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Gestione Antincendio
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Nell’ultimo anno, un gruppo di lavoro formato da rappresentanti del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e del
Ministero del lavoro ha elaborato, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 46 comma 3 del Testo Unico di
Salute e Sicurezza (https://www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/d-lgs-81-08-Testo-unico-per-la-salute-e-
sicurezza/4789?utm_source=Insic&utm_medium=Corpo&utm_campaign=Notizie), D.Lgs. 81/2008, i decreti che
andranno a sostituire il decreto ministeriale 10 marzo 1998, che attualmente stabilisce i criteri per la valutazione
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19/10/21, 21:50 Nuovo DM 10 marzo 1998: i decreti che lo sostituiscono - InSic
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Nell'articolo
1. Sostituzione DM 10 marzo 1998: ultimi aggiornamenti! (27/9/21)
2. Il decreto 10 marzo 1998: perché sostituirlo?
3. I tre decreti di sostituzione del DM 10 marzo 1998: ambiti di applicazione
4. IL “DECRETO CONTROLLI”
5. IL “DECRETO GSA”
6. Il decreto Minicodice
7. Conclusioni
8. Approfondisci sulla rivista Antincendio
8.1. Conosci la rivista Antincendio?
Dopo due decenni, però, anche in conseguenza dell’importante evoluzione normativa che negli ultimi anni ha
caratterizzato tutto il settore della Prevenzione Incendi, soprattutto a seguito dell’emanazione del D.M.
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3/8/2015 (https://www.insic.it/Prevenzione-incendi/Notizie/In-Gazzetta-il-nuovo-Codice-di-prevenzione-
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incendi/66c68b2f-59ce-4a13-b4fd-c960c95ca9c4) “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi,
ai sensi dell’articolo 15 del D. Lgs. 8 marzo 2006, n. 139”, meglio noto come “Codice di Prevenzione Incendi”
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(https://www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/Codice-di-prevenzione-incendi-commentato-con-Le-nuove-
Regole-Tecniche-Verticali-di-prevenzione-incendi-commentate/4866?
utm_source=Insic&utm_medium=Corpo&utm_campaign=Notizie&_ga=2.114533952.616997066.163467259
3-294851889.1634672593), si è reso necessario allineare anche i contenuti del D.M. 10/3/1998 al nuovo
corso dettato fondamentalmente dall’adozione di una metodologia di progettazione della sicurezza antincendi
fondata sull’approccio prestazionale.
Pertanto, nel corso degli ultimi anni, la Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica ha
attivato una serie di gruppi di lavoro, che hanno visto la partecipazione anche di rappresentanti del Ministero
del Lavoro, al fine di elaborare tali contenuti aggiornati.
Il lavoro è stato quindi impostato dall’inizio con l’intento di superare quel tipo di approccio, abbandonando
anche l’idea di un decreto unico, visto che l’art. 46 comma 3 del D. Lgs. 81/2008 prevede la possibilità di
adottare “uno o più decreti” ai fini del conseguimento degli obiettivi prefissati.
Pertanto, i contenuti indicati dall’art. 46 comma 3 del D. Lgs. 81/2008 sono stati articolati nel modo seguente:
• GSA: “Criteri per la gestione dei luoghi di lavoro in esercizio ed in emergenza e caratteristiche dello
specifico servizio di prevenzione e protezione antincendio, ai sensi dell’art. 46 comma 3 lettera a punti 2 e 4
e lettera b del D. Lgs. 81/2008” (cosiddetto “Decreto GSA”)
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Le bozze dei primi due decreti sono state presentate nella seduta del CCTS dell’11/2/2020, mentre la bozza del
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terzo in quella del 27/5/2020; infine, a seguito del recepimento di alcune osservazioni degli stakeholder, i testi
definitivi sono stati licenziati nella citata seduta del 29/7/2020.
