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“ALCUNI GIOCHI PER FAVORIRE

L’INTERSOGGETTIVITÀ”

PROF.SSA GENEROSA MANZO


Università Telematica Pegaso Alcuni giochi per favorire l’intersoggettività

Indice

1 LE FUNZIONI SOCIALI DEL GIOCO ----------------------------------------------------------------------------------- 3


2 UNA SERIE DI GIOCHI ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 20

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Le funzioni sociali del gioco

Vengono elencati in questa lezione una serie di giochi che provengono da esperienze

dirette e vengono selezionati per una serie di specifici motivi:

 Il materiale che è proposto nei giochi può essere interessante per il bambino;

 Con tali materiali si possono strutturare attività che consentono di divenire dei rituali con cui

riempire il tempo destinato al gioco;

 Attraverso la pratica di questi giochi si può raggiungere lo scopo di insegnare abilità sociali

al bambino che vi partecipa.

Tra questi giochi alcuni sono adatti ad insegnare lo sguardo reciproco, altri l’attenzione

congiunta, altri ancora lo scambio di turni. Però, tutti possono essere messi a punto facendo leva di

volta in volta su scopi differenti, a seconda delle abilità emergenti del bambino e dell’enfasi che si

porrà su determinate mete sociali piuttosto che su altre. Bisogna non dimenticare che, una volta che

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un gioco è gradito al bambino ed è agevolmente ripetuto, esso funzionerà da base fisica costante

sulla quale introdurre graduali variazioni di tipo sociale1.

Nelle varie funzioni sociali del gioco vi sono una serie di accorgimenti da tenere:

 Far leva sull’uso dello sguardo: guardare, essere guardati, guardare assieme una cosa.

In questo caso mentre si svolge un’azione con un oggetto interessante per il bambino, è

opportuno chiedergli di guardare o l’oggetto o l’azione che si svolge, oppure è necessario attirare

l’attenzione stando molto attenti ad osservare se il bambino guarda spontaneamente. Durante questo

processo è bene parlare con il bambino incoraggiandolo con espressioni del tipo: “ Bravo, che

occhioni che hai!”, “ Come sono contento che mi ha i guardato!”.

Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo sviluppo dell’intersoggettività,
Trento, Erickson, 2001.

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È necessario ricordare che per un bambino con tali difficoltà è molto complesso e faticoso

soddisfare tale richiesta. Le azioni vanno enfatizzate con la voce e i gesti ma soprattutto con

messaggi molto precisi. Se serve, il bambino può essere aiutato a star seduto posizionando bene le

gambe, esercitando una pressione leggera sul suo corpo se tende ad alzarsi; bisogna fargli capire che

gli si sta chiedendo di stare lì e guardare.

È opportuno che si raggiunga un sottile equilibrio tra la fermezza e la comprensione dei

bisogni del bambino. L’obiettivo è quello di aiutarlo a trovare un senso nello svolgere un’azione

giocosa con l’altro, utilizzando gli oggetti che ama2.

Per stimolare in lui l’uso dello sguardo è importante che:

1) L’oggetto abbia caratteristiche interessanti;

2) L’oggetto si muova, emetta dei suoni, o provochi sorpresa;

3) La persona sia vivace e interessante, anch’essa fonte di spettacolo per il bambino.

 Scambio di turni

Per insegnare ad un bambino a fare una cosa scambiando il turno, è necessario che

innanzitutto conosca e apprezzi l’azione. Prima di proporre un turno, è necessario quindi, che chi

propone il gioco faccia egli stesso più volte quell’azione fino a quando si noterà che il bambino la

conosce e la cerca, oppure al contrario, si potrebbe far in modo da lasciar farla fare a lungo al

bambino inserendosi col turno solo gradualmente. In questo caso sono necessari sia la rapidità che il

tempismo, in modo che il bambino non perda l’interesse.

2
Newson E., Newson J., Tots and playthings, New York, Pantheon, 1979.

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 Indicare e seguire l’indicazione

È molto utile sapere che, per molti di questi bambini, l’indicazione è un punto di arrivi,

mentre normalmente i bambini già piccoli sono capaci di indicare o rispondere all’indicazione.

Per consentire ciò, si potrebbe iniziare toccando l’oggetto con il dito, successivamente si

potrà da una distanza maggiore; l’indicazione sarà accompagnata da altri elementi ridondanti, come

esclamazioni, suoni, guida fisica del comportamento del bambino.

