisione hanno sollecitato com-
la seconda metà degli anni cinquanta hanno dato vita ad esperienze del tut- portamenti di consumo e stili di vita diversi, se non del tutto alternativi,
to inedite che hanno lasciato, a loro volta, un segno indelebile del loro pas- rispetto a quelli tradizionali. La stessa mobilità di massa, fatta di piccole
saggio trasformando, cambiando, educando le esistenze, singolari e collet- utilitarie e Lambrette acquistate a rate, ha permesso a un numero sempre
tive, che sono state coinvolte nel miracolo economico. Sono stati i piccoli crescente di famiglie e di giovani di trascorrere il proprio tempo libero as-
quanto i grandi cambiamenti del quotidiano a costituire la didattica dei secondando i personali desideri, svincolandosi dalle rigidità e insufficien-
nuovi apprendimenti e a definire un nuovo clima sociale ed educativo. Le ze del sistema dei trasporti collettivi. Anche altri beni come il frigorifero e
vite delle persone, abituate a riproporsi per secoli all'interno di una società la lavatrice hanno contribuito al processo di metamorfosi collettiva, libe-
ancora molto chiusa ed autoreferenziale, imperniata sui precetti del sistema rando il tempo della donna (che tuttavia in questi anni è ancora ferma-
familiare, comunitario e religioso, si sono dischiuse alle nuove prospettive mente vincolato alle dimensioni di cura e impegno intrafamiliari) e incre-
e sperimentazioni, possibili a partire proprio da questi anni. Le traiettorie mentando il benessere delle nuove famiglie nucleari che incominciano a
esistenziali dei singoli hanno cosl lasciato le direttrici collettive tracciate scegliere abitazioni assai meno romantiche dei vecchi borghi rurali, ma
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 1. La definizione dell'oggetto di studio I
buona cartina al tornasole delle idiosincrasie che differenti seppur coeve
~bite per il loro maggiore comfort (per esempio, in esse il bagno cesserà
d1 essere un bene condiviso e diventerà un bene privato) e per la possibili-
tà della tanto anelata privacy.
educazioni informali (e formali) possono sviluppare in assenza di una ri-
flessione pedagogicamente orientata e consapevole. Il tempo del boom è
I
Ciò che ~g~i consideriamo parte naturale e scontata del nostro panora- stato attraversato dalle donne come un sentiero impervio e tortuoso, con-
ma quotidiano, al tempo venne salutato con enorme entusiasm o, ma
anche con forti resistenze e timori, poiché simbolo di un'effettiva rivo-
traddistinto dai sensi di colpa sollecitati dalle contraddizioni fra nuove op-
portunità e vecchi precetti o divieti e una generale confusione dovuta alla
I
luzione. Una rivoluzione che proprio in quegli anni veniva colta e com- coesistenza di sistematici nuovi richiami al benessere e di vecchi modelli
presa nei suoi profondi e contraddittori risvolti educativi (Pasolini
2003, p. 78).
Nel processo di modernizzazione dell'Italia, all'educazione è stato affidato
'
educativi (politici, religiosi e familiari).
Educazione intenzionale ed educazione diffusa non smettono tuttavia di
intrecciarsi, confondersi e contraddirsi. Mentre si proponevano appelli a
I
l'importante compito di adeguare il cittadino ai tempi che si delineavano. tutela dei pericoli della modernizzazione, le persone comuni cercavano di
La nascita della scuola media unica nel dicembre 1962 ha sancito l'interes-
se ,~el p~ese, e di chi allora lo governava, a preparare le nuove generazioni
affrontare gli effetti di questa con gli strumenti e le opportunità che soven-
te essa stessa proponeva loro, riuscendo, a volte, anche a contrapporsi a
I
~l _1~senmento nel tes~uto sociale e lavorativo per dare linfa ad una produt- quegli aspetti che sentivano di non poter condividere o accettare. L'impor-
L'educazione
nvita che finalmente si era ammessa come correlata al sistema di fo rmazio-
ne (Santoni Rugiu, 1987, p. 687).
Non è stato tuttavia solo attraverso la scuola che il paese ha cercato di edu-
tante ampliamento dell'accesso della massa popolare al mondo dei consu-
mi stava, infatti, erodendo «l'autorità delle mediazioni culturali di ieri, [de- I
tronizzando] il potere di acculturazione della chiesa [e anche del partito]
alla modernità car: la propria_ cittadinanza alla modernità velocemente sopraggiunta.
Un altra educazione, quella al consumo, è da tenere in debito conto: la te-
levisione, infatti, ha contribuito notevolmente a rendere più familiari e de-
sul privato» (Zizola, 1998, p. 258).
molto significative, il cui portato ha contribuito a disegnare i tratti di una legittimazione di scelta e arbitrio sino a poco tempo prima impensa-
nuovo clima educativo che necessitano di essere rintracciati e compresi. un bili. .
Gl~ ultimi decenni del Novecento si faranno portatori di «nuova morale» Tutti questi cambiamenti, iniziati anni prima, trovano ora una stabile defì.-
(Gmsborg, 1989, p. 550), le cui radici affondano nel clima della più effime- izione e un consolidamento, soprattutto nelle ripercussioni sulle educa-
ra e passeggera risalita economica che ritroviamo negli anni ottanta, nelle :ioni dei singoli. Si moltiplicano infatti esperienze educative c~e stimolan?
sensibili trasformazioni che investono il campo del lavoro, dell'informazio- nuovi apprendimenti. Gli ultimi decenni del secolo scorso si contraddi-
ne e della cultura, nella definitiva eclissi delle grandi istituzioni del passato stinguono per un profondo individualismo, in cui giov:mi e ~dulti _v~ngo~
quali la fabbrica, il partito, il sindacato. La stessa classe operaia, che cessa di no coinvolti in una ri-costr112ione identitaria che, pnva dei tradizionali
essere una categoria politica e sociale in cui identificarsi e in nome della punti di riferimento, cerca ora per sé nuove_strade, fra rischi di smarrimen-
qu~e_pro~uovere az~oni, riflessioni e interpretazioni di sé e dei rapporti to ed opportunità di individuazione autennca.
sociali, lascia progressivamente il posto a una più generica e assai meno im- I nuovi orizzonti valoriali sembrano tuttavia trovare la loro principale, se
pegnativa e significativa compresenza di ciascuno nel concetto di "gente". non esclusiva, ispirazione nelle diverse modalità di consumo e consumi-
La crisi dei luoghi Quelli che nel passato erano stati luoghi e istituzioni significativi di forma- smo che si sono affermate e nei più recenti sistemi di informazione e co-
intermedi ~ione di~~a ora entrano in crisi. Non solo scompaiono alcune delle più municazione mediatica di massa che ne costituiscono il principale volano
di educazione importann mfrastrutture che li accolgono (attraverso lo smantellamento di di sviluppo e diffusione. La categoria del consumo si è sostituita ~ q~ella
diffusa alcu~i storici po~i della produzione industriale), ma si perdono quei signi- del lavoro, assumendo progressiva centralità sino ad assurgere a «pnnc1pale
fican che al loro mterno e attorno si erano andati nel tempo costruendo. La elemento di integrazione sociale» (Magatti, De Benedittis, 2006, p. 71). Le
stessa dimensione della fabbrica, fino a pochi anni prima cardine del siste- azioni e i significati assunti dal consumare, dal possedere, dal desiderare,
ma produttivo e centro nevralgico del rapporto fra la dimensione privata e dall'acquistare, dal vendere, dal promuovere pubblicizz~do, si moltiplic~-
quella pubblica, dismette la propria centralità economica lasciando spazio no esponenzialmente superando i loro naturali confìm ed estendendosi,
a sistemi di · decentramento produttivo e robotizzazione, dichiarando la colonizzandole, ad altre esperienze che originariamente non intratteneva-
fine dello stato di piena occupazione sostituito da quello di "crisi perma- no con esse alcun genere di relazione e che, diversamente, _garantivano ag~i
nente". La dismissione delle grandi fabbriche comporta l'esaurirsi di quei individui e alla collettività, nell'ordine della gratuità, complesse opportum-
sistemi di socializzazione, costruzione e riproduzione dei rapporti sociali e tà identitarie (ivi, p. 73).
del!' educazione che in esse trovavano spazio e senso. Questa fine segna ine- N el nuovo contesto individualista, caratterizzato da una maggiore libertà La televisione
vitabilmente anche la crisi di quei luoghi e di quei soggetti che un tempo dei singoli ma, contemporaneamente, da una povertà di relazioni sociali si- nuova esperienza
ospitavano e garantivano una continuità educaLiva e una formazione diffu- gnificative e di importanti rapporti con istituzioni e tradizioni, la televisio- educativa
sa ad alcuni valori. ne (naturale cinghia di trasmissione e moltiplicazione della cultura del
In quegli stessi anni alle trasformazioni appena descritte se ne sommano al- consumo) assume, senza volerlo riconoscere, un mandato educativo im-
tre, non meno rilevanti per i percorsi di formazione dei singoli individui, portante quanto rischioso. Oggi come ieri essa contribuisce, infatti, alla
che progressivamente vedono assottigliarsi la connessione, e la dipendenza, diffusione di un'alfabetizzazione culturale ora tuttavia esclusivamente de-
del proprio contorno identitaria alle grandi tradizioni e istituzioni della clinata in ordine alle esigenze del mercato. È da tale autorità che i telespet-
storia e della società. Alcune di queste riguardano per esempio la famiglia, tatori traggono linfa in cerca di conferme e definizioni sul loro mondo e su
che cessa di esistere nelle sue forme tradizionali, secolarizzandosi e trasfor- sé stessi, trovandovi, al contrario, senza che in molti casi siano consapevoli,
mandosi in un contratto, spesso laico, fra due individui, sempre rescindibi- una raffigurazione falsata del reale in cui i termini del consumo, del denaro
le e dotato di forme e dimensioni del tutto nuove e assai più articolate. La e dell'immagine assurgono a unici riferimenti collettivi capaci di colonizza-
famiglia allargata, la sacralità dei suoi riti e la sua indiscutibile organizza- re altre e distanti esperienze quali quella politica e lavorativa, e quella dello
zione gerarchica interna cedono il passo a unioni in cui il singolo, l'indivi- svago e del tempo libero.
duo, guadagna in libertà, autonomia e autodeterminazione. Ugualmente Se fino a pochi anni prima ciò che identificava nell'immediato ciascun in-
l'istituzione ecclesiastica attraversa un periodo di crisi, e anche in questo dividuo era principalmente legato alla sua posizione lavorativa, alla class~
caso le singole persone troveranno maggiore spazio per le proprie personali sociale di appartenenza o alla compagine politica in cui si riconosceva, oggi
scelte: affettive, sessuali, riproduttive. Sui precetti di osservanza e pratica tale identificazione collettiva è incarnata dalla categoria del consumo. Essa
religiosa saranno d'ora in poi i singoli a disporre, acquisendo il senso di vede nei nuovi individui non più, o non prima di tutto, dei cittadini, ma
i 1. La definizione dell'oggetto di studio I
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
Ridimensionamento
dei consumatori, fruitori, molto spesso passivi ed acritici di ciò che la so-
cietà offre loro in cambio di denaro.
Alle soglie del nuovo millennio l'individuo affronta dunque la propria esi-
nomica piuttosto che in occasioni dì mobilità lavorative e di nuove e mi-
gliori opportunità retributive. .
L'avvento di nuove tecnologie la cui utilità nell'agevolare alcune esperienze Le nuove tecnologie I
delle appartenenze stenza con un forte ridimensionamento delle appartenenze e delle identifi- del quotidiano è ineccepibile (navigatori satellitari, software e ~tro) po~e
tradizionali cazioni religiose, politiche, professionali e con un indebolimento di tradi-
zioni culturali che possano suggerire chiavi di lettura mediante cui analiz-
interrogativi sulle conseguenze dei cambiamenti nel ~mpo degli ap?rend1-
menti a queste sollecitati. Qual è il portato edu~uvo del p:-5sagg10. cl.:111~ I
zare criticamente la propria collocazione nel tempo e nello spazio sociale. produzione (produzione cui si p~~nde p:irte fisl~~nte_ o m _termm1 d1
Oggi ciascuna singola persona è chiamata ad affrontare percorsi di fo rma-
zione esistenziale in assenza di punti di riferimento e categorie di senso che
sino a poco tempo prima avevano contribuito a costruire e orientare ·le
scoperta e comprensione) alla frmz10ne d1 strumen:1 11 c~1 funz1?nam~nto
e i cui ingranaggi interni sembrano più appross1mars1 alla d1mens1one
"magica"? . . . .
I
Anche per quel che riguarda il mondo della cultura med1at1c~ s1_nscontr~-
identità personali e collettive, sprovvista spesso anche di quelle opportuni-
tà relazionali entro le quali condividere e mettere alla prova i propri percor-
si identitari.
no simili condizioni: l'apertura a pressoché infinite opportumtà mformatl-
ve, culturali, di svago non ha in realtà determinat~ ~na fr~i_zione più o~ula-
ta e individualizzata dei media. Il fenomeno del dzgztal dzvzde _(Magatt1, 1?~
I
Questa progressiva trasformazione in chiave individualista della società ita-
liana ha permesso, come si è detto, per certi versi l'apertura ad importanti
approdi, consentendo ad esempio una maggiore disponibilità ad intra-
Benedittis, 2006) testimonia quanto ad una disseminazione di ?P~ortu~1t~
non necessariamente corrisponda l'acquisizione di più ampie hbe~ta di
scelta e di sviluppo. Nell'era del worldwideweb la fruiz~o~~ passiva di pr~-
I
prendere, fra rischi ed opportunità, percorsi di riesame degli istituti tradi- grammi generalisti e di scarso o nullo valore culturale e c10 che contraddi-
zionali, la riscoperta della propria unicità individuale e la ricerca di nuove e
composite identità, scelte e destini, che ciascuno può ora razionalmente
considerare e, di volta in volta, selezionare, liberando l'esistenza ad espe-
stingue i più. _ _ . _
Gli anni che salutano l'avvio del nuovo m1llenmo sono abitati d_a ~na ~o-
I
polazione che ha "disimparato" a conside~arsi "n~i", e ~e, nell'.m~media-
rienze formative nuove. Il sociologo Beck (2000, p. 11), in questo senso, ha
chiamato il nuovo prototipo umano Homo opzioni, ossia colui che ha ab-
bandonato le biografie tradizionali per avventurarsi, volente o nolente, in
bile debolezza dell'uno, cerca per problemi globali e locali .soluz1om perso-
nali, ossia la cui responsabilità e il cui gravame ricadono s~ singo~o at~ore
sociale, nella maggior parte dei casi incapace di raggiung~re 1 ~ropn d:s1de-
I
quelle "fai da te". Esse prevedono la costante presenza della possibilità di
optare fra opportunità, in un'esistenza in cui la scelta sistematica e la conti-
nua progettualità divengono fonte di possibilità quanto di imprescindibile
ri e di fare fronte ai problemi, anche a causa di una nfl.essione e d1 una
comprensione degli stessi debole e fac(lmente ~ondi~ionabile.
È l'avvento di una nuova esperienza d1 educazione diffusa che, ed~c::mdo _a
I
obbligo. Gli aut aut della tradizione, stretti e vincolanti, ma fonte di sicu- uno stato di insicurezza e impotenza permanenti, rende necessari 1 acqm-
rezza e di protezione, hanno lasciato spazio all'autonoma costruzione iden-
titaria dei singoli, alla personale e libera costruzione del sé, quale «auspica-
bile ed inevitabile esito dello sviluppo democratico» (ivi, p. 47). Attraversa-
sizione, il mantenimento e il progressivo aggiorname~t? di ~onos~:~ze e
competenze trasversali e versatili, sollecitand? la n~cessita dell ac~msizione
di un'arte nella ri-composizione della propria stona, del senso d1 ~~esta e
I
re la vita per crescere e farsi adulti diventerebbe dunque questione di liber-
tà e di scelta fra infiniti percorsi e opzioni. Diventerebbe. La necessità del
condizionale testimonia la comprensione di quanto questa condizione
di una sua trasformazione e crescita che non dissolvano nella vacm:a 1ella
frammentazione il soggetto in-formazione, ma permettano a questi d1 ac-
cedere ad una più ricca e complessa costruzione identitaria. . . .
I
debba considerarsi anche fonte inevitabile d'insicurezza, dubbio e rischio. Dovrebbe ora apparire più chiaro quanto la presenza nel quotidiano ~i
Le prospettive di libertà e autodeterminazione, infatti, rischiano costante-
mente di essere severamente mutilate in presenza di condizioni sociocultu-
esperienze educative informali, la mancata consapevolezza della loro esi-
stenza e delle loro influenze da parte di chi le percorre, e l' evident~ assen7:3-
di volontà di chi le possiede ad assumerle come com~ito respons~bile costi-
I
rali ed economiche poco favorevoli.
Non è difficile trovare esemplificazioni nel nostro quotidiano di quanto la
bilancia fra i rischi e le opportunità penda dalla parte dei primi. Se pensia-
mo al mondo del lavoro è possibile osservare che la nascita di nuove fo rme
tuiscano un pericoloso connubio. L'esito che se ne ncava conferisce a que-
sta educazione informale e diffusa un potere non contrastato da contrap-
punti pedagogici alternativi e fornisce anzi costan~i o~portunità di integra-
I
zione con sinergiche educazioni diffuse e informali, al1me~tando un pote~e
contrattuali votate alla flessibilità si è trasformata nel preludio alla disoccu-
pazione, nella stabilizzazione di condizioni di precariato e insicurezza eco- inversamente proporzionale a chi, senza avvedersene, supmamente lo subi-
I
r,1
sce. I processi di omologazione al ribasso o di analfabetismo di ritorno, Si è precedentemente accennato al fatto che l'azione e~ucativa intenzi_onale La consapevolezza
l'ampliarsi di sensazioni quali la paura dell'altro e degli altri, il senso di in- ' una perturbazione nel sistema di esperienze educat1Ve, che trova 11 suo della propria storia
sicurezza diffuso che ne consegue possono intendersi come alcuni dei pos- e iù concreto, praticabile e auspicabile sbocco nella capacità da parte dei educativa
sibili esempi di questa criticità. p ggetti di individuare i fattori che costituiscono l'esperienza, correlarli tra
w di
Il disvelamento Le riflessioni precedenti suggeriscono la necessità e l'urgenza di una pro- loro, valutarne il significato, la bontà e l'efficacia. In altre parole, si tratta
pedagogico gettazione educativa che sappia strutturarsi a partire dal disvelamento pe- decodificare, descrivere e interpretare le esperienze educative per aumen-
dagogico delle progettualità informali delle dimensioni educative del no- tare il livello ai consapevolezza dei soggetti che vi sono coinvolti e per po-
stro tempo. La scoperta di una presenza diffusa e informale dell'educazione tenziarne le capacità di governo e di indirizzo verso direzioni volute. Il ?~s-
I l stimola la possibilità di una migliore comprensione del presente (e con-
temporaneamente del passato e del futuro) e la sua assunzione critica attra-
sato e la sua interrogazione attraverso la memoria rendono comprens1b1le
l'oggi suggerendo, contemporaneamente, un'idea di p_os_sibil_e ed~ tr~sfor-
verso l'attivazione di opportunità formative di ordine intenzionale che sap- mazione. Riallacciando le differenti biografie è poss1b1le ncommc1are a
piano ricavare i propri orizzonti valoriali oltre la dimensione del consumo scriverle e abitarle. La conoscenza e la consapevolezza diventano le basi di
e oltre la limitatezza delle opzioni presenti. una "competenza del vivere" che inerisce al sentirsi parte di una storia col-
In questa situazione, una delle finalità del lavoro educativo, di quello che si lettiva e di essere, all'interno di questa, coscienza critica politicamente ed
svolge all'interno delle istituzioni come di quello che si realizza all'esterno educativamente partecipe.
1-
_,; di esse, può essere efficacemente sintetizzata nello stimolare l'avvio o l'au- L'aumento della consapevolezza attorno all'educazione, in qualunque for-
mento della consapevolezza pedagogica attorno all'educazione, e questo ma essa si presenti, è quindi un "imperativo categorico" per chiunque si
per quanto riguarda sia le educatrici e gli educatori professionali, sia i desti- occupi professionalmente .di essa. La co~sapevolezza ~ _tende~za ~d essa,
l i
I
j
meno latenti, permette di assumere il presente quale opportunità per la
creazione di una maturità consapevole, sempre febbrilmente orientata al
futuro e all'acquisizione di nuove ma coerenti e coscienti fogge (Santelli
In questo capitolo
I ~8
lntm duzione alla pedagogia e al lavoro educativo
I
_• ~e !i~:e guid~ dell'educazione variano a seconda della società e de!la l
2
rn cui s1 e immersi. cu tura
Pineau e Le Grand (2003, pp. 15-7) spiegano ancora meglio il concetto d"1 ze privilegiate sul passato, inserisce lungo il continuum del tempo, nel sus-
" stona . " d efìmen d ola «ricerca e costruzione di senso a partire da fat-
. d.1 vira seguirsi degli eventi, gli sguardi e le esperienze delle persone che li hanno
t~ temporali ~ersonali [che] innesta un processo di espressione dell' espe- realmente vissuti e che, talvolta, ne hanno determinato il corso e l'evolu-
nenza»; essa moltre diviene una «pratica autopoietica, che lavora, cioè zione.
alla costruzione della sua stessa identità in movimento e ali' agire di con~ L'antropologia inserisce le storie personali nel contesto sociale e culturale
seguenza». d'appartenenza: individuato un oggetto d'indagine preciso, incrocia tra
Le persone mettono in atto tale pratica nel corso della vita quotidiana - loro più storie individuali e sguardi soggettivi al fine di comporre storie di
ogniqualvolta prendono parte a narrazioni intergenerazionali in un pro- vita sociale. Secondo il concetto di «etnobiografia [... ] la persona è conside-
cesso di ricerca di memorie familiari che riportano alle origini, mostrano rata lo specchio del suo tempo e del suo ambiente[ ... ] [e] il ricercatore cer-
legami, trasmettono valori e modelli culturali e di comportamento; oppure cherà di contestualizzare il discorso tanto rispetto al narratore, quanto ri-
a scambi narrativi intragenerazionali tra pari, condividendo pensieri ed spetto al gruppo e al quadro dell'ambiente socioculturale» (Clapier-Valla-
emozioni nella reciproca comprensione della loro "densità esistenziale". don, Poirier, Raybau, 1983, p. 226).
Ma anche nel momento del manifestarsi del potere evocativo degli oggetti, La sociologia orienta il lavoro biografico verso l'analisi delle pratiche e dei
che divengono tracce e testimonianze tangibili di esperienze cariche di si- processi sociali con l'intento di ricostruire i processi di cambiamento e i
gnificato; oppure nell'atto della compilazione di un curriculum vitae, che modelli di organizzazione, stratificazione e mobilità sociale. Concetti chia-
diviene occasione per fissare alcune tappe fondamentali lungo la scansione ve dell'approccio sociologico sono il "corso di vita" e la "carriera": la scelta
storica degli eventi e per fare un bilancio delle proprie esperienze e compe- terminologica di "corso" anziché "ciclo"
tenze, al fine di proiettarsi verso il futuro.
Ricostruire La ricostruzione della propria storia di vita non è solo una paziente pratica mette l'accento sulla continuità dello sviluppo, del cambiamento, nell'arco della
la propria storia di tessitura di memorie lontane, ma anche un'azione creativa che attinge al vita. Non si può infatti definire come ciclo un percorso che non torna mai al pun-
passato per dare significato al presente. Può essere un fatto personale, ma to di partenza, perché nascita e morte, infanzia e vecchiaia non possono venire as-
anche un'esperienza collettiva: i racconti dei singoli sono intrinsecamente similati [... ] nessuna fase può essere letta come semplice ritorno. a fasi precedenti,
legati alla vita della comunità e del contesto storico e culturale d' apparte- ma va colta sempre come costru2ione successiva, come esito di processi [... ] di ac-
nenza da cui possono attingere significati; inoltre, in un complesso intrec- cumulo e integrazione di esperienza. E nessuna fase può essere concepita come
cio di narrazioni e trame, le storie individuali possono contribuire a com- termine, vuoi come culmine, vuoi come plateau, del mutamento e sviluppo stesso.
porre e arricchire la memoria e l'identità collettive. [... ] Il concetto del corso della vita sposta [quindi] l'attenzione dalla definizione
Ogni persona racconta gli eventi alla luce della propria esperienza persona- delle fasi ai percorsi e ai loro intrecci, all'intersecarsi delle molte linee di carriera di
le che, per essere condivisa, deve essere pensata e organizzata attraverso la cui è costruita la biografia individuale (Saraceno, 1986a, pp. 19-20).
creazione di connessioni e la strutturazione di un discorso carico di senso,
capace quindi di esprimere la propria visione del mondo: «Narrare è sem- Ogni evento cruciale, inteso come punto di svolta e transizione, ha un pre-
pre un narrarsi poiché, in quanto ideatore della narrazione, il soggetto tra- ciso significato nella storia del soggetto se collocato temporalmente e con-
mite essa espone inevitabilmente la propria verità, il proprio punto di vista nesso ad altri eventi; infatti
[... ] - a partire da una - ricerca intima e personale delle parole adatte per
dare forma al proprio pensare» (Biffi, 2010, p. 30). Una prassi, dunque, che le carriere sono percorsi interdipendenti che vanno analizzati non solo singolar-
va oltre il racconto di sé come «presentazione di sé» all'altro: è innanzitutto mente, ma nella loro contemporaneità e intersezione. [...] Sono infatti le specifi-
una pratica di «ricerca di sé», di connessione di identità plurime e di signi- che costellazioni di intreccio che danno luogo ad una particolare forma del corso
ficati esistenziali Qedlowski, 2000, p. 174). di vita, oltre che ad un particolare modo di concepirsi e porsi del sé nel mondo
Le storie di vita Tra le pratiche delle storie di vita è possibile riconoscere metodi e logiche (ivi, pp. 23-4).
nelle diverse aree di ricerca riconducibili a differenti aree disciplinari che nel corso degli ulti-
disciplinari mi trent'anni si sono contaminate reciprocamente; si pensi in particolare La psicologia assume la prospettiva del corso della vita analizzando il pro-
alle specificità e correlazioni esistenti tra gli approcci storico, antropologi- gressivo sviluppo delle strutture psichiche del soggetto e il processo di co-
co, sociologico, psicologico, psicoanalitico ed educativo. struzione dell'identità e di metabolizzazione delle esperienze emotive, af-
La storia, attraverso la raccolta di biografie orali e scritte quali testimonian- fettive, cognitive e sociali; in parùcolare, Piaget e Vygotskij focalizzarono le
42
T
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
intenzioni e obietùvi entro margini flessibili di coinvolgimento e negozia- della relazione educativa, quanto da una lettura semplicemente organizzativa di
zione con i potenziali destinatari (Trarnma, 2008b). In questo senso è pos- essa (Orsenigo, 2007, p. 179).
sibile formulare una triplice ripartizione delle esperienze educative, distin-
guendo tra: 1.4. Essere nodi di una rete La molteplicità delle esperienze educative che
·-- e intenzionali: si dichiarano tali e la loro valenza formativa è riconosciu- s'intrecciano nella storia di vita delle persone può essere letta e definita an-
ta. Prevedono l'instaurarsi di una relazione asimmetrica in cui un soggetto che in termini di rete, criterio descrittivo e interpretativo che, seppur non
ha il compito di educarne un altro proponendo interventi chiaramente riconducibile -esclusivamente a coordinate pedagogiche, permette di am-
orientati ad un cambiamento e quindi carichi di intenzionalità educativa pliare lo sguardo e conseguentemente l'interpretazione dei percorsi indivi-
'I
I
che viene esplicitata e condivisa e, dove possibile, negoziata; duali.
