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Lezione 12 ottobre

Nel nostro ordinamento abbiamo una configurazione elementare: le regole base del diritto internazionale
tenzono a tutelare l’integrità territoriale, come un qualcosa che preserva l’avvenimento di fenomeni violenti.
Quando su uno stato non c’è un governo fissato, c’è interesse di altri stati di portare la pace, occupando il
territorio: l’idea della protezione dell’integrità territoriale è fondamentale.
Il processo di autodeterminazione ha un esito che è quello della formazione di stati, laddove non esista:
territorio con popolazione soggiogata da un domino territoriale estero. Abbiamo glie lenti di base però per
formare lo stato: potenza territoriale per creare il popolo. Manca l’indipendenza esterna: di governanti e darsi
un governo espressione della popolazione.
Ma abbiamo già elemento base: territorio; era un principio legato al territorio.
Una tecnica del movimento coloniale per diminuire l’unità del popolo al territorio era di frammentario:
impedire alle varie entità politiche di unirsi coalizzarsi. Nel caso del capo la GB ha tenuto il controllo in
alcune piccole porzioni dell’arcipelago. GB ha frammentato l’unità territoriale.

Per questo al costate considera che i governi: gli Stati hanno costantemente sottolineato che il rispetto
dell'integrità territoriale di un territorio non autonomo è un elemento chiave dell'esercizio del diritto
all'autodeterminazione ai sensi del diritto internazionale.
La Corte ritiene che i popoli dei territori non autonomi abbiano il diritto di esercitare il loro diritto
all'autodeterminazione in relazione al loro territorio nel suo insieme, la cui integrità deve essere rispettata
dalla Potenza amministratrice..
— come risultato del distacco della Chagos illecito: la Corte conclude che, a seguito del distacco illegale
dell'arcipelago delle Chagos e della sua incorporazione in una nuova colonia, nota come BIOT, il processo di
decolonizzazione di Mauritius non è stato legittimamente completato quando Mauritius ha aderito
all'indipendenza nel 1968.

Questo era un esempio di caso, peculiare, in cui il conto di autodeterminazione nella sua dimensione esterna
ha trovato applicazione.

Un’altro caso: peculiarità di uscire dal caso della decolonizzazione.


Caso della Palestina: in Palestina abbiamo un territorio, un’entità geografica identificabile, è la sommatoria
di quelle due aree che si sono unite nel tempo: zona ad occidente del Giordano e la striscia di Gaza.
Questa situazione non è tecnicamente assimilabile alle colonie: bensì all’evento del 1966 Israele occupano
territori che fino a quel momento erano solo controllo giordano e egiziano. Nell’armistizio del 1949 si erano
determinate queste due entità: lo stato WEST BENC e Gaza.
Nel 1967 Israele occupa in sei giorni questi territori, che da allora sono considerati territori occupati. Israele
non ha acquisito una sovranità, resta il diritto della popolazione locale di quei territori di autodeterminarsi: Il
principio di autodeterminazione nella dimensione esterna prevede che dove ci sia una popolazione che
subisca un giogo esterno, abbia la possibilità di autodeterminarsi e costituirsi stato. Il giogo esterno non è
solo il giogo coloniale degli anni 50 e 60 ma anche quello che viene dal di
fuori ogni volta che c’è uno stato che impone la propria forma di governo,
qui restai dato della presenza militare imposta dallo stato. Min 11

Mappa che ritrae solo una parte dei territori occupati: ritrae il tracciato del
muro di separazione.

Nel 2003 Israele inizia a costruire ali confini tra il proprio territorio e la
west Bech un muro il cui scopo è impedire i movimenti tra un territorio e
l’altro: controllo dalle forze armate israeliane, si può passare solo
attraverso certi valichi. Questo perché negli anni precedenti in una delle
fasi di crisi, erano cominciati alcuni attentati di kamikaze fin luoghi
pubblici. Per mettere un freno a questi fenomeni: erano estremisti
palestinesi che mettevano scompiglio. Ha l’idea di separazione del muro
di separazione che permette di limitare gli accessi tra Israele e Palestina.
Può uno stato costruire un muro al confine con un altro stato? Quali sono le conseguenze legali?
— non solo lo stato Israele ha fatto questo
— il diritto interazione non lo vieta: ogni stato regola l’ingresso del stranieri nel suo meritorio come meglio
crede; ovviamente costruire il muro non è esattamente il più gentile degli atteggiamenti. La libertà di
movimento viene garantita a tutti nel rispetto delle regole e del rispetto dei precetti dello stato.
Problema: lo costruisce per ragioni di sicurezza. La linea verde è il confine che venne tracciato sule mappe
del 1949, con l’armistizio delle convenzioni di Ginevra che pose fine alla guerra: è ancora i confine che tira
viene osservato.
Problema: la linea rossa definisce il muro: si sovrappone al consiglio stabilito, e man mano che si scende la
linea rossa si discosta dal tracciato della linea verde e rientra nel territorio occupato, e lo fa in corrispondenza
dei punti neri: insediamenti israeliani, piccole cittadine che nel corso degli anni Israele ha trasferito e
installato. Lo scopo di questo è un motivo di sicurezza: paura. Timore che i palestinesi rifacciano attentati.

