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Estratto da Judith Butler “la vita psichic del potere”

hegel-freud-foucault

(Hegel)

La rinuncia di sé come azione di auto-volontà: azione ambiziosa e inesauribile che accresce il sé che
si vuole invece abnegare. La coscienza vuole conoscersi e mostrarsi come “nulla” ma questa
nullificazione diviene l' attività imperante del soggetto stesso ( lo magnifica-accresce) – così si ha
godimento e insieme un sentimento di spregevolezza del sé perchè la rinuncia a sé è inconseguibile
(non si arriva mai all'autocompiacimento perchè si è in un incessante lavorìo contro la parte di se
riottosa-spregiata-corrotta-svalutata). Il sè da scongiurare è chiaramente quello corporeo →
preoccupazione zelante per la defecazione – la coscienza si fissa e vi indugia sentendosi sempre
inquinata → personalità meschina-infelice limitata a sé e al suo fare meschino – che non riesce se
non a covare se stessa
la coscienza caduta si dentifica con questo oggetto deietto-caduto – persa nell'analità auto-
referenziale : considerando se stessa un niente – una funzione escrementizia, un escremento, la
coscienza si riduce di fatto alle componenti delle sue funzioni e dei suoi prodotti corporei –
nonostante resta in vigore una coscienza che cataloga dall'alto queste manovre e non vi si identifica
pienamente (si riserva così un parte del sé valida, esclusa dal carattere merdoso : questa parte di sé
distinta dall'escrementizio Hegel la chiama il “prete” - un “ministro del culto” che viene riconnesso
al “puro”, al non-trasmutabile (alla parte buona di sè). Questo prete motiva le azioni della coscienza
miserabile (una super-coscienza sulla coscienza quotidiana : quest'ultima offre alla prima i suoi
desideri, lavori,escrementi come penitenze da pagare. Il prete erige l'auto-negazione del corpo a
dazio per la “santità”, elevando il gesto rinunciatario di escrezione a pratica religiosa grazie alla
quale il corpo viene purgato dalla pratica rituale.
La santificazione della degradazione morale si compie attraverso i rituali del digiuno e della
mortificazione: non potendosi negare totalmente il corpo, vi si rinuncia per mezzo di rituali.
Privandosi del cibo, dei piaceri di consumo, si pensa di prevenire l'ineluttabilità del momento
escrementizio (e del sé escrementizio). Il corpo si ripiega su se stesso.

Hegel sostiene che la volontà di un altro (interiorizzato: il prete) agisce attraverso le azioni di auto-
espiazione del penitente – nell'auto-espiazione l'individuo suggella la volontà di un altro. Non è
vista come attività intenzionale dunque (quale un narcisista le cui auto-punizioni sfociano nella
affermazione di sé).

Nell'uomo religioso, la volontà del prete che agisce in lui gli ricorda inoltre che la sua miseria sarà
premiato con l'eterna felicità - nel dolore e nella miseria viene dunque iscritta la futura
trasformazione nei loro opposti (felicità-grandezza) – così si sancisce l'inversione dei valori come
principio assoluto (grandezza della miseria!) - il piacere viene momentaneamente sostituito dal
dolore e considerato nei termin di una ricompensa futura → passaggio dalla coscienza allo Spirto :
la coscienza si riconosce come parte di una comunità religiosa di molteplci volontà

Mentre per il sadico e lo scettico nell'auto-negazione di sé il piacere viene considerato come


connaturato al dolore (ci si auto-esalta prova piacere a “sentirsi”, ”impersonare” l' agente del
proprio auto-annullamento : così che qualsiasi tentativo di eccedere il corpo e il piacere si risolve
nell'affermazione del corpo e del piacere)

i diversi tentativi di immolare il corpo ritornano a essere delle sue affermazioni.


Ma tali immolazioni servono anche per difendersi dal carattere mortale del corpo – lo si immola ma
per difenderlo dalla esposizione a un pericolo che non è solo quello assoluto della morte, ma anche
il pericolo di subire traumi rispetto alla propria sessualità: l'auto-rimprovero e l'automortficazione
sono proprie anche di una paricolare tipologia di panico omosessuale.

Si ha paura di essere espropriato del proprio corpo – per la sua stessa natura penetrabile. Così lo si
fa sparire confinandosi in un aldilà in cui il corpo non esiste (e dunque lo si mortifica). Questa
negazione assoluta supera le posizioni di auto-negazione proprie del sadico, dello stoico, dell'uomo
religioso, perchè potrebbe non risolversi- ricapovolgersi con l'affermazione del corpo come queste
implicavano (la repressione di libido nelle tre figure è pensata infatti come una repressione investita
di libido, libidinosa: la libido è la forza che anima anche la repressione – il caratere repressivo – la
repressione si trasforma in attività libidica : ogni rinuncia pulsionale alimenta la forza libidica della
coscienza – ne accresce l'intolleranza : è qui la vera e propriaa soddisfazione libidica.
Nella censura (Freud): si rivive la libido nell'orbita della legge accusatoria : la proibizione non vuol
eliminare il desiderio proibito ma lo rafforza e riproduce per mezzo delle rinunce provocate. Quindi
la proibizione non solo supporta il desiderio ma è anche supportata dal desiderio che rinnega. Il
desiderio si riafferma proprio nella struttura di rinuncia.
Per nietzsche nel desiderio ascetico si interpreta il dolore come “colpa” - un desiderio di evadere il
corporeo, tutto ciò che è ferino, bellezza, felicità, ma anche divenire, morte - desiderio di evadere
dal desiderio stesso : ma tutto ciò resta allora desiderio-volontà! Dunque volontà, corpo, istinto sono
preservati nello strumento stesso della loro soppressione – anzi vi è una sorta di auto-esaltazione
della volontà e del desiderio proprio nell'affermazione di rinuncia a essi !