Con il termine "rete" si intende l'insieme dei legami tra soggetti (definiti Rete personale
non dichiaratamente intenzionali: tendono a modificare comporta-
nodi), che, nelle loro varietà e ramificazioni, costruiscono un disegno che e sociale
menti, abitudini e atteggiamenti; sono quindi pensate dai promotori con
• una finalità trasformativa, che però non viene esplicitata e condivisa con i
influisce sulle possibilità sociali dei singoli. Se ci si pone dal punto di vista
dei soggetti si parla di rete personale o ego-network. La rete sociale, invece,
destinatari, presentando quindi una forte disparità tra i soggetti coinvolti
è la mappa dell'insieme delle relazioni dei singoli.
in termini di consapevolezza;
Ogni persona può rappresentare graficamente la propria rete personale at-
.i e non intenzionali: pur non ponendosi obiettivi né formulando proget-
traverso un semplice esercizio, innanzitutto disegnando tre centri concen-
j ti, raggiungono risultati educativi; sono caratterizzate da un alto grado di
trici attorno alla propria persona, e inserendo:
inconsapevolezza sia da parte dei produttori, che non si riconoscono tali, • i propri legami affettivi nel cerchio centrale, che rappresenta la rete in-
sia da parte dei destinatari, che riconoscono la valenza formativa di tali
formale;
esperienze solo a posteriori perché nel loro compiersi esse sembrano casua- • la propria rete formale nel!' anello più esterno, quindi i rapporti di la-
li, talvolta auspicabili, ma impréviste e incontrollabili.
voro, economici, di salute ecc.;
Nella vita quotidiana Nella vita quotidiana ognuno fa esperienza di queste ultime all'interno di • i rappotù semiformali nell'anello intermedio, quindi quelle relazioni
numerose relazioni interpersonali, sociali e collettive: le chiacchierate con in cui il rapporto formale diventa più prossimo alla persona (può esserne
gli amici, le passioni condivise all'interno di un gruppo sportivo o cultura- un esempio il collega-amico o il volontario che fa un intervento di tipo
le, le relazioni che si sviluppano in ambito professionale o in seguito ad un
professionale).
evento che stimola un forte spirito aggregativo e solidale; parole dette e La rete di ogni persona cambia e si trasforma nel corso della vita. Basta
ascoltate, incontri e scontri, azioni da compiere senza quasi pensare; espe- pensare alla differenza tra la mappa della rete di un bambino, che presenta
rienze non cercate, che "semplicemente sono accadute", spezzando la con- una rete informale densa di protagonisti e una rete formale pocà affollata, e
tinuità della vita personale, familiare, professionale e sociale. quella di una persona anziana che, molto frequentemente, ha una rete for-
r.'. 47
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Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
2. Educazione e storie di vita dei soggetti
La rete sociale (socia! network) è invece l'insieme delle relazioni tra persone possibilità e dai limiti di essere realmente attore del proprio processo di
(definite anche attori) all'interno del quale ci si muove in un contesto so-
ciale. crescita. . d
e life chances, le "carte da giocare", cam~i~o_1n_imensamente a secon ~
Le relazioni tra i soggetti di una rete possono essere reciproche o unidire-
zionali a seconda delle direzioni degli scambi, e simmetriche o asimmetri-
~ · diritti garantiti e delle condizioni matenal1 d1 vita. La consapevolezz~ ~1
el ti fattori non implica l'accettazione del fato individuale, ma la sens1b1-
che a seconda del livello di potere reciproco.
i~::ducativa a mantenere alta l'attenzione perché il bandolo dell~ m~tass~
È caratteristica dell'essere umano stabilire relazioni sociali, ma la loro for- della propria vita sia, per quanto possibile, mantenuto nelle mani di og~
ma, attraverso l'immagine della rete, è stata studiata solo negli ultimi de-
persona . Non è infine da sottovalutare il fatto che, per poter. essere
. una· n-
cenni. Negli anni quaranta del secolo scorso, negli studi antropologici in- a la presenza delle reti deve essere percepita, conoscmta e nconoscmta
glesi della cosiddetta Scuola di Manchester, l'analisi delle reti sociali all'in- sors , d" h" ter
dalla persona. I cittadini-utenti hanno bisogno _1 _e 1arezza per_ po
terno di situazioni tribali africane ha permesso di individuare e compren- orientare le proprie richieste verso i servizi appropn~ti: Per far ~nz10nare
dere le relazioni tra le persone in questi sistemi sociali specifici. N egli anni 1a rete d e1· servi·z1·, rendendola riconoscibile ed accessibile a tutti,
- sonoI ne- I
settanta un gruppo di studiosi di Harvard ha incominciato a concentrarsi cessarie alcune strategie: la comunicazione corretta de~ ~rop:10 ruo o, a
sulle forme delle reti sociali, dichiarando che questa caratteristica ne deter- presenza dl. competenze .adeguate ' la consapevolezza de1 -, hm1t1,
· d.la ·connes-
mina ampiamente i contenuti. Si è parlato di reti di comunicazione, di · e con altri nodi per affrontare un problema da pm punti_ 1 vista ce_r-
controllo e di scambio. s1on . . . h ar to m
do di risolverlo. Specularmente, gli stessi serv1z1 anno rmp a ,
L'attuale diffusione delle reti informatiche e le potenzialità che esse impli- c:;ticolare occupandosi di persone in grave diffì~oltà, a pres~are ~o~ta ~t-
cano hanno ulteriormente ampliato il concetto di rete sociale. ~enzione ai soggetti e alle loro reti di sost~gn~, _svilu?p_ando, nfles~1~m e m:
I campi di studio nei quali il concetto di rete è stato applicato riguardano, terventi tendenti al rinforzo delle risorse md1V1dual1. E :os~ p_oss1bil~ lavo
quindi, da un Iato la dimensione di rete di parentela, amicizia, vicinato, in rare per rafforzare i nodi deboli della persona, senza sost1tmrs1 ad essi.
una logica di scambio e inserimento sociale o, viceversa, di esclusione in as-
senza di relazioni; dall'altro le reti sociali di mercato, comunicazione, poli- 2. In cerca di tracce di educazione
tica e altri macrosettori, in cui si è cercato di tracciare modelli di rappresen-
tazione. Ne è un esempio la teoria dei "sei gradi di separazione" secondo la 21 I "territori" educativi di appartenenza Il processo di focaliz~azione _de~-
quale qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona 1'.attenzione
· ·
sulla propria espenenza e·ducanva
· ne
· h"re d e, 1nnanz~
· tutto
" , 11. n-.
nel mondo attraverso una catena di relazioni personali che non necessita conoscimento della pluralità dei propri, metaforici e concreti,_ te:nton
di più di cinque intermediari. d'appartenenza": ogni persona ricerca e abit~ quo~idianamente ?1vers1 c?n-
Risorse personali
Dal punto di vista educativo è interessante coniugare e intrecciare il con- testi. ternton
· ·al·1, relazr·onal1", culturali' profess1onal1, muovendosi sul ternto-
di ·
cetto di rete con quello di risorse personali nei percorsi di vita, cioè con «le rio in base ai luoghi e alle esperienze aggregative :he le permettono . svi-
caratteristiche e le capacità [... ] che possono essere utilizzate per affrontare luppare i propri interessi e di riconosce:e le p:opne _a~partenenze (di _qual:
i bisogni emergenti in determinati momenti critici» (Ferrario, 2001, p. sivoglia natura: sociali, culturali, spornve, etico-rehg10~e- ecc.). ?gm so~
226), siano essi di tipo sociale, culturale, educativo, fisico. In questi termini getto nel corso della vita, entra in contatto con moltepl1C1 agen~1e ed~ca~:
le reti richiamano più l'immagine della rete di sicurezza tesa sotto i trapezi- ve che, se sostenute da una progettualità territoriale e locale m gra o _1
sti del circo che un grafico delle relazioni umane. comporre un sistema reticolato efficace, possono conc~rrere alla comp~s1-
zione di una proposta di formazione ricca e (tendenzialmente) armomca
Oltre ai rapporti parentali, amicali, di vicinato o di mutuo aiuto, le risorse
a cui ogni persona può accedere in caso di bisogno sono promosse dalle po- della persona. . ·· ·I
Proponendo un esercizio di mappatura dei luoghi e ~e~ contesti m_ cu~ a
litiche sociali ed educative nazionali e locali; sono inoltre costituite dai ser-
persona riconosce di trascorre i momenti più significativi_ della propna_vlta,
vizi e dalle agenzie professionali presenti in un determinato territorio o
la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari e il lavoro apparHanno come 1 nu-
contesto. Non è infatti secondario, come è stato più volte precedentemente
affermato, nascere in Italia o in un paese subsahariano; non è uguale essere clei centrali. . 1 La famiglia
La famiglia è riconosciuta come matrice d'identità: in e~sa _si mesc_o 3!10 e
donna o uomo, sano o malato. Le differenze non sono solo date dalle tradi-
ripartiscono il sentimento d'appartenenza ~ il s~n,so d1 d1fferenz1~10_ne:
zioni, dai costumi e dalle specifiche politiche territoriali, ma anche dalla
elementi sui quali si fonda l'esperienza dell 1denttta umana. La famiglia e
2. Educazione e storie di vita dei soggetti
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
il luogo della socializzazione primaria, della trasmissione e dell'apprendi- cialmente auspicato (Tramma, 20086): la definizione di specifici curricula
mento di modelli di comportamento, di linguaggi e valori morali; in un segue «le spinte conformatrici della società (sul piano produttivo e cultu-
continuo processo di costruzione di storie, la memoria familiare fornisce rale) e la conseguente richiesta sociale di fare della scuola uno stru~ento
un senso di continuità in cui ritrovare il significato dei vissuti quotidiani. Il di sostanziale espressione-progettazione di una cultura predetermmata»
racconto delle origini consente infatti lo sviluppo di una storia co-costruita (Dell'Aquila, 1992, p. 156); essa quindi, assumendo i compiti di so~aliz-
nel tempo, in cui si sono sperimentati modelli relazionali ed educativi, che zazione e formazione, si affianca all'educazione familiare e alla diffusa
. possono essere messi in discussione, riappropriandosi di un futuro indivi~ educazione sociale, proponendo interventi aggiuntivi, spesso compensati-
duale negoziabile. vi talvolta correttivi.
La pedagogia indaga le funzioni educative della famiglia, riconoscendola Uno dei suoi obiettivi principali «dovrebbe essere quello di fornire agli stu-
come luogo privilegiato d'incontro e convivenza tra le generazioni, tra per- denti i mezzi intellettuali, le convinzioni di efficacia e la motivazione in-
sonalità diverse, interconnesse da una complessa relazione che esprime trinseca necessari per continuare ad educare sé stessi lungo tutto l'arco del-
contemporaneamente legame e individuazione, affinità e differenza. La fa- la propria vita» (Porcheddu, 2008,- p. 228). .
miglia è infatti un sistema socioculturale aperto, in continua trasformazio- La cronicità della critica alla scuola italiana è nota e può essere ricondotta
ne, che attraversa stadi evolutivi, richiedenti un incessante lavoro di ristrut- al cambiamento delle sue funzioni sociali e ad una contraddizione struttu-
'rurazione per adattarsi a situazioni nuove, riuscendo a mantenere la conti- rale: a fronte del progressivo ridursi del suo prestigio (dovuto all'incapacità
nuità e ad assicurare la crescita psicosociale a ciascuno dei suoi membri. Il di mantenere promesse di mobilità sociale ascendente) nonché della sua
ruolo della psicopedagogia della famiglia non è di tipo terapeutico, ma for- centralità in un sistema formativo frammentato (e non sempre coerente),
mativo, quindi volto allo studio e alla riflessione sulle dinamiche educative le vengono affidati sempre maggiori compiti educ~tivi relati~i a~ ar~e valo-
e trasformative che si sviluppano all'interno del gruppo familiare. In una riali, di comportamento e di gestione di processi complessi difficilmente
prospettiva sistemica, occuparsi di educazione familiare significa sviluppa- presidiati altrove. Un contesto educativo molto complesso, quindi, che per
re una conversazione generativa con la famiglia, prestando attenzione al essere compreso richiede un'analisi delle relazioni tra il sistema formativo e
contesto dell'intervento, riconoscendo l'inefficacia di un controllo unilate- la società, operata attraverso un dialogo generativo tra differenti approcci
rale e istruttivo, comprendendo che solo l'interesse e la valorizzazione delle teorici e disciplinari: osservare il fenomeno della dispersione scolastica da
capacità della famiglia di trovare un suo modo particolare di esistere e di un punto di vista sociologico permette di spostarne la respons~bilità_ dai
adattarsi al contesto in cui vive favoriscono lo sviluppo delle ·èompetenze e soggetti alle istituzioni, che rispondono con una proposta format1va_u~1vo-
della personalità di ognuno. La famiglia è anche il luogo della messà in di- ca ad una multiforme domanda di saperi e competenze; un approcao mte-
scussione delle prassi educative che, nel progressivo acèrescersi della sensa- razicinista ai processi educativi consente il riconoscimento del costante in-
zione d'incertezza relativa alle competenze relazionali e di accudimento re- trecciarsi di-molteplièi culture, contesti formativi e implicazioni emoziona-
ciproche, vengono sempie·-più delegate a soggetti e ad· agenzie esterni. Lo li nei processi di apprendimento e costruzione di significato. L'intenzione
sguardo pedagogico si allarga, quindi, fino a comprendere l'intero contesto pedagogico-sociale di restituire ai soggetti individuali e collettivi la centra-
in cui si vive, con-vive e ci si co-educa, a partire da un mondo di significati lità dell'educazione si concretizza, innanzitutto, nel riconoscere che l' espe-
condivisi, Co-costruiti e mantenuti attraverso continue negoziazioni (For- rienza scolastica si articola èontemporaneamente su due piani formativi:
menti, 2000). Esso tiene inoltre in considerazione i mutamenti storici e uno formale (legato al curriculum) e uno informale (in cui le dimensioni
culturali, riconoscendo le implicazioni educative connesse alla crisi del mo- affettive, ludiche, aggregative si rivelano pòtenzialmente trasformative per-
dello familiare tradizionale, unico e indissolubile: la famiglia è ormai una ché cariche di significato). Sarebbe auspicabile operare uno spostamento
realtà multiforme, che si fonda su molteplici principi e valori. cognitivo: superare la dicotomia scuola/extrascuola in ambito educativo,
La scuola La scuola è, da sempre, il luogo extrafamiliare deputato all'educazione del riconoscendosi all'interno di un sistema formativo integrato, in cui la scuo-
"buon cittadino" attraverso il raggiungimento di un buon livello di ac- la e l' extrascuola sono sistemi complessi interrelati e in continua evoluzio-
quisizione di saperi e competenze spendibili in ambito professionale e so- ne. Le esperienze educative formali e informali, intra.i:colastiche e territo~
ciale. La scuola è riconosciuta in ogni società come una delle principali riali, gli interventi riparativi e preventivo-~romozion~1 poss~no ~ere !et~1
esperienze educative, quindi è caratterizzata da intenzionalità, formalizza- attraverso ottiche di interpretazione plurali (pedagogica, soc10logica, gmn-
zione e progettualità. È la principale agenzia che possiede mandato e legit- dica e storico-politica) e interconnessi tra loro attraverso una progettazione
timazione sociale per formare le persone in conformità a un modello so- condivisa, organica e continuativa tra istituzioni e servizi territoriali, che
51
50
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
2. Educazione e storie di vita dei soggetti I
ve~ono ne~' ~ducaz~one permanente la possibilità di ricomporre il quadro
ed affinò le capacità di lotta e di autoeducazione del singolo e dei gruppi solidali
.,it
mento; difficoltà d'ingresso o uscita destabilizzante dal circuito produttivo,
Il con~ne t~a difficoltà sostenibile e disagio, tra normalità e marginalità
ma soprattutto relazionale e culturale; instabilità e insicurezza che condi-
• spesso e la~1le: sono realtà strettamente interconnesse tra loro e con il con-
zionano le scelte progettuali dei soggetti in termini di autoformazione, im-
testo ~elaz10nal~ e social~ dei soggetti, in un rapporto non lineare, conse-
prenditorialità, prefigurazione di possibilità;
quenz1~~ e s~atlco, ma pmttosto dinamico e spesso transitorio.
La relazione • la dimensione affettiva e relazionale: esperienze luttuose, di separazio-
È possibile ncondurre ad alcune macroaree i princi"pali nod· h
.J
tra vulnerabilità · d · . . . . 1 c e possono ne o di abbandono, che provocano stati di ansia e fragilità difficilmente so-
mtro _urre disconnnmtà nella vita dei soggetti, ma per comprenderli è ne-
e potenzialità stenibili in solitudine.
cessario ado::are uno sguardo capace di riconoscere la relazione esistente
È infine necessario riconoscere la complessità e multidimensionalità del fe-
tra vulnerabilità e potenzialità del soggetto, nonché tra la sua rete personale
nomeno della povertà, che deve essere affrontato e compreso in relazione
'i4
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
1 2. Educazione e storie di vita dei soggetti I
percepisce la distanza tra la realtà vissuta e le sue aspirazioni, l'insoddisfa-
al contesto, alle caratteristiche dei soggetti e al suo continuo ridefinirsi nel
corso del tempo. La povertà è un fenomeno molto più dinamico che in
passato e comprende popolazioni eterogenee con tempi di permanenza
zione conseguente diviene tensione al cambiamento;
• la domanda è la richiesta formulata dal soggetto che, riconosciuto e de-
I
nella povertà diversi L'estensione della popolazione a rischio finisce per finito il proprio bisogno, si rivolge a un interlocutore ritenuto in grado di
rendere la_ povertà un'esperienza relativamente frequente, meno perma-
nente che m passato, collocata all'estremo di un continuum tra vulnerabili-
tà _ed esclusi~ne sociale, che costituisce un pèrcorso inevitabile solo per una :
attenuarlo, almeno parzialmente, attraverso interventi specialistici miranti
alla risoluzione della situazione problematica;
e l'offerta è la < (matrice di possibilità» (ibid.) proposte ai cittadini a mol-
I
minoranza ristretta della popolazione a rischio (Ranci, 2002, p. 13).
Il te1:1"~ della _povertà deve essere affrontato da una prospettiva relazionale,
mult1d1mens1onale e processuale, focalizzando l'attenzione non solo sul
teplici livelli: europeo, nazionale, regionale o locale; può essere rappresen-
tata da un servizio o da un ente che orgariizza e gestisce molteplici servizi;
• gli enti amministrativi sono organizzazioni che accolgono e gestiscono
la domanda sociale; possono essere «enti locali ( comuni, province, aziende
I
fai:ror~ econ~mi~'. ma anche «sulle dinamiche soggettive e oggettive di de-
pnvaz1~~e e ma~1htà: [... ] s~a ~rogre~siva perdita, da parte degli individui
poven , della liberta effetttva d1 scegliere un modo di vivere a cui sia pos-
sanitarie locali, enti ospedalieri) [oppure] soggetti privati (cooperative so-
ciali, volontariato organizzato, volontariato non organizzato tipo self-help,
fondazioni, associazioni, e tutto quel variegato mondo che è entrato stori-
I
sibile dare significato e valore» (Meo, 2002, p. 37). Non devono infatti es-
sere so~ovalutati la ~agilità e il «disagio dei normali» (Tramma, 2 oo8a): camente in azione e che si è andato allargando)» (Alemani, Pinzi, 2009, p.
192); secondo il principio di sussidiarietà, dovrebbe infatti compiersi un la-
potenzialmente nuovi poveri perché talvolta incapaci di gestire in modo
equilibrato ed efficace le risorse a loro disposizione. voro sinergico tra le istituzioni e il privato sociale, garantendo ai cittadini il
livello di competenza e le possibilità d'intervento più appropriati.
P~vertà, vuln_erabilità_e disparità di opportunità delineano, quindi, qua-
Le politiche sociali nazionali, al fine di ridurre la discrezionalità degli inter- Le politiche sociali
dn complessi e multtproblematici che comportano la necessità di co-
venti e di promuovere una gestione coordinata dei servizi sociali, han~o
struire un "sistema integrato", in cui si intreccino interventi assistenzia-
formulato alcuni criteri di classificazione, cosicché i servizi possono affenre
li, sanitari, relazionali, abitativi, di formazione e inserimento lavorativo. all'ambito sociale oppure sociosanitario; mentre le aree d'intervento sono
(ivi, p. 52).
definite per tipologia di utenza o per particolari condizioni' dell'esistenza.
3- Bisogno-domanda e offerta: le persone incontrano i servizi educativi 3.1. Il sistema dei servizi alla persona Anche per quanto riguarda gli in_ter-
territoriali venti educativi torna utile il concetto di "rete". La rete può essere conside-
rata, oltre che, come precedentemente visto, l'insieme dei legami che con~
Le persone che vivono una situazione di disagio possono trovare nella rete traddistinguono ogni persona, anche l'intreccio degli interventi educ~ti:71
dei servizi territoriali una serie di risposte; è però necessario che siano in che si compiono all'interno del sistema dei servizi alla persona. lnfattt, m
grado di riconoscere il proprio bisogno, di formulare una domanda di aiu-
questo caso
to e di individuare nella molteplicità dell'offerta il servizio appropriato al
quale rivolgersi. La parola rete rimanda a due dimensioni: a quella di nodo, cioè ~la s~ngola ~nità
La combinazione di È infatti la combinazione di bisogno-domanda-offerta a definire il sistema di offerta e quindi al singolo ente, e a quella di tessuto a maglie, cioè a1 legami che
bisogno-domanda- istituzionale delle politiche sociali in cui i bisogni delle persone e/o dei la singola unità di offerta stabilisce con il territorio. [... ] Rende conto del fatto che
offerta gruppi sociali sono alla base della formulazione di domande d'intervento ogni servizio dà risposte a una parzialità della domanda, cioè ogni servizio può af-
che sollecitano gli enti amministrativi affinché compiano scelte organizza- frontare solo un segmento, una parte della domanda sociale. La conseguenza ~
tive ed economiche finalizzate alla garanzia del benessere dei cittadini. rappresentata dal fatto che chi lavora in un singolo servizio ha due fon~ental1
Per favorire la comprensione si propongono alcune definizioni terminolo- compiti istituzionali: il primo è quello di dare risposte a quel segmento di dom~-
giche sintetiche: da che può essere soddisfatto da quella specifica unità d'offerta, cioè da quel partt-
• il bisogno può essere definito come «la tensione di un individuo o di colare ente; il secondo è quello di attivare le collaborazioni di cui il servizio neces-
un gruppo sociale orientata ad individuare una concreta soluzione (oggetti, sita per rispondere alla domanda nella sua totalità. [...] Le po~itich~ _sociali poss~:
modelli culturali, comunicazione, aiuti, diagnosi ... ) che ricostruisca un no intrecciarsi ad aspetti metodologici, perché il legame che s1 stabilisce tra serv121
equilibrio compromesso da una carenza» (Ferrario, 2001, p. 39); il soggetto può essere cooperativo, oppositivo, simmetrico, complementare (ibid.).
I Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
2. Educazione e storie di vita dei soggetti
l i
''
Un sistema piuttosto complesso, quindi, regolato dalle indicazioni conte-
nute nella legge 328/2000 (Legge quadro per la realizzazione.del sistema im _
grato di interventi e servizi sociali) in cui il legislatore definisce gli interv e_
quindi rivolgersi a differenti soggetti-utenti, e compiersi all'interno di di-
verse tipologie di servizi: residenziale, domiciliare, territoriale, di consulen-
za e formazione.
eh e cosutmscono
· · 1·11·1veli o essenziale delle prestazioni sociali e stabilisceenti
l
Le strutture residenziali sostituiscono temporaneamente il nucleo familia- Strutture residenziali
tre tipologie di principi secondo i quali deve realizzarsi il welfare locale: e
re, facendosi carico globalmente della persona;
~ , il siste1:1a s~ qualifica sulla base di: sussidiarietà, solidarietà, responsabi-
hta, partec1paz10ne, concertazione;
sono finalizzate a garantire ai propri ospiti i diritti fondamentali di benessere, au-
• la programmazione e la gestione degli interventi segue gli orientamenti tonomia, vita di relazione ed esercizio della libertà, a partire dalle potenzialità e
di: unitarietà tra i Comuni dell'ambito e integrazione tra sociale, sanitario,
f,ormazione professionale, lavoro; dalle caratteristiche individuali di ognuno, nel rispetto delle diversità attraverso
cui ogni persona esprime la propria identità (Brandani, Nuzzo, 2.003, p. 71).
• la gestione dei diritti di cittadinanza e la loro esigibilità avviene tenden-
do a: universalismo selettivo, equità nell'accesso, personalizzazione degli
interventi (Vernò, 2006). Le comunità alloggio possono ospitare minori che devono essere tempora-
L'integrazione neamente allontanati dalla famiglia, donne maltrattate o con percorsi di
Il programmatore locale (i Comuni e le Regioni), quindi, si avvale di un si- emarginazione e/o devianza (con o senza figli), disabili, persone con distur-
ricreative, culturali, assistenziali e sanitarie rivolte a persone anziane auto- cupa esclusivamente di assistenza alla persona. Oltre che in ospedal~, _l~vo-
suffic~e~ti _e s:'?lte_~l'interno di centri diurni e centri sociali; interventi psi- ra in comunità, residenze per anziani e disabili e nell'assistenza domiciliare;
cosociali nabihtanvi e terapeutici rivolti a persone con disturbi psichici; in- collabora nelle attività di animazione e socializzazione.
terventi socioeducativi, di formazione e inserimento lavorativo per persone • Il tecnico della riabilitazione psichiatrica aiuta le persone che soffrono
~sabili; progetti di reinserimento sociale, abitativo e lavorativo per sogget- di problemi psichici a migliorare la propria qualità della vita; collabora con
ti gravemente emarginati; centri di ascolto e orientamento, scuole di alfa-
le famiglie e favorisce l'inserimento sociale in collaborazione con le figure
betizzazione ecc La massima espressione della centralità del-territorio nel- mediche, sociali ed educative all'interno di servizi specialistici diurni e re-
1' organizzazione di un servizio socioeducativo è rappresentata dalle unità sidenziali.
mobili, che escono dalle logiche classiche della presa in carico e diventano • Lo psicologo è competente rispetto ai processi mentali, consci e incon-
presenza visibile, concreta, itinerante su un territorio che monitorano e sci. Nei servizi alla persona si occupa in generale di aiutare individualmen-
presi~~o, creando occasioni di incontro individuale e collettivo in spazi te O in gruppo a comprendere il proprio passato per aurn~ntare 1~ qualità
pubblici destrutturati e non istituzionali. della vita presente. Lavora in progetti di orientamento, di formaz10~e ~el
Gli interventi educativi possono comprendere anche attività di consulenza personale; si occupa di prevenzione e cura d_el disagio pe~sonal~ e sociale m
e formazione volte «allo sviluppo delle professionalità operanti a livello la- ospedali, luoghi di lavoro, scuole, comumtà. Spesso am~a l educatore a
vorativo e di volontariato nel mondo dell'animazione, dell'educazione e comprendere le persone di cui si occupa e lo affianca nel npensare al pro-
dell'assistenza alla persona» (ivi, p. 92); possono consistere in attività di prio lavoro e interpretarlo, singolarmente o in_ équi~e. . .
formazione, di supervisione, di progettazione e coordinamento rivolte a • Il sociologo si occupa delle strutture e dei ruoli sociali. Cerca connes-
singoli operatori, a équipe di lavoro, a servizi e organizzazioni. sioni tra le forme della società e le opportunità degli individui. Fa ricerca e
analisi sui comportamenti di gruppi nel contesto allargato di un determi-
3.2. Risposte multiple e complesse: le persone incontrano diverse figu re profes- nato territorio e periodo. Competente nella comprensione del contesto,
sionali Per poter rispettare il mandato istituzionale di presa in carico dei collabora con l'educatore in particolare nelle ricerche sull'andamento di fe-
soggetti in un sistema di rete capace di gestire la multidimensionalità dei nomeni sociali quali, per esempio, la devianza, il merca~o del lavoro o il
problemi, l'educatore deve conoscere le leggi, i servizi e le figure professio- mutamento del ruolo familiare.
nali con le quali collaborare. Rimandando al cap. 5 l'analisi delle caratteri- • Il mediatore interculturale può essere una persona straniera che cono-
stiche e competenze dell'educatore, si propone una breve presentazione sce bene sia la propria cultura di appartenenza sia quella del contesto ospi-
delle figure professionali, afferenti a differenti aree scientifiche-disciplinari- tante in cui vive, riesce quindi a farsi ponte tra le due, facilitando la comu~
operative, che le persone possono incontrare all'interno dei servizi e nel nicazione e l'incontro tra immigrati e residenti. In alcuni casi può trattarsi
corso dei propri percorsi di vita. di una persona italiana che ha acquisito una profonda co_noscenza ~~ u~ al-
Le figure • L'assistente sociale garantisce professionalmente alla persona in diffi- tro gruppo etnico. Oltre a garantire la traduzione della l_mg~~, ~acihta !_ac-
professionali coltà un progetto che le permetta di utilizzare risorse individuali, di comu- cesso ai servizi presenti sul territorio. Lavora in campo gmdiziario, medico,
con le quali nità e del territorio. Ha un mandato pubblico o privato, che definisce di scolastico e sociale.
opera l'educatore chi si debba occupare e quali risorse possa erogare, in termini sia di tempo • Gli orientatoci scolastici e professionali sono professionisti del lavoro
sia di beni materiali. Spesso professionalmente utilizza colloqui, lavoro di sociale specializzati nell'aiutare le persone a costruire i propri ~urricula'.
gruppo, lavoro sulla comunità. Si occupa di problematiche di tipo familia- mettendo in relazione le risorse individuali con le offerte scolast1che o gli
re, professionale, sociale che possono riguardare povertà, carcere, disagio, andamenti dei mercati del lavoro. In una dimensione europea si occupano
disabilità, immigrazione. Conosce vincoli e risorse dei servizi e dei territori. di bilancio delle competenze e delle trasferibilità da u:n curriculum _all'altro,
Necessariamente valorizza al massimo le potenzialità di rete e collabora con da un mestiere all'altro delle conoscenze, delle abilità e delle espenenze ac-
moltissimi interlocutori, tra i quali, frequentemente, l'educatore, che segue quisite. . .
i progetti educativi rivolti alle persone. • Le figure professionali di area medica, oltre ai già citati oss e ai me~-
• L'operatore sociosanitario (oss) garantisce assistenza e interventi igie- ci, comprendono infermieri, fisioterapisti, logopedisti e altre figure specia-
nici e sanitari, in particolare alle persone non autosufficienti, ammalate, di- lizzate nella riabilitazione. Spesso il progetto educativo gestito dal!' educa-
sabili o arrziani. Può occuparsi anche di alcuni interventi semplici di carat- tore si inserisce in un piano di assistenza più complesso dove le cure per la
tnP ,o,:inir,:irio. r.ontr:iriamente all'ausiliario sor:ioarrùt,mzialr. ( ASA) r.h P .oi or.-
.~::ilnte clella oersona, la riduzione del dolore e il recupero e il mantenimen-
Introduzione alla p d ·
e agog,a e a! lavoro educativo
2. Educazione e storie di vita dei soggetti
to di tutte le auton · "bil" ..
l . omie poss1 1s1 mtersecano con il suo l
re ~vltfìa della persona quanto più possibile completa di o avoro P:r rende. da assistenti sociali, medici, psicologi, infermieri o altre :fìgure sanitarie, pe-
0
e gure professionali dell' b · . pportun1tà. dagogisti: sociologi, educa_tori e ~pe:atori del se~~ore ammin!st:ativo; p:o-
s~uola de~l'infanzia, primaria e :o~~:~a:col~a;:ceo sono_: gli in~egnanti di fessionistt che hanno ruoli, funziom, responsabilità, percorsi di formaz10-
•-;
r---
di alfabetizzazione per gli ad l . 1· . g . . gnann che s1 occupan e ma soprattutto sguardi e linguaggi molto differenti tra loro. Per funzio-
.i
. . il
d attici u tl, g I msegnann di sost . di .. o n'
e personale di supporto Il I . 1. eg:io, I ngenti di- nare un'équipe multiprofessionale deve basarsi sul dialogo, sul principio
vis.i. permette all'educatore di af:fi. oro comv~ g1mento m progetti condi della collaborazione e sul reciproco riconoscimento delle competenze al-
to all'apprendimento ancare soggem deboli nei percorsi di ..l:.· -
. ~~ rrui.
o Le figure professionali di area iuridi
;rovarsi a _c~llab~rare possono esser/i mag:r:~nd~~
e o amm1mstrat1vo, gli avvocati i rocurat .
i::1 . ,
lJducatalore può
n e pen e, civi-
Il ruolo di garante della tenuta dei gruppi di lavoro (siano essi multiprofes-
sionali oppure no) e dell'effettuazione del progetto educativo è assunto dai
coordinatori.
condizioni e le regole all'intern~ d~ll al?rl~ cdhe possono determinare le Per completare il quadro dei ruoli professionali riconoscibili all'interno dei
d p ·1 e qu 1 e ucatore ass 1 il seIYizi educativi, infine, non vanno dimenticati i responsabili dei servizi,
man ato. er I lavoro educativo con le f . I" ' . o ve proprio
te la relazione con il tribuna! d . . . am1g ie e particolarmente rilevan. che, in cima alla scala gerarchica, sono coloro ai quali gli operatori devono
7
di c1. onorari (esperti nominatie e1 mmon compost d · d" .
