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Yates
Cabbala e occultismo
nell'età elisabettia na
Sommario:
Prefazione. -Introduzione. - Parte prima: La filosofia occulta nel Rinascimento e
nella Riforma. l. La Kabbalah medievale cristiana: l'arte di Raimondo Lui/o. Il. La
filosofia occulta nel Rinascimento italiano: Pico della Mirandola.Ili. La filosofia oc
culta nella Riforma: Johannes Reuchlin. IV. Il frate cabbalista di Venezia: France
sco Giorgi. V. La filosofia occulta e la magia: Enrico Cornelio Agrippa. VI. La filoso
fia occulta e la melanconia: Durer e Agrippa. VII. Le reazioni contro la filosofia oc
culta: l'ossessione della stregoneria. - Parte seconda: La filosofia occulta nell'età
elisabettiana. -I ntroduzione. VIli. John Dee cabbalista cristiano. IX. Il neoplatoni
smo di Spenser e la filosofia occulta: John Dee e •The Faerie Queene•. X. J:lnghil
terra elisabettiana e gli ebrei. X l. La reazione: Cristopher Marlowe su stregoni, im
perialisti ed ebrei. Xli. Shakespeare e la Kabbalah cristiana: Francesco Giorgi e •Il
mercante di Venezia•. Xlii. Agrippa e la Melanconia elisabettiana: •The Shadow of
Night• di George Chapman. XIV. Fate, streghe e melanconia in Shakespeare: re Lear
e i demoni. XV. Prospero, il mago shakespeariano. - Parte terza: Filosofia occulta,
rosacrocianesimo e puritanesimo. Il ritorno degli ebrei in Inghilterra.- Introduzio
ne. XVI. La Kabbalah cristiana e il rosacrocianesimo. XVII. La filosofia occulta e
il puritanesimo: John Mi/ton. XVIII. Il ritorno degli ebrei in Inghilterra.- Epilogo.
ISBN 978-88-06-16263-4
€ 18,00
l 111
9 788806 162634
l
Titolo originale The Occult Philosophy in the Elizabethan Age
Routledge & Kegan Paul Ltd, London
www.einaudi.it
ISBN 978-88-06-16263-4
Frances A. Yates
Cabbala e occultismo
nell'età elisabettiana
p. IX . Prefazione
Cabbala e occultismo
nell'età elisabettiana
3 Introduzione
Parte prima
La filosofia occulta nel Rinascimento
e nella Riforma
13 I. La Kabbalah medievale cristiana:
l'arte di Raimondo Lullo
22 II. La filosofia occulta nel Rinascimento italiano:
Pico della Mirandola
30 III. La filosofia occulta nella Riforma:
Johannes Reuchlin
37 IV. Il frate cabbalista di Venezia:
Francesco Giorgi
48 v. La filosofia occulta e la magia:
Enrico Cornelio Agrippa
63 VI. La filosofia occulta e la melanconia:
Diirer e Agrippa
78 VII. Le reazioni contro la filosofia occulta:
l'ossessione della stregoneria
VI INDICE
Parte seconda
La filosofia occulta nell'età elisabettiana
P·95 Introduzione
Parte terza
Filosofia occulta, rosacrocianesimo e puritanesimo.
Il ritorno degli ebrei in Inghilterra
2u Introduzione
237 Epilogo
Elenco delle illustrazioni
2 Il riassunto che segue è basato sul mio articolo The Art o/ Ramon
Lull cit. Cfr. anche il mio libro, The Art o/ Memory, London 1966, cap.
VIII [trad. it. L'arte della memoria, Einaudi, Torino 1972].
L'ARTE DI RAIMONDO LULLO 15
• Cfr. il mio articolo, Ramon Lull and John Scotus Erigena, in « Jour
nal of the Warburg and Courtauld Institutes », xxm, 1960, pp. 1-44.
' Lo studio fondamentale è G. SCHOLEM, Maior Trends in ]ewish My
sticism , Jerusalem 194 1 , e molte successive edizioni [trad. it. dall'edizione
in tedesco, Ziirich 19,7, Le grandi correnti della mistica ebraica, Il Sag
giatore, Milano 196,]. I riferimenti sono all'edizione del 1946 della tradu
zione inglese .
• lbid., p. 92 .
r8 CAPITOLO PRIMO
10
Lo litre del Ordre Cavayleries di Lullo [trad. it. Libro dell'ordine
della cavalleria, Lief, Firenze 19721 presenta le regole della cavalleria nel
contesto dell'arte. Si tratta di una branca dell'arte ad uso dei cavalieri;
cfr. YATES, The Art of Ramon Lull cit ., p. 141. Pubblicato in traduzione
inglese da William Caxton [The Book of the Ordre of Chivalry or Knigh·
thood, Westminster 14841 influenzò notevolmente la cavalleria elisabettia
na; cfr. YATES, Astraea. The Imperia/ Theme in the Sixteenth Century,
London 1975, pp. 106-8 [trad. it. Astrea. L'idea di Impero nel Cinque
cento, Einaudi, Torino 1978, pp. 127-291.
20 CAPITOLO PRIMO
10
PICO, Apologia cit., pp. 1 8o-8 I ; cfr. YATES, Bruno cit., p. 96 [trad.
it. cit., p. 1 1 3].
1 1 Undicesima
conclusione cabbalistica, PICO, Opera cit., pp. 108-9;
cfr. YATES, Bruno cit., p. 99 [trad. it. cit., p. u6].
12
Quarantottesima conclusione cabbalistica, PICO, Opera cit., parte
III; cfr. YATES, Bruno cit., p. 100 [trad. it. cit . , p. 1 17].
CAPITOLO SECONDO
' Cfr. p. 28; e YATES, Bruno cit., pp. 98 sgg, [trad. it. cit., pp. II'
sgg.].
• SECRET, Kobbolistes Chrétiens cit., pp. '2-,3.
JOHANNES REUCHLIN 33
forma di conversazione fra tre interlocutori. I l rappresen
tante del pensiero greco ora è Filolao, pitagorico. In una
taverna di Francoforte egli incontra Marrano, musulma
no, e Simon ben Eliezer, cabbalista. La presenza del pita
gorico come interlocutore è significativa perché mette in ri
salto l'importanza del numero. Nelle conclusioni matema
tiche Pico aveva asserito che « attraverso i numeri si pro
cede all'indagine e alla comprensione di ogni realtà cono
scibile » '. A suo giudizio le conclusioni matematiche con
fortavano le conclusioni cabbalistiche : le lettere dell'alfa
beto ebraico hanno valori numerici; si possono esprimere
numericamente i nomi di Dio e i nomi degli angeli. A suo
modo, la Kabbalah incoraggiava un approccio numerolo
gico al mondo ( dal momento che si riteneva che l'alfabeto
ebraico contenesse il mondo, essendo il verbo creativo dal
quale il mondo fu fatto ). Abraham Abulafia volle traspor
re in numeri le sue meditazioni sulle combinazioni delle
lettere ebraiche ' e la Kabbalah poté trasformarsi in una
sorta di matematica mistica: il rappresentante di Pita
gora ha quindi un posto di rilievo nel dialogo De arte ca
balistica, e Reuchlin fu talvolta chiamato il <( Pitagora ri
nato » •.
Qualche anno prima della pubblicazione del De arte ca
balistica si era scatenato intorno a Reuchlin un furioso
movimento antisemita, istigato da un ebreo convertito di
nome Johann Pfefferkorn. Si trattava del solito tipo di at
tacco virulento alla religione e al carattere ebraico, diretto
in particolare contro i libri degli ebrei di cui si proponeva
la confisca e il rogo . Apparentemente l'attacco non era in
primo luogo contro i libri cabbalistici, ma contro i libri di
preghiere ebraici e i trattati talmudici.
L'antisemitismo di Pfefferkorn è ricordato soprattutto
per la brillante satira dell'ignoranza, dell'intolleranza e
dell'immoralità monastica che suscitò. Tale fu la famosa
7 PICO, Opera cit., p. IDI; cfr. YATES, Bruno cit., p. I48 [trad. it. cit.,
p . 1691.
8 SCHOLEM, Maior Trends cit. (ed. ingl. 1946, p. IU).
9 Cfr. il saggio di SPITZ su Reuchlin, Pythagoras Reborn, in Religious
Renaissance cit., pp. 6I sgg.
34 CAPITOLO TERZO
10
Cfr. Epistolae obscurorum virorum, testo latino e traduzione inglese
a cura di F. Griffin Stokes, London 1909.
