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23.1 Introduzione
Box 23.1 Metabolismo delle lipoproteine e sito d’azione di alcune droghe vegetali
Tessuti
extraepatici
A, C, Gu, R LDL
Acetil CoA (–) (+)
5 CE
Colesterolo
Gu
Acidi biliari 3
(+) 1
F, Gu
2 VLDL CM
HDL
C
4 TG TG 7 CE
8 Ricaptazione delle CE C
particelle residue (+)
6 TG TG
HDL Tessuto adiposo Gu, C, A
(+)
CE C
A
Azione diretta
(i) aumentata escrezione fecale di colesterolo e di sali biliari
(i) stimolata sintesi de novo di acidi biliari
(i) diminuita disponibilità di acidi biliari per la formazione di micelle
(ii) ridotto transito intestinale
Azione indiretta
(i) inibizione della lipasi pancreatica
(ii) effetti degli acidi grassi a catena corta
(iii) modificazioni strutturali dell’intestino
(iv) interferenza con il metabolismo delle lipoproteine
Colesterolo alto
Ipertensione Infarto
Fig. 23.1 Rischi dell’ipercolesterolemia [Da: Capasso e Castaldo (2004) La fibra.
Springer-Verlag Italia, Milano]
esse sono state valutate in studi clinici randomizzati (Tab. 23.4). Tra
queste, l’aglio è certamente la più studiata, ma i risultati clinicamen-
te più promettenti sono stati descritti per il fieno greco, per la gom-
ma guggul e per il riso rosso fermentato. Inoltre risultati preliminar-
mente positivi (in studi clinici non randomizzati) sono stati riporta-
ti per la curcuma (Curcuma longa), per l’igname selvatico (Dioscorea
villosa) e per l’erba medica (Medicago sativa).
La Commissione E tedesca raccomanda l’aglio e la soia per il tratta-
mento delle iperlipidemie (in associazione alle misure dietetiche),
mentre la cipolla viene raccomandata nella prevenzione dell’ateroscle-
rosi. I meccanismi attraverso i quali le droghe vegetali possono poten-
zialmente ridurre i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi sono mol-
teplici (Box 23.1) Questi includono: (i) inibizione della biosintesi del
432 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
decomposizione
allicina ajoene
Composto instabile
alliina alliinasi
acido piruvico
Fig. 23.2 Formazione di allicina ed ajoene.
I bulbi di aglio contengono alliina (situata nel citoplasma) ed il suo enzima idrolitico allii-
nasi (situato nei vacuoli). La distruzione della struttura cellulare, a seguito di taglio, maci-
nazione o masticazione, libera l’enzima che catalizza la reazione di trasformazione dell’al-
liina in allicina ed acido piruvico. L’allicina è un prodotto altamente instabile che si decom-
pone in ajoene. L’enzima alliinasi può essere inattivato dal pH gastrico o dal calore (50°)
Aglio
Botanica/Costituenti chimici. L’aglio è costituito dal bulbo di Allium
sativum L. (Fam. Liliaceae), una pianta erbacea perenne, di 20-50 cm
di altezza, originaria dell’Asia centrale ed attualmente coltivata nelle
regioni temperate in quanto è utilizzato come condimento. Il caule,
cilindrico, cavo e non ramificato, porta 6-12 foglie allungate, a nerva-
ture parallele, cilindriche, fistolose, e termina con un’ombrella di fiori
bianchi o rossastri. I fiori sono quasi sempre sterili, per cui la molti-
plicazione avviene per mezzo dei bulbilli. Il bulbo è formato da 8-12
bulbilli biancastri o rosati (spicchi), ovoidi, oblunghi, compressi late-
ralmente ed arcuati, avvolti in una tunica membranosa biancastra; ha
odore e sapore forte e caratteristico. La droga viene raccolta nei mesi
di maggio-luglio ed essiccata all’ombra ad una temperatura di circa
40° C. L’aglio contiene un olio essenziale (0,10-0,36%), i cui compo-
nenti principali sono i composti contenenti zolfo, quali l’alliina ed i
composti che si formano enzimaticamente dall’alliina (come ad esem-
pio l’allicina) o altri prodotti che si formano a partire dall’allicina per
degradazione non enzimatica (ajoene e vinilditieni). L’olio contiene
anche S-allilmercaptocisteina ed S-metilmercaptocisteina. L’aglio con-
tiene inoltre enzimi, quali alliinasi, perossidasi e mirosinasi.