freud parlando di nevrosi la pensa una forma di attaccamento libidico alla proibizione, ma al
contrario di quanto detto non esalta, ma piuttosto ostacola la soddisfazione libidica

comunque sia la proibizione e l'attaccamento a essa risultano come strutture formative dell'io grazie
all'auto-assoggettamento.
Un'esperienza corporea viene censurata dalla legge per poi riaffiorare come occultamento che
supporta quella legge.
La sublimazione istituisce la negazione o dislocazione del desiderio come formatrice di cultura
(Freud).
Per foucault la proibizione-sublimazione non interviene su un desiderio già dato-formato (che è da
reprimere) ma è la proibizione stessa che lo struttura-modella-regola-produce...
Per cui il sistema repressivo prolifera di pari passo coi desideri che regolarizza-produce-moralizza .
La repressione genera un insieme di fenomeni pulsionali infinitamente moralizzabili.
L'eliminazione del corpo produce lo stesso corpo che si vuole eliminare – anzi, amplia l'ambito
corporeo da disciplinare-controllare-informare secondo norme socializzanti . Il corpo è
costantemente creato al fine di ampliare il dominio del potere giuridico. Le limitazioni applicate al
corpo creano il corpo che tentano di limitare. Di contro i codici che tentano di normalizzare l'istinto,
il corpo esortano a discorsi di contestazione del concetto di “normale”- gli pischiatri e coloro che
classificano le perversioni offrono involontariamente le condizioni per una diffusione delle culture
perverse...

per foucult il corpo non è prodotto prima delle regolamenazioni che lo investono – esso è anzi
creato come oggetto della regolamentazione e viene proliferato con tutte le sue patologie, pulsioni,
discorsività - quale oggetto principale della regolamentazione. Nello stesso tempo il regime
regolatore produce anche effetti imprevedibili di resistenza.
Per spiegare ciò occorre ritornare alla teoria dell'attccamento alla legge di Freud : la legge come
mezzo di soppressione diventa un nuovo oggetto di desiderio (forma di assoggettamento
interiorizzato: il soggetto desidera la legge che si dà contro se stesso, contro la parte ritenuta
invalida-vulnerabile di sé). Così si sviluppa una sorta di attaccamento appassionato (libidico) alla
norma della soggettivazione. La legge non è solo ciò che reprime-limita ma soprattutto produce
desiderio. È essa stessa permeata dalla libido – la regolazione è incrementata dall'attaccamento a
essa.
Un regime deve tenere però sotto controllo gli incitamenti che produce altrimenti si sviluppano
linee di resistenza-opposizione.
Così la spregevolezza morale verso il corpo è sia uno strumento con cui si afferma se stessi (la parte
che non si identifica col corpo ma è sovra-sensibile: la ragione) sia il potenziale di disfacimento di
se stessi (fuori controllo rispetto agli obiettivi normativi : soggetti che muoiono per ataccamento
patologico alla legge – es: sogg anoressico).
Se la spregevolezza, il dolore, l'agonia, l'automortificazione, l'espiazione sono modalità di
attaccamento a se stessi è perchè imperano regimi regolatori che rendono queste pratiche come
unici luoghi disponibili per l'attaccamento (per una base di consistenza del sé) e un soggetto
preferità aggrapparsi al dolore, a queste liurgie, piuttosto che al nulla.
Per freud un bambino si attacca a tutto ciò che arreca eccitazione, anche al dolore o al trauma.
Questo giustifica lo sviluppo di forme masochiste, la produzione di degradazione, rifiuto,
spregevolezza, quali fossero queste le condizioni indispensabili dell'amore.
Il gesto di rifiuto può essere però (masochisticamente) erotizzato solo in quanto gesto : benchè il
suo obiettivo esplicito sia impedire l'approssimarsi di un desiderio, esso si manifesta comunque
come un gesto rendendosi così presente e offrendosi come tipo di presenza o offerta: l'oggetto che si
rifiuta viene mantenuto presente dal rifiuto stesso con in più il carattere eccitante della sua
proibizione. Come se si desiderasse ciò che esclude il desiderio, mantenendo così il desiderio attivo
(desidero non desiderare)

così come ci si attacca a ciò che si rifiuta in quanto sembra l'unica possibilità di attaccamento che in
quel frangente ci sostenere come “soggetti”.

il potere può approfittare di questa inclinazione del soggetto all'ataccamento (alla negazione di sé, al
rifiuto, alla legge repressiva...) ma anche l'attaccamento del soggetto al potere, alla sua leggepuò
essere il luogo di resistenza del soggetto al potere: ogni desiderio proprio perchè può essere
denegato-ritratto e riattaccarsi in un altro dispositivo, rende vulnerabile ogni strategia di
soggettivazione-regolazione che richiede invece attaccamenti stabili.

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