Sommario
LE TEORIE CLASSICHE 4
Frederick Winslow Taylor
4
La Scuola delle Relazioni Umane (SRU) 6
Max Weber (1864-1920) 7
Henry Fayol 7
LA MOLTEPLICITÀ DI PROSPETTIVE 7
La prospettiva MODERNISTA
8 La prospettiva interpretativista
9 La prospettiva post-modernista
L’AMBIENTE ORGANIZZATIVO 10
IL NETWORK INTERORGANIZZATIVO 11
I tipi di network interorganizzativi 12
LA STRUTTURA DI UN’ORGANIZZAZIONE 13
LA STRUTTURA FISICA 13
LA STRUTTURA SOCIALE 14
La struttura sociale secondo Mintzberg (1983)
14 I tipi di struttura
16
LA TECNOLOGIA 18
LA CULTURA ORGANIZZATIVA 22
LA PROGETTAZIONE ORGANIZZATIVA 24
LE VARIABILI CHIAVE 25
IL RUOLO 27
LO STUDIO DELLE MANSIONI 28
LE VARIABILI CHIAVE DELLA MICROSTRUTTURA: LE PREFERENZE DEGLI ATTORI 29
LE TEORIE MOTIVAZIONALI 29
La scala dei bisogni di Maslow (1954)
31 La teoria x e y di McGregor
31
LA SPECIALIZZAZIONE ORIZZONTALE 32
I criteri di specializzazione
32 I
confini delle unità organizzative 32
Le dimensioni delle unità organizzative 33
LA SPECIALIZZAZIONE VERTICALE 33
Accentramento o decentramento
36 Line/staff
36
IL COORDINAMENTO 37
Adattamento reciproco
37 Supervisione diretta
37 Standardizzazione
37 I collegamenti laterali
37
2
Scaricato da Ivan Bernardi (ivanbernardi1@gmail.com)
LA PROGETTAZIONE DELLA MACROSTRUTTURA 39
FORMA SEMPLICE 39
FORMA FUNZIONALE BUROCRATICA (O BUROCRAZIA MECCANICA) 39
FORMA FUNZIONALE BUROCRATICA CON INTEGRATORI 39
FORMA FUNZIONALE PROFESSIONALE 39
FORMA ADHOCRATICA 40
FORMA DIVISIONALE 40
FORMA A MATRICE 40
FORMA A RETE 40
3
Scaricato da Ivan Bernardi (ivanbernardi1@gmail.com)
Organizzazione Aziendale Il concetto di teoria organizzativa
Per teoria si intende l’insieme di concetti e relazioni che viene proposto per spiegare un fenomeno
d’interesse, cioè il concetto che viene selezionato come nucleo centrale della teorizzazione.
La teoria organizzativa ha come fenomeno d’interesse l’organizzazione, cioè un gruppo di due o più
persone che collaborano e coordinano la loro attività in maniera sistematica, per raggiungere degli obiettivi.
Tuttavia l’organizzazione è un fenomeno complesso, che si può
Ambiente
considerare come un insieme di vari elementi: tecnologia, struttura Cultura
sociale, cultura e struttura fisica, tra loro interrelati, circondati e
penetrati dall’ambiente esterno che esse stesse contribuiscono a Tecn Strutt
ologi a ura fisica
costruire.
Comunque, ciò che caratterizza l’organizzazione è la suddivisione del
Struttura
lavoro insieme alla coordinazione tra gli individui che la compongono.
sociale
L’organizzazione aziendale è un particolare tipo (ma non l’unico!) di
organizzazione, che si concentra in particolar modo su:
La struttura aziendale: è l’assetto dei vari elementi aziendali, non solo tecnici, ma anche umani.
Essa comprende quindi anche la distribuzione dei ruoli (che sono in genere di due tipi: manageriali
e tecnici) e la gerarchia dei poteri interna all’azienda. Lo schema che le riassume si chiama
organigramma. Rappresenta l’aspetto statico dell’organizzazione (facilmente interpretabile e
capibile mediante documenti).
I processi aziendali: sono l’aspetto dinamico dell’organizzazione, che viene rappresentato dalle
attività che si svolgono quotidianamente nella struttura aziendale. Aspetto dinamico -> più difficile da capire
in quanto soggetto a continui cambiamenti.
Caso Ferrari
Struttura= responsabile operazioni, coordina ufficio tecnico e ricerca e sviluppo.
Processo= insieme di attività che portano la vettura pronta all’evento.
Caso Italcementi
il cambio di proprietà implica anche un cambio della struttura aziendale che andrà ad influire sui processi
della società.
TEORIA ORGANIZZATIVA= assortimento di teorie e modelli che cercano di spiegare come le organizzazioni
funzionano e si relazionano con l’ambiente.
Perché una funzione aziendale funzioni correttamente, essa deve tendere a determinati obbiettivi:
Efficacia: è il grado di raggiungimento degli obiettivi e dei risultati previsti. Il primo problema legato
all’efficacia è, però, la molteplicità e diversità degli obiettivi, determinati anche dai diversi
stakeholders (sono le persone che hanno interesse allo svolgimento dell’attività aziendale).
L’organizzazione aziendale, quindi, deve essere in grado di fronteggiare le diverse esigenze,
tenendo conto delle diverse priorità. La seconda questione sta nel fatto che l’organizzazione si
articola su più livelli: l’azienda deve raggiungere l’efficacia sia nel suo complesso che nei suoi
singoli settori. Esempio Fabbrica degli spilli A. Smith-> divisione del lavoro aumenta produttività.
Efficienza: consiste nel risparmio di risorse nell’ottenimento di prodotti finiti (cioè nel
raggiungimento degli obiettivi previsti). Essa comprende l’efficienza produttiva, che si misura
attraverso il rapporto input (costi) – output (ricavi), e l’efficienza transazionale, legata invece ai
costi decisionali, di distribuzione, coordinamento e controllo.
Equità: è il grado di soddisfazione degli individui coinvolti. Essendo molto soggettiva, viene spesso
sottovalutata, ma in realtà molto importante come obiettivo perché collegato agli altri due. L’equità
viene inoltre concepita a due livelli: il primo è quello della giustizia distributiva, intesa come
allocazione equa e giusta delle ricompense. Il secondo è quello della giustizia procedurale o
interazionale, cioè l’insieme delle politiche e delle procedure corrette utilizzate per l’allocazione
delle ricompense (visto dalla parte del dipendente). L’equità, infine, si ricollega al concetto di
responsabilità sociale dell’organizzazione.
In sostanza, le varie teorie organizzative si occupano di capire come funziona un’organizzazione e come si
relaziona con l’ambiente circostante, per gestirla al meglio, in modo da raggiungere questi tre obiettivi.
Organizzazione Aziendale L’evoluzione delle teorie organizzative
LE TEORIE CLASSICHE
Frederick Winslow Taylor
Il contesto storico
Taylor introdusse per la prima volta le sue teorie a fine ‘800, negli Stati Uniti, mentre era in atto la
Rivoluzione Industriale, per cui le principali caratteristiche del mercato erano:
Elevata crescita ed espansione delle imprese (sviluppo industriale)
Manodopera poco qualificata (perché gli operai provenivano prevalentemente dalle campagne);
Alta domanda, quindi mercato in espansione;
Tecnologia in evoluzione.
Impreparazione dei manager e proprietari
Erano, nel complesso, condizioni favorevoli alle imprese, che però non potevano coglierne appieno le
potenzialità dell’ambiente perché mancava una vera e propria organizzazione aziendale.
Le aziende dell’epoca non erano gestite dal management, ma dai capireparto, che agivano tramite:
Empiria, arbitrarietà e corruzione;
Contrattisti: erano lavoratori a tempo determinato, che concordavano con l’impresa la quantità da
produrre, utilizzavano i macchinari e gli impianti dell’azienda ma si autogestivano;
Drive system (sistema della spinta): cioè sistemi di incentivazione alla produttività basati sulla forte
pressione e insistenza esercitata sugli operai.
In base a questi elementi, Taylor criticava:
Soldiering: il rallentamento intenzionale della produzione da parte degli operai a causa della
convinzione che maggior produttività significasse meno posti di lavoro;
Inefficienza dei metodi empirici utilizzati dai capi reparto che genera sprechi;
Sistemi errati di incentivazione, in particolare il lavoro a cottimo, che portavo l’operaio a calcoli di
convenienza.
La rivoluzione mentale
Sulla base di queste considerazioni, Taylor suggeriva una completa rivoluzione mentale, per evitare i difetti
del sistema precedente. Tale rivoluzione avrebbe incluso due cambiamenti fondamentali:
L’inizio di una collaborazione tra direzione e operai in modo da aumentare il surplus, cioè il
guadagno dell’impresa, per aumentare il surplus era necessario aumentare anche la produttività.
Tramite l’OSL (organizzazione scientifica del lavoro) è possibile incrementare la produttività di 3 o
4 volte, senza imporre ulteriori fatiche ai lavoratori.
L’abbandono dei metodi empirici e pratici per l’organizzazione del lavoro, per iniziare ad utilizzare la
conoscenza scientifica.
È importante nelle teorizzazioni di Taylor distinguere la rivoluzione mentale suggerita (vedi sopra), dai
principi teorizzati e dai meccanismi che da questi ultimi derivano.
In particolare, mentre i principi dell’OSL consistono nella trasformazione dell’organizzazione in scienza, i
meccanismi, invece, rappresentano la dimensione più tecnica e, in poche parole, le operazioni pratiche da
mettere in atto.
Organizzazione Aziendale L’evoluzione delle teorie organizzative
Le critiche al Taylorismo
Dagli anni ’20 in poi vennero individuati due grandi limiti, o difetti, nelle teorie di Taylor:
Mancata osservazione degli aspetti psicologici del lavoro.
I metodi tayloristici furono ampiamente criticati perché inducevano all’alienazione del lavoratore.
Essi non tenevano conto della fatica e della monotonia che l’organizzazione scientifica provocava e
che, essendo anche fortemente soggettive, provocavano un forte rallentamento della produzione.
Visione troppo semplicistica degli aspetti motivazionali.