Al contrario, per stimolare in lui questa azione, potrete all’inizio accettare che egli distenda

la mano verso l’oggetto; senza insistere eccessivamente, potrete fare evolvere questo gesto in

un’indicazione con il dito.

 Condividere un’emozione

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Per ottenere dal bambino una condivisione dell’emozione, è necessaria una notevole enfasi,

espressa però in modi che non provochino in lui fastidio, sarà indispensabile sorridere, ridere,

esprimere suspense con un comportamento in attenta sintonia con il piccolo.

Il miglior modo per svolgere questo compito è sceglier giochi che davvero possono piacere

anche a chi li propone, e seguire indicazioni di tempo e di luogo che possano dare calma e

tranquillità.

È importante svolgere attività che sicuramente che provochino forti emozioni piacevoli nel

bambino, come i giochi di movimento, con l’acqua e con la musica.

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2 Una serie di giochi

Giochi con bolle di sapone


MATERIALI: vasetti di bolle di sapone; altri attrezzi che hanno la funzione di produrre bolle ,
oggetti che permettono di soffiare più bolle contemporaneamente, omini che soffiano bolle in
modo automatico. Vasetti di volle di scorta (quando un vasetto non produce bene le polle, è meglio
farlo riposare piuttosto che agitarlo); stracci per asciugare il liquido versato.

FUNZIONI: esprimere le emozioni davanti ad uno spettacolo affascinante (sintonizzazione


emotiva fra adulto e bambino); guardare, guardare insieme; scambiare sguardi, sorrisi, vocalizzi;
rispondere alla richiesta di guardare e di fare (prendere le bolle); scambio di attore (prima fate voi
lo spettacolo, poi il bambino lo può provocare da solo).

GIOCO: Mettetevi di fronte al bambino; chiedetegli di star fermo, di guardare le bolle, quindi
guardatevi in faccia mentre fate le bolle. Chiedere al bambino di guardare le polle che vanno in
alto e poi a terra, finchè non scoppiano.
Aspettate che il bambino vi guardi prima di rifarle, oppure richiamatelo dicendo: “ le rifaccio!
Chiedendogli di toccarle con le mani, con un piede, con un bastoncino. Descrivete le
caratteristiche delle bolle : “guarda come sono belle… grandi…piccole…di tutti i colori… guarda
come scoppiano…come vanno in alto…in basso…ecc”. evitate di stancarvi dicendo le stesse cose
per molti minuti consecutivi. Provate a far soffiare il bambino e a introdurre il turno “una volta
io, una volta tu”. È opportuno che teniate voi il vasetto in mano o che aiutate il bambino a tenerlo

Saranno indicati di seguito una serie di giochi e i relativi materiali, la loro funzione e come

essi vadano a creare dei ponti verso la comunicazione.

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Dritto, per evitare che versi il contenuto. Preparatevi comunque all’idea che possa versare del
liquido: dovete avere quindi a portata di mano qualcosa per asciugare e delle bolle di riserva per
nono interromper il gioco. In ogni caso, è importante condurre il gioco e non perdere mai il
controllo della situazione; sarete voi a decidere quando smettere e quando cambiare gioco,
prestando molta attenzione al bambino a ai suoi desideri da una parte, ai vostri obiettivi
dall’altra.

PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: dato che le bolle piacciono molto ai bambini e si


prestano molto bene a farsi guardare e a essere guardate insieme a loro, possono essere molto
utili per promuovere atti comunicativi.
Si tratta allora di organizzare il gioco in modo che si crei un bisogno di comunicare. Per esempio,
quando siete sicuri che il bambino guarda con interesse, fate delle pause in cui il gioco resta
sospeso e aspettate da parte sua un atto comunicativo, anche minimo, prima di riprenderlo.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson,2001.

