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In Catullo ritorna uno dei temi tipici della poesia di qualsiasi epoca: l’amore, o

più precisamente l’invito a godere della vita e dell’amore, nella certezza che
si tratti di piaceri passeggeri e perciò ancora più preziosi. Questa concezione
della vita la si può vedere espressa perfettamente nel carmen “Viviamo, mia
Lesbia, e amiamo”.

Qui ci troviamo proprio all’inizio della relazione fra il poeta e Lesbia, e Catullo
invita la sua amata a non pensare ai brutti pensieri della gente ma a baciarlo
in continuazione, perché potrebbe essere anche l’ultima volta che lo fanno.

La delusione arriva quando Lesbia lascia Catullo nel carmen 85. Catullo si
dispera perché ora non vivrà più quei bei momenti di intensa passione
amorosa insieme a lei. Ma il poeta ha intenzione di superare il dramma senza
importunarla più. Rimane però in lui un senso di invidia, perché si chiede chi
sarà il prossimo che lei amerà.

Possiamo quindi dire che Catullo “carpit diem” (coglie l’attimo) ma non vuole
comunque perdere quello che ha “colto” in precedenza. Per Catullo l'amore
non è inteso come un sentimento, ma come qualcosa da vivere il più
fisicamente possibile, come si può notare dall'uso di parole appartenenti al
linguaggio passionale dell’amore.

In Catullo l'amore per Lesbia procede per 3 distinte fasi: la prima è quella
iniziali in cui il poeta fantastica e vagheggia sull’amore. Successivamente
viene la fase della passione profonda in cui Catullo si abbandona al tormento
fisico e alla venerazione della donna amata. Il testo in cui si esprime meglio
questo concetto è sicuramente: "Viviamo nell'amore, Lesbia mia!”.

 La terza fase, invece, è quella del dolore struggente per il tradimento della
donna amata nei suoi confronti. L'uomo si consuma interiormente, prende
atto del fatto che questo suo conflitto tra amore (ricordo dell'amore passato)
ed odio (ovvero del presente), tra il rimpianto di Lesbia e la realtà attuale e tra
la speranza e la disperazione è ormai insanabile. Il carme che esprime al
meglio questo concetto è "Odio et amo”. Infine, ormai stremato dal suo
struggimento interiore, in Catullo subentra, al posto dell’odio, l'angoscia di
morte, l’autocommiserazione e la pietà verso se stesso.

Nei testi sopra citati appaiono due diverse prospettive dell’amore secondo le
due principali fasi della vita di Catullo: l’amore assoluto e incondizionato per
Lesbia e l’odio verso di essa a causa del tradimento.

Nel carmen 5, “Vivamus mea Lesbia” Catullo esprime la sua passione


amorosa in maniera spensierata e gioiosa e la consapevolezza della fugacità
del tempo.
Al contrario, nel carmen 85, “Odio et amo”, la visione dell’amore è cambiata
in base allo stato d’animo del poeta: egli infatti adesso parla del confronto e
della battaglia tra le due emozioni che sente lottare dentro di se, amore e
odio.

Questo carmen è molto attuale perché rispecchia perfettamente ciò che


accade quotidianamente nella vita di tutti noi. Tutti almeno una volta nella vita
abbiamo provato amore e odio per la stessa persona. Credo che spesso ci
siamo promessi di non messaggiare (attualità) o pensare ad una persona che
ci ha delusi, traditi ma che in realtà non smettiamo comunque di amare.

A differenza del carmen di prima, altri testi come ad esempio “Vivamus mea
Lesbia”, secondo me non rispecchiano l’attualità: ai giorni d’oggi non si pensa
più all’amore inteso come “passione”, ovvero eros, e quindi come incontro
non solo di corpi, ma di anime che si intrecciano fino a diventare un’unica
cosa.

In un'epoca come la nostra in cui un regalo materiale vale più di una carezza
o di un abbraccio e in cui il contratto matrimoniale vale più del piacere di
passare l’intera vita accanto alla persona amata credo che tutti, almeno una
volta, debbano provare a leggere i carmi di Catullo per comprendere cosa sia
davvero l’amore vero.

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