Con l’OSL i lavoratori non venivano particolarmente incentivati: le possibilità di carriera non erano
elevate, gli incentivi economici non erano sufficienti e il grado di soddisfazione non veniva
nemmeno calcolato.
Tutto ciò portò a un punto di svolta con la Scuola delle Relazioni Umane (SRU).
Negli anni ’30 e ’40 nacque la necessità di trovare motivazioni e incentivi al lavoro che fossero più umani e
democratici. Le prime ricerche vennero avviate nel 1924, quando vennero fatti i primi esperimenti sul grado
di correlazione tra l’illuminazione dell’ambiente e il rendimento degli operai.
Le tre ricerche alla base della SRU, però, furono condotte da Mayo e Roethlisberger tra il 1927 e il 1932.
Il loro obiettivo era quello di capire se fossero più importanti i fattori economici o quelli psicosociali nello
stimolare il rendimento del lavoro.
L’esperimento consisteva nel monitorare la produttività di un gruppo di operaie, incentivandole anche con la
retribuzione a cottimo. La produttività, nel primo esperimento, aumentò del 30%, ma solo con i successivi
due esperimenti si riuscì a comprendere che gli incentivi economici erano solo al terzo posto in ordine di
importanza tra gli elementi che incentivavano la produzione. Al primo e al secondo posto si trovavano
rispettivamente le buone relazioni umane nel gruppo (comprese anche quelle con il supervisore) e le pause
di riposo.
Tuttavia i risultati ottenuti dai due studiosi furono ampiamente criticati per la poca scientificità. In particolare,
non si tenne conto di:
Interventi disciplinari effettuati (2 licenziamenti)
Adozione di diversi parametri di misurazione
Influenza di fattori esterni (crisi del ’29)
Orientamento preconcetto delle analisi (i due ricercatori sapevano, o meglio, speravano che i
risultati sarebbero stati quelli successivamente ottenuti, perciò hanno lavorato con metodi differenti
per raggiungere quel risultato)
I critici sostenevano, sostanzialmente, che questi 4 elementi fossero sufficienti a indirizzare il risultato verso
quello ottenuto, mentre incentivi economici, pause di riposo e buone relazioni umane avessero avuto scarsa
rilevanza.
Nonostante ciò, proprio grazie a questi studi Mayo riuscì a individuare un ulteriore fattore che influenzava la
produttività dei lavoratori: le norme sociali di carattere informale, cioè delle regole che i lavoratori
tacitamente e inconsciamente si davano e seguivano per ritenere il lavoro “equo” (es: si stabiliva una certa
quantità di prodotti da finire entro la giornata e tale quantità non andava superata). In realtà queste regole
sono “normali” nella società.
Inoltre questi esperimenti influenzarono tutti gli studi successivi.
D’altra parte, infine, da essi derivano i 3 principi cardine che contraddistinguono l’ideologia della SRU:
Organizzazione Aziendale L’evoluzione delle teorie organizzative
Weber studiò i cambiamenti della società dovuti all’avvento della rivoluzione industriale e individuò 3 tipi di
potere, di cui solo l’ultimo creato proprio grazie all’industrializzazione:
Potere tradizionale: era quello definito da uno status ereditario, che si tramandava di generazione
in generazione (es: monarchia ereditaria, nobiltà, ecc.);
Potere carismatico: è una forma di autorità che viene riconosciuta a persone con particolari doti di
persuasione e attrazione, che possono esercitare una leadership senza aver bisogno di ulteriori
riconoscimenti formali (es: leader politici);
Potere legale-razionale: esso viene assegnato in base a norme prestabilite da criteri razionali,
come particolari competenze tecniche o determinate capacità relazionali.
Secondo Weber, l’unico potere giusto, efficiente ed efficace, è quest’ultimo. Tuttavia era anche convinto che
esso potesse essere esercitato solo all’interno di una burocrazia. Da qui deriva la sua più grande teoria: la
teoria della burocrazia.
Secondo Weber, solo nella razionalità di una struttura sociale burocratica di autorità sarebbe stato possibile
affermare criteri meritocratici nell’attribuzione dell’autorità e del potere, a discapito quindi del culto della
personalità (potere carismatico) e del nepotismo (potere tradizionale).
Weber identificava inoltre un idealtipo (=costruzione mentale non concreta costruita per accostarsi alla
realtà, ma per certi versi utopica) di burocrazia, con le seguenti caratteristiche:
Fedeltà e segreto d’ufficio;
Scelta di membri con adeguata competenza e specializzazione;
Gerarchia d’uffici;
Possibilità di carriera;
Lavoro dei membri a tempo pieno e che garantisca uno stipendio fisso;
Non possesso degli strumenti di lavoro.
Henry Fayol
E’ stato il primo a descrivere le funzioni che il capo doveva assolvere. Descrive la funzione manageriale/direzionale.
LA MOLTEPLICITÀ DI PROSPETTIVE
Molteplicità delle prospettive= tanti modi diversi di guardare la stessa cosa -> risultato diverso. L’adozione di
molteplici prospettive permette di avere più strumenti a disposizione.
Esistono 3 prospettive sulla base delle quali sono state create nel tempo diverse teorie organizzative, cioè:
la prospettiva modernista, quella simbolico-interpretativista e quella post-modernista.
Ciascuna di esse fornisce strumenti di analisi che possono essere tutti ugualmente utili nell’organizzazione
aziendale.
Per capire le tre diverse prospettive bisogna però prima capire e comprendere i presupposti da cui essi
derivano. In particolare è bene analizzarne le posizioni filosofiche in relazione a queste due discipline:
Ontologia: si occupa di cosa significa la realtà per l’uomo e se la sua esistenza può essere
oggettiva o no. Esistono due gruppi di teorici a riguardo:
-Soggettivisti: sostengono che qualcosa esista solo nel momento in cui lo si vive e gli si attribuisce
un significato. Ogni persona, quindi, crea la propria realtà sulla base delle
Organizzazione Aziendale L’evoluzione delle teorie organizzative
La prospettiva MODERNISTA
si genera una situazione, si dice, di misfit e le conseguenze possono essere più o meno gravi per quanto
riguarda l’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione stessa.
La prospettiva interpretativista
La prospettiva post-modernista
L’AMBIENTE ORGANIZZATIVO
L’ambiente è l’insieme di tutti gli elementi e le forze che sono esterne alle organizzazioni, ma che possono
influenzarne, direttamente o no, la sopravvivenza e le normali attività attraverso gli INPUT e che possono
essere influenzati attraverso gli OUTPUT.
Può essere esaminato su più livelli:
Network interorganizzativo: consiste nelle relazioni e interazioni tra le varie organizzazioni
esistenti (chiamate stakeholders) che si influenzano reciprocamente; questo network è importante
perché dentro la rete circolano informazioni e risorse. A seconda delle relazioni che hai con le altre
organizzazioni si possono avere posizioni di vantaggio o svantaggio nel network.
Ambiente generale: è costituito dall’insieme di forze che condizionano l’ambiente e va suddiviso in
7 settori:
1. Settore sociale: include tutte le caratteristiche rilevanti della società in cui
l’organizzazione opera, come l’età media, il libello di mobilità sociale, l’educazione, il
tipo di commercio più comune…
2. Settore culturale: strettamente legato a quello sociale, include i valori, le tradizioni, i
comportamenti tipici della società…
3. Settore legale: comprende le leggi e le costituzioni dello/degli Stato/i in cui
l’organizzazione lavora;
4. Settore politico: riguarda la distribuzione e la concentrazione del potere politico, il
tipo di sistema (autoritario/democratico) e il livello di partecipazione alla politica da
parte dei cittadini;
5. Settore economico: include tutti i tipi di mercato (del lavoro, finanziario, dei beni e
dei servizi) e il loro andamento. In questo settore rientrano anche tutte le politiche
economiche adottate dallo Stato, l’andamento del bilancio statale e della bilancia dei
pagamenti;
6. Settore tecnologico: riguarda tutte le tecnologie e le scoperte disponibili
nell’ambiente circostante;
7. Settore fisico: comprende non solo la presenza o meno di materie prime e risorse
varie sul territorio, ma anche il livello di inquinamento, il meteo e i cambiamenti
climatici, le caratteristiche del territorio, la presenza di infrastrutture, ecc.
Ambiente internazionale: consiste nel collegamento tra i vari ambienti generali nel momento in cui
l’organizzazione operi in più paesi e, quindi, a livello internazionale.
NB: da questa ultima dimensione, invece, dipende il grado di dipendenza dalle risorse materiali, finanziarie
e umane (che sono sempre limitate per definizione) dell’organizzazione. In risposta a questo problema,
quest’ultima deve porre in essere l’attività di buffering, cioè la creazione di “ruoli cuscinetto” tramite
persone addette proprio ad evitare che l’organizzazione arresti la sua attività per una carenza temporanea
di una di queste risorse. (ES: scorta di magazzino adeguata, addetto alle vendite che contatta il
consumatore se
l’azienda non vende, ecc. ecc.)
L’impresa può anche decidere di rispondere influenzando le risorse, attraverso collegamenti
interorganizzativi (acquisto di nuove aziende, joint ventures, consigli di amministrazione concatenati ecc.) e
il controllo della sfera ambientale (attività politica tramite lobby, associazioni di settore…).
La dipendenza dalle risorse è il risultato della scarsità delle risorse materiali e finanziarie di cui
l’organizzazione ha bisogno. Le organizzazioni cercano quindi di ottenere un controllo sulle risorse per
minimizzare tale loro dipendenza.
Quali sono le risorse?
- input di capitali
- input di materie prime
- input di forza lavoro
- input di conoscenza e strumenti
- output clienti
PUBBLICITA’ FIAT
Differenze dei 2 video:
- durata filmato -> la pubblicità vecchia dura 6 minuti, ora durano massimo 10 secondi. Questo divario è
dovuto a ritmi di vita differenti, prima la vita aveva un ritmo tranquillo, ora frenetico.
- nella pubblicità vecchia l’auto va bene per tutti (produzione di massa), nelle pubblicità odierne invece, si
cerca di tramandare qualcosa che distingue, non che va bene per tutti, perciò si enfatizzano molto gli aspetti
tecnologici e il prezzo.