.;
e ' o a gm 1c1 togati e giu- rispondere del proprio lavoro e, al contempo, rivolgersi per richiedere che
• J cupa della difesa dei diritti dei p : le l?r~~mpeten~e specifiche), che si oc- vengano garantite le condizioni economiche e organizzative necessarie per
nali in caso di reato. mmon, o, adoz10ne e procedimenti pe- svolgere la propria attività.
Son o qwn · di mo1te le figure professionali che . .
competenze e strumenti poss d '.avario titolo e con differenti 3.4. L'educatore e la sua storia di vita professionale La presa in carico quoti-
, ono pren ere m car· 1 . .
soggetti e_ (ri)orientarne le traiettorie. ico e stone d1 vita dei diana di storie di vita frammentate e multiproblematiche ha ricadute sulla
dr
Una particolare attenzione merita oiché 11 storia di vita dell'educatore, sulle modalità con cui narra, rilegge e interpre-
ducatore professionale la fi d CO• Ocata nella Stessa area dell' e- ta la propria vita personale e professionale.
conoscenze e riflession,1· . gura e_ pde ag~~tsta, competente rispetto alle Accompagnare le persone nel processo di ricomposizior:ie di un quadro Ricomporre
r . SUI process1 e UcatIVl 5· d" .
rormaz10ne e coordinamento d . . r .. I occupa I progettazione, unitario e coerente, di ridefinizione di significati e responsabilità, "insegna un quadro unitario
,
af:fi anca al l educatore nella d ei progetti; ra ncerca e · . .
. . spenmentaz1om; si la complessità" e affina la capacità di ricostruire i meccanismi che generano e coerente
Come lo psicologo ma co diocumentaz10ne e nelaborazione del lavoro.
-l.
. , n verse competenze può . di una serie di sofferenze all'interno di un contesto carico di contraddizioni,
s10ne del lavoro educau·vo. ' occuparsi supervi- non sempre conciliabili né accettabili. Il lavoro con le storie di vita richiede
un atteggiamento non giudicante, che non insinui forme di stigmatizzazio-
3.3. Équipe multidisciplinari- l'edu t . ne svalutante nei confronti dei soggetti incontrati, né produca false allean-
~ -\ sionisti I servizi educar· : ca ore professionale collabora con altri profes- ze e collusioni.
1v1 non annoverano a1r· d ll
presenza di tutte le figure pr r . al" . mterno e oro organico la Come «difesa contro scivolamenti empatici (le identificazioni con le situa-
Il :
01ess1on 1 sopracitate .
di collaborazione ad am io . . . ' ma stnngono rapporti zioni raccontate e con il narratore) o retropatici (l'identificazione con
, gnificativi della rete dei sperv1·zr1~ggtm_ co~al:ss1, nconoscendoli come nodi si- eventi di una storia pregressa che gli evocano momenti critici della pro-
La collaborazione S ~fOflL
pe~~o, co_m~nque, l'educatore lavora all'interno di é . . . . . pria)» (Demetrio, 1999, p. 22) l'educatore deve riservarsi «una parentesi
tra professionisti
nan m cu1 diversi professioni· n· Il b al qmpe multtdisc1pli- narrativa con i colleghi, che assume una [funzione] sia di antidoto e di le-
diversi . .
d e1 soggem, osservando le situ . . s co a orano proc d" . .
bl . esso I presa m carico nimento alle fatiche del parlare-ascoltare-pensare, che di riproposizione pe-
vista, cosl da riusc1·re a co az1om pro ematiche da molteplici punti di dagogica» (ibid.). Egli ha bisogno di uno spazio in cui riflettere sui racconti
mporre un quad d' al· · ·
sato sul principio della com I . ' L ro an _1s1 arucolato perché ba- ascoltaci per analizzarli e comprenderli, lasciandosi contaminare da altri
. . p ess1ta. a presenza di tru .
g1e differenti consente di r . .. s menu e metodolo- punti di vista e modelli interpretativi. Ha bisogno anche di un tempo in
• ·! J cati all'interno di un pro:e;~o~::~;ofett1 Interventi differenziati, collo-
terezza, andando oltre la s·t ? di d" p_ensa alle persone nella loro in-
cui lasciare sedimentare emozioni e pensieri, in cui riflettere sul carico
emotivo che deve sostenere per riuscire a trovare la "giusta distanza".
1 uaz10ne 1sag10 d 1
le reti di supporto. e momento e potenziando Deve quindi ricercare e preservare alcuni luoghi della riflessività sulla sua
A seconda della tipologia del servizio erogata l'équipe , professionalità, contesti nei quali può confrontarsi con i colleghi e riap-
' puo essere composta propriarsi della propria intenzionalità e titolarità educativa, all'interno di
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
:r I
~gn?e~sona ~a ~ietro _di sé una storia, fatta di continuità e discontinuità di
ami iari e sociali, che interpreta, legge e narra dal suo punto di vista e' ,
quella degli stessi destinatari; perché "classificare" è, sempre e comunque,
ridurre la complessità, anche se, a volte, è necessario farlo.
Nel capitolo sono individuati e affrontati alcuni destinatari del lavoro edu-
~uando per necessità essa entra in contatto con un servizio educativo territ .. osi, cativo: età della vita, gruppi sociali, condizioni di marginalità ormai stabil-
I educatore deve farsi carico della "storia" che l'ha portato l'1 d ll . anale,
z· sl - - . e e a sua 1nterpreta- mente inseriti nella tradizione e nelle pratiche degli interventi sociali ed
1one. o o cosi potra n~pondere in modo corretto ai suoi bisogni educativi utiliz- educativi. Altri modi vi potrebbero essere; in ogni caso, a prescindere dalle
zando, quando necessario, anche tutta la rete dei servizi territoriali. intenzioni e dai criteri classificatori, nel lavoro educativo i destinatari sono
• I servi:i educativi territori~li sono realtà complesse in cui agiscono é ui e for- mutevoli poiché vi possono essere modi nuovi di osservare persone e con-
mate da diverse figure professionali e di cui l'educatore professionale -q p . dizioni di vita, per l'affacciarsi di nuovi soggetti sullo scenario sociale, per
bro, per altro proprio quello che ha il compito di identificare quale poss: un me~~ vedersi affidare ali' educazione ciò che prima era consegnato solo ad altri
percorso educativo/rieducativo più adatto alla persona pre a . . e:se_re I campi di attenzione disciplinare e operativa.
· I' I · . s in carico e poi d1 se-
gffu1rne ev~ uz1~ne o in ~rima persona o inviandolo ad un servizio più idoneo ad
a rontare I suoi problemi.
1. I bambini
Potrebbe apparire del tutto scontato che le bambine e i bambini "da zero a
tre anni" siano da sempre destinatari di azioni educative, e così è se consi-
deriamo l'educazione familiare. Ma, se ci spostiamo sul piano delle politi-
che educative nazionali, constatiamo che solo recentemente sono stati con-
siderati un vero e proprio soggetto educativo distinto, interessabile da azio-
ni educative intenzionali regolate da leggi nazionali e con specifici servizi di
riferimento.
L'asilo nido come servizio educativo è nato, infatti, nel 1971 sulle ceneri L'Opera nazionale
dell'Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI), istituzione fondata il maternità e infanzia
10 dicembre 19z5 con la legge n. 2277. Tale legge si proponeva esplicita-
mente di
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
provvedere alla protezione · ·ssima infanzia era subordinata a quella sociale, al bisogno prevalente
. . . ed assistenza
. . delle
. gestanti e delle madri b.isognose 0 Pru:n
1
. ell'epoca. Il bambino non era ancora, almeno ne11e mtenz1om
· · · de1· 1e-
abbandonate, dei bamb1m, lattanti e divezzi fino al quinto anno di età di· qu . . · · ' d 1 . . A . .
. f: . 1· b' , apparte- latori, il desunatar1O pnnc1pale dell offerta e serv1z10. tesnmomanza
nenti a. amig le 1sognose che. non.possono
. . prestar loro tutte. le necessar·le cure per g1s
un razionale allevamento, dei fanciulli fisicamente o psichicamente anormali . di ciò, tutte le polemiche intorno all' oppo~mta
. , d'1 all
. ont~_are ~0s1, preco~
· · 'al e dei ente i bambini piccoli dal nucleo farmhare per msenrh all mterno d1
mmon materi mente o moralmente abbandonati.
ce!lltesti istituzionali e collettivi (Gandini, Mantovani, Pope Edwards,
con . d 1· . .
Non a caso molti dei nidi che nacquero pnma eg 1 anm settanta s1
L~ ~n~(o:11e ~ssenzi~e ~ell' ONMI era ~uella di preservare o garantire le con- 2003 ) · · e · 'l
crovavano all'interno di fabbriche con un alto tasso d1 lavo~o remmmt e.
diz~om 1g1emco-sarutane delle donne m stato di gravidanza e delle fami lie
socialmente svantaggiate con bambini piccoli. All'istituzione dell'oNM 1g Dall'altra parte, la riflessione pedagogica a sostegno del mdo colT.le uogo
gul. la costituzione di organi sanitari e di assistenza materiale quali i cons ulse-_ educativo trovava i suoi fondamenti nelle teorie di Anna Fre~d e d1 _M~ga~
II
d' Mahler, nelle teorie dell'attaccamento di Bowlby e nei contnbun di
ton pe ratrici e ostetrico-ginecologici, i consultori prematrimoniali e _ ret · 'd
trimoniali, i refettori materni e gli asili nido, i dispensari di dermatolom~ · Ernmi Pikler. Studi ed esperienze, questi, che _mette:7~0 m evi ~nza come
sociale e i centri medico-psicopedagogici. Gli asili nido dell'oNMI nspec-
· gia ·- le pratiche di cura fossero connesse ad altre dimens1om ~ello sv~luppo du-
. . . ,. . .
ch 1avano gli scopi dell 1st1tuz10ne, connotandosi come servizi centrati sul- I rante la prima infanzia, studi ed esperienze che consenttro~o d1 pensare _e
rogettare l'asilo nido come un luogo favorevole per uno sviluppo armom-
l' as~ist:nza dei b~bini _e sul_la salvag~ardia delle loro condizioni igienico- '
pco del bambino " precocemente soci'al'1zzato " .
j .
s~1tane. Anche 1 organ1zzaz1one degli spazi rifletteva questa idea di bam-
b~no ~ome so~getto da assistere: i refettori, i dormitori e gli ampi saloni dei
g10chidie~ano 1 lualoghi dove i bambini, sempre molto numerosi, venivano .
I Furono la stessa diffusione degli asili nido e la crescente atte~z1one d~l
mondo della ricerca a questa nuova realtà a incrementare gli studi sullo svi-
custo t1, senza cuna intenzionalità educativa, dalle puericultrici e dall luppo dei bambini da zero a tre anni. ~'in~er'.me~to dei b~bini di questa
vigilatrici d'infanzia. e età in contesti con un elevato livello di soe1alizzaz10ne ha m qualche mo~~
"aperto gli occhi" sul bambino come persona in sé, _svi~co~andolo ~a un 1-
Se l' O:'MI si rivol~eva soprattutto alle famiglie povere in un paese ancora
dea di infante bisognoso solo di cure materne. Negli ulnn:n decenm del s~-
essenz1~mente_ agncolo, fu con la ripresa economica del dopoguerra che
colo scorso le teorie sociocostruttiviste ed ecologiche hanno rafforzato il
e1:1erse ~n man_1e~a ~em~re più forte il bisogno di istituire luoghi di custo-
riconoscimento della dimensione educativa del nido, mettendo in evidenza
dia per 1 bamb1m piccoli come politica di sostegno al lavoro femminile. Il
le competenze dei bambini come soggetti attivi e partecipi del loro proces-
~r~cesso di ur~anizzazione e la trasformazione della famiglia da allargata,
t1prca_ d:lle soc~età_ ag~icole, a nucleare, che popolava gli appartamenti dei so di crescita.
Il nido oggi si qualifica come un servizio educ~tivo a t~tti gli effetti, che
quart1en che via via s1 costruivano nelle periferie delle città, hanno avut0
come immediata conseguenza un disarticolarsi delle relazioni familiari e un predispone contesti e crea progetti a sostegno d1 uno _s~u~~o globale_del
bambino da zero a tre anni. La relazione con le famiglie s1 e progressiva-
progressivo isolamento dei nuovi nuclei familiari urbanizzati. La donna la-
mente svincolata dal modello sociale per consolidarsi intorno alle temati-
voratrice, in particolare, non ha più potuto contare sul sostegno delle altre
che pedagogiche ed educative in un'ottica di collab~r~ion~ ~ ~i soste:
don:°'e per la cura dei ~ambini e ha subito con maggior forza il peso di que-
gno alla genitorialità. In questa pr~spettiv:, i soggetti ai quali_ si nvol~e il
sto importante cambiamento sociale, in un'epoca in cui dominava l'idea
nido come servizio educativo sono 11 bambmo come persona m crescita e
che solo una relazione esclusiva con la madre potesse garantire un armoni-
la famiglia come contesto di riferimento costante per gli operatori del
co sviluppo del bambino.
Gli asili nido ~uando n~cquero i primi asili nido comunali, con la legge 1044 del 1971, serv1z1O. Il bambino
Dai primi anni settanta si fa sempre più elevata la parteci~azione dell~ fa-
comunali 1 idea dommante era quella di fà.vorire e sostenere l'entrata nel mondo del e la famiglia
miglie all'interno dei nidi: sono anni in cui «gestione sociale e ?~ec1p".'-
lavoro delle donne. L'articolo 1 recita: «L'assistenza negli asili-nido ai bam- in asilo nido oggi
zione sono parole d'ordine» (ivi, p. 12) all'interno di una tipolog1".' d1 sen:1-
bini di età fino a tre anni nel quadro di una politica per la fu.miglia, costitui-
zio educativo in cui si sviluppa sempre più una cultura del! accoglienza e m
sce un servizio sociale di interesse pubblico». Inoltre: «Gli asili-nido hanno
cui l'attenzione e l'ascolto nei confronti del bambino sono profondamente
lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare
una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare l'accesso della connessi al coinvolgimento dei genitori. .. . .
Intorno alla metà degli armi ottanta, in relazione alla cns1 economica e-~
donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale».
nuovi bisogni delle famiglie, vengono avviate sperimentazioni «con serv1z1
Ancora una volta, la funzione pedagogica ed educativa dei servizi per la
67
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
: ; ::
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;;;; '
0
!:";~a;:,';:'"':'istid,, ~=.:;: ::'n,~i:~;:t~
sse impegnate nel tentativo di · ·
scienti.
Da questo punto di vista i servizi educativi divengono un importante luo- Luoghi di incontro
go di incontro e confronto con le famiglie che hanno cosl l'occasione di e confronto -1
una complessa organizzazione all'int d Il tenere IIlSteme
adulti sono diversi da quelli dei bam~:t e a quale spesso i tempi degli non sentirsi sole nell'essere genitori e, soprattutto, di recuperare una di-
mensione di normalità rispetto alle proprie difficoltà e ai propri interro-
Talvolta i servizi educativi lam.entano 1~ dele d
gativi. In tale prospettiva i servizi educativi hanno il dovere di creare spazi
troppe responsabilità educative o l'assenza d?~d 0 dlelle fu.miglie di
1 1 a ~arte
non ci sono abbastanza h . ucia , a trettanto, «che e tempi che ne costruiscano l'identità. Ecco quindi che i genitori e i bam-
e.
o C e Cl sono troppo»
~amiglia a partire dal momento dell'attesa del
m contatto con una dimensione iù allar .
~;;;:i/3)....
Dal
candto suo la
~n~ m_1z1~ a e~trare
bini sono intesi, percepiti e accolti come membri di una comunità e non
come semplici consumatori di servizi. Secondo tale prospettiva le istitu-
senti sul proprio territorio fìnali!ati ad gara di serv1z1 e nfenment1 pre- zioni per l'infanzia «possono essere intese come forum pubblici situati in
nitorialità. accompagnare e sostenere la ge- una società civile nella quale i bambini e gli adulti partecipano a progetti
di rilevanza sociale, culturale, politica ed economica» (Dahlberg, Moss,
Molteplici sono i servizi che si occu ano d'· fun . . . . .
pi per le fam.iglie, associazioni ecc {e ci m ~1a (mdi, spazi g10co, tem- Pence, 2003, p. 114).
un interesse delle famiglie e dei b . b. ~cuno risponde ad un bisogno o a Gli obiettivi-finalità si fondano sull'affermazione delle rispettive autono-
Ali'. am mi. mie: i rapporti con le famiglie sono contesti di apprendimento relazionale
ti dimterno
scamb"di questinfr
servizi vengono spesso predisposti. e costruiti momen-
e cognitivo che permettono di operare in vista dell'acquisizione di consa-
10 eco onto (momenti più . d" "d al" .
momenti più allargati in cui c'è l' . i:_ 1~1 u I co~e I colloqui, o pevolezza e del riconoscimento delle rispettive differenze, specificità e re-
genitori). Nel corso di questi mom::c:~~ne I i~contrar~i ~c~e con altri sponsabilità educative.
luogo sociale da cui il b b. . sc~b10 la famiglia, mtesa come Il gruppo dei genitori e degli educatori è la sede dove, insieme ad altri, si
. am mo proviene e ali mterno del al h .
una stona e conoscenze originali ed untc . h e, rappresenta qu e a costruito costruisce un sapere educativo che cresce nella condivisione di esperienze e
un elemento con
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
•
I
gli educatori instaurano con loro cì raccontano che i giovani attribuisco rea-nione, il contesto e l'ambiente in cui i ragazzi e le ragazze si trovano
molta importanza all'amicizia, al rispetto, alla tolleranza e alla solidarito
agg b-
a vivere, crescere, fare esperienza. N on s1· puo' par1are d.1 ado1es:enza senza
L'attuale generazione di adolescenti (meglio sarebbe utilizzare l'espress1·0 ta. · nascere l'elemento centrale costituito dal gruppo di coetanei. Il gruppo
f!CO • l · .
" coorte d"1 ado_1es~ent1· ") e' quelia che possiede il livello di istruzione più ele-
ne resenta un punto di cerniera tra sfera psichica e sfera socia e, cost1tU1-
rap P
ce una specie di microcosmo, funge da lab oratono · m· cui· 1·1 soggetto puo'
vato, le magg10n competenze tecnologiche ed è la più mobile di tutti ·
. T .
tempi. uttav1a, come tutto il resto della società, i giovani devono affio _
I : erimentare le proprie competenze relazionali, costruire rego~e comporta-
tare un indivi~ualismo e u~a pressione concorrenziale crescenti e non g:- !entali e un proprio ruolo al di fuori di-un contesto conoscmto come la
dono necessanamente tutti delle stesse opportunità. Un vasto processo di famiglia. .
consultazione in tutta Europa ha consentito di individuare l'istruzione Il compito educativo sembra essere quello di «acco~pagn~re ogm persona
l'occupazione,_ l'i~tegr:i.zi~n_e sociale: la sal~te con:ie. le questioni che pi~ al di là di ogni molteplicità e rischio di frammentaz~one, m quel _Pe:corso
preoccupano 1 g10van1 (tbtd.). Le d1ffìcolta che s1 mcontrano in questi · cui diviene "protagonista" rispetto a sé e al propno contesto d1 vita, al-
lll ali .
campi, unite ai problemi finanziari, di alloggio e di trasporto, impediscono l'interno di orizzonti di senso» (Tallone, 2000, p. 72). Appare o~a ev~-
ai giovani di divenire autonomi, di disporre delle risorse e delle aperture dente come in letteratura e nella prassi operativa ci sia stata, in questi anm,
necessarie per gestire la propria vita, per partecipare pienamente alla vita un'evoluzione dalle pratiche di prevenzione a quelle di promozione_ (Reg~-
sociale e adottare decisioni indipendenti. liosi, 2010), proprio a testimoniare la diversa concezione d'approccio al d1~
L'adolescenza è la fase nella quale si è impegnati nella costruzione di sé at- sagio giovanile, che deve essere ricondotto piuttosto all'idea di ~~stegno, di
traverso l'acquisizione di competenze, nella maturazione della capacità di stimolo delle risorse, di aiuto all'emancipazione della soggett1v1tà. Impo-
effettuare scelte e di orientarsi all'interno della realtà sociale, nello sviluppo stare progetti di intervento in un'ottica di promozione con:iporta la scelta
delle proprie capacità di relazione con sé e con gli altri. Questo periodo di di operare in contesti di normalità, più che sulla patol~gia con~lamata,
crescita però richiede di affrontare una serie di sfide, di compiti e di con- sulla generalità della popolazione giovanile e _n~n s~lo_ sm s_oggetti ?ro~le-
fronti, una serie cioè di tappe significative che esigono, per essere attraver- matici, sui bisogni dei ragazzi e non solo sm nschi di devianza. Sigmfic~
sate, capacità di cambiamento e di trasformazione. L'adolescenza, dunque, aiutare un ragazzo ad affrontare i suoi compiti evol~tivi, _promuove:e spazi
è un banco di prova, un periodo in cui i ragazzi e le ragazze sperimentano e tempi dove ognuno possa informarsi, ascoltare, dial~gare, _co~qmstar~ la
sé stessi, la propria voglia di fare, il bisogno e il desiderio del gruppo, le propria coscienza critica; questo vuol dire_favorire 9:uei modi di com1:11_1ica-
loro capacità di iniziativa e le loro competenze, la loro tendenza a rinuncia- re che aiutano ad esprimersi, ad avvertire 1 problemi, le mancanze, gli mte-
re o la loro necessità di futuro. Cogliere il loro bisogno di protagonismo, il ressi profondi sui quali costruire progetti di vita significativi per sé e per gli
desiderio di essere registi della-propria vita e dei propri percorsi di crescit::. altri. Aumentare
risulta essenziale. Si tratta allora di aumentare il benessere complessivo dei giovani attraverso
il benessere
In questo particolare momento del ciclo di vita, inoltre, il ragazzo o la ra- progetti e azioni tendenti a: . .
gazza possono reagire attuando un comportamento di sfida contro sé stessi • riconoscere e legittimare le risorse spontanee che le diverse forme di
o contro gli altri, sfida che può assumere quindi le vesti di comportamento aggregazione esprimono; . . . . .
a rischio. • responsabilizzare la comunità locale e gli ammmistraton nsper_ro alla
Alcuni sostegni e variabili di ordine personale e interpersonale, sociale e necessità di occuparsi della questione giovanile promuovendo lo sviluppo
politico sono indispensabili ai ragazzi e alle ragazze per far fronte ai compi- di politiche adeguate ed efficaci; . _
ti che il percorso di crescita pone loro. • conoscere l'universo giovanile nelle diverse forme di espress10ne e ag-
Le relazioni La capacità di gestire attivamente il proprio sviluppo, infatti, è fortemente gregazione; _ . . .
in adolescenza influenzata anche dalla possibilità di stabilire relazioni intense e significa- • promuovere la consapevolezza rispetto a ciò che h e1rconda e favonre
tive tanto con i coetanei, i cosiddetti "pari", quanto con adulti riconosciuti lo sviluppo di autonomia e senso critico.
come autorevoli. La relazione educativa si connota cosl da una parte con il Gli obiettivi generali precedentemente accennati possono venire sostenu-
riconoscimento affettivo e il tipo di relazione che le persone adulte, più vi- ti~ .
cine ai ragazzi e alle ragazze, mettono in atto nei loro confronti per facilita- • azioni sul territorio con i gruppi informali di giovani: mettere m
moto interventi volti alla costruzione di relazioni significative sia all'inter-
re e sostenere la costruzione di sé. Dall'altra sono determinanti le relazioni
sociali, le opportunità di apprendimento, di confronto, di socializzazione e no del gruppo sia con il territorio, implementare una progettualità parteci-
"7C
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
Concezioni
pata, creare occasioni di incontro, attività, iniziative capaci di far sp · La scarsa considerazione degli adulti in quanto tali come_possib~i destina-
·1 · · er1- dell'età adulta
ari di intervento educativo non è dovuta a una qualche d1sattenz1one, ben-
1:1e~tare 1. nconosc1mento delle proprie competenze, sostenere la possibili-
ta di crescita e apprendimento dei gruppi; e, deriva dalla persistenza di un'antica cultura attorno all'età adulta nella
SI d • al"
• interventi quale si ritiene tale età caratterizzata, quasi antropologicam~nte, b; ~pie. 1-
, .educativi a sostegno delle competenze personali' promUo- tà e stabilità, di conseguenza da processi educativi eone1usi e sta 1 1zzat1 e'.
ven d o 1autostlffia e le capacità di scelta, potenziando le autonomie, favo-
rendo la motivazione all'apprendimento, migliorando le competenze _ · tale concezione, l'educazione degli adulti, prima di essere qualcosa d1
c1"al"1, svo1gen do un'opera di orientamento alla scuola e al lavoro; so :spicabile e/o possibile, risulterebbe una sorta di contraddizione in ter-
• ~p~rtur~ ~ ce1:1tri di ;ggregazio~~; mettere a disposizione dei giovani mini. .
Nel corso del tempo, a tale concezione dell'età adulta se ne sono progressi-
s~az~ ~ soc1ahzzaz10ne a bassa soglia dove vivere quotidianamente rela-
z10n1 importanti e svolgere attività di interesse comune. vamente affiancate e intrecciate altre e diverse che ne hanno mostrato la
Ma lavorare per migliorare il benessere degli adolescenti significa chiamar debolezza teorica e, in alcuni campi, come quello pedagogico-educativo,
. eh e hanno finito con il prevalere diventandone le letture prevalenti (Tramma,
1~ causa~ . e gli adulti. Necessario si rivela pensare ed attivare progettua-
lità capaci di promuovere relazioni significative tra giovani e adulti, au- 7). Sono concezioni emerse, in parte, da un diverso modo di indagare
199
mentare la responsabilità e le competenze educative degli adulti che vivono l'età adulta (l'instabilità e la possibilità di educazione in tale età sono state
a contatto con i giovani. trovate allorché sono state cercate) che ha portato a incrinare molte delle
Come visto, l'adolescenza è l'epoca del confronto creativo con sé stessi e certezze riguardo alla stabilità esistenziale dell'adulto e al de~nitivo c?mpi- .
con gli altri, ma è anche l'epoca delle trasformazioni turbolente, della di- mento della formazione e, in parte, concezioni strutturatesi come riflesso
sconti~uità, dell'insofferenza alle regole, così il coinvolgimento degli ado- obbligato dei cambiamenti economici, sociali,_ culturali c~e ~anno i~teres:
lescenti rappresenta una sfida difficile e delicatissima per tutte le istituzioni sato in questi ultimi decenni, anche molto radicalmente, l ms1eme dei corsi
~e propo~gono e a~vano_ servizi e~ i~terventi a loro destinati. Fare mag- di vita delle persone, e di conseguenza anche il segmento adulto.
g10r attenz10ne alle g10van1 generaz1on1 vuol dire trovare il tempo di stare L'adulto oggi non è più considerato caratterizzato da stabilità e continuità,
con loro, imparare a lavorare con loro raccogliendone richieste e sogni, la vira adulta è interessata da trasformazioni che riguardano tutte le sfuma-
promuovendo il protagonismo, la cittadinanza libera, solidale e responsa- ture dèll'esistenza: assetti familiari, attività professionale, ruoli legati all'ap-
bile. partenenza di genere, culture, identità collettive, saperi ecc. ~on _sono ~iù
dimensioni considerate immutabili, bensl interessate da contmw cambia-
4- Gli adulti menti. L'età adulta oggetto
In questa serie di instabilità, discontinuità, trasfor~a~ioni auspicate_o subi-
di lavoro educativo
Porrebbe non apparire immediatamente comprensibile e giustificabile l'ac- te, l'età adulta, come qualsiasi altra età della vita, d1v1ene oggetto ~ la~oro
costamento tra lavoro educativo e popolazione adulta, ciò a causa di un educativo, cioè diviene soggetto individuale e collettivo che necessita-~ sa:
peri (auto/eteroprodotti) per affrontare nel modo più adeguato possibile i
pregiudizio tuttora presente e agente per il quale l'educazione è intreccio di
esperienze che riguarda esclusivamente le fasi di crescita/sviluppo degli in- cambiamenti che la coinvolgono.
