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La teoria cromosomica dell’eredità e i

cromosomi sessuali

• La teoria cromosomica dell’eredità descrive in che


modo la trasmissione dei cromosomi sia connessa
al modello di ereditarietà descritto da Mendel.

• Questa teoria è stata proposta indipendentemente


nel 1902-03 da:
– Theodore Boveri, uno studioso tedesco
– Walter Sutton, uno studioso statunitense

Principi di Genetica – R.J. Brooker, a cura di A. Russo Copyright © 2010 The McGraw-Hill Companies srl
• La teoria cromosomica dell’eredità si sviluppa a
seguito di tre filoni fondamentali di ricerca:

– 1. Analisi della trasmissione di caratteri da


una generazione all’altra
• Gli studi di Mendel sugli ibridi delle piante

– 2. La ricerca sulla natura del materiale


ereditario
• Tra queste, importanti i contributi di
– Karl Nägeli, un botanico svizzero, e August Weismann,
un biologo tedesco

– 3. La descrizione al microscopio dei


processi della mitosi, meiosi e fecondazione
• Con il contributo principale di Boveri e Sutton

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La teoria cromosomica dell’eredità si basa su pochi
principi fondamentali:

– 1. I cromosomi contengono il materiale genetico.

– 2. I cromosomi si replicano e sono trasmessi da una


generazione alla successiva.

– 3. Nella gran parte delle cellule eucariotiche i nuclei


contengono coppie di cromosomi omologhi
• Durante la meiosi, ogni coppia segrega nelle due cellule figlie.

– 4. Durante la formazione dei gameti i diversi cromosomi


non omologhi segregano indipendentemente.

– 5. Ogni parentale trasmette alla progenie un assetto


completo di cromosomi.
• Ciascun assetto è funzionalmente equivalente
– EBrooker,
Principi di Genetica – R.J. porta undicorredo
a cura A. Russo completo di geni
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• La teoria cromosomica dell’eredità ci
mostra la relazione tra leggi di Mendel e
trasmissione cromosomica
– La prima legge di Mendel è spiegata
dall’appaiamento degli omologhi e dalla
segregazione dei cromosomi alla meiosi
– La seconda legge di Mendel è spiegata dal
comportamento diverso dei cromosomi non
omologhi durante la meiosi

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I cromosomi
omologhi si
separano e questo
provoca la
segregazione degli
alleli in gameti
distinti

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Determinazione del sesso

• In molte specie animali i cromosomi svolgono un


ruolo nella determinazione del sesso.

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• La specie umana possiede 46 cromosomi
– 44 autosomi
– 2 cromosomi sessuali
• I maschi possiedono un cromosoma X e un
cromosoma Y
– Essi rappresentano il sesso eterogametico
• Le femmine possiedono due cromosomi X
– Esse rappresentano il sesso omogametico
• Il cromosoma Y determina lo sviluppo in senso
maschile

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• In alcuni insetti:
– I maschi sono X0 e le femmine XX
• In altri insetti (per esempio in Drosophila)
– I maschi sono XY e le femmine XX
– Il cromosoma Y non determina lo sviluppo maschile
– Esiste invece un rapporto tra numero di cromosomi X e
numero di assetti autosomici (X/A)
• Se X/A = 0,5 il moscerino si sviluppa in maschio
• Se X/A = 1,0 il moscerino si sviluppa in femmina

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• Negli uccelli i cromosomi sessuali sono designati Z e
W per distinguerli dai cromosomi X e Y di
mammifero
• I maschi possiedono due cromosomi Z
– Essi rappresentano il sesso omogametico
• Le femmine possiedono un cromosoma Z e un
cromosoma W
– Esse rappresentano il sesso eterogametico

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• Nelle api, i maschi si definiscono fuchi
– Essi sono aploidi
– Sono stati prodotti da uova non fecondate
• Le femmine possono essere operaie o regine
– Esse sono diploidi
– Sono state prodotte da uova fecondate

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Secondo la teoria cromosomica dell’ereditarietà i geni
sono localizzati sui cromosomi.