11 Ibid. , pp. 'U·J6.
JOHANNES REUCHLIN 35
tiene detti di Pitagora che era un negromante e la negro
manzia è un'arte illecita.
Qui, proprio agli inizi della diffusione della Kabbalah
cristiana, si può già avvertire l'eco infausta di una nascen
te caccia alle streghe contro di essa.
La polemica di Reuchlin con Pfefferkorn divenne famo
sa in tutta Europa ". Reuchlin fu salutato come un eroe
del Nuovo Sapere ", vittima dei reazionari. L'importanza
della Kabbalah nella sintesi di Pico della Mirandola, la cui
fama si diffuse col neoplatonismo, mostrò che la Kabbalah
cristiana era un elemento assolutamente necessario nel
cuore del Nuovo Sapere; e che i nuovi studi ebraici erano
altrettanto vitali quanto gli studi greci per il dotto del Ri
nascimento. Erasmo, campione della rinascita greca, è og
getto di timore per i viri obscuri nella loro profonda igno
ranza - uno di loro chiede cosa possa essere quel libro
chiamato « Nuovo Testamento » - alio stesso modo di
Reuchlin e della sua « Gabala » .
Reuchlin era famoso sia come grecista sia come ebraici
sta; egli rappresentò il Nuovo Sapere nei modi in cui si
era diffuso in Germania. L'attacco a lui fu un attacco rea
zionario al Nuovo Sapere. La risposta a ciò fu la satira del
le Epistolae obscurorum virorum adombrante l'attacco di
Lutero ai reazionari, che aperse la Riforma.
Cosi il caso di Reuchlin è intrecciato con gli inizi della
Riforma, pur essendo la posizione di Reuchlin diversa da
quella di Lutero : Reuchlin è un dotto che ricerca, come
Pico, una sintesi mistica del problema religioso ; Lutero è
il riformatore immediato, che porta al popolo un messag
gio evangelico. Eppure, come si è visto, vi era una sorta
di programma riformatore intrinseco alla Kabbalah cristia
na, in quanto essa mirava a sostituire alla scolastica una
filosofia cristiana piu « efficace » . Questo era un obiettivo
11
Ceci! Roth (History o/ the ]ews in England, Oxford 194 1 ) considera
la questione di effettiva importanza nella storia inglese poiché, insieme alla
contemporanea polemica Reuchlin-Pfefferkorn, segnò l 'inizio della riabili
tazione della letteratura ebraica dal discredito di cui era stata oggetto in
Europa fin dagli albori del cristianesimo.
CAPITOLO QUARTO
12
YATE S , French Academies cit . , pp. 43-44; cfr. piu avanti, pp. 83 sgg.
" Guy Le Fèvre de la Boderie, dedica dell'Harmonie du monde cit.
1 4 NICHOLAS LE FÈVRE DE LA BODERIE, Discours /ort utile, premessa
all'Harmonie du monde cit.
15 Si trova nel Liber XXIV philosophorum ermetico, da cui lo citò il
Cusano; cfr. YATES, Bruno cit., p. 247, nota 2 [trad. it. cit., p. 271, no
ta 34].
FRANCESCO GIORGI 43
tura. Egli parla dell'unità da cui procedono tutte le cose
per quattro vie: aritmetica, geometrica, armonica e musi
cale ; si richiama ai metodi cabbalistici di meditazione me
diante la combinazione, il notericum, la gematria, e termi
na con una disquisizione mistica sul corpo di Cristo, e con
un inno di « Mercurio Trimegisto », Lodiamo l'Uno e il
Tutto.
Una figura ( figura 4 ) che accompagna questo discorso
illustra i rapporti numerici fra i tre mondi, e segna i va
lori numerici delle lettere ebraiche ivi riportate nel tenta
tivo di presentare in forma di diagramma il neoplatonismo
ermetico-cabbalistico secondo la dottrina di Francesco
Giorgi.
Dalla penna di Giorgi sgorga costantemente la parola
Uno, o monas [monade], di solito accompagnata da una
sfilza di nomi delle fonti da cui egli trae tale concetto. Co
me rileva Vasoli, Giorgi vuole essere portatore di una sa
pienza capace di includere Ermete Trimegisto, Orfeo,
Francesco d'Assisi, Platone e i cabbalisti, Plotino e Ago
stino, nella comprensione comune degli arcana mundi e
del destino spirituale dell'uomo nel ritorno all'irraggiun
16•
gibile Uno
Chi va alla ricerca della monas può ritrarsi, dice, nella
teologia negativa e nella docta ignorantia, oppure può cer
care di seguire la divina monas nel suo espandersi nei tre
mondi " .
Il mondo sovraceleste è i l regno delle intelligenze o de
gli angeli. Nella Kabbalah cristiana di Giorgi, come è già
stato sottolineato, le gerarchie angeliche dello Pseudo
Dionigi sono collegate con le sefiroth della Kabbalah. Que
sti influssi superiori discendono attraverso le stelle, e per
stelle Giorgi intende i sette pianeti e i dodici segni dello
zodiaco. Nel sistema di Giorgi, come in Pico, l'astrologia
non è di tipo sentenziale, per la quale l'uomo è condizio
nato dal suo oroscopo, e in esso alcuni influssi possono es
sere negativi, per esempio quello di Saturno. In questo
16 VASOLI, Profezia cit., p. 233. Per Giorgi rispetto alla monas, cfr. in
particolare De harmonia cit., I, I, 6 e l, 3, I , ma il tema ricorre in tutta
l'opera.
1 7 Ibid., I, 3, r .
44 CAPITOLO QUARTO
21 Ibid. , II, 6, 7·
22 Egli fu autore di un poema inedito.
CAPITOLO QUARTO
23 WALKER, Spiritual and Demonic Magie cit., pp. 42, 132 ecc.
24 De harmonia cit., I, r, 2.
FRANCE SCO GIORGI 47
di un santo taumaturgo, piuttosto che di quella di un
mago.
Reuchlin aveva preteso una filosofia cristiana « effica
ce », un Verbo « taumaturgico » . Tale filosofia implica la
magia, Reuchlin però credeva che una filosofia r,;agica po
tesse essere salvaguardata e garantita, rispetto ai pericoli
del demonio, dall'uso della Kabbalah. Giorgi fa compiere
un ulteriore passo a tale filosofia, concentrandola con tan
ta forza sulle gerarchie angeliche dello Pseudo-Dionigi .
Se gli angeli cristiani proteggono le operazioni del mago,
egli non può certamente cadere in errore, sarà sicuramente
un temperamento angelico e non demoniaco. Tuttavia la
Kabbalah cristiana non sfuggf al sospetto, e le opere di
Giorgi dovevano essere condannate, come vedremo.
La piu estesa trattazione di Giorgi e delle sue opere da
parte di uno studioso contemporaneo è quella di Cesare
Vasoli. A conclusione del suo saggio, Vasoli propone un
paragone con il rosacrocianesimo, citando l'immensa ope
ra sull'armonia universale e umana del rosacrociano Ro
bert Fludd che potrebbe essere vista come strettamente
parallela a Giorgi, per quanto scritta un secolo piu tardi 25•
Di certo Fludd fu profondamente influenzato da Giorgi ,.
ed è suggestivo pensare che la Kabbalah cristiana alla ma
niera di Giorgi possa essere una fonte del rosacrocianesi
mo. Può trattarsi di un'indicazione che si rivelerà convin
cente sul piano storico dal momento che, come vedremo,
il De harmonia mundi costituf una filosofia di primo piano
nell'età elisabettiana, e perciò fu probabilmente trasmes
sa, forse per itinerari sotterranei, a Robert Fludd e all'epo
CH giacobita.
1 Cfr. YATES, Bruno cit., cap. VIII [trad. it. cit.]. Su Agrippa cfr. in par.
ticolare WALKER, Spiritual and Demonic Magie cit., pp. 90·99·
2 c. G. NAUERT, Agrippa and the Crisis of Renaissance Thought, Uni·
versity of Illinois Press, Urbana 1 96;1.