Il lavoro educativo nei confronti degli adulti, quello esistente e quello che
dividui (il bambino, l'adolescente), oppure riguarda stati dell'esistenza o
sarebbe auspicabile ci fosse, potrebbe essere, molto schematicamente, sud-
soggetti problematici. Secondo tale visione, il lavoro educativo si configu-
rerebbe da una parte come accompagnamento alla crescita, dall'altra come diviso in due principali aree. Adulti problematici
insieme di azioni tese a ridurre o a eliminare la problematicità. In tutto ciò La prima area concerne, come accennato, adulti caratter~zzat! _da un qu~-
le adulte e gli adulti, senza particolari altre attribuzioni, non compaiono, che particolare problema riguardante sé stessi (povertà, disa~iht~, m~~ttl~
tant'è che la tradizione dei servizi alla persona ci consegna interventi e azio- ecc.) o i soggetti ai quali sono legati, in particolare, da relaz10n1 fam1han:
ni per l'infanzia/adolescenza e per gli anziani in quanto tali (età della vita genitori di adolescenti considerati devianti, figli di genit~ri n~n ~utosuffì-
considerate in sé strutturalmente fragili) ma non per gli adulti, eccetto che cienti ecc., cioè problemi rispetto ai quali l'a~ult~ no~ e pnnc1pal~en:e
identificato come tale, bensì per il problema d1 cui è direttamente o mdi-
per quelle persone ritenute sì anagraficamente tali, ma interessate da sguar-
rettamente portatore. In questa area si trovano, tra gli altri, adulti caratt~-
di e da pratiche educative per una componente di fragilità che caratterizza
I,, lror,-, -.,rfn ltit:i: da detenuto a genitore di disabile, da disoccupato a sogget-
rizzati da importanti e conclamati disagi concernenti la salute e la mal~ma
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I.: =-~--•onr; f-PSi ~ OTOmuovere al massimo
-
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
arduo identificare il passaggio dalla giovinezza ali' età adulta, altrettanto smo attorno alla sua opportunità e fattibilità. La popolazione anziana è sta-
difficile è identificare quello dall'età adulta a quella anziana, tentare cioè di ta considerata, e in gran parte lo è ancora oggi, "ineducabile" sia per man-
rispondere indicando una soglia anagrafica o un cambiamento psicofisico canza dei necessari requisiti psicofisici, sia per l'assenza di sufficienti moti-
alla fatidica, quanto mal posta, domanda: "quando si diventa anziani?". vazioni all'apprendimento. Secondo tale tipo di convinzioni le persone an-
Infatti, nelle società sviluppate, all'interno della generale tendenza alla ri- ziane, essendosi del tutto concluso il loro processo formativo, non avrebbe-
definizione e frammentazione dei corsi di vita, la vecchiaia non si presenta ro alcun bisogno e non manifesterebbero alcuna intenzione di continuare
più come fase dell'esistenza "post adulta" caratterizzata prevalentemente 0 ad apprendere, cioè di aumentare la quantità di saperi, di porsi nella pro-
esclusivamente da inattività, inabilità, restringimento dei ruoli sociali e fa- spettiva di sperimentare cambiamenti, di modificare il modo di pensare sé
miliari, disimpegno verso l'esistenza. Diversamente, un intreccio di fattori stessi e gli altri. Tali convinzioni sono state progressivamente indebolite
(dal!' allungamento della vita media alle garanzie previdenziali, dai progres- per quanto riguarda sia i requisiti psicofisici sia l'assenza di motivazioni.
si in campo medico al miglioramento generale delle condizioni di vita) ha Nel primo caso, poiché è l'inabilità che, come in qualsiasi altra età della
fatto sì che quegli anni della vita comunemente collocati in età anziana sia- vita, determina la mancanza dei necessari requisiti psicofisici per apprende-
no ancora caratterizzati da autonomia, attività professionali o di volonta- re, non l'età anziana in sé, la quale, seppure probabilisticamente interessa-
riato, responsabilità e impegni familiari e sociali (Cesa Bianchi, Albanese, bile da patologie e invalidità, non è in sé una malattia. Nel secondo caso, in
2004). età anziana non mancano le motivazioni ad apprendere, e a dimostrarlo
La vecchiaia L'età anziana non è più considerabile l'età posteducativa per eccellenza, e sono state innanzitutto le reali pratiche di apprendimento e cambiamento
educabile diviene, come le precedenti età della vita, un periodo nel quale i "saperi" che hanno coinvolto un gran numero di persone anziane (dalle università
possono essere preservaci, recuperati, ampliati e nel quale il cambiamento della terza età all'apprendere a diventare volontari).
apprendicivo auto o eterostimolato si presenta ancora del tutto realistico e La vecchiaia è quindi componente importante delle attenzioni professiona-
praticabile. li delle figure educative, anche se sono ancora radicate quelle convinzioni
La difficoltà a definire a tutto tondo l'età anziana come distinta e separata che considerano l'educazione "faccenda" che riguardi esclusivamente o
dalle altre ha come conseguenza anche quella di rendere difficile indivi- prevalentemente l'età evolutiva o, al massimo, l'età adulta.
duare una gamma di bisogni altrettanto distinti e separaci da quelli degli In particolare, il lavoro educativo nei confronti delle persone comunemen- Il lavoro educativo
altri settori della popolazione. Alcuni sono bisogni in continuità (garanzia te considerate anziane può essere funzionalmente suddiviso in due distinte,
di reddito, ruoli sociali ecc.), altri presentano accentuazioni o coµfìgura- seppure non disgiunte, aree: gli interventi nei confronti delle persone in
zioni diverse (salute/malattia, rischio di solitudine ecc.), altri ancora sono condizioni di piena o sufficiente autonomia, e quelli rivolti alle persone
considerabili del tutto peculiari (necessità di sostegno a fronte della ridu- con importanti, se non totali, problemi in tal senso. Nella ripartizione pre-
zione o del venir meno dell'autonomia primaria). L'unico dato certo di cui cedentemente accennata, il criterio di distinzione è quello dell'autonomia e
è doveroso tenere conto per immaginare e progettare interventi sociali ed non della malattia; non è ovviamente una scelta casuale, ma una scelta det-
educativi è considerare il processo di invecchiamento della popolazione (il tata dal fatto che in età anziana, ma vale per qualsiasi altra età, è l'autono-
combinarsi della contrazione delle nascite e dell'allungamento della vita . mia l'indicatore che dovrebbe prevalere poiché si può essere, ed essere con-
media) come uno tra i processi più importanti e contraddittori delle so- siderati, in piena autonomia (in questo caso: capacità di fare senza difficol-
cietà sviluppate. Tra i più importanti poiché ha radicalmente mutato la tà e senza aiuto da parte dì altri) pur in presenza di patologie, così come le
composizione anagrafica della popolazione e perché, per la prima volta nel conseguenze di patologie invalidanti, se esistono opportuni sostegni e aiuti
corso della storia dell'umanità, una tale quantità di persone supera le so- (possibilità di fare con l'aiuto di qualcuno), non è detto compromettano
glie di età oltre le quali si è tradizionalmente considerati anziani. T ra i più tutti i livelli e le aree di autonomia.
contraddittori poiché tale processo determina un aumento della necessità Tenendo ferma la distinzione tra persone autonome e persone con autono-
di risorse sanitarie, assistenziali, previdenziali per fare fronte alle domande mia compromessa, quali possibili orientamenti generali per i progetti e gli
di sicurezza sociale e sostegno che una parte consistente di popolazione an- interventi educativi rivolti alle persone anziane? Nel primo caso, i soggetti
ziana esprime. con totale o sufficiente autonomia, l'attenzione può rivolgersi alla promo-
Se è stato necessario un forte lavorio intellettuale e operativo per abbinare zione nel territorio di residenza, anche in collaborazione con altri (servizi
l'età adulta ali' educazione, per la popolazione anziana tale abbinamento si sociali, biblioteche, associazioni ecc.), di luoghi permanenti, occasioni
presenta ancora oggi difficoltoso, circondato da un solido alone di scettici- temporanee, o iniziative modularmente collegabili, di progetti e interventi
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
riferimento. Essi, inoltre, vivono prevalentemente in strada e mettono · L'instaurarsi di una relazione stabile e la proposta di un'accoglienza persona-
crisi il modello di aggancio e presa in carico, proposto dalla rete dei ser/~ le non istituzionalizzata, divengono strumento educativo per aiutare le per-
soci"al"1, ch e e' strutturato secondo la logica del filtro , della selezione all' ac-
lZl
s;ne a superare la difficoltà vissuta e a sviluppare le proprie risorse, nel com-
cesso e della presentazione di una domanda da parte dei soggetti. Ma le piersi di un'operazione di ricomposizione della p~op~ia storia_ e di ri~cope1:a
persone senza dimora, in genere, non hanno i requisiti per richiedere I della complessità della propria esistenza. I percorsi dei soggem che vivono m
prestazioni (la mancanza di una residenza anagrafica comporta, infatti, 1: condizioni di deriva psicosociale sono però faticosi e raramente lineari, e
. perdita di numerosi diritti ·di cittadina.ma); inoltre, proprio a causa della spesso le persone, pur provando ad avvicinarsi ai_servizi sociali e iniziando un
rnultidimensionalità del loro disagio, non sono in grado di formulare una percorso educativo, non riescono a sostenerlo e s1 allontanan~. .
do~a~da d'aiut~- né di ricono~cere l'inte~locutore istituzionale al quale po- La multiproblematicità del disagio delle persone senza dimora pone gli
tersi.nvolgere. L mtervento nei confronti delle persone senza dimora nasce educatori di fronte alla necessità di definire obiettivi d'intervento volti:
da smergie tra istituzioni e privato sociale, che seguono logiche e prassi • al miglioramento delle condizioni di vita delle persone, da un punto
d'intervento differenti, in grado di compensarsi, creando un sistema d' aiu- di vista sia oggettivo che soggettivo;
to complesso per competenze, ruoli e risposte, formulate attraverso diverse • all'avvicinamento dei soggetti ai servizi sociosanitari territoriali attra-
modalità relazionali e di presa in carico dell'utenza. verso azioni informative, di orientamento e accompagnamento;
Se le istituzioni, molte volte, presentano un problema di accessibilità (ol- • all'individuazione delle risorse istituzionali e informali necessarie per la
tre che di modalità e responsabilità di presa in carico e accompagnamen- tenuta nel tempo di un progetto di vita complessivo;
to, forte~ente vincolati alla titolarità e alla durata degli interventi), il pri- • all'avvio di percorsi di autonomia e reinserimento sociale, abitativo e
vato sociale mostra maggiore flessibilità: le numerose cooperative sociali, lavorativo.
fondazioni e associazioni presenti sul territorio riescono a proporre inter- Tali obiettivi si declinano in azioni diversificate che si compiono a più li-
venti che velli:
• interventi di strada;
ascoltano e articolano la storia delle persone incontrate superando gli stereotipi e • prevenzione e riabilitazione educativa e sanitaria;
restituendo al soggetto la sua inter=a. Escono dalla logica del caso o della patolo- • riduzione del danno;
gia per riscoprire la complessità come valore, spostando lo sguardo da una pro- • accoglienza a bassa soglia e/o in comunità residenziali;
spettiva di bisogno o di problema (Bella, 2004, p. 6) . • prese in carico e accompagnamenti individ~ali. . .
Sono azioni educative volte al rafforzamento d1 strategie di autotutela, che
Interventi Il punto prospettico dal quale si osservano i soggetti senza dimora e le di- consentono d'innescare un processo di cambiamento consapevole a parti-
differenziati verse forme del disagio orienta la formulazione di ipotesi d'intervento dif- re da una relazione caratterizzata da un ascolto attento e rispettoso, non
ferenziate: giudicante, che fa dell'attesa un'occasione di condivisi~ne della _quotidiani-
• il lavoro assistenziale mira al soddisfacimento dei bisogni primari, nel- tà. Inoltre, l'educatore, attraverso un intenso lavoro d1 connessione volto a
lo stesso tempo però rischia di sviluppare nei soggetti un meccanismo di tessere con le persone e con il territorio una rete di relazioni ~ig~ificative'.
adattamento-dipendenza e quindi una potenziale cronicizzazione del pro- diviene un «mobilizzatore e coordinatore delle risorse formali e mformali
blema; della comunità» (Maguire, 1987), nella costante negoziazion: e ridefi~izio~
• il lavoro sanitario, in un'ottica terapeutica contenitivo-riabilitativa, si ne di rapporti di fiducia e collaborazione tra persone emargmate, abitanti
occupa del trattamento delle patologie fisiche e psichiche, rivolgendosi dei quartieri e diverse fìgure professionali dei servizi territoriali, cercando
però solo a soggetti con un disagio conclamato; di strutturare un percorso coerente e centrato sulla persona.
• il lavoro educativo, integrandosi spesso con i precedenti, è invece teso
al cambiamento e all'acquisizione di consapevolezza, decisionalità, autono- 7. La prostituzione
mia, diritti di cittadinanza.
Il lavoro educativo L'educatore riesce ad agganciare le persone senza dimora perché pensa in- Definire la prostituzione non è semplice. Il mondo della prostituzione ~ un Un fenomeno
con le persone nanzitutto il suo intervento come presenza in strada; va quindi a cercare i pianeta ambivalente, un contenitore di storie diversificate e contraddmo- diversificato
senza dimora soggetti nel loro ambiente di vita e si propone come presenza discreta, atten- rie, un sistema complesso difficile da descrivere schematicamente. Ardua e complesso
ta e disponibile all'incontro, ma rispettosa delle loro scelte e dei loro tempi. sembra anche la quantificazione numerica: secondo l'ultima indagine spe-
- - - - - -- - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - -- - - - - . -·- --- - -- - - - --
ì Le riflessioni circa il senso della pena detentiva, èhe hanno contribuito a Il senso della pena
Salute mentale Il ritorno sul e nd ~erritorio di persone private, anche coattameme, del
e territorio contatto e della re~az10~e ~on la società, per brevi o lunghi periodi di tem- arnrnentare la necessità di un orizzonte rieducativo verso cui orientare e in
po, ha permesso di resntmre loro e alla società stessa una nuova dimen • :ui inscrivere il percorso di detenzione, si sono arricchite negli anni di uno
ne uardo in grado di riconoscere quanto, accanto alla restrizione della liber-
. di cittadinanza, diritto e democrazia che solo nella prassi stori·ca e con-sio- 5
tmgente e nella materialità del legame sociale può trovare infatti effett' e~, comminata proporzionalmente alla gravità del reato, sussista una catena
re al'1zzaz10ne
. (Barcellona, 2000). Stare nel territorio, appartenervi prenden-
iva di afflizioni che, pur non previste e anzi osteggiate dal quadro costituziona-
do .parte alla sua vita, ha p"ermesso di superare concettualmente orizzonti· le, permangono quali peculiarità diffuse delle carceri italiane (Castellano,
.
fi mziamente monoculturali, dischi udendo alla costruzione e all' educazio- Stasio, 2009).
n: d~ nuovi ?rogetti di ~ocietà, attuabili e rinnovabili mediante la presenza Oggi, gli ostacoli alla ridefinizione in _chiave pedagogica e "riabili~ativa"
e il nconosctmento dell altro da sé, della mediazione e del conflitto. Il sin- del sistema penitenziario fanno si che l'ingresso in un carcere segm anco-
golo con la ~ua in~ienabile alterità, mentre viene riconosciuto garanzia ra inesorabilmente una frattura che, oltre a colpire la persona nella con-
della costruzione di questa possibilità, partecipa alle opportunità formati- cretezza del proprio quotidiano, si abbatte sulla definizione stessa della
ve, formali e non, che nella società si dispongono. L'educazione e la cura sua propria identità (Motto et al., 2008). Il carcere i_nfa~i separa e inter:
educativa assumono in questo senso non solo il ruolo di garanti dell' ac- rompe: segna un vuoto fra la società che sta fuori e il microcos1:10. che s1
crea al suo interno, separando relazioni sociali, disconnettendo il smgolo
compag~amen~o nel_quot~di~o, ,della _tutela e dello stimolo al raggiungi-
mento di una piena tltolantà di se del smgolo, ma prefigurano anche inter- dal flusso relazionale, emotivo, civile, lavorativo, sociale, progettuale nel
venti d'ordine sociale e collettivo. quale era inserito. La pluralità di identità che la persona ha assunto nel
Tutt~via, pe: q~ant~ chiari e incontrovertibili siano i risultati di queste corso della propria formazione (assimilabili al complesso intreccio delle
storie familiari, amicali, professionali, affettive ecc.) subisce una brusca
espe:~~nze di r~ms~nmento :~rritori~e/s~ciale,. esse sono ancora oggi pre-
senti a macchia di leopardo sul terntono nazionale, nonostante sia chia- interruzione. L'atto criminoso commesso prevale su tutto quel resto che
ro che lo sviluppo di una politica nuova sulla salute mentale (con chiari non solo rimane in ombra, ma viene sospeso, cancellato, influenzato dal-
sviluppi anche di tipo pedagogico) non può che andare in quella direzione. la nuova e preminente categoria: quella del delinquente (Dal Lago,
2001). In questo modo, le prassi di detenzione che nel nostro paese, salvo
Purtroppo ancora oggi è possibile denunciare la presenza di luoghi quali gli
ospedali psichiatrici giudiziari e alcuni servizi psichiatrici di diagnosi e cura rare eccezioni, ancora soffrono di una discrepanza con gli intenti riedu-
che incarnano il rischio d'una pericolosa prossimità ai dispositivi manico- cativi dichiarati dalla Costituzione contribuiscono ad alimentare un si-
miali. Alle problematiche connesse a questa storica arretratezza se ne af- stema penitenziario costoso, patogeno e non in grado di raggi~ngere 1~
fiancano altre, più recenti. Nel contesto politico postmoderno, che trova finalità rieducative e di reinserimento sociale. Non solo, la persistenza d1
infatti nella contrapposizione fra bisogni individuali e collettivi e nell'insi- storiche storture incardinate nel binomio sicurezza-punizione (solo la
curezza alcuni dei suoi nuovi cardini, sembra profilarsi il rischio di reifica- punizione produce sicurezza), che avallano superficiali quanto diffuse
zione dell'assioma che per secoli ha legato il concetto di cura a quello di cu- letture dei fenomeni devianti e criminali e pressioni sociali volte alla se-
stodia (fisica o farmacologica). La pedagogia e l'educazione sono qui chia- parazione netta e definitiva di chi commette reati dal resto della società,
mate a intervenire non solo nel contesto ma su di esso, lavorando affinché rischia costantemente di limitare e frustrare anche quegli interventi edu-
il rapporto con l'altro non sia necessariamente percepito come una minac- cativi che con fatica cercano di diffondersi all'interno e ai margini del si-
cia a sé ma come opportunità di crescita reciproca, individuale e collettiva: stema penitenziario.
in una parola, civile (Sarracino, Striano, 2002). Il dispositivo penitenziario che oggi conosciamo si inscrive in una inten-
zionalità legislativa che ha tentato di erodere i principi esclusivamente pu-
9. Il carcere nitivi della pena, ma che non riesce ancora a trovare sistematicità nell' ap-
plicazione, se non per rare eccezioni a tutt'oggi considerate sperimentali.
Le "istituzioni totali", come le carceri e gli ospedali durante il Novecento, Alla fine del secondo conflitto mondiale, i lavori della Costituente si rivol-
sono state sottoposte a processi di analisi, decostruzione, liberazione, tra- sero anche alla materia penale e penitenziaria. Alcuni dei suoi illustri mem-
sformazione. Anche il carcere, come il manicomio, ha subito. seppure con hri conservavano ancora recente la memoria delle terribili esperienze di
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
L'articolo 27 L'articolo 27 della Costituzione annunciò per la prima volta una nuov più essere semplificati e ridotti al reato commesso e alla pena da sco~t~e,
della Costituzione funzione della pena: «le pene non possono consistere in trattamenti con~ ma essere considerati persone complesse e in divenire. Dal punto dr vista
trari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condanna- educativo l'avvio del percorso trattamentale può permettere infatti di ricu-
to». L'enunciazione del principio rieducativo, come si è detto, non trovò cire una continuità fra il "dentro" e il "fuori", fra il "prima", quello che si
tuttavia
. immediata applicazione e si dovranno attendere trent'anni prim a era, e il "poi", intercettando e sollecitando pedagogicamente bisogni, non
d1 poter operare nel segno di una riforma penitenziaria in grado di darvi ef-
sempre palesati, di riflessione e ridefinizione biografica della propria storia,
fettiva applicazione.
di supporto alla rielaborazione dell'atto o degli atti commessi (pensiamo in
Le intenzioni di radicale critica e riforma delle istituzioni totali che matu- particolare alle persone giudicate per reati di pedofilia e violenza sessuale) e
rano negli anni sessanta e settanta trovano infatti sostanzialmente inaltera- di progettazione del proprio futuro, ora di nuovo pensabile in continuità
te le condizioni dei penitenziari e delle persone che vivono al loro interno con il presente e non solo come sua antitesi. Consentire e accompagnare
agenti di polizia penitenziaria compresi. Anche in questo caso, come per iÌ una continuità relazionale, affettiva, sessuale con l'esterno permette alle
manicomio, il diffondersi della contestazione nella società civile contribuì persone di non vivere "divise" fra un quotidiano arido di relazioni signifi-
a mettere in discussione la presunzione di normalità o la rassegnazione nei cative e una dimensione emotiva relegata nell'ombra, nell'attesa, nella fru-
riguardi dello stato in cui versavano le carceri italiane. La legge 354 del 19 strazione. Se all'ingresso in carcere corrisponde una tempestiva riflessione
75
sancirà la possibilità di una concreta svolta, sollecitando una riflessione sul sull'uscita, la pena acquista un significato pedagogicamente più autentico,
significato e sul senso della pena. La nuova normativa propone per il termi- apparecchiando progettualità che declinano la detenzione come opportu-
ne "rieducazione" un'effettiva corrispondenza nelle nuove disposizioni che nità che sa intercettare possibilità formative inedite altrimenti inesplorate
rendono possibile la realizzazione e la frequentazione di opportunità cultu- (Motto et al., 2008).
rali, ricreative, sportive accanto a quelle lavorative, istruttive e religiose. La Anche se ancora si è lontani da una prospettiva di decarcerizzazione, entro L'educazione
legislazione tenta di dischiudere il microcosmo penitenziario al mondo questa logica penitenziaria si possono proporre o co-costruire opportunità in carcere
e~terno, disponendo maggiori opportunità di comunìcazione tra le persone formative, che vanno dalla scolarizzazione di base a quella superiore e uni-
nstrette nella libertà e il mondo circostante attraverso colloqui con i fami- versitaria, o attività culturali quali la redazione di giornali, laboratori di
liari, corrispondenze telefoniche, possibilità di lavoro all'esterno, permessi scrittura autobiografica, laboratori teatrali. Sempre in questa direzione le
premio ecc.
carceri che hanno oggi guadagnato l'appellativo di "modello" sono quelle
Nel carcere entrano contemporaneamente figure nuove e con gli assistenti che non limitano la propria tensione progettuale alla sola possibilità di
sociali, gli insegnanti, i volontari, gli psicologi e gli psichiatri avranno ac- svolgere al proprio interno una mansione lavorativa a mantenimento della
cesso anche i primi, entusiasti, educatori (www.altrodiritto.unifi.it). Se gli realtà penitenziaria stessa (lavori che nel gergo penitenziario, seppure gene-
anni di piombo prelusero all'avvento delle carceri speciali, il successivo fe- ralmente ambiti per via delle possibilità retributive a cui dischiudono, ven-
nomeno della dissociazione ·contribuì ali' origine della legge Gozzini (De gono identificati con nomignoli quali "scopino" o "porta-vitto", che assi-
Vito, 2009 ). Con questa legge, la 663/i986, il sistema penitenziario italiano milano la persona ali' oggetto che sintetizza la mansione ricoperta). In alcu-
attesta il proprio doppio binario che separa le condizioni di carcerazione ni casi è infatti possibile trovare forme di produzione svincolate dal sistema
cui destinare detenuti considerati pericolosi per il mantenimento dell'ordi- carcere come cooperative di catering, torrefazioni, aziende di comunicazio-
ne nelle carceri da quelle rivolte ai detenuti che accettano la pena loro com- ni, che si propongono di formare profili professionali spendibili durante la
minata. Le precedenti disposizioni del 1975 trovano in questa nuova legge detenzione, ma soprattutto, a seguito della conclusione della pena, fuori,
una conferma e una sistematizzazione. Si dispone la possibilità, entro la de- in una nuova, reale, connessione con il territorio già durante il periodo di
clinazione di un nuovo contesto 9-i vivibilità e rispetto dei diritti e della di- carcerazione. La perdita o la privazione del legame con il territorio significa
gnità, di considerare la persona detenuta protagonista di quello che diviene infatti la sospensione della cornice democratica che dovrebbe costituire
un percorso di "trattamento" attento alle sue peculiarità specifiche, ai suoi elemento di continuità nella vita di una persona. Il carcere "aperto", che
bisogni, ai suoi interessi, alle sue relazioni, dentro e fuori il carcere. In una supera le dinamiche di violenza, vessazione, potere, dimostra la possibilità
parola, alla sua soggettività. L'osservazione del detenuto poteva cessare di di una giustizia e di un ordine sociale credibili e realmente percorribili,
limitarsi al controllo e al contenimento per assumere un profilo progettua- nonché la possibilità di una formazione, di un accesso e di un accompagna-
le più squisitamente pedagogico. mento ad essi possibile.
Nella nuova cornice "rieducativa", i detenuti e le detenute non dovrebbero Ma accanto alle progettazioni formative, ancora presenti a macchia di leo-
Ql,
Introduzione alla pedagogia e a[ lavoro educativo 3. I soggetti destinatari de! lavoro educativo
pardo, troviamo un'altra educazione che, senza permesso, si rivela nell logiche", risulta oggi spesso complicato stabilire quando un certo compor-
su~ ampi~ e ~istematica diffusione. A prescindere dalle intenzionalità cli~ tamento diventi pericoloso.
ch1ar_at~, tl clima che sovente si incontra nei penitenziari, come in tutti i si- Nella società contemporanea, ci sono abitudini e comportamenti "norma-
stemi d1 controllo e potere pervasivi e unilaterali, trae la sua ispirazione d li" che possono divenire dannosi se adottati in determinate situ:izi?n~, per
logiche. che si basano su sistemi di premi e punizioni che in realtà educanoa eriodi eccessivamente lunghi o se esasperati (ne sono un esempio 1 distur-
e contmuano a educare. Nei racconti delle persone detenute spesso è citar bi alimentari); ci sono comportamenti rischiosi che appaiono "funzionali"
la" scuola del carcere", quella che, sottobanco, contribuisce a incrementa~ in particolari occasioni e contesti (si pe_nsi alla speriment~zìon~ del rischio
re e far circolare le competenze criminali, a diffondere un senso di in"ferio- in adolescenza); ci sono comportamenti che, sebbene pencolos1, sono sem-
rità e una necessità di rivalsa e vendetta, a nascondere sentimenti di paura pre più socialmente accettati e diffusi (ad esempio, l'utilizzo di alcune dro-
e sofferen~a, celandol_i dietro fragili maschere di durezza. Questa è la galera ghe o l'abuso di alcool). ., . . ,. .
che sollecita forme di controllo è assistenzialismo che educano alla subal- In un quadro di tale compless1ta, per chi s1 occupa dell mterve~to net ~on:
ternità, all'irresponsabilità civile, alla sottomissione e all'ignoranza (Ca- fronti del consumo di sostanze psicoattive è dunque necessano defimre 1
stellano, Stasio, 2009). È un controllo che lede le persone stesse che lo pra- concetti di "abuso" e "dipendenza", per poi declinarli in relazione al pro-
ticano. La restituzione della possibilità di scelta e il rispetto per l'autode- prio ambito di applicazione. .
terminazione del singolo stanno alla base della realizzazione di percorsi Si parla di abuso nei casi di utilizzo ricorrente d1 una sostanza, nonostante
che, nel chiuso della finzione del carcere, che tenta di riprodurre al suo in- questo comporti rischi o problemi effettivi per il benessere del consumato-
terno un assetto societario in cui mettersi alla prova e sperimentarsi, fon- re, con difficoltà a livello fisico, psicologico, relazionale, ma anche econo-
dano l'autenticità di una relazione e di un'esperienza formativa ispirate ai mico, giuridico ecc., nei differenti contesti di vita (famiglia, scuola, lavoro,
principi di responsabilità e rispetto, di sé e dell'altro da sé (Bertolini, dimensioni collettive).
1988). Nella tossicodipendenza, invece, all'uso ripetitivo e compulsivo di una o Le dipendenze
In Italia lo stato dell'arte delle carceri, caratterizzato da un perenne proble- più sostanze nonostante le conseguenze negative sulla vita e sul~a salute
ma di sovraffollamento, di penuria di personale educativo e di risorse eco- (Kuhn, Swartzwelder, Wilson, 2010), si associano due fenomern: da un
nomiche destinate al trattamento, dalla presenza di nuovi protagonisti del- lato, la necessità di aumentare progressivamente la quantità utilizzata per
la detenzione ancor più deprivati dei minimi diritti di cittadinanza come i raggiungere l'effetto desiderato, op pur~ ,la riduzione di t~e e,~etto con ~~
nuovi migranti internazionali, limita le possibilità degli educatori di impo- uso continuato della medesima quannta (processo defimto tolleranza ),
stare interventi volti a riflettere, progettare e operare in una dimensione di dall'altro, in mancanza di assunzione della sostanza, la comparsa della co-
contenimento dei rischi di un'ulteriore alienazione. siddetta "crisi di astinenza", con disturbi a vari livelli.