Il principale componente dell’aglio e l’alliina (2-propenil-(allil)-L-
cisteina solfossido), che nella droga fresca è presente per lo 0,5-1%,
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 435
Tabella 23.5 Composizione chimica dell’aglio [Da: Rhaman (2003) Ageing Res Rev 2:39-56]
Componente Quantità
(% di peso fresco)
Acqua 62-68
Carboidrati (principalmente fruttani) 26-30
Proteine 1,5-2,5
Aminoacidi comuni 1-1,5
Aminoacidi (solfossidi della cisteina) 0,6-1,9
-Glutamilcisteina 0,5-1,6
Lipidi 0,1-0,2
Fibre 1,5
Composti solforati totali* 1,1-3,5
Solfuri 0,23-0,37
Azoto 0,6-1,3
Minerali 0,7
Vitamine 0,015
Saponine 0,04-0,11
Totale composti liposolubili 0,15 (0,7
nella cuticola)
Totale composti idrosolubili 97
* Con l’esclusione di proteine e solfati inorganici
436 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
Gli effetti sul metabolismo lipidico sono descritti nel testo, mentre le proprietà che-
miopreventive sono riportate nel Capitolo 33.
Attività fibrinolitica
L’inibizione dell’attività fibrinolitica (ed il conseguente accumulo di fibrina) è coinvol-
ta in diverse complicazioni cardiovascolari quali quelle che si verificano nel diabete,
nell’ipertensione e nell’ipercolesterolemia. Una diminuzione dell’attività fibrinolitica
viene riscontrata in animali nutriti con una dieta ricca in colesterolo e conseguente-
mente ostacolata da preparati a base di aglio (come ad esempio l’olio essenziale d’a-
glio o il succo d’aglio) o da una dieta ad alto contenuto d’aglio. Un aumento dell’atti-
vità fibrinolitica è stata osservata in studi clinici in soggetti che prevalentemente assu-
mevano l’olio essenziale d’aglio (sia per somministrazioni acute che per periodi varia-
bili fino alle 4 settimane), mentre una simile attività generalmente non si riscontrava
in soggetti che assumevano aglio in polvere.
Attività antipiastrinica
Alterazioni nella funzione piastrinica, soprattutto in soggetti con aterosclerosi, possono
causare seri problemi, come infarto del miocardio e malattie tromboemboliche. La som-
ministrazione di estratti acquosi d’aglio a conigli è in grado di inibire la sintesi del trom-
bossano B2 (un potente aggregante piastrinico) e la trombocitopenia indotta dalla som-
ministrazione di collagene o arachidonato. Inoltre gli estratti d’aglio risultano in grado di
inibire l’aggregazione delle piastrine umane indotta da diverse sostanze aggreganti,qua-
li ADP, collagene, acido arachidonico, adrenalina e ionofori del calcio. I meccanismi pro-
posti per spiegare l’attività antipiastrinica dell’aglio sono: (i) inibizione dell’attività degli
enzimi fosfolipasi e lipossigenasi; (ii) inibizione della sintesi di trombossano; (iii) diminu-
zione della concentrazione intracellulare di calcio nelle piastrine e (iv) produzione di
ossido d’azoto (un antiaggregante piastrinico). Tra i composti dell’aglio, l’ajoene inibisce
l’aggregazione piastrinica attraverso l’inibizione degli enzimi ciclossigenasi (inibizione
della sintesi di trombossano A2) e lipossigenasi (inibizione del 12-HETE) ed attraverso una
diretta interazione con i recettori del fibrinogeno, mentre l’allicina inibisce l’aggregazio-
ne piastrinica attraverso un’interferenza con la mobilizzazione di calcio intracellulare
(senza modificare i prodotti della ciclossigenasi o i livelli intracellulari di AMP ciclico).
Effetti sulla pressione arteriosa
Gli effetti dell’aglio sulla pressione arteriosa sono stati dimostrati in animali da labo-
ratorio, sebbene non sia noto con precisione il meccanismo d’azione. Infatti, in animali
segue
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 437
acetil-CoA
(–)
gomma guggul
acetoacetil-CoA
(–)
aglio
HMG CoA carciofo
riso rosso fermentato
mevalonato
squalene
lanosterolo colesterolo
Fig. 23.3 Effetto di alcune droghe vegetali sulla biosintesi epatica del colesterolo.
La gomma guggul riduce l’incorporazione di acetato. L’aglio, il carciofo ed il riso ros-
so fermentato inibiscono l’enzima idrossimetilglutaril (HMG) CoA, l’enzima che limita
la velocità della biosintesi del colesterolo
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 439
Box 23.3 Revisione sistematica relativa all’efficacia dell’aglio nel trattamento dell’i-
percolesterolemia1
Aglio in polvere
L’aglio in polvere viene ottenuto eliminando lo strato più esterno dagli spicchi,
tagliandoli a fette ed essiccandoli per 3-4 giorni ad una temperatura massima di 50° C
fino ad ottenere un residuo umido inferiore al 5%. Nel corso del processo di essicca-
mento, l’aglio perde circa i due terzi del suo peso fresco. Il processo di essiccamento
così effettuato determina solo una lieve degradazione dei composti contenenti zolfo
o dell’enzima alliinasi, responsabile della loro degradazione. Tuttavia l’umidità residua
presente nella polvere porta ad una graduale, ma costante degradazione enzimatica
dei composti contenenti zolfo, responsabili dell’attività farmacologica dell’aglio.
Pertanto la polvere d’aglio deve essere assunta in tempi opportuni.