Se l’organizzazione non ha abbastanza informazioni su come sta cambiando l’ambiente, non si può mettere
in atto una strategia efficace. Un’azienda che ha ribaltato il rapporto di dipendenza dall’ambiente è la Apple.
Oggi la gente è disposta a mettersi in coda ore prima per acquistare il nuovo modello di un Iphone -> ora è
l’ambiente ad essere dipendente dall’organizzazione.
RETE VERTICALE: è la supply chain (rete di valore), cioè quella che si crea tra le aziende tra loro
non concorrenti ma che contribuiscono a un unico processo. In questo tipo di rete ho relazioni sia
con i fornitori di 1°livello che di 2°livello (a monte), mentre a valle ho relazioni con i distributori e i
Fornitori di 2° livello
clienti. Metodo per controllare ambiente acquistare azienda fornitrice. (controllo risorse).
Fornitori di 1° livello
f1 f2 f3 f4 f5 f6 f7
F1 F2 F3 F4 F5 F6
Impresa focale
D1 D1 D1 Distributori
Clienti
finali
RETE ORIZZONTALE: è la rete che si crea tra imprese concorrenti, che operano nello stesso
mercato. Essa ha come obiettivo (o dovrebbe) la resource pooling, cioè la condivisione di risorse,
come informazioni, ricerche, conoscenze, obiettivi, ecc.
Le relazioni create possono essere formali, attraverso consorzi, associazioni o joint ventures, ma
anche informali, cioè basate su accordi non specifici, sulla fiducia reciproca e spesso sulle relazioni
interpersonali tra le due organizzazioni.
RETE AD ALTA CONNETTIVITÀ (vedi connettività sopra. Es di rete alta conn.: distretti industriali)
RETE AD ALTA CENTRALITÀ (vedi sopra. Es: azienda broker)
FORMA DI RETE EQUITY: si ha quando le relazioni tra attori si instaurano attraverso cessione o
condivisione di diritti di proprietà (joint ventures, capital ventures, minority holding…)
FORMA DI RETE NON EQUITY: si ha quando, invece, le relazioni si instaurano solo tramite
standard informali (fiducia) o tramite obblighi reciproci (franchising).
Organizzazione Aziendale La struttura di un’organizzazione
LA STRUTTURA DI UN’ORGANIZZAZIONE
Per struttura si intendono tutte le relazioni tra le parti e gli elementi di un insieme organizzato. La struttura
complessiva è composta da struttura fisica e struttura sociale.
LA STRUTTURA FISICA
Essa comprende tutte le relazioni spaziali e temporali tra gli elementi fisici dell’organizzazione (Es. edifico,
uffici, scrivanie, macchinari). È’ importante studiare la struttura fisica di un’organizzazione per diversi motivi:
Secondo i modernisti essa può essere importante per l’efficacia e l’efficienza organizzative;
Secondo gli interpretativisti essa trasmette dei significati che è importante prendere in
considerazione;
Secondo i post-modernisti, infine, essa esprime le relazioni e le gerarchie di potere
interne. La struttura fisica è composta a sua volta da tre elementi:
Geografia organizzativa
Essa consiste di tutti i punti e i luoghi del pianeta da cui l’organizzazione conduce i suoi affari,
includendo non solo i centri posseduti o gestiti dalla stessa, ma anche le strutture regolarmente
frequentate dai suoi membri nell’esercizio delle loro funzioni.
Questo aspetto della struttura fisica di un’organizzazione incide sulla difficoltà di comunicazione e
coordinazione.
Inoltre, a seconda della geografia organizzativa, l’organizzazione può trarre una serie di limitazioni
a cui adeguarsi, piuttosto che altrettante opportunità.
Lo schema strutturale o layout
Si tratta della sistemazione spaziale degli oggetti fisici e delle attività umane. Include, quindi, il
posizionamento dei diversi edifici e strutture e, al loro interno, la posizione delle mura, del mobilio,
delle attrezzature e anche degli individui o dei gruppi.
I 4 aspetti fondamentali di questo livello della struttura sono, soprattutto per i modernisti:
1. La prossimità, cioè la distanza tra le zone assegnate a un singolo individuo o gruppo e agli altri;
2. L’apertura, ovvero la mancanza di delimitazioni fisiche all’interno dell’area di lavoro tra un
individuo e l’altro;
3. L’accessibilità, cioè il grado di semplicità con cui gli individui possono interagire tra loro
restando nella propria area di lavoro;
4. La privacy.
I modernisti tendono a osservare, principalmente, il grado di correlazione tra questi elementi e il
livello di efficienza ed efficacia nella comunicazione e nella coordinazione.
Gli interpretativisti, invece, cercano i significati associati alle caratteristiche fisiche dei luoghi di
lavoro, significati che, spesso, vengono collegati ai valori dell’organizzazione e allo status dei suoi
membri.
Infine, i post-modernisti vedono le disposizioni spaziali come incarnazione del potere, usato per
dominare i più deboli.
NB: La cultura del luogo influisce sui messaggi trasmessi dal layout di un’organizzazione.
Architettura, design e stile
Essa comprende lo stile architettonico e decorativo di terreni ed edifici, sia internamente che
esternamente, includendo tutti i suoi elementi (pavimenti, luci, architettura, qualità del mobilio,
abbigliamento dei dipendenti, ecc. ecc.)
Generalmente, questo aspetto della struttura fisica è oggetto di osservazione degli interpretativisti,
Organizzazione Aziendale La struttura di un’organizzazione
che esaminano i messaggi che esso trasmette e l’impatto che ha sull’immagine dell’organizzazione.
Tuttavia può avere anche alcune influenze sull’efficacia e l’efficienza dell’organizzazione e
interessare, quindi, anche i modernisti (es: illuminazione, temperatura…).
LA STRUTTURA SOCIALE
Essa è schematicamente formata da:
SPECIALIZZAZIONE VERTICALE/GERARCHIA DI
AUTORITA’
(Mesostruttura verticale) che si basa su:
1. Differenziazione verticale= quanti livelli
gerarchici ci sono nell’organizzazione.
2. Funzioni di linea/staff= funzioni di core
business.
3. Centralizzazione= potere accentrato al vertice o
distruibto lungo tutti i livelli.
SPECIALIZZAZIONE ORIZZONTALE/DIVISIONE DEL
LAVORO
(Mesostruttura orizzontale) che si basa su:
1. Grandezza
2. Differenziazione orizzontale
3. Integrazione e coordinamento
FORMALIZZAZIONE DI REGOLE E PROCEDURE
(Microstruttura) che si basa su:
1. Formalizzazione= documenti che accertano la
specializzazione.
2. Varietà= varietà dei lavori.
3. Specializzazione= livello di dettaglio di ciascuna
mansione.
4. Job crafting= dare piccole mansioni alle persone
in modo tale che vada ad impegnarsi sulle cose
che più gli interessano e gli escano meglio.
NB: tutto viene ripreso nei capitoli più avanti.
Microstruttura
Provincia 1= grado specializzazione elevato (organizzazione tayloristica)
Provincia 2= ambiguità delle mansioni. Viene assegnato un obiettivo e non
importa come il gruppo lavora per raggiungerlo.
Risultato
Provincia 1 più efficiente grazie ad un alto grado di formalizzazione (so
cosa devo fare e che procedure seguire), in questo modo ottengo un
risultato migliore riducendo anche il tempo impiegato.
= metodo formalizzato di procedure, bassa libertà di iniziativa-> per ogni
cosa andava chiesta l’autorizzazione. Non cambiano modo di lavorare.
Provincia 2= affida solo un obiettivo, ci si può muovere come si vuole,
basta raggiungere il risultato. Totale autonomia nello svolgimento del
compito
Mintzberg propone uno schema strutturale per analizzare l’organizzazione ed individua all’interno delle
organizzazioni 5 parti, chiamate tutt’ora le 5 parti di Mintzberg, che compongono la struttura sociale, cioè:
Nucleo operativo, che comprende tutte le persone che contribuiscono al processo lavorativo di
trasformazione degli input in output. (es: operai e simili)
Vertice strategico, che consiste di tutte le persone che prendono le decisioni più importanti
riguardo all’attività dell’organizzazione e i suoi obiettivi (management, amministratori, imprenditore)
Linea intermedia, composta dalle persone che trasformano le decisioni del vertice in azioni
concrete, che verranno poi svolte dal nucleo operativo (middle manager)
Tecnostruttura, ovvero tutti coloro che studiano come rendere l’attività dell’organizzazione più
efficace ed efficiente possibile (formazione, pianificazione strategica)
Staff di supporto, che include tutti coloro che svolgono servizi ausiliari e non legati strettamente al
lavoro del nucleo operativo (ricerca e sviluppo, servizio mensa, ufficio legale, pr…)
I tipi di struttura
Struttura funzionale
Presiden
te
È una struttura sociale in cui i compiti vengono suddivisi tra i membri dell’organizzazione in base alla
funzione che svolgono. I responsabili di funzione, che sono a capo di ogni gruppo/settore che si è creato
rispondono direttamente al presidente.
Struttura divisionale
Presidente
E’ una struttura in cui i membri vengono innanzitutto smistati in divisioni, in base a criteri come:
la linea di prodotto (vedi schema), l’area geografica a cui sono destinati o il tipo di progetto, ecc. Ogni divisione,
poi, in genere viene suddivisa ancora in base allo schema della struttura funzionale.
La differenza tra le due strutture è che nel primo caso tutti quelli che si occupano della stesa funzione hanno lo
stesso capo e stanno nello stesso dipartimento. Nella forma divisionale invece chi si occupa di una funzione, ad
esempio ricerca e sviluppo, hanno capi diversi a seconda dell’unità di business in cui lavorano.
Struttura a matrice
Presiden
te
Direttore Vicepresiden Vicepresiden Vicepresiden Manager
di te te te Controller
approvvigionamen
prodotto progettazion produzione marketing to
e
Product
Manager
A
P. M.
B
P. M.
C
P. M.
D
È una struttura piuttosto complessa e adatta principalmente alle organizzazioni che lavorano su progetto e
non in serie.
