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LEZIONE 9

•DISTURBI DELLA SESSUALITA'


Quando si opera nel campo della salute mentale, l'aspetto della sessualità ritorna sotto molti aspetti.
In primo luogo, oltre ad essere informati, dovete essere anche addestrati a parlare di sesso con i
pazienti, di poter esplorare, considerare, conoscere la sessualità. Essendo operatori sanitari avete
l'accesso al corpo che costituisce una sorta di eccezione della regola generale, cioè mentre entrare in
contatto fisico con un corpo è qualcosa che si riserva a relazioni più stette ed intime, le figure
sanitarie hanno il diritto e il dovere di poter toccare il corpo umano perchè questo rientra nel
compito medico. Lo stesso, parlare e chiedere ad un paziente com'è la sua vita sessuale riguarda la
possibilità di accedere ad una sfera più intima e dobbiamo saperlo fare. Possiamo correre due rischi
di segno diametralmente opposto: possiamo creare disagio, fastidio, problemi oppure viceversa
possiamo sedurre, sollecitare, stuzzicare il paziente e trovarci di fronte a problemi della relazione
d'aiuto, cioè l'erotizzazione della relazione stessa: il paziente inizia a farsi delle fantasie, o ad avere
dei desideri, delle attrazioni rispetto all'operatore, di qualsiasi genere esso sia. Il rischio è molto
elevato nei tempi recenti, e diventa anche un rischio professionale. Sicuramente i maschi corrono di
più questo rischio, oppure vi è la possibilità di essere perseguitati con le caratteristiche dello
stalking, accusati di eventuali atteggiamenti, oppure si può qualche volta cadere nella trappola
dell'erotizzazione. Essa dovete vederla non come un desiderio “buono”; l'erotizzazione è spesso
aggressiva, vi può succedere anche nei reparti della clinica da parte del paziente che ad esempio si
avvicina, vuole un bacio, vuole il numero di cellulare. Voi avvertite in questo sia l'aspetto
dell'attrazione ma allo stesso tempo l'aspetto del paziente che in qualche modo vi sta aggredendo e
che sta assumendo un atteggiamento negativo. In quei casi può essere utile, per cercare di
comprendere, farsi la domanda “che cosa ho fatto perchè le cose stiano andando in questa maniera”.
Può essere un vostro atteggiamento inconsapevole, qualche volta il paziente erotizza un vostro
atteggiamento di premura, di vicinanza, di disponibilità che però fa scattare atteggiamenti strani in
lui. Dico questo perchè se per esempio raccogliamo la storia di un pz dobbiamo anche raccogliere la
storia delle sue relazioni intime, delle sue relazioni anche sessuali, con il suo orientamento sessuale.
Dobbiamo essere espliciti e chiari in quanto abbiamo tutto il diritto di chiedere ad esempio se hanno
degli orientamenti particolari, a che età hanno avuto i primi rapporti, ecc.

Su questo tema, dovete tener conto di un'altra dimensione su cui riflettere, che è la sessualità delle
persone che hanno problemi importanti, dall'handicappato al malato di mente. Uso il termine malato
di mente perchè fino a pochi anni fa (circa 15) non potendo esprimere un consenso consapevole, in
teoria non poteva avere rapporti sessuali, secondo la vecchia legge. Nel presente invece, si discute
sui terapisti sessuali. Ad esempio in Germania e in Svizzera sono previste figure terapeutiche che
riguardano la sessualità; immaginate una situazione in cui c'è un ragazzo adolescente con una
qualche forma di ritardo mentale o di autismo, in cui iniziano le prime pulsioni sessuali, diventa un
problema: può assumere atteggiamenti fastidiosi rispetto alle figure familiari, oppure i familiari si
possono accorgere che se si masturba si calma e possono anche interferire (qualcuno può portarli a
prostitute, ecc.). il problema della sessualità delle persone con un handicapp resta un discorso su cui
riflettere, rispetto anche alla qualità di vita di queste persone, rispetto anche al diritto di soddisfare i
loro bisogni (materiali, psicologici, sessuali).

