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“LA SINDROME DI DOWN: I DISTURBI

DEL LINGUAGGIO”

PROF.SSA GENEROSA MANZO


Università Telematica Pegaso La sindrome di Down: i disturbi del linguaggio

Indice

1 IL PROFILO LINGUISTICO ----------------------------------------------------------------------------------------------- 3


2 LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO -------------------------------------------------------------------------------------- 5
3 LA LATERALIZZAZIONE ATIPICA ------------------------------------------------------------------------------------ 7
BIBLIOGRAFIA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 9

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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Università Telematica Pegaso La sindrome di Down: i disturbi del linguaggio

1 Il profilo linguistico

«I soggetti affetti da sindrome di Down manifestano un significativo deficit linguistico, la

cui entità è di gran lunga superiore alla loro età mentale. La produzione verbale presenta scarsa

intelligibilità e una precipua natura telegrafica e ripetitiva, poiché contrassegnata da elevata

alterazione morfologica. La compromissione del livello lessicale sarebbe, almeno nei primi anni di

vita, minore, seppure l’iter acquisizione appaia rallentato».1

Il linguaggio di tali soggetti può presentare “comportamenti” diversi poiché il sistema non

risulta compromesso alla stessa maniera.

Gli studi sullo sviluppo del linguaggio nelle persone affette da Trisomia 21 hanno rilevato

che il deficit riguarda sia la comprensione che la produzione linguistica. In particolare i bambini

mostrano uno sviluppo rallentato delle abilità linguistiche rispetto ai loro coetanei normali, anche se

l’acquisizione avverrebbe attraverso processi cognitivi alquanto simili.2

Secondo gli studiosi Caselli, Marchetti e Vicari, le due ipotesi che spiegherebbero

l’asincronia tra produzione e comprensione sono riconducibili alla presenza di:

- un deficit di programmazione motoria o di utilizzo delle conoscenze linguistiche;

- una difficoltà a carico delle memoria di lavoro che ostacolerebbe la costruzione degli

enunciati.3

1
Soraniello P., Linguaggio e sindrome di Down, Franco Angeli, Milano 2012, p. 21.
2
Cottini L., Ritardo mentale, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di L. Cottini, Vannini, p. 35.
3
Caselli C., Marchetti C., Vicari S., Conoscenze lessicali e primo sviluppo morfosintattico, in Contardi A., Vicari S. (a
cura di), Le persone Down. Aspetti neuro-psicologici, educativi e sociali, Franco Angeli, Milano 1994.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
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(L. 22.04.1941/n. 633)

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Secondo gli stessi autori i bambini Down presentano ritardi anche per ciò che riguarda le

interazioni vocali con la madre durante i primi anni di vita, il sorriso sociale, i contatti oculari,

nonché carenze anche nei gesti comunicativi (es. chiedere, mostrare, dare, indicare, ecc.).

Le difficoltà di espressione sono spesso il risultato di difetti periferici di articolazione e di

coarticolazione dei suoni dovuti anche ad uno scarso controllo muscolare; a ciò va però aggiunto un

significativo deficit del sistema fonologico centrale che impedisce la corretta pianificazione del

linguaggio.

Lo sviluppo fonologico, quello del vocabolario e quello morfo-sintattico sono deficitari nel

bambino Down.

L’area di maggiore difficoltà in cui si riscontrano buona parte degli errori di produzione

fonetica riguarda l’articolazione di suoni fricativi, affricati e liquidi.4

I fenomeni rilevanti ricadono nelle tre macrocategorie, ovvero nei processi che modificano

la struttura sillabica, nei processi di assimilazione e in quelli di sostituzione.

Nella produzione verbale dei bambini con sindrome di Down è sempre evidenziabile

un’imprecisione della pronuncia delle parole che rende sovente il linguaggio di difficile

interpretazione.

Tali problemi fonologici possono essere dovuti, almeno in parte, anche ad alcune differenze

anatomiche (palato ogivale, allungamento in avanti delle mascelle, restringimento della cavità

boccale, appiattimento degli angoli della mandibola, ipotonia dei muscoli articolari) le quali

potrebbero rendere difficoltosa l’articolazione dei vari fonemi.

4
Cottini L., Ritardo mentale, op. cit., p. 36.

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2 Lo sviluppo del linguaggio

I bambini affetti da Trisomia 21 iniziano a parlare solo verso il secondo anno di età,

evidenziando un rilevante ritardo nei confronti dei loro coetanei normodotati.

A circa 22-24 mesi la proporzione delle parole è molto ridotta, bisogna aspettare i 4-5 anni

di età per assistere ad un aumento di parole comprese e prodotte.

Lo sviluppo del lessico è ugualmente più lento in confronto ai bambini normodotati, anche

per ciò che riguarda la strutturazione della frase.

Questi bambini all’età di 4-5 anni sono capaci di utilizzare due parole per volta per formare

brevi frasi.