È importante sottolineare, a questo punto, che alla base ~ella prop~n~io~e
10. Le dipendenze all'abuso, e quindi della dipendenza, ci sono meccani~m1 prof~ndi: ~ cir-
cuiti neuronali su cui agiscono le sostanze stupefacenti sono gli stessi che
Nel linguaggio comune "dipendere" significa primariamente «derivare, garantiscono la sopravvivenza della specie. ~e s~stanze d'. abuso attivano il
provenire, procedere» e solo in seconda istariza fa riferimento ad accezioni reward system (sistema della ricompensa o cucu1t~ del p1ace~e) allo s:esso
negative, quali «essere in potere, in facoltà dì qualcuno, spettare come vo- modo del cibo, del _sesso e del sonno, e sono cosl m grado di determmare
lontà o decisione [... ]; essere soggetto all'autorità di qualcuno» (Devoto, sensazioni piacevoli o ridurre quelle spiacevoli; alleviare la tensione e/o
Oli, 2002, p. 635). Esistono dunque dipendenze sane (quella fra cuccioli e l'ansia, modulare il tono dell'umore.
genitori, .in molte specie animali, per esempio), dipendenze necessarie Un'ulteriore difficoltà nell'intervento .nei confronti delle sostanze psicoat-
(come quella dal cibo, dall'acqua, dal sonno o dall'ossigeno), ma anche di- tive è rappresentato dal tema della loro l_egalità/_ille~~- ." ,,
pendenze patologiche (quali le tossicodipendenze o il gioco d'azzardo, per Se è vero che non esiste un criterio umvoco d1 defìmz1one d1 droga se
citarne alcune fra le più diffuse). non quello dettato dalla legge, ci sono sostanze legali (ad esempio, alcool e
È quindi difficile parlare di "dipendenza" come di qualcosa nei confronti tabacco) o illegali (eroina, cocaina ecc.) di cui si fa abuso e che possono
del quale è necessario intervenire con azioni di prevenzione, cura o riabilita- dare dipendenza (Gatti, 2010). . .
zione, perché appare prima di tutto fondamentale definire la pericolosità di Le indicazioni contenute nelle leggi e la distinzione fra droghe legali e il-
tale dipendenza. Ma, anche limitandosi alle cosirlrle,1tP rlin,-nrl~MO "--·- I. ,. ' • • 1• • ,. • • 1 ,. 1·
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Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
3- I soggetti destinatari del lavoro educativo
. an icap mteso comunemente come svane . tali soggetti esprllllono: bisogni che diffusamente sono definiti "speciali"
personale m un contesto dato alla considerazione della presenza li aggio perché attinenti a situazioni esistenziali particolari segnate dalla presenza di
sona, non s0 l0 di""mab'l'11ta, ", ma anche e soprattutto di abilit' d''ne a per-
h · · · , a 1verse. An- deficit o trauma. La "specialità" di questi bisogni, dal punto di vista peda-
c e m questi casi, comu~que'. I_ attenzione sembra restare sulla singola er- gogico, non è data tuttavia dalla specificità del deficit o del trauma, che dal
sona, oltre ad assumere, 1mplic1tamente, una prospettiva "abilista" p - punto di vista medico in cerci casi può richiedere attenzioni o trattamenti
II , centra-
ta su. a presenza o assenza appunto di abilità personali, in base alle ali particolari, ma dal modo in cui la presenza di essi incide sui processi educa-
defimre comunque la normalità o il distacco dalla normalità della p qu tivi "spontanei" - quelli familiari in primis- o sulle esperienze formative
di bil (M d h. . ersona
sa e e . eg 1m, Valtellina, 2006). Questo movlillento , qum·di·, non istituzionali - a scuola, nei centri diurni, in comunità. Ciò che è in gioco,
sem b ra suffì c1ente per connotare uno sguardo pedagogico e per delineare qui, è il modo in cui un deficit (per esempio sensoriale) incide sulla comu-
adeguatamente un soggetto destinatario di un intervento educativo. nicazione non verbale e verbale tra la persona in situazione di disabilità e
Lo sguardo pedagogico si caratterizza per la facoltà di mettere in relazione chi di lui/lei si occupa, come genitore o educatore o insegnante. L'attenzio-
la persona con la situazione in cui essa si trova: situazione che delimita e al ne è sul fatto che la preclusione di un certo canale comunicativo (visivo,
tempo stess~ consent~ quelle possibilità di sperlillentazione di sé che per- uditivo ecc.) o di determinate facoltà motorie, piuttosto che cognitive o af-
mettono a ciascuno di scoprire le proprie potenzialità, di coltivarle, e quin- fettive, possa interrompere alcuni automatismi inerenti 1le ~eciproc~e at:
di di cominciare a "darsi forma", cercando anche situazioni diverse da tese di segnali di attenzione, di reazione, di risposta, e qumd1 creare circoli
quelle date. D'altronde, la stessa Organizzazione mondiale della sanità viziosi che rendono comunicazione e relazione sempre più problematiche,
spinge a considerare la disabilità non soltanto una caratteristica della perso- enfatizzando la dimensione deficitaria nella persona in situazione di disabi-
na, quanto come una situazione (esistenziale e sociale) che la persona, che lità ed esasperando il senso di impotenza n~lla persona che. si. trova nella
ha subito un trauma o che da sempre ha un deficit, vive in un determinato posizione di offrire cura o attenzione educanva, qualunque sia 11 suo ruolo
ambiente, che a quel tr~uma o deficit dà significati, e che rispetto a quel o la sua posizione. . . .. Una prospettiva
trauma o deficit predispone concretamente modalità di accoglienza, che Dal punto di vista pedagogico, non si tratta di intervemre qumd! m mod?
di intervento
possono oscillare dalla più apèrta accettazione alla più spietata negazione "specialistico", clinicamente orientato, ma di indivi~u3:e strateg1~ educati~
educativo
(Organizzazione mondiale della sanità, 2002). ve che consentano di ristabilire reciprocità c01;numcauva e relazionale: s1
Forse allora possiamo definire i soggetti destinatari dell'intervento educati- tratta di non dare nulla per scontato, e di comprendere che cosa, in quella
vo persone in situazione di disabilità: dove l'accento è posto sulla situazio- specifica situazione e per quella particolare persona, ~?ssa fac~tare la sua
ne che un determinato ambiente socioculturale e una determinata storia comunicazione, il suo movimento, la sua presenza all mterno di un deter-
(familiare e istituzionale) hanno prodotto, facendo assumere alla disabilità minato contesto, materiale e intersoggettìvo. Si tratta di agire sul contesto,
stessa connotati che non dipendono soltanto dalla tipologia del trauma o creando le condizioni perché il soggetto in situazione di disabilità pos~a .
deficit subito, ma dal modo in cui l'ambiente stesso ha reagito ad esso. Ed è davvero sperimentare potenzialità inedite che gli co~s~ntan? per esempio
proprio sulla situazione, su queste reazioni, sui significati che un contesto di vivere il proprio corpo non solo come portatore di bisogni che solamen-
assume e che lo stesso soggetto accoglie rispetto alla propria situazione esi- te altri possono colmare, ma come "luogo vitale", da imparare a conosc~r_e,
stenziale, caratterizzata comunque dalla presenza di un deficit, che lo sentendo quegli stessi bisogni, imparando a riconoscerlt e a trasformarli m
sguardo pedagogico e l'intervento educativo vanno a lavorare. Non per un terreno di comunicazione con chi di lui/lei si prende cura, trovando og-
cancellare la presenza del deficit o del trauma, ma per modificare quelle getti, strumenti, situazioni che permettano di affrontarli non più passiva-
condizioni, soggettive e ambientali, che hanno prodotto una certa situazio- mente, ma in maniera attiva, partecipe. Si tratta, per l'educatore, di creare
103
- - -- - __- - -~ - -
le condizioni migliori per potersi disporre all'ascolto delle esigenze altru··L rnesse in ombra dallo stato morboso, possono arrivare fìno ali' apprendi-
di preparare spazi adeguati, di assumere ritmi rispettosi dei tempi persona- rnento di abilità e al completo inserimento o reinserimento lavorativo - si
li, di proporre strumenti "alla portata di mano" del soggetto, in modo da aggiungano attività di supporto riguardo all'immagine di sé messa a rischio
~oter compren_der~, in un contesto vivibile e facilitante, quali vie di espres- dalla malattia. Nei fatti l'obiettivo è lo stesso: aiutare la persona a prendere
s10ne e comun1caz10ne la persona possa o sappia utilizzare, e quali si possa- 0
a riprendere sicurezza in sé in modo che possa trovare o ritrovare un
no sviluppare. A condizione, certo, di disporsi ad imparare dal soggetto in equilibrio che le permetta di fronteggiare lo stato in cui si trova; ma i tem-
situazione di disabilità. pi, i modi, i contesti in cui l'operatore lavora rendono la sua attività molto
Una relazione Non si tratta allora semplicemente di entrare in relazione, ma di creare le diversa.
educativa Va detto innanzitutto che, se nei contesti in cui è tradizionalmente inserita L'educatore nei
con~z!on! c~e d~ano modo a una r~lazione e~ucativa di nascere e di svilup-
parsi: 1 obiettivo e che anche la relazione con 1 educatore possa diventare oc- la figura dell'educatore fa parte a pieno titolo dell' équipe perché copre una contesti sanitari
casione preziosa, per la persona in situazione di disabilità, di sperimentazio- parte ritenuta essenziale per l'intervento terapeutico, l'inserimento i~ st~~t-
ne di sé, tale da destrutturare e ristrutturare, magari, le modalità relazionali ture destinate a pazienti non psichiatrici e solo temporaneamente disabili e
a~ituali. Occorre quindi organizzare un contesto che dia modo al soggetto in équipe formate da medici e operatori sanitari in cui le fìgure non sanita-
di conoscere (e riconoscere) sé stesso, il suo deficit o trauma ma anche le rie sono poche e hanno un ruolo marginale rende la situazione di interven-
possibilità date di convivere con esso non tanto aggirandolo, ma trovando to più complessa; inoltre, una situazione di questo tipo richiede ali' educa-
quelle "protesi" o quegli ausili (non solo capolavori di ingegneria biomedi- tore la capacità di ritagliarsi spazi di azione molto mirati e di essere in gra-
ca, ma anche e soprattutto semplici oggetti della vita quotidiana) che con- do di rendere chiaro (e purtroppo spesso di aver anche chiaro) quale sia il
sentano al tempo stesso di accettare, affrontare, convivere e magari superare suo ruolo e in che cosa si differenzi da altri ruoli che spesso nel pensiero co-
i propri limiti attraverso strategie particolari. Tutto ciò affinché la persona mune vengono assimilati al suo. In particolare, l'educatore deve aver chia-
in situazione di disabilità possa comprendere come potersi "auto-organizza- ro che egli è un educatore, non uno psicologo o un assistente sociale o ad-
re" ed essere attiva in una situazione, comunque protetta in quanto pedago- dirittura un infermiere o un oss. Tale chiarezza permette di lavorare in
gicamente predisposta, e questo non semplicemente per stare bene in quella modo produttivo e di non generare situazioni ambigue e confusive che
determinata situazione, ma soprattutto per poter apprendere ad auto-orga- non giovano né al paziente né allo stesso educatore. Può capitare che in
nizzarsi anche altrove, in situazioni meno protette (Canevaro, 2009). certe situazioni (si pensi all'hospice e ai malati terminali, ma anche alle pe-
L'intervento educativo nei confronti della persona in situazione di disabili- diatrie) i pazienti o i loro familiari non distinguano sempre fra l'educatore,
tà richiede quindi cura: cura intesa come attenzione alla persona e alle sue lo psicologo o l'assistente sociale e quindi avanzino richieste di assistenza
particolarità, ma soprattutto cura del contesto e del processo educativo eh,: psicologica o sociale che l'educatore deve essere in grado di indirizzare alla
le potranno permettere di fare un'esperienza attraverso la quale, in modo figura giusta senza temere di perdere credibilità perché non ha le compe-
molto pragmatico, potrà comprendere come, a partire da sé, potrà esplica- tenze per rispondere in prima persona. In una parola, l'educatore deve es-
re al meglio le sue potenzialità. sere in grado di lavorare con le altre fìgure non mediche nel rispetto delle
reciproche professionalità, e nello stesso tempo deve essere in grado di
12. I malati mantenere la giusta distanza fra sé e il paziente e cercare di non farsi pren-
dere da smanie di onnipotenza.
Oggi si può trovare l'educatore professionale anche in ospedale e/o in conte- Il contesto è dunque un elemento di grande rilevanza perché il sentirsi o
sti sanitari diversi da quelli in cui era tradizionalmente inserito, vale a dire le non sentirsi parte integrante di un' équipe influenza senz'altro il lavoro del-
psichiatrie (Terranova-Cecchini, 2004; Motto, 2010) o i centri di riabilitazio- 1' educatore. Altra cosa è doversi conquistare uno spazio e una credibilità
ne o quelli per disabili (cfr. cap. 2); infatti, sempre più spesso l'educatore è dimostrando di possedere competenze non marginali per il completo recu-
presente ne.i reparti, nelle pediatrie (Lanzetti, Ricci, Piscozzo, 2008; Kanizsa, pero dell'ammalato, e altra cosa è essere richiesto proprio per il lavoro di
Dosso, 1998; Kanizsa, Luciano, 2006), nei day hospital e negli hospice. cura (Kanizsa, Dosso, 1998).
Nuovi contesti L'espandersi delle situazioni di intervento richiede che alle "tradizionali" Il tempo è un altro aspetto che influenza il lavoro dell'educatore al letto d~l
di intervento attività di accompagnamento all'inserimento o al reinserimento sociale malato. Infatti alla pianificazione distesa dei tempi di intervento, alla possi-
educativo - che, partendo dal!' acquisizione di consapevolezza da parte dei pazienti ri- bilità di programmare un percorso anche su periodi lunghi o medio-lun-
. -~:.J: _ _ - .... L,,,.. "'*"-rJ'I -,llri r nn<;;:rPn7.~
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
reciproca e al reciproco adattamento, in corsia si sostituiscono tempi di in- 13. Gli stranieri
tervento ridottissimi, una pianifìcazione di attività quasi istantanea, la ca-
p,acit~ di instaurare in tempi molto rapidi una relazione positiva con pa L'Italia, storicamente paese di emigrazione, ha conosciuto il fenomeno Gli stranieri in Italia
7
z1ent1 sempre nuovi, visto che i tempi di permanenza nella struttura sono dell'immigrazione solo negli ultimi decenni in modo costantemente cre-
in genere assai brevi, il tutto in una situazione molto ansiogena sia per i pa- scente. Sul territorio sono presenti stranieri con permesso di soggiorno,
zienti sia per i loro familiari (Kanizsa, 1998). dei quali si conosce la situazione statistica, e stranieri presenti senza docu-
La malattia come È chiaro che, per quanto blanda o facilmente curabile sia, la malattia costi- menti regolari,_ che si stimano essere circa 500.000 persone, come indicar~
esperienza educativa tuisce sempre un evento stressante che interferisce con la vita della persona nel xx Dossier statistico del 2010 curato da Caritas/Migrantes. Stante ai
e con l'immagine che questa ha di sé come persona autonoma e quindi im- dati in esso contenuti, nel 2009 sono presenti in Italia, su una popolazio-
pensierisce, preoccupa o spaventa l'ammalato e i suoi familiari. Il tutto si ne di quasi 60 milioni di abitanti, 4.235.000 stranieri. I flussi migratori
acuisce quando poi la malattia è grave, magari ad esordio improvviso e ad più importanti sono stati negli anni novanta quelli dal Nord Africa e più
esito fatale, e comporta un'ospedalizzazione seguita o meno da una succes- recentemente dall'Europa orientale. La prima collettività attualmente
siva riabilitazione. Anche se l'ospedalizzazione è programmata, l'entrata in presente è quella romena, a cui si affiancano le comunità albanese, ma-
ospedale, con le pratiche conseguenti che alterano le abitudini quotidiane rocchina, cinese ed ucraina. Importanti sono i gruppi africani, americani,
(lo stare in pigiama, il dormire con altri e in ogni caso non nel proprio let- asiatici.
to, gli orari, i pasti, le indagini, le cure, l'assoluta mancanza di privacy), Gli stranieri vengono in Italia fondamentalmente a cercare lavoro. I per-
unite al timore delle possibili conseguenze della malattia, fa sì che il pa- messi per lavoro annui sono più del doppio di quelli rilasciati per ricon-
ziente la viva con grande apprensione. Non è facile adattarsi all'idea di es- giungimento familiare. . . .
sere malato, di essere manipolato, indagato da persone estranee, di doversi L'immigrazione è sempre più un fenomeno stabile. Aumentano 1nfatt1 le
affidare (e fidare) agli operatori, di non avere certezze assolute sull'esito richieste di permessi per risiedere a lungo (la cosiddetta carta di soggior-
delle cure, in ogni caso di vedersi diverso dal solito e di non essere sicuro no), i matrimoni tra italiani e stranieri e i nati da genitori stranieri. Più in
che al termine del percorso di malattia tutto torni esattamente come prima generale, aumentano i minori stranieri, che al 1° gennaio 2010 risul:an~ es-
(ibid.). L'educatore in corsia si confronta dunque con pazienti che si trova- sere più di 900.000, il 22% degli stranieri residenti. ~cuni son~ a_rnvan_p~r
no in una situazione di sofferenza (non solo fisica) e di incertezza, il tutto ricongiungimento familiare, ma la seconda generazione (figli di stran1en,
acuito dal trovarsi in un ambiente estraneo (questo vale anche per i lungo- nati in Italia) conta complessivamente più di mezw milione di bambini e
degenti). Il suo operato dovrà affiancarsi a quello degli operatori sanitari bambine nati in Italia.
più propriamente detti per aiutare i pazienti e i loro familiari ad affrontare Gli alunni di cittadinanza straniera iscritti nelle scuole italiane rappresenta-
le inevitabili conseguenze dell'essere malati e ospedalizzati. no più del 7% della popolazione scolastica. Crescendo, la maggior~~ ~ei
Il lavoro in ospedale non è semplice, perché l'essere continuamente a ragazzi stranieri sceglie percorsi formativi diversi da quelli dei ragazzi 1tal1a-
• J contatto con il dolore è fonte di grande stress, che può essere contrastato ni, preferendo scuole che rilasciano un diploma orientato all'ingresso nel
•
J
solo con un atteggiamento realmente professionale (Genevay, Katz, 1994; mondo del lavoro.
Bernstein, Halaszyn, 1993). Pertanto l'educatore ospedaliero deve essere Sul territorio italiano sono presenti stranieri irregolari, senza permesso di
'': soggiorno. Dal 2009 sono perseguibili penalmente perché l'irregolari_tà è
/ professionalmente preparato alla relazione con l'altro, vale a dire deve es-
j sere in grado di aiutare il paziente a trovare le modalità per lui più giuste diventata reato. Secondo il Dossier Caritas/Migrantes elaborato su dat1 del
per rendere la malattia un momento di crescita personale. Ciò può avve- ministero dell'Interno relativi all'anno 2006, il 63% degli irregolari acquisi-
nire solo se l'educatore è in grado di mettersi dalla parte del paziente sce questa condizione per aver perso il permesso_ di soggio~no per sca_denz~
ascoltandolo davvero e aiutandolo a riflettere sul!' esperienza di malattia, o mancanza di requisiti (contratto di lavoro, residenza). Rispetto agli altn,
senza cercare di consolarlo o di fargli "cambiare idea" proponendogli le il 23% entra irregolarmente via terra e il 13% via mare. La metà di qu~sti
soluzioni che secondo lui sono le più appropriate, ma, al contrario, spin- ultimi richiede asilo politico, condizione concessa, dopo attenta valutazio-
gendolo a reagire in modo personale all'esperienza morbosa, avendo sem- ne della documentazione presentata, al cittadino straniero il quale, come
pre chiaro che le uniche risposte sensate per il malato sono quelle che recita la legge, per il timore fondato di essere perseguitato per motivi di
escono dalla sua (del malato) personale visione del mondo (Kanizsa, razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo so-
1998; Zannini, 2008). ciale od opinione politica, si trova fuori del territorio del suo paese e non
106
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 3. I soggetti destinatari del lavoro educativo
può farvi ritorno. Nel 2009 è stata riconosciuta questa condizione a p erso- to a breve termine di rientro nel proprio paese di origine, viene da molte
ne provenienti, per esempio, da Iraq, Somalia e Afghanistan. parti espresso un bisogno di cittadinanza e part:cipazione anc~e a~traverso
I tempi e le caratteristiche dei progetti di migrazione delle persone det _ n diritto alla rappresentanza, per ora non previsto dalla legge 1tal1ana. Pa-
·
mmano · e bisogni differenti.
storie er
uallelamente esiste un importante bisogno da parte dei cittadini italiani di
Accoglienza Per i ~eoarriva:i al_ di fuori di una rete familiare si manifesta un bisogno di :omprendere i significati e i valori di una società co~ì ~apid~ente ~iventa:
e orientamento accoglienza e d1 onentamento. Questo percorso attualmente viene garanti- ta multietnica, senza sentirsi attaccati nella propria 1dent1tà e nei propri
to solo ai• richiedenti asilo •politico nei primi sei mesi sul nostro territor·IO, progetti e investimenti sul fut~ro. . :
mentre s1 procede alle venfiche della loro condizione giuridica. Per tutti Se si pensa che in alcune aree mdustnal1 del Nord un lavora~or_e s_u quat:ro
compres_e le persone arrivar: per ri_co~giungimento familiare, esiste un pro~ dell'industria è straniero, bisogna incominciare, come consiglia 11 Dossier
blema d1 conoscenza della lmgua 1tal1ana, che rende difficile muoversi, co- Caritas/Migrantes, ad immaginare un futuro insieme. .
noscere, comunicare, lavorare, studiare (molte associazioni di volontariato In generale non si può eludere un problem~ di fo~~o: sopra1:11tto ne~!~ si:
e del terzo settore si sono attivate per offrire percorsi di alfabetizzazione al- ruazioni critiche, per esempio la concentrazione d11mportant1 comumta d1
1' italiano come seconda lingua, affiancando spesso percorsi di orientamen- stranieri in alcuni quartieri delle grandi città, la dimensione di alterità può
to), cosl come esiste un problema dovuto alla assente o scarsa conoscenza essere vissuta come minaccia. La concentrazione urbana, il senso di estra-
dei propri diritti, per esempio rispetto al lavoro e alla salute. Inoltre, le dif- niamento, i pregiudizi e le difficoltà economiche e abitative determinano la
ferenze di abitudini, usi e costumi tra immigrati e autoctoni richiedono ricerca di nuove forme di convivenza, sicuramente più complesse, ma an-
progetti di mediazione tra le culture di appartenenza e quelle ospitanti. In che più ricche, che rendono importante comprendere q~anto sia ~e~essa-
questo senso, per favorire la dimensione multietnica si sono sperimentate rio, più che schierarsi con gli uni o gli altri, ~r~are ~err:m e pr?gett1 d1 col-
manifestazioni culturali, anche legate alle tradizioni delle singole comuni-
tà, che hanno permesso la conoscenza reciproca. I progetti educativi avviati
laborazione per costruite insieme un domani, inevitabilmente mtercultura-
le, multietnico, condiviso e riconoscibile per tutti.
I
in questa direzione hanno cercato di favorire gli incontri tra culture per
creare un clima positivo rispetto allo scambio, al confronto e alla crescita.
La scuola, i servizi sanitari ed educativi sono spesso i primi territori di in-
contro e di scambio tra storie e culture differenti. La scuola italiana è stata
In questo capitolo
• L'educatore professionale può trovarsi a operare con persone in ogni età della
I
in questi anni un importante laboratorio educativo per l'accoglienza e vita (dalla primissima infanzia agli anziani) e in ogni situazione (dagli asili nido al
l'integrazione degli alunni stranieri, favorendo, là dove si sono trovati fon-
di e risorse, progetti integrativi che hanno affrontato specifiche difficoltà
carcere, alle case di riposo, alle comunità infantili o quelle per tossicodipendenti
ecc.). può trovarsi a fare un "lavoro di strada" con persone senza fissa dimora o ~e-
I
didattiche e favorito il coinvolgimento delle famiglie. dite alla prostituzione. In una parola, gli utenti/destinatari del suo lavoro educativo
Le due culture Nei bambini e ragazzi in bilico tra due culture si manifesta un bisogno di
appartenenza che fatica a trasformarsi in un progetto di identificazione. Es-
sere un ponte tra il mondo dei propri genitori e quello dei coetanei risulta
possono essere nelle condizioni più disparate.
• Sono presi in esame tutti i possibili destinatari dell'intervento dell'educatore
professionale e per ciascuno di essi vengono messe in luce le particolarità e le ne-
I
una grande fatica. Spesso la difficoltà e la confusione portano nel periodo
dell'adolescenza alla ricerca di appartenenze più chiare e forti. Molte don-
ne straniere hanno bisogni specifici: alcune sono arrivate sole in Italia come
cessità di intervento educativo.
I
"colf" o "badanti", lasciando per anni figli e famiglia. Non è facile riforma-
re il nucleo nel momento del ricongiungimento. Altre sono arrivate in Ita-
lia a seguito del marito, perdendo la propria rete familiare e, spesso, ritro-
vandosi sole ed estraniate in una società profondamente differente dai loro
I
valori e abitudini. Particolare attenzione è stata data anche in alcuni pro-
getti pilota alla mediazione culturale in area medica, per poter incontrare e
sostenere in momenti critici soprattutto le donne. Si pensi alla nascita del
I
figlio lontano dai propri riferimenti affettivi e culturali.
Per quanto riguarda gli stranieri da lungo tempo in Italia, senza un proget- 1
.•
~- _j
,
4
• __ '_
~
Strumenti metodologici
•I.I
!
1. Le aree e i contesti di azione educativa
Il i le) più che le aree di finalità delle azioni educative, le metodologie d'inter-
vento o i servizi produttori di prestazioni.
È evidente però che, accanto a questa, possono essere individuate molte- Classificazione
plici prospettive di studio e di analisi delle tipologie di intervento, che delle esperienze
prescindono, almeno in linea teorica, dalle caratteristiche dei soggetti e da- educative
gli obiettivi specifici dell'azione educativa, individuando il criterio di diffe-
renziazione in una dimensione più ampia.
Divengono così dirimenti temi quali l'intenzionalità educativa e la forma-
lità (cfr. cap. 2). Altre tipologie di classificazione possono poi essere orga-
nizzate attorno al livello di strutturazione/destrutturazione presentato
dall'esperienza educativa analizzata (dalla scuola - che presenta il massimo
livello di strutturazione - al gruppo dei pari - esperienza tra le più destrut-
turate); sulla base della titolarità dell'intervento (pubblico, privato, privato
Nel ?~~t~o ~aese, oggi, una co?dizi_one a~u!ta normale fa riferimento alla
poiché, tuttavia, le norme sociali sono cul~~almente e st?ric~ent~ deter-
poss1b1l1ta d1 accedere ad alcum bem e serv1z1, ad una collocazione l .
I · · f: ·u - . . avoratr- inate, la devianza è oggi considerata «un enchetta che s1 applica dr fatto a
1
va, a re az10m amr ar~ e soc1al1 s_od~isfacen~, a _un~ buona condizione di lll . .
·cuazioni, comportaIT1enti e attività che non possono rientrare m un so o
salute/benessere, a un livello med10 d1 prestaz10m psicofisiche, alla p 'b·
. ' d'
1lta d' 'd ossi 1- :odello di spiegazione» (AA.VV., 1993, p. 257). L'atto deviante è quindi re-
1 con IVI ere uno o più linguaggi e modalità di comunicazio
·, d' · · ne, ad lativo a un contesto stor_ico, politi~o e sociale, a una specifica c~llo~azio11:e
opportumta 1 1struz10ne, ad un livello di capacità critica, ad un cert
d d. . . . o gra- temporale, a un determmato ambito geografico. Dev essere qumdi consi-
? _1 au_tonom1a ~ell: s~elte e _d1 a~tosu.ffìc1enza -nella vita quotidiana derato all'interno del contesto socioculturale in cui si realizza.
(zbzd.). Si tratta, qumd1, d1 una s1tuaz10ne a cui i soggetti hanno diritt di
Dev'essere inoltre distinto dai concetti di anomia, che si riferisce a «forme
aspirare, e che - d'altra parte - dovrebbe essere loro garantita dagli ino _
venti di politica sociale. ter di comportaITlento prive di regole od ostili alle norme sociali» (ib~d.), e di
illegalità. Esistono, infatti, forme di devianza (quali il consumo _di sos_t~:
In questa prospettiva diviene evidente il continuum rappresentato dai _
· di b con ze) che sono tollerate nonostante siano illegali e comportam_ent1 e att1v1ta
cetn enessere e malessere, di salute e malattia, di agio e disagio di _
malità e devianza. ' nor legali ma socialmente stigmatizzate (come accade, per esemp10, per la por-
nografia) (ibid.).
Facendo riferimento al termine "degenerazione" proposto daEdelman, un
1-~- Disagio, devianza, marginalità Appare opportuno, a questo punto, defì-
esperto di neuroscienze, come a ciò che permette a un~ rete neur:Ù~ di fì~~-
mre. le aree di riferimento di termini quali "disagio", "devianza" e" marg1·_
n alita, ,, . lizzare e lavorare, di variare e collegare, attraverso gli elemenn smapt1c1,
sviluppi dinamici che diversamente avrebbero di.ffìco!tà a stare insi~~e,
In"tutti e tre i .casi si tratta di situazioni e soggetti che si collocano "altro_
Canevaro (2007, p. 67) sottolinea la potenzialità del soggetto umano dr m:
ve , a parte, nspetto al contesto socioculturale cui appartengono (o do-
regrare le diversità, a patto di essere in grado ~i «deg~n~rare:,, ovvero d1
vrebbero/vorrebbero _a~partenere), e non sono (ritenuti) adeguati ad esso,
non viversi esclusivamente nel limite della propna specializzazione.
presentando carattensnche, atteggiamenti o comportamenti non corri-
In questa prospettiva la devianza risulta essere
Disagio
spondenti a quanto comunemente auspicato, accettato e condiviso.
Il disagio può essere riconosciuto nella distanza fra la situazione esistente e
la perdita di capacità di adattamento nell'orizzonte della realtà sociale e culturale;
la situazione auspicabile; fra ciò che è e ciò che potrebbe, dovrebbe O si vor-
rebbe che fosse. è una rigidità di impostazione della propria organizzazione. Essa può avere ~use
sociali di marginalità e cause endemiche individuali; può portare a essere conside-
«Un tempo l'area del disagio sociale era chiaramente definita da tutte le si-
rati minaccia sociale o problema sociosanitario, e di conseguenza può condurre
tuazioni di ~afferenza e marginalità conclamate» (Roversi, 200 , p. 28 ).
7 5 verso strutture di contenimento o verso sistemi di cura. Chi è in tale situazione, ha
Erano con~rderate manifestazioni di disagio (cause e/o conseguenze) il
uno scarso controllo sulla propria prospettiva esistenziale e sul [proprio] progetto
consumo d1 droghe, la malattia mentale, l'appartenenza a sottoculture de-
di vita (ibid.).
vianti, l'essere senza dimora. «Oggi, invece, la situazione è assai cambiata,
~ punto che l'area del disagio sociale pare una galassia in espansione che, Sono definiti "marginali" quei gruppi di persone che'. pur avendone ~it- Marginalità
?w~n? dopo giorno, risucchia dentro di sé sempre nuove forme di azione co non accedono alle risorse, ai privilegi, alle garanzie formalmente nco-
md1V1duale e collettiva» (ibid.).
n~sciute a tutti. Le diverse forme di marginalità possono dunque riguarda-
A tali situazioni possono però essere riconosciuti differenti livelli di consa-
re aspetti economici e finanziari, ma anche la par~e~i?:rzione alla vit~ socia-
pevo!ezz:, ~el ~o~g:tto e del contesto cui egli appartiene. In ogni caso, il
le, culturale e politica, l'accesso ad alcune possibilita e opportumtà, o a
termme d1sag10 nmanda soprattutto a una condizione subita, nei con-
beni e servizi.
fronti della quale è opportuno, e spesso necessario, intervenire.