Da questo può discendere un discorso di PSICOEDUCAZIONE, vale a dire sempre quel discorso
per cui avete il compito di trasmettere notizie corrette, sanitarie e di educazione alla sessualità che
può riguardare sia il paziente sia la famiglia: ci può essere la famiglia può tollerare abbastanza
alcuni aspetti “maldestri” della sessualità del ritardato mentale, come ci può essere la famiglia può
sessofobica, in cui l'atteggiamento più sessualmente disinibito produce più fastidio, più malessere,
rispetto magari al comportamento aggressivo. Poter dare delle spiegazioni o semplicemente parlare
di questo problema è sicuramente di aiuto, chiaramente conoscendo il campo della sessualità.
Bisogna anche interrogarsi su quello che è il limite tra il normale e il patologico nel campo della
sessualità. Quanti criteri possiamo prendere in considerazione per definire il confine tra normale e
patologico (questi criteri in realtà possiamo prenderli in considerazione non solo per i disturbi
sessuali, ma per qualsiasi disturbo psichiatrico, quindi magari anche nell'ansia o nei disturbi
dell'umore). Forse è un po' più importante in questo capitolo perchè il concetto di normalità sessuale
è un po' più sfumato e anche molto cangiante.
- Criterio statistico : la maggioranza delle persone si comporta in una certa maniera, quella è la
normalità; le eccezioni a questa regola statistica diventeranno il comportamento patologico,
deviante.
- Criterio affettivo : comportamenti che generano benessere, che sono armoniosi, comportamenti
che non generano conflitto, quindi tutto ciò che “fa bene” possiamo considerarlo normale; ciò che
crea disagio, conflitto, tensione, possiamo considerarlo patologico.
- Criterio operativo : in cui è normale ciò che è produttivo, ciò che rende, ciò che ha un vantaggio;
non è normale ciò che ci crea uno svantaggio.
- Criterio individuale : laddove mettiamo più al centro il rispetto della persona, perciò ciò che è in
sintonia con l'individuo è normale; ciò che non è in sintonia lo consideriamo patologico. Ad
esempio, l'omosessualità ormai da molto tempo non è considerata patologica nella nostra società.
Abbiamo però alcune forme di omosessualità che creano disagio alla persona, sono quindi
EGODISTONICHE: cioè la persona avverte il proprio orientamento non in accordo, non in sintonia
con se stesso. Questo determina la richiesta di aiuto della persona e magari può ricevere un aiuto
efficace.
- Criterio cronologico : tipico per l'età del soggetto. Consideriamo alcune situazioni che sono più
normali in un adolescente e magari meno normali in età adulta: ad esempio la durata di un rapporto
sessuale dal punto di vista maschile si allunga co l'allungarsi della vita, quindi magari
un'eiaculazione precoce nell'adolescente è diversa dall'eiaculazione precoce nell'adulto.
- Criterio omeostatico : riguardante una situazione di equilibrio.
- Criterio etico : etico rispett a dei concetti morali più ampi. Ad esempio nella pedofilia, alcune
società storicamente hanno avuto un atteggiamento diverso, come nell'antica Grecia, in cui la
pedofilia spesso si riscontrava nelle grandi scuole filosofiche (non ricordo se con Platone o
Aristotele), in cui l'iniziazione scolastica era collegata ad un rapporto fra un docente e un fanciullo.
In questo rientravano ovviamente anche i rapporti sessuali. Quindi non c'era quella visione della
pedofilia che c'è oggi. Ancora, invece di spostarci nel tempo, anche geograficamente troviamo delle
differenze: ad esempio le bambine indiane che vengono date in spose a 12 anni e poi magari
ustionate con l'acido se la dote non è sufficiente. Quindi da questo voglio farvi notare che ciò che
non consideriamo pedofilia non lo è magari in altre società. Qualcuno ha anche detto che tra la
Madonna e San Giuseppe ci sarebbe stata in realtà una situazione pedofilica, in quanto lei molto
giovane e lui vecchio.
- Criterio legale : ha anche qui particolare interesse. Un po' sempre nella psichiatria rientra il criterio
legale. La legge 180 dice che il ricovero in TSO deve durare 7 giorni; un provvedimento sanitario
viene definito cronologicamente dalla legge. Quindi anche questo è un criterio un po' particolare e
lo possiamo vedere anche nella tossicodipendenza: droghe legali e droghe illegali; posso
considerare un abuso di sostanze uno spinello e magari qualche birra non è un problema. Quindi
questo criterio stabilisce cosa è normale e cosa è patologico, ancor di più in alcune parafilie
(vedremo cosa sono), in cui è proprio il criterio di legge a stabilire cosa rientra nella normalità e
cosa no. Quindi la legge diventa un criterio clinico-sanitario.
- Criterio sociale : si basa sui valori di quella società o che corrisponde alle aspettative di un certo
ambiente o contesto.