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GIOCHI CON I PALLONCINI

MATERIALI: palloncini del tipo semplice da gonfiare con la bocca oppure d gonfiare con
la pompa, di forme e colori vari; una semplice pompa a mano per palloncini.
FUNZIONI: attenzione congiunta; sintonizzazione emotiva. È importante notare che
queste funzioni si ottengono da diverse, semplici componenti che spiegano come mai tale
gioco è così amato ed è tanto efficace.
L’attenzione congiunta si ottiene in vari modi capaci di attirare l’attenzione del bambino: il
suono del pallone che si gonfia, sia con il fiato, producendo un certo tipo di suono , sia con
la pompa, producendo un altro suono, più ritmico; la visione del palloncino che aumenta
di volume, coprendo il viso di chi lo gonfia o crescendo sullo stelo della pompa; il colore
brillante del palloncini; le forme che assume; il meccanismo della pompa; il rumore e il
movimento improvviso del palloncino che vola per la stanza sgonfiandosi; il dolce
movimenti nell’aria del palloncino annodato, la possibilità di prenderlo facilmente al volo.
In tutti questi casi, il divertimento può essere condiviso creando un’emozione congiunta.
Lo scoppio frequente di un palloncino, che dovete cercare comunque di prevenire se sapete
che il bambino ne è facilmente spaventato, offre ad ogni modo la possibilità di condividere
Anche lo spavento.
GIOCO: Chiedete al bambino di guardarvi mentre gonfiate un palloncino e di osservare
come lo gonfiate. Lasciatelo andare seguendo con lo sguardo la sua traiettoria, mentre si
gonfia; chiedete al bambino di guardare a sua volta quindi indicate con il dito e chiedete:
“dov’è andato il palloncino?”. Ripetete l’azione tante volte, chiedendo al bambino di
seguire con lo sguardo insieme a voi la traiettoria del palloncino. Chiedetegli di cercarlo re
di riportarvelo; se non lo fa, lo cercherete assieme e poi riprenderete il gioco. Potrete anche
gonfiare il palloncino e darlo in mano al bambino, che lo può tenere oppure può farlo
volare; potete gonfiare un palloncino e poi fargli sentire l’aria che esce tenendolo vicino al
suo viso, oppure fargli prestare attenzione al rumore che fa il palloncino sgonfiandosi

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Quando avete fatto volare il palloncino che poi cade sgonfiandosi, potete aspettare che sia
il bambino a ridarvelo e quindi ripetere l’azione, oppure gonfiarne subito un altro.
Deciderete in base al suo interesse e al suo livello di attenzione: se è basso, ne gonfierete
subito un altro che avete tenuto in tasca.
Per questo è importante averne una scorta a portata di mano, perché occorre adeguarsi ai
tempi di attenzione del bambino.
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Se questo gioco interessa al bambino, è uno di
quelli che può essere meglio adattato per produrre il bisogno di comunicare, utilizzando il
trucco ormai noto di un’interruzione in attesa che egli lanci in qualche modo un
messaggio di richiesta. Ad esempio, può chiedere di continuare il gioco riportando
semplicemente un palloncino volato via per farselo rigonfiare; oppure può prenderne un
altro e porgerlo; può imitare il rumore di un palloncino che si gonfia; può porgere la
pompa; può naturalmente anche chiedere: “ ancora”. State attenti a non forzare mai la
richiesta da parte del bambino. Semplicemente, se notate che dimostra interesse, ma che
ancora non riesce a chiedere , continuate a ripetere l’azione e aspettate un po’ prima di
stimolare una richiesta attraverso la sospensione del gioco, ricordando che alcuni bambini
hanno bisogno di tempi più lunghi.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011.

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Giochi con i cerchi

MATERIALI: cerchi colorati di legno o plastica di 35 cm di diametro.


FUNZIONI: attenzione congiunta, sintonizzazione emotiva; scambio di turni; imitazione
GIOCO: Seduti di fianco al bambino con una serie di cerchi a disposizione, chiedetegli di
guardare il cerchio che avete in mano e che poi fate rotolare sul pavimento; chiedetegli di
guardare con voi il cerchio che rotola e dove si ferma.
Fatelo con tutti i cerchi, descrivendone il colore, la traiettoria e il luogo dove si fermano.
Esortatelo poi ad andare a prenderli e a portarli vicino a voi, indicando bene con il gesto il
luogo dove appoggiarli. Se non lo fa da solo, andate a prenderli con lui. Ripetete il gioco
introducendo il turno: un cerchio lo lanciate voi, uno il bambino. Non fermate il gioco se il
bambino non rispetta il turno, ma continuate a ripeterlo, sottolineando semplicemente a chi
tocca lanciare il cerchio.
Potete introdurre variabili ed arricchire il gioco in base all’interesse del bambino e alle sue
proposte, senza dimenticare mai, però, che dovete essere voi a condurre il gioco. Una volta
lanciati tutti i cerchi, allungate un braccio e chiedete al bambino di andare a prendere i
cerchi e di infilarli nel vostro braccio teso; quindi riprendete da capo il gioco.
PUNTI VERSO LA COMUNICAZIONE:
Anche in questo caso susciterete la richiesta di ripetizione con un’opportuna sospensione
del gioco. Esso può dare molti spunti di comprensione dei gesti o delle parole. Quando
pensate che il bambino sia pronto a recepire, potete chiedergli di lanciare un cerchio a
seconda del colore che gli indicate. Oppure potete nominare il colore dei cerchi che voi
lanciate, descrivendo se il cerchio va veloce o lento, se va vicino al bambino.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011.