Olio d’aglio
L’olio d’aglio si prepara a partire dall’aglio, che viene triturato e sottoposto a macera-
zione in olio vegetale (esempio l’olio di semi di mais) in modo che i composti lipofili
possano dissolversi nell’olio; quindi si utilizza una pressa per separare l’olio dai residui
solidi. Chiaramente l’olio non contiene i composti idrosolubili dell’aglio. L’efficacia del-
l’olio è stata solo parzialmente dimostrata. L’olio d’aglio si consuma in capsule di gela-
tina molle.
Olio essenziale d’aglio
L’olio essenziale d’aglio viene ottenuto mediante distillazione in corrente di vapore
dell’aglio fresco macinato. I bulbi hanno un contenuto di composti solubili in acqua
dello 0,1-0,5% circa. Poiché il procedimento di distillazione richiede elevate tempera-
ture, è molto verosimile che la composizione chimica dell’olio essenziale non rifletta
quella della droga originaria. Infatti i costituenti originari, come ad esempio l’alliina,
per decomposizione enzimatica o termica vengono degradati ad altri composti con-
tenenti zolfo. L’efficacia di questa preparazione non è stata dimostrata.
Aglio fermentato (o aglio invecchiato)
I prodotti a base d’aglio fermentato sono disponibili sul mercato europeo, in partico-
lar modo in Germania. L’aglio fermentato si prepara tagliando a fette e lasciando
macerare l’aglio in una soluzione acquosa per più di 10 mesi a temperatura ambien-
te. Questo processo determina la degradazione di diversi composti attivi dell’aglio in
composti più o meno inerti. L’aglio così preparato contiene circa il 15% di materiale
solido e non meno dello 0,1% di S-allilcisteina. Anche se è stato oggetto di studi di far-
macologia sperimentale, l’efficacia di questo preparato risulta alquanto dubbia.
Carciofo
Botanica/Costituenti chimici. Il carciofo è dato dalle foglie di
Cynara scolymus L. (Fam. Asteraceae/Compositae), pianta erbacea
perenne, rizomatosa, con più gemme basali dalle quali si sviluppano
foglie e fusti. Le foglie possono essere lobate (foglie giovani) o pen-
natopartite (foglie adulte), di colore verde più o meno intenso, talvol-
ta grigiastro, nella pagina superiore, verde più chiaro o grigio nella
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 443
I principali costituenti chimici del carciofo possono essere suddivisi in tre gruppi.
1. Acidi caffeilchinici fino al 2%: sono questi composti che hanno un’unità di acido chi-
nico (molecola simile ai monosaccaridi) che viene esterificata da una o due molecole di
acido caffeico. Sulla base di tale esterificazione, si distinguono i monocaffeilchinici (come
ad esempio l’acido clorogenico) ed i dicaffeilchinici, il cui componente principale è la
cinarina. Questi composti degradano facilmente o si trasformano isomerizzandosi per
transesterificazione. Infatti la cinarina non esiste in quantità apprezzabile nella pianta,
ma si forma per isomerizzazione durante il processo di estrazione. Gli acidi mono rap-
presentano generalmente il 55-60% del totale di composti caffeilchinici; l’acido 3-caf-
feilchinico predomina nelle foglie fresche, mentre in quelle essiccate prevale l’acido 5-
caffeilchinico. Gli acidi dicaffeilchinici, che sono il 35-40% del totale, sono noti come fra-
zione orto-difenolica e sono presenti nelle foglie principalmente alla fine del primo
anno, mentre decadono progressivamente durante tutto il secondo anno. Gli acidi caf-
feilchinici sono importanti per la determinazione del titolo della droga.
2. Flavonoidi. Sono presenti in concentrazioni comprese tra lo 0,1 e l’1% e sono preva-
lentemente derivati del luteolo. Si tratta in pratica di glicosidi come la luteolina-7 -ruti-
noside (scolimoside), la luteolina-7 -D-glucoside e la luteolina-4 -D-glucoside.
3. Lattoni sesquiterpenici. Sono di sapore amaro ed a struttura guaianolidica. Insieme
alla frazione orto-difenolica, i lattoni sesquiterpenici contribuiscono alle proprietà ama-
re e colagoghe del carciofo, potenzialmente utili nel trattamento della dispepsia (vedi
Cap. 29). Possono essere presenti in misura variabile, da piccole percentuali fino al 4%. Il
più importante di questa classe di composti è la cinaropicrina (0,01% rispetto alla dro-
ga essiccata); altri composti sono la deidrocinaropicrina, il cinatriolo e la groseimina.
13% e non più del 18% di acidi caffeilchinici, calcolati come acido clo-
rogenico, con riferimento all’estratto essiccato. L’estratto si prepara
dalla droga ridotta in frammenti per trattamento con alcol al 75%.
Vedi Cap. 30 per le proprietà coleretiche e colagoghe del carciofo.
Gomma guggul
Botanica/Composizione chimica. La gomma guggul è una oleore-
sina giallina che si ricava da Commiphora mukul Hook. (Fam.