Quando parliamo di sessualità dobbiamo considerare anche alcune definizioni:


• IDENTITA' SESSUALE = è quella biologica, genetica, quella che parte dalla presenza o meno di
un cromosoma Y e che determina la forma del corpo e quindi l'appartenenza
• GENERE SESSUALE = riguarda non solo il substrato biologico, ma anche gli aspetti di quello
che ci aspettiamo da un certo tipo sessuale, o meglio di genere, e che è un po' caratterizzante e si
forma nell'età evolutiva e ci accompagna stabilmente per tutta la vita.
• IDENTITA' DI RUOLO = è quello che ci aspettiamo da un certo ruolo, ad esempio se ci
aspettiamo che una donna faccia la casalinga ed un uomo vada a lavorare (modello arcaico
superato). Stiamo parlando dei ruoli che la società in qualche modo richiede e spinge ad eseguire.
• COMPORTAMENTO SESSUALE = riguarda sia gli aspetti più strettamente erotici e sia gli
aspetti sentimentali. Le due cose possono essere congiunte, possono essere disgiunte. Spesso
pensiamo che l'intimità affettiva deve precedere l'intimità fisica e in genere è così che succede
(prima ci si avvicina, si prova qualcosa l'uno per l'altra e poi magari c'è un contatto fisico). Ci sono
situazioni in cui avviene in contrario, cioè il contatto psicologico è più intimo quindi per certi
aspetti più difficile del contatto fisico. Pensate per esempio a una prostituta: l'atto sessuale non è
qualcosa di intimo, laddove l'aspetto sentimentale affettivo è qualcosa di più riservato. Ci sono
persone che hanno più facilità di spogliarsi nel corpo rispetto a soprirsi nell'animo, nel loro modo di
essere.

Da un punto di vista biologico, partiamo dai geni e arriviamo agli organi sessuali, gli ormoni
rientrano in questo discorso e ci danno i caratteri sessuali secondari, ma in fase intrauterina
determinano anche la caratteristica degli organi sessuali primari (ovviamente testicoli e ovaie).
Vedete come tutti questi livelli [slide, non so quale] sono una sorta di cascata di eventi che comincia
prestissimo. Nell'embrione, fino al 25esimo giorno, maschi e femmine sono uguali. A partire da
questo giorno cominciano a differenziarsi, quindi i tessuti da cui derivano testicoli e ovaie sono
all'inizio uguali nella stessa sede. Poi, per reazione di un gene presente sul cromosoma Y, si
determina la discesa degli organi maschili ; sono tutti originariamente in addome (dove si trova
l'ovaio), cominciano a scendere, ci sono altre modifiche e si arriva circa alle 8 settimane in cui c'è
già la formazione del sesso fenotipico, e qui anche l'ecografista può iniziare a vedere qual è il sesos
del bambino. In questo periodo però si tratta solo di un fatto meccanico. Successivamente per quasi
tutta la gravidanza il cervello è sottoposto agli ormoni, per cui si sviluppa un cervello “maschile” e
uno “femminile”; in apparenza sono uguali però rientra in quegli aspetti legati al genere di cui
abbiamo fatto cenno. Se interrompiamo qualcuna di queste tappe andiamo a creare situazioni di
intersessualità, in cui troviamo alcune forme di ermafroditismi, fino ad arrivare all'ermafroditismo
vero, in cui abbiamo contemporaneamente gli organi maschili e gli organi femminili. Spesso si
corregge chirurgicamente in via precoce. L' ermafroditismo vero è diverso dal transessualismo.