3 Per i titoli, cfr. p. 49, note ;s e 8 .
ENRICO CORNELIO AGRIPPA 49
ti, il De occulta philosophia di Agrippa può essere classi
ficato nell'ambito della Kabbalah cristiana visto che ap
proda, nel terzo libro sul mondo sovraceleste, alla presen
tazione del nome di Gesu come immediatamente onnipos
sente ', dotato di tutta la potenza del tetragramma, « come
è confermato dagli ebrei e dai cabbalisti esperti dei nomi
divini » . La sua citazione è tratta dalle conclusioni cabba
listiche di Pico : la Kabbalah cristiana conduce ad una sor
ta di evangelismo, sorretto dalla filosofia occulta. Il tenta
tivo di intrecciare la sua idea dell'evangelismo erasmiano '
con una filosofia dotata di poteri magici fa di Agrippa un
riformatore di tipo singolare e interessante.
Il ritratto di Agrippa che ora emerge è dunque straordi
nariamente poco rassomigliante allo stregone col cane ne
ro perseguitato ai tempi dell'ossessione per la stregoneria,
e che funse poi da stereotipo dell'idea ottocentesca di ne
gromante. Nel discorso che segue cercherò di delineare,
seppure brevemente e sommariamente, la vita e l'opera di
Agrippa a partire dagli attuali punti di vista.
L'interesse di Agrippa per l'occulto sembra datare dagli
anni della gioventu a Colonia •; egli dichiara che uno dei
primi testi che studiò su questa materia fu lo Speculum di
Alberto Magno, pure originario di Colonia. È percepibile
fin dagli inizi il suo stile di vita da perpetuo viaggiatore,
misteriosamente in contatto con gruppi di persone in luo
ghi diversi. Nauert ha suggerito l'idea che egli e i suoi con
sociati formassero una qualche sorta di società segreta 7 ;
anche Paola Zambelli è del parere che possa aver costi
tuito il punto di riferimento di società segrete 8 • Le affilia-
' De occulta philosophia, Colonia 1'33, libro III, cap. XII. Il nome di
Gesu, dice Agrippa, contiene i l potere del tetragramma, e ora non si può
compiere nessuna operazione senza di esso. Agrippa, comunque, non dà
qui la prova cabbalistica che Gesu sia il nome del Messia.
5 Per Agrippa ed Erasmo, cfr. l'importante articolo di P. ZAMBELLI,
Cornelio Agrippa, Erasmo e la teologia umanistica, in « Rinascimento»,
xx, 1969, pp. 1-,9; e anche la sua introduzione aila pubblicazione da lei
curata deile opere inedite di Agrippa: Cornelio Agrippa: scritti inediti e
dispersi, in « Rinascimento "• XVI, 2' serie, 196,.
6 NAUERT, Agrippa cit., pp. 9·I I .
7 lbid., pp. 17·19.
8 ZAMBELLI, Umanesimo magico-astrologico e raggruppamenti segreti
nei platonici della preriforma, Centro internazionale di studi umanistici,
Padova 1960.
50 CAPITOLO QUINTO
mlClZle .
Pur avendo Erasmo inizialmente incoraggiato Reuchlin,
che apprezzava come studioso, le sue idee sulla Kabbalah
in seguito si irrigidirono in una forte avversione per gli
studi « giudaizzanti », un'avversione non immune da anti
semitismo. Erasmo era particolarmente ostile al tentativo
della filosofia occulta di accentuare l'elemento magico nel
le cerimonie cristiane come mezzo per rafforzare la reli
gione attraverso la filosofia « piu efficace » ". Questo era ef
fettivamente il tema del terzo libro del De occulta philo
sophia di Agrippa, che riguarda la « magia cerimoniale » .
L o scopo della filosofia occulta della riforma nell'accresce
re l'efficacia della « magia cerimoniale » era diametralmen
te opposto alla riforma mediante la « filosofia cristiana » in
termini erasmiani. Eppure è possibile che Agrippa stesso,
e forse qualcuno dei suoi seguaci, non abbia afferrato del
tutto chiaramente la differenza fondamentale fra le idee di
riforma di Agrippa e quelle erasmiane.
Erasmo, Lutero e Agrippa rivelano diverse sfaccettatu
re della forza spirituale che demoliva il passato e annun
ciava il futuro.
27 L'Asclepius. Cfr. YATES, Bruno cit., pp. u sgg. [trad. it. cit., pp. 49
sgg.].
CAPITOLO QUINTO
28
"
I Corinti 2.2.
APULEIO, L'Asino d'oro, Einaudi, Torino 1973. Cfr. YATES, Bruno
ci t., pp. 173-74 [trad. it. cit., pp. 194-9,].
ENRICO CORNELIO AGRIPPA 57
nell'opera d i Niccolò d a Cusa De docta ignorantia. M a l'a
nalogia piu stretta con il De vanitate di Agrippa è assai piu
vicina a lui nel tempo e appartiene precisamente al movi
mento dell'evangelismo erasmiano . Si tratta infatti di
un'opera di Erasmo stesso, il famoso Elogio della Pazzia.
L'Encomium Asini di Agrippa è speculare all'Encomium
Moriae del suo grande contemporaneo.
Erasmo scrisse l'Elogio della Pazzia (Moriae Enco
mium ) ,. quando abitava in casa di Thomas More a Londra
durante quell'importante visita all'Inghilterra dal r 508 al
1 5 1 3 . Si ricorderà che Agrippa era a Londra nel I J I O e in
contatto con un membro della cerchia di More, John Co
let. Non è documentato che Agrippa abbia incontrato Era
smo in quella visita, o che abbia saputo che stava scriven
do l'Elogio della Pazzia, ma abbiamo visto che negli anni
seguenti Agrippa era particolarmente ansioso di avere le
opinioni di Erasmo proprio sul suo De vanitate, forse per
ché sperava che Erasmo potesse cogliere un'affinità tra la
Vanità e la Pazzia. In ogni modo, è molto istruttivo con
frontare le due opere.
La Pazzia di Erasmo è una donna che deride tutte le
scienze, la grammatica, la retorica, la matematica, l'astro
nomia; non ne prende sul serio nessuna; le idee, le figure
e gli argomenti dei filosofi le paiono tutti assurdi. Sebbene
si impegni �oprattutto a mettere in luce la vuotezza del sa
pere ortodosso, cita anche come vane alcune scienze occul
te, la magia e l'alchimia. La sua sfiducia nel sapere è stret
tamente collegata ad atteggiamenti che precorrono la Ri
forma : si prende gioco delle indulgenze e di chi le traffica,
delle prediche di monaci e frati. L'arguzia di Erasmo si di
spiega con grande pienezza in questa brillante opera che
ebbe un immenso successo come espressione dell'insoffe
renza contro il vecchio ordine di cose e dell'intensa aspi
razione verso la riforma. La Pazzia cita l'Ecclesiaste sul
la vanitas vanitatum, tutto è vanità; vita San Paolo sulla
scienza che esalta la superbia. La religione cristiana, dice,
,.
ERASMO, Moriae Encomium [Stultitiae laus], Basilea x;H7 [trad. it.
Elogio della Pazzia, Einaudi, Torino 1966'].
CAPITOLO QUINTO
2 PANOFSKY, Durer cit., l, pp. 198 sgg. [trad. it. cit., pp. 257 sgg.];
SAXL, Lectures cit., l, pp. 272 sgg.
l SAXL, Lectures cit., l, p. 273 .
DURER E AGRIPPA
' Ibid. , pp. r' sgg. ( traduzione inglese degli pseudo-aristotelici Proble
mata physica, in ARISTOTLE, Works translated into English, a cura di W.
D. Ross, Oxford 1930, vol. VII).
7 KLIBANSKY, PANOFSKY e SAXL, Salurn cit., pp . 2, sgg.
68 CAPITOLO S ESTO
" Cfr. WALKER, Spiritual and Demonie Magie cit. Sebbene Saturn and
Melaneholy non fosse pubblicato fino al 1964, era stato in massima parte
scritto molto tempo prima.
14 KLIBANS KY, PANOFSKY e SAXL, Saturn cit., p. 3,2.
" Zika sostiene che « l'influenza di Reuchlin è di gran lunga piu evi
dente e pronunciata nella versione manoscritta originaria del r'ro che non
nella versione pubblicata a stampa nel 1 ' 33 (ZIKA, Reuehlin and the Magie
Debate cit., nota p. 138).
Zika sottolinea che Agrippa proclama un mago cristiano, i cui poteri
dipendono da Gesu Cristo.