Burseraceae), una pianta tropicale spinosa, nativa dell’Arabia e del
nordest dell’India (appartiene alla stessa famiglia C. molmol, ovvero
l’albero della mirra). C. mukul presenta canali secretori contenenti
una gommo-oleoresina nel cribo della foglia e del fusto (ogni albe-
ro, battuto durante l’inverno, produce circa 700-900 g di oleoresina).
A partire dall’oleoresina, si prepara per estrazioni successive il gug-
gulipide, come riportato in dettaglio nel Box 23.6. I principali costi-
Gomma guggul
resina
Fieno greco
Botanica/Costituenti chimici. Il fieno greco è dato dai semi di
Trigonella foenum graecum L. (Fam. Fabaceae), pianta erbacea annua-
le nativa del sud-oriente e dell’Asia occidentale. È anche detta erba
medica, ma non va confusa con Medicago sativa (anch’essa ad attività
ipocolesterolemizzante). La pianta è alta fino a 50 cm, con radice a fit-
tone, fusto eretto con qualche ramificazione. Le foglie sono alterne e
trifoliate, con picciolo corto; i fiori, con calice a campanula, sono di
colore bianco-giallo. Il frutto è un legume lungo e stretto, con semi
appiattiti, quasi quadrati, ricchi di proteine e lecitine, in alcuni casi
impiegati come alimento ingrassante nonostante il loro odore sgrade-
vole, in quanto ricchi di proteine fosforate. I principali costituenti del-
la droga, oltre alle proteine (presenti in misura del 23-25% e contenenti
grandi quantità di lisina e triptofano), sono le saponine (0,6-1,7%), i
flavonoidi, gli alcaloidi, le mucillagini (fino al 50%), i lipidi (5-8%), l’a-
cido nicotinico e le cumarine. Tra le saponine risulta interessante la
presenza di un estere peptidico di una saponina steroidea, la fieno-
grechina; è presente anche la diosgenina, utilizzata nell’industria far-
maceutica per la sintesi degli ormoni steroidei. La concentrazione tut-
tavia non è competitiva con quella di altre fonti vegetali (agave, dio-
scorea). Gli alcaloidi presenti nel fieno greco sono di tipo piridinico; i
principali sono la gentianina e la trigonellina (fino allo 0,13%).
colesterolo colesterolo
fieno greco
acidi biliari
non sono ancora del tutto note e a volte di tipo psicologico (conflitti
familiari, shock affettivo, senso di colpa, ecc.) e quindi non semplici da
correggere. Ad ogni modo nei pazienti in sovrappeso o con obesità di
grado lieve o moderato, la terapia consigliata è rappresentata innanzi-
tutto da una dieta ipocalorica (apporto calorico inferiore di 500-1000
kcal rispetto a quello abituale del paziente) e ipolipidica (contenuto di
grassi inferiore al 30%). L’obiettivo è di ottenere una perdita di peso
pari al 5-10%, che, se pur non riporterà il paziente al peso corporeo
ideale, ridurrà in maniera significativa l’incidenza e la gravità delle
patologie associate (es. diabete mellito tipo 2, dislipidemia, cardiopa-
tia ischemica, ipertensione arteriosa). Se il tentativo di variare le abi-
tudini alimentari non dovesse dare i risultati sperati, si ricorre al trat-
tamento farmacologico.
I farmaci potenzialmente utili per il trattamento dell’obesità posso-
no avere uno o più meccanismi. In particolare essi possono esercitare
effetti benefici attraverso una: 1) riduzione dell’energia incorporata,
diminuendo l’appetito; 2) riduzione dell’energia incorporata dimi-
nuendo l’assorbimento; 3) aumento dell’energia spesa e 4) modula-
zione del grasso immagazzinato. In pratica i farmaci impiegati comu-
nemente sono gli anoressizzanti (fentermina, sibutramina) e i farma-
ci che riducono l’assorbimento dei nutrienti (orlistat). Questi farmaci
presentano effetti collaterali importanti (Tab. 23.6); inoltre, gli anores-
sizzanti, dopo un uso prolungato, possono provocare tolleranza e
quindi vanno sospesi.