• Sutton e Boveri proposero che il comportamento dei cromosomi


durante la meiosi riflette la trasmissione ereditaria dei geni.
• Thoma Hunt Morgan iniziò a lavorare sul moscerino della frutta,
Drosophila melanogaster, per provare scientificamente le leggi di
Mendel in una specie naturale, non addomesticata come nel caso di
Pisum sativum.
• A differenza di Mendel, però, Morgan non aveva immediatamente a
disposizione le varianti fenotipiche per poterle esaminare.
• Insieme ai suoi allievi faceva la spola tra il laboratorio della
Columbia University, a New York, e Long Island, che all’epoca era
un’area rurale, per attirare moscerini lasciando secchi pieni di frutta
appesi a marcire sugli alberi.
• Una volta catturati e trasportati in laboratorio, i moscerini venivano
esaminati al microscopio ottico per identificarne le varianti
fenotipiche.
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• Gli insetti catturati in natura presentavano quasi sempre lo
stesso fenotipo per ciascun carattere esaminato, e il gruppo di
Morgan indicava tali fenotipi come “tipo selvatico”.
• Oggi si usa il termine “wild type” per indicare il fenomeno
più comune in una popolazione.
• Morgan riteneva che la Drosophila fosse un organismo facile
da mantenere e da riprodurre in laboratorio.
• Teneva i moscerini in bottiglie di vetro, riempite con una
miscela semisolida di farina di mais, zucchero e acqua.
• Il ciclo vitale della Drosophila varia tra 12 e 14 giorni secondo
le condizioni di crescita, in un anno è possibile allevare da 25
a 30 generazioni.
• Morgan approfittò di questa rapidità riproduttiva per allaevare
un gran numero di moscerini per molte generazioni, alla
ricerca di nuovi mutanti fenotipici.

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I risultati di Morgan

• Nel giro di qualche anno, Morgan identificò molte


varianti fenotipiche che utilizzò per effettuare e studiare
incroci genetici controllati tra i moscerini selezionati,
maschi e femmine.
• Morgan arrivò a concludere che i geni sono
localizzati sui cromosomi.

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Ereditarietà legata all’X

• Studiando altri insetti, Stevens concluse che le differenze di


ereditarietà dipendente dal sesso sono dovute alla presenza
di due cromosomi X nelle femmine e un cromosoma X e un
cromosoma Y più piccolo nei maschi.
• L’espressione ereditarietà legata al sesso si riferisce alla
trasmissione ereditaria dei geni localizzati sui cromosomi
sessuali.
• Nel 1910, gli esperimenti di Morgan con i moscerini
confermarono le conclusioni di Stevens.

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Cromosomi X e Y

• Nettie Stevens studiò differenze cromosomiche tra maschi e


femmine delle specie di coleotteri (Tenebrio molitor).
• Scoprì che le cellule diploidi di coleotteri femmine
contenevano 20 cromosomi di grandi dimensioni, mentre le
cellule diploidi dei maschi contenevano solo 19 cromosomi
grandi e uno piccolo.
• Nell’esaminare i cromosomi contenuti in uova e spermatozoi
di Tenebrio molitor , osservò che tutte le uova contenevano
10 cromosomi grandi.
• L’esame degli spermatozoi dimostrò che circa la metà
conteneva 10 cromosomi grandi, mentre l’altra metà ne
conteneva 9 grandi e 1 piccolo.

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• Nettie Stevens continuò a studiare i cromosomi in cellule
somatiche e gameti di altri insetti e concluse che le differenze
ereditarie legate al sesso erano dovute alla presenza di due
cromosomi X grandi nelle femmine e di un cromosoma X grande e
un cromosoma Y molto più piccolo nei maschi.
• La ricercatrice ipotizzò che i cromosomi sessuali negli ovuli di
Tenebrio molitor fossero sempre dello stesso tipo: ogni ovulo
contiene una copia di ciascun autosoma e un cromosoma X; al
contrario, lo spermatozoo contiene una copia di ogni autosoma e
un cromosoma X oppure un cromosoma Y.
• Suggerì inoltre che la presenza di un cromosoma X o Y nello
spermatozoo determina il sesso della prole, e che l’uguale
frequenza di X e Y spiega le identiche proporzioni nella prole di
sesso maschile e femminile osservate durante gli incroci.
• Stevens fu una delle prime a esaminare la trasmissione dei
caratteri legati al sesso e i suoi studi su Tenebrio molitor
sono stati i primi a ipotizzare una base cromosomica per la
determinazione del sesso.
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Il mutante occhio bianco
• Nel 1910, gli esperimenti di Morgan con i moscerini confermarono le
conclusioni di Stevens secondo la quale i cromosomi X e Y
contribuiscono alla determinazione del sesso e che avrebbero
fornito la prova della presenza dei geni sui cromosomi.
• Gli esperimenti iniziarono quando Lilian Morgan, moglie di Morgan e
importante membro del suo gruppo di ricerca, individuò, all’interno di
una bottiglia di moscerini selvatici e mantenuti in laboratorio per
circa un anno, un maschio mutante di Drosophila con occhi bianchi
invece del normale colore rosso.
• Il maschio mutante occhio bianco fu incrociato con una femmina di
tipo selvatico dagli occhi rossi, generando una F1, tutti con occhi
rossi. Pertanto l’allele mutante era recessivo.