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GIOCHI CON I CUBI

MATERIALI: cubi di legno grezzi, colorati, con disegni; cubi di plastica e cubi di gomma; cubi
di stoffa morbida e gommapiuma; cubi di gomma sonori; cubi e parallelepipedi grandi
(30x30x30; 60x30x30) di gommapiuma rivestiti di stoffa. Le dimensioni variano e saranno più
grandi (fino a 10 cm di lato circa) all’inizio e quando si gioca con i bambini più piccoli.
FUNZIONI: concentrazione nel gesto; attesa; turno; sintonizzazione emotiva.
GIOCO: mettetevi seduti di fronte o di fianco al bambino, ma sempre abbastanza vicini e
mostrategli i cubi dicendo: “Guarda, guarda cosa faccio”… Impilate i cubi chiedendo al
bambino di guardare di volta in volta ogni cubo, facendo rumore nell’appoggiarli uno sopra
l’altro, se il bambino ama il rumore o non ne è disturbato.
Quando avete finito, dite al bambino, mentre fate cadere la torre:
” guarda che la butto giù!!”,mostrando divertimento e ripetendo l’azione più volte. Introducete
delle variabili chiedendo al bambino di fare lui stesso la torre, aiutandolo a tenere o impilare i
cubi se fatica a farlo da solo. Chiedetegli quindi di guardare mentre mettete un cubo e chiedetegli
poi di metterne uno lui stesso.
Se non lo mette spontaneamente, porgeteglielo mostrandogli come si mette e se serve,
accompagnandogli la mano.
Chiedete poi al bambino di guardare mentre fate cadere la torre ed esortatelo a fare la stessa
cosa. Cercate di stabilire un’alternanza tra voi e lui in questa azione: inizialmente se indugia
troppo tempo, la farete voi anche quando è il suo turno. Poi riproverete a chiedergli di fare
l’azione, prima lasciandogli produrre di seguito più torri w più crolli, in seguito reintroducendo
la proposta di turno.

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Nota: come per gli altri materiali, è necessario cercare cubi di colori, consistenza e

sonorità che piacciono al bambino. Se ama il rumore, potrete usare cubi di legno sonori ed

enfatizzerete la caduta in modo che il rumore sia ben evidente. Se invece si spaventa o è

infastidito da rumori, userete cubi di materiale leggero (gomma, stoffa, spugna, ecc…).

È importante però provare, ogni tanto e per breve tempo, anche quei materiali che al primo

momento sono stati non tanto amati; ma li scarterete subito se il bambino non ne vuole

assolutamente sapere. A volte, a questo proposito, si possono avere delle sorprese

scoprendo che i bambini sono attratti anche da cose che alla prima presentazione

sembravano spaventarli.

PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Come ponte per la comunicazione, è soprattutto adatto il


gioco con i cubi grandi di gommapiuma, perché, quando il bambino è in grado di farlo, di solito si
entusiasma molto. Con i cubi è facile promuovere atti comunicativi di richiesta, specie quando la torre
si innalza e il bambino ha bisogno dell’aiuto dell’adulto per posizionare il cubo più alto. Invece,
quando il bambino ha un comportamento più infantile e ama buttare giù dal tavolo i cubi o scagliarli,
l’atto di chiedergli di raccoglierli in una scatola (richiesta che di solito è rasa chiara dal contesto) può
servire per promuovere abilità di comprensione.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011

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Giochi di movimento

MATERIALI: materassini, cuscini, cassapanche, tavoli, divani, scatoloni, trampolini, teli.