La sessualità è sempre stata molto discussa, ma si studia poco. I primi studiosi della sessualità, della
fisiologia della stessa e dei suoi meccanismi sono una coppia di sessuologi americani degli anni '60,
Masters e Johnson, che descrivono il ciclo dell'atto sessuale: va dalla fase dell'eccitamento, poi
raggiunge un plateau, poi c'è il picco dell'orgasmo e infine la fase di risoluzione accompagnata in
genere dalla fase refrattaria. Lo studiarono introducendo opportunamente cineprese ed altri
strumenti proprio per vedere e sfatare alcuni miti e leggende che c'erano, pensate ad esempio al
famoso punto G. Nella sessualità ci sono tutt'ora una serie di miti. Tra l'altro questo è più un ciclo
femminile che non maschile, infatti il plateau è più femminile. In genere il ciclo maschile sale più
rapidamente e scende più rapidamente. Questo ancora una volta a sottolineare il collegamento con il
contesto socioculturale dell'epoca: stiamo parlando di un'epoca in cui la donna cambia ruolo nella
società, e quindi la sessualità femminile cambia, non è più “peccaminosa”. Prima di questi signori
magari nelle famiglie per bene la donna si faceva il bagno vestita perchè non doveva stare nuda
altrimenti era una poco di buono.

Tutto il sistema nervoso centrale è coinvolto nella sessualità. Dalla parte più alta del cervello, quindi
dalla corteccia su cui arrivano stimoli visivi, olfattivi, ecc., vengono collegati alla storia e
all'identità di una persona e poi scendono attraverso il fascio spinotalamico a livello di D12 – L1.
Più sotto, ci sono i centri che controllo l'erezione e l'eiaculazione [non ho capito il senso logico di
questa parte perchè per 10 secondi di registrazione stava passando un camion fuori e non si sentiva
un cazzo quindi non ho scritto]. Per esempio noi potremmo avere l'interruzione del fascio
spinotalamico (dovuta ad esempio a frattura midollare), quindi avremmo una sessualità non
collegata agli aspetti mentali/cerebrali ma che funziona tranquillamente perchè è coordinata da
centri collocati molto più in basso (anche sacrali, che è l'ultimo tratto).