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• L’incrocio produsse 1237 moscerini F1 con gli occhi rossi, un
risultato che indicava la dominanza del fenotipo selvatico su
quello mutante.
• Successivamente i moscerini F1 furono incrociati tra loro per
produrre una generazione F2 con 1101 maschi con occhi
rossi, 782 maschi con occhi bianchi e 2459 femmine con
occhi rossi.
• Questo non è un normale rapporto di 3:1, perchè ci sono
differenze fenotipiche tra la progenie maschile e quella
femminile.
• Solo i maschi presentavano occhi bianchi.

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Incroci aggiuntivi

• Quando il maschio originale occhi bianchi fu incrociato con


una femmina della F1 con occhi rossi, l’incrocio prudusse un
rapporto di 1:1 tra maschi occhi bianchi e femmine occhi
rossi (cross B).
• L’incrocio finale fu tra una femmina occhi bianchi e un
maschio di tipo selvatico con occhi rossi. La F1 dell’incrocio
era costituita da femmine con occhi rossi e maschi con occhi
bianchi. Nella F2 comparivano uguali proporzioni di maschi e
femmine con occhi rossi e occhi bianchi (cross B).

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Incroci reciproci

• Sono incroci nei quali si scambiano i sessi degli individui


che esprimono un certo carattere.
• Gli incroci reciproci consentono di comprendere se un
carattere è portato da un cromosoma sessuale o un
autosoma.
– I caratteri associati al cromosoma X non si comportano allo
stesso modo negli incroci reciproci

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Il gene per il colore dell’occhio è sul cromosoma X
• Le differenze tra incroci reciproci osservate da Morgan non
erano previste dalle leggi di Mendel sull’ereditarietà.
• Morgan si rese conto che la trasmissione dei cromosomi X in
Drosophila avrebbe potuto spiegare la comparsa di occhi
bianchi e rossi nei suoi incroci se il cromosoma X avesse
portato un gene per il colore dell’occhio.
• L’ereditarietà legata all’X è il termine che identifica la
trasmissione di geni localizzati sul cromosoma X; i maschi
hanno un solo cromosoma X e sono chiamati emizigoti
(“metà”zigoti) per i geni legati all’X.

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• I maschi sono emizigoti (“metà”zigoti) per i geni legati all’X.
• I maschi hanno un solo cromosoma X, per cui, non possono
essere omozigoti o eterozigoti per i geni legati all’X.
• I maschi emizigoti ereditano il cromosoma X dalla madre ed
esprimono ciascun allele del cromosoma X, poichè il cromosoma
Y non contiene geni omologhi a quelli della X.
• Al contrario le femmine hanno due X e sono in grado di esprimere
genotipi omozigoti ed eterozigoti per geni legati all’X, nello stesso
modo in cui esprimono i geni autosomici.
• I maschi trasmettono o il cromosoma X o il cromosoma Y. Il
cromosoma X può essere passato solo alla progenie femminile.
Quello Y solo alla progenie maschile.
• Le femmine possono trasmettere un cromosoma X a tutta la prole.

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Modello genetico degli esperimenti di Morgan Cromosomi X e Y segregano
sull’ereditarietà legata al cromosoma X: nell’incrocio A, nell’incrocio B
erditarietà del colore dell’occhi in Drosophila. e nell’incrocio C.

w (white) rappresenta l’allele recessivo per gli occhi bianchi e


w+ l’allele dominante per gli occhi rossi.

Nell’incrocio A, un cromosoma X del maschio con occhi bianchi


porta l’allele recessivo w. Il cromosoma X è presente insieme a
un cromosoma Y nel genoma del maschio.

I cromosomi X della femmina portano ciascuno un allele


dominante w+ che produce il colore rosso degli occhi. La
progenie F1 è rappresentata da maschi w+Y con occhi rossi e
femmine w+w anch’esse con occhi rossi.

La F2 presenta proporzioni uguali di maschi occhi bianchi (wY)


e occhi rossi (w+Y) e femmine che sono in proporzioni uguali,
w+w+ e w+w.

Con la stessa logica, ci si aspetta che l’incrocio B tra il maschio


originale con occhi bianchi e la femmina della sua progenie F1
con occhi rossi (w+w) produca in eguali proporzioni maschi e
femmine con occhi rossi e occhi bianchi.

