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L’INTERSOGGETTIVITÀ”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Università Telematica Pegaso Alcuni giochi per favorire l’intersoggettività
Vengono elencati in questa lezione una serie di giochi che provengono da esperienze
Il materiale che è proposto nei giochi può essere interessante per il bambino;
Con tali materiali si possono strutturare attività che consentono di divenire dei rituali con cui
Attraverso la pratica di questi giochi si può raggiungere lo scopo di insegnare abilità sociali
Tra questi giochi alcuni sono adatti ad insegnare lo sguardo reciproco, altri l’attenzione
congiunta, altri ancora lo scambio di turni. Però, tutti possono essere messi a punto facendo leva di
volta in volta su scopi differenti, a seconda delle abilità emergenti del bambino e dell’enfasi che si
porrà su determinate mete sociali piuttosto che su altre. Bisogna non dimenticare che, una volta che
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un gioco è gradito al bambino ed è agevolmente ripetuto, esso funzionerà da base fisica costante
Nelle varie funzioni sociali del gioco vi sono una serie di accorgimenti da tenere:
Far leva sull’uso dello sguardo: guardare, essere guardati, guardare assieme una cosa.
In questo caso mentre si svolge un’azione con un oggetto interessante per il bambino, è
opportuno chiedergli di guardare o l’oggetto o l’azione che si svolge, oppure è necessario attirare
l’attenzione stando molto attenti ad osservare se il bambino guarda spontaneamente. Durante questo
processo è bene parlare con il bambino incoraggiandolo con espressioni del tipo: “ Bravo, che
Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo sviluppo dell’intersoggettività,
Trento, Erickson, 2001.
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È necessario ricordare che per un bambino con tali difficoltà è molto complesso e faticoso
soddisfare tale richiesta. Le azioni vanno enfatizzate con la voce e i gesti ma soprattutto con
messaggi molto precisi. Se serve, il bambino può essere aiutato a star seduto posizionando bene le
gambe, esercitando una pressione leggera sul suo corpo se tende ad alzarsi; bisogna fargli capire che
bisogni del bambino. L’obiettivo è quello di aiutarlo a trovare un senso nello svolgere un’azione
Scambio di turni
Per insegnare ad un bambino a fare una cosa scambiando il turno, è necessario che
innanzitutto conosca e apprezzi l’azione. Prima di proporre un turno, è necessario quindi, che chi
propone il gioco faccia egli stesso più volte quell’azione fino a quando si noterà che il bambino la
conosce e la cerca, oppure al contrario, si potrebbe far in modo da lasciar farla fare a lungo al
bambino inserendosi col turno solo gradualmente. In questo caso sono necessari sia la rapidità che il
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Newson E., Newson J., Tots and playthings, New York, Pantheon, 1979.
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È molto utile sapere che, per molti di questi bambini, l’indicazione è un punto di arrivi,
mentre normalmente i bambini già piccoli sono capaci di indicare o rispondere all’indicazione.
Per consentire ciò, si potrebbe iniziare toccando l’oggetto con il dito, successivamente si
potrà da una distanza maggiore; l’indicazione sarà accompagnata da altri elementi ridondanti, come
Al contrario, per stimolare in lui questa azione, potrete all’inizio accettare che egli distenda
la mano verso l’oggetto; senza insistere eccessivamente, potrete fare evolvere questo gesto in
Condividere un’emozione
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Per ottenere dal bambino una condivisione dell’emozione, è necessaria una notevole enfasi,
espressa però in modi che non provochino in lui fastidio, sarà indispensabile sorridere, ridere,
Il miglior modo per svolgere questo compito è sceglier giochi che davvero possono piacere
anche a chi li propone, e seguire indicazioni di tempo e di luogo che possano dare calma e
tranquillità.
È importante svolgere attività che sicuramente che provochino forti emozioni piacevoli nel
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GIOCO: Mettetevi di fronte al bambino; chiedetegli di star fermo, di guardare le bolle, quindi
guardatevi in faccia mentre fate le bolle. Chiedere al bambino di guardare le polle che vanno in
alto e poi a terra, finchè non scoppiano.
Aspettate che il bambino vi guardi prima di rifarle, oppure richiamatelo dicendo: “ le rifaccio!
Chiedendogli di toccarle con le mani, con un piede, con un bastoncino. Descrivete le
caratteristiche delle bolle : “guarda come sono belle… grandi…piccole…di tutti i colori… guarda
come scoppiano…come vanno in alto…in basso…ecc”. evitate di stancarvi dicendo le stesse cose
per molti minuti consecutivi. Provate a far soffiare il bambino e a introdurre il turno “una volta
io, una volta tu”. È opportuno che teniate voi il vasetto in mano o che aiutate il bambino a tenerlo
Saranno indicati di seguito una serie di giochi e i relativi materiali, la loro funzione e come
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Dritto, per evitare che versi il contenuto. Preparatevi comunque all’idea che possa versare del
liquido: dovete avere quindi a portata di mano qualcosa per asciugare e delle bolle di riserva per
nono interromper il gioco. In ogni caso, è importante condurre il gioco e non perdere mai il
controllo della situazione; sarete voi a decidere quando smettere e quando cambiare gioco,
prestando molta attenzione al bambino a ai suoi desideri da una parte, ai vostri obiettivi
dall’altra.