Vi voglio ricordare le fasi dello sviluppo psicosessuale di Freud e vi ricordo che quando parlava di
sessualità parlava di SESSO, e non di una energia vaga. Il centro del piacere è collegato alla bocca,
alla funzione; nella fase anale il centro del piacere è negli sfinteri, nella fase fallica è genitale [??].
Freud parla del bambino come di un PERVERSO POLIMORFO, cioè dice che la sessualità del
bambino ha un po' tutte le perversioni, può andare in qualsiasi direzione e seguire qualsiasi
orientamento; poi da questa direzione pian piano può maturare soprattutto nella fase di adolescenza,
fino a fare delle scelte e a creare un certo tipo di orientamento. Il bambino secondo Freud ha una
forte sessualità, non è neutrale o asessuato. Freud è un esempio delle varie teorie che collegano lo
sviluppo della sessualità agli stadi più precoci dello sviluppo. In genere, l'attenzione dei vari autori
principali delle teorie, cercano di spiegare l'essere umano nella sua completezza, la personalità e
anche quindi la sessualità; minor importanza viene data alle esperienze sessuali precoci, cioè le
prime volte. Esse invece lasciano spesso una traccia indelebile; secondo Freud ad un certo punto si
parte in una certa direzione e si decide che cosa piace e cosa non piace e le esperienze sessuali
precoci orientano molto in questa direzione. La scoperta dell'orgasmo può determinare quale sarà la
sessualità. Gli aspetti esplorativi e di scoperta della sessualità poi chiaramente spingono in una
direzione piuttosto che in un'altra, ma non in modo deterministico. Nelle esperienze sessuali precoci
ci possiamo includere l'iniziare a scoprire quello che può essere un odore attraente, piuttosto che
qualcos'altro. Magari poi l'elemento olfattivo rientra come elemento importante nella scelta del
partner per tutto il resto della vita. Situazioni traumatiche possono chiaramente influenzare, qualche
volta per inibizione, quasi per difetto; molte volte esperienze di abuso sessuale possono
determinare situazioni di ipersessualità. Cioè quell'erotizzazione vissuta in fase precoce, ecc. può
spingere verso una tendenza a erotizzare facilmente le relazioni successive, dando per esempio
un'importanza all'atto sessuale come strumento di manipolazione dell'altro, come strumento per
portare l'altro ad essere ben disposto nei propri confronti.
L'iniziazione sessuale può avere anche dei “rituali” caratteristici, che possono segnare il passaggio
all'età adulta, età in cui sarebbe lecito avere rapporti sessuali. Questi rituali, favoriti socialmente,
spingono ancora una volta a distinguere, a scindere l'aspetto sentimentale dall'aspetto erotico.
Soffermiamoci un attimo anche sulla MASTURBAZIONE: qualche volta ci viene riportata in
situazioni adolescenziali in cui sorge magari con tendenze compulsive, di spinta eccessiva alla
masturbazione ripetuta, quella che un tempo si chiamava onanismo; la masturbazione è sempre stata
un po' stigmatizzata, in passato era vista come un' ipersessualità sbagliata (c'erano i preti ad
esempio, che dicevano che la masturbazione rendeva ciechi e faceva perdere di vigore).
Attualmente c'è un altro stigma, cioè la masturbazione vista come una forma di infantilità: cioè chi
si masturba è perchè non ha una relazione sessuale soddisfacente. Anche questa è una convenzione
sociale, in quanto la masturbazione fa parte delle possibilità della sessualità, qualcuno la considera
anche come atto di fare l'amore con se stessi.
Visto che stiamo parlando di esperienze sessuali precoci, va fatto un breve accenno alla
OMOSESSUALITA' SITUAZIONALE, ciò quell'omosessualità non per orientamento ma perchè
legate ad un certo contesto, per esempio ambienti (carcere, navi), quindi situazioni in cui la
presenza di un solo sesso può rendere omosessuali. Come anche situazioni omosessuali, atti e
pratiche ci possono essere durante l'adolescenza, più in una visione esplorativa che però non ha a
che fare con l'orientamento definitivo.
Diciamo solo due parole sul TRANSESSUALISMO: spesso confusa con l'omosessualità, con una
problematica che è ancora irrisolta. La definizione del DSM V di disforia di genere è una sorta di
compromesso che è stato trovato, cioè laddove si era sul punto di togliere il transessualismo
dall'elenco dei disturbi mentali, come era stato precedentemente per l'omosessualità, si è trovato un
intoppo. Il transessuale ha bisogno di prestazioni sanitarie , cioè ha bisogno di ormoni, ha bisogno
di interventi chirurgici, quindi se lo togliamo dall'elenco dei disturbi non gli diamo più le cure
mediche o chirurgicamente per cambiare il sesso, per cui il DSM V ha raggiunto questa sorta di
compromesso di chiamarla disforia di genere, in quanto appunto il termine disforia è molto
generico, possiamo tradurlo come “disagio”. Uno dei temi attuali sul dibattito è quando iniziare le
cure, per esempio c'è un orientamento che suggerisce di cominciarle già in età adolescenziale, in
maniera tale da favorire la buona riuscita del trattamento. Chiaramente questo significa che
dobbiamo essere abbastanza certi che non si tratti di situazioni transitorie, tipiche dell'età
adolescenziale. Comunque sia, il transessualismo concerne tutti quegli individui che si identificano
con il sesso opposto al proprio sesso biologico.
Un particolare del COUNSELLING familiare è che tutt'ora veniamo consultati, laddove emerge un
outing omosessuale o transessuale, per vedere se le cose stanno così o se è possibile cambiare. C'è
ancora qualcuno che tenta di fare la psicoterapia per cambiare l'orientamento omosessuale. Di fatto,
l'obiettivo quando veniamo consultati in queste situazioni è quello di aiutare a supportare i genitori
nell'affrontare i problemi, quindi è più il genitore che viene aiutato che non la ragazza/ragazzo che
ha fatto outing, tenendo conto che anche qui il pregiudizio c'è ancora ma è diventato più subdolo. Di
recente ho dovuto dare un trattamento farmacologico ad un padre che si era depresso, sicuramente
già per conto suo, però il contenuto centrale e ossessivo della sua depressione era il fatto di non
poter accettare il figlio omosessuale, tra l'altro descriveva un rapporto anche abbastanza buono con
il figlio omosessuale, ma dentro il padre c'era questo continuare a rimuginare su questa cosa del
figlio omosessuale.