L’incrocio C tra una femmina occhi bianchi e un maschio occhi


rossi fornisce una prova genetica di questa ipotesi.
L’incrocio produce una progenie F1 costituita da femmine occhi
rossi e maschi occhi bianchi e una F2 composta da maschi e
femmine con occhi rossi e bianchi in proporzioni uguali.

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Analisi della non-disgiunzione
• Il lavoro di Morgan lo ha portato a proporre la teoria cromosomica
dell’ereditarietà, ipotizzando che i geni fossero presenti sui
cromosomi.
• Le osservazioni erano coerenti con la teoria cromosomica, ma per
convalidare la tesi era necessario dimostrare l’esistenza di un
legame certo tra un determinato fenotipo e la presenza e l’assenza
di uno specifico cromosoma.
• Calvin Bridges, allievo di Morgan, studiò moscerini con fenotipo
inatteso nel colore degli occhi e con anormalità nel numero di
cromosomi, fornendo una prova della teoria cromosomica
dell’ereditarietà.
• Studiò l’incrocio C di Morgan tra una femmina occhi bianchi (ww) e
maschi occhi rossi (w+Y). Tutta la progenie presentava fenotipo
atteso, femmine occhi rossi (w+w) e maschi occhi bianchi (wY) ma
1/2000 moscerini della F1 presentava un “fenotipo eccezionale”,
progenie con caratteri inattesi (femmine occhi bianchi o maschi
occhi rossi). 31
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Spiegazione dei fenotipi inattesi
• Bridges osservò che le femmine eccezionali possedevano tre
cromosomi X e un cromosoma Y; i maschi eccezionali
avevano un solo cromosoma X e nessun cromosoma Y (X0).
- Ipotizzò che la Y delle femmine provenisse dal gamete paterno, il
solo elemento dell’incrocio che contenesse una Y, e che entrambe le
X provenissero dal gamete materno, che forniva alle femmine
”eccezionali” due copie dell’allele w e il colore bianco degli
occhi. Stessa logica per ipotizzare che nei maschi eccezionali l’unica
X provenisse dal padre, che aveva trasmesso l’allele w+ e hanno gli
occhi rossi.
• I fenotipi eccezionali e cariotipi insoliti sono il risultato di rari
errori che si verificano durante la meiosi e che sono causati
da un difetto nella disgiunzione dei cromosomi X nella meiosi
I e nella meiosi II.
• La separazione cromosomica non avvenuta è chiamata non-
disgiunzione. 32
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La progenie eccezionale osservata da
Bridges risulta dalla non-disgiunzione
del cromosoma X.

La non-disgiunzione produce
anche zigoti XXX e Y0.

Bridges non osservò mai


progenie con questi cariotipi,
perché la progenie di tipo Y0
non riesce a svilupparsi e il
cariotipo XXX di solito è letale.

Le osservazioni forniscono una


prova decisiva per la teoria
cromosomica dell’ereditarietà,
mostrando che l’allele per gli
occhi bianchi (w) segrega con il
cromosoma X durante la meiosi
normale e durante la non-
disgiunzione.

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La determinazione del sesso è cromosomica e
genetica
• La determinazione del sesso coinvolge processi genetici e
biologici che producono le caratteristiche maschili e femminili
di una specie.
• Il sesso della maggior parte degli organismi è identificato su
due livelli: sesso cromosomico e sesso fenotipico.
• Il sesso cromosomico è la presenza di cromosomi sessuali
associati al sesso maschile o a quello femminile ed è
determinato al momento della fecondazione ed è controllato
dal cromosoma sessuale fornito dal genitore eterogametico.
• Il sesso fenotipico è la morfologia interna ed esterna
caratteristica di ciascuno dei due sessi e risulta da differenze
nell’espressione.

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Determinazione del sesso in Drosophila

• Gli studi di Bridges sulla non-disgiunzione hanno confermato


la teoria cromosomica dell’ereditarietà e hanno fornito
informazione sulla determinazione del sesso in Drosophila.
• Le femmine hanno due cromosomi X e i maschi hanno un
solo cromosoma X.
• Pertanto, gli individui con cariotipo X0, XYY, o XY (normale)
sono maschi, mentre quelli con cariotipo XXY o XX (normale)
sono femmine.
• In Drosophila, il numero di cromosomi X sembra essere un
elemento fondamentale nella determinazione del sesso.