Nome comune Nome latino Parte della pianta Principali costituenti Dose
della droga della pianta utilizzata chimici giornaliera
Arancia amara Citrus aurantium Frutto acerbo Sinefrina a
Efedra Ephedra sinica Parti aeree Efedrina, pseudoefedrina b
Fuco Fucus vesiculosus Tallo Iodio, polisaccaridi c
Garcinia Garcinia Pericarpo Acido idrossicitrico 1,5-3 g
cambogia del frutto
Gomma Cyamopsis Endosperma Galattomannano, 9-30 g
guar tetragonolobus dei semi proteine
Guaranà Paullinia cupana Semi Alcaloidi purinici 1-3 g
(caffeina), tannini
Matè Ilex paragua- Foglie Alcaloidi purinici (caf- 3g
riensis feina), flavonoidi, deri-
vati dell’acido caffeico
Psillio Plantago psyllium, Semi Mucillagini 10-30 g
P. indica
Psillio biondo Plantago ovata Semi Mucillagini 12-40 g
Rabarbaro Rheum Rizoma, Antrachinoni, tannini, 1,0-2,0 g
palmatum radici flavonoidi
Yohimbe Pausinystalia Corteccia Ioimbina c
yohimbe del fusto
a = non superare i 30 mg di sinefrina; b = 120 mg di efedrina; c = non sono disponibili dati atten-
dibili
456 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
Gomma guar
Botanica/Composizione chimica. La gomma guar si ottiene dall’en-
dosperma del seme di Cyamopsis tetragonolobus L. Taub. (= C. psora-
lioides DC.) (Fam. Fabaceae), una pianta coltivata a lungo in India ed
in Pakistan e che al giorno d’oggi vegeta anche in diverse zone
dell’America centrosettentrionale (in particolare nel Texas). Si tratta
di una pianta erbacea alta circa 60 cm, con un frutto che è un baccel-
lo lungo 5-12 cm, contenente 5-6 semi tondi, bruno lucenti. Per la
gomma guar, il termine gomma è piuttosto improprio in quanto si
tratta in realtà di una sostanza mucillaginosa, ovvero di un normale
(non patologico) componente cellulare. La gomma si ottiene sepa-
rando l’albume dall’embrione e dal tegumento del seme (Box 23.7).
Contiene galattomannano (70-80%), acqua (10-13%), proteine (4-5%),
fibre grezze (1,5-2%), ceneri (0,5-0,9%), grassi (0,5-0,75%) e tracce di
ferro. Il galattomannano (Guar galactomannanum), comprende unità
di D-galattosio e di D-mannosio nel rapporto molecolare di 1:1,4 a 1:2.
Nella monografia della Farmacopea Europea IV si riporta che la gom-
ma guar (Cyamopsidis seminis pulvis) è una polvere bianca che pro-
duce una mucillagine di viscosità variabile quando viene disciolta in
acqua. La viscosità della gomma guar è costante in un intervallo di
pH compreso tra 4 e 10,5. La massima viscosità viene raggiunta ad
una temperatura compresa tra i 20 ed i 40° C. La gomma guar viene
utilizzata in ambito cosmetico come addensante e gelificante per le
gomma guar
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 457
Box 23.8 Revisione sistematica relativa all’efficacia clinica della gomma guar nella
riduzione del peso corporeo1
Garcinia
Botanica/Costituenti chimici. La garcinia è data dalla buccia del frut-
to di Garcinia cambogia (Gaertn.) Desr (Fam. Clusiaceae), una picco-
la pianta, spontanea nelle zone a clima tropicale dell’India meridio-
nale, del Vietnam, della Cambogia e delle Filippine. Presenta foglie
opposte, fiori solitari e grandi frutti giallastri a forma di zucca, di
sapore salato astringente, provvisti di buccia dura e contenenti gros-
si semi racchiusi in un arillo polposo. Il frutto, generalmente globu-
lare e schiacciato, presenta profonde scanalature verticali che defini-
scono sei-otto lobi smussati. Il pericarpo è grosso e carnoso, giallo o
arancio. Grazie alla sua qualità acidificante, il pericarpo secco è un’ec-
cellente condimento. I semi contengono fino al 31% di un grasso com-
mestibile. La droga contiene pectine, calcio, carboidrati e fino al 30%
di acido idrossicitrico, con riferimento al peso secco; diversamente
dall’acido citrico, che si trova in diverse piante, l’acido idrossicitrico
è estremamente raro in natura; esso tuttavia si può ritrovare nei frut-
ti di altre specie di Garcinia, quali G. indica e G. atroviridis.
MATRICE CITOPLASMA
MITOCONDRIALE
Trasportatore
di tricarbossilati
citrato citrato
garcinia
Citrato (–)
ossalacetato liasi
Citrato
sintasi
fuco
tiroide
T3 T4
1 2 3
Psillio biondo
È costituito dai semi di Plantago ovata Forssk. (= P. ispaghula Roxb.)
(Fam. Plantaginaceae), una pianta erbacea originaria della regione
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 463
Efedra
Droga data dalle parti aeree di Ephedra sinica Stapf (Fam. Ephedra-
ceae), pianta largamente diffusa in Cina, India, Europa ed America. La
pianta è un arbusto, alto 60-90 cm, con foglie ridotte a scaglie, ma con
caule e rami verdi gracili ed angolosi, con evidenti striature longitu-
dinali. Contiene alcaloidi (circa 1%, di cui il 60-80% è costituito da
efedrina ed il 20-34% da pseudoefedrina) ad attività simpaticomime-
tica e derivati ciclici (efedrossano, efedradine, furuloilistamina) ad
attività ipotensiva.