Arriviamo finalmente a quelli che sono i veri e propri disturbi sessuali. Essi vengono divisi in due
grandi capitoli:

1)QUANTITATIVI =

Riguardano la difficoltà in uno dei passaggi che abbiamo visto con Masters e Johnson. Ricordate:
eccitamento, plateau, orgasmo, risoluzione:

• Il DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE è l'assenza di desiderio,e può essere primitiva (che
c'è sempre stata), secondaria (quando interviene ad un certo punto della vita), iatrogena (cioè
indotta da sostanze) che vediamo frequentemente con l'uso dei nostri farmaci, in particolare con
alcuni antidepressivi, che comportano la perdita del desiderio. Quest'ultima può essere sia
dell'attrazione ma anche un po' dei pensieri. È chiaro che faremmo diagnosi di questo disturbo
quando riconosciamo solo questo disturbo e non altri disturbi più ampi e complessi che lo
inglobano, ad esempio se sto depresso ed ho un calo di desiderio, ovviamente la diagnosi è
depressione e mi aspetto che migliorando questa patologia mi ritorni anche il desiderio.
Quindi il desiderio è un fatto più mentale, prima del ciclo descritto da Masters e Johnson, perchè
per loro la prima fase è l'eccitazione maschile, abbastanza frequente.

• Il DISTURBO DELL'ORGASMO FEMMINILE spesso si accompagna al DISTURBO DA


DOLORE SESSUALE, anche detto DISPAREUNIA cioè penetrazione dolorosa, va insieme al
vaginismo cioè una contrazione dei muscoli del pavimento pelvico che circondano la vagina, quindi
il dolore può portare ad anorgasmia. Questo tipo di disturbi, se isolati, spesso riconoscono una sorta
di meccanismo che si avvita su se stesso, cioè c'è un'ansia prestazionale (mi sento valido o no,
arrivo o non arrivo) e questo innesca un circolo vizioso, un' auto-osservazione che inibisce
l'erezione o inibisce l'orgasmo, anche perchè chiaramente se un sta a preoccuparsi di come sta
funzionando, tutto questo succederà per davvero. Quindi questi disturbi il più delle volte si
avvalgono di banali tecniche di rilassamento o di esercizi di tipo sessuologico, per esempio uno dei
principi del trattamento sessuologico comportamentale è cercare di avere una serie di contatti di
sesso “inesigente”, cioè sesso non finalizzato alla penetrazione o all'orgasmo ma che sia più
esplorativo, più alla scoperta del proprio piacere e del piacere del partner. Questo “distrae la
distrazione”, cioè sto lì concentrato a vedere se mi si drizza o no, allora vietare in qualche modo di
stare lì perchè non è finalizzato alla penetrazione, distrae questa parte che inibisce e blocca.
Per quanto riguarda il disturbo da dolore sessuale, molte volte vediamo matrimoni anche di molti
anni in cui non si è arrivati alla penetrazione, in diverse circostanze delle coppie mi hanno
consultato perchè stavano per sottoporsi a fecondazione artificiale perchè non erano riusciti ad
avere rapporti sessuali con penetrazione. Per poter comprendere questa situazione dobbiamo vedere
come una sorta di fobia della penetrazione; le donne con questo tipo di disturbo hanno l'impressione
che la penetrazione sia qualcosa di lacerante, e sono consapevoli di quanto sia irrazionale questa
paura. Molte volte nel trattamento di questi disturbi i migliori risultati gli abbiamo se abbiamo la
coppia, perchè le due cose vanno sempre un po' di pari passo: l'eiaculazione precoce,
frequentissima, innesca non solo un circolo vizioso all'interno dell'individuo, ma anche all'interno
della coppia. Per esempio una reazione emotiva forte della partner che può vedere una sua
incapacità in quello che succede, come può vederla anche nel disturbo dell'erezione (cioè non sei tu
il problema, sono io che non ti piaccio abbastanza); quindi un'insicurezza dei due partner può
rinforzarsi allora dietro un matrimonio “bianco” per anni, sicuramente ci sarà il dolore sessuale da
parte della donna, ma probabilmente anche il maschio ha delle sue difficoltà, che se prima erano
piccole, poi sono diventate più grandi col passare del tempo. Infatti molte di queste coppie hanno
una loro sessualità che prescinde dalla penetrazione, si crea un certo tipo di equilibrio e la
penetrazione è temuta da un lato dalla donna e dall'altro dall'uomo, forse è temuta dall'inizio o forse
comparsa più tardi. Se abbiamo un disturbo di questo genere, dobbiamo sempre escludere le cause
mediche e farmacologiche.