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Rapporto X/Autosoma
• Il rapporto tra i cromosomi X e il numero di autosomi con
corredo aploide (1X:2A nei maschi e 2X:2A nelle femmine) è
fondamentale nella determinazione del sesso (X/A o
X/autosoma).
• I maschi hanno un rapporto X/A di 0.5 e le femmine un
rapporto di 1.
• In realtà, il rapporto X/A è una semplificazione del
meccanismo di determinazione del sesso in Drosophila, infatti
il sesso è determinato da proteine regolatrici che dipendono
dal numero di cromosomi X presenti nei nuclei delle cellule
embrionali. Queste controllano l’espressione del gene Sxl
(sex-lethal gene, gene letale del sesso) in moscerini XX.
• La proteina Sxl controlla anche l’espressione di altri geni
responsabili dello sviluppo sessuale.
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Determinazione del sesso nei mammiferi
• Anche i mammiferi placentati hanno due cromosomi
sessuali X e Y .

• La determinazione del sesso dipende dalla presenza o


assenza di un singolo gene SRY (Sex-determining Region
of Y, regione di determinazione del sesso di Y), che si
trova sul cromosoma Y.

• Nei mammiferi, i maschi possono essere XY (normale),


XXY, or XYY; le femmine sono XX (normale), XO, o XXX.

• SRY è un fattore di trascrizione che provoca una cascata


di trascrizione genica e di eventi di sviluppo che alla fine
producono strutture interne ed esterne maschili.
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SRY
• Inizialmente gli embrioni di mammifero contengono una coppia di
organi, definiti gonadi indifferenziate, che possono svilupparsi in
ovaie oppure in testicoli.

• Negli embrioni di sesso maschile, l’espressione di SRY dà inizio


allo sviluppo dei testicoli, a partire dalle gonadi indifferenziate.

• L’assenza dell’espressione di SRY segue lo sviluppo dello stato


femminile.

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Alle gonadi indifferenziate sono collegati due tipi
di strutture chiamate dotti di Wolff e dotti di
Muller. Solo una di queste strutture si sviluppa. I
dotti di Wolff si sviluppano a formare strutture
sessuali maschili. Viceversa i dotti mulleriani
formano strutture sessuali femminili.

Negli embrioni di sesso maschile, l’espressione


di SRY dà inizio allo sviluppo dei testicoli, a
partire dalle gonadi indifferenziate.

Nel testicolo primitivo le cellule interstiziali


sintetizzano due ormoni androgeni maschili, il
testosterone e il diidrotestosterone (DHT),
che contribuiranno a stimolare lo sviluppo dei
dotti di Wolff e porteranno alla formazione delle
strutture sessuali maschili, interne ed esterne.

Separatamente, in cellule specializzate


chiamate cellule sustentacolari, SRY stimola la
produzione del fattore anti-mulleriano (MIF,
Muller Inhibiting Factor) che degrada i dotti
mulleriani per prevenire lo sviluppo delle
strutture sessuali femminili.

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Gli embrioni di sesso femminile non possiedono
cromosomi Y e quindi non esprimono SRY.

L’ipotesi corrente è che l’assenza di SRY


sopprima l’espressione dei geni che conducono
allo sviluppo maschile e che, invece, porti
all’espressione dei geni che stimolano il tessuto
delle gonadi indifferenziate a trasformarsi in
ovaie e induca i dotti mulleriani a svilupparsi in
strutture sessuali femminili.

Sebbene SRY sia un gene necessario per lo


sviluppo sessuale dei mammiferi, non è
sufficiente da solo a dirigere lo sviluppo
sessuale.

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Diversità nella determinazione del sesso

• Un differente sistema, il sistema Z/W, è usato in molte


specie di uccelli, in alcune specie di rettili e pesci, ma anche
in falene e farfalle.
• In questo sistema le femmine possiedono due cromosomi
sessuali diversi (ZW) mentre i maschi ne possiedono due
uguali(ZZ).

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La figura mostra un incrocio tra galli e galline di
razza pura per un gene con un allele dominante
legato alla Z che codifica per un piumaggio
striato Zᴮ e la sua controparte recessiva che
codifica per un piumaggio uniforme Zᵇ.

I risultati degli incroci nella F1 sono differenti.

L’incrocio A produce galline striate ZᴮW e galli


striati ZᴮZᵇ in F1.

Anche in F2 i risultati sono diversi: tutti i galli


generati dall’incrocio A sono striati, mentre le
galline esprimono un rapporto di 1:1 tra
piumaggio uniforme e piumaggio striato.

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L’incrocio B produce galline uniformi Zᵇ W e galli
striati Zᴮ Zᵇ.

Anche in F2 i risultati sono diversi: vi è un


rapporto di 1:1 tra piumaggio uniforme e
piumaggio striato in entrambi i sessi.

