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Gior^[no Orsini

(1525 - 1564)

Relatione alla Repubblica di Venetia


intorno al
al modo di stabilire
una buona militia in tempo di pace
22 novembre 1563

Jacopo da Pontormo (1494-1557), L'Alabardiere, 1528-30


J. P. Getty Museum, Los Angeles

In Archivio storico italiano, parte I, Appendice 21-22, VI, 1848, pp. 197-220
Giordano Orsini di Monterotondo
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Giordano Orsini (1525 – 1564) è stato un condottiero italiano, appartenente al ramo della famiglia Orsini di Monterotondo..
Figlio di Valerio Orsini, (1504 - 1550), Duca di Ascoli, conte di Nola, signore di Monterotondo e di Forino, e a sua volta anch'egli
condottiero e uomo d'armi. Nel 1547 entrò al servizio di Cosimo I de' Medici, duca di Firenze, che lo nomina Governatore di Pisa
e della flotta medicea. Nell'estate dello stesso anno Cosimo gli affida l'incarico di reclutare circa mille fanti da inviare come truppa
di rinforzo a sostegno del Vicerè di Napoli Pedro di Toledo, il quale, nel tentativo di introdurre l'Inquisizione spagnola a Napoli,
aveva suscitato una sommossa capeggiata dalla nobiltà terriera, costringendo l'imperatore Carlo V a inviare rinforzi per sedare la
rivolta. Nel 1548 gli viene assegnato il delicato incarico di ambasciatore a Torino al cospetto del sovrano francese Enrico II.
Nell'aprile del 1550 Giordano Orsini ha l'occasione di mostrare tutto il suo valore al seguito della flotta navale dell'imperatore
Carlo V, salpata alla volta dell'Africa settentrionale, per porre d'assedio la roccaforte del temibile corsaro ottomano Dragut.
Imbarcatosi a Livorno al comando di una galea, l'Orsini si unisce alla flotta imperiale guidata da Andrea Doria. Tuttavia il
rapporto con i suoi alleati spagnoli non fu dei migliori, trovandosi spesso in forti contrasti con Garcia di Toledo, cognato di
Cosimo de' Medici e figlio di Pedro di Toledo, nonché comandante della fanteria da sbarco della flotta imperiale. Nel maggio
1550 la flotta si spostò a Civitavecchia per collegarsi con il contingente del Vicerè di Sicilia Don Juan de Vega. Dopo un ulteriore
scalo a Napoli, nel quale l'Orsini ebbe un forte diverbio con Garcia di Toledo, la flotta salpò alla volta della roccaforte dei corsari
ottomani Monastir in Tunisia. Durante l'assedio della rocca, l'Orsini ebbe il compito di guidare le operazioni di sbarco dei pezzi
d'artiglieria. Conquistata la città tunisina, la flotta guidata dal Doria salpò alla volta di Mahdia, principale roccaforte del corsaro
Dragut, il quale aveva lasciato a difesa della città suo nipote Hisar Rais. Raggiunta Mahdia nel mese di luglio, l'Orsini ebbe
l'incarico di assaltare la fortezza della città, in collaborazione il condottiero italiano Astorre Baglioni. Entrando nuovamente in
contrasto con gli spagnoli, l'Orsini e il Baglioni abbandonarono il campo e vennero presi d'assalto, insieme ad altri mercenari
romani e fiorentini da alcuni guerrieri berberi. Scampato dall'agguato grazie al soccorso prestato dal Baglioni, tuttavia il
condottiero italiano venne ferito gravemente ad un braccio da un colpo di lancia dopo essere stato disarcionato da cavallo. Dopo
una breve convalescenza, in agosto, fu a capo di una spedizione a Napoli, con la quale reclutare 1.000 fanti e caricare 20 cannoni
per l'assedio di Monastir, ma anche in questo frangente deve scontrarsi con l'animosità degli spagnoli. Fatto ritorno in Tunisia,
concorre alla vittoria contro la roccaforte ottomana, che tuttavia non lo salvano dall'astio e dall'odio degli spagnoli. Mentre è di
ritorno in Italia, viene avvertito da un ambasciatore fiorentino, che Francesco d'Este ha messo su di lui una taglia per la presunta
uccisione di un suo parente, Orazio Brancadori di Fermo. Deciso a sfuggire alla cattura, l'Orsini evita di fare scalo a Napoli e
fugge nascondendosi su una piccola imbarcazione mercantile che lo porterà fino a Livorno. Da qui, in dicembre, si trasferisce
prima a Roma e poi in Francia, dove vivrà sempre in clandestinità. Ripudiato e licenziato da Cosimo I de' Medici, l'Orsini,
disgustato per il trattamento subito, decise di passare nel 1551 al servizio della corona di Francia, per la quale partecipò in Emilia
in soccorso di Ottavio Farnese, alleatosi con Enrico II per contrastare il tentativo delle armate di Carlo V di conquistare il Ducato
di Parma e Piacenza. Partecipò all'assedio della Mirandola, che avrebbe portato alla disfatta delle truppe di Carlo V. Sempre al
servizio del re di Francia ebbe l'occasione di vendicarsi dei torti subiti dagli spagnoli e dai loro alleati seguendo il condottiero
Piero Strozzi, nemico acerrimo di Cosimo I de' Medici, nella sua campagna in difesa di Siena, minacciata dal duca di Firenze.