L’efedrina è un agonista adrenergico ad azione mista: non solo
provoca la liberazione della noradrenalina immaganizzata dalle
terminazioni nervose, ma stimola anche direttamente i recettori
e adrenergici. L’efedrina provoca vasocostrizione, stimola il mio-
cardio, induce broncodilatazione ed è anche uno stimolante del
sistema nervoso centrale. Gli effetti dell’efedrina sul peso corporeo
sono attribuibili prevalentemente alle sue azioni sulla termogene-
si (conversione di cibo in calore) (Fig. 23.7). Infatti è stato osserva-
to negli animali che l’efedrina stimola la termogenesi (con conse-
guente lipolisi) nel tessuto bruno adiposo attraverso l’attivazione
dei recettori 3 adrenergici (si deve considerare, però, che le rea-
464 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
efedra energia
Food energy(cibo)
(+)
Matè e guaranà
Analogamente al caffè (Coffea arabica L., Fam Rubiaceae), al tè (Thea
sinensis L., Fam Theaceae), al cacao (Theobroma cacao L., Fam.
Sterculiaceae) ed alla kola [Cola acuminata (P. Beauv.) Schott et Endl.,
Fam. Sterculiaceae], matè e guaranà contengono metilxantine, in par-
ticolare la caffeina.
Il matè è la foglia essiccata di Ilex paraguariensis A. St. Hil (Fam.
Aquifoliaceae), un albero alto 6-12 m, originario del Brasile meridio-
nale, Paraguay ed Argentina settentrionale. Per la produzione del
matè, si tagliano le parti terminali dei rami e si fanno passare sul
fuoco in modo tale da inattivare gli enzimi delle foglie che conser-
veranno il color verde nei processi di essiccamento successivi.
Queste foglie essiccate e spezzettate vengono usate in Sud America
per preparare una bevanda stimolante. Il matè contiene circa l’1% di
caffeina.
Il guaranà si prepara dai semi di Paullinia cupana K. (Fam.
Sapindaceae), una liana del bacino dell’Amazzonia, dov’è anche col-
tivata. Il frutto è una piccola cassula che racchiude di solito un solo
seme che è principalmente costituito dai cotiledoni dell’embrione. Il
seme viene tostato, frantumato e immerso in acqua per formare una
pasta che viene poi modellata in bastoncini o altre forme, come figu-
re di animali, ed essiccata. Di solito si incorpora della farina di
manioca (Manihot utilissima) o polvere di cacao (Theobroma cacao).
La droga generalmente si presenta in cilindri rosso-bruni, a superfi-
cie lucente, di odore debole e sapore amaro-astringente. Il guaranà
contiene il 4-8% di caffeina, tannini catechinici (8%) ed amido. In
Brasile viene adoperato per la preparazione di una bevanda stimo-
lante; nel guaranà la caffeina è contenuta in quantità notevolmente
superiori rispetto alle altre droghe contenenti metilxantine.
La caffeina, uno stimolante centrale, è la responsabile degli effetti
farmacologici del matè e del guaranà. La caffeina possiede effetti ter-
mogenici ed è inoltre in grado di aumentare gli effetti termogenici
delle amine simpaticomimetiche (efedrina, sinefrina) nonché delle
catechine presenti nel tè. Il meccanismo non è completamente noto;
si ritiene che quest’azione possa esercitarsi attraverso l’inibizione
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 467
Yohimbe
Si tratta della corteccia del fusto di Pausinystalia yohimbe K. Schum.
(Fam. Rubiaceae), un albero di medie dimensioni (10-15 m) dell’Africa
occidentale (Nigeria e Gabon), con foglie grandi, glabre e fiori raccolti
in infiorescenze ombrelliformi. La droga si presenta in pezzi appiattiti
o leggermente arrotolati. Contiene soprattutto alcaloidi indolici (2,7-
5,9%), di cui il principale è la ioimbina, accompagnata da sostanze cor-
relate (ioimbinina, ioimbenina). La ioimbina è un agonista dei recetto-
ri 2 adrenergici. Non esistono studi clinici randomizzati relativi all’ef-
ficacia dello yohimbe nella riduzione di peso. Tuttavia una recente
revisione sistematica [Pittler & Ernst (2004) Am J Clin Nutr 79:529-
536] ha evidenziato l’esistenza di tre studi clinici randomizzati relativi
all’efficacia del principio attivo ioimbina in 86 soggetti con peso supe-
riore al 15-20% a quello ideale (soggetti con IMC compreso tra 28 e 48).
La ioimbina veniva somministrata a dosi variabili dai 16 ai 43 mg per
periodi che andavano dalle tre settimane ai sei mesi. Uno solo di que-
sti studi ha riportato effetti benefici. La ioimbina può causare eccita-
zione nervosa, insonnia, ansia, ipertensione, tachicardia, broncospa-
smo, nausea e vomito. A dosi di 20-30 mg la ioimbina può aumentare
il ritmo cardiaco ed aumentare la pressione sanguigna.