72 CAPITOLO S E STO
1
6 N. COMES, Mytbo/ogiae, libro IV, cap. XXIV.
17 T. WALKINGTON, Opticfee G/ass o/ Humours, 1607.
1 8 [« Oppure lascio, che la mia lucerna a mezzanotte l dalla vetta si scor
ga di torre alta e solinga, l là dove spesso m'è dato oltre l 'Orsa vegliare l
con Hermes Trimegisto, o perseguire l di Platone lo spirito, sf che rive
li l in quali mondi o vasti spazi abiti l l'immortal mente, poi che abbia
lasciato l sua dimora in questo rifugio di carne. l O di quei demoni, mi
parli, che si trovano l nel fuoco, nell'aria, nei flutti o sotto terra; l il cui
potere trova fede! consenso l presso i pianeti o presso gli elementi ». Per
i versi dal Penseroso di J. Mi l ton è stata seguita la traduzione a cura di
L. Roberti-Fletcher, Sansoni, Firenze 19,2].
74 CAPITOLO SESTO
19 [« colui che, volando su l'ali sue d'oro, l gli angeli guida in infocato
cerchio: l il cherubino della Contemplazione»].
20 PANOFSKY, Durer cit., p. 1 ,6 [trad. it. cit., p . 204).
DURER E AGRIPPA 75
22
Il quadro è riprodotto in KLIBANSKY, PANOFSKY e SAXL, Salurn ci t . ,
insieme a d altre due opere d i Cranach sullo stesso tema, e analizzato a
pp. 382-84. L'esame sottolinea che Cranach riecheggia immagini di Diirer,
ma non è valorizzata la forza complessiva della comparazione a causa della
mancata comprensione del fatto che la figura di Dii rer è in un 'estasi da
ispirazione melanconica e viene posta a confronto con il rapimento perver
so della strega.
DURER E AGRIPPA 77
1 Su questo dr. VASOLI, Profezia cit., pp. 224 sgg.; e soprattutto A. RO
TONDÒ, La censura ecclesiastica e la cultura, in Storia d'Italia Einaudi,
Torino 1973, vol. V: I documenti, pp. 1436 sgg.
3 VASOLI, Profezia cit., pp. 229-30.
4 Coli. 7b. 3 ·
Bo CAPITOLO S ETTIMO
5 Cfr. YATES, Bruna cit., pp. 181-84 [trad. it. cit., pp. 204·7]; ROTONDÒ,
Censura ecclesiastica ci t., pp. 14.:J4·n.
6 Bruno era stato incoraggiato dal successo iniziale di Patrizzi, che fu
presto rovesciato dalla reazione. Cfr. YATES, Bruna cit., pp. 345-46 [trad.
it. cit., pp. 374·7J].
L 'OS SES S IONE DELLA S TREGONERIA 8r
mentre Giorgi la evitò con una censura cui non venne data
una grandissima pubblicità? Non conosco la risposta a
questa domanda, che richiede un'indagine approfondita.
Probabilmente il francescanesimo mistico di Giorgi for
ni una copertura alla sua filosofia occulta costituendo per
lui una protezione piu efficace, una migliore garanzia della
sua « bianchezza », di quella che non potesse esibire Agrip
pa, l'oscuro vagabondo tedesco.
In ogni modo il fatto è che Agrippa, per quanto avesse
alcuni fedeli discepoli, non fu generalmente creduto « bian
co » . La leggenda diffusa da Paolo Giovio del cane nero
che era lo spirito domestico di Agrippa e che si gettò in
un fiume alla sua morte fu tipica dell'immagine di Agrippa
come nero evocatore di diavoli. La nomea di Agrippa co
me « Arcimago » e personificazione della stregoneria mali
gna fu infine fissata dal gesuita Martin del Rio nella sua
autorevole opera sulla magia '.
L'Agrippa cabbalista cristiano, che utilizzava una filo
sofia piu « efficace )) della scolastica, non era riuscito a con
vincere i suoi cri tici : segui to dal suo « schwarze Pudeh>
doveva passare nel Faust ' di Goethe, divenuto l'immagine
corrente di chi persegue conoscenze illecite.
Nel corso del resto del presente capitolo propongo lo
studio, e il confronto, della fama di Giorgi con quella di
Agrippa in un certo periodo del tardo Rinascimento e in
un paese determinato : il periodo è intorno alla fine degli
anni settanta e all'inizio degli anni ottanta del Cinquecen
to, il paese è la Francia. Dalla scelta di un particolare mo
mento storico e di un luogo preciso per quest'indagine,
spero di ricavare alcune conclusioni con chiarezza mag
giore di quanto non sarebbe possibile in una trattazione
svolta in termini generali.
9 YATES, French Academies cit., pp. 43, 88, 91-92, 126, 132, 140,
288-89-
10
Ibid. , p. 88.
11
Su La Galliade, cfr. YATES, French Academies cit . , pp. 43·44- Su! la
voro di La Boderie per la Bibbia poliglotta, cfr. B. REKERS, Benito Arias
Montano, Warburg Institute, London 1972, pp. 45, 47 sgg.
12
Cfr. pp. 41 sgg.
CAPITOLO SETTIMO
11
Cfr. PICO DELLA MIRANDOLA, De hominis dignitate. Heptaplus. De
ente et uno, a cura di E. Garin, Firenze 1942, introduzione di Garin,
pp. 27-34·
r. Un gentile, un ebreo, un musulmano e un cristiano sotto gli alberi del
l 'arte lulliana.
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9. Una pagina del libro di Giorgi con gli interventi del censore.
10. Frontespizio del libro di John Dee, MontJS hierog/yphica, Anversa 1.164.
II. Frontespizio del libro di John Dee, Generai and rare memorials per
tayning to the per/ect arte o/ navigation del I577· Il titolo è circonda
to dal motto: « Plura latent quam patent »; l'incisione, dalla scritta in
greco: « leroglyphikon Brytanikon » .
12. Dee e i suoi nemici nel frontespizio dell 'edizione del r6o4 della sua
lettera apologetica indirizzata all'arcivescovo di Canterbury.
r 3. Il frontespizio de li 'edizione del r62o del Doc/or Faustus di Marlowe,
in cui il sapiente evoca il diavolo.
14. Matthias Gerung, Melancolia, dipinto del 1558.
I � . Busto di Shakespeare a Stratford-on-Avon .
r6. Rembrandt, Faust nel suo studio, acquaforte del r6;sr-;s3 circa.
L'OS S E S S IONE DELLA S TREGONERIA
17 WALKER, Spiritual and Demonic Magie cit., pp. I73·7J. Cfr. anche
BAXTER, }ean Bodin cit., p. 89.
18 J . BODIN, Démonomanie, I, 3 . Per Pico sullo sposare la terra al cielo
e sul potere magico degli inni di Orfeo paragonato a quello dei salmi nella
Kabbalah, cfr. YATES, Bruno cit . , pp. 90, 104 [trad. it. cit., pp. 9,, 106].
88 CAPITOLO S ETTIMO
22 Cfr. YATES, French Academies cit., pp. 239 sgg.; e ID. , The Valois
Tapestries, London 19n 2 , pp. 82 sgg.
"
ID. , French Academies ci t., pp. 261-62.
24 Cfr. l'introduzione di K. Douglas McRae a BODIN, The Six Bookes
of Commonweale, Harvard 1962, pp. A1o-A12 (trad. inglese dei Six livres
de la république, Paris 1576).
L 'OS SES S IONE DELLA STREGONERIA
1 Su Dee, cfr. il mio Theatre cit.; P. FRENCH, ]ohn Dee: the World o!
an Elizabethan Magus, London I972.
2 Sulla biblioteca di Dee, cfr. YATES, Theatre cit., pp. 8 sgg.; FRENC!l,
]ohn Dee cit., pp. 40 sgg.
JOHN DEE CABBALISTA CRIS TIANO IOI
che un'ampia profusione di conoscenze scientifiche di tutti
i generi e di materiale letterario e storico : era la biblioteca
di un uomo del Rinascimento, teso ad assimilare l'intero
pauimonio di conoscenza accessibile al suo tempo.
Questa biblioteca era a disposizione di amici e studiosi :
vi si recavano cortigiani e poeti, come sir Philip Sidney
( nipote del conte di Leicester), navigatori e matematici,
storici e antiquari, tutti ad imparare dalle raccolte di Dee.
Manifesto del movimento di Dee fu la sua prefazione
alla traduzione di Euclide di Henry Billingsley, pubblicata
nel 15 7 0 . Ho esaminato questa prefazione da vari punti di
vista in altri libri ed ora essa è disponibile per ristampa in
facsimile ' : il riassunto che segue è pertanto solo uno sche
ma, il piu breve possibile, fatto dal punto di vista di que
sto libro.