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IL “DECRETO CONTROLLI”
Il cosiddetto “Decreto Controlli”, il DECRETO 1 settembre 2021
(https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?
atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-09-25&atto.codiceRedazionale=21A05589&elenco30giorni=true) del
Ministero Interno in Gazzetta n..230 del 25-09-2021, in vigore dal 25 settembre 2022.
Riguarda i criteri generali per il controllo e la manutenzione degli impianti, attrezzature ed altri sistemi di
sicurezza antincendio, ai sensi dell’art. 46 comma 3 lettera a) punto 3 del D. Lgs. 81/2008, è costituito da un
articolato normativo e da due allegati.
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Allegato I: criteri generali per manutenzione, controllo periodico e sorveglianza impianti, attrezzature ed altri
sistemi di sicurezza antincendio (https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaArticolo?
art.versione=1&art.idGruppo=0&art.flagTipoArticolo=1&art.codiceRedazionale=21A05558&art.idArticolo=1
&art.idSottoArticolo=1&art.idSottoArticolo1=10&art.dataPubblicazioneGazzetta=2021-09-
22&art.progressivo=0#art)
Per quanto riguarda “Manutenzione e controllo periodico”, il datore di lavoro deve predisporre un registro dei
controlli dove siano annotati i controlli periodici e gli interventi di manutenzione su impianti, attrezzature ed
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altri sistemi di sicurezza antincendio, secondo le cadenze temporali indicate da disposizioni, norme e
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specifiche tecniche pertinenti, nazionali o internazionali, nonché dal manuale d’uso e manutenzione. Tale
registro deve essere mantenuto costantemente aggiornato e a disposizione degli organi di controllo.
Per quanto riguarda la sorveglianza, invece, l’Allegato I prevede che, oltre all’attività di controllo periodico e alla
manutenzione di cui al punto 1, le attrezzature, gli impianti e i sistemi di sicurezza antincendio devono essere
sorvegliati con regolarità dai lavoratori normalmente presenti adeguatamente istruiti, mediante la
predisposizione di idonee liste di controllo.
Allegato II: Qualificazione dei manutentori di impianti, attrezzature ed altri sistemi di sicurezza antincendio
(https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?
atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-09-22&atto.codiceRedazionale=21A05558&elenco30giorni=true)
• Generalità
• Docenti
• Procedure amministrative.
Generalità
• Acquisizione dei requisiti da parte del tecnico manutentore qualificato con frequenza di apposito corso (con
contenuti minimi del par. 1.3 erogato da docenti con requisiti indicati al par. 1.2) e valutazione
dell’apprendimento (par. 1.4)
• Esonero frequenza corso (se dimostrata attività di manutenzione da almeno 3 anni ovvero possesso di
specifiche certificazioni volontarie) e accesso diretto alla valutazione dei requisiti (par. 1.4)
Docenti
Il decreto richiede che i “Docenti” dei corsi di formazione per tecnico manutentore qualificato siano in
possesso di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria superiore e abbiano
conoscenza di leggi e regolamenti specifici del settore ed esperienza documentata, almeno triennale, sia nel
settore della formazione sia nel settore della manutenzione degli impianti, delle attrezzature e dei sistemi di
sicurezza antincendio e nel settore della sicurezza e della salute dei luoghi di lavoro e della tutela
dell’ambiente.
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c. una prova pratica con simulazioni di situazioni reali operative
Infine, nell’ultimo paragrafo dell’Allegato II, sono indicate le procedure amministrative relative a:
• adempimenti amministrativi.
Si ritiene che, per l’implementazione dell’Allegato II, sia di fondamentale importanza l’emanazione di una
circolare che definirà nel dettaglio tutti gli aspetti per pervenire all’importante traguardo della qualificazione dei
manutentori degli impianti che abbiano rilevanza ai fini della sicurezza antincendi.