Tabella 23.8 Principali farmaci adoperati per il trattamento del diabete di tipo 2 (ipo-
glicemizzanti orali)
Opunzia
È data dai cladodi di Opuntia streptacantha (Lem.) (Fam. Cactaceae),
pianta grassa originaria del Messico ed ora naturalizzata negli Stati
Uniti, nell’America meridionale e nel bacino del Mediterraneo. Può
essere alta fino a 3-4 metri e possiede dei rami-foglie trasformati in
pale appiattite munite di corte spine. Produce dei bei fiori di colore
giallo dai quali si sviluppano frutti carnosi edibili, ovoidali, rossastri,
muniti di spine irritanti. Nei tessuti spugnosi dei cladodi sono presenti
polisaccaridi (50%) ad alto peso molecolare, quali pectine, cellulosa,
arabinosio, ramnosio, xilosio, galattosio, acido galatturonico; inoltre
sono presenti protidi e lipidi. La frazione polisaccaridica, denominata
opuntiamannano, adsorbe nel lume intestinale nutrienti, zuccheri e
colesterolo impedendone di fatto l’assorbimento. Per tale motivo si
ritiene che l’opunzia sia utile ai diabetici iperlipidemici ed obesi. Studi
condotti sugli animali hanno evidenziato una diminuzione di glucosio
postprandiale; inoltre l’opunzia è in grado di esercitare effetti ipogli-
cemizzanti anche in animali pancreotomizzati, e pertanto si ritiene
che l’attività ipoglicemica sia indipendente dalla produzione di insu-
lina. L’opunzia (detta anche Nopal) è tradizionalmente impiegata nel-
la medicina popolare messicana per il trattamento del diabete mellito.
Inoltre l’alta concentrazione di sali minerali potrebbe spiegare l’uso
tradizionale come diuretico. Le evidenze cliniche a favore dell’effica-
cia dell’opunzia nel trattamento del diabete sono preliminarmente
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 471
Tabella 23.9 Piante medicinali tradizionalmente adoperate nel trattamento del diabe-
te mellito
Opunzia 1 14 Diabete tipo 2 500 mg, dose singola Diminuzione della glicemia e Non riportati
dell’insulina
Cardo mariano 1 60 Diabete tipo 2 600 mg/die per 12 mesi Diminuzione della glicemia e Nessuno
dell’insulina
Fieno greco 3 30 Diabete tipo 1 100 g/die di polvere priva di Diminuzione della glicemia e Non riportati
(n=10) e tipo 2 grassi per 10 giorni dell’insulina
(n=20)
Pino marittimo francese* 1 77 Diabete 100 mg/die (Pycnogenol®) Diminuzione della glicemia Non riportati
tipo 2 per 12 settimane
NS = numero di studi clinici; NP = numero di pazienti
* Da: Liu e coll. (2004) Life Sci 75:2505-2513
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 473
Gimnema
È data dalle foglie di Gymnema sylvestre (Retz) R. Br. Ex Schultes
(= Asclepias geminata Roxb) (Asclepiadaceae). In lingua Hindu viene
chiamata gurmar che vuol dire letteralmente “mangia zucchero”. Infatti
le foglie, una volta masticate, hanno la proprietà di inibire la percezio-
ne del sapore dolce, senza modificare quella del salato e dell’amaro. G.
sylvestre è una pianta rampicante, ramificata, che raggiunge la cima dei
grandi alberi nelle foreste dell’India e dell’Africa tropicale. Possiede
foglie opposte, ovali o ellittiche, picciolate, più o meno pubescenti su
entrambi i lati, dal sapore amaro ed acre. I fiori, gialli, sono raggruppati
generalmente in racemi peduncolati. La droga contiene acidi gimne-
mici, aminoacidi, colina, betaina, adenina, ossido di trimetilamina.
Gli effetti ipoglicemici della gimnema sono stati dimostrati in ani-
mali sottoposti a parziale pancreotomizzazione, mentre l’effetto non
si manifestava negli animali totalmente pancreotomizzati. Studi effet-
tuati con l’estratto etanolico GS4 hanno riportato una rigenerazione
delle cellule di Langerhans in animali con diabete sperimentale, un
effetto associato alla riduzione del glucosio ematico. Il meccanismo
d’azione della gimnema non è completamente noto. La capacità di
bloccare la percezione dolce dello zucchero (e quindi di ridurne l’as-
sunzione) non è rilevante alla luce del fatto che i preparati a base di
gimnema sono in genere somministrati sotto forma di capsule.
Tuttavia gli acidi gimnemici ed in parte le saponine (gimnesiane)
possiedono diverse azioni farmacologiche che possono contribuire
all’azione ipoglicemizzante; infatti questi composti possono ridurre
l’assorbimento intestinale di glucosio, sono in grado di stimolare la
secrezione pancreatica di insulina (nonché il numero e la funzione
delle cellule ) ed inoltre possono favorire la captazione e l’utilizza-
zione tissutale di glucosio (Fig. 23.8).