Con l'invocazione d'apertura al « divino Platone » sia
mo subito nell'universo del neoplatonismo rinascimenta
le. Il tema della Prefazione è l'importanza del numero e
delle scienze matematiche, e ciò è confermato dalla cita
zione tratta da una delle conclusioni matematiche di Pico
della Mirandola: « Attraverso i numeri si procede all'inda
gine e alla comprensione di ogni realtà conoscibile ». La
concezione di Dee coincide con il neoplatonismo rinasci
mentale nell'interpretazione data della sintesi di Pico del
la Mirandola, e il suo neoplatonismo si collega alla Kabba
lah del Rinascimento, in quanto lo schema della Prefazio
ne si basa sul De occulta philosophia di Agrippa rispetto
ai tre mondi; come Agrippa, Dee pensa l'universo secondo
la divisione nelle tre sfere : naturale, celeste e sovraceleste.
La tendenza del movimento a convergere sul numero co
me chiave dell'universo, che è evidente in Agrippa e in
Giorgi e che Reuchlin aveva accentuato con una pregnante
combinazione di pitagorismo e Kabbalah, è portata avanti
da Dee in una direzione ancor piu decisamente « matema
tica » .
L a matematica di Dee ebbe applicazioni i n campo pra-
6 YATES, Bruno cit., pp. I48·49 [trad. it. cit., pp. r69·70]; FRENCH,
fohn Dee cit., pp. I I 3 'sgg.
1 04 CAPITOLO OTTAVO
20
EVANS , Rudo/f cit., p . 275.
21
Cfr. YATES, Rosicrucian Enlightenment cit., pp. 4'·47 [trad. it. cit.,
pp. ,.,?]. Vi è una copia del raro secondo manifesto rosacrociano, che
contiene la versione della Monas hierog/yphica di Dee, presso la British Li
brary, catalogata sotto Philip a Gabella, Secretioris philosophiae conside
ra/io brevis, col!. ro33. h. 6(4}. Esso dovrebbe essere consultato da tutti
gli studiosi della Monas hierog/yphica di Dee.
JOHN DEE CABBALISTA CRI S TIANO 113
ta mondiale attraverso la magia e la Kabbalah. I l mitico
<< Cristiano Rosa-Croce » ( Christian Rosenkreutz), l'aper
tura del cui magico sepolcro è un segnale della riforma ge
nerale, può essere forse, per un aspetto, una memoria ger
manizzata di John Dee e della sua Kabbalah cristiana,
a conferma di precedenti supposizioni circa il fatto che
<< Kabbalah cristiana )> e << rosacrocianesimo » possano es
sere sinonimi.
" Sul terzo periodo di Dee, cfr. c. FELL SMITH, fohn Dee, London
1909, pp. 222 sgg. La fonte basilare per esso è J. DEE, Diary /or the years
1595-r6or, a cura di J. Bailey, r88o.
CAPITOLO OTTAVO
2l
J. DEE, A Letter, Containing a . . . Discourse Apologeticall, in J. CROSS
LEY (a cura di), Autobiographical Tracts, Manchester 1 8� n , p. 72. La Let
ter fu pubblicata nel 1604. Dee dice che ne mostrò una bozza alla regina
nel 1'92, e che la scrisse a Mortlake nel 1'9'·
JOHN DEE CABBALISTA CRi s<fiANO II5
glieri, sempre preoccupati di non compromettersi rispetto
ai progetti temerari degli entusiasti, sarebbero ora com
prensibilmente preoccupati rispetto a Dee. Elisabetta ave
va ritirato il suo appoggio dall'impresa continentale di
Leicester; Leicester e Sidney erano morti entrambi : non
stupisce che la posizione di Dee in Inghilterra fosse molto
diversa da quella precedente il viaggio sul continente e
che molte persone potessero ora rifiutare di credere che il
celebre matematico fosse un cabbalista cristiano e non un
evocatore di diavoli.
Dei tre periodi di Dee, il primo, quello del successo, è
stato il piu esplorato : ci è ormai generalmente familiare
l'idea che John Dee, liquidato nell'epoca vittoriana come
ridicolo ciarlatano, esercitasse un'immensa influenza nel
l'età elisabettiana, un'influenza che è !ungi dall'essere tut
tora pienamente valutata o compresa. Del secondo perio
do, quello della missione continentale, cominciamo a sa
pere un bel po' piu di prima, abbastanza per renderei con
to che esso ebbe una portata religiosa o riformatrice molto
ampia e che la sua influenza durò a lungo in forme difficili
da decifrare. Il terzo periodo, quello del fallimento pros
simo alla persecuzione di questa figura un tempo tanto am
mirata e importante, è stato il meno studiato di tutti. Ciò
che io dico a questo riguardo va considerato un'ipotesi
provvisoria, in attesa di ulteriori ricerche estremamente
necessarie, in quanto il terzo periodo è assolutamente es
senziale per la comprensione globale di Dee.
Dopo il suo ritorno Dee fu molto povero e in grande af
fanno su come procurare da vivere alla moglie e alla fami
glia. Un amico di prima con il quale era ancora evidente
mente in contatto fu Sir Walter Raleigh, con cui Dee pran
"
zò a Durham House il 9 ottobre 1 595 ; Raleigh era co
munque in disgrazia lui stesso, e non avrebbe potuto esse
re in grado di aiutarlo a trovare una posizione. Finalmen
te, nel 1 5 96, fu nominato rettore di un collegio a Man
chester, dove si recò con la moglie e la famiglia : si trattò
di un posto disagevole ed ebbe delle difficoltà con i mem
bri del collegio ; in effetti la carica di Manchester sembra
"
DEE, Diary cit., a cura di Bailey, p. 23.
II6 CAPITOLO OTTAVO
25 lbid., p. 45 -
,.
JAMES VI e I, Daemonologie, Edinburgh 1597; due edizioni londinesi
del 1603 . Cfr. s. CLARK, King ]ames's Daemonologie, in s. ANGLO (a cura
di), The Damned Art cit . , pp. 156-8 1 . Il libro costi tu! una delle prime di
fese delle credenze continentali riguardo alla stregoneria scritte in inglese.
JOHN DEE CABBALISTA CRISTIANO I I7
tilegi legati alle parole di Dio evocheranno gli spiriti ". Si
tratta chiaramente della « Kabbalah pratica » interpretata
come arte nera, frutto di quell'albero della conoscenza
proibita da cui fu ordinato ad Adamo di non nutrirsi.
Se letta a Manchester, l'opera di Giacomo non avrebbe
contribuito alla reputazione di Dee.
Pare che Dee sia stato via da Manchester dal 1 598 al
1 6oo ; ritornò infine alla sua vecchia casa di Mortlake, vi
vendovi in grande povertà, sebbene ancora parzialmente
in contatto con << persone importanti » .
L'ascesa al trono d i Giacomo I nel 1 603 faceva presa
gire poco di buono per il presunto stregone ; nondimeno
Dee rivolse disperati appelli al nuovo monarca . In un
pamphlet a stampa , datato 5 giugno 1 604, John Dee si
appella al re richiedendo che si portino in giudizio coloro
che lo definiscono uno stregone : « Taluno impudente e
malevolo nemico straniero, o inglese traditore . . . ha affer
mato essere uno stregone il supplice di vostra maestà, ap
partenente all 'onorevolissimo consiglio privato della ce
leberrima ultima sovrana che precedette la maestà vo
stra . . . » ". Da notare come Dee sospetti degli stranieri o
dei traditori di fomentare le voci contro di lui, e come al
luda al fatto che tali voci possono coinvolgere la defunta
regina e il suo consiglio.
Tutto fu vano : Dee non venne scagionato, e mori in
grande miseria a Mortlake nel 1 60 8 .
L'ultimo atto della storia straordinaria d i Dee è i l piu
sconvolgente di tutti : il discendente dei re britannici, l'ar
tefice (o uno dei creatori ) della leggenda imperiale britan
nica, la guida del Rinascimento elisabettiano, il mentore
di Philip Sidney, il profeta di una sorta di movimento reli
gioso dagli ampi orizzonti, muore vecchio in amaro abban
dono e povertà estrema.
' L'edizione del r,so delle Letters è pubblicata in appendice alle Poe
tica! Works di Spenser, Oxford University Press 1 9 1 2 , e molte successive
edizioni, pp. 633 sgg.
JOHN DEE E « THE FAERIE QUEENE » I2I
16
Ibid. , r 2 .