Innanzitutto l’organizzazione viene suddivisa per funzioni (seconda riga della tabella), ma anche per
progetto/prodotto (prima colonna), in modo tale che esistano sia responsabili di progetto che di funzione:
essi sono costretti a collaborare e a coordinarsi sempre tra loro.
Organizzazione Aziendale La struttura di un’organizzazione
Lawrence e Lorsch esaminarono diverse imprese che lavoravano in ambienti più o meno incerti e
complessi. Giunsero così a capire che più l’ambiente in cui l’organizzazione si trova è complesso, più essa
sarà portata a creare dei sottosistemi al suo interno, così che ognuno di essi possa dedicarsi al settore
specifico dell’ambiente con cui interagisce, gestendolo e controllandolo al meglio per evitare incertezze.
Tali organizzazioni giungono, cioè, ad avere diversi livelli di differenziazione nei propri dipartimenti/
sottosistemi, su 4 livelli:
Orientamento temporale: alcuni dipartimenti operano sul breve periodo (es: reparto vendite), altri
sul lungo (reparto ricerca & sviluppo);
Orientamento interpersonale: alcuni sono orientati alle relazioni (reparto vendite) altri al lavoro
(reparto produzione);
Formalizzazione della struttura: certi dipartimenti sono più formalizzati e gerarchici (reparto
produzione), altri sono più snelli e dinamici (reparto progettazione);
Obiettivi.
Tuttavia, un alto grado di differenziazione richiede un’altrettanta elevata capacità di coordinamento e
integrazione, raggiungibile in diversi modi (vedi più avanti i meccanismi di coordinamento). In generale, per
avere questa capacità, bisogna ricordarsi che:
In ambienti stabili la gerarchia e il coordinamento centralizzato sono i più ottimali.
In ambienti incerti è invece necessario prendere decisioni più velocemente ed essere
sufficientemente flessibili, perciò bisogna decentrare i processi decisionali a livelli inferiori della
gerarchi.
Differenziazione Integrazione
Alta (Burocrazia e
Ambiente stabile Bassa
accentramento)
Alta (Decentramento e
Ambiente Alta
gerarchia snella)
instabile
Semplice Complesso
Incertezza bassa Incertezza bassa/moderata
Struttura meccanica Struttura meccanica
Poche unità organizzative Molte unità organizzative e qualche attività Stabile
Nessun ruolo di integrazione di confine
Orientamento alle attività correnti Molti ruoli di integrazione
Bassa velocità di risposta Qualche attività di pianificazione
Velocità di risposta moderata
Incertezza alta/moderata Alta incertezza
Struttura organica Struttura organica
Poche unità organizzative e molte attività di Molte unità organizzative e attività di Instabile
confine confine
Pochi ruoli di integrazione Molti ruoli di integrazione
Orientamento alle pianificazione Molta attività di pianificazione
Alta velocità di risposta Velocità di risposta alta
Greiner suddivide la vita delle organizzazioni in 5 farsi distinte, intervallate da altrettante crisi, in cui
l’organizzazione ha esigenze sempre diverse e, di conseguenza, ad esse si deve adattare la struttura
sociale, che deve cambiare nel tempo.
1. Fase imprenditoriale: l’organizzazione si concentra sulla produzione e la vendita e l’imprenditore
riesce a controllare l’attività perché di piccole dimensioni.
Crisi di leadership: con l’aumento delle dimensioni e della complessità
dell’organizzazione, l’imprenditore non ha più le competenze necessarie per
gestire l’attività.
2. Fase della collettività: Introducendo manager specializzati (linea intermedia), i processi decisionali si
centralizzano,
viene data una direzione all’attività e i vari membri vengono integrati.
Crisi di autonomia: l’eccessivo accentramento porta a un sovraccarico di lavoro
per i manager.
3. Fase di delega: viene attuato un processo di decentralizzazione del potere, con cui più compiti e
responsabilità vengono affidati a vari membri.
Crisi di controllo: con la decentralizzazione, l’organizzazione ha bisogno di
Controllare questi processi di delega.
4. Fase di formalizzazione: viene introdotta una forte e rigida burocrazia con precise procedure di
controllo, elevata pianificazione e procedure formali sempre più complesse.
Crisi della burocrazia: le regole e le procedure sempre più complicate e
standardizzate rendono l’attività inefficiente e l’ambiente lavorativo sgradito ai
lavoratori.
5. Fase della collaborazione: I compiti vengono ri-suddivisi tra i membri, che vengono organizzati in
squadre di lavoro più piccole e responsabilizzate, con molta più autonomia. Il compito dei manager,
ora, è quello di motivare l’organizzazione verso precisi obiettivi.
Crisi di rinnovamento: avviene quando i manager non riescono più a motivare
l’organizzazione. In seguito a ciò possono esserci due conseguenze: il declino
dell’organizzazione o la ricostituzione della stessa sotto una nuova forma
innovativa.
4. Funzioni di adattamento: l’organizzazione, infine, dovrà adattarsi all’ambiente esterno, agendo sui
prodotti offerti e anche sulla sua attività complessiva, attraverso, appunto, le funzioni di adattamento,
che comprendono: la pianificazione strategica, le previsioni economiche, i reparti R&S, le attività di
lobbying…
LA STRUTTURA FISICA
Riguarda le relazioni spaziali e temporali tra gli elementi fisici di un’organizzazione. Esistono diverse visioni
della struttura fisica di una organizzazione:
Visione modernista: cercano di capire quale sia la struttura più efficiente
Visione simbolico-interpretativa: si chiedono quale sia il significato simbolico delle strutture.
Esempio: cosa significa avere le vetrate anziché i muri di cemento.
Visione postmodernista: come attraverso la struttura fisica si possa comprendere la divisione del
potere nell’organizzazione. Struttura fisica=manifestazione del potere.
1. geografia organizzativa
Composta da tutti i siti nel mondo dove l’organizzazione è presente in qualche modo (filiali, relazioni
con clienti e fornitori ecc…). La geografia organizzativa è molto importante sia per la reputazione e
la credibilità di una organizzazione, sia perché più è grande l’organizzazione più aumentano le
difficoltà di coordinamento. Altro elemento fondamentale sono le infrastrutture , intese come grado
di accessibilità alle strutture.
COFFICES
Ambienti lavorativi al di fuori dell’organizzazione, tipicamente in bar. Molte aziende stanno
investendo molto nello SMART WORKING, ovvero i lavoratori possono lavorare per qualche giorno
da casa. Questo metodo porta alla creazione dei coffices, questi ambienti sono molto stimolanti
perché si entra in contatto con persone che operano all’esterno dell’organizzazione permettendo di
ottenere nuove informazioni e idee.
3. Architettura stile e design
Impattano sull’immagine e sulla cultura dell’organizzazione che viene proiettata all’esterno, ma
anche sui risultati di efficienza.
Riguardano:
- edifici
- terreni
- arredamento
- illuminazione
- abbigliamento
LA TECNOLOGIA
La tecnologia è l’insieme di processi, tecniche, macchinari e azioni utilizzati per trasformare gli input
organizzativi in output. In sintesi, è il processo produttivo di un’organizzazione, che include non solo gli
strumenti utilizzati ma anche le procedure adottate.
Vengono individuati due tipi di tecnologie in ogni organizzazione:
Tecnologia “core”: quella strettamente collegata al processo tecnico di trasformazione degli input in
output che comprendono tutta la linea produttiva (vertice, linea intermedia, nucleo operativo).
Tecnologia ausiliaria: o non core, è quella di cui, invece, fa uso lo staff e vanno a supporto delle
tecnologie core. (non sono fondamentali per l’organizzazione). Sono ad esempio: ricerca e
sviluppo, risorse umane, marketing e contabilità.
LA TIPOLOGIA DI WOODWARD (1965)
Diversi studiosi delle organizzazioni hanno cercato di classificare la tecnologia in diversi modi.
La Woodward, inizialmente, avviò le sue ricerche tentando di trovare una corrispondenza tra il grado di
rendimento di un’organizzazione e la sua struttura sociale. In realtà non trovò collegamenti tra i due
elementi, bensì comprese che il grado di rendimento dipendeva dall’adeguatezza della struttura sociale alla
tecnologia utilizzata.
Suddivise così la tecnologia (core) utilizzata in base alla complessità tecnica e a ognuna di esse associò
la più adeguata struttura sociale.
Complessi
tà Tipologia Struttura sociale corrispondente
tecnica
Bassa Produzione unitaria, a piccoli lotti: Struttura organicistica:
(es: azienda il personale è altamente specializzato
decentralizzazione del potere, alto
agricola) perché partecipa a più fasi del processo grado di autonomia dei lavoratori,
produttivo e la produzione è per lo più bassa formalizzazione, gerarchia
artigianale. piatta
Media (es: Produzione di massa, in serie: Struttura meccanica:
catena i lavoratori non hanno elevata processi decisionali centralizzati, alto
di competenza e svolgono compiti semplici controllo dei manager,
montaggi e ripetitivi. formalizzazione elevata.
o)
Produzione a processo continuo:
Struttura organicistica:
Alta la produzione è fortemente
processo decisionale decentrato,
(es: automatizzata e il lavoratore interviene
basso controllo ma gerarchia a più
estrazio nel processo produttivo solo per
livelli e più complessa che negli altri
ne governare la macchina
due casi.
petrolifer ed è quindi altamente qualificato.
a)
Tuttavia la tipologia di Woodward presenta almeno tre limiti:
Non tiene conto delle aziende di grandi dimensioni nel suo studio;
La tecnologia si è evoluta da allora (vedi sotto);
Non considera le aziende di servizi (vedi sotto).
Le differenze che presentano le aziende di servizi in confronto alle imprese industriali sono:
Prodotto intangibile;
Non esiste magazzino perché produzione e consumo del servizio sono simultanei;
Labor e knowledge sono “intensive” (invece che il capitale);
Alta interazione coi clienti e attenzione al rapporto con questi ultimi;
Elemento umano molto importante;
Difficile misura della qualità;
Il tempo di risposta deve essere rapido;
Il luogo di erogazione è importante.