IL “DECRETO GSA”
Il cosiddetto “Decreto GSA”,DECRETO 2 settembre 2021
(https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?
atto.dataPubblicazioneGazzetta=2021-10-
04&atto.codiceRedazionale=21A05748&elenco30giorni=true)stabilisce i criteri per la gestione dei luoghi di
lavoro in esercizio ed in emergenza e le caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione e protezione
antincendio, ai sensi dell’art. 46 comma 3 lettera a) punti 2 e 4 e lettera b) del D. Lgs. 81/2008. Tale decreto,
che si applica alle attività che si svolgono nei luoghi di lavoro come definiti dall’art. 62 del D. Lgs. n. 81/2008, è
costituito da un articolato normativo e da cinque allegati:
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Nella fattispecie, il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure di gestione della sicurezza antincendio in
esercizio ed in emergenza, in funzione dei fattori di rischio incendio presenti presso la propria attività, secondo
i criteri indicati nei citati allegati I e II, con l’obbligo di predisporre un piano di emergenza, i cui contenuti sono
esplicitati nell’Allegato II, nei seguenti casi:
• luoghi di lavoro aperti al pubblico caratterizzati dalla presenza contemporanea di più di 50 persone,
indipendentemente dal numero dei lavoratori;
Una delle principali novità introdotte da questo decreto consiste proprio nel fatto che il rischio incendio non si
valuta più solo in funzione dei lavoratori presenti, bensì anche rispetto al numero degli occupanti a qualsiasi
titolo presenti all’interno dell’attività.
Per i luoghi di lavoro che non rientrano in nessuno dei casi indicati in precedenza, il datore di lavoro non è
obbligato a redigere il piano di emergenza, ferma restando la necessità di adottare misure organizzative e
gestionali da attuare in caso di incendio; tali misure sono, comunque, riportate nel documento di valutazione
dei rischi o nel documento redatto sulla base delle procedure standardizzate di cui all’art. 29, comma 5 del D.
Lgs. n.81/2008.
Il decreto prevede che nel piano di emergenza siano altresì riportati i nominativi dei lavoratori incaricati
dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e di gestione delle emergenze, o quello
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del datore di lavoro, nei casi di cui all’art. 34 del D. Lgs. n. 81/2008.
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Inoltre, rispetto alle precedenti normative, è stata data maggiore enfasi alla necessità di pianificare ed attuare
una adeguata assistenza alle persone con esigenze speciali in caso di incendio.
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Formazione e aggiornamento antincendio per addetti al servizio antincendio
Tutti i lavoratori che svolgono incarichi relativi alla prevenzione incendi, lotta antincendio o gestione delle
emergenze, devono ricevere una specifica formazione antincendio e svolgere specifici aggiornamenti, i cui
contenuti minimi sono riportati nell’Allegato III.
Inoltre, a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie, per l’attività di formazione ed aggiornamento,
limitatamente alla parte teorica, è consentito utilizzare metodologie di apprendimento innovative, anche in
modalità FAD (formazione a distanza) di tipo sincrono e con ricorso a linguaggi multimediali.
Ai fini dell’organizzazione delle attività formative sono individuati tre gruppi di percorsi in funzione della
complessità dell’attività e del livello di rischio, classificato in modo crescente da 1 a 3, modulando i contenuti
minimi sia in funzione del livello di rischio che della tipologia di corso, ovvero se di formazione (indicato con la
sigla FOR) o di aggiornamento (AGG).
Per le attività riportate nell’Allegato IV, ovvero i luoghi di lavoro ove si svolgono attività per le quali, ai sensi
dell’art. 35, comma 2, è previsto che i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi,
lotta antincendio e gestione delle emergenze, conseguano, al termine della frequenza dei corsi di cui sopra,
l’attestato di idoneità tecnica di cui all’art. 3 del D.L. n. 512/1996.
Infine, in Allegato V sono riportate le indicazioni relative ai corsi di formazione e di aggiornamento riservati ai
docenti dei corsi antincendio, mentre i requisiti che gli stessi devono possedere sono riportati all’art. 6 del
decreto GSA.