17
Ibid., 4-5.
18
Ibid., I I.
I 28 CAPITOLO NONO
19 Ibid. , 2 .
20
Ibid., 13.
21
Ibid., 1 2 .
22
Cfr. FOWLER, Numbers o! Time cit., p. '2; Fowler nota che vi era
una tradizione che annoverava a dodici le virtu dell'Etica di Aristotele.
JOHN DEE E «THE FAERIE QUEENE» 129
due principi della filosofia, Platone e Aristotele 2', Giorgi
spiega che entrambi indicano una via per giungere a Dio,
ma che Aristotele inizia dal fondo della scala con gli ele
menti, mentre sia Platone sia i pitagorici cominciano con
il numero, cosa che li pone in vantaggio. Si tratta di un'e
sposizione ultrasemplificata della tesi la quale, comunque,
mette in luce il punto che Giorgi concepisce la filosofia di
Aristotele come una sorta di ascesa ermetica, che si eleva
dalla sfera della terra attraverso le sfere degli altri tre ele
menti, e di là s'innalza per quelle dei pianeti ai supremi
regni divini . Quest'interpretazione ermetica di Aristote
le è notevolmente confortata dalla convinzione di Gior
gi circa l'autenticità " dei Problemata pseudo-aristotelici,
opera che conosce e cita. Come si è visto, lo Pseudo-Ari
stotele dei Problema/a costitui la fonte della teoria della
melanconia ispirata di Agrippa, nella presentazione del
De occulta philosophia.
Ritenere dottrina di Aristotele che le melanconie satur
nine siano ispirate dal furor platonico contribuisce certa
mente alla fusione di Aristotele con il neoplatonismo astra
le alla maniera di Giorgi . Parlando poi della virtu eroica,
Giorgi osserva che Aristotele ha detto che mediante l'eser
cizio della virtu l'uomo può innalzarsi all'unione con le in
telligenze": può anche trattarsi di un riferimento allo
Pseudo-Aristotele, indicativo di come le «virtu aristote
liche » di Spenser potrebbero alludere a molti elementi dif
ficilmente reperibili nell'Aristotele autentico 26•
Eppure vi era un senso nel quale la genuina dottrina ari-
"
GIORGI, De harmonia cit., III, 5, I-3-
CAPITOLO NONO
31 YATES, Bruno cit., pp. 288-90, 392-94 [trad. it. cit., pp. 3 I I·I4]; ID.,
Astraea cit., pp. 84-86, ro8, uo, I I 9, 213-14 [trad. i t. ci t.] .
32 YATES, Bruno cit., pp. 3 I3·IJ [trad. it. cit., pp. 340-43]; ID., Rosicru
cian Enlightenment cit., pp. 16-17 [trad. it. cit., pp. 22-23]; EVANS, Ru
dolf II cit., pp. 228-3 1 .
31 YATES, Bruno cit., pp. 2J8 sgg. [trad. it. cit., pp. 283 sgg.]. Nauert
conferma che le opere di Agrippa furono probabilmente la fonte principale
della conoscenza che Bruno ebbe della Kabbalah ( NAUERT, Agrippa cit.,
p. 324).
1 34 CAPITOLO NONO
ID.,
"
YATES, Bruno cit., pp. 218 sgg, [trad. it. cit., pp. 238 sgg.]; Art
o/ Memory ci t., pp. 3I4-I9 [trad. it. cit., pp. 292-96].
JOHN DEE E <( THE FAERIE QUEENE » 1 35
gli amici di Dee in Inghilterra circa le sue attività all'este
ro tra il 1 5 83 e il 1 5 89, data in cui fece ritorno ? A quanto
ne so, questo interrogativo non è stato mai posto. C'era
una persona che avrebbe saputo tutto in proposito, preci
samente l'amico di Sidney, Edward Dyer, che ebbe una
qualche parte indeterminata ma di rilievo nelle attività di
Dee all'estero durante quegli anni . Le indiscrezioni sulle
attività missionarie di Dee sul continente, se raggiunsero
circoli influenti in patria, avrebbero davvero potuto susci
tare quei timori di complicazioni estere che offuscarono le
aspirazioni elisabettiane e fecero ritrarre la regina e i suoi
consiglieri da iniziative che potessero coinvolgerli in con
trapposizioni pericolose con nemici potenti . Il richiamo di
Leicester nel 1 5 86 fu proprio un esempio di brusca riti
rata da simili implicazioni , e quando Dee tornò in patria
nel 1 5 8 6 dalle sue imprese estere, lo attendeva un clima
di freddezza e di chiusura.
È molto importante ricordare che The Faerie Queene,
concepito e scritto durante i periodi del successo e dell'af
fermazione di Dee, fu effettivamente pubblicato, per la
sua prima parte, nel 1 590, un anno dopo il ritorno di Dee
in Inghilterra, quando era iniziato il suo terzo periodo di
semiesilio e di caduta in disgrazia. I membri del <( circolo
di Sidney », molto ridimensionati dalle morti di Leicester
e dello stesso Sidney, non erano piu in condizione di tri
butare calorose accoglienze alla comparsa dell'epopea di
Spenser. Il poema entrò in rapporto con un mondo piu
difficile e incline alla prudenza e alla diffidenza verso gli
entusiasmi che avevano caratterizzato gli anni precedenti .
Ad incoraggiare Spenser aveva continuato Walter Ra
leigh, con cui il poeta era in contatto in Irlanda e che è
menzionato come amico stretto e consigliere nella prefa
zione alla Faerie Queene, e fu Raleigh a presentare Spen
ser a corte nel 1 5 9 2 ; tuttavia non si prospettava nessuna
rimunerazione o favore per l'autore della grande epopea
dell'età elisabettiana: Spenser riprese la via del semiesilio
irlandese, tornando a Londra nel 1 5 9 9 , ma soltanto per
morirvi in povertà e abbandono.
Inoltre la disgrazia aveva raggiunto anche l'amico a
corte, colui che aveva incoraggiato Spenser e il suo poe-
CAPITOLO NONO
35 ID., Rosicrucian Enlightenment cit., pp. 38-39, 46-47, 'o-,2, ,8, 6r,
6,, 69, 83, ecc. [trad. it. cit., pp. 46-47, JJ-,7, 61 -64, 69, 73, 78, 83 , 92 ,
ecc. ].
36 Ibid., pp. 32, 66-67 [pp. 40, 79-8o].
Capitolo decimo
L'Inghilterra elisabettiana e gli ebrei
in England, Oxford 1 9 4 1 , p. 1 4 1.
L'INGHILTERRA ELI SABETTIANA E GLI EBREI 14 1
16
Nel suo libro Li/e o/ Menasseh ben Israel cit. Cfr. inoltre, pp. 2 3 1
sgg.
L 'INGHILTERRA ELIS ABETTIANA E GLI EBREI 1 45
12
Ibid., V, 2, 1939 [«Guarda, il sangue di Cristo che inonda il cie
lo! », p. 476].
u I bid. [« i cui segreti inducano gli ingeni audaci l a fare piu di quanto
il cielo approva », p. 478].
I52 CAPITOLO UNDICESIMO
14 Cfr. p. 102.
"
YATES, Rosicrucian Enlightenment cit., p. 244 [trad. it. cit., p. z6I].
1 54 CAPITOLO UNDICESIMO
16
Marfowe cit . , I, pp. 190 sgg.
BAKELES S,
11 Tamburlaine, parte I, I, r, 13 [trad. it. cit . , p. 64].
18 lbid., parte I, I, J, JO sgg. [pp. 87·88].
19 Ibid., parte I , V, 1 [p. 120].
LA REAZIONE : CRI S TOPHER MARLOWE I 55
Le sue immense aspirazioni verso la conoscenza e il domi
nio universali sono quelle di un melanconico ispirato, cul
tore del « Sa turno » rivalutato del Rinascimento, l'astro di
coloro che si dedicano a studi profondi e dell'età aurea del
l'impero :
Our soules, whose faculties can comprehend
The wondrous Architecture of the world :
And measure every wandring plannets course :
Still climing after knowledge infinite,
And alwaies mooving as the restles Spheares,
Will us to weare our selves and never rest,
Until we reach the ripest fruit of ali,
Tha t perfect blisse and sole feliciti es,
The sweet fruition of an earthly crowne 20•
20
Ibid. , parte l, I l , 7, 2 1 -29 [<d'anima nostra, le cui facoltà intendo
no l l'architettura stupenda del mondo, l e misurano il corso dei pianeti, l
sempre salendo a una scienza infinita, l sempre movendosi come le sfere
inquiete, l vuole che ci esauriamo, senza riposo, l fino a raggiungere il frut
to piu maturo, l perfetta gioia, sola felicità, l dolce fruizione di una corona
in terra », p. 9r].