Devianza Nell'Ottocento era considerato marginale il proletariato urbano, escluso
I! c~ncetto di devianza fa riferimento ad attività, singole o strutturate, che
dal potere politico, economico e dalla dis1:ibu_zione dei beni, in quanto
s1 discostano «dalle norme vigenti in un determinato sistema sociale, legali
- secondo Marx - riserva di manodopera cm atnngere, per contenere o ab-
o cons~etudinarie, esplicite o implicite» (AA.VV., 1993, p. 257).
bassare i salari, nei momenti di crisi. Si trattava cioè di soggetti inseriti o
La devianza rappresenta il processo e il suo esito, ed è riconoscibile nei
esclusi dal sistema produttivo sulla base del suo stesso andamento (AA.VV.,
«comportamenti apertamente criticabili e dai quali la maggior parte della
gente prende le distanze» (Bottcher, 2007, p. 68). 1993, p. 689). . ., ,
Anche nella società contemporanea la margmal1ta e spesso legata alla con-
114
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 4. Strumenti metodologici
Nel nostro paese, oggi, una condizione adulta normale fa riferimento alla . hé tuttàvia le norme soci·a1·I sono c ultu ralmente e storicamente deter-
possibilità di accedere ad alcuni beni e servizi, ad una collocazione lavorati- p~1c '_1 d . ' e' oggi considerata «un'etichetta che si applica di fatto a
mate a ev1anza ' . · I
va, a relazioni familiari e sociali soddisfacenti, a una buona condizione di 1:1 . , . portamenti e attività che non possono rientrare m un ~o o
s1tuaz10m, com ) L' to deviante è quindi re-
salute/benessere, a un livello medio di prestazioni psicofisiche, alla possibi- odello di spiegazione» (AA.VV., 1993, P· 2 57 · at "fì Il .
lità di condividere uno o più linguaggi e modalità di comunicazione, ad .rn
lativo a un contesto stonco,· po1·1t1co
· e soci"ale, a una spec1
, ca co. diocaz10ne
._
opportunità di istruzione, ad un livello di capacità critica, ad un certo gra- ale a un determinato ambito geografico. Dev essere qum cons1
rempor , . . . al"
do di autonomia nelle scelte e di autosufficienza ·nella vita quotidiana derato all'interno del contesto socioculturale mcm s1 re. i~za._
(ibid.). Si tratta, quindi, di una situazione a cui i soggetti hanno diritto di , . 1 di"sti"nto dai concetti di anomia, che s1 nfensce a «forme
Dev essere mo tre . . ( ·b "d.) d"
aspirare, e che - d'altra parte - dovrebbe essere loro garantita dagli inter- di comportamento pnv . e di regole od ostili alle norme
. . sociali» t dit . , e i
venti di politica sociale. illegalità. Esistono, infatti, forme di devianza (quali il consumo. sos~~:
In questa prospettiva diviene evidente il continuum rappresentato dai con- ze) che sono tollerate nonostante siano illegali e comportam_em1 e att1v1t~
cetti di benessere e malessere, di salute e malattia, di agio e disagio, di nor- legali ma socialmente stigmatizzate (come accade, per esemp10, per la por
malità e devianza.
nografìa) (ibid.) . . " d I
Facendo riferimento al termine "degeneraz10ne proposto da E e m~, un
1.2. Disagio, devianza, marginalità Appare opportuno, a questo punto, defi- rto di ne uroscienze come a ciò che permette a una rete neurale dr fìna-
nire le aree di riferimento di termini quali "disagio", "devianza" e "margi- espe ' · I · · · ·
Iizzare e lavorare, di variare e collegare, attraverso gli e emenn s!n~ptm,
nalità".
sviluppi dinamici che diversamente avrebbero difficoltà a stare ms1~~e,
In tutti e tre i casi si tratta di situazioni e soggetti che si collocano "altro- Canevaro (2007, p. 67) sottolinea la potenzialità del soggetto umano di m~
ve", a parte, rispetto al contesto socioculturale cui appartengono (o do-
tegrare le diversità, a patto di essere in grado ~ «deg~n~rare:>, ovvero di
vrebbero/vorrebbero appartenere}, e non sono (ritenuti) adeguati ad esso,
non viversi esclusivamente nel limite della propna speciahzzaz10ne.
presentando caratteristiche, atteggiamenti o comportamenti non corri-
In questa prospettiva la devianza risulta essere
Disagio
spondenti a quanto comunemente auspicato, accettato e condiviso.
Il disagio può essere riconosciuto nella distanza fra la situazione esistente e
la perdita di capacità di adattamento nell'orizzonte della realtà sociale e culturale;
la situazione auspicabile; fra ciò che è e ciò che potrebbe, dovrebbe O si vor-
rebbe che fosse. è una rigidità di impostazione della propria organizzazione. Essa può avere c:use
sociali di marginalità e cause endemiche individuali; può portare a essere conside-
«Un tempo l'area del disagio sociale era chiaramente definita da tutte le si-
rati minaccia sociale o problema sociosanitario, e di conseguenza può condurre
tuazioni di ~offerenza e marginalità conclamate» (Roversi, 2007, p. 2 8 ).
5 verso strutture di contenimento o verso sistemi di cura. Chi è in tale situazione, ha
Erano con~1derate manifestazioni di disagio (cause e/o conseguenze) il
uno scarso controllo sulla propria prospettiva esistenziale e sul [proprio] progetto
consumo d1 droghe, la malattia mentale, l'appartenenza a sottoculture de-
di vita (ibid.).
vianti, l'essere senza dimora. «Oggi, invece, la situazione è assai cambiata,
~ punto che l'area del disagio sociale pare una galassia in· espansione che, Sono definiti "marginali" quei gruppi di persone che'. pur avendone ~it- Marginalità
g10rno dopo giorno, risucchia dentro di sé sempre nuove forme di azione
individuale e collettiva» (ibid. ). to, non accedono alle risorse, ai privilegi, alle garanzie formalme~te nco-
nosciute a tutti. Le diverse forme di marginalità possono dunque riguarda-
A tali situazioni possono però essere riconosciuti differenti livelli di consa-
re aspetti economici e finanziari, ma anche la par~e?i?:izione alla vit~ ~ocia-
pevo~ezz:, ~el ~o~g:tto e del contesto cui egli appartiene. In ogni caso, il
le, culturale e politica, l'accesso ad alcune poss1bil1ta e opportumta, o a
termme disag10 nmanda soprattutto a una condizione subita nei con-
beni e servizi.
fronti della quale è opportuno, e spesso necessario, intervenire. '
Devianza Nell'Ottocento era considerato marginale il proletariato urbano, escluso
I! c~ncetto di devianza fa riferimento ad attività, singole o strutturate, che
dal potere politico, economico e dalla dis~ibu~ione dei beni, in quanto
s1 discostano «dalle norme vigenti in un determinato sistema sociale, legali
- secondo Marx - riserva di manodopera cm attmgere, per contenere o ab-
o cons~etudinarie, esplicite o implicite» (AA.VV., 1993, p. 257).
bassare i salari, nei momenti di crisi. Si trattava cioè di soggetti inseriti o
La deVIanza rappresenta il processo e il suo esito, ed è riconoscibile nei
esclusi dal sistema produttivo sulla base del suo stesso andamento (AA.vv.,
«comportamenti ~pertamente criticabili e dai quali la maggior parte della
gente prende le distanze» (Bottcher, 2007, p. 68). 1993, P· 689). . ., ,
Anche nella società contemporanea la margmalita e spesso legata alla con-
114
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
4. Strumenti metodologici
dizione occupazionale, assente o . h . . .
. fì . precana, c e, ms1eme ad al .
pnmo ra tutti la migrazione, determina sacche d. . tn elementi; va.mente all'aumento, al mantenimento o al recupero di una condizione
fino a ~u~che _anno fa. 1 povertà msospettabili. di benessere.
I fatton d1 ordme economico e sociale .
· di contmuano ad es e · .
ton una condizione di marginalità· ad
. . . ,
. . ffi s re I pruni indica-
essi s1 a ancano fatt . di 1.3. Promozione, prevenzione, riabilitazione Un primo elemento che può
etmco, po1ltlco, religioso, culturale d afì . . on ordine contribuire a chiarire la classificazione degli interventi educativi in inter-
· . ' emogr co e ps1ch1c
corre1az10ne reciproca molto
. di . .
; bil" .r -
var.a 1. = . . .
condiz10ne di em . .
o, con gradi d.
pare q_u~ , il nsultato di varie componenti, strutturali e larg1°:az10ne ap-
t
venti di promozione, prevenzione e riabilitazione è rintracciabile nella pos-
sibilità di collocarli lungo un continuum ideale che congiunge l'area del be-
a specifìc1ta soggettive. cu turali, associate nessere a quella del disagio.
La marginalità, inoltre, non si confi ra com . . Sulla base del livello di problematicità o di difficoltà vissuta dal soggetto, si
come una sindrome che si aggrava : t e una ~ondiz10ne statica, ma passa dagli interventi di promozione, implementati nei contesti connotati
di emar~inazi~ne degenerano in percor:Ji:i~~::n, 19.8~}·
Le si~~ioni da normalità dei soggetti e dei comportamenti, agli interventi di preven-
cause d1 depnvazione ed esclusione s 'al . g~ess1V1. alle onginarie zione, tipici delle situazioni di rischio, per arrivare a quelli di riabilitazione
h · h, oc1 e s1 associano c
c e, anz1c e contrastarle le rafforzan "b . d omportamenti o cura, realizzati laddove siano presenti difficoltà o disagi conclamati.
forme di disagio. ' o, contr1 uen o a determinare nuove Tale suddivisione, sebbene utile a chiarire la logica che orienta l'intervento,
In questa condizione 1a ricerca di un .. . non rappresenta una classificazione rigida, soprattutto nel lavoro educati-
mento della propria situazione si i :uovo equilibno ~ la spin_ta al cambia- vo territoriale: la complessità dei soggetti e dei territori rende sfumati i
propria inadeguatezza, dell'incapaci~ :r~~;r~;:~ ~t~c~:sc1m_ento della confini fra le tre categorie, al punto che ciò che può essere preventivo per
ce ad atteggiamenti di fuga e di . . h s1 ta reagire condu- un soggetto può rivelarsi riabilitativo per un altro (si pensi, per esempio, ad
. rmunc1a c e port · . .
gress1vo sradicamento (Berzano l I an~ a s1tuaz10n1 di pro- un intervento di coesione sociale in un quartiere "a rischio") (Tramma,
gnazione e al progressivo venir ,m99 ),di~dcuno stato d1 a~cettazione e rasse- 2010).
. , eno rorme anche · al" di ·
tualita. Il risultato è la passività l' l . mm1m 1 proget- Gli interventi educativi di taglio "promozionale" sono quindi generalmen- Promozione
1992). , autoesc us10ne, la rinuncia (Merron
' te rivolti a soggetti appartenenti all'area della normalità, individui o gruppi
che vivono e si muovono in un determinato contesto - sociale, culturale o
Nel. dibattito odierno sulla crisi dello stato del ben territoriale - in assenza di particolari condizioni di disagio. Si tratta, in al-
per I soggetti "marginali" h b" . . essere, e sulle sue conseguenze tre parole, di soggetti individuati sulla base di una caratteristica comune
. . c e su 1scono scambi megual·1 . fi .
c1pal1 istituzioni sociali le pol"ti
1 ch e soci"al·1 sono cons1d. nei con ront1 delle prin- (abitare in una determinata zona, frequentare un certo luogo ecc.), senza
. ' · . · d"
a1 tradizionali problemi dell' . . erate mcapac1 I rimediare . ulteriori distinzioni in sottogruppi e senza una specifica attenzione alle ca-
emargma21one e della dipe d
al cuni studiosi esse, a causa delle "al
dal" , . . _ n enza soci e. Secondo ratteristiche individuali.
mo lta m cui s1 svolg l' · ( · al
compensativa e per principio comp . . . e azwne Vlrtu mente Nei loro confronti sono realizzati attività, progetti o servizi che possono
,,
. .
61 ico rom1ssona) degli ap · di .
m campo sociale p h 66 parati mrervento pub- contribuire a migliorare lè condizioni di vita e il livello di benessere, per-
' rovoc ere ero nuove forme di d . . .
,,~:, ne e di povertà sociali (AA vv 1 ) epnvazione, di esclusio-
'./i . ., 993, p. 690 . sonale e collettivo, attraverso l'aumento delle conoscenze, delle competen-
ze, degli interessi, il miglioramento delle condizioni ambientali e sociali, il
Le delimitazioni cle11e aree cl'I "b enessere/n al" , " d" " . cambiamento degli stili di vita.
za/marginalità" costituiscono du r o:~ _ira e i_ d1sagio/devian- L'attività educativa promozionale consiste quindi nello sviluppare i fattori
la fase storica e culturale 11' alnque, g i_ esm_~ processi determinati dal- di protezione, le caratteristiche individuali e le condizioni sociali che favo-
. ne a qu e sono msent · · · ,
m relazione alla società e all 1 d" I. variano eroe nel tempo e riscono un migliore adattamento all'ambiente, organizzando attività cultu-
. . a cu tura I appartenenza 1 l al. d
z1oru contribuiscono in m . d . . . no tre, a t I efini- rali, scientifiche, formative e informative, rivolte al maggior numero possi-
aruera etermmante il p d. . d li'
vatore e gli obiettivi per i quali
I ·
r l'
eg 1 opera osservazwne
~nto I vista e osser- bile di destinatari.
n questa prospettiva, gli individui osson . . . . Lavorare in una prospettiva promozionale significa rafforzare il soggetto
locati all'interno dell' d 11 p a1· ' o _qumd1 trovarsi o essere col- (attraverso un processo di empowerment) perché possa sentirsi in grado di
area e a norm Ita a1 su 01. . . all'
Per loro possono di c '. margim o esterno. affrontare efficacemente le situazioni della vita quotidiana, grazie alle risor-
ne" di " '. onseguenza, essere attivati interventi di "pro .
' prevenzrnne" o di "riabilitazione" · · h . :°ozw- se di cui dispone, e possa costruire un progetto per il futuro (Rossetti,
, azwm c e puntmo nspetti- 20096).
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
4. Strumenti metodologici
Prevenzione
Il_ concetto di "prevenzione" e l'azione del " . " .
d1atamente all'ide d" " . . prevenire nmandan . . olazione che presentano un particolare rischio di sviluppare un determi-
a i arnvare pnma" di qualcos'al . o llnme-
vo o dannoso. tro, considerato ne . :ato problema: si tratta di azioni o progetti diretti a insiemi di soggetti più
Q·· . ~~
i_ i~rervenn preventivi si rivolgono uindi a so . . sensibili o più esposti a un problema specifico.
schio , potenziali portatori di di . dq . ggetn considerati " . rnfìne, gli interventi preventivi di taglio indicato si riferiscono a individui
h . . . sag10, ev1anza, mar i ali , . a r1-
c e l pencoli connessi con un evento . . g n ta, per unpedir identificati come ad alto rischio personale, soggetti che presentano già al-
si ~aducano in un problema reale. , una situazione o un componarnent: cuni segnali o sintomi di un disturbo che può avere un'evoluzione partico-
Po~ché, tuttavia, il rapporto fra so etto eco . . . . .· . - Jarrnente pericolosa per il loro benessere (Rossetti, 2009a, 20096).
articolato in differenti livelli di p!fcolos1·ta' ndid_zione d1 nschio può essere I terni della cura e della riabilitazione rimandano immediatamente all'azio- Riabilitazione
(19 64 ) 'un medico · e 1 compromi ·
psichiatra disting l'" ss1one, Caplan ne nei confronti di soggetti che si trovano in condizione di difficoltà con-
rio", "secondario" e "terziari~" in b uealmt:rv~nto preventivo in "prirna- clamate. Si tratta, cioè, di interventi rivolti a individui che attraversano una
.
d eI d istur b ase cnteno del te d" .
o (Rossetti, 2009b). mpo l insorgenza situazione problematica, e puntano al ripristino di condizioni fisiche, psi-
Mutuando tale classificazione dall' b. . . cologiche, relazionali, occupazionali ecc. che possano essere considerate
· d . am ltO samtario pe J" l
socioe ucativo, si parla di prevenzione . . . . r ~pp icar a a quello adeguate al contesto in cui essi sono inseriti.
~enti ~he agiscono sulle cause che posson~n:::~1;/n n~enm~nt? agli inter- L'azione educativa, in questo ambito, è finalizzata al recupero di abilità e
tiche, intervenendo prima che il ri h. . d ~e a situaziom problema- competenze perdute o assenti per (ri)ponare l'individuo ad una condizio-
effettiva. se io SI tra uca m uno stato di difficoltà ne di autonomia.
Con prevenzione secondaria ci si riferisce all' " d" . . Ritornando al continuum che c'è tra l'area della normalità a quella del disa- Riduzione
elementi problematici presenti in un . . m r:1duazione precoce degli gio e alla distinzione in promozione, prevenzione e riabilitazione, gli inter- del danno
. a suuazione m mod d r .
pest1vamente gli strumenti più uri!· aff: , . o a rornire tem- venti di riduzione del danno occupano una posizione intermedia fra gli in-
venti in condizioni di disagio con I per h rontarla. S1 tratta, cioè, di inter- terventi preventivi (in particolare di prevenzione indicata) e quelli di cura
. creto e e puntan · · .
di zione di benessere e di normal"t' . o a npnstmare una eon- o riabilitazione.
e 1 a.
on prevenzione terziaria si fa m· I' ·r . In questo caso l'obiettivo diviene limitare, appunto, i danni connessi a un
. . , nne, nrenmento all'in · d II . .
eh e mirano a riparare o a rid I s1eme e e az1om determinato problema o a una situazione di disagio concreto, riducendo le
urre e conseguenze d" d" ·
eIamato, cercando di impedirne l'ul . . I un isagio ormai con- conseguenze negative, senza che sia possibile, allo stato attuale, risolverlo
. tenore evoluzion · . . .
pro blematiche. L'obiettivo de!l'" . e verso situaziom più completamente.
mtervento m quest è . .,
ne tentativo di limitare la durata r·
1 ' 1 ? _caso,_ nconoscmile Il contesto nel qu:ile la riduzione del danno ha origine, in Italia, è il tentati-
ma (ibid.). ' impatto e a cromcizzazione del proble- vo di affrontare il dilagare del virus dell'HIV e dell'epatite, o i casi di overdo-
Per tentare di superare i limiti di uesta 1 "fì . . se, fra i consumatori di eroina, negli anni ottanta e novanta (Rossetti,
dello implicito di causal1"tà' li q di e assi cazione, vmcolata a un mo- 20096), attraverso, per esempio, la distribuzione di siringhe sterili e l'infor-
neare retta e di il .
forma di dis:>cno dinamica t" . d , l . sv uppo progressivo della mazione dei soggetti più a rischio.
-o· ' ipica e11 evo uz10ne d 11 al · ·
ma poco adeguata a problemati" h .al. e e m ame mfettive Oggi tale tipologia di intervento, sebbene abbia dimostrato la propria effi-
e e soci i a causa l if: ·al .
ro'. Celata, 1999), nel 1994 l'Institute of Med· . ; ~ a~~on e (Banla- cacia nel contenere il diffondersi di malattie e i casi di mone, è spesso al
pna la classificazione proposta d G d icme 1 as mgton fa pro- centro di molte polemiche in quanto modalità di intervento che non in-
. . . .
teno d1 distinzione de· 1· 11· d"
a or on (1987) su
.
d al
. , ggeren o un tro cn-
.
. I ive I i prevenzione· ai t . d" . . tende eliminare il problema originario, ponendosi invece un obiettivo par-
tursce le caratteristiche del! 1 . b. empi i mtervento sost1- ziale. Inoltre, avendo a che fare con soggetti emarginati, devianti, esclusi (i
d e11,azione
.
preventiva.
a popo azione ersagli 1· · cl .
o, soggetti estmatan
.
destinatari di tali interventi possono essere riconosciuti fra i tossicodipen-
In questa direzione, gli interventi di r . denti, i senza fissa dimora, le prostitute ecc.), chi si occupa di riduzione del
... P evenzione possono · d.
suddi
. . vrs1 in "universali"
. , "se1ett1vr
· .,,, «·m di·cari". qum 1 essere danno deve spesso affrontare l'ostilità della gente "normale", integrata e
Gli interventi preventivi di tagli 0 . al apparentemente adeguata al contesto.
llDivers e sono d" · all'" ·
soggetti che costituiscono una d . . !retti insieme dei Obiettivo indiretto di tali interventi diventa quindi anche farsi carico del
. etermmata popolazw di .
m termini di vulnerabilità O di" d . d" ne, senza stinzione disagio e delle paure della cittadinanza, contribuendo a creare situazioni di
. . a ozione 1 comport
GI i mterventi preventivi di taglio I . · . .
. ~enti penco1osi. maggiore sicurezza sia per l'utenza sia per chi sullo stesso territorio vive,
se ettivo sono nvoln a sottogruppi di po-
studia,· lavora (Tramma, 2010). Si tratta, da un lato, di aiuti concreti per i
11R
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo 4. Strumenti metodologici
destinatari
· , d" · formali dell'intervento ' dall'al tro, d"1 un serv1z
..10 d" , evdutive che consentono. Inoltre, orientano le esperienze che vi si realizza-
n1ta 1 incontro
. ma anche di una forma di c ontro o ·e ,coe1 un
li · opporru_ no almeno tanto quanto ne sono orientati.
spesso non riconosciuta. s1one sociale 11 comportamento umano è quindi esito anche dello spazio in cui esso si
realizza e delle «rappresentazioni simboliche che di tale spazio si è dato, du-
2. Il territorio rante la storia, il gruppo che lo vive» (Callari Galli, 1978, p. 117).
Differenze significative nella percezione dello spazio possono dipendere da
2.1. . Lo
scenario del lavoro educativo Il territorio costituì I .. aspetti legati all'appartenenza culturale degli individui e dalla loro colloca-
nano, lo sfondo sul quale il soggetto . . sce o_ spazio, lo sce- zione in specifici gruppi sociali:
v1ve e s1 muove ma m
comprende anche il committente (le . . . . 1' . quanto tale
. e·
no t soggetti che lo abitano) di molt
amm1mstraz10m ocal1) ·1 d .
. . d . e I estmata- · vi sono, indubbiamente, differenze nella percezione e nella rappresentazione dello
. . . e az1om e ucauve
I serv1z1 e 1 progetti t I . . . · spazio che dipendono dalla professione esercitata, dal livello culturale, dalla classe
. " rovano ne terntono 11 ro ri · .
propno bacino di utenza" ma h I _P P o spaz10 operativo, il . sociale e dalla cultura emica di appartenenza (Davico, 2000, p. 82).
' anc e a propna collo · d" ·
volte non senza problem · 1· di 1· d caz10ne, tstmta - e a .
ntegraz10ne - a qu Il d r · .
•
zati all'interno delle istituzioni (le scuole o gli e daal:g I mtervent1 realiz. Dissonanze percettive (forti distanze fra percezioni, rappresentazioni e
L' di . . ospe i, per esempio) concettualizzazioni di uno spazio) possono quindi riguardare gli sguardi di
operatore terntono conosce 1· 1uogh"1 ma anch e 1. sog · · .
ma anche le persone che li abitan0 , e d a essi. e' spesso r· getti,· 1 contesti diversi soggetti su uno stesso territorio, proprio in quanto spazio vissuto e
. caricato simbolicamente delle esperienze realizzatevi.
ra?porto di convivenza e interazione continua Q I~~noscmto, 1~ un
Alla luce di quanto descritto appare evidente il ruolo svolto dal territorio Territorio e identità
cimare costantemente la propria az. . . uesto g I consente di de-
nell'organizzazione dell'identità individuale e collettiva: lo spazio "uma-
niugando mandato e lettura del da:::::::i:a~~::~:t:~ò che incontra, co-
nizzato" rappresenta un complesso di simboli che
Per contro, l'intervento territoriale non uò'. e e :oncreto.
azione deve essere concordata e med· p igl~oalrar: questi aspetti, e ogni
. . 1ata con g I tn so · h l . si esprimono tanto nelle strutture fisiche (le strade, le piazze, i monumenti) quan-
tono s1 muovono. ggettI c e su tern-
to nei modi di vita, nelle cerimonie, nei rituali della vita urbana, quanto, ancora,
Lavorare in una prospettiva territoriale ra rese . . ' nelle immagini e nei discorsi che parlano della città: si va dagli stereotipi con cui
per entrare nelle situazioni nelle l . _PP_ . ma q~md1 un opportunità
. ' re az10m e m mteraz10 ·d · viene rappresentato il "carattere" degli abitanti nelle chiacchiere di tutti i giorni
d e1 propri interventi, ma costringe f; . . . ne con_1 estmatari alle simbologie presenti nei gonfaloni e negli stemmi, dalle illustrazioni delle gui-
ne di modalità e di strumenti. a arv1 I comi con una cont1nua revisio-
de turistiche sino alle tecniche di marketing che gli esperti usano per "promuove-
In questa direzione, pur essendo un concetto . . re" un centro urbano agli occhi degli operatori economici (Mela, 1996, p. 149).
altre discipline (dall'urb . . alJ ampiamente usato m molte
territorio diviene - per 1::c1s1·t1encaz a ~ale~grafìa, dalla geologia all'etologia), il L'identità individuale e collettiva è strettamente legata alla presenza di de-
' e soci I - uno spazio. . 1
puo produrre e risolvere problemi· un el vissuto: un uogo che menti simbolici che associano ad un determinato territorio (o comunità)
, contesto n quale · · · (d. .
i~ 1r~-
,," natura e tipo: sanitari' educat1"v1·, cul tural"1 ecc ) dov bb I serv1z1 · I varia . connotazioni positive o negative.
almeno negli obiettivi istituzionali ad aume~t . ~sere onentatl,
viduale e collettivo dei soggetti· 'h . Ilare I ive i I enessere indi- Il rapporto fra simboli urbani (o territoriali) e identità collettiva è forte, ma di tipo
e e m que o spaz·10/ · .
muovono (Tramma, ). tempo vivono e si dialettico, nel senso che le popolazioni tendono a interiorizzare i simboli locali
2010
come parte costitutiva della propria identità collettiva, potendo al tempo stesso
Il terr~torio rappresenta lo spazio abitato, l'ambiente nel al ,. . .
costantemente ridefinire e modificare tale patrimonio (Davico, 2000, p. 88).
~ostrwscedlealpl ro~rie esperienze e le proprie relazioni, che ~u:~!;~d_uo
~enzato e VIcende che vi si realizzano. e m- In stretta connessione con la questione della costruzione dell'identità col-
Si tratta di . uno sp · l
. az10 astratto so o nella sua definizione teorica· ' . lettiva, in relazione al territorio vissuto, è il tema della comunità.
sempre carico de1 significati attribuiti li d . . . , e mvece
situazioni che produce dei d .d . hg . dai soggetti che lo abitano, delle
. . . , est en c e m uce o delle fatiche h . 2.2. Lacomunità Il concetto di comunità, tra i più controversi nell'ambi- Il concetto
Tuttt gli spazi' naturali o art1"fic1·al·1 eh e stano
. assum c e· rmpone.
"eh . to delle scienze sociali, fa riferimento a «un insieme di soggetti legati da di comunità
verse sulla base d · · . eh ' ono carattenst1 e d1-
. e1 v1ssut1 e permettono e m · reIazwne
. alle possibilità uno o più fattori di diversa natura (etnica, territoriale, linguistica, religio-
4. Strumenti metodologici
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
sa, e~onomic~, ~olitica ecc.) che li portano ad interagire tra loro più che scono dimensioni locali limitate, isolate e contrapposte a ciò che le circon-
con 11:1embn d1 altre collettività» (AA.VV., 1993, p. 199). I soggetti appar- da. Se nella comunità" classica" il prezzo della sicurezza sociale e della soli-
t~~entr a una comunità costruiscono, in questo modo, una specifica iden- darietà reciproca era rappresentato dalla libertà individuale, oggi il presun-
tlt~, un elevato senso di appartenenza e un forte sentimento di solidarietà to diritto all'indipendenza è garantito da una sicurezza personale, contrap-
li reciproca.
~o~e il territorio, anche la comunità rappresenta - secondo alcune conce-
posta ad altre sicurezze che trovano affermazione all'interno di piccole c~-
munità temporanee e alternative fra loro.
Negli ultimi decenni, la crisi del sistema di welfare, la progressiva riduzio- Localismo amorale
z1om - una ,~ensione di "vita naturale". E, in quanto tale, diviene spesso
1.: contesto all mterno del quale si realizzano molti degli interventi educativi
M~, ~e~tre il territorio è uno spazio carico di attribuzioni e di rappresen~
t~rom differenti, la comunità è, seguendo Bauman (2001, p. 3), per defìni-
ne (fìno quasi all'assenza) di modalità ed occasioni di partecipazione dei
cittadini alla vita collettiva - locale e nazionale -, la concentrazione e lo
"schiacciamento" sul presente, sull'accesso immediato a beni, risorse, si-
z:one, «un luogo "caldo", un posto intimo e confortevole>>, dove sentirsi al tuazioni.e occasioni, trascurando la prospettiva del futuro, hanno rivitaliz-
I! .l
turale comprensione (ibid.).
Nella società contemporanea, tuttavia, questa dimensione è venuta a man-
car~: ~a prospettiva comunitaria, la rivoluzione industriale e soprattutto il
cessi migratori, dalla frammentazione e dalla mobilità del presente, 1:1~ una
riflessione pedagogica sulla comunità impone di andare oltre la tradiziona-
le lettura positiva per analizzare i costi e i benefici dell'appartenenza comu-
~p1talismo moderno hanno sostituito una «routine creata artificialmente e nitaria (ibid.). A fronte del "cerchio caldo", in cui trovare solidarietà e si-
I imposta con la forza» (ivi, p. 34), salvo poi tentare di resuscitare o creare
dal_nulla un nu~vo sentimento comunitario che corrispondesse all'organiz-
zazione produttiva e ne aumentasse l'efficienza. Ma, come ribadisce Bau-
curezza, esistono comunità criminali; a fronte dell'apertura di possibilità e
prospettive, la promozione della comunità può nascondere il declino di al-
tre tipologie di intervento, rivelatesi poco efficaci o, soltanto, troppo costo-
se. L'esasperata .attenzione verso una dimensione comunitaria in cui trova-
Il man, «nessuna aggregazione di esseri umani viene vissuta come una "co-
munità" a_meno che non sia resa "coesa" da profili biografici saldati da una
lung~ stona. e _da una ancor più lunga aspettativa di frequente e intensa in-
re la risposta ad ogni problema individuale può quindi anche celare l'im-
possibilità di risposte altre.
teraz10ne» ~1v1, P· J7)- E, in un'epoca di flessibilità e managerializzazione
Il del potere mdustnale, anche la comunità artifìciale costruita attorno alla
fabbrica si è progressivamente sgretolata.
3. La logica invariante dell'azione: la logica progettuale
IJ
.. Comunità: catena
rietà (o se s1 ~refensce ~ella "temporaneità") occupazionale, professionale,
ma anche sociale, relaz10nale, sentimentale.
Ai le~i è s~at~ pro_gressivamente attribuita una connotazione negativa:
delle scienze sociali ricorre spesso l'utilizzo di termini quali "progettazio-
ne", "programmazione" e "pianificazione", usati con accezioni differe_nti
0
, qualche volta, come sinonimi. In realtà, sebbene in tutti e tre i casi la
li
e luogo mitico sono diventatl vmcoh e costrizioni in una società nella quale invece è ne-
c~sari~ ess~re indi!'endenti, liberi e disponibili al cambiame~to (di :é, de- obiettivo da raggiungere-, ciò avviene a livelli differenti e con 11 comvolgr-
mento di soggetti diversi.