•NINFOMANIA : ci interessa di più l'aspetto di “sexual addiction”, cioè di dipendenza dal sesso,
perciò non sull'aspetto quantitativo ma di come quel tipo di situazione viene ricercato come una
droga: pensieri costanti, necessità, ecc. con problematiche che possono provocare anche danni
secondari al disturbo stesso ( ho rapporti sessuali molto frequenti e non protessi, mi becco la
sifilide). Il termine inglese “addiction”, rispetto all'italiano “dipendenza”, ci chiarisce ancora di più
come uno è legato a questa cosa, però ci dà anche l' “ad”, ovvero “la spinta verso”, l'impulso a fare
una certa cosa.
Qualche volta atteggiamenti ipersessuali possiamo averli in altre situazioni, come nel ritardo
mentale, nella fase maniacale o nel parkinson (malattia neurologia collegata al deficit di dopamina),
in cui possono comparire comportamenti di ipersessualità e quindi magari vediamo il vecchietto che
comincia a provarci con tutti ed avere atteggiamenti più o meno disinibiti.
Qualche volta però, dietro questa dipendenza dal sesso, c'è una difficoltà di intimità: il partner perde
di importanza e il sesso diventa una necessità di rassicurarsi della propria bellezza
femminile/maschile e quindi una ricerca di qualcosa che mi tenga alto l'umore, che mi gratifichi.
Molte volte questi aspetti di dipendenza migrano, cioè posso avere per un periodo una dipendenza
da sesso, poi può diventare dipendenza da alcool oppure da gioco e così via.

2) QUALITATIVI, detti anche PARAFILIE =

Un tempo queste venivano chiamate PERVERSIONI, cioè l'orientamento è perverso, deviato,


rispetto alla normalità; per questo non viene più utilizzato questo termine per riconoscerle, per
togliere questo aspetto di designazione negativa. La parola parafilia dice sostanzialmente la stessa
cosa ma in maniera più neutrale. In tutti questi disturbi, c'è una definizione generale secondo il
DSM: ricorrenti o intensi impulsi, fantasie o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività,
situazioni che causano disagio clinicamente significativo o disfunzione. Ritroviamo un primo
aspetto COGNITIVO/MENTALE, cioè più che sull'atto, la perversione c'è sul pensiero, sulla
fantasia, sul desiderio, sull'impulso, sulla spinta. Vediamo un aspetto innanzitutto quantitativo: tutte
queste situazioni possono rientrare “nella normalità” se rientrano in una sessualità più ricca, più
articolata, e anche più in sintonia con il proprio partner. Ad esempio:

• se l'uomo è un VOYEUR e la donna è una ESIBIZIONISTA, in qualche modo la situazione si può


considerare normale. Ogni donna che si aggiusta è un pizzico esibizionista. Qual è la caratteristica
di questa condizione? Che questo è l'unico oggetto del desiderio: cioè l'esibizionista, come l'omino
con l'impermeabile che all'improvviso si scopre eccetera, non vede quello come un preliminare
dell'atto sessuale, non desidera che la donna ci stia, no. Il desiderio è tutto lì, è circoscritto, è una
fantasia continua, magari tenta di resistere e poi non ce la fa.

•FROTTEURISMO: è la cosiddetta “mano morta”, la persona a cui toccare fa piacere. Nel


frotteurista l'oggetto è quello, desidera toccare e avvertire quella sensazione di freezing, di blocco,
da parte della persona che viene molestata.

•FETICISMO : attrazione per l'oggetto inanimato. Si può avere per esempio verso i tacchi a spillo.
Il feticismo lo facciamo rientrare anche nella normalità, cioè se mi piace un certo tipo di indumento,
oggetto, e così via (il feticcio è un oggetto inanimato).

•SADO-MASOCHISMO: dolore e piacere che si intrecciano. Il dolore procurato è del sadico, il


dolore sofferto è del masochista (non si parla solo di dolore fisico, ma anche di umiliazione). Anche
qui ci può essere una complementarietà, cioè persone con questo tipo di parafilie possono cercarsi e
trovarsi in qualche contesto. Il discorso dell'intreccio tra piacere e dolore bisogna vederlo da una
parte nella sua estremizzazione, però c'è anche un continuum graduale molto lento perchè ad
esempio la fantasia sessuale femminile tra le più frequenti è proprio quella di essere posseduta con
la forza. Anche quelle maschili sono spesso di tipo sadomaso ma non c'è quell'aspetto di necessità o
pervasività che diamo alla parafilia intesa come disturbo. Tra l'altro, sono ristrette al campo
sessuale, non è l'atteggiamento di crudeltà in tutti i campi, è circoscritto alla sfera sessuale.