In sintesi, i corsi di qualificazione dei formatori, tenuti da personale del C.N.VV.F., hanno durata e contenuti
diversi a seconda che siano abilitanti sia per la parte teorica e pratica, ovvero solo per la parte teorica o solo
per la parte pratica. Tutti e tre i percorsi si concludono sempre con un esame finale, le cui modalità sono
indicate nel paragrafo 5.4 dell’Allegato V.
Anche per i docenti è prevista l’obbligatorietà dell’aggiornamento, attraverso corsi in materia di prevenzione
incendi nei luoghi di lavoro nell’arco di cinque anni dalla data di rilascio dell’attestato di formatore, o dalla data
di entrata in vigore del decreto per i docenti già in possesso di esperienza nel settore.
Il decreto Minicodice
L’ultimo dei tre decreti proposti è il cosiddetto “Decreto Minicodice” che stabilisce i criteri di progettazione,
realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro di incendio ai sensi dell’art. 46
comma 3 lettera a) punto 1 del D. Lgs. 81/2008.
Il decreto fornisce specifiche indicazioni per la progettazione della sicurezza antincendio dei luoghi di lavoro a
basso rischio di incendio (“Minicodice”), rinviando i luoghi di lavoro non ricadenti fra quelli a basso rischio di
incendio al Codice di Prevenzione Incendi (https://www.istitutoinforma.it/corsi/corsi-a-catalogo/analisi-
del-rischio-di-incendio-nel-nuovo-codice-di-prevenzione-incendi-dm-03-08-15/2234?
utm_source=Insic&utm_medium=Corpo&utm_campaign=Notizie&_ga=2.17426942.616997066.1634672593-
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Il «Minicodice» contiene «le misure intese ad evitare l’insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze,
qualora esso si verifichi», e si propone quale regola tecnica antincendi per i luoghi di lavoro privi di specifica
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regola tecnica.
L’approccio proposto ricalca quello del Codice di prevenzione incendi, sebbene con contenuti in forma ridotta
e semplificata. Tale decreto è costituito da un articolato normativo e da un allegato.
Progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per luoghi di lavoro a basso rischio
L’Allegato contiene indicazioni sui criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza
antincendio per luoghi di lavoro a basso rischio di incendio nei 4 paragrafi:
• campo di applicazione
• strategia antincendio
• riferimenti
e, come appare abbastanza evidente, richiama l’impostazione del Codice di prevenzione incendi, proprio per
uniformare il linguaggio della prevenzione incendi anche nei luoghi di lavoro.
Sono considerati luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio quelli ubicati in attività non soggette e non dotate
di specifica regola tecnica verticale e con tutti i seguenti requisiti aggiuntivi:
Entrando nel merito tecnico, il “Minicodice” fa esplicito riferimento al Codice nel richiamare termini, definizioni
e simboli grafici del capitolo G.1 del D.M. 3/8/2015 e successive modifiche e, seguendo la stessa
impostazione del Codice, richiedendo una specifica valutazione del rischio d’incendio in relazione alla
complessità del luogo di lavoro, comprensiva degli elementi minimi individuati al paragrafo I.1.3.
In esito alle risultanze della suddetta valutazione del rischio di incendio, le misure antincendio da adottare nella
progettazione, realizzazione ed esercizio dei luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio sono quelle indicate nel
paragrafo “Strategia antincendio”.
Inoltre, il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) deve individuare le necessità particolari delle persone
con esigenze speciali e tenerne conto nella progettazione e realizzazione delle misure di sicurezza
antincendio.
Nel caso specifico, rispetto al Codice, le misure da adottare per l’attuazione della strategia antincendio sono in
numero inferiore e con prestazioni adeguate al rischio di incendio basso; pertanto, le misure considerate sono
state:
• Compartimentazione
• Esodo
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• Controllo dell’incendio
• Rivelazione e allarme
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In pratica, nella continuità di quanto previsto dal D.M. 10/3/1998, non sono state considerate le misure di
reazione e di resistenza al fuoco, così come, per le altre, non sono definiti i livelli di prestazione, bensì fornite le
indicazioni essenziali per la corretta progettazione in relazione al rischio di incendio (basso).