_,, gli altn, de1 luoghi). In questa prospettiva, la comunità è divenuta da un
:l
lii lato una catena della quale liberarsi o a cui aggrapparsi in momenti di diffi- Nonostante, infatti, la progettazione rappresenti, anzi debba rappresenta-
i coltà, fatica e insicurezza, dall'altro un luogo mitico al quale aspirare, pur re, il primo indispensabile approccio all'intervento, essa non costituisce
I mai, in nessuna situazione, una dimensione indipendente e autonoma dal
nella ~onsapevolezza della sua scomparsa. La voglia di comunità e il biso-
·,
~no ~1 appartenenza rappresentano l'esito di questo processo: alla comuni- contesto all'interno del quale si colloca. Progettare un intervento, prima
:1
ancora dell'apertura di una serie di possibilità, costringe il progettist~ (l'é:
111
ta etica, caratterizzata da impegni a lungo termine, diritti inalienabili ob-
blighi ineludibili, condivisione fraterna, si è sostituita una comunità ~teti- quipe di progettazione o l'operatore) a "fare i_ conti" ~on le det~rmm~tt
:1 c~, cara:1erizzata da legami senza conseguenze. In questo modo, tuttavia, la esterne al suo intervento. Se, come si vedrà, a livello micro - del smgolo m-
dimens:one comunitaria non può più garantire la sicurezza agognata: alla tervento - è evidente il vincolo rappresentato dal soggetto/oggetto dell'in-
Il comumtà quale sede di solidarietà, aiuto reciproco, protezione, si sostituì- tervento stesso, dalle risorse, dai tempi, dalle tecniche e dagli strumenti a
4. Strumenti metodologici
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
Hl
4. Strumenti metodologici
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
progettista dipende gran parte del successo dell' iniziativa. Il progetto può
d. Gli· attori coinvolti Nella progettazi·one, cos i come nell
3.5. al. infatti rappresentare una traccia ricca di suggestioni per il lavoro successivo
_1 un intervento e~ucatìvo è possìbìle distinguere diverse ti a ~e '.2z~ione,
un impianto di lavoro rigido e vincolante. È ovvio che, quanto maggiore
n. Oltre al progettista, vi sono una commìttenza u _po o~e di atto-
0è la condivisione di prospettive, obiettivi di intervento e modalità per rag-
duale
t o collettìvo), gli operatorì che tradurranno 'con
ncretament ·1 (indìvi-
destinatano
criungerli fra progettista e gruppo operativo (in particolare laddove vi sia
o, ~n soggetto valutatore, la collettività di cui 1·1 d . . e i proget-
tuali · d. . estmatano fa par una collaborazione stabile) , canto più il progetto potrà rappresentare un
t,
gruppi l iqteresse, attori istituzionali fì .l te, even-
programma di lavoro effettivo per gli operatori (Bruschi, 2007).
;;iminist~ativ: - e, n?n ultima, la concorren~a (;r~~~h~, :~:;;cà politico-
Il valutatore, infine, è «colui che esprime un giudizio sull'intervento, com-
progettista e propnamente colui che pensa, struttura e or : ,.
plessivamente o riguardo ad alcuni suoi aspetti specifici» (ivi, p. 50). In qual-
vento che verrà poi realizzato da lui stesso o d al . L ~~al mter-
del · è · · a tn. a pnma mt ..r · che caso la valutazione può riguardare esclusivamente la fase di progettazione
f · progetnsta. qumd1 rappresentata dal committente . ma li d'rreuaccia
as1 progettuali, egli dovrà entrare ìn relazione con t . . , ne ~ ~rerenti
e quindi il documento progettuale (per esempio, nei casi di progetti che vo-
tentando di mediare fra le diverse ist d l utn l soggett1 c01nvolti, gliano ottenere un finanziamento messo a bando), in altri alla valutazione
professìonalmente ritiene sia necessar~o e al~ oro rapll~~esentate e ciò che della progettazione segue quella della realizzazione e del successo ottenuto, in
. I re 1zzare, ne mteres d l d .
natar10.. n quanto tecnico (pedagogista . ) , i·1 progemst. termini di efficacia, efficienza, partecipazione e gradimento.
di se· e esu-
ed ucanvo dovrebbe rappresentare una fi ra su er a . ~ mtervento Altri soggetti che possono interagire con il progettista e con il suo lavoro
nella progettazìone come nella realizzaz~ d_'P ?~':es (zbzd._); tuttavia, sono individuabili nel gruppo a cui il destinatario dell'intervento appartie-
vincoli politici, di finanziarne t d" iodne ~ attivi~a educative vi sono ne (famiglia, scuola, comunità, territorio e paese), con i relativi interessi,
. 1· . n o, I man ato (m particolare . di vincoli e prospettive; nelle associazioni preposte a tutelare particolari aspet-
nessi ag I interessi della committenza) h , _qum , con-
suo intervento. · ' c e non possono non influenzare il ti della vita individuale e collettiva (sindacati, gruppi religiosi, ambiental1-
sti, ordini professionali, partiti politici ecc.); negli attori istituzionali, fra
livello più alto di consapevolez smdites1: ~~a mediaz10ne «possibilmente al
È dunque necessario operare una · · . .
cui le autorità politico-amministrative, dalle cui posizioni e decisioni di-
. . . za e crmcità» (Monasta 199 ) pende la fattibilità di molti interventi; infine, nei concorrenti, cioè tutti co-
le istanze .dei d1versì soggetti coi l . . fì ' 7a, P· 114 fra
rio, del commìttente e del n~o n, pnme ra tutte quelle del destinata- loro che sono in qualche modo coinvolti dal progetto anche se con posizio-
. progettista.
ni e obiettivi non corrispondenti a quelli dell'iniziativa stessa (ibid.). L'alleanza
La comrruttenza è individuabile nel so etto eh
(commissiona, appunto) la stesura e la su!! . e pro~uove _e fi13:anzia Come anticìpato, nella strutturazione del progetto ideale, un obiettivo in- progettuale
getto. La sìtuazione più sempl1·ce è essiva rdeal1zzaz1one d1 ogm pro- termedio (utile, cioè, al raggiungimento degli obiettivi finali) è rappresen-
rappresentata a q 11 · · .
tente e progettista coìncidono. In tuttì lì al . . ue_ a m CUI comm1t- tato dalla realizzazione di un'alleanza progettuale con il maggior numero
ve dì intervento sono frutto d Il . g . tn casi le logiche e le prospetti- dei soggetti coinvolti. Il primo e più importante degli alleati è senza dub-
sogge~i (Bruschì, 2007, P· 45). e a pnmana contrattazione fra questi due bio costituito dal destinatario (individuale o collettivo che sia). Come già
sottolineato, la condivisione del progetto e la collaborazione all'auuazione
Il· destmatario nei confronti del quale è rea1·1zzata una p · d
t1va può essere definito anche " utente ,, nella logi d rogettazione e . uca- da parte del destinatario dell'intervento ne determinano il maggior impe-
l . d' .
volto un servizio pubbl" .: ca e cnta mo cui è n-
ico o, sempre pm spesso "
mercato, in particolare (ma n l .
r ,, .
, e iente , m una logica di
gno e un più alto livello di soddisfazione.
Lo stesso livello di collaborazione è da ricercare all'interno del contesto so-
on esc us1vamente) · ·· . ali
ne del servizio corrisponda un co . d nei cas~ m CUI a fruizio- ciale di cui il soggetto fa parte. Anche in questo caso, il relativo appoggio è
mpenso m enaro. Se il destinatario
fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.
Infine, ulteriori alleati possono essere identificati fra gli altri soggetti o pro-
non è analizzato passivamente, ma coinvolto in . .
formativa che lo riguarda, questa f: . . .al d vana .m1s~ra nella. progettazione getti che hanno gli stessi interessi: l'individuazione di obiettivi comuni può
goziazione", di "contratto formatiase,,1ruzi e e essenziale e anche una fase di "ne- consentire la costruzione di una collaborazione che contribuisca ad evitare
la situazione di "potere" h . vo [... ]; u~ contratto che chiarisce e condivide sovrapposizioni e a creare sinergie, facendo tesoro delle diverse esperienze,
1997a, p. 114). c e s1 crea sempre m un processo formativo (Monasta,
in corso o già realizzate. La progettazione
Nella progettazione di un intervento educativo appaiono evidenti le possi- partecipata
bilità e il valore pedagogico del coinvolgimento dei destinatari dell'inter-
rl: , .u-..or"11-t-l"lo,.; c-nnn r nlorn r h P trncl11rranno concretamente il progetto in -----:M.,;nnP raooresenta una dimensione centrale
4. Strumenti metodologici
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
•" I
La molteplicità degli elementi indicati come premessa di -. b storia, esperienze, tratti di personalità, un'età ecc. che intervengono, o pos-
d'" un uon progetto
·} mtervento non deve tuttavia ridurre la fase di proge..,.~?: sono intervenire, nella relazione in primo luogo per quel che l' educando
. . . S bb . •La.WOne a un processo
mgegnenst1co. e ene il compito di chi progetta un intervento educar· può immaginarsi che egli sia o sia in grado di fare per lui (ad esempio, ci
non possa nso · 1vers1..m un ,az10ne
. artistica ed estempor ò 1vo sono giovani adolescenti maschi che stentano a riconoscere la possibilità di
r . . ali . . anea, non pu comun-
.,
q ~e ~tars~ ' a ngid~ osservazione dei pur necessari aspetti tecnici. essere educati da una donna magari giovane e possono esserci anziani che
L arng1anal1ta educativa deve far proprie tecnica e intuizione fl 'bil' ' apprezzano solo educatrici giovani perché ritenute piene di vita) (Kanizsa,
responsabil' , . , . d , essi Ita e 1998, 2007); in secondo luogo perché le esperienze pregresse dell'educatore
. . ' lta m un az10ne pe agogicamente orientata, nella quale alla ra-
z10nal1ta della progettazione si affianchi quell'apertura d' ·, stesso possono essersi fissate in stereotipi e in pregiudizi che possono impe-
· h 1 opportumta e dirgli di riconoscere le potenzialità di apprendimento/cambiamento dell'e-
prospettive c e caratterizza l'intervento educativo.
ducando o, al contrario, possono dargli l'impressione di trovarsi di fronte a
4- Lo strumento invariante dell'azione: la relazione educativa un soggetto molto incline al cambiamento (degli anziani, ad esempio, si
pensa spesso che siano statici e che non possano cambiare, dei giovani si
pensa che siano aperti ad ogni novità) (Tramma, 20086). Cosi, dato che
4:1. Relazi~ne e apprendimento La relazione è parte intrinseca dell'educa-
z10ne, anzi potremmo dire che ne è uno degli elemenu· · · · ( ·, l' educando tende a soddisfare le aspettative dell'educatore facendole pro-
tura", perché questa è una professione che si apprende, allo stesso modo si
4.2. Una relazione professionale Chi d ·1· . . apprende a mettersi nella "giusta" relazione e la capacità va mantenuta con
come strum f, • e uca uri izza qumd1 la relazione un continuo aggiornamento o, quanto meno, con una continua riflessione
. . . _e~to pro ess1onale, finalizzato e regolato dagli obiettivi educa
t1v1 specifici, m uno specifico contesto. L'educatore d - sulla propria pratica. In una parola, l'essere professionisti comporta la ca-
presente che il rappono educativo a . . eve sempre tenere pacità di osservare la situazione, di cogliere le emozioni sottese, di distin-
., l . vviene m un contesto relazionale molto guere fra le emozioni proprie e quelle dell' educando, di essere in grado di
p1u ~omp esso e ampio delle previsioni e delle intenzioni di ciascuno· inol
rendersi conto di quanto la relazione possa essere influenzata da stereotipi,
st
;;;~: ~~::::e;:;; ~o t55?
tempo fa pane ~egli effetti prodotti dall'a= pregiudizi, prese di posizione contrarie, ma anche troppo entusiastiche sia
. . d '. e a re az10ne accade, grazie a - e nonostante le - in- proprie che dell' educando. Queste capacità, che comportano una continua
t enz1om e ucattve e prop · ,
terrogata La rel . dno p_er questo non puo che essere osservata e in- riflessione su ciò che sta accadendo fra educatore ed educando, sono pro-
. az10ne e ucat1va può ess
certo intervento cl.id t . ere progettata come azione - un prie del ruolo dell'educatore/professionista, mentre non possono essere ri-
a ttco, una proposta di animazione di I .
chieste ali' educando da subito. Quest'ultimo potrebbe avere ed esibire pre-
molo a_ rac~~ntarsi e rifl~ttere sulla propria storia - i cui te!;:!1:~t s:~;
giudizi e prese di posizione di ogni tipo, senza esserne consapevole: è grazie
:mumcat1v1, _tono emottvo e regole interattive non possono essere lasciati
al lavoro con l'educatore che potrebbe ampliare la sua conoscenza di sé e
o spontaneismo, ma devono essere ripercorsi, conosciuti e studiati nel
del mondo, abbandonare vecchie rigidità e adottare nuove strat!;:gie di
,.,
f
11 puo avvemre
d
.
b'
so o se e ucatore .ha. chiarezza che il suo ruolo è fcond arnen-
t al e, d e!1cato ma a tempo: non c1 SI può permettere di "adottare" l' d
o, ma isogna amtar
. l
. o a proporsi
e ucan-
. come protagonista della propria stona · e
0
un'istituzione per disabili o per anziani. . . Lo spazio e il tempo
La relazione educativa ha dunque luogo in uno sp_az10 e m un_tem~o e, nel della relazione
prendere in considerazione il rapporto tra la rel~10ne educ~tr:a ~ 11 c~nte-
a progettare il propno futuro. S1 pensi al!' educativa di strada in cui l ·
lì · ò
sta re laz10ne pu sostenere il soggetto in difficoltà ad utilizzare un serv1Z1o
ma :nche al ~apporto c~~ s~ggetti diversamente abili o con giovani in cliffì~
a giu-
·· sto, q
ueste due dimensioni vanno tenute presenti anche per 1s1gmficat1 che
d' d
i diversi contesti veicolano, in relazione alle appart~~~nze_ 1 e ucaton e
educandi, ai loro rispettivi ruoli e ai modelli educat1v1 m g10co.
· d
IJ .
sent? m una struttura diversa, ha colmato le carenze, ha trovato una siste-
maz10ne adatta a lui ecc.), l'educatore deve essere in grado di accettar h
·1 · I ec e
curata di luoghi e orari per intercettare la propna utenza e svolgere le_ pr~-
prie specifiche attività. Tali scelte rispondono il più delle volte a stu~ e n-
cerche (Mantovani, Restuccia Saitta, Bove, 2003) che p~rm~tto~? di com-
Il 1
j
1 propno ruo o è terminato e che di conseguenza anche la relazione in
,,
lt
'.
j
mente sui risultati del lavoro educaùvo e di cui l'educatore deve aver chia-
rezza (Massa, 2003; Kanizsa, 2007). Le caratteristiche del contesto in cui
avviene la relazione la influenzano e ne sono influenzate. La strutturazione
dello sp~i_o contribuisce a disporre i corpi, le posture, le distmze piuttosto
che le v1cmanze; collocando i corpi comunica mche implicitamente ri-
guardo ai ruoli reciproci, indirizza le aspettative, favorisce movimenti reci-
proci o limita le interazioni. Allo stesso modo i tempi scandiscono i confini
sia pensato in vista degli obiettivi del servizio e delle su_e amv1~a,_ m partico-
lare che gli adulò possano accomodarsi per osservare 1 bamb1°:1 ~ ~o.ntem-
poraneamente parlarne con gli educatori, restando t:1°to acces~1b1h ~1 bam-
bini, quanto facilitati nel comunicare tra loro e gh ed~cat?r~. Puo es~~re
necessario anche che ci siano uno spazio e un tempo dedicati a1 collo'.!~ m-
dividuali, oltre che al confronto tra più genitori/ caregivers, nel caso SI n:e~-
IJ finisce, la rende p~ssibile, _vi irn?~ime una_ forma. Spazi e tempi infatù pos-
sono essere pensati e predisposu m sede d1 progettazione educativa proprio
perché la relazione educativa raggiunga determinati obiettivi.
adulti e'bambini, con le loro storie, le loro specificità, si verifìchmo anche
interazioni ed eventi imprevisti in grado di rivelare a uno sguardo aperto e
Il I
j
Le caratteristiche
degli spazi
Le cara:t~ristiche ~egli s~azi vanno perciò accuratamente pensate e, quan-
do possibile, predisposte m modo funzionale alla relazione educativa. Cer-
tamente a volte l'educatore si trova ad agire in uno spazio che non ha pro-
gettato e nel quale entra inizialmente quasi come un intruso e che solo suc-
critico ulteriori vincoli ed opportunità.
Al di là delle più ragionevoli attese degli ed~c~to~i, le _persone po_trebbero,
in virtù della loro esperienza, attribuire cern s1gmficat1 e non al:n modo 1
in cui lo spazio è presentato e i tempi ge~titi; ~iò potre~~e conm_bU1re a ~e-
nerare determinate aspettative verso gli altn e le att1v1tà, monvando 1 e-
,-.o
4. Strumenti metodologici
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
ad ogg1,· su dd"1v1"den d ola in cinque fasi tematiche . d . dal volontariato cattolico, su modello di esperienze attuate all'estero, porta
formazione
. dell'identità professionale d 11'
e e ucatore m aie · collocare la
d , m ?ra o di a gettare le basi per la ricerca di una nuova fìgura professionale che non sia
espenenze
. storiche specifiche , e ne anno d elin e tO · umIcontesti ed
eh h riconducibile solo a funzioni di custodia e assistenziali. Ed è Piero Bettoli-
snche: a smgo e caratteri-
ni (1965, 1988), uno dei più importanti pedagogisti italiani del Novecento,
1. nel seco~do dopoguerra italiano l'emergenza dei roble . . . a essere impegnato direttamente in tale ricerca, in particolare nel delineare
mette spenmentazioni coraggiose alternative ai ve Ph_ . ~1 ~oc1ali per- una fìgura professionale in grado di occuparsi di progetti differenti, di co-
trofì; cc i istituti e orfano-
noscere la rete dei servizi, di avere curiosità pedagogica per molti tipi di bi-
2. ~ Par_tire dagli anni cinquanta e sessanta si evidenziano i biso . . sogni e persone.
bet1zzaz10ne e scolarizzazione per tutte le I . "al· gru d1 alfa- Un processo analogo avviene nel lavoro con le cosiddette "ragazze perdu- Le "ragazze perduti
I h" e assi soci 1·
3. a e msura negli anni settanta degli istituti sich" . . te". La riflessione sulla prima infanzia acquista una sua dimensione cultu-
speciali crea la possibilità della nascita della fi p d1~;1dc1 e delle scuole rale, data da un'iniziale critica alla possibilità della sola custodia dei bambi-
sionale; gura e e ucatore profes-
ni e all'espiazione della "colpa" delle madri nubili, attraverso alcune espe-
. il movimento
4. negli stessi anni . di cambiamento che attraversa l' arte p rienze innovative che creano modelli virtuosi in grado di ripensare anche
ta a_nuove e~penenze d1 animazione culturale intesa come forma di o~- ad una nuova dimensione pedagogica di intervento. In questo senso
paz1one sociale; partec1- un'importante fìgura di riferimento sono Elda Scarzella e l'esperienza del
5. lil lavoro nei servizi per Villaggio della Madre e del Fanciullo di Milano (Scarzella, 1998), uno dei
al . . la prima infanzia acquisisce una n uova 1"dentità
.
cu tur e attraverso pol1t1che e sperimentazioni innovative luoghi di sperimentazione alternativi agli istituti tradizionali (dove veniva-
Forse è anc~e nella co~s~pevolezza della storia nella qu~e si entra a far no custoditi i bambini in grandi camerate con i lettini a sbarre, separati
parte che dr:enta possibile scegliere chi si vuole essere e, soprattutto, da dalle madri che, nel frattempo, si "redimevano" con il lavoro), che colloca-
va al centro la relazione madre-bambino. Favorire tale relazione nell'inte-
quale parte s1 vuole andare.
resse di entrambi fu una grande intuizione educativa e psicologica, che
portò, tra le altre scelte, a creare un asilo nido interno al Villaggio dove si
1.1.Dopoguerra: l~ giovani e i gio~ani "disadattati" In Iralia la figura dell' e-
formarono molte delle future professioniste di questa area.
ducatore professionale nasce e s1 rafforza con i movimenti di partecipaz· _
Dal punto di vista sociale generale in I~ali~ la priorità degli anni cinq~~ta
ne soci"ale d eg1·1 anm. settanta, ma, come in una sorta di favola la storia del-
10
è la ricostruzione del paese attraverso 1assistenza, anche dal punto ~ VISt~
la sua _identità inizia nei tempi bui della Seconda guerra mo~di:tle e tra le
materiale, di una nuova giovane generazione nata a ~avallo degh anm
macene del ~o~o~erra, dove spiccano alcune figure importanti che sono drammatici della guerra. Nel successivo decennio, cambi~to a poco, a poco
s~ate p~nt~_d1 nfenment? per n_iolti dei successivi sviluppi. l'orizzonte sociale con un relativo assestamento e una npres~ dell econ~-
Si pensi all importanza d1 alcum personaggi non italiani che pure molta in- mia, ci si avvia verso il boom economico. In questo contes~o d1':e~ta poss~-
fluenza ~anno avuto nel nostro paese, come Donald Winnicott, che rac- bile riconoscere e far emergere il bisogno di nuove profession~ita per faci~
conta e nflette sul suo lavoro con i ragazzi difficili e sradicati sfollati nelle litare il cambiamento e la ricomposizione della nuova rete sociale che dara
campagne _inglesi (Winnicott, 1986), e Janusz Korczak, che s~eglie di lavo-
spazio alla nascita della fìgura dell'educatore. .
rare e m~nre con i bam~ini _orf~i del ghetto di Varsavia (Korczak, 1994).
Infatti, da un punto di vista specifìcamente professionale,
~ntramb~ nella loro lucida nfless10ne e passione per il lavoro sono un rife-
nmento 1m_Portante per il successivo pensiero pedagogico e, soprattutto, l'educatore di oggi si rifà a un passato recente: l'esplosione sociale e ~turale che
per la sua dimensione etica. ha investito l'I calia nel dopoguerra sia attraverso l'allargamento delle scienze uma-
Negli an~i dell'immediato dopoguerra, sulla spinta di più ampie sensibilità ne e dell'educazione, sia attraverso il mutamento del clima sociale, improntato~
pedagogiche, anche provenienti dall'estero, comincia a farsi strada la con- regime democratico, che cerca di attuare e mettere_ in pratica i dettami della costi-
vinzi~ne di ~na risp~sta pi~ ade~u~ta e perso~alizzata ai bisogni delle per-
tuzione italiana, nata dalla Resistenza (www.anep.it).
sone m specifiche difficolta, sociali, ps1colog1che o fisiche, attraverso co-
munità residenziali di dimensioni più ridotte rispetto agli istituti allora esi- Il diritto
. •La scuola: i temi del diritto, dell'uguaglianza, delle opportunità e d'ella ~arte- all'istruzio1
stenti, ma qualitativamente più incisive. 12
cipazione Negli anni cinquanta e sessanta diventa evide~t~ nell ~b1e~te
In particolare, le carceri minorili o, meglio, i riformatòri, come venivano --,1Mno-iro. culturale e sociale dell'Italia il problema del dmtto all istruzio-
,,
···1
Introduzione alta pedagogia e al lavoro educativo 5. La figura professionale
ne, sancito dalla Costituzione e, in quegli anni, ancora molto lontano dal- ietà che individua la scuola come un istituto insufficiente e non rifor-
1' essere raggiunto. L'Italia ha un'altissima percentuale di analfabeti, che ol- soc ' cl Illich .
mabile rispetto alle esigenze di c~escita e cult~r~ indivi ualef ~v~ . , m
trepassa il 30% della popolazione in alcune regioni del Sud, e un percorso articolare con il libro Descolarzzzare la societa (1983), ne e il nfenmento
formativo che dopo la quinta elementare prevede da un lato l'avviamento ~ron<lamentale, mentre si avvia la riflessione sulla pedagogia
·
come strumen-
il L
al lavoro e dall'altro la preparazione ai licei, secondò il modello gentiliano. di liberazione, tematizzata tra gli altri da Paulo Freue con suo testo a
Il problema di fondo diventa la possibilità di avviare un reale processo de- ;:dagogia degli oppressi (1971). In Italia la fìgu:a ~iù signifì~~tiva ed e~ble-
mocratico in un paese dove le donne votano solo dal 1946 e il censo deter- atica che influirà su generazioni di educaton e msegnann e quella di don
mina in larghissima misura il destino nei confronti delle possibilità di ri~e- ~orenzo Milani (1957, 1965, 1970) e della sua Scuola di Barbiana. ~ella sua
vere un'istruzione adeguata.
esperienza si convinse che la ~an~z~ di cultura era l'ostacolo all evange-
Anche la situazione politica è complessa: nel quadro della guerra fredda l'I-
lizzazione e all'elevazione sociale e c1v1le del suo po_P~lo e per ~uesto orga-
talia è un paese di frontiera, retto da un governo democristiano, guidato
nizzò una scuola serale per giovani operai e contadm1 e successivamente la
spiritualmente dalla Chiesa cattolica, alleato fedele degli USA ma con uno
dei più grandi e attivi partiti comunisti dell'Occidente. Dal punto di vista scuo1a me di a per i ragazzi di un paesino isolato del Mugello. . La. scuola·, ha
li
lo scopo per don Lorenzo di dare pa:ola ai p?veri perché_ d1ventmo _P~u :
del pensiero pedagogico si assiste a contrasti tra un pensiero @osofìco idea-
beri e più uguali, per difendersi megl10 e ges~re ~trumenn democratici e d1
listico, legato alla cultura cattolica, e un pensiero pragmatico che introduce
partecipazione quali il voto e lo sciopero (M1lan1, 1970, PP· 19 1- 2).
nelle pratiche educative l'attivismo di Dewey. In questo clima nascono al-
cune esperienze che pongono con forza il problema di chi abbia diritto al-
1.3.Gli anni settanta: fuori dagli istituti Uno dei_ fenomeni ~iù impo~~ti
1' educazione e di come l'istruzione possa essere strumento di democrazia.
Mentre nella società internazionale crescono i movimenti che porteranno legat o ai cambiamenti intervenuti dopo il movimento del 68 è la crm_ca
. . d" d . . . ahz
delle istituzioni totali e le conseguenti sperimentaz10m 1 e1st1tuz10n -
alla contestazione giovanile e a mettere in discussione l'intero modello
educativo della società (scuola, famiglia, lavoro), alcune persone che si oc- zazione. d l
Su carcere, ospedali, caserme e manicomi la r~Ressi~ne porta a ve eme e
cupano di educazione diventano modelli di difesa dei diritti degli ultimi
(Cambi, 2003). ·r "ti e a pensare la possibilità di non isolare le persone con
struttaliurb~ e 1 '.m1"tare" ma di immaginare un diritto individuale alla cura.
Ne è un esempio, nel campo della non violenza e del diritto al lavoro, la fi- ugu 1sogm o , "al I ·
gura carismatica di Danilo Dolci (1962, 1976), che si impegnò nella de- È 1O in questo modo che si crea lo spazio mentale e soci e per a nascita
dellaso figura dell'educatore professionale, ch e diventa ~ai_ite_ per lo Stato
nuncia della povertà del Sud e in innovative esperienze educative. Affian-
sociale (welfare state) del diritto individuale ad avere il m1ghore_sostegno
candosi agli adulti e creando centri educativi per i bambini nella poverissi-
ma Sicilia di quegli anni, dove ancora i bambini muoiono per banali ma- poss1"bile all'interno della comunità locale, o,. se da. essa allontanati per mo-
tivate ra ioni, a una seconda possibilità di remsenment~. . .
La deist~zionalizzazione porterà a chiudere ~cuo~e spec1al1 ~ a _cre~e ~erv1:
lattie, la sua scelta è di far partecipare le persone all'affermazione dei propri Oeistituzionalizzazione
diritti e, in parallelo, ma necessariamente in modo intrecciato, alla scoperta
. . "ali disabili a processi di uman1zzaz10ne nelle 1st1tuz10m car
del gusto dell'imparare, scoprire, sognare. Tali percorsi non possono essere z1 ternton per ' . . . . . L di tali servizi si tra-
imposti dall'alto, ma devono maturare attraverso la scoperta delle proprie cerarie e nei servizi residenziali per gli anziani. o scop Od 1· cl" dal!
potenzialità. Solo dal cambiamento del singolo, attraverso la percezione fi . n più far trascorrere il tempo di vita lontano ag 1sguar 1e e
s ori:ncha. ndo. " o mali" ma rispettare i diritti individuali.
delle proprie potenzialità e dei propri diritti, si può immaginare un cam- Prati e e1 n r ' " · · h. · " E nel
.
All'mtemo d e11a ps1c. h"1atna
. nasce il movimento ant1ps1c iatnco l . . .,, d. -
biamento sociale condiviso e signifìcativo che tenga conto non solo delle
,. . are ro etti diversi, che garantiscano ad ognuno a v1:a pm i-
risorse materiali, ma anche dei propri sogni, e quindi delle componenti
ideali ed etiche. l 1~ag1:ssibile ; a misura della sua condizione psicofisica e so~1ale, t~o':'a
gmtosa p fi h . hi ' in Italia "educatore profess10nale , m
Il fenomeno dell'analfabetismo diffuso porta persino la neonata televisione spazio quella gura c e s1 c amera
italiana a fare un esperimento di educazione a distanza con la sua trasmis- E pa "educatore sociale". )1
uro . E . GOffman (19 68) e a Michel Foucault (1963, 1975 a
sione Non è mai troppo tardi, che acquista dignità e spessore culturale gra- Se dobbiamo a rvmg . · ar · I al" 1 figura
zie al conduttore, Alberto Manzi, che di educazione e letteratura per l'in- 1 ifl . sul senso delle istituz10m tot 1, m t ia a
conoscenza e a r ess1one . è Franco Basaglia (1968, 1981),
fanzia si interessò tutta la vita.
più rappr~se~tat!':~~;;;s1:11:;i:~::n:~ella sperimentazione di forme di
A livello internazionale incomincia il dibattito sulla descolarizzazione della personaggio on
11.f;
147
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
5. La figura professionale
nante di scuola materna o elementare, più eventu~e sos:eg:o: co~ ~c\enze dell' e-
li, le storie professionali, il delinearsi di diversi bisogni individuali e collet-
!ucazione invece puoi lavorare nei nidi oppure nel! ambito e soe1 e.
tivi sono tutti fattori che hanno portato alla scoperta di nuovi orizzonti
educativi e al raggiungimento di nuove mete teorico-metodologiche. Que-
sto viaggio, lungi dall'essere concluso, ha consentito la navigazione attra- Un altro aricora domanda:
verso i mari inesplorati delle possibilità connesse alla figura dell'educatore. .. .· 1 come educatore per
Si è approdati in contesti originali e ad alto fascino, ma estremamente Sono uno studente di psicologia e vorrei m1z1areteu:os:;::u educatore al quale,
Il to è che non so esattamen
complessi rispetto alla gestione del ruolo, in quanto richiedono una speci.: qualche comune. pun b b" zm·o per qualche ora la settimana.