FUNZIONI: attivazione e sintonizzazione emotiva; emozione congiunta; intenzione congiunta; fiducia
e attaccamento; sincronizzazione di sensazioni cinestesiche (quelle derivanti dal movimento dei
muscoli) con sensazioni tattili, uditive e visive.
GIOCO: fate salire il bambino su una cassapanca, su un tavolo o sul letto. Mettete per terra un
materassino morbido; chiedete al bambino di saltare e aspettatelo a braccia aperte, pronunciando il suo
nome. ripetete il gioco molte volte. Se il bambino non sa saltare, fatelo partire da seduto,
posizionandolo bene, prendendogli dunque, le mani. Chiedetegli poi di saltare partendo dalla posizione
in piedi, dapprima prendendogli le mani e poi chiedendogli di farlo senza. Agevolate la risalita sul
piano da cui saltare mettendo sedie, cuscini o altro
NOTA: RICORDATE CHE I GIOCHI DI MOVIMENTO POSSONO ANCHE ESSERE VOLTI
ALL’APERTO, IN LUOGHI NATURALI, COME PRATI, PARCHI O PARCO GIOCHI,
SFRUTTANDO OSTACOLI NATURALI, SEGUENDO SEMPRE LE INCLINAZIONI E I
DESIDERI DEL BAMBINO.

PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: dato che l’interesse che spesso i bambini provano per i
giochi di movimento e considerata la natura sociale del rapporto di fiducia e di ruoli che si instaura
essi possono agevolmente essere organizzati in modo che il bambino debba inviare messaggi per
chiedere di continuare, di partire o di saltare. All’inizio, il bambino potrà essere semplicemente guidato
dai vostri messaggi di inizio, di via, di stop; e questo avverrà in concomitanza di movimenti e azioni di
intenso colore emotivo. Poi potrete chiedere a lui stesso di esprimersi per andare avanti nel gioco.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011

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Giochi con le biglie


MATERIALI: Semplici biglie di vetro, di legno, di plastica, grandi, piccole. È opportuno avere un
sacchetto apposta per le biglie, chiuso bene con una cerniera, con una cordicella o con il velcro, in modo
da poterle avere sotto controllo. Altri materiali utili per questi giochi sono:
tappeti, materassi, contenitori in cui far cadere le biglie (barattoli di latta, tamburelli, pentole ecc.),
animali di gomma per i giochi più evoluti.
NOTA: I GIOCHI CON LE BIGLIE POSSONO ESSERE FATTI ANCHE CON BAMBINI CHE SI
METTONO LE COSE IN BOCCA, SE LA LORO ABITUDINE, COME DI SOLITO ACCADE, è
DI NON INGHIOTTIRLE, MA SPUTARLE. COMUNQUE, è BENE FARE QUESTI GIOCHI
SOLO QUANDO SI è TRANQUILLI, ANCHE SE NATURALMENTE VIGILI. QUANDO SI HA
PAURA CHE IL BAMBINO POSSA INGHIOTTIRE LA BIGLIA, SI POSSONO USARE
PALLINE Più GROSSE, RIMANDANDO L’USO DELLE BIGLIE COME VARIAZIONE
QUANDO IL BAMBINO AVRA’ IMPARATO A NON METTERE Più LE COSE IN BOCCA.
FACENDO SPESSO GIOCHI INTERESSANTI CON LE PALLINE, è PROBABILE CHE IL
BAMBINO SCOPRA DELLE ALTERNATIVE A QUELL’ATTITUDINE.
FUNZIONI: guardare, guardare insieme; scambiare sguardi, sorrisi, gesti, vocalizzi, parole; esprimere
emozione divertimento insieme a un altro; aspettare un evento; rispettare il turno.
GIOCO: State seduti su un tappeto o su un materasso posizionato in un angolo, in modo che le biglie
non scappino da tutte le parti. Fate sedere il bambino comodamente; mostrategli una biglia e
lanciategliela facendola rotolare; mostrategliene un’altra, fatevi guardare, fatela rotolare, e così via.
Ripetete l’azione fino a quando non avete vuotato tutto il sacchetto delle biglie. Fate durare poco il gioco
se il bambino fa fatica a stare seduto; se invece tende a lanciare le biglie o a tenerle troppo in mano,
“rubategliele” giocosamente e poi riprendete il gioco. Occorre essere molto tempisti e precisi nell’azione
, per impedire che il bambino butti in giro tutte le biglie provocando l’interruzione del gioco.
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Se alcuni di questi giochi piacciono al bambino, fateli con
metodo una o due volte al giorno per 5-15 minuti consecutivi, senza temere di ripetere le stesse cose.
Inserite variazioni al momento opportuno, ma sempre con lo stesso schema di gioco, anche per provare

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provare un po’ di divertimento voi stessi.