La tecnologia di produzione è stata rivoluzionata grazie, soprattutto, all’avvento del computer, che rese la
produzione:
Flessibile grazie a:
Software CAD (Computer-Aided Design), che permette di disegnare e modificare
facilmente l’oggetto della produzione; (progettazione di nuovi prodotti a computer, test
prodotto progettazione 3D)
Software CAM (Computer-Aided Manufacturing), che permette invece di convertire
l’uso dei macchinari utilizzati, per passare dalla produzione di un prodotto a un altro;
Software gestionali, che infine forniscono un sistema informativo integrato.
Snella come quella prevista dal modello giapponese.
Il modello giapponese nacque non solo grazie all’innovazione tecnologica, ma anche, e soprattutto, grazie
all’innovazione organizzativa, cioè cercando di organizzare la produzione nel modo più efficiente possibile.
Esso nacque in Toyota alla fine degli anni ’40, quando l’azienda non riusciva a sopportare la competizione
coi concorrenti. Questo perché sul mercato si tendeva a puntare sulla produzione di massa e sul saggio di
profitto, mentre la Toyota, considerando l’ambiente in cui si trovava, non poteva permettersi grandi spazi, né
per la produzione (in serie), né per il magazzino.
Organizzazione Aziendale La tecnologia
Toyota puntò così sul just in time, tecnica indirizzata a soddisfare solo gli effettivi bisogni del mercato, nel
momento in cui sorgono, senza sprechi.
Il modello giapponese si basava su 4 punti:
Eliminazione delle risorse ridondanti : viene eliminato tutto ciò che rende il processo produttivo
inefficiente e tutti gli sprechi. Da qui, si parla di “officina minima”, cioè i macchinari utilizzati sono il
meno possibile, in modo che occupino poco spazio. Inoltre, a questo punto si ricollega il principio
del kaizen, o ottica del miglioramento continuo, in base al quale tolto uno spreco si può sempre
riuscire a eliminare quello successivo.
Coinvolgimento dei dipendenti: gli operai possono intervenire nel processo produttivo così da
evitare gli sprechi e rimediare ai difetti, in modo da non dover eliminare in seguito il prodotto finito.
(principio degli sprechi)A questo punto si ricollega il principio di automazione (autonomia
nonostante automazione), secondo il quale la tecnologia utilizzata, nonostante sia molto
complicata e guidi essa stessa il processo produttivo, deve essere controllata dagli operai, i quali
non devono essere alienati dai macchinari ma devono partecipare attivamente al processo
produttivo.
Partecipazione dei fornitori: Invece che ricercare sempre il fornitore più conveniente, si punta a
rapporti di lungo periodo, che permettono di avere maggior fiducia e, quindi, più coordinazione
senza elevati costi di transizione.
Ricerca della total quality: si ricerca non solo la qualità tecnica del prodotto, durante e alla fine del
processo produttivo, ma anche del servizio che viene offerto al cliente che si rivolge all’azienda.
Tecnologia
Non complessa Complessa
Post-fordismo grasso
Grassa (in Fordismo (fabbrica ad alta
Produzione serie) automazione)
Post-fordismo snello
Snella Toyotismo
(fabbrica integrata)
Con l’evoluzione tecnologica, la classificazione di Woodward è stata modificata. Ora bisogna tener conto
della produzione che, grazie alla tecnologia (CAD, CAM) può essere personalizzata anche se di massa.
Ovviamente cambierebbero anche le relative strutture ideali. La classificazione ora può essere sintetizzata
così:
NB: La prima riga è quella che indica Dimensione dei lotti
la nuova classificazione. Piccoli Grandi Illimitati
Produzione Personalizzazio
Personalizza Piccoli lotti ne
to flessibile
Flessibilità di massa
del Produzione di
In serie x x
prodotto massa
Standardizza x x Processo
to continuo
Organizzazione Aziendale La tecnologia
tecnolog
ia No montaggio)
(sarebbe assurdo avere Sequenziale: le mansioni di ogni
output e input standardizzati membro sono collegate a quelle
Interdipendenz
a e non standardizzare i del membro precedente nel
processi) processo
produttivo
Pianificazione, programmazione
Meccanismi di dei
coordinamento compiti, standardizzazione di
regole e procedure
Tipo di Tecnologia intensiva (es: Tecnologia di mediazione (es:
tecnolog reparto pronto soccorso) banche)
ia
Reciproca o intensiva: i
Generica: la differenziazione tra
compiti di ognuno
i compiti dell’organizzazione è
Interdipendenz possono variare in
a elevata e i membri sono quasi
qualsiasi momento,
del tutto autonomi
perciò tutti i membri sono
dipendenti tra loro.
Procedure e regole
Meccanismi di standardizzate,
Procedure e regole
coordinamento pianificazione e standardizzate
programmazione,
adattamento
reciproco
Thompson aggiunge la necessità di coordinamento nelle 3 tipologie di tecnologie. Perciò ci sarà un diverso
livello di interdipendenza dei compiti (quanto io ho bisogno di interagire con altri soggetti per svolgere la mia
mansione).
Catena di montaggio= i compiti sono molto analizzabili e pochi imprevisti nel processo di trasformazione.
Tecnologia di routine.
Imprese artigianali= non ci sono tanti imprevisti nel processo di trasformazione, ma i compiti sono poco
scomponibili. Si basano molto sulle competenze acquisite con l’esperienza.
Tecnologie ingegneristiche= gli imprevisti sono significativi, ma sono facilmente riferibili a compiti
prestabiliti.
Tecnologie non di routine= tanta variabilità delle situazioni, anche non previste e difficili da trattare con
modelli predefiniti.
1. smantellamento delle rigide strutture gerarchiche tradizionali a favore di strutture snelle, agili e libere
(holacacry? bossless companies?)
2. attenzione all’individuo e ai suoi bisogni di crescita e di significato anziché alle regole, alle procedure,
alle prescrizioni (job crafting, smartworking, freedom management?)
LA CULTURA ORGANIZZATIVA
La cultura organizzativa è l’insieme dei valori, delle opinioni e conoscenze condivisi dai membri di
un’organizzazione e insegnati ai nuovi membri come maniera corretta di pensare e comportarsi. È composta
quindi da:
Elementi tangibili ed evidenti: simboli, riti e cerimonie, storia, regole scritte, linguaggio e slogan,
contesto fisico e abbigliamento.
Elementi “nascosti” e astratti: valori fondamentali, assunti, credenze, regole non scritte.
In ogni cultura organizzativa, inoltre, esistono molteplici subculture organizzative, cioè dei sottoinsiemi di
membri dell’organizzazione che si identificano come un gruppo distinto all’interno di essa e agiscono
abitualmente in base a convinzioni condivise. Esse si possono creare per diversi motivi: per la condivisione
di stessi interessi o di identità professionali, similitudini etniche e di genere, ma anche per influenze culturali
esterne, nazionali o regionali. Possono essere:
Subcultura dominante: (o aziendale) è quella che, solitamente, viene avanzata dalla direzione e
consiste nella visione principale dell’organizzazione.
Subcultura valorizzante: è quella che supporta in modo entusiasta la cultura aziendale.
Subcultura ortogonale: introduce valori e convinzioni indipendenti, che né interferiscono con la
subcultura dominante, né la celebrano.
Controcultura: di essa fan parte tutte le subculture che portano con sé valori e convinzioni che
mettono in discussione la cultura aziendale. Non sono necessariamente negative, possono anche
portare innovazione nell’azienda.
deboli, ci si aspetta che ogni individuo si prenda cura di sé. In quelle collettiviste, invece, i rapporti
si contraddistinguono per una forte lealtà ma gli individui si aspettano dalle organizzazioni
protezione e sicurezza.
Esempi di società individualiste sono la Danimarca, la Svezia, gli USA, la Germania, ma anche
l’Italia stessa. Più collettiviste sono invece il Brasile, il Giappone, la Grecia.
Mascolinità/Femminilità: è il grado di separazione dei ruoli in base al genere dell’individuo.
In società più mascoline si tende a dare importanza a obiettivi lavorativi come la carriera e i
guadagni e a valori quali il decisionismo e l’assertività. In società più femminili, invece, si
preferiscono obiettivi che riguardano le relazioni interpersonali e le capacità intuitive come valori.
Società mascoline sono l’Italia, il Giappone, la Germania, l’Austria, mentre sono femminine, per
esempio, il Cile, la Danimarca e la Scandinavia.
Orientamento al lungo/breve periodo: riguarda l’attitudine alla parsimonia e alla perseveranza
nonché il rispetto per le tradizioni. Nelle culture orientate al lungo termine si ha la convinzione che il
duro lavoro porti a benefici e si è molto legati alle tradizioni, per questo è più difficile avviare
un’attività nuova e portare innovazione.
Questo ultimo elemento è stato individuato solo successivamente agli studi, proprio perché ci sono molte
variabili che non sono state prese in considerazione e che sono moltissime. Gli studi di Hofstede sono però
molto importanti perché dimostrano come la cultura organizzativa sia un punto d’ingresso per varie influenze
esterne.
Analizziamo la cultura organizzativa attraverso un esempio nel film “tutta la vita davanti”.
Elementi cultura organizzativa:
1. Focalizzazione su risultato, con un momento specifico in cui si premiano i migliori e si umiliano
coloro che non hanno raggiunto il risultato. Questa scena è simbolica della cultura organizzativa
perché la leader trasmette messaggi chiave stimolando anche la competizione tra i dipendenti
(frecciatine). Vi è inoltre un contrasto tra un approccio friendly (messaggi al mattino, cerimonia
alla mattina), per creare un ambiente affiatato, salvo poi umiliare pubblicamente le addette.
2. Sui muri sono riportati i principi chiave della cultura organizzativa del luogo.
3. Momento motivazionale degli uomini (team building).
4. Separazione netta tra uomini (venditori) e donne (telefoniste).
5. Etica lavorativa basata sul raggiungimento del risultato, per ottenerlo vale tutto (mentire ai clienti)
6. Storia organizzativa
La base di tutto ciò è la retorica, molto spesso anche in grandi aziende vi sono delle parole chiave che
vengono ripetute spesso, nonostante non vengano mai prese in considerazione (spirito di gruppo, team
building)
Secondo Kunda, invece, la cultura organizzativa è uno strumento di controllo. Tramite essa, cioè, si tende
ad abolire l’identità individuale a favore di quella organizzativa cosicché gli interessi dei lavoratori coincidano
con quelli dei manager. Ciò permette (o impone) ai dipendenti l’interiorizzazione di disciplina e autocontrollo,
attraverso strumenti come corsi di formazione e manuali. Sparisce il confine tra individuo e organizzazione.