Concludendo, il meccanismo di trasmissione


dei geni legati alla Z nel sistema Z/W è lo
stesso che nel sistema XX/XY.

Le modalità sono inverse rispetto ai


mammiferi placentati.

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• Il contenuto dei cromosomi sessuali è ancora più insolito
nei monotremi, come l’ornitorinco, un mammifero
ovoviviparo australiano.
• I maschi possiedono cinque coppie di cromosomi sessuali
X e Y, mentre le femmine possiedono cinque coppie di
cromosomi X.
• Nell’ornitorinco il corredo cromosomico maschile è
X1Y1X2Y2X3Y3X4Y4X5Y5 mentre quello femminile è
X1X1X2X2X3X3X4X4X5X5.
• Corredi multipli di cromosomi sessuali sono stati
documentati anche in alcune specie di piante, nelle termiti
e nei ragni.

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Nell’uomo la trasmissione dei caratteri legati al
cromosoma X segue modelli diversi.
• Nell’uomo la trasmissione di alleli mutanti sul cromosoma X produce
fenotipi mutanti secondo due modalità.
• Nell’ereditarietà recessiva legata all’X, femmine omozigoti per
l’allele recessivo o maschi emizigoti il cui cromosoma X porta l’allele
recessivo, esprimono il fenotipo recessivo.(modello di trasmissione
che determina il colore bianco degli occhi in Drosophila)
• Nell’ereditarietà dominante legata alla X, femmine eterozigoti e
maschi emizigoti per l’allele dominante esprimono il fenotipo
dominante.
• Qui il termine recessivo e dominante si riferiscono all’espressione
di caratteri ereditari in femmine rispettivamente omozigoti o
eterozigoti per un determinato gene legato all’X.
• I maschi emizigoti esprimono ogni allele del cromosoma X,
indipendentemente dalla modalità di trasmissione nelle femmine.
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Espressione di caratteri recessivi legati all’X

• Una caratteristica dell’ereditarietà recessiva legata all’X è


che molti più maschi che femmine esprimono il carattere.
• Ci sono molti caratteri recessivi legati all’X negli umani.
• I caratteri recessivi legati all’X sono espressi nei maschi
emizigoti per l’allele recessivo o nelle femmine omozigoti per
l’allele recessivo, dal momento che i maschi emizigoti
esprimono l’unica copia dell’allele recessivo legato all’X.

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Malattie ereditarie legate all’X

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Malattie ereditarie legate all’X

Una forma più comune di daltonismo


è dovuta a un carattere recessivo
Daltonismo :influenza
legato al cromosoma la
X, identificato
percezione deinon
nei soggetti che colori
sono rosso e di
in grado
riconoscere
verde il numero 22 in questa
immagine. 48
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Emofilia A:disfunzione nella coagulazione del sangue, causata
dalla mutazione di un gene legato all’X, denominato fattore VIII
(F8), che produce una proteina chiamata fattore VIII. E’ trasmessa
come carattere recessivo legato all’X, il più delle volte da una
madre portatrice che passa l’allele mutato a un figlio che risulterà
affetto.
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Caratteristiche dell’ereditarietà recessiva legata all’X

1. Molti più maschi che femmine presentano il fenotipo


recessivo, come risultato della emizigosi maschile.

2. Se un maschio recessivo si accoppia con una femmina


omozigote dominante, tutta la progenie presenta il fenotipo
dominante. Tutte le figlie femmine sono portatrici eterozigoti e
tutti i figli maschi sono emizigoti per l’allele dominante.

3. Accoppiamenti tra maschi recessivi e femmine portatrici sane


producono il fenotipo recessivo nella metà della prole e il
fenotipo dominante nell’altra metà.

4. L’accoppiamento di una femmina omozigote recessiva con un


maschio emizigote dominante produce progenie maschile con
il fenotipo recessivo e progenie femminile con il fenotipo
dominante e portatrice sana dell’allele recessivo.

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3.
2. Se L’accoppiamento
4.Accoppiamenti
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Vedete i risultati
recessivo, come degli incroci III-13
risultato dellax III-14 e III-1 x III-2
emizigosi maschile.
Vedete
Vedete la progenie dell’incrocio I-1
i risultatidell’incrocio IV-5x xI-2IV-6
10 maschi recessivi e due femmine recessive

