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Resistenza del tipo contrattuale

Glossatori:

Naturalia: ciò che può essere modificato dalle parti; Essentialia: ciò che non può essere modificato, che è
inderogabile.

Pandettistica:

Naturalia: sono estranei al sistema di diritto privato, contaminano la dicotomia tra ciò che è essenziale e ciò che
non lo è. Il contratto è un accordo, un negozio giuridico bilaterale, che nasce dal punto di equilibrio delle
volontà. La tradizione medievale individua una tripartizione nei contratti tra: essentialia, naturalia ed
accidentalia. In realtà Windschield liquida la nozione di naturalia come chiave di mediazione tra la volontà delle
parti ed il tipo di contratto, valore che hanno nella tradizione romana.

Per Laband le norme dispositive (su determinate esigente) sono il riflesso del diritto consuetudinario, che si
basa su convenzioni tipiche individuali. Quindi il diritto dà voce alle esigenze che cottidie, quotidianamente, si
sono sedimentate nel tipo di contratto.

Substantia – natura

Balbo commenta una parte del Codex Iustinuanus che sancisce la possibilità di procedere in esecuzione del
debitore in base ad instrumenta guarentigiati validi (ossia con documento notarile che ha valenza esecutiva),
ma qualora manchino substantia o solemnitas, non si potrà intervenire in esecuzione nei confronti del nomen
debitoris. Per Baldo degli Ubaldi la substantia è quidditas, ossia una cosa è tale per ciò che è, per il suo carattere
essenziale ed è immutabile – il nucleo stabile (immutabilis); la natura è la qualitas, ossia la qualità che
caratterizza una cosa, la quale può essere modificata tramite la volontà delle parti (alterari et mutari). Senza
substantia e senza natura non vi è la legittimità esecutiva dell’instrumentum. Nel contratto innominato, in cui è
esente la natura, accade che nessuna delle due parti ha fatto sorgere l’obbligazione per l’altra (3° tipo di
contratto romano) tramite una prestazione spontanea (do o facio).

Sempre Baldo in merito al commento sul feudo analizza come vi sia un legame tra la natura propria ed
originaria del feudo e la sua natura impropria, ossia quella natura che è suscettibile ai pacta delle parti alle
variazioni degli accordi. Baldo chiarisce poi quale sia la chiave di resistenza del tipo contrattuale, ossia
l’adattamento del tipo al suo tempo; il tipo contrattuale è coerente al suo tempo storico e non alla quotidianità
(≠ per il giurista Paolo non analizza il rapporto che nasce dal pactum delle parti e la conformazione tipica
originaria, bensì ritiene che nel contratto vi sia una costruzione dinamica, che permette alla forma tipica di
espandersi tramite altri patti derogativi).

II. Modificabilità del tipo contrattuale.

La regola nelle societas prevede un’uguaglianza di quote degli utili tra soci, ma vi erano patti che conferivano
ripartizioni disuguali. Nella societas non vi sono soci in posizioni privilegiate, ma il patto di ripartizione delle
quote di danno e di lucro porta a una nuova regola a favore del socio d’opera, che intacca proprio le posizioni
dei soci. Mucio Scevola non vuole creare accordi che alterino la struttura della società (società dello ius
gentium) tramite posizioni privilegiate. Sulpicio Servio oltrepassa la visione di Scevola proiettandosi in una
valorizzazione del socio d’opera, allargando le potenzialità della struttura societaria, ma non trova conclusione
in termini giuridici. Poi Proculo parla di uno ius societatis in cui vi è l’arbitrium boni viri, in cui l’arbitraggio per la
determinazione delle quote si basa su una natura di buona fede.

IV. Il pactum per Alfeno Varo si fonda su una volontà delle parti, in cui risiede la vis di una delle due.
V. Celso è il prima a parlare di forma come contenuto del contratto, del mandato, in cui vi è la prospettiva in
merito agli effetti positivi di interesse del mandatario (la sua gratia). Predilige forma a natura perché il contratto
si basa su aspetti contenutistici precettivi insiti in un momento storico preciso e non vi è una lettura ontologica.

VI. problema tra la forza modificativa del patto rispetto alla regola di contratto tutelato con iudicium di buona
fede. I patti devono essere tutelati e non contrastati con decreti o editti.

VII. Ulpiano: sfere inderogabili nei contratti. Sul principio di buona fede i contratti conclusi devono essere
rispettati facendo nascere delle obbligazioni nelle parti (oportere).

VIII. tripartizione: essentialia, naturalia e accidentalia. In Papiniano, nel Digesto, si evidenzia come distingua tra
adminicula (strumenti) emptionis e pattuizioni inderogabili (substantia emptionis). Papiniano dice che esistono
aspetti inderogabili nel contratto ed aspetti ‘’accessori’’ che vengono modificati con patti successivi alla
conclusione del contratto. Ma intuizione di Papiniano è che esistono pattuizioni che successivamente al
contratto concluso ‘’detraggono’’ o ‘’aggiungono’’ elementi al contratto stesso, elemento ‘’accessorio’’ che
modifica il contratto concluso (pacta ex intervallo ≠ in continenti).

IX. Ulpiano su Papiniano. Il contratto, sebbene patti ex intervallo lo modificassero, esprimeva sempre la sua
natura.

X. in merito alla res deposita, ossia la cosa che viene depositata, questa ha sempre una custodia.

XI. Giuliano sia nel caso di un testamento sia nel caso di un patto sinallagmatico parla dell’esistenza di una
clausola inderogabile, che Ulpiano definisce forma.

XII. Anche Paolo, come Papiniano, evidenzia l’efficacia dei patti ex intervallo. Il patto successivo, dopo
l’estinzione dell’obbligazione, diviene nuovo contratto, un patto derogativo del primo. Fenomeno dinamico del
nuovo patto.

XIII. facio ut facias di Paolo. La natura del mandato può essere superata dalla autonomia pattizia delle parti

Conclusioni

Né lo ius, né la forma, né la natura sono imperituri nella struttura tipica del contratto. Il tipo contrattuale ha di
per sé un valore perché non aliena da sé le esigenze sociali che variano nel tempo. I giuristi hanno elaborato la
distinzione tra pacta in continenti et ex intervallo. Per Papiniano i patti ex intervallo, cioè che vengono fatti dopo
che un contratto è stato concluso, hanno rilevanza; mentre per Ulpiano è più rilevante la vera natura del
contratto che solo nel suo contenuto naturale può essere suscettibile di modifiche a seguito della chiusura del
contratto. Diversamente da oggi in cui il contratto è caratterizzato dall’accordo e dall’onnipotenza volontà
modificativa, il processo di tipizzazione aveva un ruolo valoriale per il contratto.

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