Giunto nella città toscana alla guida di 4.500 fanti, alla notizia dell'arrivo del nemico dalla Val di Chiana si portò con 500 dei suoi
uomini in difesa di Pienza, che però decise di abbandonare per le carenze difensive della cittadina e si spostò a Montalcino con
circa 1.500 soldati mercenari, con l'ordine tassativo di respingere l'attacco degli imperiali e dei loro alleati fiorentini. In marzo si
asserraglia nella città, posta d'assedio da don Garcia di Toledo e dal condottiero mercenario Alessandro Vitelli con circa 12.000
uomini. Mentre l'Orsini dall'interno fece rafforzare le mura cittadine, gli assedianti costituirono un anello di ben nove
fortificazioni intorno alla città, tuttavia ciò non isolò mai completamente gli assediati che continuarono a ricevere armi e
vettovaglie dalla vicina Murlo. Il giorno di Pasqua del 1552, un terribile cannoneggiamento colpisce le mura di Montalcino, e
l'Orsini, durante un consiglio di guerra, viene ferito ad un braccio. Nonostante i pesanti cannoneggiamenti contro le mura e i
continui tentativi di infiltrazione e di corruzione, a metà giugno, l'esercito degli assedianti lascia il campo dopo un assedio di circa
ottanta giorni. Grazie alla sua impresa nel respingere l'assedio degli imperiali e dei loro alleati, nel 1553 l'Orsini riceve l'incarico
di seguire Piero Strozzi nella sua campagna di conquista della Corsica, voluta da Enrico II di Francia, con lo scopo di toglierla ai
possedimenti della Repubblica di Genova di Andrea Doria. L'Orsini ha il compito di conquistare la cittadella di San Fiorenzo,
costruita dai genovesi come base per la soppressione dei moti indipendentisti sull'isola. Grazie anche all'aiuto di una flotta di
corsari turchi, l'Orsini conquista la cittadella e ne fa il suo caposaldo per le operazioni di assalto contro le flotte genovesi. Tuttavia
viene ben presto indotto ad abbandonare San Fiorenzo dopo un cruento assedio per terra e per mare portato da Andrea Doria e da
Agostino Spinola, durato oltre tre mesi, e il 17 febbraio 1544 è costretto alla resa. Secondo gli accordi di quest'ultima tutti i
francesi e i mercenari italiani possono tornare in patria, tranne l'Orsini e un comandante francese, che resteranno ostaggi di Andrea
Doria, per un certo periodo di tempo, per essere poi rilasciati con il giuramento di non combattere gli imperiali e i fiorentini per
almeno otto mesi. Nel 1555 l'Orsini fa ritorno nuovamente in Corsica per ordine del re francese che lo volle a capo delle
operazioni al posto di Piero Strozzi tornato in Francia. Al comando di circa 4.000 fanti italiani e francesi e 3.000 corsi, l'Orsini
riconquista San Fiorenzo e cerca di conquistare Calvi. Ma, nonostante l'aiuto dei cannoni delle navi francesi e di quelle
dell'ammiraglio ottomano Piyale Pasha, alleatosi con la Francia per combattere i genovesi, gli attacchi per la conquista della città
vengono vanificati dagli sforzi difensivi di Gianandrea Doria. Nel 1556 venne chiamato a Roma per ordine del papa con l'ordine
di sorvegliare San Lorenzo e la porta Tiburtina con 6 compagnie di fanti italiani. Questo compito ebbe però breve durata e già
nello stesso anno torna in Corsica per lanciare una nuova offensiva che costringe i genovesi ad arroccarsi a Bastia e Calvi.
Tuttavia viene richiamato in Francia a seguito di una tregua stipulata tra Enrico II e il successore di Carlo V, Filippo II di Spagna.
Tuttavia la tregua non durerà a lungo e nel 1557 l'Orsini torna in Corsica con la carica di luogetenente e viceré dell'isola. Nel
settembre dello stesso anno, dopo una dura campagna contro le fortezze genovesi sull'isola, annuncia pubblicamente a Vescovado
che la Corsica appartiene al regno di Francia. Nel 1559 a seguito della pace di Cateau-Cambrésis, in base ai quali la Corsica
doveva essere restituita alla Repubblica di Genova, l'Orsini consegna l'isola ai commissari genovesi e fa rotta in Provenza con al
seguito molti soldati mercenari italiani e corsi. In Francia verrà accolto molto benevolmente, ricevendo diversi privilegi e
l'investitura dell'Ordine di San Michele. Nel marzo del 1560, dopo un breve periodo trascorso presso la corte del re, stanco e
disgustato del trattamento riservato agli italiani a corte, lascia la Francia e fa ritorno in Italia, dove viene assoldato dalla
Repubblica di Venezia. Nel dicembre del 1562 viene nominato dal Consiglio dei Dieci veneziano Capitano generale di fanteria, al
comando di 10 caposquadra con una ricompensa di 4.000 ducati l'anno. Nel febbraio 1564 diventa governatore di Brescia, dove
morirà nel settembre dello stesso anno, per un incidente che lo vede scaraventato fuori dalla sua carrozza in corsa, dopo aver perso
il controllo dei cavalli.