Uno dei divieti posti dalle convenzioni di Ginevra, è il divieto per la potenza occupane di traferire al propria
popolazione ai terreni occupati: non può alterare la popolazione demografica dei territori occupati. Perché?
Perché, se altero al presenza su terreno, che no è mio, è chiaro che questi vorranno annessi e si
considereranno parte id me. Cambiare la popolazione demografica significherebbe cambiare la opinione
popolare a suo favore.
Israele nel corso degli anni continua a fare queste “colonie”.

|| Parere 9 luglio 2004 su «Conseguenze giuridiche della costruzione di un muro nel territorio occupato
palestinese. La Corte determinerà le norme e principi di diritto internazionale rilevanti per valutare la
legittimità dei provvedimenti adottati da Israele. Tali regole e principi possono essere trovati nella Carta
delle Nazioni Unite e in alcuni altri trattati, nel diritto internazionale consuetudinario e nelle risoluzioni
pertinenti adottate ai sensi della Carta dall'Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza.
Per quanto riguarda il principio del diritto dei popoli all'autodeterminazione, la Corte osserva che l'esistenza
di un "popolo palestinese" non è più in discussione. Quella costruzione, insieme alle misure adottate in
precedenza, impedisce quindi gravemente l'esercizio da parte del popolo palestinese del suo diritto
all'autodeterminazione, ed è quindi una violazione dell'obbligo di Israele di rispettare tale diritto.

Questo principio può trovare applicazioni anche in situazioni dove abbiamo uno stato ma all'interno dello
stato c’è una parte della popolazione che è esclusa dal governo?
— dimensione interna

|| Dichiarazione sui principi della relazioni di diritto internazionale e della cooperazione tra stati ai sensi della
carta delle nazioni unite
L'Assemblea Generale: approva la Dichiarazione sui principi di diritto internazionale concernenti le relazioni
amichevoli e la cooperazione tra gli Stati in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, il cui testo è
allegato alla presente risoluzione:
I. Il
principio secondo cui gli Stati devono riqualificarsi in le loro relazioni internazionali dalla minaccia o
dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, o in qualsiasi
altro modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite;
II. Il
principio secondo cui gli Stati devono risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici in
modo tale da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali;
III. Il
dovere di non intervenire in questioni di competenza interna di alcuno Stato, in conformità con la Carta;
IV. Il
dovere degli Stati di cooperare tra loro in conformità con la Carta;
V. Il
principio dell'uguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli, ID Il principio dell'uguaglianza
sovrana degli Stati;
VI. Il
principio secondo cui gli Stati devono adempiere in buona fede agli obblighi da essi assunti in
conformità con la Carta, in modo da garantire la loro più efficace applicazione all'interno della comunità
internazionale, promuoverebbe la realizzazione degli scopi delle Nazioni Unite

— situazione di guerra fredda: attrito tra i due blocchi politici


— mondo dominato da un incubo: guerra nucleare
— disgelo: inizi anni 70, in cui i due blocchi cominciano a parlarsi a livello politico diplomatico e a livello di
accettazione dei principi basi di convivenza.
Questa dichiarazione portò a stilare un elenco di principi di base sulla convivenza pacifica tra gli stati:
dichiarazione sulla cooperazione amichevole.

Però c’è qualcosa di più esplicito:


1. Il territorio di una colonia o di un altro territorio non autonomo ha, in base alla Carta, uno statuto separato
e distinto dal territorio dello Stato che lo amministra; e tale status separato e distinto ai sensi della Carta
sussisterà fino a quando le persone della colonia o del territorio non autonomo non avranno esercitato il loro
diritto all'autodeterminazione in conformità con la Carta, e in particolare i suoi scopi e principi.
2. Ciascuno Stato si asterrà da ogni azione diretta alla perturbazione parziale o totale dell'unità nazionale e
dell'integrità territoriale di qualsiasi altro Stato o Paese

Siamo ancor anela prospettiva esterna o siamo una interna?


Si siamo una prospettiva interna. Il principio di autodeterminazione non può pregiudicare la sovranità degli
stati internazionali, allo stesso tempo bisogna tutelare la dimensione territoriale dello stato.
— abbina uno stato formato con un governo ma non si comporta in relazione dell’esercizio del principio di
autodeterminazione: non permette di concedere, che esclude a parte della popolazione del governo dello
stato. Non è più considerato nella sua libertà territoriale. Conseguenza la popolazione discriminata può
pretendere di autodeterminarsi, per un fenomeno che tenta l’unità territoriale dello stato.