474 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
Tessuti
Aumento della
captazione
di glucosio
Pancreas Intestino
Riduzione
Aumento della gimnema dell’assorbimento
secrezione di insulina di glucosio
Ginseng americano
Il ginseng americano è la droga data dalle radici di Panax quinquefolius
L. (Fam. Araliaceae), pianta erbacea che cresce nelle ricche zone foresta-
li degli USA orientali e centrali e in Canada. Come il ginseng coreano, il
ginseng americano contiene ginsenosidi. L’azione ipoglicemica del gin-
seng è stata attribuita sia alla presenza di ginsenosidi che di polisacca-
ridi. Effetti ipoglicemici in animali con diabete indotto da streptozoto-
cina sono stati descritti per varie specie di ginseng. Diversi sono i mec-
canismi attraverso i quali il ginseng americano potrebbe esercitare i suoi
effetti ipoglicemizzanti; infatti il ginseng americano riduce l’assorbi-
mento dei carboidrati, favorisce il rilascio di insulina da cellule pan-
creatiche isolate ed aumenta la captazione tissutale di glucosio, proba-
bilmente attraverso un aumento nel numero dei recettori per l’insulina.
Gli studi clinici sulla possibile efficacia clinica del ginseng ameri-
cano sono promettenti anche se l’effetto è stato valutato su un nume-
ro esiguo di pazienti ed in seguito ad una breve durata di trattamen-
to. Una recente revisione sistematica [Yeh e coll. (2003) Diabetes Care
26:1277-1294] ha evidenziato l’esistenza di 3 studi clinici, per un tota-
le di 43 pazienti con diabete di tipo 2 (Tab. 23.10). Questi studi hanno
evidenziato l’effetto ipoglicemico del ginseng americano in seguito
alla somministrazione di dosi di 3-9 g a pazienti sottoposti al test di
tolleranza al glucosio. Generalmente non venivano riportati effetti
collaterali. Tuttavia uno studio clinico riportava l’insonnia come
evento avverso. Inoltre altri studi randomizzati effettuati su volonta-
ri sani hanno evidenziato l’effetto ipoglicemico del ginseng america-
no in volontari sani (vedi Tabella 26.6, Capitolo 27).
Vedi Cap. 27 per le proprietà adattogene del ginseng.
Vedi Cap. 28 per l’uso del ginseng nel trattamento della disfun-
zione erettile.
Vedi Cap. 33 per gli effetti chemioprevetivi del ginseng.
Melone amaro
Il melone amaro è il frutto di Momordica charantia L. (Fam. Cucurbi-
taceae), pianta spontanea in India, Cina, Africa e parte degli Stati
Uniti. Si tratta di un arbusto rampicante, sottile, con foglie reniformi,
lobate. Il frutto, ampiamente utilizzato in Asia ed Africa, ha l’aspetto
di un cetriolo ricoperto da protuberanze ed ha un intenso sapore
amaro. Il melone amaro viene mangiato come una verdura e viene
anche utilizzato per la preparazione di salse. Esso è disponibile
soprattutto nei negozi alimentari in Asia.
476 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
Coccinia
La coccinia è costituita dalle foglie di Coccinia indica Wight et Arun
(Fam. Cucurbitaceae), una pianta che cresce in diverse zone dell’In-
dia. Nella medicina ayurvedica vengono utilizzati foglie, radici, frut-
to e corteccia. Componenti tipici della coccinia sono fibre, carboidra-
ti, enzimi e cucurbitacina glicoside.
Capitolo 23 - Piante medicinali e disturbi metabolici 477
Basilico sacro
Il basilico sacro è costituito dalle foglie di Ocimum sanctum L. (Fam.
Lamiaceae), una pianta erbacea perenne spontanea delle montagne
dell’Himalaya ad un’altitudine di duemila metri, dove viene conside-
rata sacra e coltivata nei giardini di molte case e nelle vicinanze dei
templi. È dello stesso genere di O. basilicum L., ovvero il basilico. Il
basilico santo contiene un olio essenziale, flavonoidi (apigenina, luteo-
lina) ed acido ursolico. Studi sugli animali suggeriscono un effetto
ipoglicemizzante in modelli di diabete sperimentale indotto da allos-
sana e streptozotocina; tuttavia il meccanismo di quest’azione non è
completamente noto. È probabile che questa droga vegetale stimoli la
secrezione di insulina da parte delle cellule del pancreas; inoltre essa
potrebbe influenzare importanti enzimi del metabolismo dei carboi-
drati, quali gli enzimi glucochinasi, esochinasi e fosfofruttochinasi. Il
basilico sacro possiede anche attività ipocolesterolemizzante, poten-
zialmente importante in pazienti obesi con diabete.
Il basilico santo è stato tradizionalmente impiegato nella medicina
ayurvedica. Una recente revisione sistematica [Yeh e coll. (2003)
Diabetes Care 26:1277-1294] ha evidenziato l’esistenza di uno studio cli-
nico randomizzato, effettuato su 40 pazienti con diabete di tipo 2.
Questo studio ha riportato che 2,5 g di polvere di droga fresca, sommi-
478 Fitoterapia - Impiego razionale delle droghe vegetali
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