(individuo=organizzazione)
Esempio autocontrollo del dipendente: il dipendente partecipa ad un corso scelto e offerto dall’azienda, la
quale si occupa anche di fornire il manuale, in modo tale che il dipendente applichi ciò che vuole l’azienda.
MOTIVAZIONE E PROCESSI DECISIONALI
IL PROCESSO DECISIONALE
1. Analisi dell’ambiente;
2. Identificazione del problema;
3. Specificazione degli obiettivi;
4. Diagnosi del problema (causa);
5. Sviluppo di soluzioni alternative;
6. Valutazione delle alternative;
7. Scelta dell’alternativa migliore;
8. Implementazione dell’alternativa scelta.
Questo sarebbe l’approccio più adatto ad ogni tipo di decisione ma è difficilmente realizzabile e utilizzabile e
per questo viene considerato “ideale” più che reale.
.
Organizzazione Aziendale La progettazione della mesostruttura
Gli eurismi
Essi, insieme all’intuizione manageriale, sono dei metodi di ricerca che si differenziano da tipico processo
decisionale razionale.
Ciò non vuol dire che non si basino su elementi razionali, ma sono comunque delle scorciatoie che possono
produrre delle distorsioni cognitive, cioè errori nel processo decisionali, i quali ne riducono l’efficacia.
Le distorsioni cognitive più importanti sono:
Framing: è un errore di valutazione dell’ambiente causato dal fatto che non vengono prese in
considerazione tutte le prospettive e i punti di vista. L’eurisma, infatti, non permetti di avere una visione
oggettiva perché si tende a non valutare tutte le alternative possibili;
Disponibilità: Situazione in cui si dà credito alle informazioni che si hanno già a disposizione senza
considerare che potrebbero esistere altrettante informazioni mancanti di carattere rilevante;
Rappresentatività: cioè l’attribuzione a una certa informazione di un determinato significato solo
per l’utilizzo di stereotipi;
Ancoraggio: Situazione in cui, avendo dei punti di riferimento, si tende a cercare di non allontanarsi da
essi, pur sapendo che potrebbero esistere alternative anche migliori;
Auto-conferma: quando si tende a dare più importanza a fattori a favore della propria preferenza
piuttosto che ad altre informazioni rilevanti ma svantaggiose;
Errore di attribuzione: cioè errore nell’attribuire le cause di un certo risultato (positivo o negativo
che sia) a un fattore o a una persona piuttosto che ad altro.
Secondo Maslow l’uomo è portatore di bisogni, classificabili in 5 tipologie che possono essere ordinate
gerarchicamente:
1. Bisogni fisiologici: sono i bisogni primari, legati alla sopravvivenza dell’uomo;
2. Bisogni di sicurezza: sono legati al bisogno di protezione dai pericoli e all’esigenza di avere una
certa sicurezza che i propri bisogni primari vengano soddisfatti in modo costante anche sul lungo
periodo;
3. Bisogni sociali: (o di appartenenza) che sono relativi all’esigenza di una persona di interagire con
altri individui;
4. Bisogni di stima: (o dell’ego) di cui fan parte sia l’esigenza di avere successo personale, sia la
necessità di ricevere apprezzamento;
Organizzazione Aziendale La progettazione della microstruttura
5. Bisogno di autorealizzazione: è il bisogno di “fare ciò che piace” e di realizzare il proprio progetto
di vita.
Secondo Maslow da un lato un bisogno soddisfatto cessa di essere motivante, dall’altro un bisogno non
diviene motivante finché non sono stati soddisfatti tutti i bisogni di livello inferiore.
Un’organizzazione, in generale, dovrebbe essere in grado di offrire ai propri membri la realizzazione di tutti i
loro bisogni, così che siano sempre motivati.
Tuttavia il modello di Maslow non è più da considerarsi attuale: la gerarchia per molte persone è variata.
McClelland, a differenza di Maslow e, in parte, Herzberg, tiene in considerazione i diversi tipi di personalità
che un lavoratore può possedere e, quindi, divide le persone in base ai bisogni che tentano di soddisfare e la
cui soddisfazione genera motivazione.
Bisogno di Achievement: è il desiderio di conseguire obiettivi sfidanti grazie alle proprie capacità.
Sul lavoro queste persone cercano obiettivi sfidanti ma che siano raggiungibili e feedback chiari e
rapidi;
Bisogno di affiliazione: è l’esigenza di essere parte di un gruppo, sentirsi accettati dagli altri e
soddisfare le aspettative altrui;
Bisogno di potere: cioè il bisogno di avere influenza sugli altri e di assumere posizioni di comando
e controllo.
Secondo Vroom la motivazione di un individuo dipende da un processo decisionale razionale che prende in
considerazione l’utilità attesa di un certo comportamento, quale può essere l’esecuzione di una buona
performance lavorativa. L’utilità attesa dipende da due elementi:
L’aspettativa, ossia i risultati derivanti dall’esecuzione di un certo comportamento, sia in termini di
performance che di ricompensa;
La valenza, cioè il valore che le ricompense derivanti dalla performance hanno rispetto al proprio
sistema di preferenza.
Motivazione → Utilità attesa = Aspettativa * Valenza
Organizzazione Aziendale La progettazione della microstruttura
Secondo Locke la motivazione dipende anche dai tipi di obiettivi proposti. Perché essa sia elevata, gli
obiettivi dovrebbero essere:
Precisi: cioè definiti in modo specifico e preferibilmente quantitativo, anche perché risulta più
semplice comunicarli agli interessati e che questi ultimi possano controllare l’andamento del proprio
lavoro;
Sfidanti;
Orientati al risultato: e non al comportamento, cioè non dovrebbero stabilire come raggiungere il
risultato voluto, ma solo quest’ultimo;
Partecipati: cioè stabiliti con la partecipazione dell’interessato, così che egli lo comprenda meglio e
lo accetti;
Accompagnati da un feedback.
La teoria x e y di McGregor
Secondo McGregor, nella progettazione della microstruttura si possono avanzare due approcci diversi per
quanto riguarda le motivazioni che inducono una persona a lavorare, approcci che inducono a diversi modi
di progettare la microstruttura.
La teoria x dice, sostanzialmente, che il lavoro è un male necessario, una costrizione e il lavoratore è
inaffidabile. Per questo sono necessari premi e punizioni per incentivare il lavoratore. Di conseguenza,
l’organizzazione viene progettata lasciando poca autonomia e responsabilità al lavoratore e poca flessibilità
nei suoi compiti, costruendo una limitata possibilità di carriera e di sviluppo personale, perché in genere il
lavoratore è un cercatore di igiene (vedi dietro) e imponendo uno stretto controllo sul lavoratore.
Secondo la teoria y, invece, il lavoro è anche fonte di autorealizzazione e il lavoratore è affidabile e
responsabile. I premi e, soprattutto, le punizioni possono generare insoddisfazioni e essere
controproducenti. In questo caso, si tende a lasciare molta autonomia, responsabilità e possibilità di
creatività nei propri compiti al lavoratore oltre che dare un’ampia possibilità di carriera e autorealizzazione.
Tuttavia questi due approcci, generalmente, non vengono isolati l’uno dall’altro, ma vengono utilizzati in
simbiosi dai progettatori di un’organizzazione, nonostante spesso uno dei due prevalga.
L’effetto Pigmalione
L’effetto Pigmalione si ricollega alla teoria x e y di McGregor. Questo effetto si genera nel momento in cui si
applica o si crede in una delle due teorie e si ha come effetto proprio la conferma della teoria in questione:
confermano
Azioni Nostre
altrui credenze
determinano
determinano
Credenze Nostre
altrui azioni
influenzano
Organizzazione Aziendale La progettazione della mesostruttura
Qui inizia la seconda parte del corso. Finora ci si è concentrati sulle parti dell’organizzazione. Adesso si
studierà come organizzarle al meglio tra loro.
La progettazione organizzativa è il processo di individuazione e implementazione di un determinato
assetto organizzativo. Quest’ultimo è composto fondamentalmente da due aspetti:
Divisione del lavoro che avviene a livello di:
Organizzazione Aziendale La progettazione organizzativa
Mansioni
(microstruttura); Macrostruttura Costi di
Unità (mesostruttura);
Inter-impresa (fuori dall’impresa; produzione
outsourcing).
La divisione del lavoro genera differenziazione e indipendenza che porta quindi al
bisogno di coordinarsi (secondo punto).
Coordinamento che avviene tramite:
Allineamento delle attività;
Integrazione; Costi di gestione
Motivazione/controllo. delle relazioni
La progettazione organizzativa, composta quindi da questi punti, deve tendere a 3 obiettivi fondamentali:
efficacia, efficienza, equità (vedi capitolo iniziale).
Esistono inoltre diversi livelli di progettazione:
Livello intra-organizzativo (interno all’azienda) composto a sua volta da:
Bottom up
Top Down
Progettazione microstruttura: oggetto è la mansione, unità di analisi il compito;
Progettazione mesostruttura: oggetto è il coordinamento, unità la mansione;
Progettazione macrostruttura: oggetto è la forma organizzativa, unità le attività.
Livello inter-organizzativo, che si riferisce alle relazioni tra le organizzazioni.
N.B. Top Down e Bottom Up sono due modi di progettare l’organizzazione: nel primo si parte a progettare la
forma organizzativa e poi si procede fino a implementare la microstruttura, mentre con il metodo bottom up si
procede al contrario.
La progettazione della microstruttura è la costruzione e lo studio delle singole mansioni (job design) e
scelta dei meccanismi da utilizzare per coordinare le mansioni interdipendenti che contribuiscono a un unico
risultato comune.