Quale ulteriore esempio della semplificazione adottata rispetto al Codice, si propone la definizione di “esodo”
presente nell’allegato al Minicodice: “La finalità del sistema d’esodo è di assicurare che in caso di incendio gli
occupanti del luogo di lavoro possano raggiungere un luogo sicuro, autonomamente o con assistenza”.
Come si può notare, non è fatto riferimento al concetto di incapacitazione che richiede conoscenze specifiche
delle tematiche di prevenzione incendi rispetto a quelle necessarie per la progettazione di luoghi di lavoro a
basso rischio di incendio.
Ancora sull’esodo, si può notare che nell’ottica della semplificazione è stato adottato un unico valore (pari a 0,7
persone/mq) ai fini del calcolo dell’affollamento.
Questa filosofia di semplificazione è stata adottata per tutte le misure della strategia antincendio del
Minicodice, al fine di poter fornire uno strumento snello e facilmente utilizzabile anche da chi non ha eccessiva
“confidenza” con la progettazione della sicurezza antincendio, conservando lo stesso linguaggio e lo stesso
approccio prestazionale “risk based (https://www.istitutoinforma.it/corsi/corsi-a-catalogo/risk-
management-implementazione-della-gestione-del-rischio-sulla-base-della-iso%2031000/4772?
utm_source=Insic&utm_medium=Corpo&utm_campaign=Notizie)” del Codice di prevenzione incendi.
Nel caso di attività che non siano classificabili “luoghi di lavoro a basso rischio di incendio” così come definiti
al punto 1.1 comma 2 dell’allegato I, i criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza
antincendio devono essere quelli riportati nel D.M. 3 agosto 2015 e successive modifiche, quindi dovranno
essere “messi in sicurezza” da punto di vista del rischio incendio attraverso l’intera metodologia progettuale de
Codice di prevenzione incendi.
Esiste, tuttavia, la possibilità di utilizzare i criteri di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza
antincendio riportati nel D.M. 3 agosto 2015 e successive modifiche anche per quelle attività classificabili
“luoghi di lavoro a basso rischio di incendio” così come definiti al punto 1.1 comma 2 dell’allegato I in
alternativa alle indicazioni riportate in allegato I del “Minicodice”, effettuando il tal modo una scelta progettuale
conservativa per la sicurezza antincendio dello specifico luogo di lavoro.
Conclusioni
Dopo vent’anni in cui ha rappresentato il principale e fondamentale riferimento per la valutazione del rischio
incendio nei luoghi di lavoro, anche per il D.M. 10/3/1998 è stato necessario un profondo “restyling” al fine di
tenere il passo con l’evoluzione normativa che negli ultimi anni ha caratterizzato tutto il settore della
Prevenzione Incendi, soprattutto a seguito dell’emanazione del Codice di prevenzione incendi. L’approccio
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adottato, in base a quanto previsto dall’art. 46 comma 3 del D. Lgs. 81/2008, è stato quello di sviluppare tre
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distinti decreti monotematici ai fini del conseguimento degli obiettivi prefissati, che abbracciassero nel loro
complesso tutte le tematiche già in essere nel D.M. 10/3/1998 (controlli, GSA e formazione, criteri per i luoghi
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di lavoro a basso rischio di incendio). Tale scelta, assieme alla predisposizione degli specifici contenuti, è stata
intrapresa nell’ottica della razionalizzazione e della semplificazione, sia per l’utenza, che potrà utilizzare uno
strumento normativo di specifica applicazione che contiene concetti chiari e sintetici, sia per la “gestione
futura”, in quanto tale modularità consentirà di aggiornare o modificare singolarmente i testi dei decreti, in
caso di necessità (evoluzione normativa, tecnologica, ecc.).
Antincendio n.9/2020
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articoli dal 2004 ad oggi!
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