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I PROMESSI SPOSI

Relazione

L’opera “I Promessi Sposi” è un romanzo di Alessandro Manzoni, scritto nel


1842 e appartenente al genere del romanzo storico nello stile narrativo e descrittivo
(infatti la descrizione dei luoghi è sempre molto accurata e ricca di particolari).
Alessandro Manzoni nasce nel 1785 e trascorse la maggior parte della sua vita
a Milano. Egli può essere considerato un uomo senza famiglia, nonostante fosse il
frutto di due tra le famiglie più illustri dell’epoca. La madre Giulia Beccaria, figlia
dell’illuminista Cesare Beccaria (autore del trattato dei delitti e delle pene), era stata
data in sposa a Pietro Manzoni che era molto più grande di lei. La donna, però, aveva
già da tempo una storia con un altro uomo: Giovanni Verri; era proprio lui il padre di
Alessandro, ma Pietro riconosce ugualmente il bambino.
Una volta lasciato Verri, Giulia va a vivere a Parigi con un altro uomo, Carlo
Imbonati, lasciando il figlio. Alessandro rivedrà la madre a soli venti anni, poco dopo
aver finito il collegio.
È la madre a scegliere la moglie per il figlio: Enrichetta Blandel. La moglie gli
diede dieci figli, anche se Manzoni durante la sua vita prova il dolore di vederne
morire 10.
L’uomo era una figura popolare tra i suoi concittadini, grazie alla sua passione
politica e sociale. In tarda età egli accettò la nomina come senatore del regno e, per il
primo anniversario della sua morte, Giuseppe Verdi compose la “Messa Da
Requiem”.
La prima stesura del romanzo si intitolava “Fermo e Lucia”, ma già dalla prima
edizione del 1825-27 il titolo cambiò in “I Promessi Sposi”. L’autore racconta di aver
preso spunto per il suo romanzo da un manoscritto anonimo del 600. Non sappiamo
se questa notizia, però, è veritiera. Nel 1840 Manzoni pubblica a sue spese una ricca
edizione illustrata de “I Promessi Sposi”. Fu però un disastro in quanto il romanzo era
talmente conosciuto che nessuno fu interessato ad acquistare quella nuova edizione.