•TRAVESTITISMO: ve lo sottolineo perchè è diverso dal transessualismo; il piacere è nel vestirsi, è


una sorta di feticismo, solo che il feticcio non lo indossa il partner ma lo indossa la persona stessa.

•PEDOFILIA

•NECROFILIA: è abbastanza rara. Per leggere un po' il discorso dell'oggetto parziale, secondo la
lettura psicoanalitica era anche una difficoltà di avere una persona intera di fronte, per cui l'oggetto
inanimato del feticista (es. masturbarsi su indumenti intimi dell'altro sesso) fa trasparire questa
difficoltà. Questo accade anche nella necrofilia; essa fa parte delle parafilie proprio perchè l'altro è
un soggetto inanimato, completamente passivo, non può in qualche modo reagire. Qualcosa che
qualcuno intravede anche nella pedofilia: il piccolo è passivo e fragile nelle mani di una persona che
da qualche parte si sente a sua volta debole.

Chiaramente qui inizia a trasparire il principio legale, perchè tutte queste cose se vengono fatte con
un adulto consenziente non sono considerate problematiche; se viceversa l'altro non è consenziente,
questo configura un problema.
Quindi nelle parafilie ci sono degli aspetti in cui la parte più importante è la presenza di ricorrenti e
intensi impulsi per qualcosa che è parziale, è un oggetto, non è tutto, non è l'altra persona. Il
problema di queste situazioni è che raramente giungono ad una richiesta di trattamento. Qualche
volta viene portato dai parenti per problemi che si sono collegati, magari all'interno della coppia
quando si scopre che il partner ha una sua perversione. Molte volte se ne occupa più la giustizia che
non gli psichiatri o gli psicologi.

•VIOLENZA SESSUALE
Quando noi veniamo a conoscenza di una situazione che si configura come reato, soprattutto su un
minore, siamo tenuti a fare segnalazione. Ci dobbiamo occupare di questi aspetti un po' in tutti i
passaggi: nell'aiutare a far emergere, nel proteggere la vittima, nell'evitare le conseguenze a lungo
termine di quello che è successo, e ancora di più occuparci di chi commette la violenza. La tendenza
alla recidiva è un problema molto importante, infatti dietro una violenza sessuale probabilmente ce
ne sono altre, fatte o subite dal soggetto, infatti qualche volta il violentatore è stato a sua volta
oggetto di violenza.

AIUTARE AD EMERGERE = significa in primo luogo superare una cultura arcaica che tuttora c'è
secondo cui i panni sporchi si lavano in famiglia. Per cui la donna picchiata va al pronto soccorso
con l'occhio nero, dice di aver sbattuto allo spigolo, un operatore del pronto soccorso sa che non è
così però magari questa donna c'ha anche la propria mamma che le dice di perdonarlo perchè è suo
marito. Quindi si sviluppa una situazione omertosa. Se non aiutiamo a raccontare queste vicende,
questi traumi, queste violenze subite, diventiamo responsabili al ripetersi. Ad esempio, nel caso
della violenza sulle donne, dopo la prima volta diventa tutto più facile; è una soglia che una volta
superata non si riesce a tornare indietro. Quindi non illudiamoci che laddove sia successo una volta
non succederà più. Dobbiamo aiutarlo a venir fuori tenendo conto anche dei rischi a vittimizzare,
cioè chi subisce una violenza da qualche parte ha i suoi sensi di colpa e di vergogna, attribuisce
anche a se un po' la responsabilità in senso stretto, quindi di aver sbagliato in questo o in quello, o
in senso generico, quindi è anche colpa della vittima se queste cose succedono. Addirittura è già un
tentativo di difesa della vittima da un qualche evento traumatico, cioè già il fatto di dire “è colpa
mia”, mi sento come se già posso fare qualche cosa rispetto ad una situazione di impotenza in cui io
mi sento annullato e non posso farci nulla.

Quando parlavo di sado-masochismo, vi dicevo che il dolore fisico, ma c'è anche la sopraffazione e
l'umiliazione. Quindi quando parliamo di violenza dobbiamo anche parlare di situazioni in cui non
c'è l'atto violento ma c'è l'umiliazione, la sopraffazione, l'isolamento della vittima; il maltrattatore
come prima cosa cerca di isolare la vittima, per cui il fatto di farla parlare vuol dire anche
interrompere l'isolamento.

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