Onorificenze Cavaliere dell'Ordine di San Michele

Collegamenti esterni Sito Condottieri di ventura

ORSINI di Monterotondo, Giordano (Roma 1525 - Brescia 1564)


Al servizio di Cosimo I dei Medici dal 1548, nel 1550 condusse le tre galere fiorentine nella spedizione di Andrea Doria contro
Dragut, e vi rimase ferito. Accusato dell'omicidio di un parente e passato nel 1551 al servizio di Enrico II di Francia, difese
efficacemente Montalcino contro Garzia de Toledo. Prese poi parte alla spedizione francese in Corsica, di cui divenne
comandante dopo il maresciallo di Thermes, ma non riuscì a difendere San Fiorenzo contro Andrea Doria e dopo la pace di
Cateau Cambrésis riconsegnò l'isola ai Genovesi. Passato al servizio veneziano, fu nominato capitano generale della fanteria
(1562) e morì a Brescia per un incidente stradale. Padre Umberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la marina pontificia dal
1500 al 1569, Successori Le Monnier, 1894, II, p. 181-82.

Relatione alla repubblica di Venetia intorno al modo di stabilire una buona militia in tempo di pace 22 novembre 1563 [codice
della Riccardiana Cl. xxiv, 64. Pubblicato in Archivio storico italiano, parte I, Appendice 21-22, VI, 1848, pp. 197-220.
Ayala, p. 46].

Modo di ben formare uno squadrone [Biblioteca Ambrosiana. Ayala, p. 46].

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