Tra i 5 e i 7 anni gli enunciati sono più lunghi, prodotti, però, sempre in maniera lenta e

laboriosa, spesso scorretti a causa di una inadeguata padronanza di alcuni aspetti morfologici e del

linguaggio (uso di articolazioni, preposizioni semplici e articolate; scorretto impiego del plurale,

ecc.).

Tra i 12 e i 15 anni questi soggetti migliorano il loro linguaggio in modo più proficuo

riuscendo a comunicare in maniera funzionale.

Secondo alcuni studiosi, lo sviluppo lessicale è direttamente correlato all’esperienza, anche

nei soggetti con disabilità mentale, seguirebbe un iter rallentato ma appropriato; altri invece

ritengono che la competenza lessicale delle persone Down, sebbene rallentata, sia adeguata al

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contesto sociale e alle esigenze comunicative solo nei primi anni di vita, ma risulterebbe impoverita

con l’avanzare degli anni.5

A 24 mesi il repertorio lessicale dei Down è pari in produzione a 28 parole, a 3 anni

raggiunge 116 parole, attestandosi intorno ai 6 anni su 330 unità lessicali.6

La formazione delle prime frasi è, nei Down, ritardata sia sul piano temporale, nei

normotipo questa attività avviene circa due anni prima, sul piano lessicale. I bambini con sviluppo

tipico cominciano a comporre le prime frasi quando il loro repertorio lessicale raggiunge all’incirca

cento parole; nella sindrome di Down tale soglia è praticamente raddoppiata.

Il divario tra produzione e comprensione aumenta con l’avanzamento dell’età cronologica.

«Il tasso di intelligibilità del loro linguaggio sembrerebbe condizionato sia dal sesso che

dall’età cronologica. I Down di sesso femminile mostrano, rispetti ai maschi di pari età, un

parlato mediamente più comprensibile».7

Lo svantaggio verbale per questi bambini investe più piani:

- il loro eloquio è telegrafico;

- le frasi prodotte sono brevi e incomplete;

- la prestazione fonologica è inferiore ai loro coetanei normodotati.

5
Soraniello P., Linguaggio e sindrome di Down, op. cit., p. 32
6
Cottini L., Ritardo mentale, op. cit., p. 36.
7
Soraniello P., Linguaggio e sindrome di Down, op. cit., p. 27

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3 La lateralizzazione atipica

L’elaborazione del linguaggio viene svolto in maniera dominante dall’emisfero cerebrale

sinistro. I due emisferi presentano una natura strutturale e funzionale asimmetrica, e, in riferimento

al linguaggio, molti tratti sono lateralizzati a sinistra: è questo il caso delle abilità fonologiche e

morfosintattiche.

A differenza di quanto avviene per le persone normodotate, per i soggetti affetti da Trisomia

21 il linguaggio è processato a destra rivelando l’esistenza di una dissociazione emisferica, anche se

non tutti gli studiosi sono d’accordo con questa interpretazione di una lateralizzazione atipica.

Secondo alcuni studiosi (ad es. Elliott e Weeks; Brizzolara; Chua, Helath) le difficoltà

verbali e i problemi di programmazione motoria sarebbero la manifestazione di una atipica

separazione tra il processo di percezione linguistica localizzato a destra.

In tali soggetti la separazione della funzione di controllo della programmazione motoria,

deputata all’emisfero sinistro, e della funzione del controllo verbale riferita dell’emisfero destro,

sarebbe il motivo dell’impedimento che i Down incontrano durante la comunicazione verbale.8

Gli studi effettuati con la metodologia dell’ascolto dicotico sulle differenze emisferiche in

soggetti in età evolutiva e su giovani adulti affetti da tale Sindrome non hanno tuttavia ottenuto

risultati concordanti.

8
Ibidem, p. 44.

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Alcuni risultati non hanno mostrato asimmetrie a favore dell’orecchio destro e/o sinistro,

altri invece hanno riscontrato un’asimmetria inversa a vantaggio dell’orecchio sinistro e, quindi, per

l’emisfero destro nel processo di stimoli codificabili linguisticamente.9

9
Brizzolara D., Lateralizzazione emisferica, in Le persone down: aspetti neuropsicologici, educativi e sociali, a cura di
Contardi A., Vicari S., Franco Angeli, Milano 2001, pp. 112-113.

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Bibliografia

 Brizzolara D., Lateralizzazione emisferica, in Le persone down: aspetti neuropsicologici,

educativi e sociali, a cura di Contardi A., Vicari S., Franco Angeli, Milano 2001, pp. 110-

122.

 Cottini L., Ritardo mentale, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di L.

Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003.

 Soraniello P., Linguaggio e sindrome di Down, Franco Angeli, Milano 2012.

 Viola D., La disabilità intellettiva: Aspetti clinici, riabilitativi, sociali, Edizioni Ferrari

Sinibaldi, Milano 2015.

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