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L’emofilia A è un carattere recessivo legato all’X
• Emofilia A è un grave disordine della coagulazione del sangue,
causata dalla mutazione di un gene legato all’X, denominato fattore
VIII (F8), che produce una proteina chiamata fattore VIII.
• E’ trasmessa come carattere recessivo legato all’X, il più delle
volte da una madre portatrice che passa l’allele mutato a un figlio
che risulterà affetto.
• Circa la metà dei figli maschi di madri portatrici sane sono malati.
• In queste famiglie la malattia sembra saltare una generazione,
perché l’allele mutato è stato passato dal padre affetto alla figlia
portatrice sana e da questa a un figlio affetto
• L’allele mutante produce una proteina non funzionale per la
coagulazione del sangue.
• Una mutazione “de novo” (non ereditata dai genitori) si pensa sia
stata trasmessa dalla regina Vittoria d’Inghilterra ad alcuni membri
della sua discendenza.
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Vittoria ebbe 4 figli, uno dei quali emofiliaco, e cinque figlie, due delle quali portatrici sane.
Le figlie portatrici sane avevano una normale coagulazione del sangue, ma, in seguito al
matrimonio, introdussero la mutazione nelle famiglie reali di Russia, Germania e Spagna.
Queste figlie trasmisero la mutazione ai loro figli maschi, emofiliaci, e alle loro figlie
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femmine, portatrici sane
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Trasmissione dei caratteri dominanti legati all’X

• Le caratteristiche distintive della trasmissione dei caratteri


controllata da alleli dominanti legati all’X sono:
1. Femmine eterozigoti incrociate con maschi di tipo selvatico
trasmettono l’allele dominante a metà della progenie,
indipendentemente dal sesso.
2. Maschi dominanti emizigoti, incrociati con femmine recessive
omozigoti trasmettono il carattere dominante a tutte le figlie
femmine, ma a nessun figlio .
3. Il carattere si manifesta con la stessa frequenza in maschi e
femmine, dal momento che per produrre il fenotipo dominante è
necessaria un’unica copia dell’allele.

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Ipertricosi congenita generalizzata CGH
• È una rara e grave malattia umana che viene trsmessa come carattere
dominante legato all’X.
• Porta a un notevole aumento del numero di follicoli piliferi presenti sul corpo
producendo molti più peli del normale, sia nei maschi sia nelle femmine.
 Le femmine con CGH hanno un fenotipo
caratteristico, ma la pelosità del viso e corpo è
meno intensa e tende ad essere presente a
chiazze.
 Un albero genealogico parziale di una famiglia
con CGH illustra la trasmissione degli alleli
dominanti da parte della donna III-1 a circa la
metà dei figli di entrambi i sessi e la trasmissione
dell’allele dall’uomo II-2 a tutte le figlie, ma non al
figlio maschio.

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Ereditarietà legata alla Y

• I geni legati all’Y vengono trasmessi solo da maschio a


maschio.
• Nei mammiferi, sul cromosoma Y si trovano meno di 50 geni
e , così come SRY, svolgono prevalentemente un ruolo nella
determinazione o nello sviluppo del sesso maschile.
• Oltre a SRY, il cromosoma Y umano contiene diverse copie
di geni della famiglia YRRM (Y chromosome RNA
Recognition Motif, sequenza di riconoscimento dell’RNA di Y)
e un gene chiamato DAZ (Deleted in aspermia, incapacità di
produrre spermatozoi).
• Alcuni uomini che non sono in grado di produrre spermatozoi
hanno una delezione del segmento di cromosoma Y che
contiene DAZ.
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• Dal momento che nei maschi è presente una sola copia di
Y, un tempo si pensava che i maschi fossero emizigoti per
questi geni, come lo sono per i geni di X.
• Tuttavia, il recente sequenziamento di Y umano ha rivelato
che la maggior parte dei geni presenti su Y sono duplicati in
loco, poichè Y è formato da due segmenti contenenti la
stessa serie di geni.
• Poichè questi due segmenti si trovano sullo stesso
cromosoma, non si ricombinano durante la meiosi, al
contrario di regioni su cromosomi omologhi.

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Le regioni pseudoautosomiche

• Due piccole regioni di omologia , regioni pseudoautosomiche


(PAR1 e PAR2), esistono tra i cromosomi X e Y.
• Queste regioni sono situate alle estremità dei cromosomi X e Y
e permettono ai cromosomi di appaiarsi come omologhi durante
la meiosi.
• Ci sono evidenze che i segmenti PAR di X e Y vanno incontro a
crossing-over.