. . affidato un am mo o raga:z;
fica competenza professionale. pomamo, viene . professionale che è disposto a spen-
C' è qualcuno/a che ha fatto questa espenenza l ? .
In questa prospettiva, risulta opportuno e necessario mettere a fuoco signi- dere 2 minuti a scrivermi in cosa consiste concretamente questo avoro.
ficati, implicazioni e possibilità connessi alle nuove "frontiere" che si apro-
no alla professione. E seguono m olteplici suggerimenti e riflessioni:
Un lavoro particolare, infatti, quello dell'educatore: intenzionale e inter-
pretativo, fatto di competenze e riflessività, in cui le idee del rinnovamento . . . dare un'occhiata al sito www.educatori.com e magari ad iscri-
Prova ad miz1are a . .,,
e dell' autorinnovamento giocano un ruolo decisivo. È, inoltre, una profes- verti al forum, perché la cosa non è "da 2 mmut1 .
sionalità critica e complessa, poiché i molti saperi che la caratterizzano si
connettono ad una prassi che è legata «alla molteplicità e alla dinamicità, . . ,. . Sono certo del fatto che non è una cosa da z m~~
Grazie tllllle per l mformaz1one. . . . . 11 hi cui lo chiedevo e lo avevano g1a
ossia alla necessità di collegare il presente con eventi passati e con prospet- nuti, ma proprio per questo tutt'. 1 ~e1 co _eg "
tive futuribili» (Cardini, Molteni, 2003, p. 55). Per tali ragioni non è sem- . . "b ti fai pnma impari sul campo ·
plice riuscire a delineare un quadro esaustivo e definito relativo al profilo
fatto rill dicevano utta ' 1 h" h oluto chiedere di cosa si trattasse al-
Siccome odio fare le cose a scato a c msa, o v
dell'educatore professionale, alle sue funzioni e ai suoi ambiti di interven-
meno gross~ modo. he (come me) non è educatore professionale si ap-
to. Questa "incertezza" emerge anche dai pensieri e dalle rappresentazioni
Anzi, trovo immorale che ~o c . h di t anni ma per avvicinarsi al mon-
degli studenti che oggi si stanno formando per diventare gli educatori di . f: 1 er cm altn anno stu a o , . .
presti a are un avoro P d di "improvv1saz10-
domani. Ne sono testimonianza le riflessioni, i dubbi e le domande che do della psicologia nel sociale l'unica_ è percorrere queste stra: e
emergono dai loro blog e dai forum di discussione presenti in internet ne" (purtroppo, per me e per gli alm).
(www.opsonline.it/forum). Pensieri e considerazioni che riteniamo possa-
' . i della formazione dei minori per quanto riguar-
no essere un significativo punto di partenza per provare a identificare alcu- Io penso che 1educatore s1 occup . . . che in case di riposo, srruttUre
ne "ancore", alcuni tratti essenziali che caratterizzano la figura dell'educa- da asili nido e scuol~ m~tern~ m~ può;ns:n;;~: scopo è quello di attivare il po-
tore professionale e che concorrono a metterne in luce le specificità in ter- per disabili e comumtà di toss1co_b?l~tàn den_ . tti "uesta figura professionale
mini di saperi, obiettivi, finalità, contesti operativi e metodologie. . le poss1 11 e1 sogge · -<:
tenziale e mcrementare · fì. oco tempo fa
·1 h d ll'animatore sociale che esisteva no a p .
prende 1 posto anc e e
\lla ricerca di punti Discussione dal titolo "Che cosa fa l'educatore professionale?" Un'area di in-
. . etendere di iniziare un lavoro senza sapere di cosa
ermi certezza riguarda le attività che "materialmente" dovrebbe svolgere l'edu- Ciao! innanzitutto non puoi pr . . . fa me e dove agisce l'educato-
' "b"l · are m 2 mmutl cosa , co . . .
catore e gli aspetti che lo differenziano dalle altre figure professionali. Uno si tratta! non e possr 1 e spreg . . . . d 11' educazione se c1 oem a
studente, ad esempio, chiede:
. . biare facoltà e 15cnvert1 a scienze e f:
re ... t1 conVIene cam . " b ,, il lavoro a chi veramente lo a
saperlo! io ho studiato per 4 anru ... non ru are . ' C
. 'Non bisogna improvvisare ... ma studiare. iao.
Mi potete aiutare perché non riesco a capire che cosa fa materialmente l'educatore per passione.
professionale ... che differenza c'è con formazione primaria??? Aiutatemi!!!!!!! .. · ò e l'educatore profes-
U altro dubbio riguarda i contestl m cw pu operar
n d manda·
E riceve la seguente risposta: sionale. A tale proposito, una ragazza o .
. dere l'università di scienze della formazio-
C'è una differenza abissale tra formazione primaria e scienze dell'educazione! con Ciao ragazzi mia sorella vuole mtrapren . d senza sapere quale sarà la sua
ne dell'educazione ... ma secondo me la mtrapren e
formazione primaria si prende l'abilitazione per fare la MAilSTRA, e quindi inse-
151
150
~-==-==-==-==~~ - - - - - - - - - - - ca;
Introduzione atta pedagogia e at lavoro educativo
5. La figura professionale
11 I saperi
dell'educatore
In questa prospettiva, il tema della competenza diventa fondamenta!
d. · l'
. rstmguere :tto naturale del "voler bene" da quello del "prendersi cura",
e per
·
l'operatività) e da competenze personali (legate alle nsorse psicosociali
dell'individuo).
Le competenze
Le competenze cognitive dell'educatore riguard~o le_c?nosce~ze te~riche
Inteso come tavoro che produce cura. Un lavoro, cioè, fondato sulla relazio-
li,i
ne e intenzionalmente destinato ad una persona per promuoverne iI benes-
se:~ e lo sviluppo. «È questo crinale che sta fra la dimensione domestico-fa-
relative alle principali scienze umane (antropologia, dintto, ps1col~gia, s~-
ciologia) pedagogicamente connesse e analizzate. Rispetto a questi sapen,
non si tratta di
cognitive (il sapere)
11
.,
la complessità e la dimens10ne professionale del lavoro dell'educatore»
(Colombo, Cocever, Bianchi, 2004, p. 23). Si può dire, infatti, che la di-
acquisire una generica serie di nozioni, ma di comprendere lo scenario complessi-
vo, i collegamenti e le interdipendenze, in quanto la praùca professionale dell'e-
mensione domestico-familiare sia la cornice entro cui si definiscono il valo-
ducatore attingerà spesso in maniera variegata alle diverse discipline madri (Car-
re e i comportamenti del prendersi cura delle persone. Da tale cornice deri-
li v~o i comportamenti di cura, ridefiniti però da un nuovo apprendimento
dr c~~petenze, che, dì fatto, costituisce la pratica professionale svolta nei
dini, Molteni, 2003, p. 44).
11 realizzazione di processi educativi, a partire da obiettivi ge~erali e_ dall' ana~ (il saper fare)
quanto questi ult1m1 devono sempre confrontarsi con la specificità del con-
lisi delle caratteristiche dei protagonisti dell'evento educativo. «S1 tratta di
l'i4
5. La figura professionale
Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
cistico tali competenze, ma è colui che, a seconda dei contesti, degli obiet~
proget~are, r:~izzare e valu_ta:e interventi definendo i metodi e applicando
rivi e delle tipologie di utenza, riesce a combinare, in modo a~tono~~'- i
le tecmche pm adeguate» (ibid.). Le competenze metodologiche, pertanto
diversi elementi delle conoscenze, delle abilità e delle risorse ps1cosoc1al1 m
conse~tono all'. educatore di sviluppare una capacità procedurale che, attra~
verso 11 trasfenmento dei saperi in mezzi operativi, permette di realiz suo possesso.
· · d' zare Cercare di essere un "buon educatore", infatti, non significa "rimediare"
mterventi i crescita, sviluppo e cambiamento. È infatti con riferimento
un insieme ben assortito di comportamenti, ma vuol dire individuare mo-
alle ~celte metodol~giche possibili, rispetto agli obiettivi da raggiungere,
delli di comportamento, mete e aspettative con i quali confrontarsi di con-
c~e il lavoro educativo da estemporaneo, occasionale o, al contrario, da ri-
tinuo. Significa essere costantemente in contatto con sé stessi _di fronte a
gidamente predefinito può diventare una prassi scientificamente fondata.
quello che si fa, significa mettere in relazione circolare _il sape~e'. il sape~ fare
Le competenze Le c~m~etenze personali, denominate anche risorse psicosociali, riguarda-
e il saper essere al fine di far diventare il lavoro educanvo 1 utilizzo sapiente
personali (il saper no 1msieme ~e~e rappresentazioni sociali, dei valori, degli atteggiamenti,
essere) delle caratte~IStiche cor_nport_amentali, delle motivazioni espresse dal sog- di ciò che siamo e di ciò che conosciamo.
getto nella vita lavorativa e m quella quotidiana. Possono essere definite
come quel patrimonio emotivo, comportamentale ed etico che, pur non 3. Formare chi educa
essendo collegato ad uno specifico sapere, orienta l'individuo nella sua vita
3.1. La formazione di base dell'educatore professionale fra teoria, pratica e super-
personale e professionale e lo rende più o meno capace di interagire positi-
visione pedagogica Formare chi educa è una sfida importante se conside-
vamente con contesti sociali e lavorativi.
riamo che educazione e formazione sono concetti che, come precedente-
Per quanto concerne le risorse psicosociali dell'educatore, bisogna dire che
mente affrontato, spesso si sovrappongono, si integrano, si confondo~o.
r~ppresentano un'area complessa, ma indispensabile per la pratica profes-
Se dunque parliamo della formazione di chi educa, a quale concetto d1 for-
s10nale. È importante, infatti, che
mazione facciamo riferimento? Formare
Con il termine "formazione", in questo caso, intendiamo la pratica che
l'edu~ato~e r_niri alla consapevolezza di sé e al controllo delle dinamiche intraper- alla professione
consente a un individuo di diventare (e di essere) un educatqre professiona-
so~ah, al! orientamento verso la comunicazione e la relazione, e che sia in grado di
le. La professionalità passa attraverso l'acquisizione e l'attu~ione ~i com-
sviluppare una personale sensibilità educativa. Quest'ultima non è innata ma deri-
petenze (conoscenze e abilità) che permettono all'ed~~~or~, m particolare'.
va ~all'intreccio della storia personale dell'individuo e della sua formazione pro-
di promuovere lo sviluppo equilibrato delle p_ote~zial_1ta d1 p~rso~e che s~
fess10nale. Un ulteriore livello di competenza personale, che dovrebbe accompa-
trovano in situazione di disagio (o esposte a nsch10 di emargmaz10ne o d1
gnare l'educatore durante il proprio percorso lavorativo, riguarda la capacità di
devianza), promuovendone il recupero e il reinserimento sociale. .
adattamento a contesti diversi e la capacità di riflessione ed auro-riflessione
Da questo punto di vista la formazione professio°:ale p~ò esser~ defimta
(ibid.) .
. l'insieme degli interventi forma~ivi tesi a fornire~ g1?~3:11 e ad~n le co~o-
scenze e le competenze necessarie per svolgere un att1v1ta ~a:oranva ~uali~~
L_a rifl~s~ività i~plica la capacità di ritornare sui dati dei processi educati-
cata. Oggi, con l'accelerazione dei cambiamenti tecnologici e org:_imzzan~i
e quindi dei contenuti delle profession~ità, la formazi?ne professionale, ~~
vi ~vv~a~1 e reali~zare una costante opera di revisione anche rispetto agli
obiett1V1 generali. Non solo: essa consente di connettere saperi e contesti
generale, assume un ruolo di crescente importanza e s~ estende sempre pili
dell'atto educativo. Ed ancora: riflette sull'articolazione dei diversi fattori
all'intero arco della vita lavorativa attraverso la formazione permanente.
che intervengono nel processo educativo, li ordina e coordina in modo
La formazione è inoltre connessa al configurarsi di scenari lavorativi e orga-
specifico.
nizzativi in cui alle persone è sempre più chiesto di operare trattando dati e
L' au~oriflessione, che è la capacità di riflettere in modo consapevole su noi
informazioni e di utilizzare un pensiero volto a leggere e a interpretare la
stessi, consente all'educatore di analizzare le proprie esperienze, di riflettere
realtà in modo sempre meno automatico. Una form~i~ne,_ in sost_anza,
sulla formazione di pensieri e azioni e di crearne di nuovi agendo intenzio-
che educa al pensiero, alla riflessione, all'attribuzione d1 significato rispet-
nalmente su sé stessi.
Quelle sopra descritte sono le principali aree di competenza dell'educatore to a ciò che accade.
In tal modo la formazione può essere concepita come un processo che per-
nrnfP«inn~le,_ È imoortante però sottolineare che "l'educatore competen-
1· J--- , 0
nc",, PVP.nti e a situazioni lavorative e organizzative:
I Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
5. La figura professionale
-.. La formazione consente, agli uomini e alle donne che ne fruiscono, acquisizioni e
.. . . .
Questa decmone ongmaria nasc
e dalla convinzione che l'agire educativo man-
. . dal
1 i
.!
guadagni relativi alla possibilità di leggere, pensare, attraversare e gestire in modi
altri, più adeguati e articolati i contesti e le situazioni operative che si trovano ad
affrontare, di ritrovarsi e di ritrovare in esse un valore di senso rispetto al loro esse-
tenga una sua pec
. .
campo a cui viene ap
uliarità e un suo specifico oggetto md1pendentemente
d" "fì .
plicato o alla cosiddetta utenza 1 n enmento. ar
. . .
S anno
. · 11
oi l'esperienza e la capacità di interpretazione del servizi~ m ~Ul s1 co ~ca -
il
••
.1
solo ha come oggetto peculiare l'educazione (intorno alla quale si costrui-
sce la professionalità dell'educatore), ma dell'educazione ha anche alcune
caratteristiche e tratti specifici. In particolare, formazione ed educazione
disci line umanistiche e sociali, che sembrano quasi precorrer,e un 1m~oscaz_10_-
_P ·1
ne s1m1 e a qu
P· 49).
ella degli attuali Corsi di Laurea in Scienze del! Educazione (1v1,
l -1 la formazione viene affidata, sino alla fine degli anni novanta, alle scuole
professionali regionali. In quegli anni, tali scuole
. al Innanzitutto non possiamo pensare c e a ormaz1one_
s1on _e :d ifì hi con la semplice somma delle diverse materie previste al-
tare s1 1 ent c · ·
l'interno del corso di studi. C'è qualcosa di più. Pe~ agire~ una s1t~
.
· azione
.
educativa o formativa, infatti, non esiste alcun~ nc:tta _sicura o ~mcen:
attivano, su mandato regionale, corsi triennali di formazione per educatori profes- . ' d1· cu1· c1· possiamo dotare deve essere mevnabilmente trato
sionali, per animatori sociali e per la riqualificazione e la certificazione di educato- tutto c10 .
. dalle nostre domande, dai nostri vissuti. . .
ri e animatori in servizio. I corsi, a numero limitato, sono rivolti a chiunque abbia noi, . . . . · · hé esso md1ca «una
In tal senso il sapere pedagogico c1 viene m amto, pmc . . .
un diploma di scuola superiore di cinque anni e sono a frequenza obbligatoria. Di
alche forma di riflessione sulla concreta esperienza ed1:1cat1va» (Behrtohm,
fatto sono veri e propri corsi a carattere parauniversitario, dato che non esiste nes- qu · l modo di pensare c e con-
suna altra formazione, nazionale e universitaria, che prepari a questa professione 1 6, . 414); esso rappresenta un paruco ~e . . .
99 diP. d di <>01re nelle situaz10111 educative e formative, un
(Curioni, Di Tommaso, zoo9, pp. 48-9). sente compren ere e -o- . l
modo tanto soggettivo quanto intersoggettivo, c~e si cost~1sce ne_ tem~,
All'interno di questi corsi si privilegia la formazione di un educatore gene- con un suo metodo e una sua scientificità, con istanze d1 ~~utaz1~n~ e
ralista e sì evita una preparazione specializzata sulle varie aree di intervento non si esauriscono mai cli fronte alle molteplici situaziom m cui siamo
(tossicodipendenza, vecchiaia, disabilità ecc.). coinvolti (Palmieri, 2009, P· 75).
158
-=-~~====~~= ==~
~, educatore forma la propria identità e costruisce il proprio profilo profes- scontra anche nelle parole, nei vissuti e nelle testimonianze di chi ha fatto
s10nale attraverso l'alternanza di sapere teorico, esperienza pratica e attivi- del!' educazione la propria professione. Per esempio, un educatore afferma:
tà riflessiva.
Spesso teoria e pratica sembrano abitare luoghi diversi, luoghi difficilmen- Quando ho iniziato a lavorare come educatore avevo poco più di ventidue anni,
te integrati che, di frequente, sono vissuti come contrapposti, ma vi è ero impaziente cli vedere i risultati del mio intervento, ero impaziente di cambiare
un'attività, quella di tirocinio, in grado di favorire l'integrazione tra ele- le cose e la mia impazienza remava contro gli obiettivi dei progetti educativi in cui
menti teorici appresi ed azione educativa, tra sapere pratico e sapere teori- ero impegnato e, in definitiva, contro di me, contro il mio equilibrio e la mia sere-
co. Il tirocinio rappresenta, in tal modo, l'occasione per sperimentare qual- nità. Con il passare del tempo ho cominciato a capire che un qualsivoglia progetto
cosa che è insieme teoria e prassi, qualcosa che è, in sostanza, l'essenza dello educativo non ha data cli scadenza, non possiede una temporalità definibile a prio-
stesso sapere pedagogico. ri; ho compreso che non esistono-protocolli rigidi e definiti per accompagnare le
Il tirocinio ha, pertanto, un ruolo fondamentale nell'iter formativo dello persone di cui ci occupiamo a realizzare quel cambiamento che sogniamo per loro.
studente in quanto si identifica come uno spazio esperienziale finalizzato Ogni persona è un mondo complesso ed articolato in cui si integrano una miriade
all'integrazione tra modelli teorici e modelli di azione professionale. Ed è di diversi fattori che concorrono a definirla, a darle una determinata identità, uni-
proprio per le sue intrinseche finalità di apprendimento che il tirocinio ca ed irripetibile; non si può avere la presunzione di possedere ricette standardiz-
non si configura in alcun modo come un rapporto di lavoro. Non compor- zate che vadano bene per ognuno in egual modo o cullarsi nell'illusione che inter-
ta pertanto né l'assunzione di oneri diretti o riflessi a carico dell'organizza- venendo sul tal comportamento "problematico", "disfunzionale" o "anormale" si
zione ospitante, né forme di compenso per lo studente (Scarano, Barzaghi, risolvano tutti i problemi e si cancelli il disagio cli una persona.
2009, p. 171). Cosl, con il tempo e soprattutto con l'esperienza, ho cominciato a guardare al mio
L'apprendimento, in quanto processo continuo e progressivo attraverso lavoro in maniera più riflessiva, meno sentimentale, più professionale in un certo
cui l'individuo acquisisce conoscenze in vista di uno scopo, è un comporta- senso; sono riuscito a guadagnarmi quel distacco emotivo dalle situazioni che per-
mento motivato e orientato, non riducibile ad un semplice meccanismo di mette all'educatore di essere tale e di non sostituirsi all'amico, al genitore, al fratel-
assimilazione di contenuti, bensì legato alla compenetrazione di motivazio- lo, anche se, ovviamente, non si può né si deve, a mio parere, evitare cli essere
ni, emozioni, memoria e pensiero. L'apprendimento è connesso, dunque, coinvolti e solidali nei confronti delle persone insieme alle quali affrontiamo quo-
tidianamente il difficile cammino dell'educazione e, in fondo, della vita.
all'incontro di un sapere contenutistico (conoscenze dichiarative), di un
Insomma, credo di poter affermare di essere riuscito a maturare come professioni-
saper fare tecnico e organizzativo (abilità procedurali) e di un insieme di
sta nell'arco cli questi anni, grazie al costante lavoro di rielaborazione che ho por-
attitudini, interessi, motivazioni, valori e atteggiamenti che caratterizzano
tato avanti personalmente ma anche grazie ai tanti colleghi con cui ho avuto l'op-
le disposizioni individuali nei confronti dell'esperienza personale, formati-
portunità cli confrontarmi e che mi hanno supportato e consigliato.
va o professionale che ciascun individuo si trova ad affrontare.
L'esperienza universitaria poi, negli ultimi due anni e mezzo, ha ulteriormente
Tale complessità ha nella supervisione pedagogica uno spazio di integra-
consolidato e sostanziato la consapevolezza professionale che mi ero precedente-
zione e rielaborazione importante.
mente costruito con l'esperienza sul campo (D. G., educatore).
Il principale compito della supervisione pedagogica è trasformare l' espe-
rienza in un luogo di sperimentazione, di espressione di sé e quindi di ela- La formazione permanente e la supervisione in servizio possono essere con- Formarsi
borazione di nuovi significati relativi ali' esperienza maturata, al proprio ba- siderati strumenti indispensabili e irrinunciabili della professione dell' edu- nella professione
gaglio di conoscenze, di abitudini, di capacità che ogni partecipante, inevi- catore, necessari momenti di approfondimento e aggiornamento professio-
tabilmente, porta con sé. nale e conseguente riflessione sul proprio vissuto e sul proprio operato. Si
pone, pertanto, la necessità di un collegamento tra formazione di base e
3.2. la formazione permanente dell'educatore in servizio Nella società con- formazione permanente che garantisca una costante riqualificazione e un
temporanea, caratterizzata da continue interruzioni, incoerenze, cambia- lavoro di accompagnamento e sostegno allo sviluppo culturale e metodo-
menti, in cui la figura dell'educatore professionale è a sua volta una figura logico della professione.
incerta, alle volte quasi sfuggente e costantemente in via di definizione, la La formazione continua e/o permanente sta lentamente acquisendo una
formazione continua rappresenta, allo stesso tempo, una spinta propulsiva posizione centrale nelle politiche di intervento dell'Unione europea. L'o-
e una rete di salvataggio. L'importanza della formazione permanente si ri- biettivo è facilitare l'accesso degli individui alla formazione e al mercato del
, I
I ~ Introduzione alla pedagogia e al lavoro educativo
5. La figura professionale
lavoro attraverso lo sviluppo delle conoscenze, delle competenze e delle ca- tura di nuovi bisogni sociali, allo sviluppo di una relazione con nuove tipo-
pacità necessarie. logie di utenza o di contesto). .. .
La supervisione
Parallelamente alla formazione, la superv1s1one p~dagogic~ rappresenta,
pedagogica
La stessa Commissione europea ha sottolineato che, per migliorare la situazione per gli operatori in servizio, un luogo e un re1:1po ~i s?spens10n:, ~no spa-
zio che garantisce la lettura pedagogie~ d:lle_ situaz10m e delle az10m educa-
occupazionale complessiva, è necessario adattare i sistemi di istruzione e di forma-
zione ai nuovi bisogni in materia cli competenze tramite le azioni seguenti: tive, ricercando e fornendo il senso e il s1gmficato delle ste~se.
La supervisione, i::ome strumento professional~ e format~vo, ~appr~s~nt~
I. individuare con maggior precisione le esigenze professionali e le competenze
una delle sedi privilegiate di riflessione sulla pratica lavorativa, di analm de~
chiave, nonché i futuri bisogni in materia di qualifiche;
rocessi di apprendimento e di valutazione delle premesse e delle prassi
2. ampliare l'offerta di strumenti di istruzione e di formazione; creare le condizio-
;perative. La supervisione può essere definita come
ni necessarie alla trasparenza delle qualifiche, nonché al riconoscimento effettivo e
alla convalida dell'istruzione e della formazione non formali;
sovrasistema di pensiero sulla progettazione e sull'azione p:ofes~ionale: _uno spazio
3. garantire l'attrazione, l'apertura e un livello qualificato delle norme di qualità
e un tempo di sospensione in cui trovare, attraverso una ~ifless_1one g~1data da un
dei sistemi di istruzione e di formazione {Tognetti, Pozzoli, 2006, p. 19) .
esperto, una distanza equilibrata dal fare, che permetta di analiz~e sia la di'.11en-
sione emotiva sia la dimensione metodologica del!' azione profess10nal~, per npen-
La formazione permanente è parte costitutiva di una professionalità che sare l'intervento e ricollocarlo in uno sfondo cli senso e in una cormce_ co~rett~,
deve rispondere a situazioni particolarmente complesse, caratterizzate da con spirito critico e di ricerca. [... ] Il supervisore deve q~indi saper sc~ogliere 11
bisogni in continua evoluzione. In tale prospettiva è necessario che negli nodo del rapporto fra teoria e prassi sul piano della relaz10ne tr~ q~es~ ~ue ele-
operatori cresca una cultura orientata a considerare la formazione perma- menti: la teoria può guidare la pratica, attraverso l'elaborazione cli cnten ~ letrur_a
nente costitutiva della propria professionalità e che, al contempo, si svilup- della realtà, e la pratica può ricercare canali di comunicazione con la teona, resti-
I I
contesto organizzativo e protagonista del suo processo formativo. In tal
senso va favorita da un lato la formazione per acquisire nuovi saperi e nuo-
ve abilità, dall'altro la formazione mirata a far fronte ai cambiamenti orga-
volta, la pratica può ri-orientare gli assunu ceonc1, m un circolo vmuoso (Og
gionni, 2009, pp. 221-2).
nizzativi in atto nei servizi. La formazione ha inoltre un altro metasignifì- Nello specifico la supervisione pedagogica _ha lo scopo di favorir: la le~~ra
cato per l'educatore. Nei meandri di una professione socialmente poco vi- pedagogica dei fatti educativi e presenta ~1ve:se _s~ature eh~ s1 espl~c1ta-
sibile e poco riconosciuta, spesso sottopagata e contrattualmente poco tu- no in specifiche domande relative a situaz10m cnnche. In particolare e una
telata, la formazione diviene spesso un'occasione di confronto e di svilup- supervisione finalizzata a: . . ..
po, un luogo di realizzazione, una fonte di stimolo. • individuare e sciogliere alcune s1tuaz1om mtoppo che non consento-
La formazione in servizio, dunque, inevitabilmente si confronta con la flui- no, a una prima analisi, l'auspicato procedere del ~rogetto; . .
dità dell'epoca in cui si realizza e si trova ad adeguare i propri obiettivi, ap- • evidenziare il senso dell'azione educativa, cioè scoprire e_ducaz10:'1e
prendimenti, le proprie modalità e i propri strumenti alle esigenze e alle pensata, anche laddove non sembra esse~ pe~siero, e ~copnre pratica
necessità reali delle organizzazioni e delle risorse umane che incontra nel educativa anche laddove non sembra esservi pratica educatr':'a'. . .
suo percorso . • favorire il confronto tra dichiarazione d'intenti educativi e gli effetti
In particolare la formazione permanente deve: educativi, quando tra i due momenti sembra esistere uno iato ritenuto non
• rafforzare l'identità professionale dell'educatore in servizio (agendo fisiologico ma patologico. . . . .
quindi sulla consapevolezza relativa al ruolo, alle attività, ai compiti, agli Inoltre, può esservi supervisione anche laddov~ non si_ ~enfichino partico-
obiettivi da raggiungere); lari momenti critici; in questo caso si parla di superv1S1one a favore della
• implementare le conoscenze in evoluzione (relative ad esempio a nuo- progettazione educativa, per alcune fasi o aree di essa. . .
ve normative, a nuove problematiche sociali, a nuovi strumenti e metodo- Per concludere, si può dire che formazione permanente, pratica espene,n-
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ducatore professionale in servizio di gestire, in modo più competente, 1 61-
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In questo capitolo
• Non è sempre facile da spiegare a chi non lavora nel campo (e spesso anche a
chi aspira ad entrarvi) quale sia lo specifico della figura dell'educatore professio-
nale, anche perché si tratta di una figura che ai più appare dai contorni incerti e
sfumati, che opera e si incontra in contesti molteplici e disparati.
AA.VV. (1993), Filosofia, Garzanti, Milano.
• Un buon punto di partenza è tracciare la storia di come si è venuta delineando
questa figura così poliedrica, ma così unitaria nel suo modo di operare. Viene in- AA.VV. (1995), L'animazione con gruppi di adolescenti, Edizioni Gruppo Abele,
nanzitutto presentata la storia della figura dell'educatore professionale dalla fine Torino.
della Seconda guerra mondiale ad oggi, dalle iniziali proposte di superamento del AA.VV. (2001), Kaleidos Materiali per la formazione e l'intervento sociale nella prosti-
custodialismo assistenziale all'oggi, in cui l'educatore opera in ogni campo forte di tuzione e nella tratta, On the road, Martinsicuro (TE) .
alcune consapevolezze (cognitive, metodologiche e personali) acquisite durante il AA.VV. (2009), Rapporto sui diritti globali, Ediesse, Roma.
percorso di studi, che devono essere giocate in un contesto caratterizzato dalla ABBAGNANO N. (s.d.), Introduzione, in E. Kant, Pedagogia, Paravia, Torino.
professionalità e modulate a seconda delle necessità.
ALEMANI c., FINZI G. (2009), Politiche sociali: le conoscenze necessarie al tirocinio,
• Il percorso di studi, che alterna momenti di teoria a pratiche di tirocinio, serve in Palmieri, Pozzoli, Rossetti, Tognetti (2009), pp. 183-98.
proprio a preparare educatori che sappiano armonicamente fondere i vari aspetti
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