Non lasciate tempi vuoti, ma siate attenti ai suoi tempi di risposta. Quando siete certi che il
gioco comincia ad essere piacevole e ricercato, provate a introdurre alcune pause per
suscitare l’atto comunicativo di richiesta, che potrà essere espresso con uno sguardo, un
gesto un vocalizzo o una parola secondo il livello del bambino. Ad esempio,conclusa la
prima sequenza del gioco, fate una pausa mantenendo in sospeso, e facendovi ben vedere
dal bambino, l’azione e il materiale che stavate usando (la biglia e il sacchetto); guardate
poi il bambino, stando molto attenti al minimo segno di richiesta, e rispondete
immediatamente riprendendo il gioco.
Apparentemente ciò che sembra facile; in realtà non lo è, anzi richiede molta attenzione e
dedizione. Per questo consigliamo di farlo in tempi brevi.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011

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Giochi musicali

MATERIALI: strumenti musicali giocattolo, sia acquistati sia fatti in casa, come maracas,
nacchere, tamburelli, triangoli, piatti, tamburi con bacchette, xilofono con ruote, pentole,
coperchi, barattoli riempiti di sassi, cucchiai di legno, melodica, ecc. Se si è capaci di
suonare anche chitarra, pianoforte, fisarmonica ecc.
FUNZIONI: sincronizzazione emotiva e percettiva; imitazione; emozione congiunta;
dialogo di turni; intenzione congiunta legata al fare insieme.
GIOCO: fate sedere il bambino di fronte a voi; fategli vedere due maracas e agitandole,
fategli sentire il loro suono. Date altre due maracas a lui; chiedetegli di guardarvi e di fare
come voi. Ogni tanto fate una pausa e poi riprendete, adeguandovi al suo modo di
suonare. Via via, gli chiederete di seguire invece il vostro modo di suonare, dicendogli
:”Fai come me!”, e mostrandogli come fate voi. Ad esempio, potete muovere le maracas
velocemente più o meno a lungo, all’inizio potete accontentarvi del fatto che il bambino si
limiti solo a toccare le maraca, che le maneggi un po’ e vi guardi mentre le muovete per
qualche attimo.
Potete fare lo stesso tipo di gioco con le nacchere o con qualsiasi altro oggetto che faccia
rumore; ad esempio, un barattolo chiuso contenente dei mattoncini o dei sassolini o
quant’altro la vostra fantasia vi suggerisce.
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Anche i giochi musicali possono essere sfruttati
per suscitare richieste di ripetizioni attraverso l’organizzazione di pause durante il loro
svolgimento. Dal lato della comprensione, promuovono attenzione a parole chiave come :
“ Piano, Forte!!”, o a parole di azione come: “ Batti, Soffia!!”.

Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011

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Università Telematica Pegaso Alcuni giochi per favorire l’intersoggettività

Si tratta in questo caso di una serie di giochi possibili che consentono lo sviluppo

dell’intersoggettività a coloro che hanno difficoltà in esso e in generale nello sviluppo sociale. Con i

materiali presi ad esempio, possono essere compiuti numerosi giochi che hanno sempre lo stesso

fine.

Tuttavia questi, non sono gli unici materiali con cui agire, pertanto, possono essere utili

anche giochi con materiali semoventi (macchinine, personaggi, animaletti che si muovono); con la

voce; con altri oggetti (palline, sonagli, ecc.); con le palle; con le miscellanea ad effetto.

Ovviamente ogni materiale e ogni gioco va effettuato sempre in relazione del soggetto che si

ha di fronte, del suo livello di sviluppo e delle sue difficoltà.

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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Bibliografia

 Newson E., Newson J., Tots and playthings, New York, Pantheon, 1979

 Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo

sviluppo dell’intersoggettività, Trento, Erickson, 2001

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