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MATERIALI: palloncini del tipo semplice da gonfiare con la bocca oppure d gonfiare con
la pompa, di forme e colori vari; una semplice pompa a mano per palloncini.
FUNZIONI: attenzione congiunta; sintonizzazione emotiva. È importante notare che
queste funzioni si ottengono da diverse, semplici componenti che spiegano come mai tale
gioco è così amato ed è tanto efficace.
L’attenzione congiunta si ottiene in vari modi capaci di attirare l’attenzione del bambino: il
suono del pallone che si gonfia, sia con il fiato, producendo un certo tipo di suono , sia con
la pompa, producendo un altro suono, più ritmico; la visione del palloncino che aumenta
di volume, coprendo il viso di chi lo gonfia o crescendo sullo stelo della pompa; il colore
brillante del palloncini; le forme che assume; il meccanismo della pompa; il rumore e il
movimento improvviso del palloncino che vola per la stanza sgonfiandosi; il dolce
movimenti nell’aria del palloncino annodato, la possibilità di prenderlo facilmente al volo.
In tutti questi casi, il divertimento può essere condiviso creando un’emozione congiunta.
Lo scoppio frequente di un palloncino, che dovete cercare comunque di prevenire se sapete
che il bambino ne è facilmente spaventato, offre ad ogni modo la possibilità di condividere
Anche lo spavento.
GIOCO: Chiedete al bambino di guardarvi mentre gonfiate un palloncino e di osservare
come lo gonfiate. Lasciatelo andare seguendo con lo sguardo la sua traiettoria, mentre si
gonfia; chiedete al bambino di guardare a sua volta quindi indicate con il dito e chiedete:
“dov’è andato il palloncino?”. Ripetete l’azione tante volte, chiedendo al bambino di
seguire con lo sguardo insieme a voi la traiettoria del palloncino. Chiedetegli di cercarlo re
di riportarvelo; se non lo fa, lo cercherete assieme e poi riprenderete il gioco. Potrete anche
gonfiare il palloncino e darlo in mano al bambino, che lo può tenere oppure può farlo
volare; potete gonfiare un palloncino e poi fargli sentire l’aria che esce tenendolo vicino al
suo viso, oppure fargli prestare attenzione al rumore che fa il palloncino sgonfiandosi
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Quando avete fatto volare il palloncino che poi cade sgonfiandosi, potete aspettare che sia
il bambino a ridarvelo e quindi ripetere l’azione, oppure gonfiarne subito un altro.
Deciderete in base al suo interesse e al suo livello di attenzione: se è basso, ne gonfierete
subito un altro che avete tenuto in tasca.
Per questo è importante averne una scorta a portata di mano, perché occorre adeguarsi ai
tempi di attenzione del bambino.
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Se questo gioco interessa al bambino, è uno di
quelli che può essere meglio adattato per produrre il bisogno di comunicare, utilizzando il
trucco ormai noto di un’interruzione in attesa che egli lanci in qualche modo un
messaggio di richiesta. Ad esempio, può chiedere di continuare il gioco riportando
semplicemente un palloncino volato via per farselo rigonfiare; oppure può prenderne un
altro e porgerlo; può imitare il rumore di un palloncino che si gonfia; può porgere la
pompa; può naturalmente anche chiedere: “ ancora”. State attenti a non forzare mai la
richiesta da parte del bambino. Semplicemente, se notate che dimostra interesse, ma che
ancora non riesce a chiedere , continuate a ripetere l’azione e aspettate un po’ prima di
stimolare una richiesta attraverso la sospensione del gioco, ricordando che alcuni bambini
hanno bisogno di tempi più lunghi.
Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011.
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Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011.
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MATERIALI: cubi di legno grezzi, colorati, con disegni; cubi di plastica e cubi di gomma; cubi
di stoffa morbida e gommapiuma; cubi di gomma sonori; cubi e parallelepipedi grandi
(30x30x30; 60x30x30) di gommapiuma rivestiti di stoffa. Le dimensioni variano e saranno più
grandi (fino a 10 cm di lato circa) all’inizio e quando si gioca con i bambini più piccoli.
FUNZIONI: concentrazione nel gesto; attesa; turno; sintonizzazione emotiva.
GIOCO: mettetevi seduti di fronte o di fianco al bambino, ma sempre abbastanza vicini e
mostrategli i cubi dicendo: “Guarda, guarda cosa faccio”… Impilate i cubi chiedendo al
bambino di guardare di volta in volta ogni cubo, facendo rumore nell’appoggiarli uno sopra
l’altro, se il bambino ama il rumore o non ne è disturbato.