La mansione (o job) è l’insieme di compiti assegnati in modo stabile a una singola persona nell’ambito del
sistema primario del lavoro di cui essi fanno parte. Quest’ultimo è l’insieme di attività interdipendenti tra
loro che concorrono a realizzare un output comune e identificabile. Il compito, infine, è l’insieme di
operazioni unitarie necessariamente collegate tra loro.
Sistema primario
del lavoro
Il modo in cui i compiti vengono assegnati alle mansioni si chiama divisione del lavoro, che viene attuata:
Orizzontalmente, determinando la varietà dei compiti assegnati a una singola persona.
Verticalmente, determinando l’autonomia e la responsabilità necessarie a svolgere una certa
mansione.
Divisione orizzontale
Bassa: molta varietà Alta: poca varietà
IL RUOLO
Il ruolo è un insieme di comportamenti e compiti che deve svolgere colui che ricopre una determinata
mansione. Esso è composto da 3 dimensioni:
Oggettiva: cioè quella legata ai compiti e alle mansioni svolte dalla persona;
Soggettiva: formata dalle conoscenze, le capacità e la motivazione che la persona in questione
deve avere;
Interpersonale: ovvero le relazioni che ella instaura e il modo di rapportarsi che deve
mantenere. Possono però verificarsi delle tensioni di ruolo, in caso di:
Ambiguità di ruolo: le aspettative che si hanno dalla persona che ricopre un determinato ruolo
non sono state esplicitate, in modo totale o parziale;
Distorsione di ruolo: Ci sono incomprensioni tra chi deve svolgere il ruolo e gli attori ad esso
collegati per quanto concerne le aspettative nei suoi confronti;
Organizzazione Aziendale La progettazione della microstruttura
Incongruenze di ruolo: Le aspettative trasmesse non sono adatte a chi svolge il ruolo, per motivi
personali (mancanza di capacità, contrasto coi suoi valori o bisogni) ma anche organizzativi (non
vengono conferiti i mezzi adatti, non c’è corretta formazione);
Conflitti tra ruoli: i ruoli svolti da una stessa persona sono tra loro inconciliabili.
Tuttavia è stato anche dimostrato come esistano delle persone per cui queste preferenze non sono vere: per
alcuni, un elevato grado di autonomia nella mansione produce stress, per esempio, per via dell’elevata
responsabilità che ciò implica. In generale si può dire che queste considerazioni possono valere per quelle
persone che hanno un forte bisogno di crescita e di sviluppo e possiedono capacità rilevanti per il job.
TENDENZE RECENTI
JOB CRAFTING= tutti quei comportamenti che la persona tiene svolgendo il proprio lavoro e che vanno a
modificare i contenuti della mansione. La mansione non deve essere perciò per forza dettata dai dirigenti,
ma è il dipendente che la modifica come meglio crede, ovviamente entro certi limiti. Questa funzione viene
utilizzata soprattutto per evitare la creazione di conflitti all’interno dell’organizzazione. Spesso è un processo
spontaneo e inconsapevole.
SMARTWORKING/LAVORO AGILE= Una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle
persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a
fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Lavora sulla motivazione individuale delle persone.
Le posizioni organizzative non sono gestite da: spazi fisici fissi, tempi e orari di lavoro, ma si lascia libertà
alle persone di gestire il luogo di lavoro, l’orario e il modo di lavorare.
LA PROGETTAZIONE DELLA MESOSTRUTTURA
Mesostruttura
Specializzazione Coordinamento
Verticale Orizzontale
LA SPECIALIZZAZIONE ORIZZONTALE
La specializzazione orizzontale riguarda la creazione delle unità organizzative (=dipartimentalizzazione)
attraverso il raggruppamento delle mansioni, secondo una logica di bottom-up, o attraverso la progressiva
scomposizione del task complessivo dell’azienda in minori mansioni, con un approccio top-down.
Il primo problema che si pone quindi nell’organizzazione della mesostruttura a livello orizzontale è proprio la
scelta dell’approccio top down o bottom up.
Gli altri problemi, invece, sono nei 3 prossimi paragrafi.
I criteri di specializzazione
Sono i criteri con cui si decide di riunire determinate mansioni nella stessa unità organizzativa.
I due più importanti sono:
In base agli input: (o alla tecnica impiegata) cioè il raggruppamento avviene tramite le conoscenze
o le capacità necessarie per quelle mansioni, ma anche in base alle funzioni o alle attività svolte e
alle risorse (materiali e non) utilizzate;
In base agli output: cioè il raggruppamento avviene in base ai prodotti e ai servizi forniti, ai cliente
e alla località geografica o ai processi (dove per processo si s’intende quell’insieme di attività che
ottiene un output che ha valore pur non essendo il prodotto finito).
NB: a diversi livelli possono essere utilizzati diversi criteri, così come sullo stesso livello ma in unità
organizzative differenti. Non per tutta la progettazione organizzativa deve essere utilizzato lo stesso criterio.
Per “confini” si intende cosa deve essere incluso in ogni unità organizzativa, considerando prodotti, funzioni,
mansioni, ecc..
In base al metodo analitico per determinare tali confini è necessario seguire 8 fasi:
1. Individuazione delle attività da considerare (mansioni o compiti);
2. Analisi delle specializzazioni: essa permette di minimizzare la differenziazione intra-unità, creando
unità organizzative omogenee, e di massimizzare la differenziazione inter-unità. In particolare si
tratta di individuare:
Tecniche e conoscenze richieste nello svolgimento delle mansioni;
Organizzazione Aziendale La progettazione della mesostruttura
LA SPECIALIZZAZIONE VERTICALE
Essa riguarda la distribuzione del potere decisionale nell’organizzazione, attivando scelte in riferimento al
numero di livelli gerarchici, alle autorità decisionali e all’articolazione line/staff.
Accentramento o decentramento
Margini di discrezionalità, cioè l’autonomia che i decisori nei vari livelli gerarchici realmente
hanno,
considerando eventuali limiti o opzioni nelle decisioni;
Processo decisionale: esso è composto da 7 fasi: stimolo, informazione (cioè individuazione delle
alternative possibili), consiglio (valutazione), scelta, autorizzazione, implementazione e controllo.
Tanto più queste fasi sono nelle mani dei livelli gerarchici più elevati, tanto più si può parlare di
accentramento.
È un prospetto a doppia entrata che presenta nelle righe le decisioni, nelle colonne i vari attori e nelle
intersezioni riga-colonna il ruolo degli attori in quella determinata decisione (vedi libro pag. 172 Isotta).
La matrice permette non solo di controllare che responsabilità ha ogni attore, ma anche se la decisione da
prendere è collegiale, se è più o meno importante, ecc..
Vantaggi Svantaggi
Maggior coordinamento Sovraccarico del vertice
Orientamento e prospettiva delle decisioni
più Lentezza nell’attivazione delle decisioni
generali
Sfruttamento delle competenze del vertice Possibilità di informazioni mancanti
Rapidità di risposta ai cambiamenti Minore possibilità di responsabilizzazione
N.B. Il ruolo delle ICT (Information Communication Technology): La tecnologia ha reso più basso il costo
del trasferimento di informazioni, influenzando questo modello e portando, al giorno d’oggi, a un maggior
grado di decentramento nelle organizzazioni.
Line/staff
Gli organi di line sono quelli legati al primary task, cioè principalmente alla trasformazione di input in output
(nucleo operativo). Lo staff, invece, è addetto ad attività di consulenza per la line (tecnostruttura e staff di
supporto). I problemi principali relativi a questo ambito sono:
Make or buy? È un problema relativo principalmente allo staff. La decisione deve decidere se
produrre internamente (make) i servizi offerti dallo staff, o esternalizzare (buy) attraverso
l’outsourcing o la creazione di aziende collegate.
Concentrazione o dispersione? È un problema legato al collegamento tra line e staff e alla
collocazione di unità di staff all’interno dell’organizzazione. Si sceglie la concentrazione se si ritiene
più adeguato creare organi di staff “unici”, che condividono le stesse risorse pur lavorando su
diversi livelli gerarchici dell’organizzazione o in più unità o divisioni. La dispersione, invece, prevede
che gli organi di staff vengano “dispersi” in più unità tra loro indipendenti che si dedicano ad
un’unica divisione/unità organizzativa/livello gerarchico, con risorse a sé. (Es: le risorse umane
sono “concentrate” se un unico ufficio gestisce tutto il personale, sono “disperse” se ci sono più
uffici, ognuno dei quali gestisce un reparto dell’organizzazione, per esempio uno la direzione, uno il
nucleo operativo, uno il reparto R&S).
Autorità funzionale? A livello di staff, è più adeguato inserire una semplice autorità gerarchica che
controlla la line o è più conveniente e giusto inserire un’autorità funzionale, che viene cioè a sua
volta controllata da altri? Questo problema riguarda quindi il grado di autonomia dei membri
Organizzazione Aziendale La progettazione della mesostruttura
IL COORDINAMENTO
Per coordinamento si intende lo svolgimento di attività giuste, svolte dalle persone giuste, nel modo, nei
tempi e nei luoghi giusti, evitando le duplicazioni inutili.
Tramite i meccanismi di coordinamento e di controllo si giunge all’allineamento di attività parziali e all’unità di
sforzi in vista di un obiettivo comune, cioè una situazione di coordinazione.
I meccanismi di coordinamento sono:
Adattamento reciproco
Tipico delle piccole imprese, non prevede nessuna formalità nella comunicazione e quasi nessun controllo
gerarchico: si lascia che gli attori si coordino tra loro in modo autonomo.
Supervisione diretta
Secondo Mintzberg è un metodo di coordinamento in cui un attore, cioè il superiore gerarchico, si assume la
responsabilità del lavoro di altri, dando loro ordini sul lavoro da svolgere e su come svolgerlo e controllando
le loro azioni.
Standardizzazione
Standardizzazione significa ridurre ad un modello predefinito ciò che viene svolto e si tratta di un
meccanismo di coordinamento perché così facendo si riduce il bisogno di comunicazione per sapere come
operare. Può avvenire a livello di:
Input: viene specificato il tipo di informazione richiesto per eseguire un certo lavoro. Vengono cioè
standardizzate le conoscenze e capacità di chi viene assunto (es: si cercano solo laureati in un
determinato ambito);
Output: Viene specificato il risultato che un singolo attore o un’unità organizzativa devono ottenere,
in termini di fatturato, guadagno, numero di prodotti…
Processo di lavoro: viene specificato il modo in cui il lavoro deve essere svolto e le operazioni da
svolgere.
