Prima cosa che si deve dire è semplice: la Chiesa non ci illude. Il Vangelo non vuole
creare un mondo che non esiste, un mondo con i giochi, fuochi d’artificio e bolle di sapone
che spariranno prima o poi. Nel Vangelo si vive o si muore, si festeggia o si piange, si ama, o
si odia. Perciò è vietato pensare che Dio, chiesa, vangelo non hanno niente a che fare con tutti
i problemi della vita quotidiana.
La seconda cosa è più difficile: la sofferenza fa parte della vita normale. Perciò la cosa
più stupida nel mondo è il parlare che sia possibile la vita senza dolore.
Che cosa gli uomini, anche della stessa famiglia, fanno ai discepoli di Gesù?
È scritto così. Abbiamo sentito bene. Perciò è vietato pensare che la morte, odio,
bugie, umiliazioni, maltrattamenti, ingiusti tribunali, e tutte le sofferenze che sperimentiamo
sono le cose strane.
Come reagisce Santo Stefano dopo aver subito tutti questi insulti?
Fissa gli occhi al cielo, vede la gloria di Dio, contempla i cieli aperti, prega, piega le
ginocchia e grida forte: “Signore, non imputare loro questo peccato”.
Perché si comporta così? Perché non odia lui? Perché non insulta lui? Perché?
Gesù Cristo, nato a Betlemme, Bambino piccolo avvolto in fasce, è lui che sta ora alla
destra di Dio e dà la forza a Stefano che nessun uomo e nessuna cosa gli potrebbe dare.
Dio è Onnipotente e può aiutarci! Perciò è vietato pensare che non si può subire i guai
con la faccia cristiana.
Un giorno dopo Natale la Chiesa festeggia il primo martire. Santo Stefano, ti
preghiamo, noi uomini di Maresso, insegnaci a cantare la Gloria quando il Bambino Gesù
giace nella mangiatoia. Ma insegnaci anche a piegare le ginocchia davanti al volto dello stesso
Gesù quando la vita si mette a lapidarci.