Il vero protagonista del romanzo è il periodo storico, ovvero il Seicento. Sullo


sfondo storico prendono forma le vicende. Il tema principale è la differenza tra
oppressi e oppressori, popolani e nobili, potenti e derelitti. Da qui scaturisce la trama
stessa che narra le vicende di Renzo e Lucia e del loro matrimonio ostacolato dal
signorotto Don Rodrigo. La descrizione dell’abbigliamento dei vari personaggi, il
racconto della peste, delle rivolte (come quella del pane in cui si trova coinvolto
Renzo), delle guerre riportano direttamente al periodo storico. Sono presenti anche
elementi che riportano a temi universali che non appartengono a un tempo definito:
l’amore, la paura, l’angoscia, l’ansia, la morte, la religione, la fede, la sofferenza…
La storia narra del matrimonio dei due popolani Renzo e Lucia, ostacolato dal
nobile e prepotente Don Rodrigo. All’interno delle vicende prendono parte una
miriade di personaggi con ruoli e caratteristiche peculiari.
Il primo capitolo si apre con una descrizione dettagliata del paesaggio, nei
pressi del lago di Como: è la sera del 7 novembre 1628, quando il Parroco Don
Abbondio incontra i Bravi di Don Rodrigo che lo minacciano di non celebrare il
matrimonio tra Renzo e Lucia. Don Abbondio è un povero curato, vile, debole ed
egoista che non riesce a prendere posizione, ma piuttosto prende tempo sia con i bravi
che con Renzo. I bravi erano persone a servizio di un nobile che in cambio gli
offriva protezione e che spesso agivano con prepotenza nei confronti dei più deboli.
In quell’epoca esistevano veramente: il nome deriva dal latino e significa “malvagio”.
I costumi dei bravi sono reali, propri dell’epoca: Manzoni lo scopre attraverso delle
fonti storiche. Per Don Rodrigo, un uomo arrogante, pretenzioso e malvagio,
l’autore si è ispirato a un personaggio realmente esistito legato a una vicenda simile.
Don Abbondio, quindi, riesce a prendere tempo con Renzo e riesce a rinviare il
matrimonio. Lo sposo, però, scopre la verità.
Renzo Tramaglino è un giovane popolano forte, coraggioso e di buoni
sentimenti, che farà del tutto per sposare la sua promessa sposa.
Lucia Mondella è anch’essa una giovane popolana umile, riservata e molto
religiosa.
I due sono entrambi operai, lavorano come filatori. Renzo fa anche un altro
lavoro: coltivava un piccolo potere di proprietà.
Renzo, dopo aver saputo che il matrimonio non si sarebbe celebrato più a causa
di Don Rodrigo, si rivolse all’Avvocato Azzeccagarbugli, senza però il quale però
fraintende la situazione e quindi lo caccia. L’avvocato è simbolo del non buono
funzionamento della giustizia di quel periodo.
Dal momento che l’incontro tra Renzo e l’avvocato non ha portato a nessun
risultato, Lucia e la madre si rivolgono a Fra Cristoforo o Padre Cristoforo (Manzoni
lo chiama in entrambi i modi). Il frate è un personaggio chiave nel racconto in quanto
consente la fuga dei due giovani. Fra Cristoforo entra in convento dopo aver ucciso in
un duello un uomo.
Nel Seicento era molto diffuso il duello: ricevuta la sfida non ci si poteva
esimere dal duellare. Nel Seicento raccontato da Manzoni i duelli erano molto più
frequenti e più violenti; infatti era cosa comune girare armati.
Fra Cristoforo, una volta entrato in convento, cambia radicalmente. Di fronte
alla confessione di Lucia prende in considerazione la questione e decide di recarsi da
Don Rodrigo convinto che il suo intervento potesse cambiare la situazione. Il
tentativo, però, fu inutile; alla fine Fra Cristoforo si spazientisce e maledice Don
Rodrigo. In questa scena appare l’atteggiamento arrogante e offensivo del Frate.
Intanto Renzo e Lucia tentano un matrimonio a sorpresa davanti a Don Rodrigo
e ad altri testimoni, anche se non arriva a conclusione. I due, quindi, sono costretti
alla fuga, organizzata proprio da Fra Cristoforo: Renzo si dovrà recare a Milano al
Convento dei Cappuccini, Lucia invece dovrà rifugiarsi nel convento della Monaca di
Monza.
La monaca nasce a Milano nel 1573 e nel 1591 prende i voti diventando Suora.
La donna però aveva una relazione segreta con il vicino di convento, Osio che, per
rendere la situazione segreta, compie una serie di omicidi. Alla fine, però, l’uomo
viene assassinato e la Monaca e le suore del convento vengono sottoposte a vari
interrogatori: si scopre che quello tra i due era un amore forzato e che da questa
relazione nacque una bambina.
Lucia, quindi, è in convento al sicuro sotto la protezione della Monaca di
Monza: questo è un momento di calma solo apparente. Infatti la Madre Superiora è
costretta a tradirla e a consegnarla ai Bravi, che la portano al castello
dell’Innominato. Per salvarsi dal pericolo, Lucia fa il voto di rinunciare per sempre a
Renzo e con le sue parole fa impietosire l’Innominato che si converte e la libera.
Invece, una volta arrivato a Milano, Renzo si trova improvvisamente in mezzo
a una rivolta: la rivolta del pane. Riesce a fuggire da questa situazione. Inoltre a
Milano è scoppiata la peste e Don Rodrigo si ammalò e morì.
Alla fine i due ragazzi si rincontrano e Lucia raccontò a Renzo del voto fatto,
ma Fra Cristoforo lo scioglie e quindi i due innamorati riescono fortunatamente a
sposarsi davanti a Don Abbondio. In seguito si trasferiranno nel Bergamasco; i due
avranno molti figli. Questo è quello che Alessandro Manzoni ci descrive nel suo
romanzo.

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