Punto complesso: pensare alla situazione in cui un parte della popolazione di uno stato è esclusa dalla forma
di governo non per ragioni di discriminazione nazionale, ma per altre: etnica religiosa nazionale politica.

|| Commissione Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli (New York, 16 dicembre 1980)
Articolo 20.1: “ogni popolo ha diritto all'esistenza. Ogni popolo ha un diritto imprescrittibile e inalienabile
all'autodeterminazione. Esso determina liberamente il proprio statuto e assicura il proprio sviluppo
economico e sociale secondo la via che esso ha liberamente scelto.”
Articolo 20.2: “I popoli colonizzati o oppressi hanno il diritto di liberarsi dalla loro condizione di
dominazione ricorrendo a tutti i mezzi riconosciuti dalla comunità internazionale.”
Articolo 20.3: “Tutti i popoli hanno diritto all'assistenza degli Stati Parti alla presente Carta, nella loro lotta
di liberazione contro la dominazione politica, economica o culturale straniera.”

Articolo 13. 1:Tutti i cittadini hanno il diritto di partecipare liberamente alla direzione degli affari pubblici
del loro paese, sia direttamente, sia liberamente liberamente diritto sulla base di norme dalla legge.
Articolo 13. 2: Tutti i cittadini hanno parimenti il diritto di accesso alle funzioni pubbliche nel loro paese.
Articolo 13.3: Ogni persona ha il diritto di usare beni e servizi pubblici nella stretta eguaglianza di tutti di
fronte alla legge.

Ciascuno di questi strumenti ha dei cosiddetti meccanismi di controllo: istituzioni, corti o commissori, che
hanno o dopo di raccogliere petizioni di incidi he si ritengono vittime di violazione.
— movimento di liberazione locale che secondo i ricorrenti a titolo aggiunge l’indipendenza del Qatar e
chiede l’indipendenza sulla base dell’articolo 20.
Ha una credibilità queso tipo di rivendicazione oppure no?

Istanza secessionista: istanza contesa invocando il diritto di autodeterminazione dei popoli. Così si da al
popolo il diritto di avere la possibilità di autodeterminarsi.

|| Corte suprema Canada, 20 agosto 1998: secessione del Quebec


— il diritto internazionale concede o riconosce al Quebec il diritto di recedere dal Canada, sul principio di
autodeterminazione dei popoli?

Le fonti riconosciute del diritto internazionale stabiliscono che il diritto all'autodeterminazione di un popolo
si realizza normalmente attraverso l'autodeterminazione interna – un perseguimento del popolo del proprio
sviluppo politico, economico, sociale e culturale nel quadro di uno Stato esistente.
Un diritto all'autodeterminazione esterna (che in questo caso si concretizza potenzialmente nell'affermazione
di un diritto alla secessione unilaterale) sorge solo nei casi più estremi e, anche allora, in circostanze
accuratamente definite.
Il principio di diritto internazionale della l'autodeterminazione si è evoluta in un quadro di rispetto
dell'integrità territoriale degli Stati esistenti.
Uno Stato il cui governo rappresenta l'insieme delle persone o dei popoli residenti nel suo territorio, su una
base di uguaglianza e senza discriminazioni, e rispetta i principi di autodeterminazione nei propri
ordinamenti interni, ha diritto alla tutela, secondo il diritto internazionale, della propria integrità territoriale è
uno Stato sovrano e indipendente che si comporta nel rispetto del principio dell'uguaglianza dei diritti e
dell'autodeterminazione dei popoli e quindi dotato di un governo che rappresenta indistintamente l'intero
popolo appartenente al territorio.

In sintesi, il diritto internazionale all'autodeterminazione genera, nella migliore delle ipotesi, un diritto
all'autodeterminazione esterna solo in situazioni di ex colonie; dove un popolo è oppresso, come per
esempio sotto l'occupazione militare straniera; o dove a un gruppo definibile viene negato un accesso
significativo al governo per perseguire il proprio sviluppo politico, economico, sociale e culturale.
In tutte e tre le situazioni, le persone in questione hanno diritto a un diritto all'autodeterminazione esterna
perché è stata loro negata la possibilità di esercitare internamente il loro diritto all'autodeterminazione. Tali
circostanze eccezionali sono manifestamente inapplicabili al Quebec nelle condizioni esistenti.
— la ragione della rivendicazione: minoranze linguistiche no perché il panda ha due lingue inglesi e francesi.
Il punto è il Quebec è discriminato per queste ragioni linguistiche culturali ed è escluso dallo stato?

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