* Coordinamento e accentramento del potere decisionale
Esiste un collegamento tra il meccanismo di coordinamento usato e l’accentramento del potere decisionale:
Organizzazione Organizzazione
accentrata decentrata
I collegamenti laterali
Essi cercano di realizzare il coordinamento tra unità organizzative, evitando il ricorso a canali di
comunicazione verticali (cioè ricorrendo a superiori gerarchici) ma attivando, invece, canali di comunicazione
e decisione che coinvolgono direttamente le persone interessate, formalizzando così il sistema
dell’adattamento reciproco. Essi possono essere:
Organizzazione Aziendale La progettazione della mesostruttura
Orizzontali, se le persone coinvolte sono tutte dello stesso livello gerarchico, o trasversali;
Temporanei, se vengono creati solo per risolvere un problema in particolare, o permanenti;
Continui, se composti da persone dedicate a tempo pieno al loro funzionamento, o discontinui,
quando le modalità di funzionamento sono periodiche e comportano un impiego solo parziale delle
persone;
Individuali o collettivi;
Più o meno formali a seconda del numero di regole e del grado di autonomia lasciato agli attori in
relazione all’attivazione, composizione e funzionamento degli stessi.
Esempi di collegamenti laterali sono:
Riunioni;
Ruoli di collegamento, cioè ruoli individuali che consistono nel collegare un’unità organizzativa
all’altra attraverso una persona che costituisce il canale di comunicazione;
Manager integratori, cioè organi che hanno la responsabilità di coordinare le attività che sono
state assegnate, in base a diversi criteri di specializzazione (es: input), a unità organizzative
differenti. Es: manager di prodotto di una certa area geografica;
Team o task forces, cioè dei gruppi di lavoro formati da persone provenienti da diverse unità
organizzative e creati per risolvere un certo problema. La differenza tra team e task forces sta
principalmente nella temporaneità e continuità di questi ultimi, al contrario dei team che sono
tipicamente permanenti e discontinui.
Isolamento del gruppo dal resto dell’organizzazione, creando una situazione di forte indipendenza
che non permette al team di focalizzarsi sui veri obiettivi dell’organizzazione;
Conformismo, cioè l’uniformità del comportamento degli attori di un gruppo, per natura, perché “si
va troppo d’accordo”;
Groupthink, che si crea quando un gruppo è troppo coeso e si tende ad accettare semplicemente
ciò a cui si giunge come prima idea o impressione (anche senza essere davvero d’accordo) ma
senza analizzare a fondo o confrontarsi, compiendo quindi errori di valutazione;
Polarizzazione, cioè quando le decisioni prese sono troppo rischiose o troppo prudenti perché la
responsabilità è “di tutti e di nessuno”;
Free riding, che è simile al social loafing, cioè la svalutazione della responsabilità del singolo
all’interno di un gruppo.
Le soluzioni possono essere:
Chiarezza del task;
Collegamento con l’organizzazione;
Ricerca di persone con le giuste caratteristiche per il gruppo;
Determinazione di una modalità di funzionamento del gruppo.
Organizzazione Aziendale La progettazione della macrostruttura
FORMA SEMPLICE
È tipica delle piccole imprese e caratterizzata soprattutto da un basso numero di livelli gerarchici. Il fulcro
dell’organizzazione è l’imprenditore, o comunque il vertice strategico, dove risiede quasi tutto il potere
decisionale (forte accentramento). Il metodo di coordinamento è quello della supervisione diretta.
Questa forma viene poco utilizzata perché adatta solo alla piccola impresa artigianale, dove è facile che si
crei un senso di appartenenza alto tra i membri, che si sentono coinvolti personalmente dall’attività e dagli
obiettivi dell’organizzazione. Tuttavia, al contrario, tipico di queste forme è anche il senso di costrizione dei
membri in quanto le possibilità di carriera sono limitate.
come medici, avvocati e insegnanti, che spesso devono far conto con la discrezionalità, che non permette
loro di giudicare il lavoro dei colleghi, non risolvendo così i problemi (ognuno lavora per se).
Tipiche di questa forma sono le gerarchie parallele.
FORMA ADHOCRATICA
Questa forma organizzativa è tipica di imprese fortemente innovative (es: ingegneria aerospaziale) perché
adatta ad un ambiente complesso e dinamico. È’ basata su team e task force formate da persone che
vengono da diverse parti dell’organizzazione. Questi lavorano in maniera autonoma ma ciò può presentare
problemi relativi al coordinamento, con ambiguità, conflitti e inefficienza, specialmente col trascorrere del
tempo. Per questo ha vita breve e può condurre a un istantaneo successo o insuccesso.
Essa è caratterizzata da pochi livelli gerarchici con un decentramento selettivo verso il nucleo operativo e lo
staff di supporto, parte fondamentale dell’organizzazione, che godono così di molta autonomia. Il
meccanismo di coordinamento classico è l’adattamento reciproco, anche se si può dire che esiste un certo
livello di standardizzazione degli input attraverso una formazione iniziale.
FORMA DIVISIONALE
Questa è la forma organizzativa tipica delle aziende di grandi dimensioni, che hanno più prodotti, perché
competitiva anche su mercati diversificati (vedi schema indietro).
L’organizzazione viene suddivisa in divisioni, ciascuna delle quali è come se fosse una piccola azienda, in
base a diversi elementi, ed esse sono tra loro indipendenti. Tuttavia necessitano di coordinazione tra di loro
ed essa viene garantita da un forte decentramento verticale limitato verso i manager della linea intermedia
(parte centrale dell’organizzazione), che si occupano di controllare tutte le divisioni, ma anche attraverso la
standardizzazione degli output. Le divisioni vengono inoltre coordinate internamente attraverso la
standardizzazione dei processi.
Il problema fondamentale che si può creare in questa forma organizzativa è la competizione tra le divisioni,
al contrario della cooperazione che invece dovrebbe esistere tra loro. Spesso ciò viene intensificato dai
prezzi di trasferimento da un’unità all’altra come se fosse una compravendita.
FORMA A MATRICE
Questa forma è tipica delle imprese che lavorano a progetto (vedi schema dietro).
Essa è caratterizzata da pochi livelli gerarchici ma anche dalla presenza di una duplice autorità che
garantisce il coordinamento tra funzioni e progetti. I meccanismi di coordinamento tipici sono, infatti, oltre
all’adattamento reciproco, i collegamenti laterali. Per garantire il loro funzionamento, inoltre, avviene un
decentramento verso la linea intermedia e il nucleo operativo. La standardizzazione invece avviene a livello
di input.
Questa forma è tuttavia molto costosa e può presentare problemi relativi alla distribuzione del potere tra i
manager.
FORMA A RETE
È una forma che prevede l’esistenza di un’organizzazione principale e una serie di organizzazioni minori ad
essa collegate. La prima svolge solo l’attività fondamentale.
I LAVORI SPORCHI
Il lavoro sporco è un concetto con il quale si cerca di misurare la realtà. Fa parte di alcune teorie tra cui:
simbolica Importanza della dimensione soggettiva: il lavoro e le organizzazioni sono costruzioni sociali
alle quali gli individui attribuiscono determinati significati. Questi significati possono essere compresi,
attraverso un processo di ascolto attento e interpretazione.
Discipline di riferimento: sociologia, psicologia.
Il concetto di lavoro sporco viene creato da Hughes, sociologo americano, sul finire degli anni ’50. Viene
definito come “un lavoro che è fisicamente disgustoso, un simbolo di degradazione personale, un’attività che
ferirebbe la dignità di chiunque. Un qualcosa che va contro le concezioni più alte, eroiche e morali di noi
stessi…” “…è un lavoro di cui vergognarsi, che va nascosto…”
Hughes introduce 3 tipi di lavoro sporco:
1. Fisico
2. Sociale
3. Morale
Il concetto di Mcjob
Un lavoro scarsamente qualificato, che si svolge in condizioni gravose o penalizzanti quali, ad esempio:
instabilità contrattuale, basse retribuzioni, lunghi turni di lavoro, orari sfavorevoli, ambienti insalubri, scarse
opportunità di fare formazione o di avanzamenti di carriera…
Implicazioni manageriali
Nella fase di reclutamento/selezione (HRM):
1) Selezionare persone che dimostrano un’affinità per il lavoro;
2) Cercare di anticipare ai candidati le possibili difficoltà e lo stigma a cui andranno incontro.
Durante la fase di inserimento al lavoro (i responsabili):
1) Utilizzare periodi di prova;
2) Cercare di modificare percezioni, comportamenti, pregiudizi della persona;
3) Aiutare a prendere le distanze, mettere le cose in prospettiva;
4) Supportare i nuovi arrivati nelle loro relazioni con l’esterno, con parenti e amici;
5) Desensibilizzare, esporre progressivamente alla sporcizia.
Nel lavoro di tutti i giorni (i responsabili):
1) Creare una cultura comune, favorire la condivisione di storie, esperienze;
2) Proteggere le persone dagli azzardi del mestiere;
3) Creare degli spazi sicuri, di backstage, dove le persone possono distendersi, rilassarsi.
CONCLUSIONI
1) Non ci sono solo lavori puliti, d’ufficio, prestigiosi e che godono di buona considerazione sociale;
2) I lavori sporchi, o le attività sporche, sono molteplici e potenzialmente coinvolgono tutte le occupazioni;
3) La sporcizia attribuita a un certo lavoro non è assoluta, ma è relativa a un certo contesto. Può quindi
variare nel tempo e a seconda del contesto culturale in cui ci si trova;
4) La sporcizia può agire a diversi livelli: il compito – il gruppo occupazionale – l’organizzazione – il settore di
attività;
5) Il lavoro sporco ha degli effetti potenzialmente dannosi sugli individui e sulle organizzazioni, per cui va
affrontato e gestito.