21
Cfr. YATES, Astraea cit . , pp. 20 sgg. [trad. it. cit., pp. 27 sgg.] .
22 Ibid., pp. 123-24 (pp. 1 49-,ol.
CAPITOLO UNDICESIMO
28
Ibid., pp. 366 sgg.
" Le tre opere qui esaminate non esauriscono ovviamente la produ
zione drammatica di Marlowe. Viste nell'ottica di una trilogia, come qui
è stato fatto, e senza un'analisi di altre opere che andrebbero prese in con
siderazione per una nuova valutazione organica, i tre drammi paiono prose
guire, ad un livello sofisticato, il tipo di propaganda contro Leicester accu
sato di prendere al proprio servizio ebrei, stregoni, avvelenatori, e cosi via,
espressa nel Leycesters Commonwealth, r,B4, che venne attribuito, su basi
non del tutto certe, al gesuita Robert Parsons. Questa propaganda venne
giudicata sovversiva del governo della regina (cfr. E. ROSENBERG, Leicester,
Patron o/ Letters, New York r9n, pp. 289 sgg . ) , e fu sovversiva anche la
sua prosecuzione da parte di Marlowe. Una stretta analogia presenta la pro
paganda contemporanea della Lega cattolica contro Enrico I I I in Francia
(cfr. p. 90).
1 60 CAPITOLO UNDICES IMO
Siamo ora giunti ad una delle opere piu famose del piu
celebre drammaturgo del mondo . Non è proprio necessa
rio iniziare questo capitolo con un breve riassunto della
trama del Mercante di Venezia: tutti conoscono la storia
di Shylock, l'ebreo, e della sua libbra di carne, eppure non
sempre la si ricorda con precisione. Il mercante di Venezia
designato dal titolo come il protagonista dell'opera non è
l'ebreo Shylock, come tanto spesso si suppone, ma il cri
stiano Antonio. Nessuno dimentica mai la libbra di carne,
ma non tutti ricordano perché fosse tanto importante, e il
motivo è che si trattava di una questione legale e la Legge
è il contenuto reale del dramma: le relazioni fra ebrei e
cristiani a Venezia sono vitalmente intrecciate al tema di
fondo. E la stupenda poesia dell'opera raggiunge un acme
supremo nel finale, quando l'ebrea Gessica, ora cristiana e
sposata al cristiano Lorenzo, contempla a Venezia il cielo
notturno, scintillante di stelle, e ascolta l'amante che le
parla dell'armonia universale.
Il mercante di Venezia 1 fu stampato per la prima volta
nel 1 6oo. È incerta la data in cui Shakespeare lo scrisse,
sebbene deve essere precedente al 1 5 98, anno in cui l'ope
ra è citata da Francis Meres, e probabilmente non poste
riore al 1 5 9 6 poiché in essa si fa cenno a un naufragio che
ebbe luogo in quell'anno. In ogni modo, si può dire con
sicurezza che appartiene all'ultimo decennio del Cinque-
• Merchant o! Venice, IV, l, x So-96 [<da clemenza per sua natura non
s'impone per decreto. Scende come una dolce pioggia dal cielo sul sotto
stante suolo . . . attributo vivo di Dio che avvicina il potere temporale alla
divina potestà se la clemenza temperi la giustizia. E dunque, ebreo, ben
ché sulla giustizia poggi la tua richiesta, ricordati che sul piano dello stret
to diritto nessuno di noi si salverebbe. Clemenza invochiamo da Dio»,
trad. it. Il mercante di Venezia, w. SHAKESPEARE, Teatro, a cura di C. V.
Lodovici, 3 voli., Einaudi, Torino 1960, Il, p. :s6].
5 Introduzione Arden, pp. L·LXXI, che riassume le tesi di Nevill Cog
hill.
CAPITOLO DODICES IMO
"' l nomi cbrai'i Jdlc setirutb \'cngono Jati nella trasliuerazione ingle
se, con approssimativa traduzione italiana.
1 66 CAPITOLO DODICESIMO
"
BANES, Provocative Merchant cit., p. ro8.
14 [« Scegli la mia disciplina, e non l 'argento; l preferisci l'intelligenza
all'oro fino; l poiché la sapienza vale piu dei rubini �].
15 Merchant o/ Venice, V, r, r-22 [trad. it. cit., p. 64].
GIORGI E << I L MERCANTE DI VENEZIA ))
nel cuore. l Qui sta la tua gloria, la tua ricchezza, la tua forza e la tua
Arte»]. Hymnus in Noctem, 22.1-28 (in Poems cit . , p, 25).
8 KLIBANSKY, PANOFSKY e SAXL, Saturn cit., p, 38I : il quadro è ripro
dotto alla figura I4 di questo libro.
«THE S HADOW OF NIGHT» DI GEORGE CHAPMAN I 75
George Chapman può fare luce su questo problema, in
quanto nell'Hymnus in Noctem dipinge un quadro accu
rato di antitesi fra il Giorno e la Notte, in cui le indaffa
rate occupazioni del Giorno sono contrapposte alla medi
tativa Notte della Melanconia, vuote e insulse le prime,
profonde e sacre le seconde. Egli descrive il calar della
Notte, che è il Giorno degli studiosi profondi, e viceversa
il sorgere del Giorno con le sue occupazioni vane, in con
trasto con gli studi della Notte :
And as when hosts of starres attend thy flight,
(Day of deepe students, most contentfull night )
The morning (mounted on the Muses stead)
Ushers the sonne from Vulcan's golden bed,
And then from forth their sundries roofes of rest,
All sorts of men, to sorted taskes addrest,
Spread this inferiour element : and yeeld
Labour his due: the souldier to the field,
States-men to counsell, ludges to their pleas,
Merchants to commerce, mariners to seas:
All beasts and birds, the groues and forrests range,
To fill all corners of this round exchange,
Till thou (deare Night, o goddesse of most worth)
Lets thy sweet seas of golden humor forth
And Eagle-like doth with thy starrie wings,
Beate in the foules and beasts to Somnus lodgings,
And haughtie Day to the infernali deepe,
Proclaiming silence, studie, ease and sleepe • .
10
Ibid., 249 (in Poems cit., p. 2,).
11
[« Sbalzato dalla tempesta, precipitati dal cielo, Ercole, l e ripulisci
questa lurida stalla del mondo: l oppure piega il tuo arco bronzeo contro
il Sole . . . l Fagli ora lasciare il mondo alla Notte e ai sogni. l Mai le fatiche
«THE S HADOW OF NIGHT» DI GEORGE CHAPMAN 177
della virtu furono cosi invidiate l come in questa luce: colpisci, colpisci e
arresta la sua superbia l non tollerare piu che i suoi cupidi raggi riescano
a raggiungere I la Terra. Rimanga ancora tramontato l nei cespugli del Son
no, imprigionato presso le ciglia, l con neri vapori e archi d'ebano »]. Ibid.,
2.u-68 (in Poems cit., p. 2,).
12
Gli autori di Saturn and Melancholy (p. 3 8 1 ) interpretano le figure
in cielo come la Luna e Marte, con un cherubino in mezzo a loro.
CAPITOLO TREDICES IMO
21
[<< Poi nel tuo chiaro Pentacolo di ghiaccio l opera adesso un mira
colo magico »]. Hymnus in Cynthiam, .1I:J·I6 (in Poems cit., p. 142).
CAPITOLO TREDICES IMO
9 Love's Labour's Lost, IV, 3, 226-_14 [trad. it. cit., pp. 663-64].
10 Ibid. , 339-42. [« soave e armonioso come la lira del radioso Apollo
con le corde di capelli del dio, quando parla Amore il coro di tutto l'Olim
po incanta il cielo con la sua dolce armonia », p. 66_1].
S HAKES PEARE : RE LEAR E I DEMONI 1 93
Assicura agli amici che nel violare i loro giuramenti per
seguire le donne amate c'è un'autentica religiosità :
Por charity itself fulfils the law:
And who can sever love from charity 11•
11
lbid., 361-62. [« ché la carità conchiude in sé tutta la legge: e chi
vorrà separare l'amore dalla carità? >>, p. 666].