Quando avete finito, dite al bambino, mentre fate cadere la torre:
” guarda che la butto giù!!”,mostrando divertimento e ripetendo l’azione più volte. Introducete
delle variabili chiedendo al bambino di fare lui stesso la torre, aiutandolo a tenere o impilare i
cubi se fatica a farlo da solo. Chiedetegli quindi di guardare mentre mettete un cubo e chiedetegli
poi di metterne uno lui stesso.
Se non lo mette spontaneamente, porgeteglielo mostrandogli come si mette e se serve,
accompagnandogli la mano.
Chiedete poi al bambino di guardare mentre fate cadere la torre ed esortatelo a fare la stessa
cosa. Cercate di stabilire un’alternanza tra voi e lui in questa azione: inizialmente se indugia
troppo tempo, la farete voi anche quando è il suo turno. Poi riproverete a chiedergli di fare
l’azione, prima lasciandogli produrre di seguito più torri w più crolli, in seguito reintroducendo
la proposta di turno.
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Nota: come per gli altri materiali, è necessario cercare cubi di colori, consistenza e
sonorità che piacciono al bambino. Se ama il rumore, potrete usare cubi di legno sonori ed
enfatizzerete la caduta in modo che il rumore sia ben evidente. Se invece si spaventa o è
infastidito da rumori, userete cubi di materiale leggero (gomma, stoffa, spugna, ecc…).
È importante però provare, ogni tanto e per breve tempo, anche quei materiali che al primo
momento sono stati non tanto amati; ma li scarterete subito se il bambino non ne vuole
scoprendo che i bambini sono attratti anche da cose che alla prima presentazione
sembravano spaventarli.
Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011
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Giochi di movimento
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: dato che l’interesse che spesso i bambini provano per i
giochi di movimento e considerata la natura sociale del rapporto di fiducia e di ruoli che si instaura
essi possono agevolmente essere organizzati in modo che il bambino debba inviare messaggi per
chiedere di continuare, di partire o di saltare. All’inizio, il bambino potrà essere semplicemente guidato
dai vostri messaggi di inizio, di via, di stop; e questo avverrà in concomitanza di movimenti e azioni di
intenso colore emotivo. Poi potrete chiedere a lui stesso di esprimersi per andare avanti nel gioco.
Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011
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Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011
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Giochi musicali
MATERIALI: strumenti musicali giocattolo, sia acquistati sia fatti in casa, come maracas,
nacchere, tamburelli, triangoli, piatti, tamburi con bacchette, xilofono con ruote, pentole,
coperchi, barattoli riempiti di sassi, cucchiai di legno, melodica, ecc. Se si è capaci di
suonare anche chitarra, pianoforte, fisarmonica ecc.
FUNZIONI: sincronizzazione emotiva e percettiva; imitazione; emozione congiunta;
dialogo di turni; intenzione congiunta legata al fare insieme.
GIOCO: fate sedere il bambino di fronte a voi; fategli vedere due maracas e agitandole,
fategli sentire il loro suono. Date altre due maracas a lui; chiedetegli di guardarvi e di fare
come voi. Ogni tanto fate una pausa e poi riprendete, adeguandovi al suo modo di
suonare. Via via, gli chiederete di seguire invece il vostro modo di suonare, dicendogli
:”Fai come me!”, e mostrandogli come fate voi. Ad esempio, potete muovere le maracas
velocemente più o meno a lungo, all’inizio potete accontentarvi del fatto che il bambino si
limiti solo a toccare le maraca, che le maneggi un po’ e vi guardi mentre le muovete per
qualche attimo.
Potete fare lo stesso tipo di gioco con le nacchere o con qualsiasi altro oggetto che faccia
rumore; ad esempio, un barattolo chiuso contenente dei mattoncini o dei sassolini o
quant’altro la vostra fantasia vi suggerisce.
PONTI VERSO LA COMUNICAZIONE: Anche i giochi musicali possono essere sfruttati
per suscitare richieste di ripetizioni attraverso l’organizzazione di pause durante il loro
svolgimento. Dal lato della comprensione, promuovono attenzione a parole chiave come :
“ Piano, Forte!!”, o a parole di azione come: “ Batti, Soffia!!”.
Tratto da Xaiz e Micheli, Gioco e interazione sociale nell’autismo, Trento, Erickson, 2011
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Si tratta in questo caso di una serie di giochi possibili che consentono lo sviluppo
dell’intersoggettività a coloro che hanno difficoltà in esso e in generale nello sviluppo sociale. Con i
materiali presi ad esempio, possono essere compiuti numerosi giochi che hanno sempre lo stesso
fine.
Tuttavia questi, non sono gli unici materiali con cui agire, pertanto, possono essere utili
anche giochi con materiali semoventi (macchinine, personaggi, animaletti che si muovono); con la
voce; con altri oggetti (palline, sonagli, ecc.); con le palle; con le miscellanea ad effetto.
Ovviamente ogni materiale e ogni gioco va effettuato sempre in relazione del soggetto che si
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Bibliografia
Newson E., Newson J., Tots and playthings, New York, Pantheon, 1979
Xaiz C., Micheli E., Gioco e interazione sociale nell’autismo. Cento idee per favorire lo
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