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Le regioni pseudoautosomiche
dei cromosomi X e Y

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La compensazione del dosaggio genico bilancia la quantità
di geni legati al sesso

• Negli organismi con cromosomi sessuali, c’è uno squilibrio tra i due
sessi nel numero di copie dei geni sui cromosomi sessuali.
• In Drosophila e nei mammiferi placentati, le femmine hanno due
copie di ciascun gene legato all’X, una su ogni cromosoma X,
mentre i maschi ne hanno una sola copia.
• Negli animali, il bilanciamento del dosaggio genico è essenziale per
il normale sviluppo embrionale e i normali processi biologici.
• Qualsiasi meccanismo che compensi le differenze nel numero di
copie dei geni, dovuto alle differenze nel corredo cromosomico dei
maschi e femmine, si chiama compensazione del dosaggio.
• Negli animali, esistono almeno tre meccanismi di compensazione
che bilanciano l’espressione genica legata all’X tra maschi e
femmine.

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(Ascaridi)

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Inattivazione casuale dell’X nei mammiferi placentati

• Nei primi stadi della gestazione di un mammifero (negli


esseri umani circa 2 settimane dopo la fecondazione),
quando lo zigote è costituito da poche centinaia di cellule,
uno dei due comosomi X di ogni cellula somatica viene
inattivato in modo casuale.

• L’ipotesi dell’inattivazione casuale dell’X, anche


chiamata ipotesi di Lyon (Mary Lyon propose per la prima
volta questo modello nel 1962).

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• In circa la metà delle cellule somatiche di un embrione
femminile viene inattivato il cromosoma X materno e
nell’altra metà quello paterno.
• Alla fine di questo processo, tutte le cellule somatiche di una
femmina hanno un solo cromosoma X attivo, che ha la
stessa probabilità di essere l’X materno o paterno.
• L’inattivazione casuale dell’X avviene in ogni cellula con due
o più cromosomi X.
• Il cromosoma inattivo può essere osservato come una
massa cromatinica fortemente addensata, aderente alla
parete nucleare.
• Il cromosoma X inattivo è noto come corpo di Barr,
essendo stato visualizzato per la prima volta da Murray
Barr nel 1949.

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Mammiferi femmina sono Mosaici

• Una volta avvenuta l’inattivazione della X in una cellula,


essa permane in tutte le cellule somatiche discendenti.
• Come conseguenza dell’inattivazione dell’X, una femmina
normale di qualunque mammifero placentato rappresenta, in
termini di cromosomi X, un mosaico di due popolazioni di
cellule; una che ha attivo il cromosoma X di origine
maaterna, l’altra il cromosoma X di origine paterna.
• Gli alleli di entrambi i cromosomi sono espressi in
concentrazioni approssimativamente uguali, considerando
l’intero organismo.

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Gatti Calico e Tortie sono visibilmente Mosaici
• Nella maggior parte dei casi, il silenziamento di un
cromosoma X in ciascuna cellula femminile non ha alcun
effetto sulla funzione di un tessuto o sul fenotipo.
• Tuttavia, occasionalmente femmine portatrici di caratteri
recessivi legati all’X possono manifestare il fenotipo dell’allele
recessivo.
• Il colore del pelo in gatti di sesso femminile con mantello
tricolore pezzato o a guscio di tartaruga è un prodotto del
mosaicismo creato dall’inattivazione casuale dell’X.
• Le femmine con l’allele per il colore nero del mantello su un
cromosoma X e con l’allele per il colore arancione sull’altro
cromosoma X, hanno il pelo a macchie nere e arancioni
corrispondenti a porzioni di cute in cui ciascuno dei
cromosomi X è attivo.
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Le dimensioni e la distribuzione delle
macchie arancioni e nere riflettono la
localizzazione dei discendenti clonali
di quelle cellule in cui ciascun
cromosoma X è stato originariamente
inattivato.

Il modello d’inattivazione dell’X è unico


in ogni embrione di gatto femmina.

Il mantello di ogni gatta tricolore adulta


ha uno schema unico di macchie nere
e arancioni

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Meccanismo d’inattivazione dell’X
• L’inattivazione casuale dell’X richiede un gene sul
cromosoma X chiamato Xist (X-inactivation-specific-transcript,
trascritto specifico per l’inattivazione dell’X) che codifica per
una molecola di RNA di grandi dimensioni.
• L’RNA Xist si estende a partire dal gene da cui è trascritto e ,
accumulandosi, va a rivestire l’intero cromosoma X.
• I geni che sono rivestiti con l’RNA Xist sono tutti, o quasi tutti,
silenziati, non espressi.
• Xist si accumula soltanto sul cromosoma che trascrive tale
gene e non si diffonde al cromosoma omologo; agisce solo in
cis (sullo stesso cromosoma) ma non in trans (sul cromosoma
omologo).
• Esaminando i cromosomi inattivati nel nucleo si rileva che il
corpo di Barr è rivestito dall’ RNA Xist .
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