1 94 CAPITOLO QUATTORDICESIMO
12
Cfr. KLIBANSKY, PANOFSKY e SAXL, Salurn and Me/ancho/y cit., pp.
r6-r8.
" As you like it, II, 7, uo [trad. it. cit., vol. I I , Come vi piace,
p. 5 1 8].
" lbid. , 58-6o. [« Qua, (presto, il mio vestito variegato e) ampia licen·
za di dir la mia, ché voglio purgare da un capo all'altro il corpo impuro di
questo mondo purulento», p. 665].
15 [« Sbalzato dalla tempesta, precipitati dal cielo, Ercole, l e ripulisci
questa lurida stalla del mondo >>.
SHAKESPEARE: RE LEAR E I DEMONI 1 95
19 Cfr. p. n6.
20
Cfr. p. I I ?.
21
Nella Daemonologie ( 1 597), Giacomo cataloga « the Fayrie » [la fata]
fra gli spiriti maligni (p. 57). Piu avanti asserisce che le streghe vedono le
fate: « Varie streghe sono andate alla morte confessando di essere state tra
sportate con la fata ad una collina, apertasi la quale entrarono, e là videro
una Regina delle fate, che diede loro una pietra » (p. 74).
22 Nel 1596, Giacomo si senti offeso dai passi del poema di Spenser che
credeva alludessero sfavorevolmente a sua madre, e richiese a Elisabetta
SHAKES PEARE : RE LEAR E I DEMONI 197
In breve, sul problema della melanconia, s e sia cioè la
melanconia ispirata o la cattiva melanconia delle streghe,
re Giacomo sarebbe stato probabilmente dalla parte di
Marlowe nel vederla tutta come esecrabile, nel vedere in
Agrippa lo stregone diabolico, in Dee il suo seguace illuso,
nel considerare The Faerie Queene non come profezia, im
pregnata di magia bianca, di un ruolo messianico per l'In
ghilterra, ma come parte della piaggeria fuori moda verso
la sovrana che l'aveva preceduto sul trono inglese, impli
cante la denigrazione di sua madre, Maria, regina degli
scozzesi.
25 Cfr. YATES, Shakespeare's Last Plays cit . , pp. 17 sgg. [trad. it. cit . ,
p p . 17 sgg.].
26 Come doveva fare in seguito in Cymbeline; cfr. ibid. , pp. 41 sgg.
[pp. 48 sgg.].
21
King Lear, II, 3 ; III, 4, 41 sgg.; IV, r [trad. it. cit., vol. III, Re
Lear, pp. 277; 2 9 1 ; 303·:Jl .
S HAKES PEARE : RE LEAR E I DEMONI 199
28
Che Shakespeare fece un uso puntuale dell'opera di Harsnett è stato
provato da Kenneth Muir nella sua edizione del King Lear (ed. Arden, In·
troduction, p. XVII, e Appendix 7, pp. 230·42). Cfr. anche ID. , The Sour
ces of Shakespeare's Plays, London 1977, pp. 202 sgg.
Samuel Harsnett era un pastore anglicano, ad un certo momento arci
vescovo di York. La Chiesa anglicana non usava il rito dell'esorcismo, e
uno dei tratti della missione dei gesuiti in Inghilterra fu il dar risalto a
questa omissione, moltiplicando i casi di possessione demoniaca e affer
mando che i loro sacerdoti erano riusciti a esorcizzarli. Harsnett raccolse
e pubblicò le prove di falsi esorcismi; cfr. THOMAS, Religion and the De
cline of Magie cit., pp. 438-90. Thomas collega il libro di Harsnett alla
polemica contemporanea con i gesuiti. La denuncia da parte di Harsnett
degli esorcismi dei gesuiti rappresentò una fase importante della polemica.
In seguito divenne comune la stampa di resoconti ostili degli esorcismi
praticati dai gesuiti sul continente; la missione gesuita in Inghilterra con
tinuò a rivendicare pratiche esorcistiche riuscite.
200 CAPITOLO QUATTORDICESIMO
1 YATES, Shakespeare's Last Plays cit. [trad. it. cit.]; altra edizione,
Maiesty and Magie in Shakespeare's Last Plays: A New Approach to Cym
beline, Henry VIII, and Tbe Tempest, Boulder (Colorado) 1978.
2 ID. , Shakespeare's Last Plays cit., pp. I I 6 sgg. [trad. it. cit., pp. 109
sgg.].
202 CAPITOLO QUINDICESIMO
9 Cfr. ID., Theatre o/ the World cit ., pp. 86·90; Shakespeare's Last
P/ays cit., pp. 1 2 1 sgg. [trad. it. ci t . , pp. I I4 sgg.].
10
The Tempest, I, 2 . [« A ben cinque tese sul fondo giace tuo padre l
Coralli son fatte le tue ossa », trad. i t. ci t., vol. III, La tempesta, p. 868].
11 B . JONSON, Timber or Discoveries, in Works, a cura di C. H. Her
ford e P. Simpson, Oxford 1937, VIII, p. J87.
206 CAPITOLO QUINDICES IMO
1 Cfr. pp. 46-47; e AMMAN, Tbe Musical Theory ond Philosophy of Ro
bert Fludd cit., pp. 198-227.
2 YATES, Rosicrucion Enlightenment cit. [trad. it. cit.], possim.
' Ibid., pp. 2o6 sgg, [trad. it. cit., pp. 243 sgg.).
214 CAPITOLO SEDICESIMO
10
Sulle polemiche di Mersenne, cfr. ID., Bruno cit., pp. 43Z-40, 444-47
[trad. it. cit., pp. 46 ,-7 3, 478- S r].
218 CAPITOLO SEDICES IMO
1 Cfr. YATES, Shakespeare's Last Plays cit., passim [trad. it. cit.].
224 CAPITOLO DICIA S SETTE S IMO
2 Cfr. c. HILL, Milton and the English Revolution, London 1977, cap.
22: The Millennium and the Chosen Nation.
3 Cfr. H. DARBISHIRE, Early Lives of Milton, London 1932, pp. 91, 28,,
ecc.; HILL, Miftoll cit., pp. '9·61.
JOHN MILTON 225
7 lbid.' p. I lO.
'
H. l'ISCH, ]erusalem and Albion, London 1964, p. 12,. Ma cfr. HILL,
Milton cit., pp. 279·80.
JOHN MI LTON 227
11
[Ibid., p. 43: « q,uei demoni. .. che si trovano l nel fuoco, nell'aria,
nei flutti o sotto terra, l il cui potere trova fede) consenso l presso i pianeti
o presso gli elementi >>].
" Cfr. pp. 69-70.
11
[MI LTON, Il Penseroso ci t., p. 49: " finché, matura d'esperienza non
arrivi l ad alcun che, somigliante all'inno dei profeti »].
JOHN MI LTON 229
"
YATES , Rosicrucian Enlightenment cit., p. 18.5 [trad. it. cit., p. 2 1 9].
15 Jbid., p. 186 (p. 220].
Capitolo diciottesimo
Il ritorno degli ebrei in Inghilterra
11
Per il dibattito su Sabbatai Sevi e il puritanesimo inglese, cfr. SCHO·
LEM, Sabbatai Sevi cit., pp. 101 sgg., 107, IH sgg. Scholem non è favo
revole alla tesi dell'influenza puritana sul Messia. Tuttavia la possibilità
di contatti risiedeva nella presenza di mercanti inglesi puritani a Smirne,
e le singolari analogie d'atmosfera tra il millenarismo puritano e il messia·
nismo giudaico - movimenti che fioriscono entrambi all'incirca nello stesso
periodo - sono certamente curiose e suggestive.
CAPITOLO DICIOTTESIMO
11
Cfr. H. VAN DE WAAL, Rembrandt's Faust Etching, a Socinian Docu
ment, and the Iconography o/ the Inspired Scholar, in « Oud-Holland »,
LXXIX, 1964, pp. 7-48. Rembrandt ebbe stretti rapporti con Menasseh ben
Israel e con gli ebrei di Amsterdam . (Ringrazio David Goldstein per la ci
tazione dalle diciotto benedizioni).
Epilogo
1 [«Se dico che la tenebra forse mi ricoprirà, allora la mia notte si tra
sformerà in giorno. l SI, la tenebra non è tenebra con te, ma la notte è
chiara come il giorno: l 'oscurità e la luce per te sono identiche » The Book
o/ Common Prayer, CXXXIX, 8].